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Luigi Greco
Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie
dell’Informazione
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Criteri di sommabilità
f f+ f−
Consideriamo la funzione
sin t
f (t) =
t
sull’intervallo [0, +∞[. In 0 la funzione non è definita, ma si
prolunga per continuità assegnandole il valore 1.
Tracciamo i diagrammi di f e |f |:
Tracciamo i diagrammi di f e |f |:
sin t
t
sin t
t
area da sommare
Tali aree vanno però prese con segno: quelle dei rettangoloidi al
disopra dell’asse vanno sommate, quelle dei rettangoloidi al disotto
dell’asse vanno sottratte.
Tali aree vanno però prese con segno: quelle dei rettangoloidi al
disopra dell’asse vanno sommate, quelle dei rettangoloidi al disotto
dell’asse vanno sottratte.
è un integrale improprio.
Definizione
Diciamo che f è integrabile in ]a, b[ se essa risulta integrabile su
entrambi gli intervalli ]a, c] e [c, b[ (nel senso della definizione
precedente).
Definizione
Diciamo che f è integrabile in ]a, b[ se essa risulta integrabile su
entrambi gli intervalli ]a, c] e [c, b[ (nel senso della definizione
precedente). In tal caso, poniamo
Z b Z c Z b
f (t) dt = f (t) dt + f (t) dt . (6)
a a c
Definizione
Diciamo che f è integrabile in ]a, b[ se essa risulta integrabile su
entrambi gli intervalli ]a, c] e [c, b[ (nel senso della definizione
precedente). In tal caso, poniamo
Z b Z c Z b
f (t) dt = f (t) dt + f (t) dt . (6)
a a c
I due integrali a secondo membro della (6) sono intesi come limiti:
se f è integrabile in ]a, b[, definiamo l’integrale ponendo
Z b Z c Z T
f (t) dt = lim f (t) dt + lim f (t) dt ,
a S→a+ S T →b− c
I due integrali a secondo membro della (6) sono intesi come limiti:
se f è integrabile in ]a, b[, definiamo l’integrale ponendo
Z b Z c Z T
f (t) dt = lim f (t) dt + lim f (t) dt ,
a S→a+ S T →b− c
Infatti abbiamo
Z c0 Z c Z c0
f (t) dt = f (t) dt + f (t) dt ,
S S c
Z T Z T Z c0
f (t) dt = f (t) dt − f (t) dt .
c0 c c
Osservazione
L’integrale non cambia modificando l’integrando f in un numero
finito di punti.
Osservazione
L’integrale non cambia modificando l’integrando f in un numero
finito di punti.
Osservazione
L’integrale non cambia modificando l’integrando f in un numero
finito di punti.
Definizione (continuazione)
In tal caso, il limite si dice integrale di f su [a, b] nel senso del
Rb
valor principale e si indica con v.p. a f (t) dt.
Definizione (continuazione)
In tal caso, il limite si dice integrale di f su [a, b] nel senso del
Rb
valor principale e si indica con v.p. a f (t) dt.
Definizione (continuazione)
Sia ora f continua in R = ]−∞, +∞[. Diremo che l’integrale di f
su R esiste nel senso del valor principale se l’espressione
Z R
f (t) dt (9)
−R
Definizione (continuazione)
Sia ora f continua in R = ]−∞, +∞[. Diremo che l’integrale di f
su R esiste nel senso del valor principale se l’espressione
Z R
f (t) dt (9)
−R
Osservazione
Per definizione, f è integrabile in [a, b] se è integrabile in [a, c[ e in
]c, b].
Osservazione
Per definizione, f è integrabile in [a, b] se è integrabile in [a, c[ e in
]c, b].
Osservazione
Per definizione, f è integrabile in [a, b] se è integrabile in [a, c[ e in
]c, b].
Osservazione
Per definizione, f è integrabile in [a, b] se è integrabile in [a, c[ e in
]c, b].
Osservazione (continuazione)
È chiaro che 1/t non è integrabile, poiché ciascuno degli integrali
diverge:
Z 1
1 ε→0+
dt = − log ε −−−−−−→ +∞
ε t
e, similmente, l’altro diverge negativamente (l’espressione (8) si
presenta in forma indeterminata ∞ − ∞).
Osservazione (continuazione)
Analoghe considerazioni valgono nel caso dell’intervallo
]−∞, +∞[. La funzione f è integrabile in ]−∞, +∞[ se lo è in
[0, +∞[ e in ]−∞, 0], cioè se le due espressioni
Z R Z 0
f (t) dt , f (t) dt , (10)
0 −R
Osservazione (continuazione)
Analoghe considerazioni valgono nel caso dell’intervallo
]−∞, +∞[. La funzione f è integrabile in ]−∞, +∞[ se lo è in
[0, +∞[ e in ]−∞, 0], cioè se le due espressioni
Z R Z 0
f (t) dt , f (t) dt , (10)
0 −R
Osservazione (continuazione)
Analoghe considerazioni valgono nel caso dell’intervallo
]−∞, +∞[. La funzione f è integrabile in ]−∞, +∞[ se lo è in
[0, +∞[ e in ]−∞, 0], cioè se le due espressioni
Z R Z 0
f (t) dt , f (t) dt , (10)
0 −R
Osservazione (continuazione)
Questo accade ad esempio per la funzione f (t) = t/(t 2 + 1): essa
non è integrabile in [0, +∞[ né in ]−∞, 0] poiché
Z R Z 0
t t
lim 2
dt = +∞ , lim dt = −∞ ,
R→+∞ 0 t +1 R→+∞ −R t2 +1
Osservazione (continuazione)
Questo accade ad esempio per la funzione f (t) = t/(t 2 + 1): essa
non è integrabile in [0, +∞[ né in ]−∞, 0] poiché
Z R Z 0
t t
lim 2
dt = +∞ , lim dt = −∞ ,
R→+∞ 0 t +1 R→+∞ −R t2 +1
RR t
mentre (per la simmetria) ∀R > 0 risulta −R t 2 +1 dt = 0 e quindi
Z +∞
t
v.p. dt = 0 .
−∞ t2 +1
Se 0 ≤ f ≤ g , valgono le implicazioni:
Se 0 ≤ f ≤ g , valgono le implicazioni:
g sommabile ⇒ f sommabile;
Se 0 ≤ f ≤ g , valgono le implicazioni:
g sommabile ⇒ f sommabile;
Osservazione
È chiara l’analogia con il caso delle serie a termini non-negativi.
(b − a)1−α − (b − T )1−α
=
1−α
e quindi l’integrale diverge per α > 1 e converge per α < 1.
(b − a)1−α − (b − T )1−α
=
1−α
e quindi l’integrale diverge per α > 1 e converge per α < 1.
Per α = 1, abbiamo:
T
b − T T →b−
Z
1
dt = − log −−−−−−→ +∞ .
a b−t b−a
(b − a)1−α − (b − T )1−α
=
1−α
e quindi l’integrale diverge per α > 1 e converge per α < 1.
Per α = 1, abbiamo:
T
b − T T →b−
Z
1
dt = − log −−−−−−→ +∞ .
a b−t b−a
Se risulta
K
f (t) ≥
b−t
in un intorno sinistro di b, con K > 0, la funzione f non è
sommabile.
Luigi Greco: Metodi 20/21 30/131
Criteri di sommabilità
Se risulta
K
f (t) ≥
t
per t abbastanza grande, con K > 0, la funzione f non è
sommabile.
Se f diverge, la disuguaglianza
K
f (t) ≤
(b − t)α
La disuguaglianza
K
f (t) ≤
tα
si enuncia dicendo che f è infinitesima a +∞ di ordine non
inferiore a α.
α=2 1
g(t) =
(2 − t)α
α=1
1
α= 2
1
g(t) =
tα
1 1
1
α= 2
α=1 α=2
1 2 1
Esempio
La funzione
et
t 7→ √
1 − t2
è sommabile in (−1, 1), essendo infinita in entrambi gli estremi di
ordine 1/2: basta scrivere
et 1 1
√ = et · √ ·√ .
1−t 2 1−t 1+t
Esempio
La funzione
et
t 7→ √
1 − t2
è sommabile in (−1, 1), essendo infinita in entrambi gli estremi di
ordine 1/2: basta scrivere
et 1 1
√ = et · √ ·√ .
1−t 2 1−t 1+t
La funzione
2
t 7→ e −t
è sommabile in R, in quanto infinitesima di ordine infinitamente
grande a ∓∞.
Luigi Greco: Metodi 20/21 37/131
Criteri di sommabilità
Esempio
Studiamo la sommabilità su [0, π] della funzione
1
f (t) =
a + b cos t
al variare di a, b ∈ R non entrambi nulli.
Esempio
Studiamo la sommabilità su [0, π] della funzione
1
f (t) =
a + b cos t
al variare di a, b ∈ R non entrambi nulli.
Esempio
Studiamo la sommabilità su [0, π] della funzione
1
f (t) =
a + b cos t
al variare di a, b ∈ R non entrambi nulli.
Esempio (continuazione)
Poiché risulta a/b ∈ [−1, 1], esiste t0 ∈ [0, π] tale che
cos t0 = −a/b.
Esempio (continuazione)
Poiché risulta a/b ∈ [−1, 1], esiste t0 ∈ [0, π] tale che
cos t0 = −a/b. Ne segue
1 t − t0 1
lim |(t−t0 )f (t)| = lim
= ∈ [1/|b|, +∞] ,
t→t0 |b| t→t 0 cos t − cos t0
|b sin t0 |
Esempio (continuazione)
Poiché risulta a/b ∈ [−1, 1], esiste t0 ∈ [0, π] tale che
cos t0 = −a/b. Ne segue
1 t − t0 1
lim |(t−t0 )f (t)| = lim
= ∈ [1/|b|, +∞] ,
t→t0 |b| t→t 0 cos t − cos t0
|b sin t0 |
Esempio (continuazione)
Poiché risulta a/b ∈ [−1, 1], esiste t0 ∈ [0, π] tale che
cos t0 = −a/b. Ne segue
1 t − t0 1
lim |(t−t0 )f (t)| = lim
= ∈ [1/|b|, +∞] ,
t→t0 |b| t→t 0 cos t − cos t0
|b sin t0 |
k
|f (t)| >
|t − t0 |
Esempio
Analogamente, si verifica che
1
g (t) = ,
a + b cos t + c sin t
con a, b, c ∈ R non tutti nulli, è sommabile su [0, 2π] se e solo se
a2 > b 2 + c 2 .
Lemma
La funzione f è sommabile se e solo se il limite
ZZ
lim |f | dx dy
n Kn
è finito.
Lemma
La funzione f è sommabile se e solo se il limite
ZZ
lim |f | dx dy
n Kn
D’altra parte, le funzioni con cui avremo a che fare saranno nella
maggior parte dei casi del tipo considerato sin qui, avranno cioè un
numero finito di puti di discontinuità, o, se definite in intervalli non
limitati, avranno un numero finito di discontinuità in ogni
sottointervallo limitato.
D’altra parte, le funzioni con cui avremo a che fare saranno nella
maggior parte dei casi del tipo considerato sin qui, avranno cioè un
numero finito di puti di discontinuità, o, se definite in intervalli non
limitati, avranno un numero finito di discontinuità in ogni
sottointervallo limitato.
Definizione
Un insieme E ⊂ R ha misura nulla secondo Lebesgue se per ogni
ε > 0, esiste una successione (finita o numerabile) di intervalli
]an , bn [ che ricoprono E e tali che la somma delle ampiezze sia
minore di ε:
[ X
]an , bn [ ⊇ E , (bn − an ) < ε .
n n
Definizione (continuazione)
Si dice che una proprietà P è verificata quasi ovunque (q.o.)
nell’insieme X ⊆ R se esiste un sottoinsieme trascurabile E ⊂ X
tale che P valga in X \ E . In altri termini, l’insieme
{ x ∈ X : P è falsa in x }
ha misura nulla.
Esempio
Risulta Z +∞
dx
lim = 1.
n 0 1 + xn
Esempio
Risulta Z +∞
dx
lim = 1.
n 0 1 + xn
Infatti, posto
1
fn (x) = ,
1 + xn
Esempio
Risulta Z +∞
dx
lim = 1.
n 0 1 + xn
Infatti, posto
1
fn (x) = ,
1 + xn
risulta
1 ,
se 0 ≤ x < 1 ,
lim fn (x) = 21 , per x = 1 ,
n
0, se x > 1 .
Esempio (continuazione)
Inoltre
1 ,
se 0 ≤ x ≤ 1 ,
g (x) = 1
, se x > 1 .
1 + x2
Esempio (continuazione)
Inoltre
1 ,
se 0 ≤ x ≤ 1 ,
g (x) = 1
, se x > 1 .
1 + x2
1
f2 f3 f4
1 g
2
Teorema (continuazione)
Inoltre risulta
ZZ Z Z Z Z
f (x, y ) dx dy = dy f (x, y ) dx = dx f (x, y ) dy .
R2 R R R R
(20)
Teorema (continuazione)
Inoltre risulta
ZZ Z Z Z Z
f (x, y ) dx dy = dy f (x, y ) dx = dx f (x, y ) dy .
R2 R R R R
(20)
Osservazione
Il prodotto di convoluzione è associativo e commutativo, cioè, se f ,
g e h sono sommabili, risulta
(f ∗ g ) ∗ h = f ∗ (g ∗ h) , f ∗g =g ∗f .
Osservazione
Il prodotto di convoluzione è associativo e commutativo, cioè, se f ,
g e h sono sommabili, risulta
(f ∗ g ) ∗ h = f ∗ (g ∗ h) , f ∗g =g ∗f .
Osservazione
Si mostra che risulta
Osservazione
Il prodotto di convoluzione è associativo e commutativo, cioè, se f ,
g e h sono sommabili, risulta
(f ∗ g ) ∗ h = f ∗ (g ∗ h) , f ∗g =g ∗f .
Osservazione
Si mostra che risulta
Troviamo pertanto
Z 2π
R(cos ϑ, sin ϑ) dϑ = 2 π R[z1 ] + · · · + R[zn ] ,
0
z1 Γ
z2
1
zn
Esempio
Consideriamo ad esempio l’integrale
Z π
1 − 2 cos ϑ
dϑ .
−π 5 − 4 cos ϑ
Esempio
Consideriamo ad esempio l’integrale
Z π
1 − 2 cos ϑ
dϑ .
−π 5 − 4 cos ϑ
1 − (z + 1/z) dz z2 − z + 1
Z Z
1 1
= dz .
j Γ 5 − 2 (z + 1/z) z j Γ z (2 z 2 − 5 z + 2)
Esempio (continuazione)
Le singolarità dell’integrando che cadono internamente al cerchio
unitario sono 0 e 1/2, con residui
z 2 − z + 1 z 2 − z + 1
1 1
R[0] = 2
= , R[1/2] = =−
2 z − 5 z + 2 z=0 2
z (4 z − 5) z=1/2
2
Esempio
Calcoliamo l’integrale
2π
cos2 x
Z
I = dx .
0 2 + cos x
Esempio (continuazione)
Per quanto visto, l’integrale vale
√
8
I = π(R[0] + R[−2 + 3]) = π −4 + √ .
3
Esempio (continuazione)
Per quanto visto, l’integrale vale
√
8
I = π(R[0] + R[−2 + 3]) = π −4 + √ .
3
Per il II teorema dei residui risulta
√ √
R[0] + R[−2 + 3] = −R[−2 − 3] − R[∞]
Le
√ singolarità sono le soluzioni dell’equazione z 4 = −1, vale a dire
π π
4
−1, cioè zk = e j 4 +jk 2 , k = 0, 1, 2, 3.
Le
√ singolarità sono le soluzioni dell’equazione z 4 = −1, vale a dire
π π
4
−1, cioè zk = e j 4 +jk 2 , k = 0, 1, 2, 3.
π
Quelle che cadono nel semipiano Im z > 0 sono z0 = e j 4 e
3
z1 = e j 4 π .
Γr
3 π
z1 = e 4 πj z0 = e 4 j
−r r
1 zk zk
R[zk ] = = =−
4 zk3 4 zk4 4
1 zk zk
R[zk ] = = =−
4 zk3 4 zk4 4
e infine
Z +∞
dx z0 + z1 π 1 j 1 j π
4
= −2 π j =− j √ +√ −√ +√ =√
−∞ 1+x 4 2 2 2 2 2 2
P(z)
R(z) =
Q(z)
sono gli zeri del denominatore e non cadono sull’asse reale, per
l’ipotesi (a).
P(z)
R(z) =
Q(z)
sono gli zeri del denominatore e non cadono sull’asse reale, per
l’ipotesi (a).
Γr
z2
z1
zn
D
−r r
z 2 R(z)
Z Z
R(z) dz =
M M r →+∞
2
dz ≤ π r 2 = π −−−−−−→ 0 .
Γr
Γr z r r
Esempio
Calcoliamo Z +∞
1
dx . (31)
−∞ (1 + x 2 )2
Esempio
Calcoliamo Z +∞
1
dx . (31)
−∞ (1 + x 2 )2
La funzione
1
R(z) =
(1 + z 2 )2
ha nel semipiano Im z ≥ 0 il polo doppio j.
Esempio
Calcoliamo Z +∞
1
dx . (31)
−∞ (1 + x 2 )2
La funzione
1
R(z) =
(1 + z 2 )2
ha nel semipiano Im z ≥ 0 il polo doppio j.
Esempio (continuazione)
Pertanto
Z +∞
1 1 π
2 2
dx = 2πj R[ j] = 2πj = .
−∞ (1 + x ) 4j 2
Esempio (continuazione)
Pertanto
Z +∞
1 1 π
2 2
dx = 2πj R[ j] = 2πj = .
−∞ (1 + x ) 4j 2
Esempio (continuazione)
Pertanto
Z +∞
1 1 π
2 2
dx = 2πj R[ j] = 2πj = .
−∞ (1 + x ) 4j 2
Γr
z2
z1
zn
−γε D
−r x1 −ε x1 x1 +ε r
P(z)
R(z) =
Q(z)
P(z)
R(z) =
Q(z)
ϑ1
ϑ0
z0
` = lim z f (z)
z→∞
` = lim z f (z)
z→∞
` = lim (z − z0 ) f (z)
z→z0
` = lim (z − z0 ) f (z)
z→z0
Pertanto Z
lim R(z) dz = −πj R[∞] .
r →+∞ Γ
r
Pertanto Z
lim R(z) dz = −πj R[x1 ] .
ε→0+ −γε
Esempio
Le singolarità della funzione
1
R(z) =
1 + z3
√ π 2
sono i punti zk = 3
−1 = e j 3 +j 3 πk , k = 0, 1, 2.
Esempio
Le singolarità della funzione
1
R(z) =
1 + z3
√ π 2
sono i punti zk = 3
−1 = e j 3 +j 3 πk , k = 0, 1, 2.
√
Di queste, z0 = 12 + j 23 ha coefficiente dell’immaginario positivo,
z1 = −1 è reale e z2 = z0 ha coefficiente dell’immaginario negativo.
Esempio (continuazione)
Inoltre R[∞] = 0 e, poiché zk3 = −1,
1 zk zk
R[zk ] = = =− .
3 zk2 3 zk3 3
Esempio (continuazione)
Inoltre R[∞] = 0 e, poiché zk3 = −1,
1 zk zk
R[zk ] = = =− .
3 zk2 3 zk3 3
dove n ≥ 2.
dove n ≥ 2.
dove n ≥ 2.
2π Γr
re n j
2π D
n
Pertanto z n = t n e
Z r Z Z r m
j 2π
X
R(x ) dx +
n
R(z ) dz − e
n n R(t ) dt = 2 π j
n
Rf [zk ] ,
0 Γr 0 k=1
(36)
dove z1 , . . . , zm sono le singolarità di R(z n ) interne a D, cioè con
argomento compreso tra 0 e 2π n .
Luigi Greco: Metodi 20/21 107/131
Osservazioni
Esempio
Le singolarità della funzione
1
f (z) =
1 + zn
π 2π
sono i poli semplici zk = e j n +j n
k
, k = 0, . . . , n − 1, e risulta
1 zk zk
R[zk ] = n−1
=
n z n =− n .
n zk k
Esempio
Le singolarità della funzione
1
f (z) =
1 + zn
π 2π
sono i poli semplici zk = e j n +j n
k
, k = 0, . . . , n − 1, e risulta
1 zk zk
R[zk ] = n−1
=
n z n =− n .
n zk k
2π
L’unica singolarità con argomento tra 0 e n è z0 .
Esempio (continuazione)
Pertanto la (37) ci dà
π
!
+∞
ej n
Z
1 π π π/n
dx = − e −j n − = . (38)
0 1+x n sin πn n sin(π/n)
Esempio (continuazione)
Pertanto la (37) ci dà
π
!
+∞
ej n
Z
1 π π π/n
dx = − e −j n − = . (38)
0 1+x n sin πn n sin(π/n)
| e jαx | = 1 , ∀x ∈ R .
| e jαx | = 1 , ∀x ∈ R .
| e jαx | = 1 , ∀x ∈ R .
| e jαx | = 1 , ∀x ∈ R .
Se
lim g (z) = 0
z→∞
e α > 0, risulta
Z
lim g (z) e jαz dz = 0 . (41)
r →+∞ Γ
r
ejz
f (z) = .
z 2 + 14 z + 50
Luigi Greco: Metodi 20/21 116/131
Altri integrali
Esempio (continuazione)
Essa ha in −7 + j un polo semplice, quindi
e j z e −7 j−1
R[−7 + j] = =
2 z + 14 z=−7+j 2j
e dunque
Z +∞
ejx π
2
dx = π e −7 j−1 = (cos 7 − j sin 7) .
−∞ x + 14 x + 50 e
Esempio
Calcoliamo Z +∞
sin x
dx .
0 x
Esempio
Calcoliamo Z +∞
sin x
dx .
0 x
Ricordiamo che l’integrale converge semplicemente, ma non
assolutamente.
Esempio
Calcoliamo Z +∞
sin x
dx .
0 x
Ricordiamo che l’integrale converge semplicemente, ma non
assolutamente.
Esempio (continuazione)
Consideriamo dunque la funzione ausiliaria
e jz
f (z) = .
z
Esempio (continuazione)
Consideriamo dunque la funzione ausiliaria
e jz
f (z) = .
z
Per z = x ∈ R, Im f (x) coincide con la funzione integranda.
Esempio (continuazione)
Consideriamo dunque la funzione ausiliaria
e jz
f (z) = .
z
Per z = x ∈ R, Im f (x) coincide con la funzione integranda.
Esempio (continuazione)
Il residuo vale 1 e la formula (42) fornisce
+∞
e jx
Z
v.p. dx = π j (43)
−∞ x
Osservazione
Passando alle parti reali in (43), otteniamo
Z +∞
cos x
v.p. dx = 0 ,
−∞ x
Osservazione
Passando alle parti reali in (43), otteniamo
Z +∞
cos x
v.p. dx = 0 ,
−∞ x
Osservazione
La funzione Z x
sin t
Si(x) = dt
0 t
si chiama seno integrale, o seno campionatore.
Osservazione
La funzione Z x
sin t
Si(x) = dt
0 t
si chiama seno integrale, o seno campionatore.
π 2π 3π 4π 5π 6π
−r r
D
Γr
dove σ, α ∈ R, α 6= 0.
dove σ, α ∈ R, α 6= 0.
Consideriamo i domini
α>0 α<0
σ σ
Consideriamo i domini
α>0 α<0
σ σ
Con opportune versioni del lemma di Jordan per mostrare che gli
integrali sulle semicirconferenze sono infinitesimi al divergere del
raggio, otteniamo le formule seguenti, analoghe alle (42) e (44).
Per α > 0:
Z σ+j∞ n
P(z) αz X
e dz = 2 π j R[zk ] , (46)
σ−j∞ Q(z)
k=1
Per α > 0:
Z σ+j∞ n
P(z) αz X
e dz = 2 π j R[zk ] , (46)
σ−j∞ Q(z)
k=1
Per α < 0:
Z σ+j∞ n
P(z) αz X
e dz = −2 π j R[zk ] , (47)
σ−j∞ Q(z)
k=1
è assolutamente convergente.
Esempio
Sia σ > 0. Abbiamo
Z σ+j∞
e αz
0, se α ≤ 0 ;
dz =
σ−j∞ 1 + z
2 2 π j R[ j] + R[−j] = 2 π j sin α , se α ≥ 0 .
Esempio
Sia σ > 0. Abbiamo
Z σ+j∞
e αz
0, se α ≤ 0 ;
dz =
σ−j∞ 1 + z
2 2 π j R[ j] + R[−j] = 2 π j sin α , se α ≥ 0 .
e αz e ±jα
R[±j] = = ± .
2z z=±j 2j
Luigi Greco: Metodi 20/21 131/131