Sei sulla pagina 1di 8

SITUAZIONE POLITICA, ECONOMICA E CULTURALE IN INGHILTERRA/ TENTATIVI

ASSOLUTISTICI

La cultura inglese è caratterizzata principalmente dall’insularità, determinata dalla geografia del


luogo, che conduce ad un’assenza di xenofobia e ad una propensione al contatto e alla
conoscenza di altri popoli, oltre che a uno sviluppo della cultura marinara e una tendenza alla
tolleranza.
La forma di stato inglese è la monarchia assoluta (il sovrano possiede tutti e tre i poteri:
legislativo, esecutivo, giudiziario) nazionale (il sovrano rappresenta il popolo inglese).
L’Inghilterra era sempre stato un paese all’avanguardia, tanto che fu il primo a darsi una
costituzione che sanciva come tutti i cittadini godessero di diritti politici. La Magna Charta
Libertatum fu concessa dal re d’Inghilterra Giovanni Senzaterra ai baroni, contro i quali aveva
combattuto negli anni precedenti, e inizialmente verteva sui seguenti punti:
● garanzia dei diritti dell’aristocrazia inglese, della Chiesa e dei comuni di fronte al
sovrano;
● impegno del re a non esigere tributi o aiuti militari senza il consenso del consiglio
comune del regno (nucleo del futuro parlamento);
● rispetto della libertà personale, per cui nessuno poteva essere imprigionato senza il
giudizio di un tribunale di suoi pari e secondo la legge.

L’economia inglese è basata sul mercantilismo, dovuto principalmente al tipo di cultura


sviluppatosi, e cioè al commercio per via marittima. Questo tipo di economia è legato anche alle
scoperte geografiche al colonialismo; per quanto riguarda questo ultimo fattore bisogna
ricordare le numerose colonie che l’Inghilterra riuscì a fondare lungo le coste americane e
indiane, che fornirono materie prime e altre notevoli risorse alla madrepatria. Per quanto
riguarda la società si suddivide in tre classi principali:
● la nobiltà, molto propensa a quello che verrà successivamente chiamato capitalismo,
possedeva un’etica positiva del lavoro che consentiva di non ridursi a classe parassita,
ma anzi ad incrementare le ricchezze dello stato;
● la borghesia, classe produttiva per definizione;
● il popolo, fonte inesauribile di forza lavoro.

GIACOMO I
Con il cambiamento di dinastia, da Tudor a Stuart, vi è una progressiva tendenza politica al
liberalismo costituzionale. Un altro fatto che influenza questo periodo è la presenza sul territorio
inglese di tre confessioni religiose: anglicanesimo in Inghilterra, cattolicesimo in Irlanda e
presbiterianesimo in Scozia.
Giacomo I instaura in Inghilterra la dinastia degli Stuart, dopo che Elisabetta era morta senza
lasciare un erede, unendo così Scozia e Irlanda al regno. Le differenze religiose non permisero
mai una totale integrazione e la guerra di religione continua tutt’oggi nei paesi anglosassoni. Fu
un convinto sostenitore dell’assolutismo monarchico, al quale si addiceva il modello episcopale-
statalista della chiesa anglicana; ai calvinisti venne negata la libertà di culto e furono adottati
provvedimenti duramente repressivi anche contro i cattolici, con feroce accanimento contro i
gesuiti, accusati di essere i mandanti dei tentativi di assassinare la regina Elisabetta. Tentò
inoltre di imporre in Scozia una chiesa episcopale sul modello di quella anglicana, mentre
combatteva le comunità di fedeli calvinisti. Questi volevano abolire ogni gerarchia ecclesiastica
e formarono la chiese presbiteriana.
Per quanto riguarda la politica giudiziaria furono introdotte diverse novità che urtavano con la
tradizione inglese, quali le corti giudiziarie, che dipendevano dal re ed erano composte da
professionisti, esperti nel diritto romano.
Mantiene lo status quo economico e riprende il programma assolutistico di Elisabetta, ma con la
differenza che non restituisce ciò che toglie, creando in tal modo l’opposizione del parlamento.
Egli infatti, per tirare avanti nella normale amministrazione, era costretto a vendere gli uffici
pubblici e quelle cariche onorifiche che garantivano ai loro possessori un certo numero di
privilegi sociali, proprio perché gran parte delle entrate venivano divorate dalle spese della corte
reale, dei cortigiani e dei favoriti.

CARLO I
Gli oneri finanziari della presenza attiva sul fronte di battaglia costringono il governo ad adottare
nuove tasse. Queste, per entrare in vigore, devono essere approvate dal parlamento, organo
consultivo formato da lords e borghesi, il quale manda al sovrano la petizione dei diritti. È
questa una seconda costituzione, costituita da cinque punti, con la quale il parlamento chiede al
sovrano di limitare la sua libertà e di passare dunque da una monarchia assoluta a una
monarchia costituzionale. I cinque punti sono:
● il parlamento chiede il controllo del potere esecutivo;
● il parlamento vuole esprimere il suo punto di vista, il suo gradimento, sui ministri scelti
dal re;
● la monarchia inglese è eccessivamente episcopapalizzata: il sovrano imponeva a tutti i
funzionari l’atto di prova, da fare per iscritto, di appartenenza alla chiesa anglicana. Si
propone una concezione religiosa più democratica e tollerante, simile al
presbiterianesimo;
● il sovrano non può sottoscrivere l’arresto di una persona senza l’autorizzazione del
potere giudiziario;
● il parlamento chiede di controllare le entrate fiscali e di possedere il nulla osta sulla
tassazione.
Il sovrano firma la petizione e subito dopo scioglie il parlamento Il re è costretto però a
riconvocare il parlamento per finanziare la guerra contro la Scozia, che era insorta da ormai due
anni, ma lo scioglie quasi immediatamente (per questo viene chiamato corto parlamento), in
quanto si rifiutava di adottare le misure necessarie per le spese della "guerra dei vescovi".
Solo tre mesi dopo riconvoca per lo stesso motivo il parlamento, il quale non si scioglie più fino
al 1653 (lungo parlamento), promovendo una guerra civile contro il re. In questa guerra viene
introdotta anche la componente religiosa, ovvero il parlamento si allea con i puritani, che
predicavano una radicale riforma della chiesa d’Inghilterra e una moralizzazione dei costumi,
delle arti e della politica. Quando il parlamento processa i ministri del re condannandoli a morte,
Carlo I tenta un colpo di stato, che però non riesce e perciò il sovrano è costretto ad
abbandonare Londra; viene però catturato in Scozia e consegnato al parlamento, al capo del
quale si trovava Oliver Cromwell. Il 30 gennaio 1649 il re viene processato da un tribunale
speciale, condannato a morte e decapitato il 9 febbraio: è la prima volta che un sovrano
legittimo viene processato con l’accusa di aver violato la libertà del popolo e messo a morte dai
suoi sudditi. L’uccisione di un sovrano è un punto importante nella storia, poiché in primo luogo
è un sacrilegio, poi un reato e ciò sconvolge i criteri di una cultura millenaria; serve però da
monito al prossimo sovrano, che dovrà concedere e mantenere i diritti diventando liberale.

OLIVER CROMWELL

Sciolse il parlamento e si proclamò lord protettore del Commonwealth, formato da Inghilterra,


Scozia e Irlanda, assumendo su di se i poteri dello stato e, possedendo anche il potere militare,
divenne un dittatore. Riprese il progetto di Elisabetta I rilanciando una politica commerciale e
mercantile, riuscendo anche a reprimere i tentativi di divisione da parte di Scozia e Irlanda.
Emanò l’atto di navigazione, che sanciva il monopolio marittimo dell’Inghilterra e impediva ad
altri navigli di attraccare nei porti inglesi.
Promuove l’espansionismo coloniale, arrivando a conquistare la Giamaica, e la politica marinara
e commerciale a livello mondiale. Si inserì per motivi prettamente economici nelle questioni
estere, sconfiggendo l’Olanda, che viveva con l’affitto di navigli e sul commercio e si rivelava
perciò un duro concorrente, e aiutando la Francia in crisi, ottenendo in cambio l’importante
postazione di Dunkerque sulla Manica.

***

SITUAZIONE ECONOMICA, POLITICA E CULTURALE IN FRANCIA/ TENTATIVI


ASSOLUTISTICI

La Francia è uno stato dove è molto sviluppato il sentimento nazionale, in contrasto con
l’impero asburgico. La cultura nazionalistica aveva portato alla costituzione di uno stato
nazionale, la cui forma di governo è la monarchia assoluta nazionale, come per quanto riguarda
l’Inghilterra, in cui il sovrano è tale per volontà divina e non per volontà nazionale. Istituzione
fondamentale alla base di questo sistema sono gli "stati generali", organo consultivo per quanto
riguarda possibili imposizioni fiscali in cui di votava procedendo per ordine; questi erano tre e
cioè:
● aristocrazia, formata da feudatari parassiti;
● clero, che si affianca alla nobiltà in quanto entrambe non possedevano un’etica positiva
del lavoro
● terzo stato, che comprendeva la borghesia, classe con un etica positiva del lavoro, e il
popolo, unica forza lavoro disponibile. Solo questi ultimi pagavano le tasse, mentre
l’aristocrazia e il clero godono del "privilegium", ossia l’esenzione dal pagamento delle
imposte.
Il fatto che la borghesia sia rappresentata in un organo consultivo è molto importante perché in
questo periodo permette un connubio, un accordo tra la borghesia e il sovrano che, pur nobile,
si rende conto della dipendenza della Francia dal terzo stato.

ENRICO IV
Introduce la tassa della "paulette": gli uffici pubblici, generalmente acquistati da funzionari,
potevano essere trasmessi in eredità dai loro detentori in cambio di una tassa annua. Si formò
così, a fianco dell’antica nobiltà di spada, aristocrazia feudale dalle tradizioni militaresche, la
nobiltà di toga.

LUIGI XIII
Nell’ambito culturale, si ricorda l’iniziativa della marchesa de Rambouillet, che aveva fatto della
sua casa il centro della vita di società parigina, per un raffinamento del costume e della lingua
che prepara alla letteratura del "grand siècle".
In questo periodo venne inoltre fondata l’Académie de France e nel palazzo di Place Royal a
Parigi si costruisce una biblioteca con ricchissime collezioni d’arte.
Tra il 1610 e il 1643 si assiste ad un periodo di vacanza del trono, e lo stato è retto da Maria de'
Medici e del suo favorito Concino Concini. In questo periodo riscoppiano le guerre di religione
fra la nobiltà ugonotta e le corona, che riuscì ad avere ragione sui suoi oppositori, che furono
incarcerati o esiliati. I nobili tentarono di prendere il potere e nonostante la distribuzione di
pensioni e prebende (rendite stabili di un beneficio ecclesiastico), giungono a ribellarsi
apertamente alla corona nelle fronde nobiliari, dimostrando l’incapacità della reggente a
mantenere a bada la nobiltà.
Nel 1614, nel tentativo di porre fine alla grave crisi finanziaria della monarchia, si ebbe l’ultima
convocazione, prima del 1789, degli stati generali, l’antica assemblea francese composta dai
rappresentanti della nobiltà, del clero e del terzo stato. Anche questa mossa si rivelò del tutto
inutile perché la riunione si risolse in una colossale rissa: ogni stato si limitò ad avanzare
richieste e proposte legate agli interessi del proprio ceto sociale, attaccando i privilegi degli altri.
Fu deputato a questi stati generali anche il Richelieu, che due anni dopo divenne segretario di
stato in collaborazione col Concini, ma cadde in disgrazia alla morte di quest’ultimo. Nel 1624 fu
nominato primo ministro di Luigi XIII, che lo nominerà poi cardinale. I punti fondamentali della
sua politica furono il ristabilire l’autorità regia all’interno e contrastare gli Asburgo all’esterno.
Per quanto riguarda la politica interna, risolse la fronda principesca con l’accrescimento del
potere di Luigi XIII: il suo programma era infatti inteso a soffocare drasticamente l’autonomia
signorile e il ribellismo endemico della nobiltà: questo è dimostrato anche dalla dura repressione
operata nei confronti dei duelli, una tradizionale pratica nobiliare che contrastava la
rivendicazione della corona di tenere in esclusiva la violenza. Smantellò la potenza militare degli
ugonotti francesi lasciando però loro la libertà di culto. Stroncò la rivolta ugonotta con l’assedio
e la conquista della roccaforte di La Rochelle. Furono di fatto esautorati i vecchi consigli regi
composti da membri della famiglia reale con l’aggiunta di qualche esperto di fiducia e furono
sostituiti dal consigli del gabinetto: si tratta di un consiglio ristretto costituito esclusivamente da
persone scelte dal re e a lui fedeli, la cui fortuna sociale si fondava soltanto sul servizio
personale svolto per gli interessi del monarca.
Richelieu progettò grandi imprese civili e per la loro realizzazione fondò una serie di compagnie
commerciali privilegiate, come la compagnia del Senegal o la compagnia della Nuova Francia,
che ebbero il monopolio dei commerci per l’Africa e l’America settentrionale, gettando così le
basi per un impero coloniale.
I costi della sua politica bellicistica comportarono un crescente fiscalismo in primo luogo a
danno dei ceti non privilegiati, ma poi inevitabilmente anche a carico delle altre fasce sociali: il
clero sotto la forma dei cosiddetti "abuativi", la nobiltà di toga con anticipi sul pagamento della
tassa della paulette, gli ufficiali e gli altri dipendenti sottoposti a prestiti a favore delle casse
statali, la miriade di sottoscrittori di varie forme di debito pubblico garantito dal sovrano, che si
videro ritardare anche di anni il pagamento delle cedole. Crebbe così il malcontento popolare e
in molte regioni fermentava la rivolta contro le tasse. La rabbia popolare si dirigeva soprattutto
contro i finanzieri, che avevano preso in appalto la riscossione delle imposte, e dei loro
dipendenti o gabellieri, ma anche verso gli intendenti, funzionari dipendenti dipendente dal re e
da questo sempre revocabili; avevano l’incarico temporaneo di sovrintendere
all’amministrazione fiscale, civile e giudiziaria di una provincia in situazioni di particolare
emergenza.

LUIGI XIV
Alla morte di Richelieu subentrò al governo un altro cardinale: Mazarino, che mantenne il
comando dello stato fino al 1661, a causa della giovinezza del nuovo monarca.
Nonostante i successi riportati sui campi di battaglia e con l’azione diplomatica, il regno di
Francia era stremato dalla spese sostenute per un apolitica estera condotta tutta all’insegna
della lotta contro gli Asburgo e dagli sperperi per la corte, i cortigiani e al nobiltà di spada e di
toga. Per trovare denaro il governo accresceva il carico fiscale sui sudditi, estendendo i poteri
degli intendenti e dei gabellieri e colpiva anche la massa dei funzionari pubblici, non pagando
loro gli stipendi, aumentando gli oneri, inventando nuove imposte, elevando il prezzo della
paulette.
Nel 1647 la nobiltà di toga si oppose apertamente alla politica fiscale governativa, utilizzando
come strumento proprio il cuore del sistema istituzionale francese: il parlamento di Parigi.
Questo non era un organo rappresentativo ma un tribunale superiore, al quale era affidato il
compito di "intenerire" le leggi del sovrano; esaminava i decreti e, se riteneva che fossero
conformi alla tradizione giuridica francese, li convalidava rendendoli pubblici, altrimenti li
bloccava. In questo caso il sovrano li doveva modificare oppure pubblicarli con la sua autorità,
presiedendo la seduta parlamentare. La rivolta dei parlamentari fu chiamata "fronda
parlamentare" dal nome di un gioco popolare e mise a repentaglio l’intero apparato statale
francese. Due anni dopo entrò in rivolta anche la nobiltà di spada nella fronda dei principi,
capitanata dal principe di Coudé.
Il nuovo sovrano venne soprannominato il "re sole" e inaugurò un rigido accentramento di tutti i
poteri nella sua persona, riducendo l’alta nobiltà a un ruolo puramente rappresentativo tranne
negli alti gradi militari, mentre i parlamentari vengono esautorati. Tenne un rigido regime
assolutistico basato sui seguenti punti:
● politica estera aggressiva;
● organizzazione di una macchina bellica e di un apparato burocratico efficienti;
● interventi continui nel sistema economico;
● capacità di reperire fra i sudditi risorse finanziarie
● strategia politica di ampio respiro.
La sua riforma dello stato iniziò con l’abbassamento del potere nobiliare: l’aristocrazia era infatti
d’intralcio al potere assoluto e pertanto si preferisce vendere uffici pubblici al borghese con la
tassa della paulette, poiché questo chiede uno stipendio e non privilegi. I nobili vengono
mantenuti e divengono pura coreografia, la cosiddetta aristocrazia di palazzo intrattenuta con
feste e balli.
L’amministrazione pubblica della stato viene resa più agevole suddividendo il paese il trentadue
province, a capo delle quali si trovano funzionari statali con il compito di affiancare e controllare
l’operato degli altri ufficiali regi. Gli intendenti non sono però in diretto rapporto con il sovrano, è
lo stato che affida loro un compito.
Anche i ministri rappresentavano un problema, pertanto fu destituita di potere politico la loro
carica, che fu riformata in modo da rendere il funzionario commesso.
Uno dei più grandi problemi era sempre stato quello dei confini e della loro difesa e fu risolto
laicizzando l’esercito, facendolo diventare quindi statale, e regolandolo con severe norme ci si
rese conto che erano necessarie caserme e regolamenti. La creazione di un forte esercito
permanente fu uno degli obiettivi principali della politica di Luigi XIV. Nel 1688 venne istituita la
leva obbligatoria che colpiva le classi sociali inferiori. I soldati furono stipendiati con regolarità e
mantenuti a spese dello stato anche in caso di inabilità; vennero distinti fra le varie armi
(fanteria, cavalleria e artiglieria), erano ben equipaggiati anche grazie all’introduzione della
baionetta, una lunga lama che si innestava sulla canna del fucile.
Per quanto riguarda al politica religiosa non si mette al servizio di nessuna causa religiosa,
perché tutto deve essere in funzione del potere del re. Esalta al massimo la concezione
gallicani e subordina la gerarchia ecclesiastica al sovrano, che ha anche il diritto di
amministrare i patrimoni delle mense episcopali vacanti, incamerando le loro rendite, e di
nominare e rettori degli uffici diocesani durante le vacanze delle sedi vescovili. Stermina le
dissidenze religiose, rompendo l’editto di Nantes, anche se dice di revocarlo perché in Francia
non ci sono più ugonotti, in realtà li perseguita costringendoli a fuggire in Inghilterra e negli Stati
Uniti, li uccide, li priva delle loro fortezze. Combatte i cattolici giansenisti, ortodossi che
svilupparono il tema della grazia di Sant’Agostino, di cui si temevano il rigorismo morale e gli
effetti disgregatori sull’unità monolitica della chiesa nazionale.
Il sistema finanziario francese, dopo la fronda, si trovava in condizioni disastrose e Mazarino
non riuscì a porre un efficace rimedio a questo problema, lasciando il paese in una situazione di
gran disordine fiscale. Nel paese inoltre, e nelle campagne particolarmente, dominava la
miseria, la fame e le epidemie; per questo motivo furono aperte molte iniziative umanitarie come
L’Hôpital General, aperto a Parigi.
Luigi XIV affidò la sua politica economica al ministro Colbert, che promulgò una riforma
economico-finanziaria, basata sui seguenti punti:
● introduce una più rigida vigilanza dello stato, sia sull’esazione fiscale, sia sull’economia,
proprio al fine di accrescere le entrate necessarie a mantenere l’esercito, la burocrazia e
al corte;
● riduce i guadagni che gli appaltatori delle tasse erano abituati a estorcere allo stato,
anche se questi contribuirono a costituire il perno delle finanze pubbliche;
● stabilizzò il sistema fiscale francese e fu realizzata persino una parziale redistribuzione
del carico fiscale fra le province del regno;
● protezionismo, imponendo barriere doganali per difendere i prodotti nazionali dalla
concorrenza dei prodotti stranieri;
● finanzia le industrie e cerca di privilegiarle, infatti la dottrina economica del Colbert
vedeva la ricchezza basata sull’agricoltura, ma la ricchezza più consistente è basata
sull’industria perché la terra non ha salti di qualità e ha bisogno di tempi molto lunghi per
generare ricchezza. è quindi una politica a favore delle classi borghesi. Inoltre per
risanare il bilancio dello stato no tassa i francesi, perché più soldi lascia, più il mercato
gira;
● afflusso della ricchezza dall’estero, importando i capitali attraverso i colonialismo.
Sicuramente quest’economia fu influenzata dalla dottrina del mercantilismo, secondo cui la
ricchezza di un paese doveva consistere nell’accumulo di metalli preziosi e fondarsi su una
bilancia commerciale in attivo.

***
Il periodo che va dalla seconda metà del '600 alla rivoluzione francese del 1789 é caratterizzato
dal trionfo in Europa del modello assolutistico di governo, una forma di monarchia dove il
sovrano che esercita il potere é assoluto, cioè libero da ogni limite posto da poteri intermedi
(come quello dei parlamenti) ma comunque sottoposto ai vincoli delle leggi fondamentali dello
Stato e da quelle religiose. (Solo in Inghilterra il processo politico è diverso, infatti si assiste alla
formazione della monarchia costituzionale, una forma di governo in cui vi è un sostanziale
equilibrio tra il potere del sovrano e quello del parlamento).
FRANCIA - Il modello assolutista per eccellenza è il regno francese, sotto Luigi XIV, il Re Sole,
il quale impersonava lo stato e riuniva tutti i poteri nelle sue mani. Tuttavia per essere aiutato a
governare, creò il Consiglio Supremo, all’interno del quale la carica più alta era quella di
controllore delle finanze, ricoperta inizialmente da Colbert, l’ideatore dei punti essenziali della
politica del sovrano.
Uno dei massimi obbiettivi di tale politica era esautorare il potere dei ceti aristocratici,
asservendo la nobiltà ma al tempo stesso accrescendone il prestigio. Per fare ciò, egli fece
costruire la nuova reggia di Versailles, ampia e sfarzosa, facendovi risiedere tutta la nobiltà per
mantenerla sotto controllo. All’interno di questo lussuoso palazzo il re chiamò anche scrittori,
artisti, letterati, creando una cultura ufficiale, fortemente celebrativa e contraria a qualsiasi
dissenso.
Ma se esautorare il potere aristocratico era stato abbastanza facile, più difficile risultava
esautorare i parlamenti che erano saldamente attaccati alle loro prerogative. I parlamenti
avevano funzioni giudiziarie e di registrazione delle leggi e si accedeva alle cariche attraverso la
vendita di esse, con la possibilità di entrare a far parte della nobiltà di toga. È proprio da questo
ceto che venivano le maggiori resistenze al processo di accentramento. Il sovrano potenziò per
questo il potere degli intendenti, un gruppo di funzionari di origine borghese, che venivano
inviati nelle diverse province del regno e non avevano legami con il parlamento.
A costoro il re conferì maggior potere e competenze burocratiche, fiscali e militari per togliere il
prestigio al parlamento.
In campo giuridico si tentò di uniformare le norme fortemente differenti che vigevano nelle varie
regioni del regno, attraverso l’Ordinanza Criminale del 1670. anche nel campo della fiscalità si
rese necessario un’unificazione. Infatti in Francia esistevano un gran numero di imposizioni, tra
le quali la taglia (ovvero quella che gravava direttamente su ogni individuo) e la gabella (la tassa
sul sale), le quali colpivano gli strati meno abbienti della popolazione perché i nobili e il clero ne
erano di diritto esenti. Una massiccia opera di riorganizzazione fu attuata anche all’esercito,
all’interno del quale fu rinnovata la modalità di addestramento, introdotto l’utilizzo delle divise e
l’accesso alle cariche di ufficiale. Lo stato intervenne anche sul campo dell’economia grazie alle
idee di Colbert, il quale riteneva che la ricchezza dello stato dipendesse dalla quantità di metalli
preziosi da esso posseduta (teoria del mercantilismo). Proprio per questo stimolò la creazione
di manifatture interne e di compagnie commerciali.
INGHILTERRA - Le cause della sconfitta di Carlo I e quindi della vittoria di Cromwell, del
Commonwealth e del Parlamento sono molteplici, e tra queste sicuramente la più importante è il
fatto che il re poté contare esclusivamente sull’ appoggio delle province occidentali e
settentrionali inglesi. L’esercito del re fu così sconfitto da quello di Cromwell in una sanguinosa
guerra civile, combattuta dai partigiani cavalieri del re, provenienti dalle zone dove era più forte
l’aristocrazia terriera e l’ortodossia anglicana e quindi l’antico regime feudale, e dei soldati
parlamentari, protestanti e puritani, provenienti dalle regioni più avanzate economicamente
(Londra e sud-ovest inglese). Alla morte di Cromwell il potere ritornò per un breve periodo di
tempo alla dinastia Stuart con Carlo II, alla morte del quale il parlamento e più in particolare la
fazione liberale dei whigs riuscirono dopo la breve parentesi di Giacomo II ad ottenere una
monarchia parlamentare con Guglielmo III d’Orange e sua moglie Maria, i quali furono
proclamati re e regina d’Inghilterra solo dopo aver accettato il "Bill of Rights" (1689),
importantissimo affermazione del potere parlamentare, con il quale venivano chiaramente
stabiliti dai lords, dai comuni e dal popolo intero i limiti del potere monarchico, dal diritto divino,
ormai obsoleto, si proclamò “diritto popolare”, che quindi traeva origine esclusivamente dalla
velocità del Parlamento.
FRANCIA - L’assolutismo francese è quindi esattamente contrapposto alla realtà parlamentare
inglese, una realtà sicuramente più moderna e democratica; ma con il tempo anche la
monarchia francese, che con la forza e il terrore portava avanti lo stato, sfocierà nella
rivoluzione che segnerà la fine dell’assolutismo monarchico in Europa.

Emanuela Di Stefano
IV C
03-11-2021

Potrebbero piacerti anche