Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
SUL CAPPELLO (1915) è una delle più famose canzoni degli Alpini.
Gli Alpini sono uno dei più famosi ed apprezzati corpi dell’Esercito Italiano, e il più antico Corpo di
Fanteria da montagna attivo nel mondo. Fin dalla loro costituzione, il 15 ottobre 1872, si sono
sempre distinti per l’ impegno nel proteggere i confini montani del nostro Paese.
Gli Alpini hanno combattuto valorosamente in ogni guerra che l’Italia ha intrapreso.
Uno dei tratti distintivi più evidenti di ogni Alpino è il copricapo, il famoso cappello con la piuma,
adottato sin dalla loro creazione, soprattutto per il forte valore patriottico.
L’Ernani, così veniva chiamato quel particolare modello di bombetta “alla calabrese”, divenne un
vero e proprio simbolo durante il periodo risorgimentale grazie all’omonima opera di Giuseppe
Verdi del 1844. Nell’opera lirica, Ernani era un giovane brigante (in realtà era un nobile) che si
opponeva alla tirannia straniera e indossava un cappello tondo e con la piuma.
Durante il Risorgimento furono numerosi gli italiani che decisero di indossare “l’Ernani” come
emblema, seppur metaforico, del loro dissenso nei confronti del regime austro-ungarico che
li opprimeva. L’utilizzo di questa bombetta divenne talmente capillare da farla bandire nel 1848
dalla polizia austriaca, poiché considerata un oggetto sovversivo e foriero di rivolte.
Nonostante il divieto, “l’Ernani” continuò ad essere un indumento simbolo della “ribellione italiana”
e, quando nel 1872 venne istituito il Corpo degli Alpini, l’allora ministro Magnani Ricotti decise di
fornirli dello stesso copricapo che anni prima aveva ispirato gli italiani nella rivolta contro
l’oppressore, con la speranza che il neonato corpo potesse, trainato dallo spirito combattivo
di Ernani, rendere il miglior servizio possibile al regno italiano.
La bombetta “alla calabrese” sopravvisse a due riforme della divisa ufficiale (1876 e 1879) per
essere poi modificata nel 1910 da un team di esperti (tra cui un sarto ed un chimico) che apportarono
alcune piccole modifiche (come il materiale ed il colore: feltro di pelo di coniglio, dal colore verde e
grigio), con la penna, lunga 25-30 cm, inserita sul lato sinistro in una “nappina”, un dischetto di lana,
dal colore diverso a seconda del battaglione di appartenenza (I battaglione-bianca, II-rossa, III-
verde, IV-azzurra).
La penna è nera (di corvo) per la truppa, marrone (d’aquila) per i sottufficiali e per gli ufficiali inferiori,
bianca (d’oca) per gli ufficiali superiori e i generali.
Sul cappello, sul cappello che noi portiamo / C'è una lunga, c'è una lunga penna nera
Che a noi serve, che a noi serve da bandiera / Su pei monti, su pei monti a guerreggiar, ohilala
Su pei monti, su pei monti che noi saremo / Coglieremo, coglieremo stelle alpine
Per portarle, per portarle alle bambine / Farle pianger, farle pianger e sospirar, ohilala
Su pei monti, su pei monti che noi saremo / Pianteremo, pianteremo l'accampamento
Brinderemo, brinderemo al reggimento / Viva il corpo, viva il corpo degli Alpin, ohilala
RIT. Evviva evviva il reggimento / Evviva evviva il corpo degli Alpin (x2) ohilala
'O SURDATO NNAMMURATO (Aniello Califano, Enrico Cannio, 1915),
Oje vita, oje vita mia... / oje core 'e chistu core...
si' stata 'o primmo ammore... / e 'o primmo e ll'ùrdemo sarraje pe' me!
Oje vita, oje vita mia... / oje core 'e chistu core...
si' stata 'o primmo ammore... / e 'o primmo e ll'ùrdemo sarraje pe' me!
Oje vita, oje vita mia... / oje core 'e chistu core...
si' stata 'o primmo ammore... / e 'o primmo e ll'ùrdemo sarraje pe' me! (x2)