Premessa
La cosmogonia della Dottrina Segreta ci racconta che l’Universo è una
manifestazione ciclica: dura un certo tempo (Manvantara), poi si ritira in un
sonno la cui durata è uguale a quella di attività (Pralaya). Esso è l’ambiente
spazio-temporale nel quale delle Entità spirituali (monadi) lasciano la loro sede
nei mondi superiori e scendono nel mondo manifestato per fare le loro esperienze
attraverso ripetute incarnazioni, per poi ritornare più ricchi di conoscenza e più
sapienti, nei mondi spirituali.
La loro guida è il Dharma, ma il mondo materiale è ricco di insidie, per
cui si verificano deviazioni rispetto al percorso corretto. Le incarnazioni servono
a fare nuove esperienze ed anche a correggere gli errori. A quest’ultima
operazione provvede il Karma che, in modo giusto ed equilibrato permette alla
Monade di svestirsi dei panni sporchi.
Abbiamo parlato del Dharma in un lavoro precedente, dedichiamo questo
lavoro al Karma. Per quanto concerne la reincarnazione pensiamo siano
sufficienti i riferimenti fatti in sede dei due lavori.
Generalità
Karma = Legge di Retribuzione o di Compensazione. Nasce assieme alla
Legge di Manifestazione (entrambe prodotto della Mente Universale) e ne segue
lo sviluppo fino al termine del Manvantara. Subito dopo nasce la Legge del
Movimento che ha il compito di imporre ad ogni corpo un impulso a muoversi.
Un corpo che si muove compie un'azione che ha il corpo come causa e l'esito
dell’azione come effetto. Ogni effetto ha un valore, positivo o negativo, che viene
associato al corpo; se positivo crea un credito, se negativo crea un debito.
L'Universo è governato dalla Legge di Armonia che cerca sempre di mantenerlo
in equilibrio; i crediti ed i debiti dovranno essere estinti, prima o poi. A ciò
provvede la Legge del Karma che si avvale delle registrazioni dei Lipika. Questi
sono Esseri spirituali che hanno il compito di memorizzare tutto quello che
accade dell'Universo: compiono un flash ogni unità elementare di tempo (tempo
infinitamente piccolo, impossibile da cogliere con la mente umana, ancora più
piccolo della costante di Plank); l'insieme dei flashes è il film del Movimento
dell'Universo. La legge del Karma ha sotto controllo questo film e si prodiga a
provvedere alle ricompense ed alle sanzioni rispettivamente dei crediti e dei
debiti. Non ci sono Divinità che regolano questo traffico, che regalano miracoli a
chi magari non li merita o infliggono punizioni agli innocenti. La Legge del
Karma, usando un termine oggi in voga, può essere considerata un immenso
computer che opera sotto il software della Mente Universale.
La nozione di karma fino a qualche secolo fa era sconosciuta in
Occidente; salvo qualche racconto di casuali viaggiatori, presa a sé, al di fuori del
contesto cosmologico indù, era scarsamente capita e spesso veniva derisa. E' stato
merito di HPB, presentarla all'Occidente in modo organico, inquadrata in una
cosmogonia logica e coerente priva di eventi esplosivi o di fatti casuali, governata
da una Mente intelligente. Questa informazione, poi, è servita anche a sfatare il
Caso, come fatto imprevedibile ed inevitabile. La nozione di karma non
comprende alcun caso: tutto è regolato da una Giustizia che, non solo è infallibile,
ma è anche impersonale e risponde ad esigenze non individuali, ma cosmiche.
Non c'è spazio per improvvisazioni e, con le parole di Aristotele, possiamo
affermare che "natura non datur saltus".
I sette Principi Umani sono connessi con i sette Principi Universali di cui
sono una copia che non è totale perché limitata dalla Legge del Karma. Un Essere
è un corpo che è capace di agire e sul quale si può agire. In altre parole, un corpo
ha una esistenza attiva ed una passiva: ciò significa "manifestazione". Come noto,
la monade, nel suo viaggio, si attrezza di un corpo, acquista coscienza e
consapevolezza e, dopo il punto di svolta del Grande Ciclo del Manvantara,
evolve assieme alla Gerarchia di cui è parte integrale e dalla quale dipende. Essa
diventa ''uomo', solo quando, karma permettendo, si manifesta sul piano
raggiunto: il passo successivo del suo pellegrinaggio ciclico la porta sull'Arco
Ascendente dove, attraverso una purificazione sempre crescente, giunge alla fine
del ciclo e fiorisce davanti a Dio.
Il sanscrito kri (la cui radice è kar) significa "fare"; se a kar aggiungiamo il
suffisso ‘ma’ esso diventa kar-ma che significa "facente, "producente", ovvero
"azione". Da questo termine discende una immensa serie di teorie filosofiche. Per
quanto ci riguarda karma non è una divinità, un Essere di qualsiasi livello, ma un
"costume", una "usanza" della Natura universale ed eterna, un radicato habitus
primordiale che agisce per necessità, per quello che noi chiamiamo "destino”,
tendendo ad un ineluttabile risultato: la reazione della Natura ad ogni azione che
un corpo compie.
Riferimenti nella DS
Descrizione
La Legge del Karma viene chiamata anche Legge di Compensazione o
Legge delle Cause ed Effetti, i cui effetti possono operare su tutti i piani. Per
meglio capirsi occorre definire esattamente coşa noi intendiamo per Legge. II
pensiero corre alla Gazzetta Ufficiale, ai paragrafı, ai comma, alle imposizioni,
alle sanzioni,ecc; si tratta ovviamente di una astrazione, perchè non è quel foglio
scritto che andrà a modificare 1a situazione, anzi, spesso, rimane inosservato. II
termine "legge", fra l'altro, non è antico, ma legato alla società moderna piena di
lacci e laccioli; che come primo impatto ha la facciata di una minaccia, un
ostacolo da evitare, la nascita di mille sotterfugi che spesso la rendono inefficace.
Gli antichi non usavano questo termine e quando volevano riferirsi a qualcosa di
“alto” lo chiamavano “Dei”, “Esseri Spirituali”, solo più recentemente “Dio”. Le
Leggi della Natura non esistono come tavole scolpite, ma sono il lavoro di Esseri
Intelligenti, invisibili, guidati da una Mente Superiore. La loro azione é
l’ineluttabile risultato della Coscienza della Natura e della Volontà delle Sfere
dell’Essere della Gerarchia della Vita. La sorte di queste azioni viene talvolta
turbata al punto di rallentare i risultati. E’ i1 caso del karma di Atlantide che
ancora pesa enormemente su di noi, quinta razza umana, al punto di essere rimasti
lontani dal punto mediano della ronda che, invece, avremmo già dovuto aver
raggiunto.
Il karma non é una legge stabilita da qualcuno, ma l’inerente natura e
qualità dell’Essere Cosmico nel reagire contro l’azione di un corpo, oppure
sull’azione del corpo. Per questo viene considerata come la dottrina delle
conseguenze. Cosmicamente parlando, il suo flusso d’azione, o forza, va in una
certa direzione, quella della Volontà del Logos, il Flusso di Vita, che si sprigiona
dal cuore del nostro Sistema Solare, formando la costituzione delle operazioni
fondamentali della Natura, nonché di tutte le cose che ad essa obbediscono.
II karma di una persona nasce con la persona; 1’uomo é il creatore .ed il
generatore delle proprie azioni delle quali, poi, subisce le conseguenze. De
Purucker lo definisce: “Volontà degli Esseri Spirituali che ci hanno preceduto nei
kalpa passati e che oggi svolgono funzioni di Divinità, la cui volontà ed il cui
pensiero cinge e protegge il meccanismo, il tipo, la qualità dell’Universo nel quale
viviamo”. Se nella nostra evoluzione avremo successo, anche noi un giorno
andremo a svolgere questi compiti. Secondo la dottrina dello Swabhava, ogni
azione é un seme che produce i risultati di cui é portatore. Ogni cosa, agendo,
produce altra cosa che ha già in sé: ogni Gerarchia procede dal suo seme, così
l’uomo come qualsiasi altra cosa, dando luogo a corpi composti la cui caratteristica
principale é la temporaneità e la transitorietà. Corpi non composti non si possono
manifestare.
“Buon seme produce buon frutto”, “Come l'uomo lavora, semina, nella
sua vita, questo raccoglierà dopo la sua morte”, “Ciò che resta ad un uomo, alla
fine della sua vita, é quello che ha donato”. Queste frasi non sono il titolo di libri
occulti, ma detti che appartengono al popolo, massime che ognuno di noi ha sentito
o letto almeno una volta. Se non si accettano come"guida” per la vita, la causa non é
l’ignoranza (o non conoscenza), bensì il fatto che sono scomode e limitano troppo
la voglia di raggiungere i successi mondani, in ogni campo.
La monade, nel suo arco discendente, si appesantisce per dotarsi dei corpi
necessari a presentarsi nell’Universo sul piano della manifestazione. Raggiunta la sua
massima materialità, entra nell’arco ascendente e, per poter risalire l’Arco
Luminoso deve cominciare ad alleggerirsi. Ove questo non accada, la materialità
la mantiene nel punto più basso del ciclo, dove giace in una stasi nefasta che può
provocare perfino la perdita dell’anima.
Gli esseri umani, solitamente, non seguono lo stretto Sentiero che li porta
al cuore dell’Universo. Nascono da questo comportamento gli infiniti mali che li
affliggono accumulando karma che li destinerà a svariate vite future per
compensare i danni che hanno fatto. Ciascuno dovrebbe impegnarsi, invece, ad
esaurire i1 proprio karma in una sola vita, cancellando in toto gli errori passati. Ma
questo, forse, é chiedere un po’ troppo e rappresenta esattamente l’opposto che si
concretizza nel vezzo di ignorare la propria sorte, limitandosi a lamentarsi del
destino infausto.”Sfrutta il tuo karma” dice il saggio, intendendo con ciò una vita
vissuta riempiendo il proprio cuore con la carità verso gli altri: grande cortesia,
grande nobiltà d’animo, sacrificio altruista, non sono sofferenze, ma vera gioia, la
forma più pura di felicità, la più completa auto- realizzazione.
Nella reincarnazione nessuno può sfuggire alla Legge del Karma la quale
rappresenta il più sublime atto di giustizia. Dobbiamo in questa vita sentire la
responsabilità morale, fisica, psichica, mentale e spirituale e dimostrarla in ogni
atto quotidiano. Pitagora, nei suoi Aurei Detti, ci fornisce un prezioso
suggerimento; egli scrive:
Non fare insomma il tuo male, e pondera
prima di agire. E non il sonno negli occhi, per
quanto languenti, accettare, prima che ogni
atto tuo diurno, tre volte abbi tratto ad esame:
Dove sono stato? Che ho fatto? Qual obbligo
non ho adempiuto?”.
E, dal principio partendo, percorri anche il
dopo del dopo. Bassezze hai fatto? ten
biasima. Elette azioni? ti allegra; Di quelle
affliggiti, a queste ti adopra, ed a ciò ti
appassiona; a ciò che te della virtus divina
sull'orme porrà.
volete - quella da cui si sono evolute tutte le cose, è, in virtù della sua
costituzione atomica e delle sue leggi magnetiche, il grande Agente del Karma.
Attraverso di essa, tutte le cose e gli esseri, in essa immersi e da essa saturati,
diventano gli Strumenti minori della Legge.
Il karma è, in effetti, azione e reazione, come abbiamo detto. Tutto ciò che
è, è stato o sarà fatto si verifica in virtù di questa Legge di Causa ed Effetto; ogni
azione attuale è il risultato dell'azione precedente. La giustizia del. Karma è
perfetta, il suo equilibrio irremovibile. Prevede che tutte le cose tornino alla loro
fonte. Tra una miriade di rapporti tangenziali, i suoi delicati aggiustamenti e
riaggiustamenti sono infallibili, perché ogni azione ha il suo giusto
equilibrio ed effetto.
Immagina il contrario del caso sopra indicato e concepisci un uomo
altruista, che agisce solo per senso del dovere e in accordo con la tendenza
progressiva della Legge evolutiva. La sua luce mentale vede che l'umanità è una
e inseparabile e, quindi, i suoi atti non avranno colorazioni personali: non creano
correnti o discordie specifiche auto-condensate e contrarie nel mezzo eterico, ma
si diffondono nell'oceano armonioso della vita che ci circonda, in onde universali.
Non avendo un'impressione personale, non hanno motivo di tornare alla sua
sfera, che quindi pulsa con l ' a r m o n i a c i r c o s t a n t e e s i
allarga nell'eterno.
Alcune persone affermano che il Karma è "crudele", perché "punisce
coloro che fanno del male perché non conoscono questa legge karmica". Ma il
karma non punisce. Questo è un discorso scorretto e sciatto. Come può punire
l'Azione? L'azione reagisce; questo è tutto. Un'azione egoistica non può,
reagire come una buona, non più di quanto un seme di mela possa produrre un
fico. Dobbiamo aspettarci di ricevere nuovamente la nostra azione in natura.
Quando il bambino incosciente mette la mano nel fuoco, non diciamo che il
fuoco è crudele perché brucia la mano del bambino. Noi riconosciamo in questo
caso l'azione di una legge del piano fisico. La rispettiamo come tale. Ma il Karma
è ugualmente una Legge di molti piani e non può essere corrotto o comprato più
di quanto il fuoco possa essere dissuaso dal bruciare. L'adulto bruciato soffre più
del bambino poiché la sua immaginazione entra nella materia. Quindi colui che
compie consapevolmente un’azione egoistica, sfidando il Karma, soffre, nella
sua reazione, su piani morali e mentali; mentre colui che ha fatto del male
nell'ignoranza del Karma, probabilmente ha solo le forme di reazione più basse da
sopportare.
Ogni azione è Karma e causa nuovo Karma. Atti di uomini e di nazioni,
condizioni sociali, limitazioni mentali, gioia, dolore, vita, morte, salute,
malattia, estasi e dolore; sono tutti effetti dell'azione precedente, sia di singoli
uomini, che di nazioni o razze. Prendiamo la nostra parte del Karma nazionale e
soffriamo, come unità di quella nazione, per azioni non commesse da noi stessi.
Ma il Karma - le nostre azioni passate - ci ha portato in quel luogo e in
quella nazione, e a tali conseguenze, mentre anche nel Devachan c'è un
compenso per l'individuo per le prove che non ha meritato nella sua singola
capacità individuale.
„
Sentiamo parlare di "interferire con il Karma", ma questo è assurdo,
impossibile. Se a uno viene assegnata penitenza o sofferenza, un altro ha il
compito di alleviare quella sofferenza. Potrebbe essere il tuo Karma
minacciato da conseguenze terribili ed il mio quello di evitare a te le
conseguenze. Anche la sofferenza è uno dei mezzi per l’espansione e
l'avanzamento dell'anima, in modo che ci possa essere un "buon" Karma,
mentre una vita condotta tra gli agi mondani e l'immunità dal dolore è spesso
contrastante e disastrosa per l'anima. Ancora più disastrosa è quella repressione
della simpatia e dell'aiuto verso gli altri (empatia) nel momento in cui
rimaniamo bloccati dalle facoltà razionali, che ci proibiscono di "soffrire con
tutto ciò che vive". Non passiamo ignorare la legge karmica. Può essere
ritardata, ma poi ritorna con interesse composto.
La legge è divina. Non ce la facciamo a contrastarla. Abbiamo messo in
moto noi le cause che questa Legge di Azione e Reazione preesistente ci
restituisce come effetti. Generiamo queste cause e, nei loro confronti,
esercitiamo il libero arbitrio, almeno fino a quando innumerevoli altre cause, le
reazioni, lo. sterminano.
Nella Azione stessa è insita la registrazione di tutte le azioni e di tutti i
pensieri; la loro impressione (registrazione) sull'unica sostanza eterna
costituisce il vero libro del giudizio. Quindi il Karma è l'unico giudice
legittimo. Solo lui può punire e ricompensare in modo adeguato, poiché in esso è
il pieno discernimento. Come il vero amore consiste nella giustizia perfetta,
imparziale con tutti, allo stesso modo , anche questa legge è amore universale.
Essa spinge l'anima, attraverso l'esperienza della miseria del Sé, ad espandersi
nel Disinteressato e nell'Universale.
Eppure c'è una via d'uscita dal Karma: basta diventare interpreti del “dovere
fatto per se stesso”, indipendentemente dai risultati ( a noi spetta solo il dovere; le
conseguenze sono nel Grande Brahma), agendo o astenendoci dall'azione perché
è giusto farlo; in questa modo si agisce senza alcun scopo, si fa perché va fatto,
e con la nostra devozione interiore diventiamo tutt'uno con quella Legge alla
quale obbediamo. Non siamo più i suoi strumenti inconsci, ma siamo i suoi agenti
coscienti, parti di Essa, ascoltatori e complici della sua prima grande
ingiunzione.
"L'inazione in un atto di misericordia diventa una Non-azione, un peccato
mortale." (Voice of the Silence ). La Reincarnazione è una estensione della nostra
vita, una specie di immortalità, che ci costringe alla sofferenza come tributo per
le infrazioni, più,o meno gravi, commesse nel corso della nostra esistenza
terrena.
The Pat Settembre 1886 KARMA
Il bambino è il padre dell'uomo, e tuttavia è vera:
"Fratelli miei!
La vita di ogni
uomo
Il risultato della sua vita precedente è;
i torti del passato fanno sorgere dolori e
guai. Un passato corretto genera felicità."
"Questa è la dottrina del Karma."
Ma in che modo il passato e gli errori influenzano la vita presente? La
nemesi severa non persegue forse il viaggiatore stanco, con un passo calmo,
senza passione, senza rimorsi? Non c'è scampo dalla sua mano implacabile?
L’eterna legge di causa ed effetto, indifferente al dolore ed al rimpianto,
considera la sua misura di guarigione e di dolore come conseguenza
dell’azione passata? L'ombra del passato, del peccato, deve oscurare la vita di
oggi? Karma è forse un altro nome. per il destino? Il bambino, alla nascita, apre
la pagina del libro della vita già scritta, in cui ogni evento è registrato senza
possibilità di fuga? Qual’è la relazione del Karma con la vita dell'individuo?
Non c'è altro che l'uomo possa fare se non intrecciare l'ordito e la trama di ogni
esistenza terrena con i fili, macchiati e scoloriti delle azioni passate? Il bene si
risolve e le tendenze malvagie si infrangono come una mareggiata sulla natura
dell'Uomo, senza alcuna resistenza, per cui ci vien detto: "Qualunque azione si
compia, buona o cattiva, ogni cosa compiuta in un ex corpo deve necessa-
riamente essere goduta o subita". Anugita , cp III.
C'è un buon Karma, c'è un cattivo Karma, e man mano che la ruota della
vita avanza, il vecchio Karma si esaurisce e si accumula il nuovo Karma.
Sebbene all'inizio possa sembrare che nulla sia più fatalista di questa
dottrina, tuttavia una piccola considerazione mostrerà che in realtà non è così.
Il karma è duplice, nascosto e manifesto; il karma è l'uomo che è, il karma è la
sua azione. Ogni azione è una causa da cui si evolvono le innumerevoli
ramificazioni dell'effetto nel tempo e nello spazio. Questa è una verità
incancellabile. "Ciò che seminate mietete." In alcune sfere d'azione verrà
depositato il raccolto. E’ necessario che l'uomo d'azione realizzi questa
verità. É ugualmente necessario che le manifestazioni di questa legge nelle
operazioni del Karma siano comprese chiaramente.
Karma, in generale, si può, dire che sia la continuazione della natura
dell’atto, e ogni atto contiene in sé il passato e il futuro. Ogni effetto che può
essere realizzato da un atto deve essere implicito nell'atto stesso o non
potrebbe mai nascere. L'effetto è solo la natura dell'atto e non può esistere
distinto dalla sua causa. Il karma produce solo la manifestazione di ciò che
già esiste; essendo azione ha il suo funzionamento nel tempo, e quindi si può
dire che il Karma sia la stessa azione in un altro momento. Deve inoltre
essere evidente che non solo esiste una relazione tra la causa e l'effetto, ma
deve esserci anche una relazione tra la causa e l'individuo che sperimenta
l'effetto. Se così non fosse, qualsiasi uomo raccoglierebbe l'effetto delle azioni
di qualsiasi altro uomo. A volte può sembrare che si raccolgano gli effetti
.
Il karma è definito dai più come la legge della causalità etica. Poiché la
parola karma in sanscrito significa azione e viene presa in inglese per indicare-la
legge dell'azione, non vi e alcuna obiezione seria per limitare la sua applicazione
ad azioni che hanno un carattere o una qualità etici o morali. La difficoltà
consiste nel fatto che la suddetta limitazione non è possibile; il linguaggio è una
funzione in evoluzione e nessun uomo che impara una nuova parola può assegnare
ad essa un proprio significato se poi quella parola viene usata anche da altri; e non
esiste una linea fissa e veloce che separi le azioni che hanno un valore morale da
quelle che non lo hanno. Tuttavia, per essere pratici, vogliamo occuparci
maggiormente degli aspetti etici del karma e della legge karmica.
Ecco che -emerge la ,vecchia questione del destino e del libero arbitrio; se
l'effetto segue invariabilmente la causa, noi siamo il risultato di cause precedenti e
non possiamo cambiare la nostra natura o il nostro destino, afferma il fatalista. Non
è necessario continuare a cantare questa vecchia nenia. Noi non riconosciamo
alcunché che sia materia morta o forza cieca. Tutto emana ed evolve dallo Spirito,
e rintracciamo la nostra eredità a questa vita unica come fonte del nostro essere.
Questa fonte è oltre la nostra comprensione. non conosciamo chiaramente la
natura e il potere di quella facoltà dello spirito individuale che chiamiamo
volontà; spetta, quindi, a noi accettare come base della nostra responsabilità il
fatto pratico che ci sembra di avere la capacità di dirigere la nostra condotta.
Impariamo dalla Dottrina Segreta che l'evoluzione ha proceduto su linee
inconsce (per quanto poco conosciamo la nostra coscienza) e che i fattori e i
prodotti dell'evoluzione erano e sono irresponsabili e senza qualità morale, fino
al momento in cui Mànas ha iniziato a svilupparsi nell'uomo. In quel momento
l'autocoscienza è emersa in lui, dandogli il potere della riflessione e il potere di
aiutare o ostacolare i suoi successivi progressi. Con l'alba dell'autocoscienza
arriva il senso di responsabilità morale; l'uomo ha mangiato l'albero della
conoscenza e scopre di essere nudo e che deve usare le sue facoltà per la sua
protezione e il suo progresso. Non può più nascondersi tra gli alberi del giardino,
non è più un essere irresponsabile. La sua coscienza, la voce di Dio dentro di lui -
gli dice cosa fare e cosa evitare. Il karma, o la legge di causa ed effetto, lo ha
portato avanti e in alto su un piano in cui si è trovato dotato di una facoltà che
può originare nuove cause. Non può contrastare o impedire il funzionamento
delle forze già istituite, ma può applicare nuove forze che cambieranno la
direzione.
E’ una legge familiare in meccanica, che quando diverse forze si
incontrano, la forza risultante prende una nuova direzione, che è determinata
dall'effetto combinato della forza e della direzione delle forze che si incontrano. Il
numero, la direzione e la forza delle forze che entrano e compongono la somma di
ogni singola vita sono praticamente infinite; i fili karmici che si uniscono per
determinare la nostra posizione e l'impulso iniziale sono molti e sono strettamente
intrecciati. Manas, la facoltà o il principiò che i Putra di Manasa ci hanno
donato, è un'ulteriore causa, che deve essere presa in considerazione nel
determinare tutti i risultati successivi. L'uomo non può più andare alla deriva; deve
esercitare il suo potere appena acquisito o sprofondare in una condizione peggiore
di quella da cui è emerso. Con l’uso corretto della mente può continuare più
efficacemente la sua evoluzione, che lo ha portato al punto in cui e oggi; con il suo
abuso può tornare alle sue ,origini e aumentare il suo piacere con semplici
gratificazioni animali.
In questa capacità di scegliere sta la concezione del Karma come base
dell'etica. In virtù di questa dotazione l'uomo è investito di attributi divini, e spetta a
lui dire se accetterà la sua eredità ed entrerà nel suo godimento, o se la rifiuterà e
affonderà di nuovo nell'oblio da cui è appena fuggito.
The Path - February 1888 LE LEZIONI DEL KARMA
Charles Johnston
Alla fine imparo la lezione, che non si può nuocere senza subire il
danno prodotto dalla reazione dell'altro, e così su tutto; il benessere dell'uno è
inseparabile dal benessere di tutti. Mi cadono le braccia e faccio ammenda
con generosi atti. Subito cambia l'atteggiamento di mio fratello, da nemico
diventa amico. Ha aspettato questa opportunità per riconoscermi come
fratello; e ancora una volta il grande maestro insegna la lezione di simpatia.
D'ora in poi la vita di mio fratello è una parte della mia vita, e il potere di
comandare appartiene a entrambi.
E così gli eventi più ordinari, e persino i nostri stessi errori, vengono
trasformati in benefici. Una mano ferma, un potere che risiede sopra di noi, e il
cui segreto non possiamo comandare, guida il nostro male verso un bene più
ampio e trasforma le nostre energie errate in canali giusti.
Ogni evento nella vita insegna la sua lezione, consciamente o
inconsciamente. Se siamo studenti disattenti potrebbe dover essere ripetuto
due o più volte: se aiutiamo l'insegnamento con la percezione pronta, può
essere insegnato in una volta sola, lasciando più tempo da dedicare a
problemi più grandi e temi più elevati.
Poiché ogni evento porta per noi un valore segreto e spirituale, e non
possiamo indovinare in anticipo la natura di quel valore, è utile che noi
assumiamo personalmente la direzione delle lezioni, con una grande assunzione
di onniscienza, dicendo a noi stessi "Ad una tale vita mi dedicherò, io dovrò
esibire queste virtù, e da tanti errori mi asterrò", evitando in tal modo di
viaggiare come un pilota inesperto, senza carta geografica e bussola, che
guida nel buio ed in una terra sconosciuta.
Sarebbe meglio abbandonare questa finzione di saggezza che ci
convince di non poter fare del bene; dobbiamo affrontare audacemente gli
eventi mentre si incontrano, e con il buon coraggio e la risoluzione di osare e
sopportare tutte le cose, fare in modo che la lezione d'oro nascosta negli eventi
stessi non sia persa.
E’ stato suggerito che coloro che cercano la saggezza dovrebbero
abbandonare tutte le loro attuali occupazioni e vivere la vita di un asceta del
deserto; e alcuni hanno persino pensato di attirare su di loro i doni della divinità
con un semplice allontanamento fisico dai loro doveri; ma questo significa
tradire il segreto della vita, voltare le spalle ai nostri doveri nominali, e più
importante ancora alle lezioni che essi contengono per noi.
I libri sulla saggezza sono cifrati; il vero asceta è colui che senza
abbandonare i suoi doveri, rinuncia a tutti gli scopi egoistici e lasciandosi alle
spalle la sua natura animale, si rifugia nel luogo segreto della sua anima. Molti
di questi libri usano un linguaggio allegorico, nascondendo nelle loro pagine una ,
significato spirituale; dire che i più grandi saggi della terra si soffermano
sulle montagne più alte è un quadro allegorico della verità e significa che le
anime piú divine sono quelle che si sono innalzate più in alto, lontano dalle
,
NULL’ALTRO E’ RICHIESTO
“Come un uomo getta gli abiti logori per indossarne di nuovi, così l’anima incarnata
abbandona i vecchi corpi e ne riveste di nuovi.” (Bbagavadgita, Capitolo II, Verso
22).