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Antonio Costa Barbe

È nato a Novara nel 1954 dove tutt’ora risiede. Ha consegui­


to ia maturità classica presso il Liceo Statale «Carlo Alberto»,
laureandosi poi a pieni voti in giurisprudenza nel 77 all'Univer­
sità Statale di Milano.
Dotato di peculiare sensibilità creativa ed interpretativa, fin
da bambino ha manifestato una naturale vocazione per le arti,
inizialmente per quella musicale, riuscendo via via ad acquisi­
re una eccellente conoscenza deirarmonizzazione moderna fi­
no a fondare, nel ’69 insieme ad altri giovani, i «Fuochi fatui»,
complesso con il quale ha affrontato, sia da solista che in grup­
po, concerti e spettacoli con programmi che andavano dai te­
mi popolari alle composizioni di Battisti, De André, lannacci,
Guccini, ecc.; dalle sue composizioni {testo e musica) agli
hard-rock più scatenati dei complessi stranieri {Deep Purple,
Led Zeppelin, ecc). Straordinario successo di pubblico e di cri­
tica ottenne nei 75, quando propose sui palcoscenici della
provincia una versione appositamente riveduta dell’opera rock
filmata «Jesus Christ Superslar», nella quale riuscì a coinvol­
gere teatralmente e musicalmente, una quarantina di giovani
che si denominarono «singoli steli d’erba», il debutto avvenne
al Teatro Coccia, di Novara, dopo otto mesi di prove e si risol­
se con sette repliche successive.
In forma letteraria e giornalistica ha collaborato e collabora
al «Corriere di Novara», al mensile «Musica e dischi», al perio­
dico di letteratura ed arte «Tempo Sensibile» (con prevalenza
di notazioni musicali) e alla «Settimana Enigmistica» (nella pa­
gine dei «giochi delia Sfinge».
Dalla simbiosi tra la musica e la parola sono poi nate anche
trasmissioni radiofoniche con emittenti locali (Radio Novara
International, Radio Azzurra Novara. Radio Kabauter, ecc.) in
programmi di alto indice di gradimento, dal giornalistico al mu­
sicale («Microfoni sulla città», «Seconda visione», «Dreams»,
«Discoanalisf», «L’archivio di Antonio C.B.») con recensioni e
proposte d'ascolto.
Dal 76 è pubblicista.
In poesia, le sue due brevi raccolte «Singoli steli d’erba» e
«Carne al fuoco», riunite in quest’opera prima «Stagioni», sono
il frutto delle sue riflessioni ed emozioni esistenziali più mature
degli ultimi quattro anni.

In copertina:
Foto d’arte di Silvio Giarda
1 quaderni» / n.5

Edizioni Tempo Sensibile


Novara
Proprietà letteraria riservata
(Le poesie «Applicazioni tecniche», «Vendesi Polaroid», «Pa­
sta e fagioli», «La mia teiera», «Pianto in silenzio», «Singoli steli
d’erba», «Lucciole», «Per toccarti» e «Scatole», sono pubblica­
te in questo volume per gentile concessione deffa Editrice
Nuovi Autori, di Milano)
antonio costa barbè

stagioni

poesie
Prefazione

Oggi, che viviamo di notazioni, anche gli autori più gio­


vani si esprimono diversamente. Diverso il loro stile, il va­
lore dato alla parola, al di là di ogni peregrinazione se­
mantica. La parola come corollario del quotidiano, foca-
lizzata, anche se strutturalmente consueta. Così, un sem­
plice accostarsi di sillabe, diventa potenziale di significa­
to etico, morale, esistenziale, profondamente compene­
trato dalla sostanza di un proprio modo di essere, di inten­
dere la vita. Una sostanza che diventa aforisma, epigram­
ma, sintesi del pensiero reso in sublimazione poetica. Sin­
tesi che nasce, come nel caso di Antonio Costa Barbè,
anche dalle osservazioni più semplici quale quella
dell’acqua che bolle in una teiera. Sintesi che, talvolta si
fa quasi solo titolo e che comunque esso non solo riassu­
me il tema trattato ma diventa dialogo, parte integrante,
verso, sponda di vibrazioni evocative che si propagano
approdando alla coscienza senza arenarsi, rinfocolando
altri echi, altre emozioni, suggestioni in altre memorie.
E quindi mi sia consentito di lasciare questa prefazione
in brevità, come in brevità si scorrono queste pagine che
non hanno soverchie pretese se non quelle di passare di
richiamo in richiamo, dentro una valle ideale dove par di
poter percepire, fuor di metafora, tutto un concerto del re­
spiro umano.
E mi sembra che il momento più bello, donato dalla
creazione letteraria, sia proprio questo ascoltare quanto
questo ascoltarsi. Non lo sciupiamo, non lo banalizziamo.
Intendiamo con orecchio attento ciò che questo giovane
autore ha voluto dire con la speranza dei suoi «singoli steli
d'erba», con il bruciare delle sue disillusioni, col suo rivi­
vere il passaggio delle proprie «stagioni».
Otello Soiatti Crivis

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Singoli steli d’erba
(1976- 1978)
LIBERO

Oggi ho scagliato la prima pietra:


così ho scoperto di essere senza peccato.
OMAGGIO
ACQUA DI PRATO
Stamattina, accendendo ia radio, mi sono punto: Se piango pregando, Creatore,
sul power è nata una rosa.
non farci più caso:
in città non trovo rugiada
da offrirti.
DOMANI ANCORA VEDERE
f-
«Ciao, domani ancora...» Vedere:
(eppure dovresti saperlo e non toccare
che potrei morire stanotte).

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APPLICAZIONI TECNICHE VENDESI «POLAROID»

Mi chiedo se il mondo non sia stato appeso Una volta guardavi la Novità da uno stretto uscio
nel vuoto sull’erba del cortile: ho cercato
con tre martellate sul dito. di essere nuovo come un timido dio.
Per poche sere ha girato il disco
dai numeri bianchi...
Ieri, forse, ci siamo emozionati di nuovo
di colori diversi, ma insieme
continuando a guardare nel sole dei nuovi tramonti.
Ogni volta, abbronzati nell’ombra, restiamo stupiti
mentre qualche parola ha il gusto inatteso del sale.
Però adesso, che ami le briciole
ed il nero di un sorso —caffè—
io posso tornare a sperare.

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CONTADINI PASTA E FAGIOLI
M’hanno dato da bere del vino diverso. La vecchia vicina di casa
Due sorsi, un sorriso, che parla, noiosa, affamata, con gli occhi
un profumo di terra. grotteschi che brillano vacui, frequenti
Bevendo, guardavo le mani ad ogni pettegolare.
disfatte bruciate corrose dal vento Ebbene, pettegolo anch’io che l’ascolto
soffiato sui campi arsi e noto negli occhi
dalla fatica. Da quei volti, la luce. la sua astuzia di essere viva.
Allora mi alzo
e vado gemendo allo specchio.

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LA MIA TEIERA
GIGANTI
Quando versa il caldo colore del mogano
Vorrei
la vecchia teiera sussulta d’orgoglio.
tuffarmi in una piccola stella,
Le strizzo l’occhio, e l’amica risponde
vorrei
con un tenue sbuffo di fumo dall’orlo.
dondolare la piccola mezzaluna
Che strana amicizia è la nostra:
con il dito bagnato di luce
non fiori, né anelli, né smalti, né soldi.
vorrei
Soltanto un anello di fumo
accarezzare col viso
ed un tremare di ciglia.
la piccola orsa minore
che gioca in un lembo di buio.
Eppure... non posso:
siamo grandi, noi uomini
sono grande, io, Uomo.

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POVERTÀ’ SOLO
Ho cercato una donna, stanotte: Ti rivedo per caso
là, dentro l’armadio e nel cavo del letto, in mezzo alle onde
nel nido sul ramo, nella cuccia in giardino. che vivono nei fotogrammi
Ho guardato in soffitta, ho guardato di un fragile film colorato.
nel buio: non c’era. Dieci anni di amori perduti:
Allora ho cercato nel sogno, e li come hai fatto, tu, a vivere ancora?
c’era:
la donna di un altro.

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ADESSO DIVERSO
Come amavo l’ingenuo pagliaccio Diverso
che cantava la rabbia e il dolore non è solo l’uomo
senza avere che idee diafane... che bacia le labbra di un uomo;
Non sapevo che oggi, io pure lo sono, se non trovo in un mondo di eguali
e domani un compagno
avrei finalmente mangiato o un amore.
alla mensa dolente del vero; e adesso
non posso cantare.

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DIOGENE IL LUPO E L'AGNELLO

Toh, un malato di mente. Ecco ... bastardi ...


un uomo.

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VECCHIO PORCELLO GRASSO
DEFUNTI
Vecchio porcello grasso,
Ladri
sdraiato, maestoso, nel fango della mia vita.
restituitemi la morte
NOTA DI DEMERITO FEBBRE NELL’ETERE

Non ho ucciso, mai. Spegni la radio:


Ho cantato la mia rabbia, si, ma ho perduto la voce
non ho ucciso, mai. e dietro se ne andata l’anima.
Ho mentito, sì
ho fatto soffrire, sì...
no, non ho ucciso.
...Ho rubato qualcosa, una volta: non vi basta?
No... non ho ucciso...
non ancora.

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L’ULTIMA CENA DOMANI
Siedo da solo, al mio tavolo: Oggi fa già più freddo
ho avvelenato anche l’ultima ciotola. di quanto io possa sopportare.

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NATO UBERO SINGOLI STELI D'ERBA
Non ho più bisogno neanche dell’aiuto di un dio. Tutto quel verde sono singoli steli d’erba tutto quel secco
calpestato dall’orma
j dopo aver vissuto le stagioni
i dopo aver dimenticato gli anni.
PIANTO IN SILENZIO

Ma se penso al dolore che metto


in ogni parola che sputo
al sorriso, che cerco negli occhi
di quelli che odono 2a parte
il suono
se penso alle lunghe bugie che i volti regalano
e che, dopo, regalo con stile io stesso
mentre cerco d’amare per anni e stagioni
e ancora non so come fare per fremere un giorno
e non per sei magri secondi
invecchiando nel fascio dei dubbi
e di stolte emozioni,
allora mi sembra di piangere
una pioggia
di lacrime
e sabbia.

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Carne al fuoco
(1978- 1980)
VOGLIA

... un vecchio burattino


in pensione.

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MARTIRI AMORI VENDESI POLAROID N° 2
Il fumo striava di rosso Rigido è il silenzio
la complice luce dei sessi nei giorni dell’estate
bramosi del ballo, allacciati. che premono Toggi/è già il mio domani?
E Tunica arma — sottile falsetto Esco dal tunnel del giorno
soffiato sui lobi di lei — per strisciare contro i muri disperati
cantava la mia tenerezza, dello smog del Paese del Fumo,
diversa preghiera d’amore. e aspetto la vita del Sesto Gran Giorno.
Uscendo dal bagno di luce soffusa Il buio della sera si fende di note sommesse
la notte svelava, ancor buia, il sogghigno del giorno mugolate dalle labbra screpolate della mia bocca, antica ferita.
e noi straziavamo le labbra E sogno la cena tranquilla, il tepore del letto
sui rovi del mondo perverso. (la musica riempe la stanza)
il sole dei miei dodici anni
le eclissi del grande pianeta — Passato —
e dopo ad un tratto i capelli
e i suoi occhi, e la voce,
e il suo corpo assopito sul mio
come il salice, piangente di gioia:
e mi trovo a danzare di nuovo
in un vortice di polvere e neve.

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DISINFETTANTI INSONNIA

Stanotte ero sveglio, e pensavo Vegliavo, stanotte;


al mio tempo: credevo che più tardi saresti venuta.
sì, i mesi e poi gli anni trascorsi
da quando mia madre, nel freddo
di un letto, mi diede alla notte del giorno.
Le lacrime hanno punto il mio collo
ed il sangue è sgorgato violento.
Allora ho afferrato il pensiero del tempo
e l’ho premuto sul collo, con rabbia.
Neanche l’alcol avrebbe bruciato
così tanto.

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RUGGINE LUCCIOLE
Un velo di ruggine triste Ancora vento
scende dagli occhi sul tempo che passa
mi riga le guance, con occhi di mummia;
e la pelle si macchia ...la mente? Ogni tanto
dei rigagnoli del tempo. rivive, ad una folata.

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MIO DIO COME DONNA PER TOCCARTI

Gesù Sollevare la testa dal foglio


tante volte appoggiare il telefono muto
vorrei accarezzarti (sbadigliare da solo al mattino)
e baciarti sul collo e sul viso schiaffeggiare i ritardi del treno
come fossi la mia ragazza. e volare fra la gente
per toccarti ancora, caldo amore.

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SCATOLE FRATELLO
Domani rompo lo specchio È parecchio che non ci vediamo.
che brilla e sogghigna nel gelo del bosco;
una pozza di ghiaccio sottile, beffarda.
Domani — che ne sai tu della luce? —
devo sfasciare lo specchio
è una scatola di luce riflessa
e mi illumina troppo... Mi vedo, non vale.

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CAROGNE IMPEGNO
Gli amori che Frusta d’argento
— marci d’ingiurie — sui miei sogni di pazzo ventenne
divorano i padri e le madri. scudiscio perenne,
vergate contate.
Non m’importa
oramai
d’invecchiare:
voglio solo parlare
la lingua del pazzo sulla collina
con la gente che
ama
ascoltare
per non morire
prima.

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RIFF CORRENDO
Attorno ad un punto Correndo
fisso ho sorpreso la vita
ruota la mia a letto con mille amanti.
pazzia
(vestirmi
di raso rosa?),
il naso sanguina
senza posa
il volto
attenua le rughe, ricche
di ruggine
annosa.
Intorno
ad un
punto fisso
geme
la mia
follia
timida dea
vermiforme creatura
rispettata dal mondo borghese,
impregnata di vento
e di stracci,
che pare assetata
di sterco e di ambrosia:
non saprà mai
morire
d’inedia.

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IL BUFFONE DI CORTE PIETÀ’ PER GLI INCOERENTI
Chi lo conosce, il buffone di corte? Pietà per gli incoerenti,
Aspetta, pensoso, nei vicoli chiari che urlano
del palazzo le loro squallide bocche
e d’improvviso sbuca fuori da un sui pavidi occhi degli altri
trave, da dietro una colonna e irridono, deridono
ed il re si scompiscia per i salti e le smorfie. proibiscono e si stracciano le vesti
Ma sta attento, il buffone di corte, acciecati dalla fede cieca
a non dir più di sette parole, del possesso dell’uomo.
tra due salti e una smorfia, Pietà per gli incoerenti
per non perder la vita che di nascosto
che il re gli concede imitano le sordide brutture
e che lui crede preziosa. dei loro servi, acciecati dal piacere cieco
di violare le leggi
che ad altri hanno dato.
Pietà per gli incoerenti
che muoiono e risorgono
sempre più numerosi;
non sapendo di esistere
per legge della pietà
che alita il mondo.

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y p o. — PER LE PROSSIME NOTTI (due voci, l’una sull’altra)
DIAVOLI
Una splendida luce Un mare di vento
Un silenzio d’acciaio
che asciuga il mio pianto l’onda dell’acqua limpida e viva
opprime la mia mente irritata da brulicanti pensieri: d’un giorno lontano.
il tarlo dell’organizzazione
e mi ammala di gioia. L’aurora sul mare
il tarlo della stanchezza di cercare
e la voglia di amare, sperando
il tarlo del miracolo atteso
nonostante.
il tarlo della pietà per gli incoerenti
il tarlo del «perchè? cristo...»
il tarlo della stanchezza di creare
poco o molto, ogni tanto.

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Indice

pag. 7 - prefazione
pag. 9 - parte prima: singoli steli d’erba
pag. 39 - parte seconda: carne al fuoco
Finito di stampare
nel dicembre 1980
dalla Tipografia San Gaudenzio
Novara

Fotocomposizione
Centro Editing - Via Negroni 4 - Novara
I «quaderni» di Tempo Sensibile
collana di poesia

1 - WALTER ALBERISIO
«Risonanze»
2 • KLARA PALMARESE
«Effemeridi»
3 - AQUILINO SALVADORE
«Gridi e canti»
4 - BERNARDINO PRELLA
«L’uomo simbionte»
5 - ANTONIO COSTA BARBÈ
«Stagioni»

una copia
L. 3.000

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