Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
PRESENTAZIONE
Il mio personale benvenuto agli illustri relatori e correlatori, alle associazioni patrocinanti, agli ospiti e ai
partecipanti al terzo convegno nazionale promosso da FIDAPA BPW sezione Versilia “L'Attività Fisica di
Genere per la salute della donna” che anche quest‟anno tratta argomenti che interessano la salute della donna
e illustra il contributo che da l‟esercizio fisico impostato su basi scientifiche nella prevenzione e trattamento
di alcune “malattie croniche non trasmissibili” dovute ad insufficiente attività fisica.
L‟Attività Fisica di Genere è una nuova disciplina di grande interesse e molteplici applicazioni nell‟ambito
del movimento adattato alla salute della persona in età evolutiva, adulta e anziana nei due sessi. E‟ una
“rivoluzione culturale” contro la banalizzazione del movimento e a favore della professione svolta dai
laureati in scienze motorie.
Nella prima sessione “Salute della donna e stili di vita” si afforonta l‟argomento dal punto di vista sociale,
culturale e della Medicina di Genere. L‟insufficiente attività fisica raggiunge i livelli più elevati nei Paesi ad
alto reddito, ma livelli molto alti si stanno registrando anche in alcuni Paesi a medio reddito e in Italia questo
problema riguarda soprattutto le donne. Il fatto singolare è che diamo tutti per scontata la valenza del
movimento senza preoccuparci della qualità e da chi è condotto, da qui l‟importanza dell‟inserimento
dell‟Attività Fisica di Genere nei programmi di salute pubblica. Con questa sessione intendiamo sollevare il
problema a tutto tondo e definire le competenze e i ruoli nella speranza che vengano varate leggi appropriate
per il benessere di tutti cittadini.
Nella seconda sessione si parla di “Osteoporosi, movimento e postura”. E‟ una patologia con diversa
eziologia, andamento, gravita, è diversa nei due sessi, necessita di un accurato inquadramento diagnostico e
terapeutico; l‟esercizio fisico si affianca alle terapie consigliate non solo per migliorare la qualità di vita ma
come percorso virtuoso preventivo e compensativo a partire dal riequilibrio posturale per poi ampliare
nell‟allenamento funzionale generale e per la prevenzione delle cadute. Anche in questo ambito è necessario
chiarire il ruolo, i vantaggi e i limiti dell‟attività fisica che a chi va affidata.
La prima tavola rotonda “Movimento e postura: serve un cambiamento culturale” affronta il ruolo dei Media
nella divulgazione di informazioni corrette e utili per la salute delle persone fuori dalle mode del momento e
dalle esigenze di mercato attraverso la stampa e le TV e sottolinea la responsabilità del giornalista scientifico
anche nel diffondere notizie riguardo all‟importanza del movimento studiato e condotto su base scientifica.
La terza sessione “Come salvaguardare e allenare il cuore della donna” sarà un confronto tra competenze
per comprendere l‟importanza del problema cuore nella donna, le modificazioni e le criticità che ella si trova
ad affrontare, la necessità di sottoporsi a controlli periodici, di avere maggior cura di sé imparando,
unitamente a corretti stili di vita, la gestione dello stress e del sovraccarico psicofisico e infine informarla su
come scegliere il movimento e l‟allenamento corretti a scopo preventivo e post riabilitativo.
Riguardo all‟osteoporosi e alle problematiche cardiache, che colpiscono in particolare le donne in
menopausa, è da ricordare che il periodo menopausale si accompagna spesso a maggiori impegni familiari e
lavorativi e che la donna riesce a fatica a ritagliare tempo per occuparsi del proprio benessere, tant‟è che si
registra una prevalenza di inattive molto superiore agli uomini a parità di età; è dunque importante essere
informate e stimolate adeguatamente per ottimizzare il tempo a disposizione dedicandolo ai percorsi motori
più efficaci nel rispetto dell‟età e delle differenze di genere.
La seconda tavola rotonda “Attività fisica, allenamento e sport: cosa scegliere?” affronta un problema che si
è imposto da alcuni anni alla nostra osservazione e cioè al fatto che per la maggior parte delle persone
movimento (attività fisica/esercizio fisico), allenamento e sport sono considerati sinonimi mentre non lo sono
affatto. Questo modo pensare lo si deve molto a pressapochismo, non conoscenza, agli input dei Media che
non chiariscono ed anzi alimentano confusione e questa non differenziazione purtroppo si ritrova anche nei
disegni di legge; dunque intendiamo affrontare la questione e capirne le differenze e la sostanza che le
caratterizza. La chiarezza su questo aspetto permette scelte oculate sia da parte del medico nella prescrizione
della motricità a scopo di salute, sia da parte delle persone che devono orientarsi nel grande mondo del
fitness, del wellness, degli sport e dell‟attività fisica studiata sulle proprie esigenze estetiche, funzionali, di
benessere e di salute.
Elena Martinelli
Elenco Relatori e Moderatori
Mojgan Azadegan, Responsabile Centro Regionale per la Salute e Medicina di Genere
Regione Toscana
Rita Biancheri, Professoressa associata di Sociologia dei processi culturali Dipartimento di
Scienze Politiche Università di Pisa
Alessandro Battaglia, Neurologo fisiatra direttore Centro Medico Specialistico della Versilia
Andrea Bemi, Scienze Motorie, personal training e allenatore Hokey CGC, Viareggio
Maria Luisa Brandi, FirmoLab, Fondazione FIRMO, Direttore SOD Malattie del Metabolismo
Minerale e Osseo AOUC Careggi Università degli Studi di Firenze
Loredana Cavalli, Istituto di Fisiologia Clinica del CNR Lecce, Direttore sanitario Centro Giusti
Firenze
Anna Maria Celesti, Medico ginecologo Past President sez. Fidapa Pistoia
Cinzia Fatini, Responsabile scientifico Salute e Medicina di Genere AOU Careggi e Coordinatore
Master di II livello in Salute e Medicina di Genere Università degli Studi di Firenze
Ferdinando Franzoni, CdL in Scienze Motorie, Dipartimento di Medicina Clinica e
Sperimentale, Università degli Studi di Pisa
Fiammetta Galleni, Presidente Fidapa BPW Sezione Viareggio Versilia
Carlo Giammattei Responsabile Dipartimento Prevenzione ASL Toscana Nord Ovest,
Direttore dell‟Unità Funzionale di Medicina dello Sport dell‟Azienda USL 2 di Lucca
Maria Elisabetta Gramolini, Giornalista medico scientifico, Roma
Daniele Iacò Presidente Comitato Italiano Scienze Motorie (CISM), Napoli
Giovanni Innocenti MS, PhD, Chinesiologo docente a contratto Università degli Studi di Firenze e
Pisa
Luca Magni Presidente Associazione Medici Sportivi di Prato, Università degli Studi di Firenze
Mario Manca, Presidente Ortopedici Traumatologi Ospedalieri d‟Italia (OTODI) e incaricato per la
chirurgia robotica di Area vasta Toscana nord ovest, Viareggio
Loredana Marrapodi, Medico pediatra e Past President sez. Fidapa Montecatini Terme
Elena Martinelli, Scuola di Scienze della Salute Umana, CdL in Scienze Motorie Sport e Salute,
Università degli Studi di Firenze
Luisa Mazzotta, Consigliere Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Lucca,
Coordinatrice per la salute di genere azienda USL Toscana Nordovest e referente dell'area
territoriale di Lucca, Lucca
Daniela Melchiorre Reumatologa ricercatore Università degli Studi di Firenze, Presidente della
Società Medico Chirurgica Lucchese, Lucca
Mario Migliolo Presidente Comitato Regionale Toscana FMSI (Federazione Medico Sportiva
Italiana), Firenze
Diego Minciacchi Presidente LM Scienze e Tecniche dello Sport e delle Attività Motorie
Preventive e Adattate, Università degli Studi di Firenze
Franco Mosca Professore Emerito di Chirurgia Generale Università degli Studi di Pisa, Presidente
fondazione ARPA
Ferdinando Paternostro Professore aggregato di Anatomia Umana Dipartimento di Scuola
Sperimentale e Clinica Università degli Studi di Firenze
Michele Provvidenza, Cardiologo e Medico dello sport, attualmente libero professionista, già
direttore U.O.S. di Riabilitazione Cardiologica ASL 12 Versilia
Umberto Quiriconi Presidente Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Lucca,
Vicepresidente Federazione Toscana degli Ordine dei Medici (FTOM) , Lucca
Alberto Tomasi, Direttore area Igiene e Sanità Pubblica azienda USLToscana nord ovest, Lucca
Loira Toncelli Cardiologa e Medico dello sport dirigente medico AOU Careggi, Firenze.
F.I.D.A.P.A. BPW Versilia III° Convegno nazionale
Responsabile scientifico
Elena Martinelli
Patrocini
Provincia di Lucca, Comune di Pietrasanta, USL Toscana Nord-Ovest, LM in Scienze e tecniche dello Sport e delle
attività motorie preventive e adattate Università degli Studi di Firenze, Ordine dei Medici Lucca, Comitato Italiano
Scienze Motorie, Società Medico Chirurgica Lucchese, Fondazione FIRMO, Fondazione ARPA,
Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna e di Genere ONDA
Ore 14.30 Apertura convegno, presentazione e saluti istituzionali: Alberto Stefano Giovannetti Sindaco del
Comune Pietrasanta, Fiammetta Galleni, presidente Fidapa BPW Versilia, Umberto Quiriconi, Diego Minciacchi,
Cinzia Fatini, Alberto Tomasi, Franco Mosca, Daniele Iacò, Daniela Melchiorre
DISCUSSIONE
18.45 Chiusura lavori
Saluti istituzionali
Fiammetta Galleni
Siamo orgogliosamente giunti al terzo convegno nazionale organizzato da Fidapa Versilia sui temi
dell‟attività fisica di genere, ospitato nella bellissima sala dell‟Annunziata del chiostro di
Sant‟Agostino a Pietrasanta. Nel corso degli anni abbiamo approfondito diversi aspetti riguardanti
questo tema ponendo l‟attenzione sui problemi che la donna affronta dall‟adolescenza all‟età matura
e che una corretta attività fisica adattata alle diverse esigenze e fasi della vita può aiutare a superare.
Il tema dell‟Attività Fisica di Genere è una nuova disciplina che sta ricevendo sempre più
attenzione ed interesse, tanto da essere diventato uno dei punti fondamentali della mission della
nostra associazione anche a livello nazionale. Fidapa BPW Italy ha infatti dato precise indicazioni
di lavoro sul tema della medicina di genere nel corso del XXV Convegno Nazionale tenutosi ad
Ischia lo scorso anno. L‟impegno della sezione Versilia è dunque proseguito con ancor più
motivazione ed entusiasmo, consapevole di aver orgogliosamente precorso i tempi e ha così deciso
di organizzare questo nuovo convegno che indagherà altri aspetti importanti legati alla salute della
donna, come il cuore, l‟osteoporosi, gli stili di vita da seguire e l‟importanza delle scienze motorie e
dell‟inserimento dell‟Attività Fisica di Genere nei programmi della salute pubblica, argomenti che
saranno sviscerati da relatori di eccezione a livello internazionale. Non posso che ringraziare in
primis proprio gli studiosi che hanno accettato il nostro invito a partecipare oggi e che con il loro
contributo danno vita e impreziosiscono questo incontro, i partner che ci sostengono, gli sponsor e
l‟Amministrazione Comunale di Pietrasanta, nella persona del Sindaco Alberto Giovannetti, che
ospita nuovamente il nostro convegno, sostenendo così concretamente gli obiettivi della
Federazione Italiana delle Donne nelle Arti, Professioni e Affari nella diffusione e conoscenza della
Medicina di Genere e dell‟Attività Fisica di Genere per la salute della donna.
Presidente Fidapa BPW Versilia
Diego Minciacchi
Con estremo piacere invio il mio saluto augurale al consesso di studiosi e ricercatori, nonché di
studenti e di ascoltatori, qui riunito in occasione del III° Convegno Nazionale “L‟attività fisica di
genere per la salute della donna”. Sebbene la partecipazione regolare all'attività fisica abbia benefici
per la salute lungo tutta la durata della vita, la percentuale di persone che svolgono un'attività
sufficiente diminuisce con l'età e con l‟accumularsi di impedimenti fisici di varia natura. In questo
contesto esiste una chiara differenza di genere sia nei fattori motivanti, sia nelle preferenze e nelle
esigenze. Le opportunità di attività fisica per gli adulti dovrebbero enfatizzare "la prevenzione dei
problemi di salute" e "il benessere", che sono i principali fattori motivanti per donne e uomini.
Le opportunità di attività fisica per le donne possono essere più allettanti se sono miratamente di
genere, supervisionate e fatte a tempo determinato, come indicato in uno studio recente (van
Uffelen JGZ, Khan A, Burton NW. 2017. Gender differences in physical activity motivators and
context preferences: a population-based study in people in their sixties BMC Public Health volume
17, Article number: 624). Gli uomini, invece, possono essere più attratti dalle opportunità delle
attività fisiche che richiedono un certo grado di competizione, sono vigorose, basate sulle abilità e
svolte all'aperto. Le specificità di genere nello svolgimento di attività fisica che verranno
evidenziate nel Convegno odierno sono bene all‟interno dei Target (Target 1, … riduzione … della
mortalità complessiva per malattie cardiovascolari, cancro, diabete o malattie respiratorie croniche;
Target 3, … riduzione … nella prevalenza di attività fisica insufficiente; Target 7, arresto
dell'aumento del diabete e dell'obesità) del piano globale di azione per le malattie non trasmissibili
(NonCommunicable Diseases – NCD, global action plan) del WHO (World Health Organization).
Il tema è – come brevemente accennato – di grande importanza scientifica, didattica, territoriale e
divulgativa, e raccoglie quindi il plauso e i complimenti vivissimi non solo miei personali ma anche
dei miei colleghi e di tutto il Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche dello Sport e delle
Attività Motorie Preventive e Adattate dell‟Università degli Studi di Firenze.
Certo del buon esito di questo Convegno, per tutti i partecipanti auspico una ricca, proficua e
piacevole giornata di crescita e di approfondimento su questo aspetto vitale delle scienze del
movimento.
Presidente del Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche dello Sport e delle Attività
Motorie Preventive e Adattate dell’Università degli Studi di Firenze
Cinzia Fatini
Questo convegno è l‟occasione per focalizzare l‟attenzione su due tematiche attuali di grande
interesse sia clinico che sociale, la Medicina di Genere e l‟Attività Fisica di Genere.
Oggi siamo consapevoli che la Medicina di Genere non rappresenta una branca della medicina, non
è una specialistica, ma una dimensione trasversale della medicina che affronta le problematiche
cliniche e sociali in termini di specificità di genere.
L‟Università di Firenze, ha istituito, a tale proposito, un Master di II Livello in “Salute e Medicina
di Genere” offerto ai professionisti sanitari che rappresenta un percorso didattico volto a
promuovere la cultura nell‟ambito di una medicina genere specifica e finalizzato alla formazione di
figure professionali con conoscenze multidisciplinari anche nel campo delle scienze motorie.
Responsabile scientifico Salute e Medicina di Genere AOU Careggi e Coordinatore Master di II
livello in Salute e Medicina di Genere Università degli Studi di Firenze
Umberto Quiriconi
L‟approccio di genere in medicina rappresenta oramai un‟esigenza indilazionabile e necessaria
poichè la comprensione di quanto quest‟ultimo possa influire sull‟incidenza delle varie patologie,
sulla diagnosi, sulla risposta alle terapie, sulla diversa manifestazione degli effetti collaterali è più
che mai necessaria ai fini dell‟appropriatezza, efficacia delle cure ed efficienza dei percorsi
assistenziali.
La formazione sulla Medicina di Genere deve avvenire pertanto sin dal corso di studi universitario,
ma anche e soprattutto attraverso l‟educazione continua in medicina al fine di favorire la diffusione
di tale disciplina mediante pratiche divulgative atte a fornire indicazioni che tengano conto di questa
fondamentale variabile nei processi di ricerca, prevenzione, diagnosi e terapia con il fine ultimo di
offrire qualità e accuratezza nelle cure.
L‟attività fisica di genere si inserisce in questo contesto terapeutico – preventivo con applicazioni
specificamente dedicate alla salvaguardia dell‟efficienza motoria dell‟organismo femminile nel
rispetto delle sue peculiarità.
Presidente Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Lucca, Vicepresidente
Federazione Toscana degli Ordine dei Medici (FTOM) , Lucca
Franco Mosca
Questa edizione del Convegno “Attività fisica di genere per la salute della donna” dimostra come la
disciplina, frutto della creatività della Prof.ssa Elena Martinelli, stia screscendo rapidamente e
mostri nuovi campi di intervento delle Scienze Motorie Applicate alla ricerca della Salute e del
benessere della persona.
Auguro all‟iniziativa lo stesso grande successo che la tematica ha riscosso nel corso dell‟edizione
2018 del Festival Internazionale della Robotica (http://www.festivalinternazionaledellarobotica.it)
organizzato dalla Fondazione Arpa (www.fondazionearpa.it) in Pisa che ha ospitato l‟Associazione
Fidapa BPW Versilia sostenitrice dell‟iniziativa della Prof.ssa Martinelli.
Professore Emerito di Chirurgia Generale, Università di Pisa
Fondatore e Presidente della Fondazione Arpa (www.fondazionearpa.it)
Mario Migliolo
Per molto tempo lo sport è stato considerato congeniale ai maschi in virtù delle loro caratteristiche
fisiche; questo convinzione, che potremmo definire del "determinismo biologico", ha condizionato
gli interessi della medicina e della medicina dello sport in particolare.
La crescita sostenuta dal dopoguerra della quota femminile sul totale degli atleti, a partire dall'età
più giovani (si stima in 179.000 la partecipazione di giovani atlete ai Giochi della Gioventù nel
1969, giunte a ben 1.170.000 dieci anni più tardi) ha destato l'attenzione degli studiosi sugli effetti
della pratica sportiva sulla fisiologia femminile; gli studi hanno prodotto conoscenze rese
disponibili ai medici anche per merito della FMSI, un impegno che si concretizzo nel luglio dello
scorso anno presso il Coni con l'organizzazione di un importante convegno dal tema "La FMSI è
anche rosa: la Medicina dello Sport e la Donna".
La più recente diffusione della pratica delle attività sportive a fini salutistici, ha poi sortito
un'inversione di tendenza: a differenza della pratica sportiva agonistica, nella partecipazione ad
attività volte al benessere fisico e al mantenimento della funzionalità corporea, le donne superano
gli uomini (eccezion fatta per la fascia di età over 60) contribuendo alle conoscenza delle differenze
di genere del valore "terapeutico" dell'attività fisica.
Il Convegno, ”l’Attività Fisica di Genere per la salute della donna” organizzato da Fidapa BPW
Versilia , apporta importanti contributi alla diffusione delle più recenti conoscenze e al confronto
fra professionisti.
Presidente Comitato Regionale Toscana FMSI (Federazione Medico Sportiva Italiana)
Daniele Iacò
Ringrazio l'Università degli Studi di Firenze per aver confermato anche quest'anno patrocinio
all'evento, la Prof. Martinelli per averci coinvolti in un progetto tanto ambizioso, gli enti, le
personalità e le organizzazioni intervenute e tutti i partecipanti per la sensibilità e l'interesse reso
manifesto con la vostra presenza qui oggi. Siamo giunti alla terza edizione del Convegno nazionale
sull'Attività Fisica di Genere, intuizione della cara prof. Elena Martinelli, che come ogni sogno
guadagna terreno a ritmi lenti, come un albero di ulivo, per poi radicarsi con la solidità dimostrata
oggi dalla sempre crescente partecipazione di enti, personalità ed organizzazioni qui riunite a
sostegno di questa grande “rivoluzione culturale” contro la banalizzazione del movimento e a
favore della professione svolta dai laureati in Scienze Motorie. Fin dalla prima edizione il CISM ha
dato appoggio all'iniziativa credendo in questa nuova disciplina nata con l‟obiettivo di ampliarne gli
studi e le occasioni di divulgazione, pur sapendo che un'idea simile non sarebbe stata compresa nè
accettata facilmente ed avrebbe richiesto un considerevole periodo di incubazione. All‟inizio le
dicemmo “ Vai avanti tu, noi ti seguiremo” così Elena Martinelli con il prezioso apporto di
FIDAPA BPW Versilia ha proseguito creando occasioni e collaborazioni, presentando la disciplina
in molti contesti scientifici, divulgativi e istituzionali, sviluppando una serie di applicazioni pratiche
a disposizione di tutti e portandoci ad oggi con una realtà finalmente consolidata e pronta per essere
posta all'attenzione delle istituzioni accademiche e di governo come strumento ulteriormente
qualificante e professionalizzante le Scienze Motorie, nonché utile strumento per la salute della
persona in età evolutiva, adulta e anziana nei due sessi.
Attività fisica è Vita, lo dice la scienza, lo dice la World Health Organization, lo dice l'esperienza di
miliardi di persone che ogni giorno beneficiano di questo grande strumento. A nome personale e dei
professionisti in Scienze Motorie che rappresento auguro a tutti noi buon lavoro.
Presidente CISM (Comitato Italiano Scienze Motorie)
Daniela Melchiorre
La Società Medico Chirurgica Lucchese (SMCL) anche quest‟anno con il proprio Patrocinio
intende sottolineare l‟importanza ed il ruolo strategico del convegno nazionale “l‟Attività Fisica di
Genere per la salute della donna - Gender Physical Activity for the health of women” che è alla sua
terza edizione. Il convegno è organizzato dalla Prof.ssa Elena Martinelli, del CdL in Scienze
Motorie Sport e Salute e LM in Scienze e Tecniche della Attività Motorie e Sportive Preventive e
Adattate, dell‟Università degli Studi di Firenze e ha come end point primario quello di evidenziare
il ruolo dell‟Attività Fisica di Genere in un contesto più ampio rispetto alle scienze motorie. Da
molti anni come SMCL seguiamo con attenzione l‟attività delle diverse professionalità che con le
proprie competenze cercano un‟integrazione ed un preciso ruolo per favorire e tutelare la salute
della persona. In tal senso auspichiamo che il convegno di quest‟anno rappresenti un momento utile
al confronto e alla divulgazione degli argomenti trattati ma al tempo stesso funga da stimolo per il
riconoscimento del ruolo importantissimo che le scienze motorie svolgono nella prevenzione e per
il benessere psico-fisico dell‟individuo.
Presidente Società Medico Chirurgica Lucchese
Mojgan Azadegan
Responsabile del Centro di Coordinamento Regionale per la Salute e la Medicina di Genere,
Regione Toscana
Rita Biancheri
Sociologia dei processi culturali Dipartimento di Scienze Politiche, Università degli Studi di Pisa
1
La bibliografia di settore evidenzia ricadute con effetti positivi non solo per la salute dei lavoratori, ma anche per il
datore di lavoro con immagine positiva sul piano sociale ed economico, un conseguente miglioramento degli indici di
produttività, una riduzione delle assenze per malattie e infortuni ed i costi associati, un positivo effetto sulla
socializzazione e sull’aggregazione, la fidelizzazione e la soddisfazione del dipendente.
3. L’attività fisica
Come è noto, scrive l‟Istat “l‟attività fisica è un fattore protettivo per diverse patologie
(ipertensione, ictus, malattie coronariche, diabete mellito, ecc.), produce una positiva ricaduta
sull‟umore e sul livello di autostima individuale, riduce stress, ansia e depressione, ma i livelli di
pratica sono oggi ancora assolutamente insufficienti, soprattutto tra le donne anziane, malgrado
esistano numerose evidenze scientifiche che dimostrano i benefici effetti della pratica di attività
fisico-motoria regolare e moderata, anche nell‟età anziana” (p.24).
Da segnalare sono
le differenze territoriali rispetto a prevenzione, stili di vita e comportamenti
salutari sono marcate e vedono sempre più svantaggiato il Mezzogiorno, la pratica di attività fisica è
meno frequente e riguarda più gli uomini che le donne, superiore, contro il 4,2% tra quelle con al
massimo la licenza elementare.
Sappiamo che le donne, da sempre adottano stili di vita più salubri. Nella seguente tabelle sugli stili
di vita dei giovani, non divisa per genere, si nota che con il crescere dell‟età aumenta il peso
soprattutto nei maschi.
Tab.1
Fig. 5 Persone di 65 anni e più che praticano attività
fisica per sesso e ripartizione geografica e titolo di
studio - Fonte Istat 2016
Per concludere le attività fisiche e motorie praticate sono oggi ancora assolutamente insufficienti,
soprattutto tra le donne anziane, malgrado esistano numerose evidenze scientifiche che dimostrano i
benefici effetti di tali pratiche anche nell‟età avanzata. Le motivazioni possono ancora essere lette
in ottica di genere, vedendo nell‟impegno che permane per molte donne nell‟attività di cura e
domestica, per la solidarietà intergenerazionale e il ruolo dei nonni, un tempo ancora di rinuncia
sottratto a quello per sé a cui le donne sono abituate a rinunciare.
Bibliografia di riferimento
AA.VV, Linee di indirizzo sull‟attività fisica per differenti fasce d‟età con riferimento a situazioni
fisiologiche e fisiopatologiche e a sottogruppi specifici di popolazione, Roma
Biancheri R. (a cura di)(2014), Genere e salute tra prevenzione e cura, Salute e Società, n°1.
Biancheri R. (a cura di)(2016), Culture di salute ed ermeneutiche di genere, Salute e società n° 3
Biancheri R., Cervia S.(a cura di)(2017), Costruire la salute nel welfare socio-sanitario, Pisa
University press Biancheri R.(a cura di)(2017), La qualità della vita in una società in
trasformazione. Vita urbana, salute, partecipazione, Roma, Carocci.
Biancheri R., Taddei Stefano (a cura di) (2018), Narrare la malattia per costruire la salute.Una
prospettiva multidisciplinare, Pisa University Pres
Istat (2016), Come cambia la vita delle donne, Roma
SECONDA SESSIONE
OSTEOPOROSI, MOVIMENTO E POSTURA
Introduce Alessandro Battaglia Conducono Mario Manca e Alberto Tomasi
Lezione magistrale
Molto si parla di osteoporosi come una unica patologia, ma sarebbe meglio parlare delle osteoporosi
come condizioni cliniche che si traducono in un aumento della fragilità ossea, ma la cui causa è
diversa. Nella grande famiglia delle osteoporosi la classificazione prevede di parlare di osteoporosi
involutive, la post,menopausale e la senile, e forme secondarie, una famiglia composita la cui
patogenesi trova una causa definita e diagnosticabile.
Oggi in realtà sono le osteoporosi secondarie - quelle causate da malattie di altri organi o sistemi, da
deficit nello stile di vita e da uso di farmaci che alterano il metabolismo osseo – a rimanere non
diagnosticate. Su questo argomento si deve fare formazione e la formazione partirà dall‟educare il
medico alla valutazione del metabolismo osseo, che è poi il metabolismo dei minerali.
In questa presentazione verranno approfondite le basi cellulari e molecolari del metabolismo osseo
e dei mezzi che la ricerca ci ha messo a disposizione per fare una diagnosi biochimica e strumentale
di fragilità ossea.
La prevenzione delle fratture da fragilità è un‟emergenza dei Paesi industrializzati e sapere che in
un decennio in Italia si frattureranno i baby boomers ci fa comprendere l‟importanza di eventi
formativi di questa natura.
L‟esercizio fisico riveste molteplici ruoli nell‟ambito dei deficit di massa ossea, in quanto agisce sul
metabolismo osseo, sul trofismo muscolare, riduce il dolore, migliora la postura e la mobilità di
ogni distretto, innalza il tono dell‟umore e in senso più ampio migliora in modo significativo la
qualità della vita. L‟effetto osteotrofico dell‟esercizio si esplica attraverso una azione diretta data
dalla stimolazione del rimodellamento osseo mediata dalle sollecitazioni meccaniche (Legge di
Wolf) e un‟azione indiretta, migliorando forza e vigilanza muscolare allo scopo di prevenire le
cadute o ridurne la gravità. Pertanto è importante che l‟esercizio fisico preveda un percorso di
rieducazione propriocettiva, dell‟equilibrio e del controllo posturale, al fine di prevenire il
sovraccarico articolare e ridurre il rischio di caduta.
L‟effetto osteoprotettivo varia a seconda dell‟età del soggetto, del sito osseo esaminato e del tipo di
esercizio. Nel soggetto pre-pubere l‟attività fisica, purchè non superi il limite fisiologico, è in grado
di incrementare il picco di massa ossea raggiunta (Karlsson J Bone Miner Res 2002; Singh Int J
Sport Med 2002). Nell‟anziano invece il movimento è utile a preservare la massa ossea attuale
(Bonaiuti et al. Eur Med Phys 2005). Numerosi studi hanno esaminato gli effetti sulla massa ossea
di diversi approcci fisioterapici, che vengono presi brevemente in esame.
I dati recentemente raccolti dalla sottoscritta e riportati in una tesi di laurea magistrale in Scienze
Motorie hanno messo in evidenza la precocità degli effetti osteotrofici dell‟esercizio fisico mirato,
nonché l‟importanza della costanza e della correttezza nell‟esecuzione degli esercizi per ottenere in
breve tempo un miglioramento della postura.
La valutazione degli effetti densitometrici ossei (T-score ottenuto con tecnica REMS) e funzionali
(sulla postura e sul dolore) di un percorso di riequilibrio posturale con metodo C.A.MO. e panca
WBS in 6 soggetti osteoporotici con deviazioni o fratture del rachide. Dopo una accurata visita
fisiatrica, completa di fotografie e test funzionali, gli esercizi sono stati scelti allo scopo di
mobilizzare il rachide, irrobustire la muscolatura erettoria del tronco e i muscoli antigravitari degli
arti inferiori. Nell‟arco di un solo mese di percorso di riequilibrio posturale metodo C.A.MO.®,
svolto per 1 ora dalle 2 alle 3 volte a settimana, è emerso un miglioramento dell‟assetto posturale e
una riduzione del dolore in tutti e 6 i pazienti arruolati, un mantenimento dei valori densitometrici
lombari e un lieve miglioramento di quelli femorali (delta T score= + 0,1).
L‟esercizio fisico assume dunque un ruolo chiave nella prevenzione e nel trattamento
dell‟osteoporosi e delle sue complicanze, nel miglioramento dell‟equilibrio e della postura, da
associare necessariamente ad un corretto stile di vita e regime alimentare, nonché alla eventuale
terapia farmacologica. Fondamentale che l‟esercizio sia proposto e illustrato da professionisti
laureati in scienze motorie, i soli in grado di selezionare in sicurezza i movimenti ottimali e più
consoni alla funzionalità del soggetto.
Bibliografia
Babatunde et al. Exercise interventions for preventing and treating low bone mass in the forearm: A
systematic review and meta-analysis. Arch Phys Med Rehabil. 2019 Aug 26.
Bass S et al. J Bone Miner Res 13: 500-7 1998;
Doyle F, et all: Lancet 1970;1:391–3;
Gibbs JC et al, Exercise for improving outcomes after osteoporotic vertebral fracture. Cochrane
Database Syst Rev. 2019 Ju
J Bone Miner Res 2001;16:175-81
Martinelli E., “Mal di schiena: prevenzione e trattamento Postural Back School Metodo
C.A.MO.®”, (2017), Firenze: Masterbooks.
Martinelli E., “Rieducazione posturale: fondamenti per la progettazione della postura”. (2012),
Firenze: Firenze University Press
Parodi V., Martinelli E., “Il back pain di origine meccanica”. (2008). Editrice Veneta Vicenza
Schafer R.C., “Clinical Biomechanics: Musculoskeletal Actions and Reactions”, Williams &
Wilkins
POSTURA CIFOTICA SENILE E DANNI BIOMECCANICI
ATTIVITA’ FISICA DI GENERE ADATTATA METODO C.A.MO.®
*Associato, Scuola di Scienze della Salute Umana, Corso di Laurea in Scienze Motorie,
Università degli Studi di Firenze
** Ricercatore, Scuola di Scienze della Salute Umana, Corso di Laurea in Scienze Motorie,
Università degli Studi di Firenze
Introduzione:
L‟allineamento scheletrico ideale, standard, è un meccanismo antigravitario economico. Il
mantenimento delle curve fisiologiche della colonna vertebrale garantisce la salute e l‟efficienza del
corpo. Soltanto il 10% delle persone rientra nei parametri fisiologici ed è rappresentata da soggetti
che raramente accusano sintomatologia dolorosa [13]. Il tratto toracico o dorsale trasferisce i
carichi, sostenuti / trasmessi dagli arti superiori o dalla parte alta del tronco, verso la zona lombare.
In assenza di radiografia, l‟entità della curva cifotica si può valutare con il soggetto in posizione
eretta con i talloni e la schiena appoggiati ad una parete misurando la distanza dell‟occipite dal
muro; la classificazione è arbitraria: leggera ( < 5.0 cm.), moderata (5.1 – 8.0 cm.) e grave (> 8.0)
[16]. Per opporsi alle forti forze gravitazionali, il corpo umano si è adattato integrando finalità
architettoniche raffinate e dinamiche di sostegno che permettono di mantenere la posizione eretta
relativamente senza sforzo. La Postura è il risultato dell‟interazione funzionale tra le componenti
biomeccaniche, neurofisiologiche, psicologiche e psicomotorie dell‟individuo che si evidenzia con
gli atteggiamenti statici e dinamici dei segmenti corporei, variabili in relazione agli obiettivi da
perseguire e agli stimoli dell‟ambiente [16]. Una postura corretta è il risultato di una condizione di
equilibrio muscolo-scheletrico spendibile sia nella posizione eretta statica che durante i movimenti.
L‟equilibrio è garantito dalle strutture dinamiche e inerti responsabili dell‟equilibrio posturale: la
muscolatura fornisce controforze dinamiche ai momenti di estensione e di flessione causati dalla
forza gravitazionale a livello delle articolazioni e, in presenza di un sistema nervoso intatto, fornisce
un feedback sensitivo-motorio. Le strutture inerti ossee e legamentose e le componenti di tessuto
connettivo forniscono tensione passiva alle articolazioni e sostegno per sorreggere il peso in
stazione eretta.
Uno stile di vita sedentario può indurre ad assumere atteggiamenti scorretti, ma molti sono gli
eventi attitudinali, patologici o traumatici che nel corso della vita possono indurre ad assumere vizi
posturali che compromettono inevitabilmente lo stato di benessere del rachide e della persona
stessa. Tra questi particolare interesse, per le ripercussioni sull‟apparato respiratorio e per le
sindromi dolorose lombari e cervicali associate, rivestono le ipercifosi acquisite (dorso curvo
“professionale”, atteggiamento cifotico del cardiopatico, cifosi osteoporotica, cifosi dorsolombari
da posture fisse sedute o da sedia a rotelle) [14]. La cifosi toracica non è deputata al movimento
bensì alla protezione e la sua accentuazione non necessariamente può avere una causa imputabile ad
un problema muscolo –vertebrale, può invece rappresentare un problema interno o anteriore [6].
Alcuni studi definiscono la ipercifosi
come una condizione di normalità in una
gran parte della popolazione anziana
dovuta a diversi eventi: cuneizzazione
del corpo vertebrali in seguito a frattura
della parte anteriore, artrosi e
conseguente degenerazione, morbo di
Parkinson, cardiopatie. Si tratterebbe di
una condizione con eziologia
multifattoriale. Tra le varie probabili
cause, la demineralizzazione e la postura
sembrerebbero avere maggiori
responsabilità, ma alcuni recenti studi [20] hanno dimostrato che non c‟è relazione di causa – effetto
tra osteoporosi e grado di ipercifosi, così come pure tra alterazione posturale e presenza di fratture.
Certo è che l‟ipercifosi determina una perturbazione pericolosa del fisiologico assetto posturale, per
l‟apparato respiratorio e digestivo, tali da provocare importanti conseguenze sulla salute della
persona.
L‟assetto posturale cifotico dell‟anziano, quindi, deve essere valutato con attenzione anche per le
conseguenti modificazioni sulla forza e l‟allungamento della muscolatura del busto e degli arti
inferiori e sulle altre curve fisiologiche, fattori che determinano pericolose condizioni di
sovraccarico globale e distrettuale oltre a influenzare la deambulazione e l‟affaticamento generale.
L‟attività fisica adattata, il riequilibrio posturale e le scelte su basi ergonomiche e biomeccaniche
risultano quindi indispensabili nel trattamento conservativo della ipercifosi senile e per tutte le
persone a rischio il medico dovrebbe avvalersi del contributo del laureato in Scienze Motorie.
Lo studio della biomeccanica rachidea generale, e in particolare lo studio dei mutamenti indotti nel
sistema dall'invecchiamento fisiologico e dalle patologie relazionate all'età, richiede di conoscere le
proprietà dei componenti rachidei, intesi sia come "sistemi" che come "materiali", per poterli
utilizzare nel contesto di un'analisi di tipo quantitativa [2] e approntare il programma di educazione
comportamentale e motorio di riequilibrio posturale e di compensazione.
Considerando che gli strumenti a disposizione del laureato in Scienze Motorie sono essenzialmente
di natura biomeccanica, la distinzione precedente è fondamentale, in quanto consente di trarre
ispirazione dal comportamento in natura per ottimizzare la strategia anti-ingravescente dell'anziano
possibile nell'ambito della sua sfera di competenza. Solo la conoscenza più approfondita dei
meccanismi di trasformazione correlati all'invecchiamento consentirà di evitare interventi
improvvisati e scorretti, permettendo di coordinare in modo intelligente e potenziare le risorse
fisiche residue dell'anziano [12].
Bibliografia
1. Becchetti S.,Monti M. e Parodi V.(1997)"La biomeccanica delle funzioni rachidee come sintesi dell'organizzazione
muscolare e legamentosa vertebrale",Chinesiologia, XV,N.1,p. 11.
2. Becchetti S., Monti M. e Parodi V. (1996) "La biomeccanica della funzione strutturale rachidea considerando le
curve fisiologiche" Chinesiologia, XIV, N. 4, p. 15.
3. Becchetti S., Parodi V. e Monti M. (1996) "La biomeccanica delle strutture corporee sottoposte a carichi dinamici"
Chinesiologia, XIV, N. 2/3, p. 9.
4. Becchetti S., Parodi V. e Monti M. (1997) "Analisi biomeccanica del comportamento del rachide sotto eccitazione
dinamica verticale" Chinesiologia, XV, N. 2/3, p. 11.
5. Brinckmann P., Frobin W., Hierholzer E. e Horst M. (1983) "Deformation of the vertebral end-plate under axial
loading of the spine" Spine, Vol. 8, p. 851.
6. Busquet L.:” Le catene muscolari” Vol II, Editore Marrapese – Roma 2001 pag.48
7. Horst M. e Brinckmann P. (1981) "Measurement of the distribution of axial stress on the end-plate of the vertebral
body" Spine, Vol. 6, p. 217.
8. Leichter I., Bivas J., Margulies J.Y., Roman I. e Simkin A. (1990) "Acoustic emission from trabecular bone during
mechanical testing: the effect of osteoporosis and osteoarthritis" Proc. Instn. Mech. Engrs., Vol. 204, p. 123.
9. Martinelli E. (1992 –1998) – Come prevenire e curare il mal di schiena. Fratelli Fabbri Ed. Milano.
10. Martinelli E. Parodi V. (2001) – Attività fisica, prevenzione e benessere – Atti del 8° Congresso della Società
Italiana Menopausa – Pisa 14 -17 giugno 2001
11. Martinelli E.: “Osteoporosi: Attività motoria preventiva e compensativa” in La Ginnastica Medica, vol. LI-Fasc.1,
da pag. 9 a pag. 12, anno 2003
12. Martinelli E.: “Trattamento chinesiterapico nella scoliosi dell‟adulto” Convegno regionale SIGM Lombardia “Il
trattamento conservativo delle scoliosi” - su Monografie di aggiornamento del Gruppo di studio della scoliosi e
delle patologie vertebrali (GSS) “ Rachide riabilitazione 2000” da pag. 171 a pag.182, Milano 15 giugno 2002
13. Martinelli E.: “Videoscreening nel Portamento nell‟Anziano”1997 “La Ginnastica Medica”, vol.XLV, fascicolo
5/6, pagg. 37-38, 1997
14. Martinelli E., Parodi V.: “L‟adulto scoliotico: salute e qualità della vita: Ruolo delle attività motorie adattate” su
La Ginnastica Medica ISSN 1724-7640 – Vol. LIII, Fasc. 3 – Anno 2005 da pag. 37 a pag. 40
15. Martinelli E., Ciari E., Cerri B., Salvatori F.: “Strategie e metodi rieducativi nelle scoliosi altiche e non altiche
dell‟adulto” su La Ginnastica Medica ISSN 1724-7640 – Vol. LIII, Fasc. 3 Anno 2005 da pag. 41 a pag. 46
16. Martinelli E. “ Riequilibrio Posturale Fondamenti per la progettazione della postura” Firenze University Press 2012
17. Martinelli E. “Mal di schiena prevenzione e trattamento Postural Back School metodo C.A.MO.®” Masterbook
2017
18. Oxnard, C.E. (1993) "Bone and bones, architecture and stress, fossile and osteoporosis" J. Biomechanicals, Vol. 26,
p. 63.
19. Parfitt A.M. (1988) "Bone remodelling: relationship to the amount and structure of bone and patogenesis and
prevention of fractures" in "Osteoporosis: etiology, diagnosis and management" Eds Riggs B.L., Raven Press, New
York.
20. Pipino F., De Giorgi G., Gentile A. e Martucci G. (1995) "Biomeccanica della colonna vertebrale" in
"Biomeccanica Ortopedica e Traumatologica" Edizioni UTET, Torino.
21. Raimondi P. e Vincenzini O. con la collaborazione di Prosperini V., Cecchini E., Faraldo P. e Martinelli E.: “Teoria
metodologia e didattica del movimento compensativo rieducativi preventivo”, capitolo n°28 “L‟attività motoria
adattata all‟adulto scoliotico” da pag. 641 a pag. 650, Margiacchi – Galeno Editrice, 1.a edizione italiana, Perugia,
ottobre 2003.
22. Romano M., Trevisan C., Negrini S.: “La riabilitazione del rachide dorsale dell‟anziano” in L‟ipercifosi e le
patologie del rachide dorsale – Monografie di aggiornamento GSS 2003 – da pag.47 pag. 109 a pag. 111
23. Sinaki M., Grubbs NC (1989) – Back strengthening exercises: quantitative evaluation of their efficacy for women
aged 40 to 65 years.- Arch Phys. Med. Rehabil. 70.
24. Zamberlan N., Adami S., Rossini M., Gatti P., Girardello S., Bertoldo F. e Braga V. (1992) "Osteoporosi:
dell'epidemiologia e dalla fisiopatologia i principi di terapia" in 'Il punto sul rimodellamento osseo', OIC Medical
Press, Firenze.
TAVOLA ROTONDA
Dalla fine del Novecento è in atto una vera rivoluzione: la scienza ha cominciato ad avere un approccio
mirato allo studio di quelle variabili che caratterizzano la salute della donna rispetto all‟uomo. Si
osservano quindi gli aspetti biologici, ambientali, culturali e socio-economici e di risposta alla terapia
che incidono sulla fisiologia, sulla fisiopatologia e sulle peculiarità cliniche delle malattie. È nata così la
medicina di genere o, per meglio dire, la medicina genere-specifica. Ma quando si parla di genere, è
utile ricordare che non si sta parlando solo del sesso biologico. Per definire il genere, infatti, occorre
osservare come la persona è stata educata o meglio formata psico-fisicamente nel suo ambiente,
conoscere il Paese in cui vive o la sua condizione culturale e sociale. La nuova visione pone al centro la
persona: considera le terapie appropriate in base all'età, al sesso, alla fase della vita, al contesto
educativo e sociale, culturale o di relazioni. Non stupisce perciò che fra gli obiettivi primari di questo
nuovo orientamento ci sia la personalizzazione delle cure.
Uno degli esempi di come sia necessario cambiare le prospettive deriva dalla farmaceutica. All'inizio
degli anni duemila, la comunità scientifica ha iniziato a richiamare l'attenzione sul fatto che i farmaci
venissero studiati su una popolazione in prevalenza maschile di età fra i 30 e i 55 anni. Esistono tuttavia
non pochi farmaci, anche per condizioni o malattie largamente diffuse, che sui maschi hanno un effetto
mentre sulla donna ne hanno un altro. L'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), a questo proposito, ha
istituito già nel 2011 un gruppo specifico di lavoro chiamato "Farmaci e genere" che ha l'obiettivo di
definire le linee guida per la sperimentazione farmacologica di genere. Un altro esempio viene suggerito
dai dati elaborati ogni anno dal Centro Nazionale Trapianti (Cnt). In Italia, due terzi dei donatori viventi
sono donne (66%) ma la situazione è ribaltata se si guardano i risultati riferiti ai pazienti: il 69% dei
riceventi sono uomini e, di conseguenza, meno di un terzo è rappresentato da donne. Ciò potrebbe
rappresentare una criticità, dovuta alle diverse caratteristiche morfologiche e funzionali degli organi
maschili e femminili da trapiantare. Ma anche una conseguenza di alcuni aspetti socioculturali. Il fatto
che i riceventi siano maggiormente maschi riflette senza dubbio la differenza di genere nelle patologie
correlate al trapianto visto che, per esempio, la cirrosi epatica, una delle malattie per cui si richiede
l'intervento, è più frequente negli uomini. Le altre motivazioni, per così dire, non biologiche, fanno
supporre che esistano ancora delle differenze nella nostra società tra uomini e donne per il ruolo sociale
ricoperto, la situazione economica o il livello culturale le quali non agevolano l'accesso alle terapie
uguale per tutti. Questi esempi danno solo un accenno del complesso quadro rappresentato dalla
medicina di genere. Di certo, nel mondo, sta aumentando la consapevolezza che solo considerando le
peculiarità di ogni persona si potrà arrivare al superamento delle disuguaglianze sociali e di trattamento
fra uomini e donne. Il comprendere le differenze permette ai decisori e a coloro che programmano la
sanità pubblica di assicurare infatti un uguale accesso alle cure. Ne è convinta l'Organizzazione
mondiale della sanità che recentemente ha sottolineato la necessità di rivedere le politiche sanitarie in
considerazione delle diversità.
Attività fisica di genere
Nel grande capitolo della medicina di genere si inserisce una nuova disciplina, nata come branca delle
Scienze Motorie: l‟Attività Fisica di Genere (AFG). Per comprenderne l'orientamento basterebbe
ricordare che la colonna vertebrale e l‟intero apparato motorio delle donne è messo alla prova da tanti
piccoli e grandi pericoli durante le fasi della vita. Posture sbagliate sui banchi di scuola oppure davanti
al pc, uso di tacchi alti o troppo bassi, gravidanze e disturbi alimentari sono solo alcuni fattori che
incidono sulla salute. L'AFG indaga le necessità peculiari della persona, studia il movimento effettuato
in partenza, la correttezza dell‟esecuzione dell'esercizio lungo tutte le fasi per valutare i risultati. Ad
accompagnare il trattamento non può essere un istruttore qualsiasi con in un mano un corso di poche ore
ma un laureato in Scienze Motorie. Ciò è fondamentale, in particolare in Italia, dove permane ancora
una non cultura del movimento, come afferma la professoressa Elena Martinelli, fra le principali esperte
e che ha teorizzato la disciplina. Basti pensare che alla scuola primaria non sono inserite nei programmi
le ore di educazione fisica. Questo a lungo andare ha portato a “banalizzare” l‟esercizio fisico e a non
affidarsi a degli specialisti competenti. Proporre l‟esercizio adattato per quel momento della vita è frutto
di studi rigorosi e non è ammesso sbagliare. Focalizzare infatti sulla donna significa considerare i
periodi scanditi dalla fisiologia, le modificazioni indotte mensilmente dal ciclo mestruale che mettono
alla prova varie strutture corporee. L‟AFG interviene con esercizi specifici sulla sintomatologia, sul
riequilibrio posturale allenando la muscolatura di sostegno. Tale approccio viene impiegato anche
quando si apre il capitolo della prevenzione nelle donne che hanno superato i 65 anni. Le insidie in
questa fase sono dietro l‟angolo, a cominciare dalle alterazioni posturali che provocano difficoltà di
deambulazione, perdita di equilibrio con rischio di cadute e fratture, ma anche disturbi osteoarticolari,
osteoporosi, sindromi metaboliche, cardiache, sovrappeso.
Informazione medico scientifica
Peculiarità, personalizzazione delle cure, prevenzione e cultura del movimento. Cosa può fare il
giornalismo di settore per diffondere la corretta informazione e aumentare la sensibilizzazione nella
popolazione di questi temi? La risposta è moltissimo perché il rischio di cadere nella falsa credenza che
in poco tempo diventa virale è dietro l'angolo. Molto lavoro viene già compiuto con serietà e
professionalità da alcune testate che mettono in pratica il Testo unico dei doveri del giornalista,
approvato dal Consiglio nazionale dell'ordine nel 2016 per armonizzare i precedenti documenti
deontologici su diverse tematiche. Molti lo fanno ma non tutti. Anche perché non tutto ciò che circola o
viene pubblicato nel web è frutto del lavoro giornalistico. Scrivere di salute è sempre stato redditizio ed
attira anche chi non conosce le regole e i doveri della professione. La fame di risposte di coloro che
interpellano il cosiddetto dottor Google fa gola a molti che spacciano per "consigli dell'esperto" banalità
o affermazioni senza fondamento scientifico.
Il risultato è un pubblico - sebbene si dovrebbe insistere sull'esistenza di diversi pubblici – confuso, mal
informato o convinto di inesattezze. Gli esempi da ricordare sono tanti. Uno su tutti è il caso dei no-vax
che in Italia, ma non solo, sono riusciti a far emergere una posizione contrastata e perdente, sostenuta da
nicchie esigue della popolazione. Non va poi dimenticata l'abitudine sempre più crescente di informarsi
tramite i social network. Il fenomeno è allo studio da tempo, almeno dal 2009, da quando Google ha
cominciato a mettere in risalto risultati diversi a seconda delle preferenze effettuate in precedenza
dall'utente. Il resto è sotto gli occhi di tutti, basta aprire Facebook: la maggior parte dei post in bacheca
sono di persone che la pensano come noi, che mettono gli stessi like e guardano le stesse pagine. Anche
i post di articoli o news non sono da meno, saranno sempre in linea con quello che più apprezziamo, già
conosciamo o acquistiamo. La gabbia in cui noi stessi ci siamo infilati è chiamata da Eli Pariser la "bolla
dei filtri", nel suo saggio Il filtro. Lì dentro anche l'informazione, pure quella medico scientifica, è
divenuta marketing. Parlare dei rischi di questo fenomeno applicato alla salute fa venire i brividi perché
significa rinnegare secoli di cammino dell'uomo per divulgare le scoperte scientifiche fuori dalle aule di
medicina. È a questo panorama che si affaccia la divulgazione della Attività Fisica di Genere e prima
ancora la Medicina di Genere. Un quadro complesso, in cui il risultato, vale a dire, la corretta
informazione, non è assicurato. Ad essere in pericolo non è solo la confusione, la salute dei cittadini ma,
come sempre quando si parla di informazione medico scientifica, una questione di costi sanitari,
necessari per curare problematiche che potrebbero essere prevenute se si conoscessero gli stili di vita
adeguati tra cui emerge l'abitudine al movimento.
TERZA SESSIONE
COME SALVAGUARDARE E ALLENARE IL CUORE DELLA DONNA
Introduce Michele Provvidenza Conducono Carlo Giammattei e Mario Migliolo
Lezione Magistrale
In molte pubblicazioni sulle differenze tra donne e uomini i termini "sesso" e "genere" sono stati
usati quasi in modo intercambiabile. Sebbene entrambi questi termini abbiano significati distinti,
non sono sinonimi. Il termine "sesso" è usato per indicare la presenza di differenze biologiche tra
individui femminili e maschi che corrisponde alla distinzione tra cromosomi sessuali XX e XY. Al
contrario, "genere" è principalmente un termine grammaticale che è anche usato per denotare la
distinzione culturale e sociale in ruoli prevalenti e/o previsti di donne e uomini in un dato ambiente.
L‟allenamento sportivo sistematico determina un “ rimodellamento “ cardiaco che consiste in una
serie di modificazioni del cuore morfologiche, funzionali ed anche del sistema nervoso autonomo.
Il rimodellamento cardiaco risente di molti fattori: il tipo di allenamento (prevalentemente dinamico
o statico), l‟età, l‟entità dell‟allenamento, l‟etnia, la genetica ed anche il sesso. Caratteristica del
cuore d‟atleta è l‟aumento della diametrie e degli spessori parietali e quindi della massa cardiaca.
L‟ipertrofia dell‟atleta differisce per vari aspetti dall‟ipertrofia patologica rilevabile in diverse
patologie (ipertensione, stenosi aortica ed altre valvulopatie, cardiomiopatia ipertrofia etc).ll sesso
ha importanza nel determinare il grado di rimodellamento del cuore. Le atlete, quando paragonate ai
maschi della stessa età e praticanti le stesse discipline sportive, presentano dimensioni minori sia
della cavità (circa -10%) che dello spessore delle pareti ventricolari (circa -20%). Queste differenze
sono legate a una serie di fattori, tra cui i principali sono la superficie corporea e la percentuale di
massa magra, mediamente più piccole nelle donne, l‟aumento più modesto della portata cardiaca e
della pressione arteriosa sistolica durante lo sforzo e, non ultimo, il più basso livello di ormoni
androgeni naturali. L‟elettrocardiogramma differisce per molti aspetti nei due sessi , sia nella
popolazione generale che negli atleti. Le differenze nell'attività elettrica cardiaca tra sesso maschile
e femminile sono state osservate già un secolo fa, in alcune delle primissime registrazioni ECG. Le
differenze dell‟ECG nei due sessi sono legate ad una diversità nelle correnti ioniche che sono alla
base del potenziale d‟azione e la loro regolazione ,all‟influenza del tessuto mammario e per ultima ,
ma non ultima come importanza, il diverso assetto ormonale. Le differenze dell‟ECG due sessi
riguardano molti aspetti: nella donna si riscontra una frequenza cardiaca (FC) tendenzialmente
maggiore e variabilità minore, un „onda P minore ampiezza, un intervallo PR più breve, un QRS
leggermente più stretto e di voltaggio minore, un segmento ST più lungo e con minore pendenza
(salita meno ripida) e minore altezza, un‟onda T con salita meno ripida e altezza minore, un
intervallo QT più lungo (di circa 20 msec a riposo). La frequenza cardiaca nel sesso femminile è
tendenzialmente maggiore ( la differenza nei due sessi si manifesta dopo la pubertà ed è presente fra
i 20-50 anni) : l‟effetto è legato agli ormoni , alla diversa modulazione del tono simpatico-
parasimpatico, alle diversità nelle afferenze autonomiche sulle cellule del nodo seno-atriale. Questa
differenza rimane anche negli atleti maschi e femmine. Molti studi hanno documentato che un
allenamento intenso e duraturo è in grado di modificare l‟equilibrio simpatovagale in senso vagale,
inducendo la predominanza della componente parasimpatica. La bradicardia sinusale è l‟espressione
peculiare dell‟elettrocardiogramma dello sportivo (adattamento “ipervagotonico” all‟allenamento
fisico ) ed è talora caratterizzata da valori a riposo anche inferiori ai 40 bpm. È più frequente negli
atleti praticanti sport di resistenza a elevato livello agonistico. Nell‟ atleta donna però a parità di
tipo di sport e di allenamento la frequenza cardiaca rimane più elevata rispetto all‟atleta uomo. Le
alterazioni della ripolarizzazione sono più frequenti nella donna ( sottoslivellamento dell‟ST ed
alterazioni dell‟onda T ) soprattutto dopo la menopausa. L‟intervallo QT è più lungo nella donna
per cui fino a poco tempo i criteri per QT patologico differivano nei due sessi (valore di QT
patologico nella donna > di 470msec e nell‟uomo > di 450msec) ; attualmente questo criterio è stato
unificato per cui si considera patologico un QT > 480msec.
Molte differenze all‟ECG sono legate all‟assetto ormonale. La variabilità femminile dipende dalle
variazioni ormonali fisiologiche, dall‟uso degli ormoni sessuali per la contraccezione, dalle
modificazioni durante la gravidanza ,dall‟uso degli ormoni sessuali per la terapia sostitutiva in post-
menopausa. Durante la gravidanza l‟utero cresce e sposta gli organi interni ed il volume di sangue
aumenta nel 2° e 3° con aumento della gettata cardiaca. Lo spostamento del cuore e l‟ipertrofia che
si realizza per il sovraccarico emodinamico comportano modificazioni all‟ECG , in particolare
dell‟onda T. Differenze nei due sessi esistono riguardo alla composizione corporea e compaiono
dopo la pubertà: l‟effetto è legato agli ormoni che determinano nel sesso femminile una massa
magra minore rispetto al sesso maschile. Con l‟allenamento però la donna può aumentare la massa
magra e ridurre quella grassa .Con l‟allenamento la donna come l‟uomo può inoltre incrementare il
Vo2 max e può migliorare la forza muscolare , anche se parte da livelli inferiori perchè ha fibre
muscolari di minor diametro.
Problemi particolari della donna sportiva sono i disordini alimentari, i disturbi mestruali e
l‟osteoporosi.
Giovanni Innocenti
MS, PhD, Chinesiologo docente a contratto Università degli Studi di Firenze e Pisa
Storiografia
Il mosaico chiamato “le ragazze in bikini” (P.zza Armerina – Enna) mostra che già nel IV secolo le
donne erano solite esercitarsi in attività fisica. Sono raffigurate ragazze impegnate nella corsa
campestre, nel lancio del disco e nel gioco della palla, mentre le vincitrici vengono premiate con la
palma della vittoria e una corona di rose (figura nr. 1).
Nell‟antichità non era quindi inusuale trovare figure femminili dedite alla pratica sportiva.
Nell‟antica Grecia troviamo invece una diversa situazione.
Le Olimpiadi antiche, svoltesi dal 776 a.C. al 393 d.C., erano aperte esclusivamente a cittadini di
sesso maschile. Le donne non potevano parteciparvi né da atlete né da spettatrici.
Nell‟epoca del Romanticismo ottocentesco la donna era vista come un essere languido e
malinconico, o addirittura “ una creatura malata e dodici volte impura” (Alfred de Vigny).
Pierre de Coubertin ha l‟incredibile merito di aver portato le Olimpiadi nell‟epoca moderna, nel
1896 ad Atene, ma non era distante dal credo delle manifestazioni antiche riguardo alla
partecipazione femminile. “La partecipazione femminile sarebbe poco pratica, priva di interesse
anti-estetica e scorretta” (Pierre de Coubertin, 1912).
A Parigi nel 1900 alcune atlete riuscirono a partecipare in modo non ufficiale alle gare di tennis,
croquet, vela e golf.
Continuarono a partecipare a qualche gara in forma non ufficiale, finchè nel 1920 ad Anversa
furono ammesse ufficialmente. Nel 1928 ad Amsterdam le donne poterono partecipare alle gare di
atletica leggera, fatto che aumentò notevolmente i numeri: 290 atlete su 2883. Tra il 1928 e il 1936
(Berlino) si inserirono gare femminili per le principali discipline olimpiche.
Nel 1968 a Città del Messico ci fu la dimostrazione di una grande crescita del movimento tecnico, e
la partecipazione femminile arrivò al 12% del totale.
Le Olimpiadi estive londinesi hanno visto per la prima volta le donne ammesse a tutti gli sport
considerati in precedenza totalmente maschili, aggiungendo il pugilato femminile. Paradossalmente
due sono le discipline femminili non presenti nella versione maschile: la ginnastica ritmica e il
nuoto sincronizzato (in Giappone, però, ve ne sono gia da anni sperimentazioni in tal senso).
Parlando di Olimpiadi invernali, citiamo alcune discipline: nel Bob, presente dalla prima edizione
del 1924 a Chamonix-Mont Blanc (FR), le atlete parteciparono per la prima volta nel 2002 a Salt
Lake City (USA). L‟Hockey su ghiaccio, anch‟esso presente dalla prima edizione, è stato aperto
alle squadre femminili nel 1998 (Nagano, J). Il Biathlon venne introdotto nel 1960 (Squaw Valley,
USA) per gli uomini e nel 1992 (Albertville, FR) per le donne. Altre specialità come lo Short Track
(1992) e lo Snowboard (1998) sono state inserite nelle ultime edizioni e sono state aperte da subito
sia a uomini che a donne. Grande conquista per le donne nelle Olimpiadi di Sochi (RU): il salto con
gli sci, prima ritenuto troppo pericoloso per le atlete. Unica specialità che manca ancora all‟appello
degli sport invernali in rosa è la Combinata Nordica, una combinazione di salto con gli sci e sci di
fondo.
Circonferenza (cm)
Vita 75.3±8.3 80.0±12.3 73.7±9.9 78.5±10.6
Anche 100±9.8 105.9±11.2 99.5±10.6 104.6±11.4
Non ci sono significative differenze statistiche tra i gruppi all‟inizio del protocollo di allenamento.
Non ci sono differenze significative in relazione alla massa corporea, alla BMI, alla FFM, alla FM,
alle circonferenze di vita, anca, coscia, al rapporto anca-vita, alla VO2max, e all‟introito energetico.
Si ha una significativa riduzione della FM nel corso e al termine del protocollo in entrambi i gruppi.
Gli stessi risultati sono stati riscontrati anche nella valutazione della somma delle pliche cutanee
durante il protocollo (fig. 4).
Si ha una riduzione nella circonferenza della vita dopo l‟intervento (F[1, 18]=9.36, P=0.006, partial
η2=0.262), anche se non è stato riscontrato lo stesso risultato per la circonferenza del bacino (F[1,
18]=1.30, P=0.269, partial η2=0.067), come conseguenza si ha una riduzione del rapporto vita-
bacino (F[1, 18]=6.41, P=0.021, partial η2=0.262).
Si ha un aumento corretto nella circonferenza della coscia dopo l‟intervento (F[1,
18]=19.90, P<0.001, partial η2=0.525) e anche un aumento della VO2max nel corso del protocollo
(F[1, 18]=37.57, P<0.001, partial η2=0.688).
Una volta raggiunti i valori di HR prescritti dall‟allenamento, il carico è stato aggiustato in linea
con le risposte individuali di ogni soggetto. In questo modo, è stato riscontrato un aumento del
carico durante le sessioni di allenamento in entrambi i gruppi (F[17, 306]=38.40, P<0.001, partial
η2=0.680) (fig. 5) Sebbene non ci siano grosse differenze tra i due gruppi, (F[17,
306]=2.38, P=0.141, partial η2=0.366) nello short-HIIT è stato riscontrato un aumento del carico più
repentino rispetto al long-HIIT, nel quale si vedono le prime variazioni del carico soltanto dopo la
2° settimana. Nonostante il carico sia stato aumentato, è stata riscontrata una diminuzione della
RPE durante le sessioni di allenamento (fig. 6). L‟assenza di differenze nella RPE riportate tra i
due gruppi, coincide con l‟aumento dei carichi. Non ci sono grosse variazioni nemmeno per la
percezione della fame (F[17, 306]=4.24, P=0.054, partial η2=0.172).
Fig. 5: Carico durante le sessioni nei differenti
gruppi di allenamento. Long, long-high-intensity
interval training; Short, short-high-intensity
interval training. a) i valori tendono ad aumentare
settimana dopo settimana.
L‟HIIT, quindi, ha riportato ottimi risultati nella riduzione di FM, circonferenza del giro vita,
rapporto vita-bacino, e nell‟aumento della FFM, circonferenza della coscia, del carico e della
VO2max, ed è stata riscontrata una diminuzione della massa grassa del 9% per il long-HIIT e
dell‟8.5% per lo short-HIIT, senza nessuna significativa differenza tra i due gruppi, e un aumento
della massa magra (1.15%) (Airin et al., 2014) e della FFM (1.30%) (Hazell et al., 2014), nonché un
aumento dell‟ipertrofia muscolare.
TAVOLA ROTONDA
DISCUSSIONE
Chiusura lavori