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Fantasticheria

Soggetto e trama
L’autore si rivolge in forma di lettera a una dama dell’alta società fermatasi nel villaggio
di Aci Trezza, perchè affascinata da quel mondo pittoresco di pescatori. Il primo
momento di romantica illusione della donna la porta a soffermarsi sulle bellezze del
paesaggio, ma dopo due giorni ne fugge annoiata, dicendo di non capire come si possa
vivere in quel posto tutta la vita.
Il narratore, dal canto suo, cerca di spiegare alla donna le caratteristiche della vita di
Aci Trezza: prova a superare le prime superAiciali impressioni presentando il punto di
vista della povera gente che vi abita, indispensabile per capire la natura del posto.
Fondamentale è il fatto che in questo villaggio di pescatori è praticamente impossibile
sopravvivere senza l'appoggio dei compaesani.
La novella, la prima della raccolta, fa in un certo modo da introduzione a Vita dei
campi. La Aigura della donna francese può rappresentare, quella del lettore delle
novelle. Effettivamente, chi legge non sempre è in grado di immedesimarsi in questa
società spesso così diversa dalla sua, e ha dunque bisogno di spiegazioni per capire non
soltanto la gente, ma anche l'opera verghiana: infatti col tempo, il lavoro di Verga si
incentra sempre di più sulle dinamiche della società di paese.
La gente di Aci Trezza viene spiegata anche con l'uso di metafore e similitudini e con il
principio dell'ideale dell'ostrica e della società delle formiche.
L'ostrica e la religione della famiglia
I paesani si comportano come le ostriche. Accalcati l'uno sull'altro, si aggrappano
caparbiamente allo scoglio e resistono alla violenza delle onde anche grazie alla loro
vicinanza reciproca, un po' secondo il motto l'unione fa la forza. Asportare una sola
ostrica dallo scoglio può costituire un pericolo per tutte le altre; se una conchiglia
viene strappata dallo scoglio, inoltre, non potrà essere più riattaccata alle altre, né sarà
capace di vivere autonomamente.
Si può pensare alla brutta Aine fatta dai protagonisti di altre storie di Verga: nel
romanzo I Malavoglia, il giovane 'Ntoni, recatosi a Napoli anche lui per assolvere
all'obbligo di leva, si trasforma in un perfetto disadattato.
Alcune volte, i singoli personaggi del romanzo verghiano si allontanano dallo scoglio
del loro paese di loro spontanea volontà, alla ricerca di un progresso o di un
miglioramento che sarà loro negato.
L'attaccamento e la solidarietà nei confronti dei propri consimili e della famiglia ha
un'enorme importanza ed è inoltre un atteggiamento fortemente emotivo, tanto da
potersi deAinire "religioso".
La società delle formiche
La società del paese è organizzata secondo regole ed architetture precise, come quelle
che governano la vita sociale delle formiche, che interagiscono tra di loro e che si
comportano in base ai ruoli che sono stati loro assegnati. Per capire la loro vita, è
indispensabile dimenticare per un momento se stessi ed immaginarsi di dover
sottostare alle regole e farsi piccoli come sono appunto le formiche.
Si tratta di una similitudine tipica dell'epoca del Naturalismo e quindi del Verismo.
L'autore cerca da una parte di descrivere la vita del gruppo con un approccio
scientiAico, obiettivo e realista. D'altro canto il suo progetto è destinato a incontrare
problemi: al geometrico e calcolabile ordine del mondo delle formiche si oppone infatti
l'irrazionale ed imprevedibile religiosità dell'attaccamento alla famiglia e al gruppo
(concetto dell’ostrica).
Analisi del testo
Nel testo è possibile riconoscere i personaggi dei Malavoglia: il vecchio padron ‘Ntoni,
la Longa, ‘Ntoni… Ma siamo ancora lontani dal romanzo in quanto anca il “coro” del
paese, elemento essenziale nei Malavoglia e che, in opposizione alla famiglia
protagonista, rappresenta l’egoismo, l’insensibilità umana.
Infatti in Fantasticheria, il mondo rurale è ancora idealizzato e non rappresentato in
modo pessimistico e disincantato come è realmente (atteggiamento romantico).
La voce narrante non è ancora immedesimata nei personaggi, ma è quella dell’autore
colto. Si allude ad un sentimento di pietà verso gli umili (populismo progressista).

La lupa
La lupa è una novella di Giovanni Verga. Fu inclusa nella raccolta Vita dei campi.
La "lupa" del titolo è una donna caratterizzata da un'alta voracità sessuale, che
seduceva tutti gli uomini del paese. Occhi neri come il carbone, labbra rosse e carnose,
seno vigoroso, alta, pallida e magra. Ha una Aiglia che nessuno vuole sposare per via del
disonore rappresentato dalla condotta della madre.
Un giorno la lupa vuole sedurre un giovanotto, ma i suoi tentativi di seduzione vengono
respinti dall'uomo. Spinta dal desiderio inappagato, la donna costringe la Aiglia a
sposare il giovane, in modo da poterlo tenere sempre in casa con sé. I suoi tentativi di
seduzione continuano anche di fronte alla Aiglia, che si dispera nel disonore. Il giovane
così, esasperato dalle attenzioni della donna e dalla volontà di essere fedele alla moglie,
arriverà a uccidere la lupa.
La lupa-> tema dell’isteria e dipendenza dal sesso.
Lupa dantesca: carica di tutta la sua magrezza e paurosa per la fame che traspare dai
suoi occhi.

Rosso Malpelo
La novella narra di un ragazzo che lavora in una cava di rena rossa.
Rosso Malpelo non trova affetto nemmeno dalla madre che non si Aida di lui e lo
sospetta di rubare soldi dallo stipendio che porta alla famiglia. Lavora con il padre,
Mastro Misciu. Spinto dal disperato bisogno di soldi, Mastro Misciu accetta la
pericolosa richiesta del padrone di lavorare all'abbattimento di un pilastro, riAiutato
dagli altri lavoratori. Una sera, mentre sta scavando, quel pilastro gli cade addosso. Il
Aiglio, nella disperazione, chiede aiuto e si affanna a scavare con le mani nude, ma
Mastro Misciu resta sepolto sotto la montagna di rena.
Malpelo diventa sempre più scorbutico. Dopo la morte del padre, alla cava viene a
lavorare un ragazzino soprannominato "Ranocchio" per il suo camminare zoppicando.
Viene aiutato da Malpelo che da un lato lo protegge e dall'altro lo tormenta
picchiandolo e maltrattandolo con lo scopo di insegnargli a vivere in quel mondo così
duro e crudele. Quando viene ritrovato il cadavere di Mastro Misciu, Malpelo
custodisce come tesori gli oggetti appartenuti al padre. Poco dopo Ranocchio,
ammalatosi di tubercolosi e stremato dalla fatica, muore. Malpelo, ormai solo assume il
compito rischioso di esplorare una galleria abbandonata che arriva a un pozzo. Preso
del pane, del vino, gli attrezzi e i vestiti di suo padre, si addentra in un cunicolo per non
uscirne mai più. Dopo la sua scomparsa i lavoratori della cava ancora temono di
vederselo spuntare da un momento all'altro con i suoi "capelli rossi e occhiacci grigi".
Signi;icati
Rosso Malpelo descrive la realtà di povertà e sfruttamento delle classi disagiate in
Sicilia alla Aine del XIX secolo, realtà che Verga conosceva.
Nonostante il principio dell'impersonalità, che caratterizza gli scrittori veristi, Verga
lascia trasparire la pietà che prova per Malpelo, un "vinto" che non ha alcuna
possibilità di sottrarsi al suo destino. Fa capire che i ragazzi come lui reagiscono al
male che viene loro fatto inAliggendo altrettanta sofferenza e cercando di reprimere i
sentimenti di compassione pur di sopravvivere (emblematici sono i comportamenti
rudi del protagonista nei confronti di Ranocchio e dell’asino).
Analisi del testo
Affermare che Malpelo ha i capelli rossi perchè è cattivo e malizioso, all’inizio del
racconto, evidenzia immediatamente l’impostazione impersonale verista nell’opera: la
logica superstiziosa non è propria di Verga, il narratore, un intellettuale borghese, ma è
propria della mentalità primitiva dei personaggi, fra i quali il narratore cerca di
mimetizzarsi. Il racconto si apre quindi con l’artiAicio della regressione del narratore e
con il principio dell’impersonalità.
Non essendo un narratore onnisciente, l’autore non capisce le motivazioni dell’agire di
Malpelo e alcuni esempi evidenti di ciò sono:
• quando Malpelo, dopo la morte del padre, scava con accanimento, nella speranza di
riuscire ancora a salvare il padre, fermandosi per cercare di udire la sua voce; ma il
narratore non capisce il sentimento di Malpelo e, in base al pregiudizio, attribuisce il
suo comportamento alla sua cattiveria e maliziosità (“sembrava che stesse
ascoltando il diavolo”);
• quando Malpelo onora le reliquie del padre morto, dimostrando una pietas Ailiale
verso l’unica persona che gli voleva bene; ma ancora una volta il narratore non
comprende il sentimento di Malpelo.
Il personaggio: Malpelo
Pur essendosi formato nell’ambiente disumano della cava, Malpelo ha conservato
alcuni valori autentici come la pietas Ailiale, il senso della giustizia, l’amicizia, la
solidarietà. Il narratore, il cui punto di vista è “basso” e disumano, esercita su tali valori
un processo di straniamento, cioè fa apparire tali valori strani, quando in realtà
dovrebbero essere considerati normali.
L’ambiente popolare, a differenza di Fantasticheria, non è più idealizzato, ma dominato
dalla legge naturale del più forte (visione pessimistica).
Se nella prima parte del racconto Malpelo è visto solo dall’esterno e le motivazioni
delle sue azioni restano incomprensibili al narratore, nella seconda parte emerge il
punto di vista del protagonista stesso: Malpelo, indurito dalla disumanità dell’ambiente
dove era cresciuto, ha maturato una visione cupa e pessimistica (come se il pessimismo
dello scrittore si proiettasse su di lui), ha compreso la legge per la quale il più forte
inevitabilmente schiaccia il più debole. È divenuto quindi un eroe intellettuale,
consapevole dei meccanismi della realtà tragica e immodiAicabile di cui fa parte.
Valore simbolico dei colori.
Tutto é raccordato in termini di bestialità.

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