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La musica del Principe.

Studi e prospettive per Carlo Gesualdo


La musica del Principe
Studi e prospettive per Carlo Gesualdo
a cura di Luisa Curinga
LIM

€ 40,00 Libreria Musicale Italiana


Questo volume è stato pubblicato con il contributo del

CONSERVATORIO DI MUSICA
«CARLO GESUALDO DA VENOSA»
POTENZA

In Copertina: Anonimo del sec. XVII, Sancta Maria ad Nives (olio su tela), Ge-
sualdo, Chiesa di San Nicola e Sant’Antonino. Per gentile concessione di Don
Alberico Grella.

Elaborato e preparato per la stampa con OpenOffice.org

© 2008 Libreria Musicale Italiana


Lim srl, via di Arsina 296/f,
I-55100 Lucca, P.O.Box 198
lim@lim.it www.lim.it
ISBN 978-88-7096-531-5
LA MUSICA DEL PRINCIPE
STUDI E PROSPETTIVE PER CARLO G ESUALDO

Convegno Internazionale di Studi


Venosa – Potenza, 17-20 settembre 2003

A cura di
Luisa Curinga

Libreria Musicale Italiana


SOMMARIO

VII Presentazioni, Fulvio Maffia, Bruno Tamburriello, Guido Salvetti


XI Premessa
XV Abbreviazioni

LA MUSICA DEL PRINCIPE


STUDI E PROSPETTIVE PER CARLO GESUALDO

5 Luigi Sisto
Mutio Effrem e la corte del Principe di Venosa a Gesualdo
21 Domenico Antonio D’Alessandro
Giovanni de Macque e i musici della Real Cappella napoletana.
Nuovi documenti, precisazioni biografiche e una fonte musicale ritrovata
157 Enrica Donisi
«Fù nei dauni confini, Presso à l’aspra Lucania alto, et immenso…»
La famiglia Gesualdo: mecenati, scrittori, artisti
171 Marta Columbro
Il Fondo Gesualdo della Biblioteca Provinciale di Avellino
187 Elio Durante – Anna Martellotti
Carlo Gesualdo e i poeti di Ferrara: fedeltà infedele al testo poetico
219 Anthony Newcomb
Gesualdo’s Luzzaschi – «D’ogni altro si burla»
231 Nicolò Maccavino
Le canzonette a cinque voci di Carlo Gesualdo
249 Giovanni Acciai
Le composizioni sacre di Carlo Gesualdo: un approccio analitico
sul piano della retorica musicale. Ma non solo
VI
277 Maria Manuela Toscano
Caos apparente e struttura dissimulata nei «Responsori di Settimana
Santa» di Carlo Gesualdo
297 Peter Niedermüller
Toward the reception of Carlo Gesualdo’s music in the writings by
Giovanni Battista Doni
309 Massimo Privitera
Madrigali esemplari: analitica gesualdiana prospettica
333 Marco Della Sciucca
Il «Monumentum pro Gesualdo» di Stravinsky come interpretazione
critico-analitica
347 Luisa Curinga
Trascrizione o trasfigurazione? Elaborazioni di Salvatore Sciarrino da
Carlo Gesualdo
365 Marco Giuliani
Una base di dati multimediale sui madrigali del Principe Carlo Gesualdo
da Venosa

385 Indice dei nomi


ABBREVIAZIONI

DEUMM Dizionario Enciclopedico della Musica e dei Musicisti, diretto da Alberto Basso, 14
voll., Torino, UTET, 1983-2005.
GROVE1 The New Grove Dictionary of Music and Musicians, diretto da Stanley Sadie, 20 voll.,
London, Macmillan, 1980.
GROVE2 The New Grove Dictionary of Music and Musicians, diretto da Stanley Sadie e John
Tyrrel, 29 voll., London, Macmillan, 2001.
NV EMIL VOGEL – ALFRED EINSTEIN – FRANÇOIS LESURE – CLAUDIO SARTORI, Bibliografia della
musica vocale profana pubblicata dal 1500 al 1700, 3 voll., Pomezia-Genève,
Staderini-Minkoff, 1977.
RISM Répertoire International des Sources Musicales.
Luigi Sisto

MUTIO EFFREM E LA CORTE DEL PRINCIPE DI VENOSA


A GESUALDO

[…] in quella specie di accademia a lui sot-


tomessa è probabile che pontificasse con
l’intensità dialettica che abbiamo imparato
a conoscere, su un tema che era oggetto al-
lora di appassionate discussioni, il passato,
il presente e il futuro dell’arte musicale.

Nino Pirrotta, Gesualdo da Venosa nel IV


centenario della nascita (1961)1

Alla fine del secolo XVI, la capitale del viceregno – da più di un secolo sotto la
dominazione spagnola – si impone come vero centro propulsore di iniziative
nei più disparati campi dell’arte trasmettendone all’intero territorio meridio-
nale il poderoso influsso. Napoli non già come appendice della cultura spa-
gnola dominante, ma proficua realtà di scambio tra le istanze iberiche e quelle
partenopee, sublimate dal contatto con le realtà italiane del centro-nord, Roma
e Venezia, capitale indiscussa della stampa musicale del tempo, e poi Mantova,
Firenze e Ferrara.2 Com’era consuetudine del tempo, gli aristocratici dimora-

1. Si devono a Nino Pirrotta le prime riflessioni sull’importanza di una corte musicale presso il
feudo di Gesualdo. Cfr. NINO PIRROTTA, Gesualdo da Venosa nel IV centenario della nascita, in
«Terzo Programma. Quaderni trimestrali», II, Torino, ERI, 1961, pp. 199-216.
2. Nella Napoli del Seicento furono attivi ben quarantacinque stampatori, anche a dispetto del-
le continue prammatiche vicereali, tese ad uno stretto controllo sull’arte della stampa e ad
un’incisiva affermazione dell’autorità del governo. Uno dei migliori stampatori del tempo,
certamente dal 1592 e fino al 1615, fu Gian Giacomo Carlino attivo, dal 1611, con una stam-
peria proprio nel castello di Gesualdo e, in società con il Vitale, nell’attuale insediamento di
san Biagio dei Librai a Napoli, dal 1604 al 1611 ca. Alla stamperia del Carlino si formò come
lavorante «Lucretius Nuccio della Guardia di anni 25 venuto a Napoli all’età di 5 anni a im-
parare l’arte di stampatore […]». Così è riportato nel processo matrimoniale, datato 30 gen-
naio 1609, attestante il matrimonio contratto con Lauria Gargano, sorella di Lucchino Gar-
gano, stampatore musicale anch’egli. Tra i testimoni lo stesso «Joes Jacobus Carlinus de
Neap.<oli> stampatore a San Biase etatis annorum 62 in circa ut d.<ici>t […] Costantinus
Vitales Neap.<olitanus> stampatore a San Biase etatis annorum 34 in circa ut d.<ici>t […]
6 LUIGI SISTO

vano nella capitale, il che consentiva loro di intrattenere rapporti diretti con la
corte e le autorità, di attendere ai loro affari o di aspirare a prestigiose cariche
pubbliche.3
A determinare un allargamento di quegli spazi entro i quali la produzione
musicale, in territorio meridionale, trova slancio vitale, concorrono fattori di-
versi, ma soprattutto le relazioni tra le corti, anche del centro-nord – si pensi in
tal senso ai legami gesualdiani con Ferrara e quindi con il Luzzaschi,4 o ancora
a quelli con Roma anche per la presenza di artisti-caposcuola dello spessore di
Jean de Macque.
Lo splendore della corte partenopea del Principe di Venosa trovava dimora
– a seguito dei noti fatti di sangue consumatisi in Napoli tra la notte del 16 ed il
17 ottobre del 1590 – presso il castello di Gesualdo, rifugio sicuro per il Prin-
cipe anche per timore della rappresaglia delle famiglie offese dall’assassinio;
mentre il processo, istituito il giorno seguente ai fatti, fu subito archiviato per
ordine dello stesso Viceré, Don Juan de Zunica, conte di Miranda.5
L’espiazione della colpa commessa, su suggerimento dello stesso zio Carlo
Borromeo, passò attraverso la costruzione di tre conventi, in linea con un con-
solidato copione dei tempi. L’effettiva costruzione, poi, si limitò a due cenobi:

Lucchino Gargano de civitate saluzzi de piemonte Neap.<olitanus> com[m]orans in sedili


portus stampatore di figure etatis annorum 34 in circa ut d.<ici>t» […]. Napoli, Archivio
Storico Diocesano, Processi matrimoniali, matrimonio tra Lucretio Nucci e Lauria Gargano,
1609L, fascio 80, cc. 4.
Per un quadro dettagliato sull’editoria musicale napoletana del tempo, cfr. inoltre ANGELO
POMPILIO, Editoria musicale a Napoli e in Italia nel Cinque-Seicento, in Musica e Cultura a
Napoli dal XV al XIX secolo, a cura di Lorenzo Bianconi e Renato Bossa, Firenze, Olschki,
1983, pp. 79-85.
3. Tutto il Cinquecento fu epoca di urbanizzazione crescente. Fra l’inizio e la fine del secolo, tutte
le città italiane aumentarono di molto la loro popolazione; Napoli si colloca in testa a questa
speciale graduatoria, addirittura triplicando il numero dei suoi abitanti, pari a circa 270.000 ad
inizio Seicento. Afferma ANDREA GHIRELLI, a proposito della nobiltà meridionale e del suo
inurbamento in Napoli: « […] vivranno di rendita e per giunta lontano dai feudi e dissipe-
ranno gli averi in un’insensata smania di rivaleggiare per lusso e magnificenza con i maggio-
ri esponenti dell’apparato spagnolo». Cfr. Storia di Napoli, Torino, Einaudi, 1973, p. 27.
4. Sulle relazioni con il Luzzaschi, cfr. ELIO DURANTE – ANNA MARTELLOTTI, Tasso, Luzzaschi e il
Principe di Venosa, in Tasso, la musica, i musicisti, a cura di Maria Antonella Balsano e Tho-
mas Walker, Firenze, Olschki, 1988, («Quaderni della Rivista Italiana di Musicologia»), pp.
17-44. Per un approfondimento sul ‘periodo ferrarese’ del Gesualdo, con particolare riferi-
mento alle relazioni con il Fontanelli, cfr. ANTHONY NEWCOMB, Carlo Gesualdo e una corri-
spondenza musicale del 1594, in Carlo Gesualdo Principe di Venosa, a cura di Ennio Speran-
za, Roma, ISMEZ, 1998, pp. 17-45, trad. it. dell’articolo Carlo Gesualdo and a Musical Cor-
respondance of 1594, «The Musical Quarterly», LIV, 4, 1968, pp. 409-436; cfr. anche NINO
PIRROTTA, Gesualdo, Ferrara e Venezia, in Studi sul teatro veneto fra Rinascimento ed Età ba-
rocca, a cura di Maria Teresa Muraro, Firenze, Olschki, 1971, pp. 305-319.
5. Carlo Gesualdo aveva sposato in prime nozze Maria d’Avalos il 17 febbraio 1586, nella chie-
sa di Santa Maria Maggiore in Napoli. Cfr. DOMENICO ANTONIO D’ALESSANDRO, Per una biogra-
fia di Don Pietro Paolo Stella C.R., alias Scipione Stella, in Scipione Stella. Inni a cinque voci.
Napoli 1610, a cura di Flavio Colusso e Domenico Antonio D’Alessandro, Lucca, Libreria
Musicale Italiana, («Musica Theatina» , II), pp. XI-LIV: XV.
MUTIO EFFREM E LA CORTE DEL PRINCIPE DI VENOSA A GESUALDO 7

quello dei Cappuccini, al quale è annessa la Chiesa di Santa Maria delle Grazie
(1592),6 e quello dei Domenicani, completato, assieme alla Chiesa del SS. R o-
sario,7 dal Principe Ludovisi.8 Ma soprattutto, nel feudo di Gesualdo9 – de-
scritto dal Fontanelli come «paese ameno et vago alla vista quanto si possa desi-
derare, con un’aria veramente soave et salubre»10 – la committenza di opere
d’arte e luoghi di culto, animata da propositi morali e da forte desiderio di mi-
sericordia, convive con il fasto e lo splendore della corte, favoriti dalla presenza
di Eleonora d’Este, protagonista della vita sociale e culturale.11

***
Con riferimento al Principe di Venosa e alla sua residenza napoletana, Scipione
Cerreto annotava nel trattato Della prattica musica vocale, et strumentale del
1601
Tutto mi par che oggi si scorga nell’Illustrissimo Signor Don Carlo Gesualdo Prin-
cipe di Venosa, […] A questo Principe di più non basta, che si diletti della Musica,
ma anche per gusto e intertenimento tiene in sua Corte, à sue spese, molti Com-
positori, Sonatori e Cantori eccellenti […] Oltre che questo Signore è raro Sona-
tore di molti Stromenti, del Liuto ha passato il segno, e della Compositione non è
meno de gli altri Compositori eccellente, per haver lui ritrovate nove inventioni di
componimenti, ornandoli di bei pensieri, e capricci, che forte danno meraviglia a
tutti i Musici, e Cantori del mondo.12

6. La chiesa ospita la tela di Giovanni Balducci, Il perdono di Carlo Gesualdo, realizzata dal pit-
tore fiorentino e da aiuti nel 1609, dopo che questi fu presentato a Carlo dallo zio Cardinale
Alfonso Gesualdo, Arcivescovo di Napoli, che ivi lo aveva condotto nel 1596. L’opera, ripor-
tata all’originale stesura dopo rimaneggiamenti controriformistici, raffigura sulla sinistra il
Principe e suo zio Carlo Borromeo che lo accompagna. Sulla destra appare Eleonora d’Este
ed al centro il figlioletto Alfonso, raffigurato come un angelo. Il Principe implora il perdono
a Cristo giudicante tramite l’intercessione della Vergine e dei Santi Michele, Francesco, Do-
menico, Caterina e della Maddalena.
7. Di questa chiesa, però, si avrebbero notizie sin dal 1578, dai tempi di Luigi IV Gesualdo, ben
prima delle vicende del ‘90. Cfr. GIOVANNI FULCOLI, La cultura autoctona. L’Arciconfraternita
e la Chiesa del SS. Rosario, in La chiesa e il convento del SS. Rosario a Gesualdo, Avellino, De
Angelis Editore, 2002, pp. 19-24. Alla committenza dello stesso Carlo Gesualdo è dovuta la
costruzione della Chiesa degli Afflitti o di San Sebastiano, nel 1612.
8. Nicolò Ludovisi divenne feudatario di Gesualdo dopo che il feudo ed i titoli passarono a Isa-
bella Gesualdo, nipote del Principe, tra il 1636 ed il 1686; per incidens, a tale Isabella fu dedi-
cata La sfera armoniosa del Quagliati (1623). Cfr. GIUSEPPE FELICI, Il Principato di Venosa e la
Contea di Conza dai Gesualdo ai Boncompagni Ludovisi, a cura di Antonio Capuano, Veno-
sa, Editrice Appia 2, 1992.
9. Carlo Gesualdo diveniva feudatario di Venosa e di Gesualdo alla morte del padre, soprag-
giunta presso il feudo di Calitri nell’ottobre del 1591.
10. ARTURO FAMIGLIETTI, Gli Amori sdegnati di Cillo Palermo da Gesualdo, con prefazione, note e
storia di Gesualdo, Napoli, Accademia Partenopea, 1985, p. 169.
11. Il Principe di Venosa aveva contratto matrimonio con Eleonora d’Este il 21 febbraio 1594, a
Ferrara. Cfr. FRANCESCO VATIELLI, Il Principe di Venosa e Leonora d’Este, Milano, Fratelli Bocca
Editori, 1941.
12. SCIPIONE CERRETO, Della prattica musica vocale, et strumentale, Napoli, Giovanni Giacomo
Carlino, 1601; ristampa anastatica Forni, Bologna, 1969, Libro Terzo, p. 155. La descrizione
8 LUIGI SISTO

Scipione Dentice,13 il padre teatino Scipione «Pietro Paolo» Stella, autore


della dedica al Principe dei I e II libro di madrigali a cinque voci (stampati a
Ferrara da Vittorio Baldini nel 1594), Pomponio Nenna, il fiammingo Jean de
Macque, al servizio del Principe dal 1585, dopo un quasi ventennale sog-
giorno a Roma e maestro della Real Cappella dal 1599 al 1614, 14 ed il suo al-
lievo Giovanni Domenico Montella. Un ideale elenco di musicisti e strumen-
tisti – attivi a Napoli tra la fine del secolo XVI e gli inizi del XVII, ai quali
vanno aggiunti, solo per citare i più noti, i nomi di Ascanio Maione e Gio-
vanni Maria Trabaci, dal 1601 organista della Real Cappella, poi maestro della
stessa in sostituzione di Macque – che si completa col nome di un musicista
di origine orientale15 dalla personalità poco nota: Mutio Effrem (de effrem, de

del Cerreto si pone come riflesso di un fenomeno complementare alla pratica musicale, vale
a dire quello della costruzione di strumenti musicali (specie nel settore della liuteria a pizzi-
co) dovuto alla cospicua presenza a Napoli in quegli anni di un gran numero di liutai di ori-
gine tedesca. Tra il 1590 ca. e il 1620 si registra la presenza di circa cinquanta botteghe arti-
giane, collocate tra la strada di San Giacomo degli Spagnoli e l’area del Seggio di Porto. Un
fenomeno di più ampia portata, oggetto della testi di dottorato di chi scrive, ed in parte pre-
sentato in forma di relazione, dal titolo Aspetti sociali e sistema produttivo liutario a Napoli
tra Cinque e Seicento. La Confraternita di Santa Maria dell’Anima dei Tedeschi: storia, vita
sociale, attività corporativa (1586-1717), nell’ambito del XIV Convegno Annuale della Socie-
tà Italiana di Musicologia (Pescara - Chieti, 26 ottobre 2007).
13. Scipione Dentice dedica nel 1598 il suo Terzo libro di madrigali a cinque voci ad Eleonora
d’Este.
14. Sulle relazioni tra Jean de Macque e Carlo Gesualdo resta fondamentale il contributo di
FRIEDRICH LIPPMANN, Giovanni de Macque tra Roma e Napoli: nuovi documenti, «Rivista Italia-
na di Musicologia», XIII, 1978, pp. 243-279. Un recente studio sulla produzione tastieristica
del fiammingo e sui rapporti con la musica a Napoli è dovuto a WIJNAND VAN DE POL, L’in-
fluenza di Jean de Macque (di Fiandra) sulla musica a Napoli, in Napoli e l’Europa: gli stru-
menti, i costruttori e la musica per organo dal XV al XX secolo, Atti del Convegno Interna-
zionale di Studi (Battipaglia, 12 – 14 novembre 2004), a cura di Luigi Sisto ed Emanuele
Cardi, Battipaglia, Accademia Organistica Campana, 2005, pp. 193-197. Inoltre, sulle strette
relazioni tra i musicisti menzionati dal Cerreto e Carlo Gesualdo, ed in particolare tra Ro-
mano Micheli, Scipione Stella, Giovan Battista di Paola, Mutio Effrem e Pomponio Nenna,
alla corte di Carlo Gesualdo, cfr. GRAHAM DIXON , Romano Micheli and Naples: the documen-
tation of a sixty-year relationship, in La Musica a Napoli durante il Seicento, Atti del Conve-
gno Internazionale di Studi, (Napoli 11-14 aprile 1985), a cura di Domenico Antonio D’A-
lessandro e Agostino Ziino, Roma, Torre d’Orfeo, 1987, pp. 555-565.
15. Circa le origini orientali degli Effrem, e più precisamente di un passaggio dei Kiri Effrem in
Bari nel 1085, cfr. BERARDO CANDIDA GONZAGA, Memorie delle famiglie nobili delle province me-
ridionali d’Italia raccolte dal Conte Berardo Candida Gonzaga, VI, Napoli, 1882, p. 80.
MUTIO EFFREM E LA CORTE DEL PRINCIPE DI VENOSA A GESUALDO 9

fremma,16 nato a Bari, il 4 novembre 1549, morto a Napoli certamente dopo il


1640.17
Mutio Effrem è al servizio di Gesualdo da Venosa dal 1591 ca.18 fino alla
morte del Principe, sopraggiunta in Gesualdo l’otto settembre 1613.19 La sua
prima attività si caratterizza per uno stretto rapporto di collaborazione con
musicisti baresi; è del 1574, infatti, la composizione della villanella a tre voci
Perché non m’ami, inserita ne Il secondo libro delle villanelle alla napolitana a
tre voci, de diversi musici di Barri; raccolte per Ioan de Antiquis (Venezia, An-
tonio Gardano, 1574).
In tale proficuo rapporto di collaborazione, figura centrale è quella di Ste-
fano Felis, nato anch’egli a Bari, nel 1538, maestro di cappella del Duomo di
Napoli dal 1591 al 1593, probabile maestro dello stesso Carlo;20 il suo Sesto
Libro de Madrigali a cinque voci (Venezia, G. Scotto, 1591),21 accoglie tra le
rime del Tasso, Caro amoroso neo messo in musica da Mutio Effrem, poi ri-
preso dal Gesualdo nel 1594 nel Secondo Libro de Madrigali a cinque voci.22

16. La consueta operazione di traduzione (volgarizzazione) dei cognomi stranieri è confermata,


inoltre, da un documento napoletano coevo, datato 1554, conservato presso l’Archivio di
Stato di Napoli (ASN, Pandetta Corrente, Fascio 1509 – Processo 9960); nel documento, re-
lativo ad un processo tra la Mag.ca Isabella de effrem cum Marino Balsarano et aliis, la stessa
Isabella Effrem si firma: isabella de effrem de napoli, isabella efrem, isabella de frema, isabella
de fremma. Lo stesso documento offre la possibilità di conferma delle relazioni di parentela
contratte tra gli Effrem con i Pandone, duchi di Ugento e Venafro, conti di Boiano (per un
confronto si veda B. CANDIDA GONZAGA, Memorie delle famiglie nobili cit., II, p. 96); risulta,
infatti, figlio della Effrem il feudatario Orazio Pandone.
17. Non si hanno notizie precise sulla data di morte di Mutio Effrem, ancora attivo nel 1640; in
una polizza dei «Giornali» del Banco della Pietà di Napoli, del 18 settembre 1640, è riporta-
to: «Alli Governatori del Monte della Misericordia Duc. ati 6 e per essi a Mutio Effrem per
la musica fatta nelli funerali e messa per l’anima del Duca di Fragnito». Cfr. FRANCO
STRAZZULLO, Inediti per la Storia della Musica a Napoli, «Il Fuidoro», II, 1955, nn. 3-4, pp.
106-108: 106.
18. EDMOND STRAINCHAMPS, voce Effrem, Mutio, in GROVE1, 6, pp. 61-62.
19. Nello stesso 8 settembre 1613, dal feudo di Gesualdo, Eleonora d’Este scrive al nipote Alfonso:
«Dio benedetto mi toglie il Principe mio, poiché questa sera al più alto lo chiama à goder la ce-
leste patria, stando egli agonizzando […]». Cfr. A. FAMIGLIETTI, Gli Amori sdegnati cit., p. 185.
Il passo è riportato anche in F. VATIELLI, Il Principe di Venosa cit., p. 68. Va rilevato che alla data
del 4 giugno 1613 Carlo Gesualdo è tramite di pagamenti da destinare ai musici al suo servizio:
Geronimo Caetano, Bartolomeo Massone, Matteo Milano, Bartolomeo Russo, «per saldo e fi-
nal pagamento di sua provvisione e vitto». Cfr. F. STRAZZULLO, Inediti cit., p. 106.
20. Su tali aspetti si veda inoltre CARLO PICCARDI, Carlo Gesualdo: l’aristocrazia come elezione,
«Rivista Italiana di Musicologia», IX, 1974, pp. 67-116: 86.
21. Cfr. RISM F 213. Cfr. anche NV 925. L’unica copia a stampa, in parti staccate, del citato li-
bro di madrigali del Felis è in GB-Lbl, Mus. Mic. A 1461.
22. Ancora sulle relazioni tra Stefano Felis, Gesualdo ed Effrem, in particolare in rapporto alla
messa in musica di testi del Tasso, cfr. AGOSTINO ZIINO, Tasso e l’ambiente musicale napoleta-
no: fonti, tramiti e repertorio, relazione letta al Congresso internazionale sul tema “L’ultimo
Tasso e la cultura napoletana”, Napoli, Caserta, Sorrento, 23-27 ottobre 1996, pubblicato in
«Studi Tassiani Sorrentini», 25 aprile 2001, pp. 83-110: 91; trad. inglese aggiornata e corretta
dal titolo Tasso and the Neapolitan Musical Milieu: Sources, Diffusion and Repertory, nel vol.
Complexus effectuum musicologiae. Studia Miroslao Perz septuagenario dedicata, Tomasz
10 LUIGI SISTO

Il considerevole assorbimento nell’ambiente musicale napoletano, polo di


attrazione per i regnicoli, di numerosi musicisti di area pugliese fa registrare,
pertanto, in momenti diversi, la presenza attiva di musicisti come Rocco
Rodio,23 Giovanni Massa – del quale Camillo Tutini, in un’analisi del panorama
musicale napoletano di poco successiva dirà: «pugliese, fe’ messe, vesperi et ri-
cercari» – del leccese Diego Perfino ed infine di Luigi Rossi, «stimatissimo da’
Romani»,24 ma, soprattutto quella di Pomponio Nenna (Bari, 13-VI-1556 –
prob. Napoli, ca.1618), personaggio di spicco alla corte dei Gesualdo.25
La viva esperienza alla corte gesualdiana, sia partenopea che irpina, dopo il
1590 favorirà la già documentata collaborazione tra i due musici baresi; è del
1582, infatti, la pubblicazione del madrigale dell’Effrem, A che, ninfa gentil
compreso nel Primo libro de madrigali a cinque voci (Venezia, Angelo Gar-
dano, 1582) dello stesso Pomponio Nenna.26
Musico di prim’ordine dovette essere considerato Pomponio Nenna alla
corte irpina dei Gesualdo, tanto da suscitare le premure di Eleonora d’Este la
quale il 7 aprile del 1600, proprio da Gesualdo, scrive al fratello cardinale Ales-
sandro in Roma, uomo di vasta cultura, anche musicale:27

All’Ill.mo et Ecc.mo
Signor mio fratello Cardinale d’Este Roma
Ill.mo et Rev.mo Fratello,
L’essibitor di questa sarà Pomponio Nenna, già gentil’huomo di casa del S. Pren-
cipe mio Sig.re, qual si ritrova in Roma per alcune sue occorrenze, et per essere
persona qualificata e meritevole d’ogni honore et favore, supplico V.S. Ill.ma che
gliene sia liberale in tutti quei modi, et occasioni, che potrà ch’io ne resterò a lei
perpetuamente obligata, riconoscendo ogni gratia che farà al sudetto dall’infinita

Jez, Varsavia, 2003, pp. 213-229. Sulla trasmissione dei testi del Tasso anche in ambito meri-
dionale si veda inoltre ANTONIO VASSALLI, Il Tasso in musica e la trasmissione dei testi: alcuni
esempi, in Tasso, la musica, i musicisti cit., pp. 45-90; LUIGI SISTO, Stefano Felis e i testi del
Tasso: riflessioni sul Sesto Libro de Madrigali a cinque voci, in La musica del verso: i grandi
poeti e il madrigale tra ’500 e ’600, Milano, Rugginenti, («Scritture a confronto. Quaderni di
Lettere, Musica e Arti della Fondazione Carlo Gesualdo», n. 2), (di prossima pubblicazione).
23. A supporto di tali rapporti di collaborazione tra musicisti di area pugliese va rilevata la pre-
senza del madrigale Cantai un tempo di Rocco Rodio (Bari, 1535 ca. – Napoli, 1615 ca.)
compreso nel Sesto Libro de madrigali a cinque voci di Stefano Felis.
24. Luigi Rossi (Torremaggiore, 1598 – Roma, 1653) giovane allievo di Jean de Macque, fu cura-
tore di una raccolta di composizioni per strumento a tastiera di autori napoletani. Il mano-
scritto – oggi conservato alla British Library (GB-Lbl, ms. Add. 30491) – comprende la Can-
zon francese del Principe.
25. Nella descrizione del panorama musicale napoletano, tra la fine del secolo XVI ed i primi
anni del XVII, di Camillo Tutini, è significativa l’assenza dell’Effrem, probabile riprova del
suo vivere all’ombra del Gesualdo. Cfr. RAFFAELE MORMONE, Fonti per la storia della musica a
Napoli, «Il Fuidoro», I, 1954, nn. 5-6, p. 104. L’assenza dell’Effrem è rilevabile, d’altra parte,
in S. CERRETO, Della Prattica musica cit., pp. 156-158.
26. Cfr. RISM, 382.
27. Personaggio di dubbia condotta morale, Alessandro d’Este era nato nel 1568 da una relazio-
ne di Alfonso d’Este con Violante Signa. Cfr. A. FAMIGLIETTI, Gli Amori sdegnati cit., p. 177.
MUTIO EFFREM E LA CORTE DEL PRINCIPE DI VENOSA A GESUALDO 11
benignità di V.S. Ill.ma alla quale, perfine di questa bacio le mani, col pregarle dal
Sig. Dio continua prosperità.
Di Gesualdo, li VII di Aprile 1600
Di V.S. Ill.ma et Rev.ma
Vostra sorella Aff.ma
Leonora d’Este Gesualdo28

Il 1601 rappresenta per la vita di corte a Gesualdo un periodo particolar-


mente significativo. Ai primi giorni di maggio dello stesso anno risale, infatti, il
soggiorno del cardinale Alessandro d’Este, accompagnato dal suo segretario Ri-
dolfo Arlotti dal quale apprendiamo che
Vi si fermò cinque giorni, e i trattenimenti furono musiche per lo più d’Isabella e
di sua figlia, le quali se a Ferrara parevano Sirene, a Gesualdo parvero Angeli.29
Va rilevata la coincidenza di tempi tra la pubblicazione dei Madrigali a uno,
e doi e tre soprani, del Luzzaschi e i trattenimenti gesualdini visti come una
sorta di «riedizione dei concerti delle dame».30 L’intenso fermento culturale di
quegli anni a Gesualdo è testimoniato anche dalla committenza di opere d’arte;
probabilmente, è dello stesso anno la realizzazione della pala d’altare della
chiesa di San Nicola di Bari avente a soggetto il miracolo della Madonna della

28. La lettera è riportata in CIPRIANO DE MEO, La città di Gesualdo. Contributo di studi e ricerche,
Roma, Il Calamaio, 1996, p. 159 ed in ANTONIO VACCARO , Carlo Gesualdo Principe di Venosa.
L’uomo e i tempi, Venosa, Edizioni Osanna, 1998, pp. 199-200. La presenza di Eleonora d’E-
ste a Gesualdo, è attestata dall’11 giugno 1598, e segue di un mese quella di Carlo Gesualdo.
Cfr. ivi, p. 134.
29. Cfr. Lettere di Ridolfo Arlotti, Biblioteca Estense, mss. 11, 26. La lettera è riportata in V.
SANTI, La storia nella «Secchia rapita», «Memoria della Reale Accademia di Scienze Lettere e
Arti di Modena», Modena, Società Tipografica Soliani, 1910, Serie III, IX, p. 323. Sull’acca-
demia gesualdiana e sulla predilezione per la musica del Gesualdo nel secondo Ottocento,
Nicola D’Arienzo scriveva: «Di quella dotta camerata ricorderemo soltanto il vantaggio che
si ebbe l’arte, ed il suo capo, il Venosa, lo chiameremo col […] Rousseau, l’autore preferito
dalle dame». Cfr. NICOLA D’ARIENZO , Un predecessore di Alessandro Scarlatti e lo stile madri-
galesco, Memoria letta all’Accademia Pontaniana nella tornata del 5 luglio 1891, Napoli, Ti-
pografia della Regia Università nel già Collegio del Salvatore 1891, p. 16. Sulla fruizione del
repertorio antico a Napoli nella seconda metà dell’Ottocento, si veda AGOSTINO ZIINO, Co-
scienza storica e identità culturale nella Napoli musicale di fine Ottocento, Napoli, Liguori,
2003, pp. 165-178. Ziino evidenzia come «[…] almeno in determinati ambienti intellettuali,
non solo in quelli musicali, si sia formata verso la metà dell’Ottocento una sorta di “memo-
ria storica”, di “coscienza storica” della tradizione musicale locale a partire già dalla musica
medioevale». Si veda inoltre L. SISTO, Fonti iconografiche e documentarie per un’analisi della
ricezione di Gesualdo e della musica antica a Napoli nell’Ottocento, «Sinestesie», dicembre
2003, pp. 55-71; ID., Gesualdo, Florimo, D’Arienzo: continuità o modernità ritrovata?, in Al-
l’ombra principesca. Atti del Convegno di studi Carlo Gesualdo nella storia d’Irpinia, della
musica e delle arti (Taurasi – Gesualdo, 6-7 dicembre 2003), a cura di Piero Mioli, Lucca,
LIM, 2006, pp. 163-182.
30. A. VACCARO, Carlo Gesualdo Principe di Venosa cit., p. 147. Si veda inoltre ELIO DURANTE –
ANNA MARTELLOTTI, Le due «Scelte» napoletane di Luzzasco Luzzaschi, Firenze, S.P.E.S., 1988,
(I), pp. 100-101.
12 LUIGI SISTO

Neve.31 Del 1605 è la costruzione della cosiddetta Fontana del Principe ma so-
prattutto è di quegli anni la trasformazione del medioevale castello in elegante
dimora signorile.32

***
Gli stretti rapporti tra Mutio Effrem e Gesualdo da Venosa – dichiarati, d’altra
parte, dal musicista barese nella dedica a Leonora d’Este (15 luglio 1626), pre-
messa alla pubblicazione postuma dei Madrigali a sei voci del Principe33 – nella
quale si afferma tra l’altro che «non essendo stata quella Eccellenza solita di
confidare con altri che meco l’esatto giudicio, ch’ella facea intorno alle sue cose
di Musica» – trovano, oggi, ulteriore conferma grazie al ritrovamento di un do-
cumento, finora inedito, relativo al battesimo di suo figlio, Giovan Battista:

45. die 2 maij


Joamnes bap.<tis> ta filius Mutij effrem et victoriae de donatellis bap.<tiza>tus /
fuit a me sup.<radic>to archip.<resbite>ro levante Joamne bap.<tis>ta de paula

Il Battesimo, registrato in data 2 maggio 1601,34 venne celebrato presso l’al-


lora cappella gentilizia dei Gesualdo,35 alla presenza dello stesso Effrem e della

31. Si veda nota 35.


32. Alla trasformazione voluta dal Principe Carlo si deve la realizzazione di un’ampia sala desti-
nata alle esecuzioni musicali.
33. La pubblicazione postuma dei Madrigali a sei voci di Gesualdo da Venosa fu data alle stam-
pe da Ambrosio Magnetta, in Napoli. Cfr. RISM, G 1774. Di essi ci è pervenuta solo la parte
del Quintus.
34. La fonte, fin’ora inedita, è tratta dal Liber baptizatorum della Parrocchia di San Nicola di
Bari in Gesualdo, vol. I, anni 1599-1650, carta 9r (cfr. in Appendice il Documento I).
35. L’antico luogo di culto, risalente al XII secolo, collocato alle pendici del castello, era divenu-
to cappella della famiglia Gesualdo, e sottoposta ad interventi di restauro e a primi amplia-
menti. Oggi una struttura architettonica di chiara impronta barocca, ospita, all’ingresso sul-
la destra, una tela avente a soggetto il miracolo della Madonna della Neve: l’opera di certo
commissionata dal Principe proprio in quegli anni, potrebbe essere di mano di Giovanni
Andrea Taurella, artista documentato a Napoli tra il 1590 ed il 1600 (vedi immagine di co-
pertina). In essa, l’uso del colore ed il trattamento della luce, alla maniera fiamminga, si fon-
dono con le tendenze manieriste di chiara “marca polidoresca”. Tra la pletora di personaggi
effigiati – l’iconografia del dipinto è pienamente rispondente ai dettami controriformistici,
Sancta Maria ad Nives indica a Papa Liberio il luogo che dovrà accogliere la costruzione del-
la basilica di Santa Maria Maggiore – si riconoscono, in una corale invocazione di misericor-
dia, lo stesso Carlo accompagnato dalla nuova consorte Eleonora d’Este. Alle loro spalle, ben
visibili, altri due personaggi: probabilmente il pittore, autore della tela o uno dei musicisti al
seguito del Principe in quegli anni.
MUTIO EFFREM E LA CORTE DEL PRINCIPE DI VENOSA A GESUALDO 13

sua consorte Vittoria de Donatellis,36 dall’Archipresbiterum Curatum D.


Joannem Andream Sara Terre Paterni.37
A fare da testimone all’evento è Joamne bap.ta de paula. Si tratta certamente
del musico Giovanni Battista de Paola «consigliere di camera di Sua Altezza
R.ma il Prencipe di Fulda».38
D’altra parte, proprio riferendosi alla cerchia di musicisti legati al Principe
di Venosa, Romano Micheli dichiarava di essere stato: «[…] al servitio dell’Illu-
strissimo, et Eccellentissimo Sig. Prencipe di Venosa con li Signori Musici Sci-
pione sic Stella, Gio: Battista di Pauola, Mutio Effrem, e Pomponio Nenna».39
Le relazioni tra Romano Micheli e l’Effrem vengono evidenziate, inoltre, ne Le
due virtuose e curiose promesse che si fanno alli peritissimi Sig. Musici di Napoli
(Napoli, Lazaro Scoriggio, 1636): «L’istesso Micheli già sono anni quaranta, che
in questa Città, hebbe conoscenza, e pratica con il Signor Mutio Effrem, Musica
di quel valore, che il mondo sà; mentre stavano al servitio di D. Carlo Gie-
sualdo già Prencipe di Venosa […]».40
In tal senso è significativo rilevare la rinuncia dell’Effrem nel 1601 all’asse-
gnazione di un posto di musico presso la cappella vice-reale; in un documento
del 3 ottobre 1601, infatti, è riportato: «vacare la piazza di 8 duc. ati assegnata
nei mesi scorsi a Mutio Effrem, che non si è presentato a prenderne possesso».41

36. Si suppone che Vittoria de Donatellis fosse originaria di Morra, paese irpino nel quale il co-
gnome è attestato sin dal XV secolo; ancora oggi sopravvive nelle varianti De Donatelli, Do-
natelli, Donatiello. Cfr. MICHELE SISTO, Ego Infrascriptus. Note su popolazioni e società in Alta
Irpinia durante l’Età Moderna. Parte Prima. I cognomi altirpini, (in corso di stampa).
37. Il curato Don Giovanni Andrea Sara da Paternopoli, allora anch’esso feudo dei Gesualdo, ri-
coprì il ruolo di Archipresbitero della Parrocchia di San Nicola di Bari in Gesualdo dal 22
settembre 1599 al 5 luglio 1604; fu il primo a regolarizzare la compilazione dei Registri par-
rocchiali, resasi obbligatoria grazie alle prammatiche emanate dal Concilio di Trento (1563,
decreto Tametsi).
38. Numerosi documenti del Liber baptizatorum della Parrocchia di San Nicola di Bari in Ge-
sualdo, offrono testimonianza della partecipazione di personaggi della nobiltà cittadina a tali
eventi. Levans o levante è in molti casi la levatrice ma in altri è da intendersi come il testimo-
ne all’evento. Si consideri, inoltre, come un documento gesualdino coevo, attesti l’impegno
nello stesso ruolo, di Eleonora d’Este (cfr. in Appendice il Documento II). Restano scarse le
notizie biografiche su Giovanni Battista de Paola. Cfr., alla voce Pauli, Giovan Battista,
ROBERT EITNER, Biographisch-bilbiographisches Quellen – Lexikon der Musiker und Musikge-
lehrten des christlichen Zeitrechnung bis zur Mitte des neunzehnten Jahrhunderts, VII, Leip-
zig, 1900-04, p. 337.
39. Il passo è riportato da F. LIPPMANN, Giovanni de Macque cit., p. 246. Romano Micheli ebbe
inoltre, nel 1615 a Venezia, contatti con Grammatio Metallo, musicista nato a Bisaccia, nel
1539. Rilevanti sono le evidenze stilistiche tra i due, specie evidenziabili in Musica vaga et
Artificiosa del Micheli. Sulla biografia del Metallo si veda, inoltre, MICHELE LATTARULO, Gram-
mazio Metallo musicista bisaccese, «Civiltà Altirpina», II, 1977, pp. 41-44. Va rilevato come
Bisaccia si ponga, in quell’epoca, come vivo centro culturale anche per la probabile presenza,
a più riprese, di Torquato Tasso.
40. GRAHAM DIXON, Romano Micheli and Naples cit., p. 559.
41. ULISSE PROTA-GIURLEO, Aggiunte ai “Documenti per la storia dell’Arte a Napoli”, «Il Fuidoro»,
II, 1955, nn. 7-10, p. 274.
14 LUIGI SISTO

La relazione coniugale con la de Donatellis e la conseguente nascita di un figlio,


ma soprattutto la posizione acquisita all’interno della corte gesualdiana, per le
sue doti di esecutore,42 avrebbero potuto concorrere alla determinazione di una
scelta di vita in stretta relazione col Principe di Venosa, allora presso il feudo di
Gesualdo. Tali vicende possono probabilmente spiegare la mancanza di prolifi-
cità dell’Effrem,43 autore, nell’intero periodo vissuto al seguito di Carlo Ge-
sualdo,44 di un solo madrigale, Chi dice che ’l partir, pubblicato nella raccolta
Teatro de madrigali a cinque voci de diversi excellentiss. musici Napolitani nuo-
vamente raccolti, e posti in luce da Scipione Riccio libraro, (Napoli, Giovanni
Battista Gargano e Lucretio Nucci, 1609).45
Il feudo irpino dei Gesualdo si pone, quindi, come vero centro propulsore di
una cultura musicale e letteraria, quella del madrigale, che tra il 1590 ed il 1620
ca., vive il suo momento di maggiore maturità.46 Se in tale periodo è rilevante in
ambito meridionale l’importanza di centri come Napoli e Palermo, a giusto ti-
tolo può essere affiancata ad essi, ma anche alle corti dell’Italia centro-setten-
trionale, la corte di Gesualdo.
La stessa composizione, infatti, da parte del Principe di Venosa dei madrigali
a cinque voci dei Libri Quinto e Sesto, 47 pubblicati nel 1611 proprio presso la
stamperia che Gian Giacomo Carlino aveva allestito nel castello di Gesualdo,48 si
fa risalire agli anni 1600-1603;49 opere concepite, insieme alle Sacrae Cantiones

42. Effrem è certamente stimato strumentista se Ferdinando Gonzaga, in data 18 settem-


bre1615, esprimerà la premura di avere alle proprie dipendenze «l’organista Mutio Flema»;
cfr. WARREN KIRKENDALE, The court musicians in Florence during the Principate of the Medici,
Firenze, Olschki, 1993, n. 108, p. 360. Ma, ancor prima, il 29 marzo 1610, per conto del Mo-
nastero della Concezione degli Spagnoli a Napoli, lo stesso Effrem affida l’incarico «di fab-
bricare un organo pel convenuto prezzo di duc. ati 175» all’organaro napoletano Geronimo
d’Amato. Cfr. U. PROTA-GIURLEO, Aggiunte cit., p. 274.
43. Sulla produzione dell’Effrem cfr. ANGELO POMPILIO, voce Effrem, Mutio, in DEUMM, Le
Biografie, II, 1985, p. 624; si veda inoltre W. KIRKENDALE, The court musicians in Florence
cit., p. 366.
44. Lo stesso Effrem dichiara di essere stato al servizio «dell’Illustrissimo & Eccellentissimo Si-
gnor Principe di Venosa per lo spatio di venti due anni». Ivi, p. 363.
45. Cfr. RISM, 1609. Nella stessa raccolta anche Gesualdo da Venosa è presente con il madrigale
T’amo mia vita, l’unico madrigale del Gesualdo pubblicato in un’antologia collettiva. Una
copia è oggi conservata presso la Landesbibliothek di Kassel. Su tale composizione si veda
inoltre PIERO GARGIULO, Luzzaschi, Monteverdi, Gesualdo: tre intonazioni per T’amo mia vita,
in All’ombra principesca cit., pp. 57-68.
46. Cfr. PAOLO EMILIO CARAPEZZA, “Quel frutto stramaturo e succoso”: il madrigale napoletano del
primo Seicento, in La musica a Napoli durante il Seicento cit., pp. 17-27.
47. Cfr. RISM, G 1739 – G 1741.
48. Carlo Piccardi rileva che il patrocinio della pubblicazione delle ultime composizioni del
principe «sembra voler consacrare una propria aristocratica autonomia di giudizio e d’azio-
ne». Cfr. C. PICCARDI, Carlo Gesualdo cit., p. 83.
49. Tanto si desume dalle lettere dedicatorie redatte da don Pietro Cappuccio ed indirizzate
allo stesso Gesualdo, riportate in GLENN WATKINS, Gesualdo: The Man and His Music, Lon-
don, Oxford University Press, 1973, pp. 165-167; si veda inoltre WILHELM WEISMANN, Die
Madrigale des Carlo Gesualdo Principe di Venosa, «Deutsches Jahrbuch der Musikwissen-
MUTIO EFFREM E LA CORTE DEL PRINCIPE DI VENOSA A GESUALDO 15

a sei e sette voci,50 in un periodo di intense sofferenze – nell’ottobre del 1600 vi


era stata la morte del figlio Alfonsino, avuto da Eleonora d’Este51 – e che antici-
peranno l’espressione più matura dell’arte di Carlo Gesualdo rappresentata dai
Responsoria a sei voci per il Mattino dei Tre giorni Santi, pubblicati anch’essi
dal Carlino nel 1611.52
Dal 1616, tre anni dopo la morte del Principe di Venosa, Mutio Effrem
passerà a Mantova alla corte di Ferdinando Gonzaga.53 Il desiderio di ottenere
alla corte mantovana la presenza dell’Effrem, personaggio preceduto da note-
vole fama di esecutore, si coniuga con il quasi certo desiderio del musico,
dalle origini orientali, di essere attivo presso una corte aperta e tollerante
verso gli ebrei o i conversi. 54 A Mantova collaborerà nel 1617, per le nozze di
Ferdinando Gonzaga e Caterina de Medici, alla realizzazione delle musiche
per la Maddalena di Giovan Battista Andreini, insieme a Salomone Rossi,

schaft» V, 1960, pp. 7-36; PAOLO CECCHI , Cadenze e modalità nel Quinto Libro di Madrigali
a cinque voci di Carlo Gesualdo, «Rivista Italiana di Musicologia», XXIII, 1988, pp.
93-131: 95.
50. Cfr. RISM, G 1718 – G 1719.
51. Il 22 ottobre dello stesso anno Carlo Gesualdo scriverà al Cardinale Alessandro d’Este: «È
piacciuto alla divina M.tà di chiamar à sé Don Alfonsino mio, doppo l’infermità che hà ha-
vuto da 16 in 17 giorni di febbre, et de flussi. […] Et se ben io in questo mondo no potevo
sentir flagello maggiore lo vado mitigando al meglio che posso, pensando che certo gode l’e-
terna gloria» Cfr. A. VACCARO, Carlo Gesualdo cit., p. 200.
52. Cfr. RISM, G 1720. Per un’analisi della produzione musicale sacra di Gesualdo da Venosa
cfr. HUBERT MEISTER, Neuer Geist in überkommener Form: Gesualdos geistliche Werke, in Fes-
tschrift Ferdinand Haberl, Regensburg, Bosse, 1977, pp. 169-185; WOLFGANG WITZENMANN,
Nuove osservazioni sulla musica sacra di Carlo Gesualdo, «Recercare», XII, 2000, pp. 54-74;
LUIGI SISTO, Il “fronte riformista” e la musica sacra di Gesualdo da Venosa: i Responsoria a sei
voci per il Mattino dei Tre giorni Santi, «Gregorius», Organo dell’Istituto Italiano di Studi
Musicologici per l’ambito Religioso e Liturgico, I, Cremona, 2002, pp. 14-23. Per un quadro
completo della produzione musicale sacra a Napoli tra XVI e XVII secolo, si veda DINKO
FABRIS, Generi e fonti della musica sacra a Napoli nel Seicento, in La Musica a Napoli durante
il Seicento cit., pp. 415–454.
53. Ferdinando Gonzaga dispone la partenza di Mutio Effrem da Napoli sin dal 18 settembre
1615: «Facendo io venir di costà al mio servitio Mutio Flema organista, piacerà a V. S. di far-
lo proveder del danaro per il viaggio, accioché si possa incaminar senza altra dilatione». Cfr.
W. KIRKENDALE, The court musicians in Florence cit., p. 360.
54. Uno studio onomastico esteso ai musici presenti presso la corte gesualdina evidenzia come i
cognomi Stella, De Paula, Montella ed Effrem alludano ad una possibile conversione delle
famiglie o dei singoli interessati. Nel caso particolare dell’Effrem, la scelta del nome di un
santo siriaco, patrono dei cantori e dei musici in generale, assume quasi il valore di una pre-
destinazione o, nel caso di una diretta conversione di Mutio, può indicare una trasparente
sottolineatura di origini e mestiere? Da un’analisi condotta da Michele Sisto emerge che «le
conversioni più o meno forzate al cristianesimo dalla fede ebraica sono attestate in tutto il
Medioevo europeo e nei secoli dell’Età Moderna, in relazione ai numerosi decreti di espul-
sione emanati dalle varie corti continentali; esse, però, pur nella loro brutalità, hanno con-
sentito ai conversi di continuare ad operare quasi sempre ad alti livelli nelle società medioe-
vali e moderne». Cfr. MICHELE SISTO, Presenze multietniche in Irpinia. Cristiani novelli ed altre
minoranze etniche nell’età Moderna, «Grammata», II, 2000, pp. 141-185.
16 LUIGI SISTO

Claudio Monteverdi e ad Alessandro Ghivizzani.55 I rapporti con la corte fio-


rentina, intrattenuti dall’estate del 1617, lo porteranno al servizio del gran-
duca di Toscana, Cosimo II de Medici, ambiente nel quale maturerà la pub-
blicazione delle celebri, quanto eclatanti, Censure di Mutio Effrem sopra il
sesto libro de madrigali di M. Marco da Gagliano, maestro di cappella della
cattedrale di Fiorenza (Venezia, 15 gennaio 1622),56 episodio, questo, che
molto spesso ha messo in ombra lo spessore di un grande musicista, definito,
a giusto titolo da Severo Bonini, «veramente huomo di consideratione».57
Di Mutio Effrem si registrerà ancora la presenza a Napoli nel 1626, per la già
menzionata pubblicazione postuma dei Madrigali a sei voci di Carlo Gesualdo,
al 27 gennaio del 1633, destinatario di un pagamento quale «Maestro di Cap-
pella per la musica fatta nella celebratione et esequie per l’anima del quondam
Vincenzo Mastrillo Marchese di San Marzano»,58 ed è ancora attestata nella
stessa città alla data del 18 settembre del 1640.59

55. Alla collaborazione dell’Effrem si deve la composizione dei madrigali: Fra le rugiade eterne e
Anime fortunate. Cfr. EMIL VOGEL, Bibliothek der gedruckten vertlichen vocal musik italiens
aus den jahren 1500-1700, II, 1962, p. 505. Si veda inoltre, W. KIRKENDALE, The court musi-
cians in Florence cit., p. 366.
56. Per le osservazioni sulla critica di Mutio Effrem ai madrigali di Marco da Gagliano si veda
EMIL VOGEL, Marco da Gagliano. Zur Geschichte des florentiner Musiklebens von 1570-1650,
«Vierteljahrsschrift für Musikwissenschaft», V, 1889; EDMOND STRAINCHAMPS , Theory as Pole-
mic: Mutio Effrem’s Censure […] sopra il Sesto Libro de madrigali di Marco da Gagliano, in
Music Theory and Exploration of the Past, a cura di Christopher Hatch and David W. Bern-
stein, Chicago, Chicago University Press, 1993, pp. 189-216.
57. SEVERO BONINI, Discorsi e regole sopra la musica, a cura di Leila Galleni Luisi, Cremona, Fon-
dazione Claudio Monteverdi, 1975, p. 122. Effrem è visto, inoltre, come caposcuola dal Di-
xon che afferma: «If [Romano Micheli] he had not fallen under the influence of the Neapol-
itans, particularly Effrem and Rodio, his musical perspective may have been different», in G.
DIXON, Romano Micheli cit., p. 564.
58. F. STRAZZULLO, Inediti cit., p. 106.
59. Cfr. nota 17.
MUTIO EFFREM E LA CORTE DEL PRINCIPE DI VENOSA A GESUALDO 17

APPENDICE

Documenti e Regesti

Per i regesti di seguito presentati che illustrano le riproduzioni integrali dei docu-
menti, il criterio seguito, è stato quello della massima conservazione della lezione origi-
nale.

Abbreviazioni
f = foglio
r = recto
v = verso

Documento I

Archivio della Chiesa Parrocchiale di San Nicola di Bari – Gesualdo


Liber / Pro adnotandis infantibus baptizan / dis in hac Matrici Ecclesia Parochiali / S.
Nicolai Terrae Jesualdi, in Dioecesi / Abellinensi, et Frequentinensi, ab anno / 1599 ut in-
fra redactus /
Per Reudum Archipresbyterum Curatum / D. Joannem Andream Sara / Terrae Pater-
ni.

LIBER BAPTIZATORUM MAJORIS PAROCHIALIS ECCLESIAE JESUALDINAE, /


SUB TITULO S. NICOLAI BARIENSIS, / IN DIOECESI OLIM FREQUENTINENSI,
NUNC ABELLINENSI, / ADMODUM REVERENDI / D. FELICIS-MARIAE CANONICI
FORGIONE / ARCHIPRESBYTERATU VACANTE, VICARII CURATI / SOLICITUDI-
NE REORDINATUS, APTOQUE INDICE ADAUCTUS, / VOLUMEN I /. EX FRAG-
MENTIS ANNI 1599. USQUE AD 1650. INCLUSIVE. / JESUALDI / HUMANAE REPA-
RATIONIS ANNO / 1838.

f. 9r
Atto n. 45
Atto di battesimo relativo a Giovanni Battista Effrem, registrato in data 2 maggio
1601, dal curato Giovanni Andrea Sara, in presenza di Mutio Effrem e Vittoria de Dona-
tellis; testimone è il musico Giovanni Battista de Paola, anch’egli al servizio del Principe
di Venosa.

Joamnes bap.<tis>ta filius mutij effrem et victoriae de donatellis bap.<tiza>tus / fuit a


me sup.<radic>to archip.<resbite>ro levante Joamne bap.<tis>ta de paula.
18 LUIGI SISTO
Documento II

f. 9r
Atto n. 43
Atto di battesimo relativo a Lavinia Maria Danusci, registrato in data 3 marzo 1601,
dal curato Giovanni Andrea Sara, in presenza del M.co Fabrizio Danusci e Diana de Au-
ferio. A fare da testimone all’evento è la Principessa Eleonora d’Este, seconda moglie di
Carlo Gesualdo dal 1594.

Lavinia maria filia fabritij danusci et dianae de aufferio bap:<tiza>ta / fuit à me


sup.<radic>to archip.<resbite>ro Levans fuit Domina Leonora d’este Prencip:<es>sa

Documento I – Documento II
MUTIO EFFREM E LA CORTE DEL PRINCIPE DI VENOSA A GESUALDO 19

Frontespizio del Liber baptizatorum (1599-1650) della Chiesa di San Nicola di Bari in
Gesualdo, riordinato e corredato di indice nel 1838 dal canonico Felice Maria Forgione
20 LUIGI SISTO
ABSTRACT

The splendour of the parthenopean court of the Prince of Venosa found its
home – after the well known bloody events in Naples during the night between
the 16th and 17th October 1590 – in the castle of the Gesualdo estate.
Above all, however, in the estate of the same name – described by Fontanelli
as […] a village as pleasant and graceful to the eye as one could wish for, with a
truly agreeable and healthy air […] – appreciation of works of art and places of
worship thrived alongside the splendour of the court, favoured by the presence
of Eleonora d’Este.
This study aims to investigate the activity at the Irpinian court of the Prince
of Venosa of a host of musicians, as described by Scipione Cerreto in his essay
Della prattica musica vocale, et strumentale in 1601.
A list of musicians – active in Naples between the end of the 16 th and the be-
ginning of the 17th centuries which includes the name of a musician of oriental
origins, the little known personality of Mutio Effrem, who was born in Bari on
4th November 1549 and died in Naples sometime after 1640. Some less well
known elements of his biography can be described in more detail thanks to the
discovery of some unedited documents from that era which contribute to much
clearer definition of his professional relationships and his rapport with Gio-
vanni Battista de Paola, Pomponio Nenna and, in particular, with Carlo Gesu-
aldo. Finally, an analysis of his correspondence also contruibutes to the defini-
tion of the role of Eleonora d’Este, and in particular the correspondence from
Gesualdo, together with the coeval iconographic Gesualdian sources. They
offer further witness to commitment in favour of musicians and active particip-
ation in events connected to the life of the court of Gesualdo.

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