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Stefano Bresciani

NON MEDITARE
COME KRISHNAMURTI !

Vita e Princìpi di un Maestro del Mondo


Per Apprendere la Non-Tecnica della Meditazione
Sommario

Introduzione pag. 3
Capitolo 1: Chi era Jiddu Krishnamurti ? pag. 5
Capitolo 2: Aforismi di J.D. pag. 11
Capitolo 3: Il Potere della Meditazione pag. 19
Bibliografia pag. 36

Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook


Introduzione

Nella mia decennale e intensa strada di ricercatore e soprattutto


“sperimentatore” della meditazione, ho scoperto, o meglio riscoperto di
recente, un illuminante maestro che non reputo “mio” in quanto, dai suoi
scritti e i numerosi discorsi tenuti in pubblico sino alla sua morte avvenuta
nel 1986, è il primo a non ritenersi tale nei confronti degli altri. Ed è per
questo che rispetto profondamente la sua scelta.

L’incontro avvenuto come al solito per caso (anche se non credo al caso)
grazie alle pagine di un illuminante libro - “La Forza della Meditazione”
di Daniel Goleman - che consiglio a chiunque si avvicini a tale pratica o a
chi si ritenga già un esperto, mi ha permesso di porre fine alla ricerca
della tecnica perfetta, la più facile da insegnare, la più efficace, la
migliore insomma per me e per gli altri con cui ne condivido l’esperienza.

Caro lettore, la tecnica per eccellenza non esiste, esistono però molte
strade che portano alla consapevolezza del meditare e una di queste è
quella proposta da Krishnamurti e che mi permetto di presentarti in forma
breve; se vorrai approfondire ti basterà scegliere nella bibliografia.

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In questo mini-eBook ho voluto raccogliere l’essenza della vita e del
pensiero più filosofico che religioso legato all’arte di meditare, una
filosofia di vita che traspira dagli aforismi di un Essere Umano, non indù,
non indiano, non buddista, ma semplicemente un Uomo che con i suoi
disarmanti ed efficaci consigli ti rivela i segreti per imparare a meditare
senza alcuna tecnica, senza metodi specifici e soprattutto senza difficoltà!

“Amici, non vi preoccupate di chi io sia; non lo saprete mai.


Non voglio che accettiate nulla di ciò che dico. Non voglio nulla da
nessuno di voi, non desidero la popolarità, non voglio la vostra
adulazione, non voglio che mi seguiate. Dato che sono innamorato della
vita, non voglio nulla. Queste cose non hanno molta importanza; ha
importanza il fatto che voi obbedite e che permettete al vostro giudizio di
essere pervertito dall’autorità. Il vostro giudizio, la vostra mente, il
vostro affetto, la vostra vita, sono pervertiti da cose che non hanno
valore, e proprio in questo risiede il dolore”.
J.K.

Buona lettura e soprattutto buona Non-Meditazione ☺

Stefano

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CAPITOLO 1:
Chi era Jiddu Krishnamurti ?

Krishnamurti nacque in India nel 1895 e morì negli Stati Uniti nel 1986.

Tenne discorsi per tutta la vita in molte parti del mondo, parlando sia
ad un pubblico numeroso che con singole persone, inclusi scrittori,
scienziati, educatori e filosofi. Quando gli fu chiesto di descrivere
il cuore del suo insegnamento, disse:

“La verità è una terra senza sentieri. L’uomo non può arrivarci tramite
alcuna organizzazione, credo o dogma, preti o riti, e nemmeno
attraverso la conoscenza filosofica o una tecnica psicologica. Egli la
deve trovare attraverso lo specchio della relazione, attraverso la
comprensione dei contenuti della propria mente, attraverso l’osservazione
e non con analisi intellettuali o dissertazioni introspettive…”

Krishnamurti era interessato all’umanità intera, e dichiarò ripetutamente


di non avere alcuna nazionalità, di non avere alcun credo e di non
appartenere a gruppi o culture particolari.

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Nell’ultima parte della sua vita si spostò specialmente fra le scuole
da lui fondate in India, in Inghilterra e negli Stati Uniti, scuole che
educano a una totale comprensione dell’uomo e all’arte di vivere. Egli
sottolineava che solo questa profonda comprensione può creare
una nuova generazione che potrà vivere in pace.

(dal sito della Krishnamurti Foundation Trust www.kfoundation.org con


traduzione a cura del Comitato Italiano per la Fondazione Krishnamurti)

***
Jiddu Krishnamurti nacque in definitiva il giorno 11 maggio 1895 da una
devota famiglia di Madanapalle, una cittadina dell’Andhra Pradesh, in
India. Da ragazzo venne adottato dalla dottoressa Annie Besant, presidente
della Società Teosofica che aveva la sua sede internazionale a Madras
(India).

La Besant e altri proclamarono che Krishnamurti doveva essere il


Maestro del Mondo, di cui la Società Teosofica aveva predetto la
venuta. Un Maestro del Mondo, secondo varie scritture, si manifesta
di tanto in tanto in forma umana per salvare l’umanità.

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Per preparare il mondo all’arrivo di questo Maestro, fu fondata
un’organizzazione a livello mondiale che, con il nome di Ordine
della Stella d’Oriente, si formò sotto l’egida della Società Teosofica
e il giovane Krishnamurti ne fu messo a capo.

Nel 1929, però, Krishnamurti rinunciò al ruolo che gli era stato
assegnato e sciolse l’Ordine della Stella che contava migliaia di seguaci,
restituendo tutto il denaro e le proprietà che erano state donate per
questo lavoro. Da allora, per quasi sessant’anni, fino alla sua morte che
avvenne il 17 febbraio 1986, egli viaggiò in tutto il mondo parlando alla
gente della necessità di un radicale cambiamento degli esseri umani.

Krishnamurti è considerato in tutto il mondo come uno dei più grandi


pensatori e maestri religiosi di tutti i tempi. Egli non teorizzò nessuna
filosofia o religione, parlò piuttosto di cose che riguardano tutti noi nella
nostra vita quotidiana, dei problemi del vivere in una moderna società
con tutta la sua violenza e corruzione, della ricerca individuale di
sicurezza e felicità e della necessità per gli esseri umani di liberarsi dal
peso interiore della paura, della rabbia, delle offese, del dolore e così
via.

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Egli chiarì con grande precisione il sottile lavorìo della mente
umana e sottolineò la necessità che nella nostra vita quotidiana si
realizzi una profonda qualità meditativa e religiosa.

Krishnamurti non apparteneva a nessuna religione, setta o nazione e


non era schierato con nessuna scuola di pensiero politico o ideologico;
sosteneva che proprio questi sono i fattori che dividono gli esseri umani
portando conflitto e guerra. Egli ricordava continuamente che siamo
tutti esseri umani e non indù, musulmani o cristiani, che non siamo
diversi dal resto dell’umanità.

Raccomandava di camminare con leggerezza su questa terra, senza


distruggere noi stessi e l’ambiente; comunicava a tutti un profondo
senso di rispetto per la natura e tutto il creato.

I suoi insegnamenti trascendono tutti i limiti creati dall’uomo e dai


credi religiosi, dai sentimenti nazionalistici e dalle posizioni settarie e,
allo stesso tempo, danno un nuovo significato e una nuova direzione
alla ricerca umana della verità o di Dio. I suoi insegnamenti, quindi,
non solo si addicono all’epoca moderna ma sono universali e senza
tempo.

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Krishnamurti non parlava da guru ma da amico e i suoi discorsi e
discussioni non erano basati su una conoscenza acquisita dai libri,
ma su una profonda visione della mente umana e di ciò che è sacro.

Il risultato è che egli comunicava sempre un senso di freschezza e


precisione, nonostante il suo messaggio rimanesse immutato negli anni.

Quando si rivolgeva a un grande pubblico, ciascuno sentiva che


Krishnamurti stava parlando a lui personalmente, riferendosi al suo
problema particolare. Negli incontri privati era un maestro
compassionevole che teneva per mano l’uomo o la donna che andavano
da lui pieni di dolore e li aiutava a guarire attraverso la comprensione
di se stessi. Studiosi religiosi e “sannyasis” sentirono che le sue parole
gettavano una luce nuova sui concetti tradizionali.

Krishnamurti raccolse la sfida di filosofi e scienziati moderni


procedendo con loro passo per passo, discutendo le loro teorie e mostrando
loro i limiti di quelle teorie. Con i bambini delle scuole da lui fondate era
serio ma anche giocoso, risvegliando le loro sensibili menti al vasto
campo della vita.

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Krishnamurti ha lasciato una grande quantità di letteratura, in forma
di discorsi pubblici, risposte a domande, scritti, discussioni con
insegnanti e studenti, con personalità della scienza e della religione,
conversazioni private, interviste radiofoniche e televisive, lettere e
così via. Molto di questo materiale è stato tradotto in libri e molto altro
rimane ancora sotto forma di audio e video.

Il modo migliore per capire i suoi insegnamenti è di rivolgersi direttamente


a questi piuttosto che affidarsi a commentatori e interpreti.

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CAPITOLO 2:
Aforismi di J.D.

Siamo ciò con cui ci siamo identificati: è di questo che siamo fatti, e senza
di questo non siamo.

"On living and dying" di Jiddu Krishnamurti, Krishnamurti Foundation

***

Nella meditazione la prima cosa di cui ci rendiamo conto è che non serve
cercare; infatti ciò che si cerca è predeterminato da ciò che si desidera; se
siete infelici, soli, disperati, cercherete la speranza, la compagnia,
qualcosa che vi sostenga, e la troverete, inevitabilmente.

Jiddu Krishnamurti - Al di là della violenza - Ubaldini, Ed. 1974, p. 73

***

Qualsiasi forma di meditazione cosciente non è la cosa che ci vuole: non


potrà mai esserlo. Un tentativo deliberato di meditare non è meditazione.
Deve accadere; non può essere provocata. La meditazione non è un gioco

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della mente e neppure del desiderio o del piacere. Tutti i tentativi di
meditazione non sono che il suo esatto diniego.

Tratto da: J. Krishnamurti, Diario, Astrolabio-Ubaldini 1983

***

Bisogna che la mente abbia la qualità meditativa, non solo


occasionalmente, ma tutto il giorno. Ed il sacro influirà sulle nostre vite
non solo nelle ore di veglia ma anche durante il sonno.

Jiddu Krishnamurti - Verità e Realtà - Ubaldini, Ed. 1978, p. 98

***

Nel cammino della vita e della morte dobbiamo camminare da soli; è un


viaggio durante il quale conoscenza, esperienza e memoria non possono
offrire alcun conforto. La mente deve essere ripulita da tutto ciò che ha
afferrato nel suo bisogno di trovare certezze; i suoi dèi e le sue virtù
devono essere restituiti alle società che li hanno generati. Occorre
raggiungere una solitudine completa e incontaminata ..."

"On living and dying" di Jiddu Krishnamurti, Krishnamurti Foundation

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Sii solamente consapevole di ciò che stai pensando e facendo, e niente
altro. Vedere, ascoltare, è il fare, senza ricompense o punizioni. L'abilità
del fare sta nel vedere, ascoltare. Ogni forma di meditazione porta
inevitabilmente all'inganno, all'illusione, perché il desiderio acceca.

Tratto da: J. Krishnamurti, Diario, Astrolabio-Ubaldini 1983

***

Non c'è alcuna via verso la verità, sia essa storica o religiosa. Non è da
esperire o da trovare nella dialettica, né da vedere in opinioni mutevoli e
credenze. Ti imbatti in essa quando la mente è libera da tutte le cose che
ha messo insieme.

Tratto da: J. Krishnamurti, Diario, Astrolabio-Ubaldini 1983

***

Se volete imparare qualcosa che riguardi una foglia, un fiore, una nuvola,
un tramonto o un essere umano, dovete guardarli con tutta l' intensità del
vostro cuore.

J. Krishnamurti, Meditazioni, Krishnamurti Foundation, London 1969

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Dalla meditazione viene un immenso silenzio; non il silenzio coltivato, non
il silenzio tra due pensieri, tra due rumori, bensì un silenzio
inimmaginabile. Il cervello diviene straordinariamente silenzioso, quando
è impegnato in questo processo d'indagine; quando vi è silenzio, vi è una
grande percezione. In questo silenzio vi è il vuoto, un vuoto che è la
somma di tutta l'energia.

Jiddu Krishnamurti - La pienezza della vita - Ubaldini, Ed. 1980, p. 160

***

Finché il "me" sopravviverà in qualunque forma, sottile o grossolana, ci


sarà sempre violenza.

Jiddu Krishnamurti - Al di là della violenza - Ubaldini, Ed. 1974, p. 63

***

Impara che nessuna cerimonia è necessaria, altrimenti ti crederai in


qualche modo da più di quelli che non la compiono. Tuttavia non
biasimare coloro che ancora si aggrappano alle cerimonie. Lascia che
essi facciano come vogliono; soltanto non devono ostacolare te che
conosci la verità - non devono cercare d'importi quanto col crescere hai
oltrepassato.

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Alcione, Ai piedi del Maestro, Ediz. Sirio (Alcione è Jiddu Krishnamurti)

***

Sapete che cos'è la religione? Non è nelle preghiere salmodiate, né nel


compimento di un rito, né nell'adorazione di dei di latta, o immagini di
pietra, non è nei templi e nelle chiese, né nella lettura della Bibbia, o della
Bhagavadgita, non consiste nel ripetere un nome sacro, o nel seguire
qualche altra superstizione inventata dagli uomini. Nulla di tutto ciò è
religione.

Jiddu Krishnamurti - La ricerca della felicità - Rizzoli

***

La ricerca di Dio, della verità, il sentirsi completamente buoni - non il


coltivare la bontà e l'umiltà, ma il cercare qualcosa al di là delle
invenzioni e dei trucchi della mente, il che significa sentire quel qualcosa,
vivere in esso, esserlo - quella è la vera religione.

Jiddu Krishnamurti - La ricerca della felicità - Rizzoli

***

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Nessuna descrizione potrà mai descrivere l'origine. L'origine è senza
nome; l'origine è quiete assoluta, non e' un rumoroso ronzio. La creazione
e' quanto c'è di più santo, è la cosa più sacra della vita; e se avete
combinato un pasticcio con la vostra vita, cambiatela! Cambiatela oggi,
non domani.

L'ultimo discorso di Jiddu Krishnamurti, Sabato, 4 gennaio 1986

***

Il cambiamento nella società è di secondaria importanza; esso avverrà


naturalmente, quando voi, come esseri umani, produrrete questo
cambiamento in voi stessi.

Jiddu Krishnamurti - Al di là della violenza - Ubaldini, Ed. 1974, p. 30

***

Religione è la qualità che promuove una vita priva di frammentazione.

Jiddu Krishnamurti - La domanda impossibile - Ubaldini, Ed. 1974, p. 56

***

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Se desiderate intensamente vedere Dio in una determinata forma,
l'immagine che vedrete sarà consona ai vostri desideri; e quell'immagine
non sarà Dio. Se siete oppressi dal dolore e volete essere consolati o se
siete romantici e sentimentali nelle vostre aspirazioni finirete per crearvi
un Dio che vi darà quel che volete, ma neanche quello sarà Dio.

Jiddu Krishnamurti - Di fronte alla vita - Ubaldini, Ed. 1969, p. 41

***

L'attenzione è la più alta forma di virtù, quindi è amore. E' intelligenza


suprema, ma non vi può essere attenzione se non siete sensibili alle
strutture e alla natura dei tranelli creati dall'uomo.

Jiddu Krishnamurti - L'uomo alla svolta - Ubaldini, Ed. 1971, p. 12

***

La consapevolezza non è un impegno a qualcosa. Consapevolezza è


osservazione, sia esterna che interna, in cui non esiste alcuna direttiva.

Jiddu Krishnamurti - L'uomo alla svolta - Ubaldini, Ed. 1971, p. 43

***

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La società non è altro che quello che siamo noi. La società non è diversa
da noi. Se ci troviamo in una situazione di conflitto, se siamo avidi,
invidiosi, spaventati, creeremo una società che rispecchierà tale
situazione.

Jiddu Krishnamurti - L'uomo alla svolta - Ubaldini, Ed. 1971, p. 67

***

Non si può arrivare alla verità passando per la realtà; bisogna


comprendere i limiti della realtà, cioè tutto il processo del pensiero.

Jiddu Krishnamurti - Verità e Realtà - Ubaldini, Ed. 1978, p. 35

***

La Verità, essendo senza limiti, incondizionata, inaccostabile seguendo


una via qualunque, non si può organizzare...

Tutti voi dipendete come da una droga dalla spiritualità di qualcuno


diverso da voi, dalla felicità di qualcuno che non siete voi, dalla luce di
qualcuno che non è in voi...

Affermazioni di J. Krishnamurti (1895-1986), fatte il 2 agosto del 1929.

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CAPITOLO 3:
il Potere della Meditazione

Tra i tanti libri, veri e propri mattoni che costruiscono la biblioteca di un


bibliomane, ce n’è uno che per misura e grandezza non supera il formato
di 11x8 cm e le 90 pagine. Edito nel 1991 dalle edizioni Shambala, Boston
& London, il libretto è un gioiello del pensiero orientale.

Contiene una selezione di scritti di un grande filosofo di quella parte del


mondo, ma occidentalizzato abbastanza per essere apprezzato anche da
questa parte del pianeta. Mi riferisco a J. Krishnamurti. Le sue sono
“Meditazioni” che in più di una occasione mi hanno aiutato a riflettere
sulla condizione umana.

Qui di seguito, tradotti dall’inglese, una serie di brani più significativi su


questo tipo di esercizio che tutti dovremmo conoscere e praticare per
migliorare la qualità della vita interiore di ognuno di noi.

Vita interiore che diventa vita comunitaria nella misura in cui ognuno da
“isola” esistenziale è prescelto a diventare parte del “continente” della vita.

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L’uomo, per sfuggire ai suoi conflitti, ha inventato diversi tipi di
meditazione. Molti la basano sul suo desiderio, sulla spinta e sulla
necessità di conquistarla e sono destinati solamente a provare delusioni e
sofferenze per un fallimento sicuro. Questa scelta consapevole e deliberata
si muove sempre entro i limiti di una mente condizionata e senza libertà.
Qualunque sforzo viene fatto per acquisire la corretta meditazione
significa la fine stessa della meditazione. Questa ultima la si ottiene solo
con la sospensione del pensiero e soltanto quando si raggiunge una diversa
dimensione oltre il tempo.

Una mente che medita è una mente silenziosa.

Non è il silenzio che genera il pensiero, il silenzio di una serata tranquilla.


E’ il silenzio pensato quando il pensiero, con tutte le sue immagini, parole
e percezioni, è cessato completamente. La mente che medita è una mente
religiosa, una religione che non è toccata dalla chiesa, dai canti o dalle
preghiere. La mente che medita è un’esplosione di amore. E’ l’amore che
non conosce separazione. Per esso, la lontananza significa vicinanza. Non
è uno o molti, ma piuttosto quella condizione dell’amore nella quale ogni
divisione non ha ragione d’esistere.

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Come la bellezza, non lo misura con le parole. È soltanto da questo tipo di
silenzio che nasce una mente che medita.

La meditazione è una delle più grandi arti della vita, forse la più
grande, e non la si può apprendere da nessuno. Questa è la sua bellezza.

Non ha una tecnica e pertanto non possiede autorità. Quando si conosce


se stessi, si osserva se stessi, il modo in cui si cammina, si parla, si mangia,
ciò che si dice, come si odia, come si diventa gelosi, si diventa consapevoli
di tutto ciò che è dentro di noi, senza una scelta, allora quella è
meditazione.

Essa può avere luogo anche stando seduti in un bus o mentre si cammina
nei boschi pieni di luce o mentre si ascolta il canto degli uccelli e si guarda
in faccia la propria donna o il proprio figlio. È strano come la meditazione
diventa completa.

Essa non ha un principio né una fine.

È come una goccia d’acqua. In quella goccia ci sono tutti i corsi d’acqua, i
grandi fiumi, i mari e le cascate. Quella goccia nutre la terra e l’uomo,

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senza di essa la terra sarebbe un deserto. Senza la meditazione il cuore
diventa una terra incognita.

Meditare significa scoprire se il proprio cervello, con tutte le sue attività,


può essere assolutamente tranquillo e silenzioso. Senza alcuna forzatura,
perché se c’è forzatura c’è dualismo. L’entità che dice “Desidero avere
esperienze meravigliose, perciò devo costringere il mio cervello ad essere
silenzioso” non potrà mai arrivare alla meditazione. Ma se si comincia ad
indagare, osservare, ascoltare tutti i movimenti del pensiero, i suoi
condizionamenti, i suoi scopi, le sue paure, i piaceri, osservare come si
comporta il cervello, allora si comincerà a vedere come il cervello sa stare
tranquillo e silenzioso. Un silenzio che non è sonno, ma grande attività e
quindi tranquillità. Una grande dinamo che funziona alla perfezione non
produce alcun rumore. Solamente quando c’è frizione c’è rumore. Silenzio
e spazio vanno insieme. L’immensità del silenzio è l’immensità della
mente in cui il centro non esiste.

La meditazione implica un duro lavoro per acquisirla. Richiede un’alta


forma di disciplina, che non è conformismo, imitazione, obbedienza, ma
disciplina che deriva da una costante consapevolezza non solo delle cose
interne, ma anche di quelle esterne.

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La meditazione non è un’attività svolta in isolamento ma è azione
quotidiana che richiede cooperazione, sensibilità e intelligenza. Senza
gettare le basi di una corretta esistenza, la meditazione è solo una fuga e
pertanto non ha alcun valore.

Una vita giusta non la si ottiene seguendo una qualsiasi forma di moralità
sociale, ma con la libertà dall’invidia, dall’inimicizia, dall’avidità. La
libertà da questi sentimenti non la si ottiene con l’esercizio della mente
bensì prendendo coscienza di essi tramite l’auto-conoscenza. Se non si
conoscono le attività del proprio io, la meditazione diventa solo una specie
di eccitazione sensuale e quindi di poca importanza.

La meditazione non è un mezzo per raggiungere un fine, è entrambi le


cose, un mezzo ed un fine.

La percezione senza le parole, cioè senza il pensiero, è uno dei fenomeni


più strani. Essa è più acuta, non solo con il cervello, ma anche con tutti i
sensi. Una percezione di questo tipo non è la frammentaria percezione
dell’intelletto, né tanto meno delle emozioni. Essa può essere chiamata una
percezione totale che è parte della meditazione. Una percezione acquisita

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senza che sia avvertita da chi fa meditazione, è simile ad una comunione
con le vette e le profondità dell’immensità.

Questo tipo di percezione è cosa del tutto diversa dal vedere un oggetto
senza chi lo vede, perché nella percezione della meditazione non c’è
nessun oggetto e quindi nessuna esperienza. La meditazione può avere
luogo quando gli occhi sono aperti e siamo circondati da oggetti di ogni
tipo. Ma questi non hanno alcuna importanza. Li vediamo ma non li
riconosciamo perché non ne abbiamo esperienza.

Che significato ha questo tipo di meditazione? Non ha nessun significato,


perché non ha nessuna utilità. Ma in questo tipo di meditazione c’è un
movimento di grande estasi che non va confusa col piacere. È l’estasi che
dà all’occhio, al cervello e al cuore la qualità dell’innocenza.

Se non vediamo la vita come qualcosa di interamente nuovo, è sempre la


stessa routine, la stessa noia, una cosa senza senso. La meditazione ha una
grande importanza, essa apre la porta a tutto ciò che non può essere
misurato e calcolato.

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Jiddu Krishnamurti "...sul meditare e la meditazione ...":

"...se hai intenzione di meditare, non sarà meditazione ... se assumi


deliberatamente un atteggiamento, una posizione, per meditare, allora la
meditazione diventa un giocattolo, un trastullo della mente. Se decidi di
districarti dalla confusione e dall'infelicità della vita, allora diventa
un'esperienza dell'immaginazione - e questa non è meditazione.

La mente conscia o la mente inconscia non debbono aver parte in essa; non
devono neppure essere consapevoli dell'estensione e della bellezza della
meditazione. Nella totale attenzione della meditazione non c'è alcuna
conoscenza, alcun riconoscimento, né il ricordo di qualcosa che sia già
avvenuta. Il tempo e il pensiero sono totalmente cessati, poiché sono il
centro che limita la propria visione... la meditazione non è la semplice
esperienza di qualcosa al di là del pensiero e del sentimento di ogni giorno,
né la ricerca di visioni e beatitudini ...

La meditazione non è fuga dal mondo; non è un isolarsi e chiudersi in sé,


ma piuttosto la comprensione del mondo e delle sue vie... Meditare è
deviare da questo mondo... Dalla negazione nasce lo stato affermativo.

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Il semplice ottenere l'esperienza, o vivere nell'esperienza, nega la purezza
della meditazione..

La meditazione è la cessazione del pensiero.

Tutto ciò che il pensiero formula ha in sé il limite dei suoi confini, il


pensiero ha sempre un orizzonte, la mente meditativa non ne ha, l'uno deve
cessare perché l'altro possa essere.

La meditazione apre la porta ad una vastità che trascende ogni


immaginazione o congettura. Il pensiero è il centro intorno al quale c'è lo
spazio dell'idea, e questo spazio può essere allargato da ulteriori idee. Ma
tale allargamento mediante stimoli di ogni sorta non è la vastità in cui non
c'è alcun centro. La meditazione è la comprensione di questo centro e
quindi il suo superamento. Il silenzio e la vastità vanno insieme.
L'immensità del silenzio è l'immensità della mente in cui non esiste un
centro. La percezione di questo spazio-silenzio non procede dal pensiero.
Il pensiero percepisce soltanto la sua proiezione, e il riconoscimento di
essa è il suo confine ... La meditazione non è un'attività dell''isolamento,
ma l'azione nella vita quotidiana che esige cooperazione, sensibilità e
intelligenza.

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Senza il fondamento di una vita retta la meditazione diventa una fuga e
non ha alcun valore. Una vita retta non è l'obbedienza alla morale sociale,
ma la libertà dall'invidia, dalla cupidigia e dalla ricerca del potere - che
generano inimicizia. La libertà da questi mali non passa attraverso la
consapevolezza che di essi si acquista mediante l'autoconoscenza. Senza
conoscere le attività del sé la meditazione diviene esaltazione dei sensi e
perde ogni significato...

La meditazione non è una continuazione o una espansione dell'esperienza.


La meditazione, al contrario, è quella completa inazione che è la
cessazione di tutta l'esperienza. L'azione dell'esperienza ha le sue radici nel
passato... la meditazione è lo svuotarsi dell'esperienza, è la totale
inazione che proviene dalla mente che vede ciò che è, senza l'ostacolo del
passato né del testimone che vive legato alla memoria del passato...

Se non c'è meditazione, sei come un cieco in un mondo di grande bellezza,


luci e colori...

Meditare non è ripetere parole, sperimentare visioni o coltivare il


silenzio. Questa è una forma di autoipnosi. Meditare non è chiudersi in un
pensiero ideale, nell'incanto del piacere.

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Se tu dici: "Oggi comincerò a controllare i miei pensieri, a sedere quieto
nella posizione del meditare, a respirare regolarmente" - allora sei preso
nei trucchi con cui inganniamo noi stessi. La meditazione non è l'essere
assorti in qualche idea o immagine grandiosa...

La mente meditativa è vedere, osservare, ascoltare senza la parola, senza


commento, senza opinione - attentamente e costantemente - il movimento
della vita in ogni suo rapporto; allora sopraggiunge un silenzio che è
negazione del pensiero, un silenzio che l'osservatore non può richiamare.
Se ne facesse esperienza, riconoscendolo, non sarebbe quel silenzio. Il
silenzio della mente meditativa non è nei confini dell'individualità, e non
ha frontiere ... Una piccola mente squallida e immatura può avere, ed ha,
visioni ed esperienze che riconosce secondo il proprio condizionamento...

La meditazione non appartiene a gente come questa, né ai guru. Non è per


il cercatore, perché costui trova ciò che vuole, e il conforto che ne deriva è
la morale delle sue paure. Per quanto faccia, l'uomo di credenza o di
dogma non può entrare nel regno della meditazione. La meditazione
necessita della libertà - che è totale negazione della morale e dei
condizionamenti sociali - la libertà viene prima della meditazione, ne
rappresenta il primo movimento.

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Non è una pratica pubblica dove in molti si uniscono e offrono preghiere.
Sta a sé ed è sempre al di là dei confini della condotta sociale. Infatti la
verità non è nelle cose del pensiero o in ciò che il pensiero ha costruito e
chiama verità. La negazione totale di questa struttura del pensiero è la
realtà della meditazione. La meditazione è un movimento incessante. Non
si può mai dire che si sta meditando, o dedicare un periodo di tempo alla
meditazione. La meditazione non è ai tuoi ordini.

La sua benedizione non ti viene perché conduci una vita per così dire
sistematizzata o segui una particolare routine o morale. Viene solo quando
il tuo cuore è veramente aperto. Non aperto dalla chiave del pensiero, non
reso sicuro dall'intelletto, ma quando è aperto come il cielo senza nuvole;
allora viene senza che tu lo sappia, senza che tu la chiami. Ma non puoi
mai custodirla, possederla, adorarla. Se cercherai di farlo, non verrà più, ti
eviterà.

Nella meditazione tu non sei importante, non occupi un posto; la sua


bellezza non sei tu, la sua bellezza è in sé. E non puoi aggiungervi nulla.
Non devi spiare dalla finestra sperando di prenderla di sorpresa, né sederti
in una stanza buia ed attenderla; viene soltanto quando tu non sei là, e la
sua benedizione non ha continuità…

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Jiddu Krishnamurti - Londra, 23 Ottobre 1949
Ora, qual è lo scopo della meditazione?
E che cosa intendiamo con meditazione?

Non so se voi abbiate meditato, così, sperimentiamo, dunque, insieme, al


fine di scoprire che cos’è la vera meditazione. Non ascoltate meramente la
mia espressione di essa; insieme scopriremo e sperimenteremo, invece, che
cos’è la vera meditazione. Perché la meditazione è importante, no ?

Se non si sa cos’è la corretta meditazione, non c’è conoscenza di sé, e


senza conoscere se stessi, la meditazione non ha senso. Sedersi in un
cantuccio o passeggiare in giardino o in strada, e cercare di meditare non
ha senso. Conduce soltanto a una particolare concentrazione, che è
esclusione. Sono sicuro che alcuni di voi hanno provato tutti quei metodi.
Ossia, cercare di concentrarsi su un particolare oggetto, tentare di indurre
la mente, quando essa vaga per ogni dove, a essere concentrata; e quando
ciò non vi riesce, pregate.

Se si vuole, quindi, comprendere davvero che cos’è la corretta


meditazione, si deve scoprire quali sono le cose false che abbiamo definito
“meditazione”.

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In verità, la concentrazione non è meditazione perché, se osservate, nel
processo della concentrazione si ha esclusione e, pertanto, distrazione.
Cercate di concentrarvi su qualcosa e la vostra mente divaga in direzione
di qualcos’altro, e questa battaglia costante per essere fermi su un punto,
mentre la mente si oppone e divaga, va avanti. E così stiamo degli anni a
cercare di concentrarci, di apprendere la concentrazione, che viene
erroneamente chiamata meditazione.

Poi c’è la questione della preghiera. La preghiera, evidentemente, produce


dei risultati; in caso contrario milioni di persone non pregherebbero. E nel
pregare, ovviamente, la mente si tranquillizza; mediante la ripetizione
costante di certe frasi, la mente si fa quieta. E in quella quiete c’è un
qualche cenno, certe percezioni, certe risposte. Ma ciò che fa ancora parte
dell’imbroglio della mente, perché, dopo tutto, mediante una forma di
mesmerismo potete rendere la mente estremamente quieta. E in quella
quiete vi sono certe risposte misteriose, che sorgono dall’inconscio e
dall’esterno della coscienza. Ma si tratta ancora di uno stato in cui non c’è
alcuna comprensione.

E la meditazione non è devozione – devozione a un’idea, a una figura, a


un principio – perché anche gli oggetti della mente sono da idolatra.

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Si può venerare una statua, ritenendolo da idolatra e sciocco, superstizioso;
ma si venerano, come fa la maggior parte della gente, gli oggetti della
mente – e anche questo è da idolatra. Ed essere devoti a una figura, a
un’idea o a un Maestro, non è meditazione. In verità , è una forma di
fuga da se stessi. È una fuga molto confortante, ma pur sempre una fuga.

E, ovviamente, neanche questo costante sforzarsi di diventare virtuosi, di


acquisire al virtù tramite la disciplina, per mezzo dell’attento esame di se
stessi, e via dicendo, è meditazione. La maggior parte di noi rimane
intrappolata in questi processi e, poiché essi non portano alla
comprensione di noi stessi, non costituiscono il sentiero della corretta
meditazione. Dopo tutto, senza comprensione di voi stessi, quali basi avete
per un corretto pensare? Tutto ciò che farete senza quella comprensione di
voi stessi è adattarvi all’ambiente, alla risposta del vostro
condizionamento. E una simile risposta al condizionamento non è
meditazione. Ma essere consapevoli di quelle risposte, ossia, di essere
consapevoli dei moti del pensiero e delle sensazioni senza alcun
sentimento di condanna – cosicché siano compresi i movimenti del sé, le
vie del sé – quello è il sentiero della corretta meditazione.

La meditazione non è un ritiro dalla vita.

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La meditazione è un processo di comprensione di se stessi. E quando ci
si comincia a comprendere, non solo il conscio, ma anche tutte le parti
recondite di sé, ecco giungere allora la tranquillità. Una mente resa calma
con la meditazione, la costrizione, il conformismo, non è calma. È una
mente stagnante. Non è una mente vigile, passiva, capace di ricettività
creativa. La meditazione richiede una vigilanza costante, una costante
consapevolezza d’ogni parola, d’ogni pensiero e sensazione che riveli lo
stato del nostro essere, il riposto come il superficiale; e trattandosi di una
cosa ardua, fuggiamo in ogni sorta di cosa confortante, ingannevole e la
chiamiamo meditazione.

Se si è in grado di vedere che la conoscenza di sé è l’inizio della


meditazione, allora il problema si fa straordinariamente interessante e
vitale. Poiché, alla fin fine, se non c’è la conoscenza di sé, potete praticare
ciò che chiamate meditazione e tuttavia essere attaccati ai vostri princìpi,
alla vostra famiglia, alla vostra proprietà; oppure, rinunciando alla vostra
proprietà, potete essere attaccati a un’idea, così concentrati su di essa che
la alimentate sempre di più. In verità, quella non è meditazione. Così, la
conoscenza di sé è l’inizio della meditazione; senza conoscenza non c’è
meditazione.

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E man mano che ci si addentra più a fondo nella questione della
conoscenza di sé, non solo la mente in superficie diventa tranquilla, quieta,
ma vengono rivelati anche i diversi strati più riposti. Quando la mente in
superficie è quieta, allora l’inconscio, gli strati riposti della coscienza si
proiettano; rivelano il proprio contenuto, danno i propri segni, cosicché
viene compreso in pieno l’intero processo del proprio essere.

La mente si fa, dunque, estremamente quieta – è quieta. Non è resa quieta,


non viene costretta a essere quieta da una ricompensa, dalla paura. Allora
c’è un silenzio in cui viene in essere la realtà. Ma quel silenzio non è il
silenzio cristiano, o il silenzio hindù, o buddhista. Quel silenzio è silenzio,
non nominato. Pertanto, se seguite il cammino del silenzio cristiano, o
hindù, o buddhista, non sarete mai silenziosi. Un uomo che voglia, quindi,
trovare la realtà deve abbandonare del tutto il suo condizionamento –
che sia cristiano, hindù o buddhista, o di qualche altro gruppo. Il mero
rinsaldare lo sfondo culturale mediante la meditazione, il conformismo,
determina il ristagno della mente, il suo ottundimento; e io non sono
affatto sicuro che ciò non sia quanto la maggior parte di noi vuole, perché
è molto più facile creare un modello e seguirlo. Ma liberarsi dello sfondo
culturale richiede vigilanza costante nei rapporti.

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E una volta che ci sia quel silenzio, si ha, allora, uno stato straordinario,
creativo – non che dobbiate scrivere poemi, o dipingere quadri, potete o
non potete. Ma quel silenzio non deve essere perseguitato, copiato, imitato,
in quel caso cessa di essere silenzio. Non potere prevenirvi attraverso
nessun cammino. Si origina solo quando siano comprese le vie del sé, e il
sé, con tutte le sue attività e i suoi danni, giunga al termine. Ossia, quando
la mente cessa di creare, c’è creazione. Pertanto, la mente deve farsi
semplice, quieta, deve essere quieta – il “deve” è sbagliato; dire che la
mente “deve” implica costrizione. E la mente è quieta solo quando l’intero
processo del sé è giunto al termine. Quando viene compresa la totalità
delle vie del sé e sono, quindi, terminate le attività del sé, allora soltanto
c’è silenzio.

Quel silenzio è vera meditazione, e in quel silenzio si origina l’eterno.

(tratto dal libro “Verso la liberazione interiore” - Biblioteca Fenice)

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Bibliografia

• La Rivoluzione Interiore
• Riflessioni sull'Io
• La Ricerca della Felicità
• Educare alla Vita
• Così Parlò Krishnamurti
• Questa Luce in Se Stessi
• Ai Piedi del Maestro
• Liberarsi delle illusioni
• Taccuino
• L' Uomo alla Svolta
• Lettere alle Scuole
• La Pienezza della Vita
• Come Siamo
• Diario
• La Visione Profonda
• Dove il Tempo Finisce
• Domande e Risposte
• Verità e Realtà
• Libertà dal Conosciuto
• La Domanda Impossibile
• Di Fronte alla Vita

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• Gli Ultimi Discorsi: Saanen 1985
• La Sola Rivoluzione
• Può Cambiare l'Umanità?
• Al Di Là della Violenza
• Che Cosa vi farà Cambiare
• Sul Rapporto
• Andare Incontro alla Vita
• A Se Stesso
• Senza Pensieri - Meditazioni sul Vivere (volume terzo)
• Il Coraggio di Stare in Piedi da Soli
• L'Inganno della Illuminazione
• Lo Sguardo imparziale della Meditazione
• Il Silenzio della mente
• Sul Vivere e sul Morire
• Sulla Verità
• Sulla Libertà
• Sulla Paura
• Sull'Amore e la Solitudine
• Sul Conflitto
• Ai Piedi del Maestro
• Ai Piedi del Maestro - parte seconda
• Krishnamurti Sintesi dell'Insegnamento
• La prima ed ultima Libertà
• Verso la liberazione interiore

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