Sei sulla pagina 1di 19

Dopo la morte di Carlo Magno, l'impero costruito dai carolingi andò incontro ad una crisi.

Il figlio di
Carlo Magno, Ludovico il Pio è riuscito a tenere saldo l'impero, ma con la sua scomparsa la
situazione precipitò; I suoi discendenti, Carlo Il Calvo, Ludovico Il Germanico e Lotario, si contesero
il dominio sull'impero con aspre lotte e, grazie al trattato di Verdun, nell’843 il titolo andò a Lotario,
gli altri territori furono distribuiti fra i tre come se fossero patrimonio personale.
Ai tempi di Carlo Magno le cariche pubbliche venivano distribuite dall'imperatore a uomini di
fiducia, tuttavia, i successori non ebbero la forza e l'autorevolezza necessaria per controllare
l'operato e i funzionari cominciarono a trasmettere l’eredità e anche i benefici ai propri figli, fu così
che l'impero carolingio si disgregò. Nell'888 dopo la deposizione di Carlo Il Grosso, l'impero si
sfasciò definitivamente e dalle sue ceneri si svilupparono nuovi poteri locali, questo fenomeno
diede inizio ad una nuova fase chiamata età signorile.
Tra il IX e X secolo L'Europa fu al centro di ripetute incursioni da parte di popolazioni in armi, quali
gli Ungari, Saraceni e Vichinghi; chiamate ‘seconde’ perché seguirono le prime, cioè le migrazioni di
gruppi germanici che tra il IV e il VI secolo avevano dato vita e regni romano-barbarici.
Gli Ungari erano cavalieri e arcieri provenienti dalle steppe dell'Asia divisi in bande che
imperversarono in Germania in Francia e nella Pianura Padana, furono sconfitti da Lechfeld da
Ottone I nel 955 da allora si convertirono al cristianesimo e si stanziarono in Pannonia, l’attuale
Ungheria.
I Saraceni erano temibili pirati di fede musulmana e provenivano dal Maghreb e dalla Spagna
conquistata dagli arabi, si riversano lungo le coste del Mediterraneo occidentale. Dall’827 iniziarono
la conquista Della Sicilia bizantina, conclusa all'inizio del X secolo. La dominazione musulmana
sull'isola pare sia durata fino all’XI secolo.
I vichinghi provenivano dalla Scandinavia ed erano organizzati in bande di giovani guerrieri erano:
abilissimi navigatori e anche i migliori mercanti del tempo. Nell’XI secolo un gruppo di vichinghi si
stanziarono a nord della Francia, conquistando la Gran Bretagna e il Sud Italia.
Dopo la caduta dell'impero carolingio vi fu un vuoto di potere in cui governarono i grandi
proprietari terrieri e altri signori, che imposero tributi e armarono un esercito per difendere il
territorio. Quest'ultima esigenza di venne molto pressante a causa nelle frequenti invasioni che
seminavano terrore fra la popolazione e costringevano i signori a un grande impegno militare per
respingere i loro attacchi.
Conti, Marchesi e Vescovi iniziarono a fortificare i villaggi e monasteri a causa di questa situazione
di emergenza i piccoli proprietari terrieri e contadini furono costretti a trasferirsi in queste aree
fortificate e a porsi sotto la protezione del Signore o Dell'abate. Si verificò un fenomeno detto
incastellamento, una nuova forma di organizzazione del territorio che accrebbe il potere del
Signore, in quanto egli forniva protezione e in cambio, coloro che venivano protetti, rendevano
servigi e pagavano a lui le tasse inoltre obbedivano anche ai suoi comandi. Gli storici chiamano
questo fenomeno Signoria di banno.
Il signore sia per difendersi e difendere i suoi possedimenti sia per accrescere il suo prestigio ebbe
sempre più bisogno di uomini armati a suo servizio. Nacque così, una nuova figura sociale, quella
del Miles, ovvero il Cavaliere, un combattente a cavallo. Il cavallo insieme alle armi di metallo era
tra i beni più costosi e importanti di quel tempo. Coloro che non possedevano la terra necessaria
per essere signori ma che erano abbastanza ricchi per comprarsi un cavallo potevano diventare i
cavalieri. I candidati si sottoponevano all'addobbamento, in cui ricevevano spada, scudo, elmo e
speroni; quando non si trovavano in guerra si esercitavano nei tornei e nella giostra, una serie di
esercizi a cavallo.
La chiesa, durante il medioevo assunse un ruolo molto importante. Per questo motivo è di vitale
importanza ricordare come fosse articolata al suo interno.
Vescovi, Sacerdoti e Chierici formavano il Clero Secolare, perché vivevano nel ‘secolo’, ossia nel
mondo in mezzo ai laici e avevano il compito di guidare istruire i fedeli.
Il primo passo della carriera ecclesiastica era diventare Chierico, il nome deriva dal rito della
rasatura dei capelli, chierica, che si doveva subire come segno di umiltà. Il passo successivo era
quello di diventare Sacerdote egli era l'unico che poteva celebrare la messa e amministrare i
sacramenti. Per questo motivo il ruolo del sacerdote aveva un percorso complicato, prevedeva
infatti sette tappe. Prima della riforma della Chiesa dell’XI secolo i sacerdoti erano soliti sposarsi ed
avere una famiglia. Al vertice dell'organizzazione religiosa si trova il vescovo, un sacerdote con
un'autorità superiore, esercitata in una circoscrizione del rettore della Chiesa detta diocesi, alcune
di esse possono essere raggruppate in province ecclesiastiche al capo della quale vi è L'arcivescovo,
detto anche Metropolìta; infine esiste un vescovo più importante degli altri, il Papa.
A differenza del clero secolare, i monaci si dedicavano completamente alla vita religiosa,
trascorrevano la vita in solitudine oppure in comunità con altri monaci, in luoghi chiamati
monasteri. I monaci costituivano il Clero Regolare, perché vivevano in comunità secondo una
regola, che può essere condensata del motto ‘ora et labora’ cioè prega e lavora. Il lavoro a cui si fa
riferimento è quello della scrittura.
La società in cui i Chierici, Sacerdoti e Vescovi organizzavano la vita religiosa dei laici aveva una
struttura ben precisa. Il Vescovo intorno al 1025 descrisse questa società divisa in tre gruppi: I
Religiosi, I Guerrieri e I Lavoratori.
I Religiosi dovevano occupare solamente delle questioni spirituali; i Guerrieri invece dovevano
occuparsi di proteggere se stessi i religiosi e i più deboli e infine l'ultima classe quella dei lavoratori
che svolgevano i lavori manuali, ed erano considerati dei servi.
Intorno all'anno 1000 la popolazione dell’Europa cominciò a crescere, parallelamente a questo
aumento demografico si registra un aumento della produzione agricola. Nonostante molti sforzi i
motivi di questo incremento non sono ancora chiari, è difficile stabilire quale sia stata la causa e il
quale l'effetto. Di sicuro, sulla ripresa della produzione agricola è influenzato dall’innalzamento
della temperatura, grazie a questo aumento di temperatura i campi iniziarono a rendere di più e a
garantire un migliore sostentamento alimentare, di conseguenza vi furono più persone pronte a
coltivarli. La maggiore manodopera permise di mettere a coltura porzioni più ampie di terra e di
migliorare il rendimento dei raccolti. L'aumento della produzione agricola aumentò di conseguenza
la speranza di vita.
Nel IX secolo l'espansione demografica fu accompagnata da una serie di innovazioni agricole
nell’antichità l’unico aiuto era stato fornito dai Buoi che erano animali lenti e adatti solo per alcuni
lavori; gli antichi romani avevano utilizzato come animale da tiro anche il cavallo, apprezzato per la
sua velocità e agilità, tuttavia, il cavallo era un animale costoso da mantenere in quanto mangiava
soltanto avena.
Dall'anno 1000 in poi furono introdotti dei miglioramenti fondamentali che favorirono la diffusione
del cavallo come animale da traino, e venne apportato un miglioramento anche all’aratro, che iniziò
ad essere tirato grazie ad un collare rigido imbottito, detto ‘di spalla’ in modo che il cavallo fosse in
grado di tirare con una potenza cinque volte maggiore e non rischiasse di soffocare.
Successivamente vennero anche protetti gli zoccoli grazie a dei ferri inchiodati direttamente allo
zoccolo.
La maggiore energia animale fece sì che l'aratro fosse perfezionato, fu dotato di un coltro, una
specie di coltello che incide la terra in profondità e permette al seme di insediarsi bene. La vera
novità fu l'aggiunta di un versoio, una sorta di grande orecchio in metallo in grado di rivoltare le
grandi zolle di terra.
Per macinare il grano si costruirono mulini ad acqua; a partire dal XII secolo, i mulini ad acqua
vennero sostituiti dai mulini a vento.
I contadini iniziarono a disboscare, colonizzare e bonificare territori non coltivabili, in modo da
rendere coltivabili nuovi terreni.
Questo processo fu molto utilizzato in Italia, in particolare nella Pianura Padana e nelle fiandre,
dove i terreni furono bonificati grazie all’uso di dighe e chiuse. Un ruolo molto importante venne
assunto dai monaci cistercensi, che, di solito, usavano stanziarsi in territori selvaggi e inospitale.
Con l’aumento di territori coltivabili, anche il regime alimentare del popolo cambiò, infatti,
passarono da una dieta composta prevalentemente da carne ad una dieta composta
essenzialmente da cereali. La produzione continua di cereali portò però all’esaurimento dei principi
nutritivi dei terreni, così i contadini iniziarono la rotazione biennale dei campi, una parte veniva
coltivata e l’altra parte veniva lasciata a riposo in modo che i principi nutritivi si rigenerassero. Il
bisogno di aumentare la resa agricola portò ad un nuovo sistema di sfruttamento dei campi, la
rotazione triennale, un campo veniva diviso in tre strisce, il primo anno la prima striscia era coltivata
a cereali di semina invernale, la seconda striscia a foraggio, legumi e cereali li semina primaverile e
la terza era lasciata a maggese.
Nel periodo precedente alla crescita dell'XI Secolo i signori rurali dirigevano una proprietà molto
ampia costituita da migliaia di ettari di terreni agricoli non coltivati, con il passare del tempo i
signori decisero di frazionare i propri possedimenti affidandogli a dei contadini. Per convincere i
contadini ad abbandonare le proprie case offrivano loro condizioni di favore e consistenti vantaggi
spesso concedendo la libertà a coloro che erano in stato servile, con queste carte di franchigia
tramonto sistema curtense.
i contadini, una volta diventati liberi, avendo tutto l'interesse a far fruttare al massimo questi
terreni si iniziarono ad associare e a darsi regole di vita in comune, mettendosi insieme infatti
avrebbero potuto comprare un aratro con tanto di versoio e ruote. In questo modo nacquero nuovi
villaggi.
Durante l’Alto medioevo le città, soprattutto quelle dell’Europa continentale, avevano visto
indebolirsi i centri propulsori dell’economia e della vita politica; questo indebolimento è dovuto al
processo di ruralizzazione, cioè lo spostamento nelle campagne di chi deteneva il potere.
Intorno al XI secolo, le città tornarono ad essere un polo d’attrazione per i cittadini, e da questo
momento gli uomini non vivevano più coltivando la terra, ma in piccoli villaggi.
Si cominciò ad affermare una nuova figura, quella del mercante che vendeva le eccedenze dei
campi ai mercati o alle grandi fiere che si svolgevano in occasione di feste religiose. le fiere più
famose furono quelle delle Fiandre e della Pianura Padana. In alcune zone le città erano rimaste in
vita e avevano mantenuto la stessa organizzazione che avevano in età romana, in altre zone alcuni
nuclei urbani si caratterizzano come sedi vescovili, infine Regni più importanti dove l'urbanizzazione
romana era stata scarsa o addirittura assente, si organizzarono in nuovi centri.
Migliorando il tenore di vita si moltiplicare anche i bisogni da soddisfare punto i ricchi proprietari
terrieri o i guerrieri che avevano condotto imprese militari fortunate desideravano possedere
prodotti di un artigianato raffinato quello disponibile nei villaggi e nei castelli. Con il passare del
tempo i contadini pastori smisero di dedicarsi ad altre occupazioni che non fossero coltivare alla
terra e badare agli animali. Dopo il 1000 aumentò la richiesta di artigiani molto più abili e con una
lunga esperienza, nacquero così diversi lavori. Ripresero vigore i mestieri legati all'edilizia in
particolare le chiese inizialmente di legno vennero costruite in pietra.
Dopo il 1000 iniziarono a sorgere insediamenti di mercanti, vicino alle vecchie città romane. Il
piccolo nucleo abitato venne chiamato borgo, qui si stabilirono anche gli artigiani e i piccoli
venditori.
Quelli che abitavano all'interno delle mura erano chiamati cives, cittadini della città vescovile,
mentre burgenses, erano coloro che si stanziano nel borgo, fuori dalle mura della città.
Nel XII secolo questi due termini, burgenses e cives, si erano ormai fusi, Il processo seguì due tappe,
prima venne costruita una doppia città, con due centri, il vecchio dentro le mura e il nuovo al di
fuori, successivamente fu costruita una nuova città di mura che è inglobò anche il nuovo
insediamento di mercanti, nacque così la nuova città medievale.
Grazie allo sviluppo dei commerci, molte città ripresero il conio di monete di metalli preziosi; infatti
per tutto il periodo successivo alla caduta dell'impero carolingio, In Europa erano state coniate
soltanto monete d'argento, assai svilite, cioè contenenti al loro interno la piccolissima percentuale
di metallo prezioso. A partire dal dodicesimo secolo grazie alla crescita economica Questa
situazione cambiò, in una prima fase furono coniate dove monete d'argento, per uniformare sistemi
di pagamento all'interno di un'economia dinamica, il secolo successivo ricomparvero anche le
monete d'oro. Nel medioevo le spezie aveva non impiego molto ampio e massiccio, provenivano
dall'india dalla Cina ma anche dalla Siria e dall'Egitto. Molto richiesto anche L’Incenso, ancora oggi
utilizzato nelle pratiche Liturgiche. Le zanne degli elefanti africani fornivano invece l'avorio per
scolpire piccole statue. infine vi era il mercato di pietre preziose, ma anche di tessuti. Per poter
acquistare le merci orientali l'occidente doveva vendere prodotti altrettanto preziosi, quindi
iniziarono ad esportare schiavi e schiave virgola in prevalenza preleva per mezzo di razzie.
L'occidente non trafficava solamente schiavi, dalla pianura padana e dalla Puglia arrivava il
frumento che poi veniva rivenduto all'impero bizantino. Al mondo islamico venivano venduti legami
per le armi e navi, i veneziani molto abili nella lavorazione del vetro vendono in Oriente le loro perle
colorate di vetro. in Oriente, infine, vi era una forte richiesta di panni di lana e di stoffe di lino. Nel
medioevo non si navigava in tutte le stagioni, d'inverno le navi stavano in secco e virgola
approfittando di questa sosta le riparavano. Le imbarcazioni erano i due tipi, le galee e le navi da
trasporto;
Le galee erano navi da combattimento, sottili e veloci, lunghe anche 50 metri e manovrate a remi,
le galee, si chiamavano ‘biremi’o ‘triremi’ a seconda del numero di schiavi che remavano in un solo
remo. Le navi da trasporto invece si muovevano a vela ed erano dotate di pochi remi che venivano
utilizzati per le manovre oppure in assenza di vento. Intorno al VII secolo era stata inventata la vela
Latina, triangolare, più manovrabile rispetto a quella quadrata dell'antichità. Queste navi erano
corte e tozze e trasportavano merci uomini e cavalli, in caso di necessità erano anche pronte per i
combattimenti.
Nel XIII secolo risale un'invenzione rivoluzionaria fu quella del timone girevole mediante una barra,
questo strumento rendeva più facile le manovre alla nave soprattutto in condizioni di avversità
atmosferiche. Chi guidava le navi si serviva dei portolani, carte di approdo che descrivevano in
modo dettagliato lunghi tratti di costa, rotte e scali. Per stabilire invece la posizione della nave
veniva utilizzato l'astrolabio, uno strumento che basava il calcolo sulla posizione delle stelle. La
bussola invece venne inventata dai cinesi nel IV secolo e perfezionata fra 1100 e il 1200 dai marinai
Amalfitani, che la unirono alla rosa del vento.
I mercanti cominciarono a riunirsi in società, dette corporazioni, che offrivano condizioni di
maggiore sicurezza nello svolgimento delle attività mercantili. Esse si dotarono di strumenti giuridici
per meglio finanziare e tutelare le proprie imprese, il commercio terrestre si organizzarono in
compagnie, associazioni capitali che garantirono la continuità del tempo di un particolare tipo di
scambi; per il commercio marittimo si ricorse alla commenda.
In Italia in Francia le corporazioni si svilupparono all'interno di una sola città. Nell'Europa
settentrionale le città lungo le rive del Mare del Nord del Mar Baltico e anche alcune all'interno. Fra
il XII e XIII secolo si unirono in una Lega sovranazionale chiamata Hansa o Lega anseatica. L’Hansa
controllava i traffici commerciali e le aree di pesca di una vastissima area. La Lega anseatica
tutelava, non so i propri commerci, ma difendeva anche la vita dei mercanti. Il centro più
prestigioso dell’Hansa era Lubecca.
In Italia, nel periodo di crescita economica, fu molto importante il ruolo giocato da alcuni centri
urbani costieri, le città marinare: Amalfi, Venezia, Genova e Pisa;
Queste città stabilire uno scambio irregolari con l'impero bizantino ai paesi d'oriente.
La prima ad assumere importanza fu amarti gli amalfitani contribuirono all'arte della navigazione
perfezionando la bussola e creando il più antico codice commerciale marittimo, le tavole
amalfitane, essa fu anche la prima città marinara perdere centralità economica, fu conquistata dai
Normanni aggredita e saccheggiata da Pisa.
Su due lapidi della facciata della cattedrale di Pisa sono ricordate le imprese della città contro i
Saraceni attuate tra il 1005 e il 1015 con l'aiuto di Genova. La vittoria fu ottenuta al prezzo di
terribili stragi compiute Reggio Calabria, in Sardegna, a Bona e in Africa. La seconda lapide spiega
come la cattedrale pisana fu costruita, col bottino di una delle sei navi cariche di tesoro catturata a
Palermo. I Pisani, alleati dai Normanni, si erano impadroniti di sei navi a Palermo nel 1603, dopo
aver forzato e rotto la catena del porto. Motivi di concorrenza commerciale portarono Pisa a
rompere l'alleanza con Genova fino a farle una guerra, sconfitta da Genova nella battaglia della
Meloria nel 1284, Pisa dovette riconoscere la supremazia sul mare della rivale. Genova conobbe
una rapida crescita sul mare grazie anche alla prima crociata grazie alla quale ottenne privilegi che
le permisero di stabilire basi commerciali in Sardegna, in Corsica e anche in Oriente.
Venezia, sorse al tempo delle grandi migrazioni germaniche del VI VII quando, sulla terra ferma
passarono le carovane degli invasori seminando il terrore le famiglie di profughi si ripararono nelle
piccole isolette divise tra loro da dei canali a tratti paludosi. Venezia inizialmente quindi era
solamente utilizzata per proteggersi, successivamente divenne una vera e propria città grazie
all'arrivo di nuovi immigrati. con la deposizione nell’887 di Carlo il Grosso, emersero alcune
formazioni statali come: il regno dei Franchi occidentale (Francia), il regno dei Franchi orientale
(Germania) ed il regno d’Italia.
Nel 987, la corona dei Franchi occidentali era nelle mani di Ugo Capeto: con lui ebbe inizio la
dinastia dei Capetingi, durata fino al 1328. Intanto in Francia si affermò la casa di Sassonia con
Enrico l’Uccellata.
In Germania non era mai venuto meno il desiderio di un impero, anche se per ottenere il titolo era
necessaria la corona d’Italia e la consacrazione del Papa: tuttavia, Ottone I ci riuscì. Egli creò il Sacro
Romano Impero germanico che comprendeva Italia e Germania.
Una volta diventato imperatore cercò di regolare i rapporti tra Impero e Chiesa, allora già corrotta e
fortemente intenta ad ottenere il potere temporale. Decise, dunque, di riservare a sé stesso il
diritto di nominare il papa attraverso il cosiddetto Privilegium Othonis, del 902 al fine di provocare
un aspro scontro tra Chiesa e Impero. Per ridimensionare il potere dei feudatari laici aumentando il
proprio, affidò ai vescovi, mediante l’investitura, i feudi e le prerogative amministrative, giudiziarie
e militari, creando così i vescovi-conti.
Convinto che il potere dell’imperatore derivasse direttamente da Dio, svolse una serie di campagne
militari nell’Italia meridionale per cacciare musulmani e Bizantini e proteggere la Chiesa. Morì nel
973.A lui successe Ottone II, che cercò di portare a termine la missione di suo padre, ma morì nel
983 a ventotto anni durante una spedizione militare.
●Quando Ottone II morì suo figlio aveva solo 3 anni, ma con l’aiuto della madre e della nonna l’im-
pero riuscì a resistere fino alla sua maggiore età. Egli fu incoronato imperatore nel 996, e morì a 22
anni dopo la ribellione dei feudatari tedeschi che gli impedirono di realizzare i suoi progetti per la
costruzione del nuovo impero.
●Dopo la morte di Ottone III si diffuse il fenomeno della simonia ovvero la concessione di cariche
ecclesiastiche in cambio di denaro ed insieme ad essa il nicolaismo, per cui numerosi preti vivevano
con concubine. I primi a tentare di far ritornare la chiesa allo spirito originario della regola Benedet-
tina(ora et labora) furono i monaci di Cluny, e dopo di essi vennero creati nuovi ordini come i camal-
dolesi, i certosini o i cistercensi.
●Leone IX fu il primo a proporre la libertas ecclesiae ovvero l’indipendenza della Chiesa dall’Impero.
La Chiesa, a partire dal IX–X secolo era particolarmente corrotta: molti vescovi diventavano funzio-
nari pubblici o potenti feudatari e vendevano i sacramenti (Cresima, Battesimo). Nei loro confronti
vi erano accuse di simonia, comportamenti immorali e concubinato (molti costruivano una famiglia
in modo tale da permettere ai figli di detenere il potere). Nacquero dei nuovi ordini monastici tra il
X e il XI secolo che richiedevano un profondo rinnovamento della Chiesa, come i cluniacensi o i cer-
tosini. Loro predicavano principalmente il ritorno alla purezza delle origini e alla povertà. Attiravno
così donazioni da parte dei fedeli, con le quali fu costruita una rete di nuovi monasteri in tutta Eu-
ropa collegati tra loro. Coloro che lottavano contro la Chiesa vennero considerati eretici (come i pa-
tarini).
Furono creati altri movimenti promossi inizialmente da individui esterni all’ordine eclesiastico, i
qualis si appellavano all’ideale evangelico di povertà. Uno degli ordini di prima formazione fu quello
dei patarini (“straccioni”) nato a Milano e che contestava duramente la ricchezza e l’avidità dell’alto
clero cittadino. un altro ordine furono i valdesi, da Valdo, un ricco mercante di Lione che subì una
condanna papale e poi una scomunica formale con l’accusa di aver discusso di questioni teologiche.
Il papa veniva scelto in base alla famiglia di appartenenza e grazie alle pressioni delle fazioni nelle
quali si dividevano le più importanti famiglie aristocratiche romane. A metà dell’anno 1000 tre di-
verse fazioni promossero tre papi diversi; la situazione venne risolta dall’imperatore Enrico III che
impose come nuovo papa Clemente II (a lui fedele).
Clemente si impegna in una seria azioni di riforma della chiesa: contrasta le pratiche simoniache e il
concubinato.
Nel frattempo tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli si creò una situazione di maggiore
tensione soprattutto per il desiderio di indipendenza che Costantinopoli e le sue strutture ecclesia-
stiche volevano mantenere nei confronti del papa. A metà dell’ XI secolo (1054 d.C.) si creò uno sci-
sma religioso, noto come Scisma d’Oriente, che portò le due fazioni della Chiesa separarsi definiti-
vamente e dividersi in due nuove entità religiose: la Chiesa ortodossa e quella cattolica di Roma. Le
due fazioni diventarono totalmente indipendenti insieme anche alle loro pratiche rituali e convin-
zioni teologiche. Alla Chiesa ortodossa si unirono le Chiese cristiane a più stretto contatto con Co-
stantinopoli .
Alla morte di Enrico III la situazione divenne nuovamente caotica fino all’elezione del papa Nicolò II,
determinato a procedere sulla via delle riforme, anche se un po’ diversa rispetto a quella promossa
da Enrico.
Il nuovo papa promulga il "Decretum in electione papae", nel quale sovvertiva radicalmente il Privi-
legium Othonis: il papa aveva il diritto di scegliere i cardinali (i vescovi delle basiliche di Roma e din-
torni), la scelta effettuata doveva essere poi confermata per acclamazione dal popolo romano.
Quindi l’imperatore non aveva più alcun ruolo in questo campo.
Pochi anni dopo scoppiarono le lotte per le investiture tra Imperatore e papa: precisamente tre
l’imperatore Enrico IV e il papa Gregorio VII. Quest’ ultimo infatti nella metà dell'XI secolo dichiarò
nulle tutte le investiture vescovili fatte dall’imperatore negli anni precedenti e pubblicò il "Dictatus
papae" dichiarante che solo il papa poteva nominare o deporre i vescovi, poichè possedeva una ca-
rica superiore a quella degli, potendo anche sciogliere i sudditi dal giuramento di fedeltà fatto ai su-
periori che si comportavano ingiustamente.
Enrico convocò un Concilio di vescovi tedeschi a Worms con cui decise di deporre il papa che, a sua
volta lo scomunicò (con la scomunica, i vassalli della persona scomunicata, erano assolti dal loro
giuramento di fedeltà). I feudatari di Enrico si ribellarono e l’imperatore si ritrovò a dover chiedere
perdono al papa, sottomettendosi ad un rituale di umiliazione in cui doveva passare tre giorni e tre
notti nudo con solo un saio addosso, senza mangiare né bere in mezzo alla neve. Dopo il penti-
mento il papa gli rimuosse la scomunica.
Enrico IV iniziò nuovamente ad eleggere vescovi come se nulla fosse e depose nuovamente il papa
grazie all’aiuto di vescovi filo-imperiali; Gregorio lo scomunicò nuovamente, ma Enrico assicurato il
suo potere in Germania, scese in Italia con un esercito ed entrò a Roma. Il papa fu costretto a rin-
chiudersi a Castel Sant’Angelo dove invocò l’aiuto dei Normanni. Essi, scesi a Roma in aiuto del papa
si abbandonarono a saccheggi molto violenti che spinsero la popolazione a ribellarsi. La popolazione
cacciò così anche Gregorio dalla città che muore a Salerno qualche tempo dopo.
In seguito Enrico V riuscì a raggiungere un accordo con il papa in carica: si trattò del Concordato di
Worms (23 settembre 1122) che stabilì come l’investitura religiosa dei vescovi dovesse essere riser-
vata al pontefice, tuttavia in Germania l’elezione poteva avvenire in presenza del sovrano che con-
ferì subito al vescovo anche gli eventuali benefici laici; fuori dalla Germania l’investitura dei vescovi
ebbe solo un carattere spirituale e la concessione dei benefici avvenne entro sei mesi dall’investi-
tura.
Si iniziò ad affermare così un maggiore potere del papa, eliminando l’acclamazione del popolo per
la scelta del papa e si creò una struttura sempre più monarchica della Chiesa.

L’autorevolezza della figura del papa era posta in discussione, spesso non erano visti
come figure autorevoli sia dal punto di vista politico che spirituale. lla base di questo sci-
sma (separazione), che si era progressivamente approfondito durante tutto il Medioevo,
stavano divergenze di carattere religioso e teologico: anzitutto la Chiesa bizantina non
riconosceva il primato del vescovo di Roma (il papa). La Chiesa bizantina dipendeva diret-
tamente dall’imperatore, che a Costantinopoli era anche la suprema autorità religiosa;
• a complicare le cose si aggiungeva la questione dell’espressione del Filioque nella formu-
lazione del Credo. Mentre gli occidentali sostenevano che lo Spirito Santo discendeva sia
dal Padre sia dal Figlio, i bizantini affermavano che discendeva unicamente dal Padre.
Fu proprio questa controversia a determinare lo scisma d’Oriente del 1054. Papa Leone IX inviò a
Costantinopoli alcuni legati pontifici con l’intenzione di risolvere la questione. Essi tuttavia giunsero
presso il patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario con in mano una bolla di scomunica nel caso
non avesse accettato le direttive papali.

La questione non venne chiarita e i due capi religiosi provvidero a scomunicarsi reciprocamente: era
il 1054. Da quel momento la Chiesa d’Oriente assunse il nome di ortodossa, volendo così lasciare
intendere la propria fedeltà alle definizioni dottrinali della Chiesa antica, mentre la Chiesa di Roma
si definì cattolica, cioè universale.

La riconciliazione è avvenuta nel 1965 e ha avuto come protagonisti papa Paolo VI e il patriarca ecu-
menico di Costantinopoli Atenagora.

A partire dal IX secolo i normanni (“uomini del nord”) provenienti dalla Scandinavia, chiamati spesso
anche vichinghi, cominciano a saccheggiare le coste dell'Europa settentrionale. Nel 911 si insediano
stabilmente sulle zone costiere del Nord della Francia, costringendo il re Carlo III il Semplice a con-
cedergli quella terra che da allora si chiama Normandia.
Qui questo popolo di guerrieri e abili navigatori si integra con i costumi locali subendo una profonda
trasformazione:

• convertendosi al cristianesimo,
• adottando il sistema feudale e facendo propri i valori cavallereschi.
Nei secoli successivi, questi normanni, oramai diversi rispetto ai loro antenati scandinavi, conti-
nuano a prendere il mare dalla Normandia verso nuove terre, seguendo principalmente due diret-
trici: verso nord in Inghilterra e nel Mediterraneo in Italia meridionale.
Nei primi anni del XI secolo, gruppi di cavalieri normanni cominciano a giungere nell'Italia meridio-
nale, come mercenari dei signori locali che erano in contrasto con il governo bizantino che control-
lava il Mezzogiorno. La concessione a Rainulfo Drengot del feudo di Aversa come ricompensa per i
servigi prestati, incentiva l'arrivo di altri normanni che, nel 1043, sotto la guida di Guglielmo d'Alta-
villa, ottengono anche il feudo di Melfi, strappato ai bizantini. in pochi anni, guidati da un altro
membro della famiglia degli Altavilla Roberto il Guiscardo, i normanni conquistano gran parte dell'I-
talia meridionale, ponendo fine al dominio secolare dei bizantini nella regione. Allarmato dalle ra-
pide conquiste normanne, papa Leone IX organizza una spedizione militare per arginarle, ma, nel
1053, viene sconfitto nella battaglia di Civitate in Puglia e viene costretto a intavolare una politica di
alleanza, che nel 1059 culmina, grazie alla sapiente regia diplomatica di Ildebrando da Soana, ne-
gli accordi di Melfi tra Roberto il Guiscardo, Riccardo I d'Aversa e il nuovo papa Niccolò II.
Tali accordi stabiliscono:

• Il riconoscimento papale della legittimità dei possedimenti normanni.


• Il conferimento del titolo di duca di Puglia, Calabria e Sicilia a Roberto il Guiscardo.
• La fedeltà e la formale sottomissione della famiglia Altavilla al papato.
• La concessione della città di Benevento al papato.

Ridurre la decisione del papato di sottoscrivere questo accordo a una conseguenza della sconfitta di
Civitate, sarebbe però un errore. Grazie all'alleanza con i normanni, infatti, la Chiesa si libera della
presenza dei bizantini, che dopo lo scisma d'Oriente del 1054 non sono più sottoposti alla sua auto-
rità spirituale; e al tempo stesso trova una sponda politica e militare nel conflitto contro l'impero
che stava prendendo corpo intorno alla questione della lotta alle investiture. Legittimati anche dal
titolo di conti di Puglia, Calabria e Sicilia, gli Altavilla eliminando gli ultimi residui di dominazione bi-
zantina dalla penisola, unificando sotto il loro governo tutto il territorio del mezzogiorno, e avviano
la conquista della Sicilia governata dagli arabi. Approfittando di alcune ribellioni dei signori locali
contro l'amministrazione araba, il fratello di Roberto il Guiscardo, Ruggero d'Altavilla sbarca in Sicilia
nel 1061 e in trent'anni riesce a cacciare i saraceni dall'isola.
Nel 1130 Ruggero II riunifica i territori normanni del meridione e quelli siciliani, assumendo il titolo
di Re di Sicilia e stabilendo la sua corte a Palermo. Pochi anni dopo nel 1137 conquista anche Na-
poli.
all’alba dell’XI sec. le mete più comuni dei pellegrini erano la Terra santa (Gerusalemme), Roma e
Santiago de Compostela, da considerarsi i più celebri santuari del Medioevo, ad essi si andò aggiun-
gendo una quantità di luoghi santi secondari o locali, spesso semplici stazioni minori nelle quali si
poteva compiere un rito particolare, venerare una speciale immagine o determinate reliquie. La
rete dei santuari divenne sempre più stretta: tra essi ricordiamo Mont Saint-Michel in Normandia,
Chartres in Francia, Colonia in Germania, Lucca e Loreto in Italia ecc… Una fitta rete di strade e di
installazioni punteggiava questo sistema di circolazione del Sacro.
Anche le spedizioni crociate furono viste e vissute dagli uomini del Medioevo anzitutto come
pellegrinaggi: esse impegnavano ricchi e poveri, sovrani e uomini di chiesa in lunghi ed estenuanti
viaggi durante i quali i “crucesignati” si incontravano e si conoscevano meglio, pur essendo di
provenienza e lingua assai diversi fra loro. Tra gli obiettivi del papato nel movimento di riforma
della chiesa, vi fu quello di risvegliare il fervore e la fede dei cristiani, per questo motivo i pontefici
favorirono e stimolarono la pratica dei pellegrinaggi, ossia viaggi individuali o collettivi compiuti
verso un luogo sacro per devozione o penitenza. Le principali mete di pellegrinaggi erano Roma,
sede delle tombe degli apostoli Pietro e Paolo e Gerusalemme, dove sorgeva il Santo Sepolcro di
Cristo, a queste si aggiunse Santiago de Campostela, nella Spagna nord-Occidentale, dove si
riteneva di aver rinvenuto la tomba di san Giacomo.

Per la stessa ragione, quando i regni cristiani che erano sorti nelle regioni settentrionali della
Spagna avviarono la reconquista del califfato di Cordoba, papa Alessandro II emanò una bolla che
prometteva l’indulgenza, cioè la remissione della pena dei peccati a chi avesse contributo
all’espansione della cristianità partecipando alla lotta contro gli infedeli. La chiesa fornì una piena
legittimazione delle armi per la difesa e la diffusione della fede cristiana: una guerra poteva essere
giusta se combattuta nell’interesse della cristianità.
Lo scontro tra i mondi cristiano e musulmano iniziato in spagna era destinato inevitabilmente ad
estendersi anche all’Oriente. Furono questi i presupposti che diedero inizio alle crociate, le
spedizioni militari compiute dall’Occidente cristiano cristiano per strappare agli arabi il controllo del
Mediterraneo Orientale.
Varie furono le motivazioni di queste imprese, animate non soltanto dal fervore religioso e dalla
volontà di proteggere i pellegrini, ma anche da scopi economici e politici. Dal punto di vista della
Chiesa, le crociate rispondevano al desiderio di espandere la cristianità verso Oriente.
Interessi assai terreni indussero la nobiltà europea ad aderire alle spedizioni in Terra Santa, dove vi
erano terre, città e porti da conquistare.
L’idea delle crociate in Terra Santa prese forma quando la pressione dei turchi, un popolo di razza
mongola convertitosi all’Islam, che avevano conquistato l’intera Asia Minore, si fece così intensa da
minacciare Costantinopoli. I turchi si mostrarono più intolleranti nei confronti dei pellegrini cristiani.
Alle violenze sui pellegrini i Turchi sommarono il pagamento di un dazio che rese impossibile
l’accesso ai meno facoltosi.
Fu papa urbano II, nel concilio di Clermont, a bandire ufficialmente la crociata, invitando tutti i
cristiani di vocazione militare e non solo a partire in pellegrinaggio armato per Gerusalemme,
rinvestiti con l’insegna della croce. Mossi dalle esortazioni del pontefice, gruppi eterogenei
composti da uomini, donne e persino bambini (crociata dei pezzenti) si misero spontaneamente in
marcia verso la Palestina nel 1096, ma non vi giunsero mai, perchè la maggior parte di loro fu
sterminata lungo il percorso dai Turchi.
Nell’estate del 1096 prese il via la prima crociata, guidata dal duca Goffredo di Buglione. Grazie
all’aiuto fornito dall’imperatore bizantino Alessio Comneno, dopo aver sconfitto i turchi, i crociati
riuscirono riuscirono a conquistare Gerusalemme.
La debolezza degli Stati crociati divenne evidente, quando una poderosa controffensiva musulmana
determinò la caduta della città siriana di Edessa e costrinse i crociati a cedere ai turchi ampie
porzioni dei territori conquistati, tanto che divenne necessario bandire una seconda crociata,
questa fallì miseramente in seguito a una pesante sconfitta subita dai cristiani a Damasco.
A causa della crescente conflittualità tra gli Stati crociati, i musulmani guidati dal sultano
d’Egitto Saladino, travolsero ogni resistenza e nel 1187 riconquistarono Gerusalemme. L’evento
suscitò un’ondata di sgomento in Occidente e nonostante il sultano avesse consentito ai pellegrini il
libero accesso ai luoghi sacri e ai mercanti europei la possibilità di continuare nei loro commerci, i
più importanti sovrani dell’Epoca, organizzarono una terza crociata, che portò soltanto alla
riconquista di una sottile fascia costiera e dell’isola di Cipro.
Altre 5 spedizioni militari oltremare furono compiute, ma il loro scopo si discostò progressivamente
dall’originaria volontà di liberare il Santo Sepolcro, emerse invece il desiderio di ricondurre alla
cristianità occidentale tutti i territori che le erano appartenuti.
Obiettivo della quarta crociata fu l’impero bizantino, che si era allontanato dalla Chiesa romana
dopo lo scisma del 1054.
Si svolse poi la quinta crociata, contro l’Egitto, che però non ebbe risultati concreti: fu più fortunata
la sesta crociata, che riuscì provvisoriamente a riottenere Gerusalemme grazie a un accordo
stipulato col sultano d’Egitto al-Kamil.
Infine ebbero luogo due campagne militari condotte dal re di Francia Luigi IX, contro l’Egitto e la
Tunisia: in entrambi i casi le armate occidentali furono sconfitte. Da quel momento l’avanzata
musulmana non trovò più ostacoli, e nel 1291 l’intera Terra Santa fu definitivamente assoggettata
all’islam. L’eresia è una dottrina che si oppone all’ortodossia cioè alla retta e vera dottrina rivelata
da Dio e annunciata dalla Chiesa cattolica.
Nei secoli XII e XIII erano sorti molti movimenti pauperistici, per la maggior parte laici: catari, val-
desi, poveri di Lione, umiliati, apostolici, beghine, mendicanti e altri.
Tutti questi movimenti, a cui partecipavano anche numerose donne, erano cittadini, usavano il vol-
gare nelle loro predicazioni e utilizzavano la Bibbia per promuovere un ritorno all’ideale della Chiesa
povera e umile delle origini.
In un primo momento le istituzioni ecclesiastiche cercarono di integrarli riconoscendo alcuni movi-
menti, come i francescani, ma poi li perseguitarono attraverso l’Inquisizione e scatenando vere e
proprie crociate, in particolare contro i catari e gli apostolici.
Nell’ordine francescano vennero a crearsi due fazioni sulla questione della povertà: gli zelanti, un
gruppo di eremiti fedeli al Santo in modo rigoroso, e i conventuali, che interpretavano la Regola e il
Testamento di Francesco in modo meno rigido. Il generale dell’Ordine San Bonaventura riuscì a tro-
vare un equilibrio, accogliendo la necessità della proprietà di beni, ma pretendendo un ‘uso povero’
di essi.
Nel 1283 però l’ordine si divise in due tronconi: gli spirituali e i conventuali. La crisi arrivò al culmine
nel Capitolo generale di Perugia, nel 1322, dove venne dichiarata la tesi della povertà assoluta, con-
dannata come eretica da papa Giovanni XXII.
l movimento di persecuzione dei singoli individui che facevano parte di organizzazioni che venivano
considerate eretiche dalla chiesa, nacque dalla prima metà del 200, per iniziativa di Innocenzo III, e
intorno al 1228, venne istituito il tribunale dell'inquisizione, dove venivano interrogati gli eretici, e
in seguito anche condannati. Il tribunale dell'inquisizione nasce come un impulso di un’idea di
Innocenzo III, e rappresenta una delle vicende più tragiche della storia della Chiesa, perché era un
processo che privava l’interrogato di ogni diritto umano. Per essere accusati bastava
semplicemente un sospetto, oppure una semplice denuncia, e poi non si verificava realmente la
colpevolezza dell’imputato, il processo in ogni caso si concludeva con la conferma del sospetto,
quindi, serviva solo per vedere se l’imputato confessava la colpa, oppure no. Se la confessava,
poteva essere perdonato tramite delle penitenze, in caso contrario, rimaneva colpevole. Per far
confessare si usava la tortura, che serviva anche per far confessare il sospettato di cose di cui non
era colpevole, e quindi egli si assumeva la responsabilità di ogni colpa, di ogni accusa, con il solo
desiderio che la tortura finisse il prima possibile. Se l’imputato si fosse rifiutato di ammettere le
proprie colpe, ci sarebbe stato anche la pena di morte, tramite il rogo, perché la Chiesa non può
usare la violenza, non può ricorrere a delle punizioni corporali. Si tratta però di una chiara
contraddizione: la Chiesa è l’unica che può emettere una sentenza di morte ma non la esegue lei,
perché Cristo ha indicato l’amore per i nemici.
Nel Medioevo, lo Stato pontificio occupava una buona parte dell’ Italia centrale ed era una
monarchia di tipo teocratico, cioè la forma di governo era esercitata da coloro il cui potere si
considerava derivato direttamente da Dio e fra questi, il primo di tutti era il papa. Il Papa aveva sui
credenti il potere temporale, spirituale e amministrativo.
Tra l’ XI e il XIII secolo, il Papa promosse le crociate contro i Musulmani per liberare la Terra Santa,
ma agli interessi religiosi si unirono anche interessi politici ed economici. Eccetto la 1.a crociata,
tutte le altre saranno un fallimento.
Nel corso dei secoli i rapporti fra Papa ed Imperatore sono sempre stati conflittuali e il conflitto fra
le due autorità hanno caratterizzato tutto il Medioevo; infatti,
1) con il Dictatus papae Gregorio VII afferma la superiorità del potere spirituale su quello temporale
e quindi del Papa sull’ Imperatore, contro il quale può essere lanciata la scomunica
2) il Papato interviene nella lotta fra Comuni e l’ Imperatore mettendosi a capo del partito dei Guelfi
contro i Ghibellini
3) quando il potere dell’ Imperatore entra in crisi, il nemico della Chiesa diventa il re di Francia
Filippo il Bello che obbliga il papa a trasferire la sede a Avignone (cattività avignonese) per circa 70
anni
Queste critiche causano alcuni movimenti nel popolo all’interno delle città:
1) una mentalità laica, il cui obiettivo e quello di commerciare ed arricchirsi, senza dipendere da
una religione
2) alcuni movimenti pauperistici (dal latino pauper = povero) che contestano l’autorità della Chiesa
e chiedono che essa ritorni all’umiltà e alla povertà delle origini
3) alcuni movimenti eretici (valdesi, patarini, dolcinesi e càtari o albigesi). L’eresia che si oppone alla
chiesa in modo più radicale è quella dei Càtari che saranno sterminati con violenza da papa
Innocenzo III nella crociata contro gli Albigesi. Lo sterminio dei Càtari comporterà la sottomissione
della Francia meridionale all’autorità del re di Francia.
In questo clima, sorgono due nuovi ordini monastici chiamati mendicanti: l’ordine domenicano e
l’ordine francescano
• l’ordine domenicano viene fondato dallo spagnolo Domenico di Guzmán e sono chiamati anche
frati predicatori. Il più grande rappresentante di questo ordine è S. Tommaso di Aquino un grande
filoso e teologo (= studioso di Dio). Dell’Ordine domenicano la Chiesa si serviva soprattutto per
combattere le eresie.
• l’ordine francescano viene fondato da S. Francesco: i monaci che appartengono a questo ordine
praticano la carità, la povertà e l’umiltà e la loro vita prende come esempio quella di Gesù Cristo.
Tra l’XI e il XIII secolo, la Chiesa viene criticata per l’eccessivo lusso e le ambizioni troppo terrene e
poco spirituali del clero. Intorno all’anno 1000 si formarono nuovi centri urbani e rinacquero quelli
esistenti. All’interno delle città convivevano uomini di condizioni sociali diverse. Molte città si
svilupparono come organismi autonomi ponendo sotto il loro controllo le campagne circostanti.
Queste città resero il nome di comuni e consistevano in vere e proprie città stato con legge e
magistrature proprie nonostante il territorio fosse soggetto a organismi più vasti, come i feudi. Gli
abitanti, gli aristocratici primi tra tutti, di queste città iniziarono a consorziarsi per difendere i
proprio diritti nei confronti delle istituzioni feudali. Spesso la Chiesa, che aveva acquisito un potere
politico, governava la città attraverso un vescovo che venne affiancato in seguito da un parlamento.
I comuni iniziarono a sorgere in varie parti d’Europa tra la metà del XI secolo e l’inizio del XII, in
modo disomogeneo perché dipendente dalle condizioni locali. Il vero laboratorio fu l’Italia centro
settentrionale (la quale era popolata da piccole patrie, a differenza dell’Italia meridionale dove c’era
un potere centralizzato dei Normanni), ma si diffuse preso anche in Francia meridionale e in alcune
regioni della Germania. I comuni si svilupparono principalmente in Italia perché li esistevano antiche
radici urbane risalenti ai Romani. Il comune si fonda su principi opposti a quelli del feudalesimo. Il
mondo feudale fu agricolo, militare e verticale mentre i comuni cittadini, mercantili e orizzontali
perché prevedevano la partecipazione di tutta la popolazione, o quasi. In Europa il comune non
sostituì il feudalesimo ma entrambi erano sviluppati contemporaneamente. La prima forma di
governo fu quella consolare: il potere era affidato per 1 anno a consoli (da 2 a 20), provenienti
dapprima dalla nobiltà e in seguito anche da ticchi artigiani e mercanti, i quali avevano potere
esecutivi. In seguito a contrasti tra nobili e ricchi mercanti per la conquista del potere consolare, il
governo venne affidato al podestà, un magistrato forestiero considerato al di sopra delle parti.
Questa fase fu contraddistinta da dure lotte sociali.
Situazione Italia Meridionale: nel secolo XII si affermò il regno dei normanni nell’Italia meridionale. Il
sovrano più forte fu Ruggero II.
Federico barbarossa e i comuni: la formazione dei comuni nel nord Italia dipese dalla debolezza
dell’Impero. Esso era conteso tra i ghibellini (duchi di Svevia) e i guelfi (duchi di Baviera). Nel 1152
salì al trono Federico I detto Barbarossa, che impose la sua fortissima personalità. Presto si profilò
un contrasto tra imperatore, il quale voleva scende in Italia per restaurarla, e i comuni. Barbarossa
scese in Italia nel 1154 ristabilendo l’autorità del Papa a Roma, nella quale i cittadini guidati da Ar-
naldo Da Brescia avevano proclamato l’autonomia del comune di Roma. Ben presto i rapporti tra
papato e imperatore si guastarono di nuovo dato che il papa nel 1156 stipulò un alleanza con i Nor-
manni, la quale poteva danneggiare l’impero. Barbarossa ridiscese in Italia nel 1158: sottomise
prima i comuni del nord Italia con le armi (in particolare Milano), e poi rivendicò a sé il pieno eserci-
zio dei diritti che gi spettavano come sovrano, togliendoli ai comuni e negando ogni riconoscimento
legale per essi. Il papa Alessandro III non poteva però accettare un ritorno del potere imperiale così
forte, così strinse un’alleanza con i comuni. Barbarossa allora esiliò il papa. Nel 1167 numerose città
venete e lombarde si collegarono costituendo la Lega lombarda; esse si garantirono reciproco aiuto
militare e si impegnarono a ricostruire Milano. Seguì lo scontro decisivo tra impero e comuni della
Lega. Nel 1174 Federico scese di nuovo in Italia con la speranza di cogliere una vittoria decisiva, ma
in una battaglia campale contro la Lega nel 1176, fu sconfitto e sfuggì miracolosamente alla cattura.
Dopo alcuni anni di tregua fu stipulata la pace di Costanza (1183) con la quale i comuni potevano
eleggere i proprio magistrati, erigere costruzioni ma dovevano giurare fedeltà all’imperatore.
Le repubbliche marinare: attorno alla metà del X sec. i bizantini riconquistarono il mediterraneo
scacciando gli arabi. Questo favorì lo sviluppo economico delle città costiere italiane che divennero
il ponte tra l’Europa e l’Oriente. Le città che maggiormente dovettero la loro fortuna ai rapporti
commerciali furono Pisa Genova Venezia e Amalfi. Amalfi era rimasta, al momento dell’invasione
longobarda, sotto il controllo bizantino ma a partire dal IX secolo si era svincolata e aveva iniziato a
stringere importanti rapporti commerciali con i musulmani. Amalfi diede un contributo alla naviga-
zione adottando la bussola e la stesura delle Tavole amalfitane, il primo codice che regola il diritto
di navigazione. Amalfi declinò rapidamente quando i normanni estesero il loro regno nel corso del
XI secolo e ricevettero il colpo di grazia da Pisa. Così nel 1135 Amalfi perse il ruolo di tramite tra Oc-
cidente e Oriente. Pisa si oppose, al contrario di Amalfi, alle flotte musulmane; all’inizio del XI sec.
pose le sue basi in Corsica e nella parte settentrionale della Sardegna, e con l’aiuto di Genova scon-
fisse gli arabi in una battaglia navale a Bona, in Algeria. Nel 1062, alleandosi con i normanni, Pisa
conseguì un’altra vittoria sui musulmani, a Palermo, ponendo nel 1113 sotto il proprio controllo le
isole Balneari, ultima roccaforte araba. Genova era di origine preromana. A causa della po-
vertà agraria dell’entroterra i genovesi trasformarono la loro economia da agricola a mercantile. I
buoni rapporti con Pisa si guastarono presto quando vennero a contrasto per la spartizione della
Sardegna e in seguito per motivi commerciali. Così nel XIII secolo le due repubbliche si affrontarono,
e la vittoria toccò a Genova che sconfisse Pisa nel 1284, a Livorno. I genovesi, approfittando del de-
clino dei bizantini, ebbero modo di consolidare il loro potere raggiungendo il loro apice tra la fine
del secolo XIII e la prima parte del XIV. Venezia risale alle invasioni barbariche degli unni che co-
strinse le popolazioni della terraferma a rifugiarsi nella laguna. Venezia era di fatto sotto l’autorità
bizantina, ma essa era poco più che nominale, cosicché i veneziani costituirono un’entità politica
indipendente. I buoni rapporti tra Bisanzio e Venezia furono alla base della ricchezza della città. Nel
secolo IX Venezia controllava gli sbocchi fluviali della pianura padana e i traffici commerciali che si
svolgevano nelle regioni interne. Inoltre esercitava il monopolio del sale. Venezia divenne una
grande potenza quando l’imperatore Alessio Comneno nel 1082, assalito dai normanni e non
avendo una flotta per difendersi, chiese il soccorso della potente flotta veneziana in cambio di ampi
privilegi commerciali grazie ai quali la città conquistò il monopolio del commercio di seta olio spezie
e profumi. A Venezia il potere era nelle mani dell’aristocrazia cittadina, formata da armatori e mer-
canti. Questi, riuniti un un’assemblea chiamata “Maggior Consiglio”, formavano l’organo principale,
eleggendo il doge (duca) e le altre magistrature. In seguito il Maggio Consiglio fu riservato alle fami-
glie che avevano già dato magistrati alla città. Nel 1204 Venezia divenne ancora più forte: fornendo
ai crociati le flotte per raggiungere la Palestina, Venezia in cambio riebbe Zara, che si era resa indi-
pendente da Venezia.
La rinascita della cultura: durante l’Alto Medioevo la cultura era organizzata per rispondere alle esi-
genze religiose, infatti, gli unici centri di cultura erano i monasteri. A partire dal XI secolo invece ap-
parvero nuovi edifici pubblici e scuole che diedero nuove disponibilità culturali. Nacquero così le
università che erano corporazioni dove gli universitari godevano di privilegi corporativi come il di-
ritto di sciopero e l’autonomia giuridica. Le facoltà universitarie erano quattro: le arti, la medicina e
il diritto, considerate facoltà economicamente vantaggiose e la teologia.
Se i comuni potevano consolidarsi nell’Italia settentrionale, ciò dipese anche dalla debolezza
dell’Impero, in preda alla lotta per le investiture contro il papato e ai contrasti che dividevano i
grandi feudatari tedeschi ai quali, nel 1152 diventa re di Germania Federico I° della casata
Ghibellina, detto il Barbarossa. L’Impero con lui trovò nuovamente alla sua guida una personalità
fortissima. Egli si trovò subito a dover ristabilire la propria autorità sull’Italia dove, nella parte
settentrionale, si erano sviluppati i comuni. Qui molti diritti del sovrano erano passati nelle mani del
comune (ad esempio, imporre tasse, coniare monete, promulgare leggi) ed era perciò inevitabile un
conflitto tra impero e comuni. Il Barbarossa non tardò a scendere in Italia, dove si presentò come
sovrano legittimo venuto a restaurare pace e giustizia. Inizialmente sostenitore del Papa, Federico
I°, venne a patti con i normanni dell’Italia meridionale, poiché essi erano nemici troppo impegnativi
per lui, mentre decise di reprimere l’autonomia dei comuni dell’Italia settentrionale.
Dopo aver sottomesso con le armi alcuni comuni, e in particolare Milano, Federico convocò una
Dieta (ossia una riunione) di principi, di vescovi, di Germania e d’Italia e di ambasciatori dei
quattordici comuni, nella quale rivendicò per sé e per l’impero il pieno esercizio dei diritti che gli
spettavano in quanto sovrano. Ai comuni fu negata qualsiasi forma di riconoscimento legale.
Le pretese di Federico trovarono opposizione da parte di Papa Alessandro III che non poteva
accettare la restaurazione di un potere imperiale tanto invadente.
Fu quindi inevitabile che papato e comuni stringessero un’alleanza.
Tra Papa e imperatore iniziò una lotta senza esclusioni di colpi. Alla fine l’imperatore uscì vincente,
ma la vittoria fu di breve durata: pochi anni dopo, alcune città diedero vita alla Lega Lombarda, cioè
un’alleanza tra le città lombarde. Nell’abbazia di Pontida, presso Bergamo, esse giurarono di essere
fedeli la une alle altre e di difendersi dagli attacchi dell’imperatore (1167). La Lega Lombarda era
sostenuta dal Papa, nemico dell’imperatore. Il Barbarossa mosse contro di lui e prese Roma: il Papa
fu costretto a scappare ed anche l’imperatore fu così costretto a tornare in Germania perché i
suoi soldati morivano colpiti da una grave epidemia. Tornati nuovamente in Italia lo scontro
definitivo avvenne nella Battaglia di Legnano in cui l’esercito della Lega, stretto intorno al corroccio
(il carro sul quale si trovava il gonfalone dell’esercito), sbagliò l’esercito imperiale.
L’imperatore avviò una trattativa con il Papa e stipulò con i comuni una tregua che si concluse con il
trattato di pace firmato a Costanza nel 1183. Con la pace di Costanza, i comuni si impegnavano a
giurare fedeltà all’imperatore il quale da parte sua concedeva loro di continuare a esercitare la
regalia, cioè alcuni diritti spettanti al sovrano. In realtà l’imperatore concedeva quanto richiesto dai
comuni non perché era generoso, ma perché era stato sconfitto.
L’imperatore estende il suo dominio nell’Italia meridionale
Conclusa la lotta con i comuni il Barbarossa riuscì a far entrare l’Italia meridionale tra i domini della
corona, concordando il matrimonio tra suo figlio Enrico e Costanza D’Altavilla, erede del re nor-
manno di Sicilia. Fu un'esperienza efficace per non ricorrere alle armi.
Il matrimonio, infatti, era uno dei modi più frequenti per stipulare alleanze, acquisire matrimoni o
addirittura stati.
L’Impero era conteso fra i duchi di Svevia, detti Ghibellini e i duchi di Baviera detti Guelfi. I primi
sostenevano l’imperatore e i secondi il Papa. Nel 1152 diventa re di Germania Federico I° della
casata Ghibellina, detto il Barbarossa. L’Impero con lui trovò nuovamente alla sua guida una
personalità fortissima. Egli si trovò subito a dover ristabilire la propria autorità sull’Italia dove, nella
parte settentrionale, si erano sviluppati i comuni. Qui molti diritti del sovrano erano passati nelle
mani del comune (ad esempio, imporre tasse, coniare monete, promulgare leggi) ed era perciò
inevitabile un conflitto tra impero e comuni. Il Barbarossa non tardò a scendere in Italia, dove si
presentò come sovrano legittimo venuto a restaurare pace e giustizia. Inizialmente sostenitore del
Papa, Federico I°, venne a patti con i normanni dell’Italia meridionale, poiché essi erano nemici
troppo impegnativi per lui, mentre decise di reprimere l’autonomia dei comuni dell’Italia
settentrionale.
Dopo aver sottomesso con le armi alcuni comuni, e in particolare Milano, Federico convocò una
Dieta (ossia una riunione) di principi, di vescovi, di Germania e d’Italia e di ambasciatori dei
quattordici comuni, nella quale rivendicò per sé e per l’impero il pieno esercizio dei diritti che gli
spettavano in quanto sovrano. Ai comuni fu negata qualsiasi forma di riconoscimento legale.
Le pretese di Federico trovarono opposizione da parte di Papa Alessandro III che non poteva
accettare la restaurazione di un potere imperiale tanto invadente.
Fu quindi inevitabile che papato e comuni stringessero un’alleanza.
Tra Papa e imperatore iniziò una lotta senza esclusioni di colpi. Alla fine l’imperatore uscì vincente,
ma la vittoria fu di breve durata: pochi anni dopo, alcune città diedero vita alla Lega Lombarda, cioè
un’alleanza tra le città lombarde. Nell’abbazia di Pontida, presso Bergamo, esse giurarono di essere
fedeli la une alle altre e di difendersi dagli attacchi dell’imperatore (1167). La Lega Lombarda era
sostenuta dal Papa, nemico dell’imperatore. Il Barbarossa mosse contro di lui e prese Roma: il Papa
fu costretto a scappare ed anche l’imperatore fu così costretto a tornare in Germania perché i
suoi soldati morivano colpiti da una grave epidemia. Tornati nuovamente in Italia lo scontro
definitivo avvenne nella Battaglia di Legnano in cui l’esercito della Lega, stretto intorno al corroccio
(il carro sul quale si trovava il gonfalone dell’esercito), sbagliò l’esercito imperiale.
L’imperatore avviò una trattativa con il Papa e stipulò con i comuni una tregua che si concluse con il
trattato di pace firmato a Costanza nel 1183. Con la pace di Costanza, i comuni si impegnavano a
giurare fedeltà all’imperatore il quale da parte sua concedeva loro di continuare a esercitare la
regalia, cioè alcuni diritti spettanti al sovrano. In realtà l’imperatore concedeva quanto richiesto dai
comuni non perché era generoso, ma perché era stato sconfitto.
L’imperatore estende il suo dominio nell’Italia meridionale
Conclusa la lotta con i comuni il Barbarossa riuscì a far entrare l’Italia meridionale tra i domini della
corona, concordando il matrimonio tra suo figlio Enrico e Costanza D’Altavilla, erede del re nor-
manno di Sicilia. Fu un'esperienza efficace per non ricorrere alle armi.
Il matrimonio, infatti, era uno dei modi più frequenti per stipulare alleanze, acquisire matrimoni o
addirittura stati.
Successivamente il Barbarossa partì per la Terra Santa alla guida di un esercito di crociati.
Per controbilanciare la perdita di autorità dovuta all'accrescimento dei poteri dei feudatari, i re
iniziarono a darsi poteri magici di guarigione, e vennero chiamati re Taumaturghi. I sovrani europei,
iniziarono a considerare il rito dell'unzione papale come una sorta di santificazione, mentre i re
francesi si attribuirono poteri di guarigione (Il mito del tocco), per dimostrare come Dio operava
attraverso il corpo del sovrano. Inoltre, se il potere del sovrano discendeva da quello divino voleva
dire solo una cosa: il papa era superiore all'imperatore.
Nel 962, viene emanati il Privilegium Ocutonis, da Ottone I di Sassonia che non solo affermava che il
papa non poteva essere eletto senza il consenso dell'Imperatore del Sacro Romano Impero, ma
doveva anche giurargli fedeltà.
I sovrani quindi iniziarono così ad aumentare le loro pretese, fino a quando corruzione e interesse
personale non iniziarono a dilagare nella chiesa.
Per questo motivo si necessitava di un cambiamento.
Nel 910 a Cluny venne fondato un monastero in cui si seguiva a pieno la regola Benedettina. Questo
monastero, inoltre, venne sottomesso al papa per evitare che i nobili potessero esercitarci su i
propri interessi.
Da Cluny proveniva un monaco, Idebrando Di Soana, che riteneva intollerabile il Privilegium, e fu lui
stesso a suggerire a papa Niccolò III di convocare un concilio nel 1059. Da questo concilio il Privile-
gium venne dichiarato decaduto e sostituito da una legge che stabiliva i cardinali come elettori del
papa.
Nel 1073 fù lo stesso Idebrando a diventare papa con il nome di Gregorio VII, chiarendo nel 1075 il
Dictatus Papae, documento contenente 27 prorogativa, tra le quali una che sanciva che il papa era
libero di ristabilire o deporre qualsiasi imperatore in qualsiasi momento.
Il nuovo imperatore non reagì benissimo. Enrico IV reagì infatti convocando un concilio nel 1076 a
Worms, e successivamente inviò una lettera al papa nel quale lo malediceva. Di conseguenza Gre-
gorio VII lo scomunicò e si recò presso Canossa dove era ospite. Enrico IV, vedendo il suo regno an-
dare in frantumi, decise di raggiungerlo per chiedere perdono, ma dovette rimanere inginocchiato
nella neve per tre giorni prima di raggiungere il suo obbiettivo.
Enrico IV era quindi ritornato ad essere l'imperatore del Sacro Romano Impero.
Era comunque lecito dubitare che non fosse del tutto pentito. Infatti, dopo poco convocò un conci-
lio a Bressone dove Gregorio VII fù dichiarato deposto.
Al papa non restò altro da fare che rifugiarsi presso la corte normanna a Salerno.
Federico II di Svevia fu incoronato Imperatore nel 1220 da Onorio III e dovette prendere le redini di
un vastissimo impero che comprendeva la Germania, il regno d'Italia e la Sicilia.
Fin dall'inizio cercò di centralizzare il potere della corona e di sancire la sua supremazia,
imponendola al clero e ai poteri locali, che acquisivano sempre più potere e prestigio.
Il Papa si sentì subito minacciato da questo nuovo Imperatore, e si rese conto di non avere
abbastanza imponenza neanche dal punto di vista geografico, essendo schiacciato dall'Italia
meridionale e dal nord. I l Papa a questo punto, decise di bandire una nuova crociata, che però
iniziò molto tardi a causa della profonda ammirazione che Federico II nutriva nei confronti della
civiltà araba. Stanco del rimandare la Crociata da parte di Federico, Gregorio IX lo costringerà a
partire solo attraverso la scomunica.
Ebbe inizio quindi la sesta crociata, nel 1029, combattuta non con la spada ma con la parola. Infatti,
Federico II, dopo aver visto che l'utilizzo della violenza prima di lui non aveva portato a nulla di
concreto, decise di combattere la crociata con la trattativa. Contrattò con il sultano d'Egitto affinché
non ostacolasse il passaggio dei pellegrini cristiani.
Questo modo di combattere ne dimostrò la sua grandissima [s]diplomazia[/s] in campo economico
e politico. Divenne Re di Gerusalemme che, finalmente, diventò una terra aperta ai cristiani.
L'unico a lamentarsi di Federico e della sua conquista fu il Papa che, in un primo momento lanciò il
suo esercito contro il Regno di Sicilia, ma poi si vide costretto a ritirare la scomunica e ad accettare
di firmare la Pace di San Germano: pace stipulata dall'Imperatore che sanciva di fatto il suo potere.
Affrontato quindi il Papa, Federico II si dedicò completamente alla costruzione dell'Impero. Nel
1231 pubblicò il Liber Augustalis per riorganizzare il regno delle due Sicilie. Conosciute anche come
Costituzioni Melfitane, furono la più grande opera legislativa del Medioevo, che rimase in vigore
fino all'avvento di Napoleone in Italia. Federico, dunque, era riuscito finalmente a sancire la sua
autorità sui baroni, sui comuni, e sulla Chiesa, rivendicando il potere della corona su ogni altro tipo
di autonomia locale.
Suddivise il regno in circoscrizioni e, a capo di ognuno di essi, mise dei funzionari stipendiati. Inoltre,
affinché i funzionari che lavoravano per lui fossero degnamente preparati, istituì dei vari nuclei
culturali per i quali ancora oggi è ammirato. Fondò la prima Università Giuridica del meridione, a
Napoli. A Salerno decise di fondare la Scuola di Medicina, prima scuola che ricominciò a praticare il
sezionamento dei cadaveri, pratica considerata un'eresia dalla Chiesa, e a Palermo, fondò la Scuola
Siciliana di Letteratura, la prima in Italia.
Con la sua politica, anche culturale, Federico II avviò degli svecchiamenti dell'Impero, anche se
vacillò in alcune scelte e fece degli errori che costarono soprattutto alla popolazione.
Sottopose qualsiasi attività del regno a pesanti tasse, che potevano essere ordinarie o straordinarie,
e a risentirne maggiormente fu la classe più povera. In più, il limite del suo potere, oltre a quello
delle tasse, consistette nel non aver favorito il ruolo dell'economia cittadina e della classe
mercantile, che invece era il ceto che portava ricchezza nel territorio.
La sua velocità nell'intendere la rivoluzione e il cambiamento non gli permisero di mettere in luce
quella che fu la figura trainante del Medioevo: il mercante dell'impero.
In Germania nel XII secolo si era aperta un’aspra lotta per la successione al trono germanico, che
vedeva da un lato i duchi di svevia e dall’altro quelli di Baviera. A un accordo si giunse nel 1152 con
l’elezione di Federico I, detto Barbarossa. Nel 1154 Federico scese in Italia per ottenere la
consacrazione imperiale dal papa e per stabilire l’autorità dell’impero sul territorio. In Germania,
Federico era stato raggiunto dai rappresentanti del comune di Lodi, che avevano denunciato la
politica espansionistica della vicina Milano, il comune più potente e ricco d’Italia.
Nel meridione, esisteva ormai il regno normanno, di cui Federico non riconosceva la legittimità. Bar-
barossa contrastò le aspirazioni espansionistiche di Milano, distruggendo Tortona, sua alleata. Inol-
tre riuscì nel suo intento di riportare a Roma l’antico ordine: Federico ottenne l’incoronazione a im-
peratore.
Quando Federico scese per la seconda volta in Italia, nel 1158, era deciso a risolvere il problema dei
comuni, egli intendeva riaffermare nel regno italico l’autorità imperiale. Federico reclamava i pro-
venti dell’attività giudiziaria locale e tutte le tasse che avrebbero dovuto essere versate alle casse
imperiali. Nel 1158 l’imperatore convocò la Dieta di Roncaglia nella quale rivendicò i suoi diritti: in-
nanzitutto proibì ogni adunanza dichiarando di fatto illegale ogni aspetto dell’attività comunale.
Inoltre richiese con forza le regalie, cioè i diritti inalienabili dell’imperatore: essi comprendevano i
tributi percepiti sull’uso delle strade pubbliche, dei fiumi ecc…
Barbarossa aveva elaborato un programma politico rivoluzionario e potè farlo grazie alla collabora-
zione di alcuni giuristi formatisi nello Studium di Bologna. Furono i giuristi che riaffermarono il prin-
cipio secondo cui il potere pubblico è dell’imperatore. Alla concezione del sovrano fonte di tutti i
poteri, si aggiungeva la convinzione che egli avesse ricevuto il suo incarico direttamente da Dio.
Dopo la morte del re Federico I Barbarossa segue il figlio Enrico VI di Svevia, e poi ancora Federico
II di Svevia, che, a causa della sua tenera età, è affiancato dal Papa Innocenzo III.
Federico è incoronato re di Sicilia e imperatore del Sacro Romano Impero germanico, e stabilisce la
sua sede a Palermo. Nelle costituzioni di Melfi egli dà le sue disposizioni:
-demolizione dei castelli;
-divisione del territorio in circoscrizioni capeggiate da un funzionario;
-imposizione di tasse per l’esercito;
-istituzione dell’università Federico II di Napoli. Federico II volge l’attenzione ai Comuni e allo Stato
della Chiesa, contro cui vince nella battaglia di Cortenuova, ma, venendo poi successivamente scon-
fitto, non può realizzare il suo progetto.
La sua morte non pone fine alle lotte tra Comuni e si vanno a formare due fazioni: guelfi (fautori
del Papa) e ghibellini (fautori dell’imperatore). Lo scontro tra fazioni avviene nella battaglia di Mon-
taperti, che si conclude con la vittoria dei ghibellini e dell’imperatore Manfredi.
L’Italia meridionale, non coinvolta nel contesto comunale, subisce la dominazione di Svevi, Angioini
e Aragonesi.
Dopo la vittoria dei ghibellini il Papa scomunica Manfredi e incorona Carlo IV d’Angiò.
A Benevento c’è una battaglia tra Manfredi e Carlo IV dove Manfredi è sconfitto e ucciso.
Carlo IV deve insediarsi e pone la capitale da Palermo a Napoli. Carlo impone inoltre molte tasse e
l’uso del francese: ciò non è gradito dal popolo che, nella rivolta dei vespri siciliani, cacciano gli An-
gioini.
Uno scontro tra Aragonesi e Angioini si conclude con la pace di Caltabellotta: la Sicilia va agli Arago-
nesi e il regno di Napoli agli Angioini.
Durante il XIII secolo, la crisi di Impero e Papato si manifestò contemporaneamente alla crescita di
monarchie nazionali accentrate e con una politica assolutistica: è il caso di Stati come Spagna, In-
ghilterra e Francia. Diverso era la situazione in territori come l'Italia e la Germania, le quali continua-
vano a manifestare ancor segni di totale frammentazione non solo territoriale, ma anche egemo-
nica. L'affermazione delle monarchie nazionali avvenne mediante diverse cause:
- Il ridimensionamento del fronte nobiliare;
- L'affermazione di nuovi ceti, in primo luogo la borghesia;
- L'accentramento dell'amministrazione;
- L'ulteriore miglioramento del sistema fiscale;
- La creazione di eserciti militari permanenti;
- I cambiamenti linguistici dovuti all'affermazione di una propria lingua.
e monarchie ottennero il controllo esclusivo del diritto di battere moneta, poterono riscuotere im-
poste indirette (dazi doganali, tasse sui prodotti di prima necessità), introdussero anche forme d'im-
posizione fiscale. Vediamo i casi di Inghilterra, Francia e Spagna.
1)Inghilterra: essa divenne una grande monarchia a conclusione della guerra delle due Rose, che si
espresse come un conflitto che vide contrapposti il Parlamento e il re. La guerra fu scatenata dall'a-
spirazione delle dinastie York e Lancaster di salire al trono; non solo, un altro motivo fu di ordine
economico, dato dalla contrapposizione tra i nobili, che supportavano il Parlamento (erano speran-
zosi di ottenere più privilegi attraverso il controllo di quest'ultimo sulla Corona) e i borghesi, i quali
erano a favore del re. I vincitori, alla fine della guerra, furono i Lancaster, i quali decretarono l'a-
scesa al potere di Enrico VII, mediante il quale un'altra dinastia cominciò la sua egemonia in Inghil-
terra, i Tudor.
Enrico VII prese poi in moglie Elisabetta York e precluse il Parlamento di tante sue mansioni; tra i
suoi provvedimenti, da ricordare è la riforma amministrativa e la confisca di beni a favore della ven-
dita di questi ultimi alla piccola e media borghesia. Da questo momento l'Inghilterra stava comin-
ciando a formarsi come Stato e ad affermarsi come una delle potenze che avrebbero dominato la
scena sia dal punto di vista commerciale sia industriale. >Il suo successore fu Enrico VIII, il quale fu
protagonista della spaccatura con la Chiesa cattolica romana, istituendo una Chiesa di Stato nazio-
nale, la Chiesa Anglicana, decretandosi come suo capo. Importante fu la sottrazione della maggior
parte dei latifondi e dei redditi ecclesiastici, i quali passarono direttamente nelle mani del re, seguiti
dall'incasso di decime. Anni dopo, con Elisabetta I, l'Inghilterra cominciò a dare una spinta allo svi-
luppo capitalistico, basato sull'unificazione nazionale, con la conseguenza che essa si ritrovò poi a
combattere contro Olanda e Spagna per assicurarsi il totale controllo dei traffici commerciali e dei
mari; non a caso l'Inghilterra si affermò anche come una delle più potenti flotte marine.
2)Francia: essa si affermò come monarchia nazionale dopo la Guerra dei Cent'Anni, terminata nella
metà del XV secolo, con la sua vittoria a scapito dell'Inghilterra, la quale venne scacciata via dal ter-
ritorio. La guerra scoppiò in seguito alle rivendicazioni di successione da parte del re d'Inghilterra
Edoardo III (da ricordare il suo legame con la dinastia dei Capetingi), mediante una linea politica ma-
trimoniale, con la quale il re affermò di possedere territori in terra francese. Da ciò, la totale rottura
dell'alleanza con l'Inghilterra. In seguito alla sottomissione alla monarchia del Sud, dei ducati di Bor-
gogna e Bretagna, la Francia ambiva a padroneggiare in tutta l'Europa.
Ecco che da questo obiettivo, ne conseguì la guerra che portò la Francia al conflitto contro la dina-
stia degli Asburgo di Spagna, l'alleanza coi turchi e l'obiettivo di agire in Germania, cercando di risol-
vere il problema della frammentazione territoriale. Quando salì al potere Carlo VII, finalizzato a re-
primere la nobiltà, ripristinò l'alleanza della Corona col ceto borghese e, creato un esercito perma-
nente, parallelamente al miglioramento del sistema burocratico. La monarchia era capace di incas-
sare parecchie imposte senza dover avere necessariamente l'ok degli Stati Generali.
Con l'arrivo di Carlo VIII al trono, l'obiettivo si spostò sull'Italia. Nel 1494 egli tentò di arginare l'ege-
monia sulla penisola degli Asburgo, con i quali firmò nel 1559 la pace di Cateau-Cambrésis attra-
verso cui la Francia fece sì che il Sacro romano Impero venisse diviso. In seguito allo scoppio
della Riforma protestante, parte della popolazione francese aderì al calvinismo; i cambiamenti in
ambito religioso portarono a una serie di conflitti religiosi, esattamente otto, culminati con la re-
pressione di buona parte degli Ugonotti, ossia i calvinisti francesi e successivamente, con Enrico IV,
la garanzia per quanto riguardava la libertà di culto (nei confronti degli Ugonotti) e l'adesione allo
svolgimento di cariche pubbliche.

3)Spagna: proponeva quattro regni: Portogallo, Navarra, Aragona e Castiglia. La Spagna fu protago-
nista per il processo di Riconquista attraverso il quale scacciò via gli arabi dalla penisola iberica (l'ul-
timo dominio ad essere riconquistato fu Granada). Anche la Spagna fu protagonista di vicende avve-
nute nella penisola italica. In particolare l'Aragona, la quale mostrò grande interesse per il Mediter-
raneo e per l'Italia. La Sicilia fu il primo territorio della quale l'Aragona si impadronì, in seguito
la Sardegna e il Regno di Napoli. Il culmine dell'unificazione spagnola fu il matrimonio tra Ferdi-
nando d'Aragona e Isabella di Castiglia, malgrado quest'unificazione non fu per niente facile viste le
nette differenze fra i due regni.
La monarchia spagnola fu capace di reprimere l'anarchia feudale, ottenere il supporto del ceto bor-
ghese e avvalersi dell'Inquisizione (da ricordare che la Spagna era alleata della Chiesa) per repri-
mere tutti coloro che potevano risultare scomodi al cattolicesimo e gli oppositori politici. La Spagna
si rese poi protagonista, con il Portogallo, delle grandi conquiste coloniali in terra americana, posse-
dendo così tantissime colonie, mentre nel Continente europeo possedeva l'Italia meridionale e i
Paesi Bassi, le cui provincie del Nord si sottrassero dal dominio spagnolo e dove fu creato uno Stato
autonomo che prese il nome di Olanda.

Potrebbero piacerti anche