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“Ilcorsaronero”, giugno 2019 - Dir. Resp. Claudio Gallo - Iscrizione al Tribunale di Verona n. 1848 R.S. 2009 - Stampato da: Cierre Grafica, Via Ciro Ferrari, 5, 37066 Caselle di Sommacampagna (VR)
si legge di
pratt
salgari
stevenson
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a.l.lucas
mari
finnegan
hughes
Sommario
6 Una voce dalla foreste tropicali della Cina del 56 "Nell'oltranza della finzione"
Sud, al confine con il Laos e l’Indocina. Michele Mari narratore di sé stesso
Editoriale di Claudia Mizzotti
studi
del II arrondissement senza che i miei passi e i miei pensieri indugino nei luoghi mitici dove negli chiacchiericcio», e, con ruolo rovesciato, ci sono ancora io adulta, diventata madre a mia volta,
anni Trenta del secolo scorso si realizzarono incroci di persone e di idee, dove nacquero movimenti che non si sottrae al dovere di portare al parco i piccoli, eppure refrattaria a quelle estenuanti
culturali e si compirono destini; non posso più liberarmi dell’immagine di Stevenson che chiede in conversazioni in bilico fra orrore e inanità con le altre genitrici; e me ne rimango seduta su una
prestito i volumetti di “Urania” al giovane Michele Mari ‒ che per questo si sente «sfiorato dalla panchina, discosta, magari con la testa ostinatamente infilata in un libro, solo in apparenza
grazia»4 ‒ né rileggere L’isola del tesoro senza che fra le pagine del capolavoro si materializzino distratta, comunque ben disposta a riconoscere l’importanza di quella «santa tutela» garanti-
anche gli altri sette scrittori, che ne formano in realtà uno solo, immenso e capace di annullare ogni ta dalle più degne rappresentanti della categoria, così comprese nel loro ruolo sociale, civico.
distinzione fra vita e letteratura, di suscitare una «meraviglia morbosa»5 raccontando di mare e Dunque, ecco una dimostrazione minima di come i significati dei testi passano attraverso le sogget-
di avventura (per dovere di cronaca, «gli otto scrittori che erano lo stesso scrittore»6 sono ‒ oltre a tività dei lettori, disposti ad indugiare nei labirinti di parole tanto più quanto maggiore e intenso
Stevenson ‒ Conrad, Poe, Melville, London, Salgari, Defoe e Verne). è il grado di coinvolgimento e di identificazione. Ma a questo processo, almeno di fronte a un au-
Accostarsi agli oggetti letterari in modo non del tutto ingenuo significa accettare che diventino il tore tutt’altro che improvvisato e di un lettore minimamente avvertito e sensibile a certe categorie
frammento di un’autobiografia, di chi ha scritto, certamente, ma soprattutto della propria. Nel caso estetiche e letterarie, non sono estranee certe sirene. Per me la lingua e la struttura delle opere di
particolare dei prodotti della letteratura circostante, i giudizi di valore propri della critica militante, Mari costituiscono un richiamo irresistibile, senza che io riesca più a distinguere dove il piacere
votati al confronto, talvolta al conflitto delle interpretazioni, passano in secondo piano, perché in dell’intrattenimento finisca e cominci invece una presa di coscienza nel gioco di distanze e rispec-
primo luogo per il lettore, che partecipa del medesimo tempo dell’autore, contano l’emozione e chiamenti, spaesamenti e agnizioni che solo un testo ricco e complesso può offrire.
l’esperienza mediata, utile a scoprire nel testo contemporaneamente sé e l’altro da sé: nulla è più La cifra stilistica di Michele Mari è inconfondibile: c’è qualcosa di inattuale nella sua prosa im-
prontata ad un «manierismo onanista»9 che sarebbe limitante attribuire a una semplice influenza
1 • Michele Mari, Leggenda privata, Torino, Einaudi, 2017, p. 75.
2 • Mari, L’uomo che uccise Liberty Valance, in Tu, sanguinosa infanzia, Einaudi, Torino 2009 (c1997), p. 14. 7 • Confessa Mari in Filologia dell’anfibio di avere una «vocazione (leggi: disperata esigenza) di inventariare analiticamente
3 • Mari, Io venìa pien d’angoscia a rimirarti, Cavallo di ferro, Milano 2012 (c1990), p. 10. le cose della vita nella convinzione di potermene impossessare soltanto dopo averle “sapute”, cioè riflesse e mediate nella
4 • Mari, Le copertine di Urania, in Tu, sanguinosa infanzia, cit., p. 19. forma di un ordo enciclopedico-tolemaico che faccia tornare tutti i conti: tutti tutti».
5 • Mari, Otto scrittori, in Tu, sanguinosa infanzia, cit., p. 49. 8 • Mari, L’orrore dei giardinetti, in Tu, sanguinosa infanzia, cit., p. 40.
6 • Ivi, p. 47. 9 • Mari, Leggenda privata, cit., p. 17.
del plurilinguismo erudito di Gadda e Manganelli. Proprio lo «scarto anacronistico» rende Mari un ristico (Io venia pien d’angoscia a rimirarti e Filologia dell’anfibio), autofinzionale (Leggenda privata),
grande interprete della contemporaneità10: non adeguandosi alle pretese del suo tempo, è capace di formazione ‒ visionario e autobiografico (Verderame) oppure avventuroso e d’invenzione (Roderick
di instaurare con esso una singolare relazione, di aderirvi e di prenderne contemporaneamente Duddle) ‒, poliziesco e surreale (Tutto il ferro della torre Eiffel), polifonico e costruito come l’istruttoria
le distanze, di resistervi anche grazie alla sfasatura della lingua che produce un effetto straniante. di un improbabile processo (Rosso Floyd). In questo incompleto catalogo, così caleidoscopico e vario, si
D’altra parte, come scrive Giorgio Agamben, «la via d’accesso al presente ha necessariamente la nota tuttavia una nota comune: una premeditata fuga dalla realtà, anzi dal realismo d’urgenza, artifi-
forma di un’archeologia»11: «coloro che coincidono troppo pienamente con l’epoca, che combacia- ciale e deformante, che tanti cultori annovera nella letteratura dell’estremo contemporaneo. Mari è fin
no in ogni punto perfettamente con essa, non sono contemporanei perché, proprio per questo, non troppo consapevole che «realtà e letteratura non hanno lo stesso perimetro»20: «pezzi di vita istoriata
riescono a vederla, non possono tenere fisso lo sguardo su di essa»12. Sullo stile barocco di Mari e romanzata, biofictio iridescente-dorata e proprio per questo scabrosa, grumi di manierismo riassunto
molto è stato scritto; mi pare vada almeno sottolineato che il senso di una «eterna contemporaneità nel magma ed espulso, la solita dinamica che […] mi fa mentitore e infingardo: pensare invece che pro-
con il presente narrativo»13, anziché con il presente dell’autore, non è banalmente frutto di una ri- prio quando scrivo mi sento puro e trasparente come creatura novella, agnello tra le fauci del lupo»21.
cerca consapevole ed artificiosa, ma piuttosto un effetto, tutt’altro che collaterale, dell’infezione che Molti ritengono che il momento più alto della parabola creativa di Michele Mari sia ad oggi il ro-
lo scrittore ha contratto dalla consuetudine coi libri: «ragazzino, cominciai a trasferire particole di manzo Roderick Duddle, tra i vincitori della sesta edizione del Premio di Letteratura avventurosa
anima nei libri che leggevo, […] quando mi prendeva vaghezza di recuperare un po’ della mia anima Emilio Salgari: certamente è palpabile la sensazione di cogliere in flagrante, proprio «nell’oltranza
andavo a cercarmela là dove l’avevo nascosta, nei libri[…]: finché, presa l’abitudine di recuperarne della finzione», il Mari più vero22, più libero e più indulgente con sé stesso: come si evince dalla cor-
troppa, di roba, per far prima a nasconderla ho incominciato a sbatterla in gran quantità dentro nice narrativa – precisamente dalla prima riga del romanzo23 e dal capitolo conclusivo24 che precede
i libri che mi sono messo a scrivere io, appositamente»14, ammette nella Leggenda privata, una l’epilogo –, ma anche per diretta ammissione dell’autore nelle tante interviste, Roderick è il doppio
spericolata operazione di autofictiografia in cui siamo costretti ad apprezzare la dinamica dell’in- meglio riuscito di Michele, è la proiezione dei suoi desideri più profondi: l’eroe di carta vive tutte le
58 dagine «per via estetica» sui grumo-nodi irrisolti della biografia dell’autore di un «romanzo triste/ avventure partorite dalla potentissima immaginazione del suo artefice in carne e ossa, un uomo in fuga 59
angosciato e dunque caratterizzato da una certa quota di divertimento e virtuosismo»15. I lettori perenne dalla realtà, vittima di un senso di inadeguatezza che ha radici profonde nella sua infanzia
diventano così spettatori morbosi del contagio letterario e complici accondiscendenti di un’arte cui è ossessivamente rivolto, consapevole che «si decide tutto entro i primi sei/sette anni, dopo è solo
allusiva spontanea e raffinatissima, disposti a lasciarsi attirare quasi ipnotizzati nella rete del testo questione di aggiornamento»25. Roderick Duddle ha un ritmo narrativo vorticoso e contiene tutti gli
dalle invenzioni linguistiche e dalle citazioni più o meno esplicite disseminate a piene mani. ingredienti di un feuilleton d’altri tempi, ma allo stesso tempo è opera squisitamente metaletteraria; è
Sul piano delle categorie storiografiche Michele Mari è sfuggente, atipico: se i copiosi rimandi di cui affollato da una serie di personaggi grotteschi, patetici, inquietanti, improbabili nel solco della tradi-
studi
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sopra segnalano un’adesione alla poetica del postmoderno, così come postmoderna è l’idea che «ovun- zione ottocentesca e si svolge in luoghi già visti eppure sempre nuovi; costringe a inseguimenti este-
que tu ti volga, verso l’alto e verso il basso, trovi sempre il divino»16 a formare un’eclettica galleria, non nuanti a precipizio una pagina dopo l’altra e il misterioso narratore del romanzo maltratta o blandisce
mancano tuttavia nell’opera di Mari elementi che caratterizzano l’ipermodernità17 e che documenta- secondo il proprio capriccio il lettore disorientato, ma arreso alla forza dell’invenzione narrativa; lo
no una fase di transizione in cui l’ipermoderno non è antagonista e concorrente del postmoderno, ma apostrofa ironicamente all’inizio o alla fine di ogni breve capitolo e da lì traggo la citazione a chiudere
piuttosto suo esito, in una dimensione di continuità. D’altra parte Gianluigi Simonetti individua la queste note sparse di lettura: «Integerrimo lettore, condannerai tu quest’uomo per la ricchezza della
«tradizione letteraria come baricentro della cultura del romanzo»18, anche quando, con atteggiamento sua fantasia? Scaglierai la prima pietra della riprovazione?»26. Non sia mai!
avanguardistico o spirito eversivo, si intenda corrodere e contaminare questa tradizione agendo su
fenomeni formali, ad esempio scardinando le regole proprie dei generi ibridandoli. Questa tendenza 20 • Walter Siti, L’inganno del realismo, “La Stampa”, 11 settembre 2011, ma si veda anche dello stesso Siti: Il realismo è
alla ostinata perforazione dei generi19 è evidente nell’architettura delle opere di Michele Mari, mar- l’impossibile, Roma, Nottetempo, 2013.
catamente sperimentale e ossessivamente metaletteraria, tanto nella misura breve del racconto (nelle 21 • Mari, Leggenda privata, cit., pp. 74-75.
raccolte Euridice aveva un cane, Tu, sanguinosa infanzia, Fantasmagonia) che in quella ampia del 22 • Ho qui liberamente ripreso un’espressione tratta dalla Leggenda privata, cit., p. 75, che ho utilizzato anche per il titolo
di questo contributo.
romanzo, sia esso d’avventura, marinaro e claustrofobico insieme (La stiva e l’abisso), d’impianto dia- 23 • «In verità… io… mi chiamo Michele Mari» (Mari, Roderick Duddle,Torino Einaudi, 2014, p. 7), protesta con convin-
zione un ragazzino assalito da Salamoia e Scunny, non trascurando di aggiungere, poco oltre, che «chiunque vi può dire che
10 • Cfr. Giorgio Agamben, Che cos’è il contemporaneo e altri scritti, Nottetempo, Roma 2010, pp. 22-33. vengo da Milano» e di precisare, a seguito della brusca richiesta «non è forse vero che tua madre è Jenny la Magra» (ivi p.
11 • Ibidem. 8), anche i nomi dei genitori, Iela Mari, «l’autrice dei più bei libri per bambini che siano mai stati scritti» ed Enzo Mari «un
12 • Ibidem. famoso designer». Svestiti a suon di ceffoni i panni del piccolo Michele prigioniero di una grigia infanzia e indossati quelli di
13 • Elisa Ruotolo, Se la vita è nelle parole, in Che lingua fa?, “Nuovi Argomenti”, n. 73 (gennaio- marzo 2016), p. 169. Roderick suo malgrado, comincia inarrestabile l’avventura.
14 • Mari, Leggenda privata, cit., p. 17. 24 • Riporto alcune battute del dialogo finale con lo spazzino, dialogo che segna irreparabilmente il ritorno alla realtà e la
15 • Ivi, p. 21. fine dell’avventura: «Dove siamo?» gli chiese Roderick. «Come si chiama questa città?» «Questa città […] si chiama Milano,
16 • Ivi, p. 27. e tu ti chiami Michele Mari». «No! Io mi chiamo Roderick Diddle!» «Ti conosco io, non sei il figlio di Iela ed Enzo Mari?»
17 • Cfr. Raffaele Donnarumma, Ipermodernità. Dove va la narrativa contemporanea, Bologna, Il Mulino, 2014. «No! Mia mamma era Jenny la Magra, e mio padre non l’ho mai conosciuto!» (Mari, Roderick Duddle, cit., p. 480)
18 • Gianluigi Simonetti, La letteratura circostante, Bologna,, Il Mulino, 2018, p. 47. 25 • Mari, Rosso Floyd, Einaudi, Torino 2010, p. 158.
19 • Ivi, p. 11. 26 • Mari, Roderick Duddle, cit., p. 298.