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RIASSUNTO DEL GATTOPARDO

"Il Gattopardo", scritto da Tomasi di Lampedusa nella metà degli anni '50, venne pubblicato
postumo, nel 1958, un anno dopo la morte dello scrittore.
La vicenda si svolge in Sicilia fra il 1860 (epoca della spedizione dei Mille) e il 1910.
Il protagonista è Don Fabrizio Corbera, Principe di Salina, nobile siciliano la cui casata è
rappresentata da un gattopardo, testimone del lento decadere del ceto aristocratico in favore
della nuova classe emergente, la borghesia.
Don Fabrizio permette a suo nipote Tancredi, giovane ed ambizioso, di unirsi alla spedizione dei
Mille, consapevole che i nuovi cambiamenti politici e sociali non potranno risolvere i problemi del
Sud.
Quando, come ogni anno, il protagonista si reca nella tenuta estiva di Donnafugata, scopre che è
stato eletto sindaco Don Calogero Sedara, un borghese di umili origini, poco istruito che però è
riuscito ad arricchirsi e a fare carriera politica.
Tancredi, che inizialmente aveva manifestato interesse per Concetta, una delle figlie di Don
Fabrizio, si innamora e sposa la figlia don Calogero, Angelica, attratto dalla sua bellezza, ma anche
dal suo denaro. La dote di Angelica favorirà la carriera dell'ambizioso Tancredi. Don Fabrizio,
invece, rifiuta la nomina a senatore del Regno d'Italia e, all'inviato del governo Chevalley, propone
al suo posto Sedara.
Il principe, senza più illusioni, prosegue la sua vita fin quando muore, nel 1883, in un'anonima
stanza d'albergo mentre torna da Napoli ove si era recato per alcune visite mediche.
Le ultime pagine del romanzo portano la narrazione fino al 1910, quando le figlie di don Fabrizio,
ormai vecchie e sole, assistono alla distruzione di alcune reliquie presenti nella cappella di famiglia:
è l'atto conclusivo e definitivo che segna la scomparsa di un'epoca.
Genere :

Romanzo storico – sociale.

Riassunto :

La vicenda si svolge in Sicilia nel 1860, all’epoca del tramonto borbonico. È di scena una famiglia
della più alta aristocrazia siciliana, colta nel delicato momento del trapasso del regime.

Il romanzo è centrato sul principe Don Fabrizio Salina della prestigiosa casata del Gattopardo che
si trova ad affrontare i pesanti cambiamenti della società di allora.

Il romanzo si apre a villa Salina con la descrizione del principe e della partenza di suo nipote
Tancredi che, sebbene aristocratico, si unisce a Garibaldi .

La narrazione, attraverso un’ellissi, passa all’Agosto di quello stesso 1860 e alla permanenza dei
Salina nella loro villa estiva, presso Donnafugata. Lì il principe apprende della ascesa economica
del borghese Don Calogero Sedàra e dell’infatuazione di Tancredi per sua figlia Concetta. La vita di
quest’ultimo, cambia quella sera stessa e non certo per la felicità della cugina innamorata.

Quel giorno, al palazzo, viene organizzata una cena alla quale sono invitati anche alcuni paesani,
tra cui Don Calogero e sua figlia Angelica. Quest’ultima si rivela essere una bellissima ragazza
diciassettenne che, oltre ad essere attraente, è anche piuttosto colta e raffinata.

 Lascia tutti i presenti senza parole, tutti compreso Tancredi che se ne innamora perdutamente.

Passati pochi mesi, Don Fabrizio riceve dal nipote, che era ripartito, una lettera. In essa il giovane
confessa il suo grande amore per Angelica e prega lo zio di chiedere al padre la sua mano. La
ragazza acconsente, non tanto per amore, ma perché vede in lui la possibilità di entrare a far parte
della nobiltà siciliana.

Dopo il plebiscito, nel quale vota sì anche Don Fabrizio (che riteneva che l’unico modo per non
cambiare le cose fosse quello di modificarle), si stabilisce che la Sicilia sarebbe stata annessa al
Regno di Sardegna.

Qualche tempo dopo fa il suo rientro a casa anche Tancredi, accompagnato da due amici
conosciuti nell’esercito del Regno di Sardegna, del quale fanno parte.

Durante quel periodo Angelica e Tancredi passano molto tempo insieme nelle stanze più
sconosciute del palazzo di Donnafugata; mentre uno degli amici del ragazzo tenta di sedurre
Concetta, che però non ricambia i sentimenti dell’innamorato.

Dopo la permanenza di padre Pirrone al suo paese natale, per celebrare l’anniversario di morte del
padre, la famiglia si reca al completo al grande ballo dato dai Ponteleone. Lì Don Fabrizio sente il
suo prossimo declino: probabilmente l'ultimo momento di apparente felicità è rappresentato dal
ballo concessogli da Angelica, in cui, per l'ultima volta, si sente parte della giovinezza.
Inizia dunque la parabola discendente del romanzo : il Principe, dopo delle brevi considerazioni
sulla sua vita, in cui afferma di averne vissuta veramente poca, spira acciaccato dai malanni ma
circondato dai parenti.

Nell’ultima parte del romanzo sono ritratte le tre figlie di Don Fabrizio: Concetta, Carolina e
Caterina, rimaste zitelle. Concetta rimpiange il suo passato rendendosi conto che la sua vita era
stata uno sbaglio, e la causa di ciò era soltanto lei e non gli altri, come aveva sempre pensato.

ANALISI DEI PERSONAGGI

Principe Salina

Il Principe Salina viene presentato come un uomo grande e forte; nel testo l'autore dice di lui che
poteva tranquillamente stritolare le monete con le sue stesse mani, che però potevano anche
essere delicatissime per maneggiare i suoi delicatissimi telescopi.

Nel Principe si nota l'origine Tedesca della madre dalla sua carnagione chiara e dal colore biondo
dei suoi capelli. È  sposato con Maria Stella dalla quale ha avuto sette figli (quattro maschi e tre
femmine) e che ha frequentemente tradito con donne più giovani, dalle quali otteneva la carnalità
che la moglie non era in grado di offrirgli, perché troppo legata alla religione.

La vita sua e quella della sua numerosa famiglia scorre monotona e tranquilla : per i familiari il
Principe prova persino un lieve sentimento di disprezzo per la loro piattezza morale , con la sola
eccezione di Tancredi, il nipote, preferito allo stesso primogenito Paolo per vivacità,
imprevedibilità e prontezza di spirito : un vero, giovane Gattopardo, così com'era stato lui in
passato.

Tancredi

Tancredi, il nipote pupillo del principe Salina è un giovane baldanzoso e anche abbastanza
indisciplinato, tanto da arrivare ad unirsi alle forze partigiane che in quel momento stavano
combattendo contro le forze reali, nonostante egli stesso appartenesse all'aristocrazia.

Egli ha molta stima dello zio e lo considera come un padre poiché, morti i suoi genitori quando era
piccolo, Don Fabrizio lo aveva subito accolto nella sua famiglia ed era stato suo tutore.
Angelica

Angelica è la figlia Don Calogero Sedara ed entra la prima volta alla corte dei Salina creando uno
stupore generale per la sua straordinaria bellezza, che colpisce in particolar modo Tancredi che
subito se ne innamora.  Ella in seguito ha il modo di esprimere anche la sua intelligenza, che aveva
sviluppato in un collegio a Firenze dove aveva appreso una lingua pura, le maniere e gli
atteggiamenti da usare in ambienti come la corte dei Salina.

Don Calogero Sedara

E' il padre di Angelica e il sindaco di Donnafugata. Nel libro lui rappresenta la classe borghese che
sta prendendo il sopravvento e nel suo carattere e viene presentato come un uomo molto avaro e
attaccato al denaro.  Comunque, nonostante che sia un uomo molto ricco, non può nascondere  le
sue origini povere che si manifestano nei suoi atteggiamenti abbastanza rozzi e inadatti
all'ambiente regale in cui viene posto nel romanzo.

Concetta

E’ figlia di Don Fabrizio ed  è innamorata di Tancredi. Rimarrà celibe a causa della sua timidezza e
dei suoi modi riservati. Sarà protagonista nella parte terminale del romanzo in cui rimpiangerà le
scelte compiute nel passato.

Padre Pirrone

Padre Pirrone è  l’uomo di chiesa di Salina e il precettore dei figli di Don Fabrizio. All’inizio sembra
condurre una vita piuttosto sciatta, passata a concedere assoluzioni al Principe per le sue
scappatelle notturne. E invece, a sorpresa, la sua ura è di molto rivalutata a S.Cono, quando grazie
alla sua furbizia, riesce a dirimere un' intricata lite familiare fra popolani.

Rapporto Fabula- Intreccio

Nel romanzo prevale la fabula anche se a volte vi sono dei flash – back soprattutto nella parte
terminale del racconto. Negli ultimi moduli Don Fabrizio prima e Concetta poi ripensano alla loro
giovinezza narrandone alcuni episodi. Nel testo, fabula e intreccio non coincidono, essendo
presenti delle retrospezioni e dei flash back, come per esempio nella parte iniziale del testo,
quando il tempo presente viene interrotto da un ricordo del passato, ovvero la morte di un giovane
soldato avvenuta nel giardino dei Salina qualche tempo prima.
Narratore e focalizzazione

Tomasi di Lampedusa è un narratore onnisciente (focalizzazione zero), che conosce in partenza il


reale svolgimento dei fatti. Anche se egli a volte si limita a riportare semplicemente i fatti, spesso si
trovano riferimenti ad avvenimenti futuri, come le anticipazioni su Angelica e Don Fabrizio
(prolessi).

Stile

Il romanzo è scritto in un registro medio – alto, che si adatta alle caratteristiche e alla posizione
sociale dei personaggi. L’autore inoltre fa uso di digressioni, sommari ed ellissi, infatti vi sono
molti “salti temporali” anche di diversi anni. Da notare anche l’uso di numerose figure retoriche
quali similitudini, metafore e personificazioni, presenti soprattutto nelle descrizioni di Don
Fabrizio e della Sicilia.

Le grandi macrosequenze del testo

1ª macrosequenza: descrizione della famiglia del principe Salina, dell’ambiente in cui vive e di chi
lo circonda. Nel testo sono anche presenti descrizioni del suo punto di vista politico;

2ª macrosequenza: il viaggio e il soggiorno a Donnafugata;

3ª macrosequenza: il fidanzamento di Tancredi con Angelica;

4ª macrosequenza: descrizione degli ambienti della nobiltà siciliana e del ballo;

5ª macrosequenza: la morte del principe Fabrizio Salina.

Sequenza

Una delle sequenze che mi ha colpito maggiormente è quella della cena a Donnafugata. Credo che
sia una delle scene più importanti perché cambierà radicalmente il proseguimento della storia.

L’arrivo di Angelica è maestoso, il tempo sembra fermarsi e tutti gli sguardi della sala sono puntati
su di lei. Tancredi viene come rapito dalla sua bellezza quasi divina: la carnagione lattea, gli occhi
verdi e immoti, la bocca rosea, i capelli color notte… ella non aveva più niente a che fare con la
tredicenne poco curata e bruttina di quattro anni prima e non pochi stentano a riconoscerla.
Lo sguardo trasognato di Tancredi distrugge in un solo istante il cuore di Concetta che vede i suoi
sogni d’amore infranti dall’apparizione di Angelica.

Sempre in questa scena vi è l’incontro tra Don Fabrizio e Don Calogero. Essi sono i rappresentanti
della nobiltà e della borghesia di Donnafugata e sono profondamente diversi tra loro: uno
educato ed elegante, l’altro rozzo e campagnolo (da notare la sua buffa apparizione con abiti
ritenuti ridicoli dal principe).

Nasce un forte rivalità tra i due (che però si attenuerà col tempo) ma anche un grande rispetto
reciproco.

Il Tempo

Le vicende narrate durano 50 anni e si svolgono in un arco di tempo determinato che va dal
maggio del 1860 al maggio del 1910.

L’ordine cronologico è alterato da retrospezioni, come la morte del soldato nel giardino,

e da flashback come il ricordo di cosa accadeva nell’alloggio dei viziosi Donnafugata.

Nel libro si può inoltre riscontrare l’utilizzo di elementi narrativi quali:

-         Scena: tutto il racconto è composto dalla scena;

-         Analisi: discorsi politici tra Tancredi e il principe o descrizioni paesaggistiche;

-         Pausa: sono numerose le pause che si soffermano anch’esse su descrizioni della natura;

-         Retrospezioni: presente soprattutto nella parte iniziale.

 Il ritmo narrativo è abbastanza veloce per l’utilizzo della scena, anche se talvolta viene rallentato
dallo stile molto pesante e ricercato del testo, come nei momenti delle riflessioni politiche dei
personaggi.

Lo Spazio

I fatti che vengono narrati sono ambientati in Sicilia o più precisamente a “Donnafugata”.
Lo spazio si può interpretare come un semplice fondale, ma a volte influisce sul comportamento
dei personaggi e ne modifica l’umore spesso anche per effetto della descrizione dei fenomeni
atmosferici.

Lo spazio è reale poiché il racconto è realistico e questi luoghi esistono nella realtà.

Probabilmente la prevalenza di luoghi narrati sono gli interni.

Interni:

All’interno del palazzo dei Salina tutto era fastoso. Suggestivo è l’affresco del soffitto nella sala in
cui si recita il rosario, dove gli Dei maggiori (Giove, Marte, Venere) sorreggono lo stemma azzurro
col Gattopardo.
La stanza dell’amministrazione, in cui si svolgevano i colloqui del Principe, era caratterizzata da
pareti in calce e da un pavimento lucidissimo nel quale si riflettevano quadri che rafuravano i feudi
di casa Salina, protetti dallo stemma del Gattopardo.
L’osservatorio era il luogo in cui il Principe si rifugiava per riflettere e per dedicarsi alle sue grandi
passioni: gli studi di matematica ed astronomia. La stanza occupata da due telescopi, tre
cannocchiali e da sectiune su cui vi erano formule algebriche ed altri calcoli matematici era avvolta
da una grande luce azzurra.
La sala da pranzo era assai ricca e decorata: la tavola imponente, ricoperta da una tovaglia
finissima splendeva sotto la luce del lampadario di Murano. Massiccia l’argenteria e splendidi i
bicchieri recanti sul medaglione liscio le cifre di F.D. (Ferdinandus Dedit), in ricordo di una
munificenza regale. I fianchi della zuppiera erano argentei e sul coperchio appariva il Gattopardo
danzante.
Nella camera matrimoniale si trovava un altissimo letto di rame, e si poteva respirare un odore di
valeriana, usata solitamente per calmare la principessa.
All’interno della villa di Donnafugata si trovavano quadri pesanti appesi alle pareti, rilegature
antiche dorate, porte che avevano i bordi di marmo grigio.
Passando dalla scala interna si vedevano il salone degli arazzi, quello azzurro, quello giallo, lo
studio del Principe con le persiane alle finestre.
Lo studio era piccolo con ai muri, sotto una teca di vetro, animali imbalsamati. Una parete della
stanza era occupata da una libreria di riviste matematiche; su una mensola erano appoggiati i
ritratti della famiglia.
La sala da ballo era rivestita tutta d’oro,' che conferiva all’ambiente un significato orgoglioso di
scrigno'. Lo stesso soffitto era d’oro con rafurati degli dei che guardavano in basso sorridenti e
inesorabili.

Esterni:
Il giardino di palazzo Salina era racchiuso tra tre mura e un lato della villa, aveva un aspetto
cimiteriale accentuato dai monticciuoli paralleli delimitanti i condotti d’irrigazione e che
sembravano tumuli di smilzi giganti. Sul terreno rossiccio le piante crescevano in fitto
disordine, i fiori spuntavano ovunque e le siepi di mortella sembravano disposte per impedire
più che dirigere i passi. Nel fondo una flora chiazzata di lichene giallo-nero esibiva rassegnata i
suoi vezzi secolari; ai lati, due panche di marmo grigio e in un angolo l’oro di un albero di
gaggia.
Per accedere al giardino della villa di Donnafugata, invece, bisognava percorrere il viale
principale e scendere tra le alte siepi di alloro incornicianti anonimi busti di dee senza naso; dal
fondo si udiva la dolce pioggia degli zampilli che ricadevano nella fontana di Anfitrite. Su di un
isolotto al centro del bacino rotondo, modellato da uno scalpello inesperto ma sensuale, un
Nettuno sorridente abbrancava un’Anfitrite vogliosa. L’innesto dei gettoni tedeschi per le
pesche forestiere, era riuscito perfettamente. Le pesche erano poche ma erano grandi,
vellutate e fragranti; giallognole con sfumature rosee.

Anche i fenomeni atmosferici hanno un loro compito che è quello di distinguere i vari momenti
della narrazione come il gran caldo e il sole battente o il clima mite e piovoso dell’autunno.

Il tutto è narrato a volte dallo scrittore e più spesso dal protagonista principale, Don Fabrizio
Salina con le descrizioni sia degli stimoli visivi che di quelli olfattivi.

Proprio per questo la descrizione è quasi sempre soggettiva, in quanto influenzata dai sentimenti
e dalle emozioni del protagonista.

I Personaggi

I personaggi del brano sono presentati esplicitamente dall’autore con una presentazione diretta,
ma molto spesso si ricavano molte altre caratteristiche interpretando o anche solo leggendo i
pensieri di altri personaggi interni al racconto.

a)    I personaggi principali del brano sono:

-         Don Fabrizio: protagonista destinatario

-         Tancredi: aiutante, anche se in modo abbastanza simbolico

-         Maria stella (moglie di Don Fabrizio)

-         Padre Pirrone: destinatore
-         Angelica

b)    I personaggi secondari del brano sono:

-         Don Calogero: in qualche momento può essere visto come l’antagonista

-         Don Ciccio Tumeo

-         I figli e le figlie del principe

-         Re Ferdinando

-         Cavriaghi

-         Chevalley

-         Mon Signor Vicario

-         Il cane Bendicò

Don Fabrizio, il protagonista, è un personaggio abbastanza dinamico poiché in qualche occasione


cambia atteggiamento o modo di pensare come quando si pente di aver tradito la moglie, mentre
gli altri personaggi sono molto statici.

c) Fasci di caratterizzazione dei personaggi:

Don Fabrizio

Fasci di caratterizzazione usati: fisiognomica, antropologica, culturale, sociale, ideologica,

psicologica, simbolica.
Don Fabrizio è un uomo dal temperamento autoritario, di corporatura imponente in quanto è
molto alto e robusto. È sui cinquanta anni ma ancora forte; è biondo, di carnagione chiara e con gli
occhi azzurri.

È interessato alle scienze e alle materie matematiche ed è particolarmente appassionato di

astronomia. Usa un linguaggio piuttosto ricercato e possiede una buona cultura ed una buona

conoscenza in ambito scientifico.

Vive in modo agiato e sfarzoso grazie alle ricchezze provenienti dai veri possedimenti di famiglia e
in campo politico ha idee molto chiare e decisamente favorevoli alla monarchia. È inoltre un uomo
religioso anche se i suoi “peccati” non sono pochi. È una persona orgogliosa e facilmente irritabile
e la sua ura può forse rappresentare la nobiltà del tempo, ovvero quella destinata al declino.

Tancredi

Fasci di caratterizzazione usati: fisiognomica, antropologica, culturale, sociale, ideologica,

psicologica, simbolica.

Tancredi è un giovanotto di origini nobili ma che, orfano di entrambi i genitori è ora sotto la
custodia dello zio, cioè Don Fabrizio, che nutre per il nipote un forte affetto paterno forse
addirittura maggiore a quello per il lio Paolo. È un giovane dagli occhi chiari, alto e snello, le cui
doti prevalenti sono l’agilità e l’eleganza. Anche dal punto di vista culturale è un ragazzo in gamba
abile nello scrivere e con le parole. Ha anche idee politiche, prevalentemente di tipo rivoluzionario
ed è di fede cattolica. Altre caratteristiche che lo contraddistinguono sono l’intelligenza e
l’altruismo, e gli si può forse affidare anche un ruolo simbolico come persona simbolo della voglia
di cambiamenti e rivoluzioni.

Maria Stella

Fasci di caratterizzazione usati: fisiognomica, antropologica, sociale, psicologica.

Moglie del principe Fabrizio, è una donna di mezza età, dalla corporatura esile e piuttosto minuta.

Il suo comportamento è sempre composto ma spesso nasconde le lacrime quando è in presenza

del marito, consapevole dei suoi tradimenti, ed il suo carattere è comunque molto riservato.
Paolo

Fasci di caratterizzazione usati: fisiognomica, antropologica, sociale, psicologica.

Paolo è il primogenito del principe. Basso, esile, non è molto vivace e spesso, per il suo

atteggiamento freddo, dimostra più anni di quanti in realtà non ne ha. È appassionato di cavalli ed
è una persona molto gelosa di ciò che crede suo di diritto, come l’affetto del padre che è invece
dimostrato per la maggior parte al nipote Tancredi.

Padre Pirrone

Fasci di caratterizzazione usati: fisiognomica, antropologica, culturale, sociale, ideologica,

psicologica.

Padre Pirrone è un uomo di chiesa, fa parte dell’ordine dei gesuiti ed è il padre spirituale della

famiglia Salina. Infatti gli piace molto avere lunghi dibattiti col principe, la cui maggior parte però,

sono delle confessioni. È un uomo acculturato a cui piace leggere e di lui non vengono descritte le

caratteristiche fisiche ma solo il suo modo di vestirsi, cioè con una tonaca legata alla vita da una

corda. che consiste in una tonaca trattenuta in vita da una corda. Si interessa anche un po’ di

politica e di questa ne parla spesso col principe con cui discute le possibili conseguenze delle

rivolte.

Angelica

Fasci di caratterizzazione usati: fisiognomica, antropologica, culturale, sociale, psicologica.


è molto bella, alta e di bell’aspetto, di carnagione chiara, capelli neri ed occhi verdi.

Sa adattarsi alle varie situazioni con estrema facilità e maestria e sa quando comportarsi in modo
elegante e rispettoso e quando evadere dalla noia dell’etichetta nobiliare. La sua buona istruzione
deriva dalla sua permanenza in un collegio essendo oramai di famiglia borghese. Ha un carattere
sicuro di sé, è calma, ma anche intelligente e furba.

La scelta del narratore sul tipo di narrazione da privilegiare è orientata secondo me verso un tipo
di narrazione di carattere psicologico e fisiognomico, forse anche per permettere al lettore di
conoscere più particolari sui vari personaggi.

Le tecniche narrative e stilistiche

Il narratore è esterno alla storia, infatti non partecipa alle vicende narrate.

Il punto di vista è anch’esso esterno ed è presente una focalizzazione zero poiché il narratore è
onnisciente, ovvero conosce le vicende narrate.

La tecnica di narrazione privilegiata è il discorso diretto, essendoci molte conversazioni tra i


personaggi. In altri punti è anche presente il discorso indiretto, seppur più raramente, e il
monologo interiore, nei vari momenti di riflessione spesso tipici del principe Fabrizio.

Lo stile prevalente è quello paratattico essendo la punteggiatura lo strumento utilizzato per la


coordinazione dei vari periodi.

Il registro linguistico utilizzato nella maggior parte della narrazione è quello formale poiché il
modo di parlare è molto ricercato, essendo quasi tutti i personaggi dei componenti della nobiltà
siciliana. Nonostante questo però, a volte si possono riscontrare espressioni di gergo o anche di
tipo volgare.

La punteggiatura è usata abbastanza di rado; i punti sono infatti presenti solo alla fine di periodi
molto lunghi. L’aggettivazione è invece molto usata e anche molto ricercata con espressioni come:
folgorante, languido, accigliato.

Temi e simboli

I temi e i motivi presenti sono quelli della rivoluzione e dei cambiamenti, dell’amore e dell’amicizia
e in qualche occasione della gelosia.
Il tema dominante è secondo me quello dei cambiamenti politici che accompagna l’intero
evolversi delle vicende.

Nel testo vengono richiamati i valori dell’affetto (come quello di Don Fabrizio verso Tancredi) e
dell’amicizia, e tra i principali si possono riscontrare anche quelli della vita e della morte. È
presente anche un accenno agli ideali politici.

La visione del mondo che appare è quella dei conflitti, in questo caso ambientati nell’atmosfera
siciliana ed espressa quindi col suo punto di vista.

Verso il contesto

Questo testo appartiene alla categoria dei romanzi moderni.

La tipologia narrativa a cui appartiene questo testo è quella storico-realista, in quanto gli
avvenimenti politici che tratta sono effettivamente accaduti, cioè la società borbonica, le battaglie
di Garibaldi e il crollo della borghesia. Inoltre il testo narra la vita di un personaggio vero, cioè un
parente dell’autore.

Il testo riflette sia i modi di pensare del tempo sia le vicende in quel periodo accadute, ovvero
quelle di fine ‘800.

Il lettore

Commento:

La lettura di questo testo non mi è piaciuta molto, al contrario di quelli letti in precedenza. Questo
perché il modo di scrivere è troppo ricercato, specie nelle prime ine; sono infatti numerosi i
vocaboli “strani” o comunque non di uso frequente. Inoltre anche la trama non mi ha
appassionato molto. La narrazione diviene comunque abbastanza fluida nelle ine seguenti, ma
sempre abbastanza pesante data la grande aggettivazione utilizzata e il suo carattere molto
ricercato rende il testo molto pesante, specie quando l’autore si sofferma su lunghe e
particolareggiate descrizioni.

Un’altro particolare che mi ha colpito negativamente è stato il titolo, a mio parere non molto
significativo in quanto rappresenta solo lo stemma della famiglia Salina che e poche volte nel testo
e in maniera che può quasi sembrare forzata, fatta apposta per creare un collegamento tra il titolo
e il racconto. La vicenda di per sé, mi è comunque piaciuta abbastanza, forse per il suo accenno ad
un qualcosa di avventuriero quali possono essere le rivolte e il clima di tensione politica che c’è
attorno ai personaggi.

Recensione
Il libro mi è sembrato adatto ad un tipo di persone di età più avanzata, non a dei ragazzi della mia
età per il suo registro linguistico troppo ricercato. Se dovessi consigliarlo a qualcuno infatti, di
certo non sarebbe un mio amico perché so che non lo gradirebbe, ma magari un mio parente con
più anni, che saprebbe probabilmente apprezzarlo di più. Non è infatti secondo me adatto a chi,
come me, la maggior parte delle volte legge per divertimento o per passatempo.

Giudizio Personale

Dal punto di vista storico questo libro è un capolavoro poiché ci permette di definire un quadro
preciso della situazione politica e sociale di un periodo pieno di cambiamenti che hanno portato
alla formazione del primo Regno d’Italia.

Esso si incentra su  personaggi profondamente diversi sia per età che per classe sociale che per
ideologia.  Tancredi è l'esempio dell'uomo che si è formato dall'unione delle due classi sociali, egli
infatti pur essendo aristocratico partecipa ai moti Garibaldini durante i quali viene anche ferito.

Tomasi di Lampedusa è molto bravo nel descrivere la psicologia di Don Fabrizio Salina analizzando
i suoi pensieri a volte profondi a volte ironici.

I difetti dell’opera sono, secondo me, la mancanza di una vera e propria trama ricca di
avvenimenti, che magari avrebbe potuto alleggerire un po’ la narrazione, che in alcuni tratti
diventa piuttosto pesante, quando si sofferma nelle lunghe descrizioni dei paesaggi e di tutti i loro
minimi dettagli.

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