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•VALLE D'AOSTA

Il clima della Valle d'Aosta è tipicamente alpino con inverni rigidi ed estati fresche. Solo la valle centrale percorsa
dalla Dora Baltea gode di condizioni climatiche più miti. Durante l'inverno cadono abbondanti nevicate, ma le
precipitazioni nel resto dell'anno sono generalmente scarse. Per ovviare a questo fatto sono state costruite, fin
dall'alto Medioevo, grandi opere di canalizzazione irrigua denominate Rûs tuttora utilizzate. La Valle d'Aosta gode
di un alpino uniformemente: essa risente infatti della morfologia del suo territorio interamente montuoso, con valli
ricche di boschi, utili a umidificare e rinfrescare il clima. I fattori morfologici principali sono infatti due: la catena
montuosa che si sviluppa in tutta la regione e la grande quantità di ghiacciai e foreste, che rinfrescano il clima.
Quando d'inverno si forma un'area di bassa pressione su Aosta, la zona intorno a Courmayeur viene investita da un
freddo intenso, portatrice di pioggia e neve a quote basse, che scende fino a valle, specialmente in alcune aree
interne. L'estate è fresca e piuttosto ventosa. Nell'entroterra il clima è alpino più rigido, con valori medi invernali
decisamente bassi, specie in alcune valli del versante nord-ovest della regione (media giornaliera di gennaio di -
11,9 °C a Courmayeur, -12,9 °C al Breuil, -10.9 °C ad Aosta). Le minime medie di queste località sono comprese
tra -10 e -12 °C, i valori minimi stagionali attesi, durante l'inverno, sono attorno ai -15 °C anche se le temperature
notturne possono scendere ben al di sotto di questo valore durante i periodi di gelo più intenso; le giornate estive
sono molto fresche, e le medie giornaliere durante il trimestre estivo sono condizionate dai ghiacciai e dal vento
termica giornaliera e dalle temperature notturne piuttosto fredde.
•PIEMONTE

Il Piemonte ha un clima tipicamente temperato (a carattere sub-continentale), che sulle Alpi diventa
progressivamente temperato-freddo o freddo salendo di quota. Nelle zone situate a bassa quota gli inverni sono
freddi ed umidi (spesso si formano nebbie fitte) ma poco piovosi; le estati invece sono calde ed afose ma con
possibilità di forti temporali, specie nelle zone a nord del Po. Le piogge cadono prevalentemente in primavera ed
autunno sulla maggior parte del territorio, ed in estate nelle zone alpine più elevate ed interne: le quantità annue
sono notevoli sui versanti montani e pedemontani del nord della regione, mentre sono più scarse sulle pianure a
sud del Po (specie in provincia di Alessandria).
Sulla piovosità ha molta influenza la direzione di provenienza delle masse d'aria. Se esse sono umide e
provengono da sud, sud-est o est la catena alpina sbarra loro la strada (si tratta del fenomeno detto "stau"): in tal
caso le precipitazioni possono anche essere molto abbondanti, specie sui primi versanti montani, e talvolta
provocare alluvioni. Nel caso invece le correnti d'aria provengano da nord, nord-ovest oppure ovest, l'umidità si
scarica sul versante esterno delle Alpi: in tal modo l'aria che raggiunge la regione è asciutta, e possono succedersi
diversi giorni senza pioggia (se non settimane); inoltre sulle zone montane e pedemontane (specie in provincia di
Torino) diventano frequenti i fenomeni di foehn (vedi Ondata di caldo del 19 gennaio 2007). La neve d'inverno è
una meteora relativamente frequente, stante l'effetto catino delle Alpi e dell'Appennino, maggiore a sud-ovest, che
rende difficile il ricambio d'aria e d'inverno favorisce l'accumulo di un cuscinetto di aria fredda al suolo[1].
Sulle rive del Lago Maggiore è presente un microclima particolare, con inverni più miti che nel resto della
regione.
•LIGURIA

La Liguria gode di un clima mediterraneo, ma non uniformemente: essa risente infatti della morfologia
accidentata del suo territorio per gran parte montuoso, aperto su un mare decisamente caldo in rapporto alla sua
latitudine relativamente elevata. I fattori morfologici principali sono infatti due: la forma ad arco aperto verso
mezzogiorno della regione e la dorsale montuosa che si sviluppa tra il confine francese e quello toscano e
costituisce la displuviale tra il versante tributario del Mar Ligure e quello padano-adriatico Quando d'inverno si
forma un'area di bassa pressione sul Golfo Ligure, la zona intorno a Genova viene investita dalla Tramontana,
apportatrice di pioggia e neve a quote basse, che a volte può scendere fino al livello del mare, specialmente in
alcune aree della costa genovese e del Savonese orientale. L'estate è moderatamente calda ma piuttosto afosa (a
Genova Sestri le medie del mese di luglio sono comprese tra i +20,8 °C della minima e i +27,2 °C della massima).
Normalmente le temperature diurne superano i 30 °C solo 3-4 volte nell'arco dell'intero mese di luglio, ma spesso
l'umidità relativa atmosferica si mantiene alta anche nel pomeriggio, amplificando la sensazione di calura, che è
mitigata solo dalle brezze marittime. Nell'entroterra il clima è semi-continentale e più rigido, con valori medi
invernali decisamente bassi, specie in alcune conche del versante padano della regione (media giornaliera di
gennaio di +1,8 °C a Cairo Montenotte, +1,4 °C a Sassello, +2,2 °C a Busalla). Le minime medie di queste
località sono comprese tra -2 e -4 °C, i valori minimi stagionali attesi, durante l'inverno, sono attorno ai -10 °C
anche se le temperature notturne possono scendere ben al di sotto di questo valore durante i periodi di gelo più
intenso; viceversa le giornate estive sono calde, ma le medie giornaliere durante il trimestre estivo sono
condizionate dalla forte escursione termica giornaliera e dalle temperature notturne piuttosto fresche (a Cairo
Montenotte, 338 metri s.l.m., gli estremi minimi e massimi del mese di luglio sono compresi tra +15,0 °C della
minima notturna e i +27,7 °C della massima diurna).
Quindi la Liguria è la regione che, in proporzione all'estensione territoriale, presenta maggior varietà di climi.
Limitandoci all'area costiera, le Cinque Terre, il Golfo Paradiso fino ai quartieri più orientali di Genova, Pegli, la
baia del Sole (Alassio e Laigueglia) e l'intera provincia di Imperia, riparati significativamente dagli elevati rilievi
immediatamente retrostanti, risultano le zone più miti d'inverno.
La foce del fiume Magra, la città della Spezia, Genova Voltri, Savona e in parte la foce del Polcevera (Genova
Sampierdarena), risultano invece i territori con clima invernale meno favorevole perché collocati allo sbocco di
grandi vallate che collegano il versante mediterraneo al bacino padano.
Il resto delle località del litorale presenta temperature nel complesso similari, comunque molto miti per la
latitudine ove posizionate.
•LOMBARDIA

Il clima della Lombardia, per quanto definibile in un contesto di clima semi-continentale, si presenta molto
variegato a causa delle diverse conformazioni naturali presenti sul territorio: montagne, colline, laghi e pianura.
In montagna il clima è di tipo continentale con inverni freddi con frequenti giornate di gelo (durante le quali le
temperature minime possono raggiungere -10 °C / -11 °C) e nebbie fitte. A Milano, la temperatura minore mai
registrata dall'Osservatorio di Brera dal 1876 è stata di -15 °C, la maggiore di 39,3 °C nella caldissima estate
2003. La nebbia è principalmente diffusa nella parte bassa della Pianura Padana dove i corsi d'acqua abbondano e
ne favoriscono la formazione. Le estati in pianura sono calde, umide, afose e moderatamente piovose. Le
temperature, in tale periodo, superano i 30 °C e l'umidità può superare il 90% causando quel fenomeno di caldo
umido comunemente chiamato afa, condizione aggravata dalla scarsa ventilazione tipica della Pianura Padana che
è una delle zone meno ventilate d'Europa.[1] Le perturbazioni di stampo atlantico-mediterraneo o da quelle di
origine artico-russa sono le principali cause del mal tempo. La neve, abbondante sui rilievi, può cadere anche in
pianura.
Le zone limitrofe ai grandi laghi hanno un clima mite, più simile a quello mediterraneo che a quello continentale,
con inverni meno freddi ed estati calde ma più ventilate. Queste condizioni permettono la coltivazione di ulivi e
agrumi nelle zone più riparate.
La fascia prealpina e l'alto Oltrepò hanno un clima di tipo temperato fresco, la media montagna alpina un clima
temperato freddo e le vette un clima di tipo nivale.
Ovviamente come in tutte le zone urbanizzate del pianeta le città, a causa delle loro grandi dimensioni e alla
produzione di calore dovuta all'attività umana, hanno dato origine ad un innalzamento medio della temperatura
locale rispetto alle campagne circostanti. Il fenomeno viene chiamato "isola di calore".
•TRENTINO ALTO ADIGE (www.comuni-italiani.it)

Il clima del Trentino-Alto Adige/Suedtirol è molto vario: al generale clima alpino si combinano diversi microclimi
nelle valli, legati all'esposizione e all'orientazione, e all'azione mitigatrice del lago di Garda. Le valli dell'Adige e
del Sarca hanno, difatti, anche carattere submediterraneo, mentre in val Venosta si hanno caratteristiche steppiche.
Le temperature variano da medie di -10 gradi in gennaio fino ai +20 gradi di luglio; le precipitazioni annue
variano dai 600/1000 mm/anno dell'Alto Adige/Suedtirol fino ai 1200/1500 mm/anno del Trentino.
La regione è spazzata da venti variabili, prevalentemente in direzione nord-ovest, e dal famoso Foehn.
•FRIULI VENEZIA GIULIA (www.arpa.fvg.it)

La regione Friuli Venezia Giulia è caratterizzata da una posizione geografica e da un’orografia (insieme di rilievi
montuosi) che ne condizionano in modo determinante il tempo meteorologico ed il clima (cioè l’insieme delle
condizioni atmosferiche della regione considerate in relazione a lunghi periodi di tempo).
La regione è situata alle medie latitudini, dove è molto marcato il contrasto tra le masse d’aria polare e tropicale:
tale contrasto genera frequentemente delle perturbazioni dello stato normale dell’atmosfera.
In zone orograficamente complesse, come il Friuli Venezia Giulia, i processi di formazione delle perturbazioni e la
loro evoluzione sono influenzati fortemente dai rilievi e dalla loro disposizione rispetto alla circolazione
prevalente delle masse d’aria.
La presenza delle Alpi induce significativi cambiamenti della temperatura, umidità e ovviamente della direzione di
moto delle masse d’aria che interessano la regione. I processi di
•foehn (vento caldo e secco discendente dalle Alpi) e
•stau (effetto di sbarramento dovuto a una catena montuosa, che costringe le correnti d'aria a innalzarsi
raffreddandosi, dando spesso luogo a precipitazioni),
che hanno luogo su opposti versanti della catena montuosa, sono responsabili di profonde modifiche del contenuto
relativo d’acqua nell’aria (umidità), attraverso processi di condensazione ed evaporazione dell’acqua stessa, i
quali influenzano enormemente la temperatura dell’aria e di conseguenza la stabilità atmosferica.
Molto importanti sono anche le peculiarità locali del territorio, quali la presenza del mare Adriatico, poco
profondo, e della laguna caratterizzata da considerevoli escursioni termiche. In estrema sintesi il clima della
regione può essere considerato come un clima continentale moderato con connotazione umida.
La connotazione umida del clima è dettata dall’elevata piovosità dell’alta pianura friulana e della zona prealpina.
Questa componente è il risultato sia dell’effetto che i rilievi hanno sui flussi di aria umida provenienti da sud, che
sono forzati a moti verticali i quali si traducono in piogge copiose, sia dell’elevata frequenza di temporali
primaverili ed estivi. Non va inoltre dimenticato che la grandine è tra i fenomeni caratterizzanti del clima estivo
regionale.
•VENETO (www.venetoinside.com)

Il clima del Veneto è di tipo sub-continentale, ma con l'agente mitigante del mare e la catena delle Alpi a
proteggerlo dai venti del nord, si presenta complessivamente temperato e risulta per questo piacevole in ogni
stagione.
Il Clima
Sono due le zone climatiche principali: la regione alpina, caratterizzata da estati fresche e temperature rigide in
inverno con frequenti nevicate, e la fascia collinare e di pianura dove il clima invece è moderatamente
continentale. Una maggiore mitezza s'incontra poi lungo le due aree costiere, quella adriatica e quella lacustre del
Garda.
Le stagioni più propizie per una visita alle città d'arte sono generalmente la primavera e l'autunno, ma anche
l'inverno non presenta particolari limitazioni, mentre l'estate resta il periodo più indicato per un soggiorno al mare.
La montagna, con le sue numerose e ridenti località, è consigliata per la villeggiatura, lo sport e l'escursionismo in
estate e per gli appassionati delle discipline sciistiche in inverno.
Il Lago di Garda fa caso a sé in quanto grazie ad un clima assai mite lo si può apprezzare in tutte le stagioni
dell'anno.
•EMILIA ROMAGNA

Il clima dell'Emilia-Romagna è di tipo prevalentemente sub-continentale con inverni rigidi ed estati afose e calde.
In inverno sono presenti precipitazioni nevose che dalla montagna possono estendersi fino alla pianura. La parte a
nord della via Emilia è situata all'interno della Pianura Padana e ne possiede pienamente le caratteristiche: afa
estiva e nebbia abbastanza frequente durante l'inverno dove si raggiungono temperature rigide con giornate di gelo
e nebbia che non riesce a dissolversi nemmeno nelle ore centrali del giorno, mantenendo spesso la temperatura
prossima allo zero. Durante la notte la temperatura può scivolare al di sotto dello zero e talvolta si sviluppano
estese gelate che possono perdurare anche per l'intera giornata
In genere gli episodi di maltempo sono generati dalle perturbazioni di stampo atlantico-mediterraneo o da quelle,
più fredde, sospinte da venti di bora; qualche volta soffia anche il Burian, vento di origine artico-russa che riesce a
raggiungere questa regione sferzandola con gelide raffiche. Vi sono però sporadici episodi in cui, sotto l'influsso
di correnti occidentali e di Scirocco, si possono creare le condizioni per brevi periodi relativamente miti proprio a
causa di queste correnti spesso foriere di umidità e piogge; In tali condizioni gli effetti maggiori si avvertono sulle
zone costiere e nelle aree collinari. In estate l'afa la fa da padrona e le temperature sono molto alte, vi sono elevati
tassi di umidità, in particolare nelle zone pianeggianti, mentre nelle zone montuose il caldo risulta meno
opprimente. Si possono registrare anche diversi giorni consecutivi di caldo e sole intenso, e durante tale periodo
soleggiato si possono sviluppare temporali anche di forte entità. L'autunno è molto umido, nebbioso e fresco fino
alla metà di novembre; con il procedere della stagione diventa via via più freddo fino ad avere caratteristiche
prettamente invernali. La primavera rappresenta la stagione di transizione per eccellenza, può risultare fredda o
per contro essere un anticipo d'estate, ma nel complesso risulta mite. In complesso la piovosità è concentrata in
primavera e in autunno su livelli inferiori rispetto alle regioni a nord del Po: ciò determina un regime idraulico a
carattere prevalentemente torrentizio con periodi siccitosi che possono prolungarsi fino ad autunno inoltrato.
L'Emilia-Romagna ha fondamentalmente due climi, che poi possono essere divisi : il padano e il montano. Il
clima risulta pertanto essere influenzato da tre fattori: il continentale, quello decisamente più presente, quello lieve
del Mare Adriatico che mitiga solo le aree prossime alle coste, e quello appenninico. La parte centrale, e in
particolare quella a nord della Via Emilia, presenta accentuati caratteri di continentalità. Gli Inverni sono freddi,
con precipitazioni talvolta nevose fino in pianura (le medie variano da 15 a 35 cm annui) gelate talvolta estese e
temperature massime mantenute basse dalle nebbie persistenti talvolta tutto l'arco del giorno. L'estate, invece, è
calda e afosa, con temperature massime che si spingono ben oltre i 35° e minime che talvolta non scendono sotto i
20°. La primavera è piovosa e gradevole da aprile a maggio; anche l'autunno presenta le medesime caratteristiche
ed è fresco e gradevole fino a novembre, quando diventa fresco, umido e talvolta freddo. Il clima della fascia
montana è fortemente influenzato dall'altitudine, ma anche dall'esposizione al sole e al vento. Generalmente ha
inverni molto più freddi della pianura, con minime costantemente sottozero nei mesi più freddi e temperature
minime che possono raggiungere i -15°, -20°. La neve cade da novembre a marzo, ma spesso alcune "spolverate"
sui rilievi più alti avvengono anche in ottobre e in aprile. In un anno cade almeno un metro di neve anche a quote
inferiori ai 700 m s.l.m., che arriva anche a 1,5 m a 800 m s.l.m.. Ha temperature estive gradevoli, con media delle
massime sui 25-28° in luglio, ma punte di 30-35° e minime sui 10-15°. L'estate è in generale breve e l'autunno
inizia già a settembre, diventando freddo dopo la metà di ottobre; anche la primavera è breve e fresca, inizia in
aprile e termina in giugno. La fascia costiera non ha caratteristiche molto diverse dalla fascia di pianura, in quanto
ha inverni comunque freschi (la neve cade quasi ogni anno) e estati calde, ma un po' più miti.
•TOSCANA

Dal punto di vista climatico, la Toscana presenta caratteristiche diverse da zona a zona.
Le temperature medie annue, che registrano i valori più elevati attorno ai 16 °C lungo la costa maremmana,
tendono a diminuire man mano che si procede verso l'interno e verso nord; nelle pianure e nelle vallate interne
(medio Valdarno e Val di Chiana) si raggiungono i valori massimi estivi, che spesso si avvicinano e toccano i 40
°C e si contrappongono a minime invernali piuttosto rigide, talvolta anche di alcuni gradi sotto zero.
Le precipitazioni risultano molto abbondanti a ridosso dei rilievi appenninici lungo l'asse ovest-est tra la Versilia e
il Casentino, con valori massimi oltre i 2000 mm annui sulle vette più alte delle Alpi Apuane e dell'Appennino
Tosco-Emiliano; al contrario, lungo la fascia costiera della Maremma grossetana, soprattutto nella zona
dell'Argentario, si raggiungono faticosamente i 500 mm annui di media. Molto penalizzate dal punto di vista
pluviometrico risultano anche le Crete Senesi e alcune zone della Val d'Orcia e della Val di Chiana dove i valori
medi annui si aggirano tra i 600 e i 700 mm.
Le nevicate, frequenti nella stagione invernale su tutti i rilievi appenninici e sulla parte sommitale del Monte
Amiata, possono raggiungere anche le zone collinari limitrofe; i fenomeni nevosi sono più rari lungo la costa
settentrionale e nelle pianure interne, mentre risultano essere episodi davvero unici lungo la costa della Maremma
grossetana.
Da segnalare, inoltre, l'eliofania (durata del soleggiamento), che risulta essere molto rilevante lungo la fascia
costiera della provincia di Grosseto, dove raggiunge valori prossimi ai massimi assoluti dell'intero territorio
nazionale italiano, con una media annuale di oltre 7 ore giornaliere (valore minimo in dicembre con una media di
circa 4 ore al giorno e valori massimi superiori alle 11 ore giornaliere in giugno e luglio).
•MARCHE

Nella zona litoranea il clima è subcontinentale a nord di Ancona con sbalzi di temperatura da stagione a stagione:
estati calde, ma rinfrescate dalla benevole brezza marina, inverni freddi (a Pesaro la temperatura media di gennaio
è di 3,8 °C) con regolari piogge di stagione. A sud di Ancona la subcontinentalità si attenua per lasciare posto a un
clima sublitoraneo che assume caratteri più spiccatamente mediterranei nella Riviera delle Palme (a Grottammare
la temperatura media di gennaio è di 7,6 °C).[8] Nelle zone montuose vi sono estati fresche e inverni rigidi con
ampia possibilità di neve; l'inverno risulta altresì rigido nelle zone collinari interne ove si possono verificare basse
temperature.
•UMBRIA

Il clima della regione è molto vario a causa delle differenze di altitudine. In pianura e collina è di tipo sublitoraneo
temperato o temperato mediterraneo d'altitudine, con siccità estiva, mentre nelle zone di montagna è di tipo
temperato subcontinentale e, sulle quote più elevate, temperato fresco, con precipitazioni spesso notevoli
soprattutto in primavera ed autunno[3]. Le temperature medie annue dei centri più importanti sono generalmente
comprese fra gli 11,2 °C di Norcia ed i 15 °C di Terni passando per i 12,9 °C di Spoleto, i 13,1 °C di Perugia e i
14,2 °C di Foligno. L'altitudine gioca un ruolo importante: Norcia, a 604 m s.l.m. ha una temperatura media del
mese più freddo (Gennaio) di circa 1,1 °C mentre Perugia (493 m s.l.m.) e Spoleto (396 m s.l.m.) presentano
valori di quasi 3° superiori (Perugia 4,0 °C). Terni è sicuramente la città umbra che vanta il clima invernale più
mite (6,3 °C in gennaio). Le temperature medie del mese più caldo (Luglio) variano fra i 21° circa di Norcia e i
25° circa di Terni (Perugia: 23 °C circa), ma con picchi che superano i 40° nella Valle Umbra. Le precipitazioni
sono per lo più comprese fra i 700 ed i 1.100 mm (Perugia: 893 mm), ma sono ripartite in un numero di giorni
piuttosto limitato: fra gli 80 ed i 100.
•LAZIO

Il Clima della regione, monitorato da oltre 40 stazioni meteorologiche, presenta una notevole variabilità da zona a
zona. In generale, lungo la fascia costiera, i valori di temperatura variano tra i 9-10 °C di gennaio e i 24-25 °C di
luglio; le precipitazioni sono piuttosto scarse lungo il tratto costiero settentrionale (i valori minimi inferiori ai 600
mm annui si registrano nella Maremma, nel comune di Montalto di Castro, in prossimità del confine con la
Toscana) mentre raggiungono valori attorno ai 1000 mm annui nella zona tra Formia e il confine con la Campania.
Procedendo verso l'interno il clima diviene via via più continentale e,sui rilievi piu'alti,di montagna: gli inverni
risultano freddi e, specie nelle ore notturne, si possono registrare temperature piuttosto rigide e prossime allo zero
e, talvolta, anche inferiori. La provincia più fredda e continentale risulta essere quella di Rieti, seguita da quelle di
Frosinone e Viterbo, chiudono quelle di Roma e Latina.
Le precipitazioni aumentano in genere con la quota e sono mediamente distribuite nelle stagioni intermedie e in
quella invernale, con un'unica stagione secca, quella estiva: i massimi pluviometrici si registrano nei massicci
montuosi posti al confine con l'Abruzzo, maggiormente esposti alle perturbazioni atlantiche (Monti Simbruini,
Monti Cantari, Monti Ernici), raggiungendo valori anche superiori ai 2000 mm. D'inverno le precipitazioni sono
in genere nevose dalle quote medie in su; sporadiche nevicate possono raggiungere i Castelli Romani e, in alcune
rare occasioni, interessare anche la 'città di Roma'.
Con particolare riguardo all'eliofania, va inoltre segnalato che, tra le città capoluogo di regione, Roma risulta
essere quella con il maggior numero di ore di sole e di giornate con cielo sereno nel corso dell'anno.
•ABRUZZO

Il Clima abruzzese è fortemente condizionato dalla presenza del Massiccio montuoso Appenninico-Centrale, che
divide nettamente il clima della fascia costiera e delle colline sub-appenniniche da quello delle fasce montane
interne più elevate: le prime zone presentano caratteristiche climatiche di tipo sublitoraneo e mediterraneo, con
temperature che decrescono progressivamente con l'altitudine e precipitazioni che aumentano invece con la quota
(basti citare a tale proposito Pescara, che a circa 10 m s.l.m. ha temperature medie di circa 15 °C e piogge annuali
intorno ai 700 mm, e Chieti, che, posta su un colle a 330 m s.l.m., pur presentando temperature medie simili,
registra precipitazioni molto più copiose, con valori annui di circa 1000 mm).
In inverno in tali aree, nonostante la presenza mitigatrice del mare, sono possibili ondate di freddo provenienti dai
Balcani con neve anche in prossimità del mare; gli inverni dunque, a differenza delle coste tirreniche poste alla
stessa latitudine, sono generalmente più rigidi a causa dell'esposizione di tali zone alle correnti fredde provenienti
dell'Est europeo.
Tipico paesaggio dell'Abruzzo aquilanoAddentrandosi verso l'interno il clima si fa via via più continentale e, sui
rilievi più alti, di montagna: la provincia che più presenta tali caratteristiche climatiche è quella de L'Aquila,
seguita da quelle di Teramo e Chieti.
In inverno nelle zone interne, specialmente nella Conca Aquilana e nella Marsica, e, in misura minore, nella valle
Peligna, le gelate sono frequenti, diffuse e intense con il termometro che in determinate conche montane di origine
glaciale o carsico-alluvionale come Campo Imperatore, Campo Felice e l'Altopiano delle Cinque Miglia può
scendere ripetutamente anche al di sotto dei 25 °C sotto zero nel corso dell'anno. Anche la Piana del Fucino, in
condizioni di innevamento al suolo e ondate di freddo particolarmente intense, può raggiungere minime
ugualmente molto basse e quasi da record: nel 2002 ad Avezzano centro si sono raggiunti -19 °C e sono stati
riportati valori fino a -33 °C nella Piana adiacente lontano da isole di calore; mentre nel 1985 -26 °C ad Avezzano
centro e -32 °C a Telespazio.
D'estate la continentalità delle zone interne più basse favorisce temperature elevate (massime tra i 30 e i 35 °C, a
Sulmona anche 38 °C) ma con scarsa umidità, mentre le zone più alte presentano estati miti, con valori che
tendono a decrescere con l'altitudine. Le zone costiere hanno temperature in linea con quelle delle coste tirreniche
a pari latitudine (Chieti-Pescara circa 24 °C).
Anche le precipitazioni risentono fortemente della presenza delle dorsali montuose appenniniche della regione:
aumentano con la quota risultando più abbondanti nel settore e sui versanti occidentali, decrescendo invece verso
est e sui versanti montuosi esposti ad oriente. Spesso le coste adriatiche rimangono in ombra pluviometrica da
ovest per l'effetto di sbarramento dell'Appennino, subendo l'azione dei venti miti da esso discendenti (garbino).
I minimi pluviometrici annui si riscontrano però in alcune vallate interne, notevolmente riparate dalle
perturbazioni per l'azione di blocco delle dorsali montuose, come la Valle Peligna, o la valle del fiume Tirino, che
in alcuni punti (Ofena, Capestrano) registra a stento 500 mm, e non lungo le coste dove non scendono mai sotto i
600 mm: imfatti se il teramano risulta relativamente poco irrorato dalle piogge (Teramo meno di 800 mm), a
Chieti si supera il metro raggiungendo i livelli massimi dell'area adriatica, mentre tra Ortona e Vasto diminuiscono
nuovamente.
I massimi pluviometrici si riscontrano invece nei massicci montuosi posti al confine con il Lazio, maggiormente
esposti alle perturbazioni atlantiche, e si aggirano sui 1500-2000 mm (nel 2008 Pescasseroli ha fatto registrare un
valore record intorno ai 2200 mm).
In inverno le precipitazioni sono per lo più nevose dalle quote medie in su e occasionalmente anche a quote più
basse fin sulle coste in occasione di eventi freddo-umidi (episodi di 'burian' e 'rodanate').
Le precipitazioni sono mediamente distribuite nelle stagioni intermedie e in quella invernale con un'unica stagione
secca, quella estiva. La distribuzione dei venti segue invece le dinamiche meteorologiche e presenta caratteristiche
spiccatamente occidentali e in parte meridionali (libeccio e scirocco) durante il periodo autunnale e primaverile
con tendenze settentrionali e orientali durante il periodo invernale.
•MOLISE (www.voyagesphotosmanu.com)

ll clima ha caratteri di continentalità nell’interno, mentre è mite, mediterraneo, in prossimità della costa. Le
precipitazioni, in genere non molto abbondanti, inferiori ai 1.000 mm annui (sui 600-700 nell’area
subappenninica) e in prevalenza invernali, toccano però i 2.000 mm sui monti del Matese; d’inverno, sui rilievi,
sono spesso nevose. Le temperature, i cui minimi si abbassano con il crescere dell’altitudine, hanno un’escursione
annua rilevante: Termoli, pur essendo sul mare, passa da una media invernale di 8 °C a una estiva di 25 °C;
Campobasso, a 701 m di quota, ha una media invernale di 4 °C e una estiva di 22 °C.
•CAMPANIA

La Campania può essere suddivisa in due zone climatiche: quella col clima mite, influenzato dalla presenza del
mare, che comprende la costa del casertano, il napoletano e la costa del salernitano (insieme naturalmente
all'arcipelago) dove si possono sentire maggiormente i benefici del mare; e quella col clima più rigido, che
comprende le zone interne dove si nota l'aumento della presenza della montagna: infatti in inverno nelle zone
montuose si registrano temperature rigide, ed anche nelle valli non mancano gelate e banchi di nebbia, talvolta
accompagnate da nevicate che si fanno sempre più copiose man mano che ci si addentra nell'entroterra e si sale di
altezza. In estate si possono raggiungere temperature alte e vi sono giornate di pieno sole, tuttavia le caratteristiche
orografiche e l'influenza benefica del mare, rendono il caldo maggiormente sopportabile.
Dal punto di vista precipitativo, gran parte della regione risulta esposta ai venti umidi atlantici per la relativa
vicinanza della dorsale appenninica alla fascia costiera. Ne conseguono valori piuttosto abbondanti anche lungo le
coste (media attorno ai 1.000 mm annui, salvo alcuni valori leggermente inferiori lungo il litorale caseratano),
mentre i valori minimi di pioggia si registrano paradossalmente nel più lontano entroterra al di là dello spartiacque
appenninico: quest'ultimo tende a far salire ad ovest fino a 2.000 mm i valori pluviometrici di alcune località
dell'Irpinia, mentre oltre lo spartiacque ad est si scende bruscamente fino a 600-700 mm.
•PUGLIA

In tutta la Puglia il clima è tipicamente mediterraneo[15]: le zone costiere e pianeggianti hanno estati calde,
ventilate e secche e inverni miti. Le precipitazioni, concentrate durante l'autunno inoltrato e l'inverno, sono scarse
e per lo più di carattere piovoso in pianura, mentre sull'altopiano delle Murge sono frequenti le nevicate in caso di
irruzioni fredde da est. In autunno inoltrato e in inverno sono frequenti le nebbie mattutine e notturne nella
Capitanata e sulle Murge. Le escursioni termiche tra estate ed inverno sono notevolissime nelle pianure interne:
nel Tavoliere si può passare dagli oltre 40°C estivi ai -2°C/-3°C delle mattine invernali.
•BASILICATA

Il clima della Basilicata cambia di zona in zona; infatti una caratteristica rilevante è che la regione è esposta a tre
mari. La parte orientale della regione (non avendo la protezione della catena appenninica) risente dell'influsso del
mar Adriatico, a cui va aggiunta l'orografia del territorio e l'altitudine irregolare delle montagne. Ma nonostante la
diversità, il clima della regione può essere definito continentale, con caratteri mediterranei solo nelle aree costiere.
Infatti se ci si addentra già di qualche chilometro nell'interno, soprattutto in inverno, la mitezza viene subito
sostituita da un clima rigido e umido.
Presenta quattro aree climatiche rispettivamente suddivise in questo modo:
pianura jonica del Metapontino, dove ad inverni miti e piovosi si alternano estati calde e secche, ma abbastanza
ventilate.
costa tirrenica. Qui si riscontrano le stesse affinità con il clima dell'area jonica, con la sola differenza che in
inverno la temperatura è leggermente più elevata e in estate è leggermente più fresca e l'umidità è molto
accentuata.
collina materana, dove i caratteri climatici mediterranei si attenuano notevolmente andando verso l'interno: già a
partire dai 300-400 metri gli inverni divengono freddi e nebbiosi, e la neve può fare la sua comparsa diverse volte
all'anno da novembre a marzo inoltrato. Anche qui le estati sono calde e secche, con escursioni termiche
giornaliere abbastanza elevate.
montagna appenninica, che corrisponde ai 7/10 del territorio regionale. Qui gli inverni risultano molto freddi,
soprattutto oltre i 1000 metri di quota, dove la neve al suolo rimane fino a metà primavera, ma può rimanere fino
alla fine di maggio sui rilievi maggiori. A Potenza, capoluogo regionale posto a 819 metri s.l.m., l'inverno può
essere molto nevoso, e le temperature possono scendere anche di molti gradi sotto lo zero (il record cittadino è di -
15 °C), risultando tra le città più fredde d'Italia. Le estati sono moderatamente calde, anche se le temperature
notturne possono essere molto fresche.
•CALABRIA

Il clima calabrese è generalmente di tipo mediterraneo.Il litorale Ionico è più secco e arido di quello tirrenico che
si presenta con un clima più mite.Le temperature in genere lungo le coste non scendono mai sotto i 10 gradi e non
salgono mai sopra i 40°, con punte di 42-44° nei mesi estivi. Lungo gli Appennini e nelle zone interne, dal
Pollino,alla Sila fino all'Aspromonte, il clima è montano appenninico (continenale freddo) con inverni freddi e
nevosi, l'estate è tiepida e non mancano temporali. Da segnalare l'interessante escursione termica giornaliera,in
inverno, nella valle del Crati, dove anche a quote di pianura possono verficarsi abbondanti nevicate.
•SICILIA

Il clima della Sicilia è mediterraneo, con estati calde ed inverni miti. Sulle coste, soprattutto quella sud-
occidentale, il clima risente maggiormente delle correnti africane e si verificano estati torride. Generalmente
l'estate siciliana è calda e scarsamente piovosa ma secca e ventilata, soprattutto nelle zone interne dove gli indici
di umidità sono bassissimi. Più umide, ma in genere non afose, le zone lungo le coste che inoltre sono beneficate
anche del regime delle brezze marittime e in generale da una frequente ventilazione. Le zone interne, i rilievi del
Tirreno e l'Etna sono le zone più fredde e nevose dell'isola. Sui rilievi più alti dell'isola (Etna, Madonie, Nebrodi)
la neve cade abbondantemente
Considerando solo le grandi città costiere dell'isola si scopre che Palermo è quella che più frequentemente può
essere leggermente imbiancata da un breve strato di neve, Messina è la città più piovosa mentre Catania può
registrare, grazie alla presenza della piana più grande dell'isola, le temperature più basse e più alte.
I capoluoghi montani dell'isola, Ragusa, Caltanissetta ed Enna, ricevono apporti nevosi ogni inverno o quasi.
Le piogge sono più scarse nelle zone interne e lungo le coste meridionali mentre si presentano più abbondanti
sulle coste tirreniche e soprattutto sul messinese e l'etneo. La neve sulle coste è rara e più frequente su quelle
tirreniche. In casi eccezionali si sono verificate nevicate a Lampedusa (febbraio 1942 e lievemente nel febbraio
1956) e Pantelleria (gennaio 1905, febbraio 1956 e gennaio 1981 e lievemente nel marzo 1949, gennaio 1979 e
gennaio 1999). La Sicilia orientale, dal messinese al siracusano, è spesso interessata da fenomeni alluvionali e
violenti nubifragi. Il 17 ottobre del 1951 una stazione meteorologica vicino Lentini (tra Siracusa e Catania)
registrò 702mm di pioggia, uno degli accumuli giornalieri più alti d'Italia. Quello stesso giorno una stazione di
Catania totalizzò 499mm.
Soprattutto nelle stagioni intermedie non è raro che spiri lo scirocco, il vento proveniente dal Sahara, ma è in
estate che questo vento può far schizzare le temperature minime sopra i 30° e le massime oltre i 45° (il record
italiano di temperatura più alta è siciliano ed è detenuto dalla cittadina di Catenanuova dove il 10 agosto del 1999
si toccarono i 48,5°).
Secondo un luogo comune la piovosità siciliana è scarsa ma questo è vero solo in alcune aree più ristrette della
regione come le coste meridionali e alcune zone interne in ombra pluviometrica. Il resto dell'isola ha una piovosità
più o meno in media con le altre zone d'Italia e in molti casi anche sopra la media pluviometrica nazionale.
Addirittura alcune zone dell'etneo e del messinese sono tra le più piovose d'Italia con medie pluviometriche
stimabili oltre i 1300mm. Il problema pluviometrico reale dell'isola è che nel periodo estivo le precipitazioni
diventano scarse, in alcuni anni del tutto assenti e comunque la distribuzione delle piogge è estremamente
irregolare nel tempo e nello spazio. Tale andamento pluviometrico si ripercuote sull'approvvigionamento idrico,
che si rivela deficitaria in alcune province dove sono frequenti le crisi idriche.
•SARDEGNA
•Il clima mediterraneo è tipico di gran parte della Sardegna. Lungo le zone costiere, dove risiede la gran parte
della popolazione, grazie alla presenza del mare si hanno inverni miti con temperatura quasi mai sotto lo zero. Le
estati sono calde e secche, caratterizzate da una notevole ventilazione. Il basso tasso di umidità permette di
sopportare le elevate temperature estive che raggiungono normalmente i 35°C. Nelle zone interne il clima è più
rigido. Sui massicci montuosi nei mesi invernali nevica frequentemente e le temperature scendono sotto lo zero.
D'estate si mantiene fresco, soprattutto durante le ore notturne e raramente fa caldo per molti giorni consecutivi.
Le precipitazioni risultano essere particolarmente scarse lungo le coste e nella zona meridionale, con medie
inferiori ai 500 mm annui; in particolare, la località di Capo Carbonara fa registrare il valore minimo assoluto
dell'intero territorio nazionale italiano, con una media di soli 266 mm annui. Nelle aree interne la piovosità media
è di 500-800 mm. In prossimità dei principali rilievi montuosi si registrano i maggiori valori pluviometrici che
possono anche superare i 1000 mm annui. Per sopperire al problema della siccità, dalla fine dell'Ottocento ad
oggi, sono stati realizzati sull'intero territorio isolano circa 50 bacini idrografici, molti dei quali dotati di centrali
idroelettriche. La Sardegna è inoltre una regione molto ventosa. I venti dominanti sono il Maestrale e lo Scirocco.
Il primo mitiga le temperature estive, ma spesso a causa della sua elevata velocità crea danni non indifferenti
all'agricoltura favorendo la propagazione degli incendi; il secondo si rivela particolarmente dannoso in tarda
primavera, quando si intensifica l'evapotraspirazione che causa stress idrici alle colture non irrigue. La costante
ventilazione ha favorito l'installazione di numerosi impianti eolici sui crinali di alcuni rilievi e in certe aree
industriali.

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