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a noi che da anni ci occupiamo di cinema, serialità, intrattenimento di massa in generale, che era
terminato un progetto che, per valori produttivi e coraggio, era semplicemente troppo grande da
trattare in maniera convenzionale.
Per questo abbiamo atteso finora. Perché un progetto caratterizzato da così tante linee tensive aveva
bisogno di una forma non tradizionale per essere trattato. Per le tematiche che affronta, per il modo
in cui si rapporta al materiale narrativo di partenza, per le modalità attraverso cui sceglie di entrare
in contatto con lo spettatore.
Abbiamo quindi deciso di fare un passo indietro, avvicinandoci a Mandalorian in maniera genuina,
cercando di limitare il più possibile i filtri accademici, propri degli studiosi (che comunque abbiamo
usato), per provare a capire come mai la serie di Favreau e Filoni ha avuto un impatto così
dirompente nel panorama dell’intrattenimento contemporaneo, ragionando prima da spettatori e poi
da critici.
Ci siamo riuniti, come amiamo fare, e ognuno di noi ha scelto il suo episodio preferito della
seconda stagione, provando a restituire in una manciata di battute i motivi per cui considera quella
puntata il punto più alto dell’arco narrativo, tentando di comprendere le unicità del progetto seriale
Disney nel particolare di una puntata da una trentina di minuti.
Questo è ciò che è venuto fuori dal nostro dialogo con The Mandalorian.