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Maria Laura Palleschi

Analisi del testo: poesia

Gabriele D’Annunzio Nella belletta

Comprensione

1. Nella fanghiglia i giunchi hanno l’odore delle pesche troppo mature e delle rose appassite, del
miele andato a male e della morte. Adesso tutta la palude è come un ore fangoso che il sole
d’agosto cuoce, con una non so che afa dolciastra di morte. La rana tace, se mi avvicino. Le
bolle d’aria salgono in silenzio.

2. Il poeta si trova nelle vicinanze di una palude, con il dettaglio che ci fornisce lo scrittore della
presenza dei giunchi possiamo dedurre che quindi è vicino a un ume, un laghetto. Il soggetto
di questi versi è la natura e i suoi elementi che si trovano sotto il sole cuocente d’agosto,
probabilmente nelle ore in cui sole arriva nel punto più alto.

3. D’Annunzio cerca di focalizzare lo scenario sulla natura, il suo maturarsi in modo eccessivo e
veloce che la porta alla putrefazione e successivamente alla morte.

4. Le percezioni sensoriali che son messe in risalto sono: olfatto, udito e vista.

Analisi

5. Il motivo centrale del componimento, è quello di rappresentare lo scorrere del tempo attraverso
la natura che matura troppo in fretta e che incorre verso la morte.

6. Nella belletta è un madrigale con due terzine e un distico , composto da endecasillabi, lo


schema delle rime è assente a parte ai versi 3 e 6, le assonanze son presenti alla ne delle due
terzine

7. La ripetizione della parola morte ha rilievo poiché va a richiamare il tema della decadenza e
deterioramento.

8. All’interno della prima terzina abbiamo 3 gure retoriche: enjambement, allitterazione,


ossimoro.

L’enjambement presente ai versi 1-2; 2-3; esso conferisce nel rallentamento del ritmo che renderà
meglio l’espressione della lenta agonia della stagione estiva e morte. L’allitterazione presente al
primo verso, e l’ossimoro che è presente ai versi 2-3 con l’accostamento delle parole che
indicano la bellezza con aggettivi di qualità negative, per dare un accento al linguaggio evocativo

9. Al verso 4 abbiamo una similitudine evidenziata dalla preposizione “come”, in cui viene messa
associata a un ore fangoso. Al verso 5 invece abbiamo una metafora “che il sol d’agosto cuoce”
evidenziandone la caratterista che appunto in quel periodo il sole emanasse talmente tanto calore
da cuore il terreno e la vegetazione.

10. Nella seconda strofa al verso 4 abbiamo una sinestesia: ore fangoso, abbiamo qui
l’accostamento di due parole appartenenti a sfere sensoriali di erenti.

11. Già in altre opere di D’Annunzio abbiamo la ricerca della musicalità e anche in questo
madrigale attraverso l’utilizzo di speci che parole e le rime che si costruiscono mediante esse, ed
enjambement abbiamo un ritmo musicale. Il tutto è creato dai vari e etti sonori che vengono
creati attraverso il susseguirsi di suoni P, B e S, e dal vocabolario arcaico ed evocativo.

12. L’elemento di calore solitamente conferisce una circostanza piacevole, di conforto e


amorevole, mentre in questo caso D’Annunzio ci tiene a sottolineare il suo aspetto distruttivo e
degradante.

13. L’io lirico nella poesia lo troviamo negli ultimi due versi dove scrive che la rana smette di
gracidare come lui cerca di avvicinarsi, evidenziando così l’impossibilità di fondersi con la natura
circostante tipica del panismo, come invece accade in “la pioggia del pineto” oppure in
“meriggio”.

14. Gli aspetti tipici del decadentismo all’interno di questo testo vengono ritrovati con la presenza
del tema della degradazione, noia con utilizzo delle parole come “morte” o “lutulento”. Questo
senso di noia, estenuazione spirituale viene indicato con il termine “languore”.
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