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IL KARMA

Premessa
La cosmogonia della Dottrina Segreta ci racconta che l’Universo è una
manifestazione ciclica: dura un certo tempo (Manvantara), poi si ritira in un
sonno la cui durata è uguale a quella di attività (Pralaya). Esso è l’ambiente
spazio-temporale nel quale delle Entità spirituali (monadi) lasciano la loro sede
nei mondi superiori e scendono nel mondo manifestato per fare le loro esperienze
attraverso ripetute incarnazioni, per poi ritornare più ricchi di conoscenza e più
sapienti, nei mondi spirituali.
La loro guida è il Dharma, ma il mondo materiale è ricco di insidie, per
cui si verificano deviazioni rispetto al percorso corretto. Le incarnazioni servono
a fare nuove esperienze ed anche a correggere gli errori. A quest’ultima
operazione provvede il Karma che, in modo giusto ed equilibrato permette alla
Monade di svestirsi dei panni sporchi.
Abbiamo parlato del Dharma in un lavoro precedente, dedichiamo questo
lavoro al Karma. Per quanto concerne la reincarnazione pensiamo siano
sufficienti i riferimenti fatti in sede dei due lavori.

Generalità
Karma = Legge di Retribuzione o di Compensazione. Nasce assieme alla
Legge di Manifestazione (entrambe prodotto della Mente Universale) e ne segue
lo sviluppo fino al termine del Manvantara. Subito dopo nasce la Legge del
Movimento che ha il compito di imporre ad ogni corpo un impulso a muoversi.
Un corpo che si muove compie un'azione che ha il corpo come causa e l'esito
dell’azione come effetto. Ogni effetto ha un valore, positivo o negativo, che viene
associato al corpo; se positivo crea un credito, se negativo crea un debito.
L'Universo è governato dalla Legge di Armonia che cerca sempre di mantenerlo
in equilibrio; i crediti ed i debiti dovranno essere estinti, prima o poi. A ciò
provvede la Legge del Karma che si avvale delle registrazioni dei Lipika. Questi
sono Esseri spirituali che hanno il compito di memorizzare tutto quello che
accade dell'Universo: compiono un flash ogni unità elementare di tempo (tempo
infinitamente piccolo, impossibile da cogliere con la mente umana, ancora più
piccolo della costante di Plank); l'insieme dei flashes è il film del Movimento
dell'Universo. La legge del Karma ha sotto controllo questo film e si prodiga a
provvedere alle ricompense ed alle sanzioni rispettivamente dei crediti e dei
debiti. Non ci sono Divinità che regolano questo traffico, che regalano miracoli a
chi magari non li merita o infliggono punizioni agli innocenti. La Legge del
Karma, usando un termine oggi in voga, può essere considerata un immenso
computer che opera sotto il software della Mente Universale.
La nozione di karma fino a qualche secolo fa era sconosciuta in
Occidente; salvo qualche racconto di casuali viaggiatori, presa a sé, al di fuori del
contesto cosmologico indù, era scarsamente capita e spesso veniva derisa. E' stato
merito di HPB, presentarla all'Occidente in modo organico, inquadrata in una
cosmogonia logica e coerente priva di eventi esplosivi o di fatti casuali, governata
da una Mente intelligente. Questa informazione, poi, è servita anche a sfatare il
Caso, come fatto imprevedibile ed inevitabile. La nozione di karma non
comprende alcun caso: tutto è regolato da una Giustizia che, non solo è infallibile,
ma è anche impersonale e risponde ad esigenze non individuali, ma cosmiche.
Non c'è spazio per improvvisazioni e, con le parole di Aristotele, possiamo
affermare che "natura non datur saltus".
I sette Principi Umani sono connessi con i sette Principi Universali di cui
sono una copia che non è totale perché limitata dalla Legge del Karma. Un Essere
è un corpo che è capace di agire e sul quale si può agire. In altre parole, un corpo
ha una esistenza attiva ed una passiva: ciò significa "manifestazione". Come noto,
la monade, nel suo viaggio, si attrezza di un corpo, acquista coscienza e
consapevolezza e, dopo il punto di svolta del Grande Ciclo del Manvantara,
evolve assieme alla Gerarchia di cui è parte integrale e dalla quale dipende. Essa
diventa ''uomo', solo quando, karma permettendo, si manifesta sul piano
raggiunto: il passo successivo del suo pellegrinaggio ciclico la porta sull'Arco
Ascendente dove, attraverso una purificazione sempre crescente, giunge alla fine
del ciclo e fiorisce davanti a Dio.
Il sanscrito kri (la cui radice è kar) significa "fare"; se a kar aggiungiamo il
suffisso ‘ma’ esso diventa kar-ma che significa "facente, "producente", ovvero
"azione". Da questo termine discende una immensa serie di teorie filosofiche. Per
quanto ci riguarda karma non è una divinità, un Essere di qualsiasi livello, ma un
"costume", una "usanza" della Natura universale ed eterna, un radicato habitus
primordiale che agisce per necessità, per quello che noi chiamiamo "destino”,
tendendo ad un ineluttabile risultato: la reazione della Natura ad ogni azione che
un corpo compie.

Riferimenti nella DS

CITAZIONI DEL TERMINE KARMA NELLA DOTTRINA SEGRETA


Ed. Originale Edizione STI C O S M O LO G I A
Vol. Pag. Vol. Pag. Argomento
1 641-4 I 226-232 NEMESİ
“ 104-5 “ 104 LIPIKA
1 126 -132 I 144-5 Lipika — Agenti del Karma sulla terra
“ 192-194 “ 217 Angeli- Legge Karmica
“ 294 “ 303 Nota — Lipika ed i 4 Maharajas
“ xxxvi “ 53 II karma ed i calunniatori
“ xLi “ 56 Karma di Israele
“ 11 “ 69 - 70 Genesi e Karma
“ 17 “ 74 Ciclo di incarnazione e Ciclo karmico
“ 39 “ 97 Nidana e Karma
“ 111 “ 149 Nota — Elettricità e Karma
“ 123 “ 157 Quattro Punti Cardinali e Karma
“ 124 “ 158 Karma individuale e collettivo
“ 171 “ 199 Monadi e Karma - Limitazioni
“ 175 “ 201 Monadi e Karma Impedimenti
“ 182 “ 209 Mondo delle Bilance Karmiche
“ 188 “ 213 Asura e Karma
“ 189 “ 214 Karma ed Evoluzione
“ 194 “ 217 Angeli Ribelli e Legge karmica
“ 221 “ 239 Spiriti degli Atomi e Karma
“ 274 “ 285 Dhyan-Chohan messaggeri karmici
“ 276 “ 286 Dhyan-Chohan operatori e creature delle Leggi cosmiche e
karmiche
“ 280 “ 289 Dhyan-Chohan subordinati al Karma
“ 294 “ 300 Nota- Lipika ed i 4 Maharajas
“ 326 II 42 I filosofi aiutano il progresso della razza
“ 412-415 “ 160 Abbandono della filosofia ed effetto karmico
1 II 163 Diavolo e Karma
535 Nota : I sensi ed il Karma
“ 571 III 139 Unico Testimone e Karma
“ 633 “ 215 Poteri Planetari e Karma
“ 634 “ 219
“ “ EVOLUZIONE CICLICA E KARMA
“ “
“ 647 “ 232
“ 643 “ 241 Karma ed Armonia del Mondo
“ 644 “ 266 Karma Nemesi
“ 646 “ 231 Karma come regolatore sociale
“ 653 “ 241 Dio e Karma
“ 675 “ 266-267 Nessuno sfugge al Karma

Descrizione
La Legge del Karma viene chiamata anche Legge di Compensazione o
Legge delle Cause ed Effetti, i cui effetti possono operare su tutti i piani. Per
meglio capirsi occorre definire esattamente coşa noi intendiamo per Legge. II
pensiero corre alla Gazzetta Ufficiale, ai paragrafı, ai comma, alle imposizioni,
alle sanzioni,ecc; si tratta ovviamente di una astrazione, perchè non è quel foglio
scritto che andrà a modificare 1a situazione, anzi, spesso, rimane inosservato. II
termine "legge", fra l'altro, non è antico, ma legato alla società moderna piena di
lacci e laccioli; che come primo impatto ha la facciata di una minaccia, un
ostacolo da evitare, la nascita di mille sotterfugi che spesso la rendono inefficace.
Gli antichi non usavano questo termine e quando volevano riferirsi a qualcosa di
“alto” lo chiamavano “Dei”, “Esseri Spirituali”, solo più recentemente “Dio”. Le
Leggi della Natura non esistono come tavole scolpite, ma sono il lavoro di Esseri
Intelligenti, invisibili, guidati da una Mente Superiore. La loro azione é
l’ineluttabile risultato della Coscienza della Natura e della Volontà delle Sfere
dell’Essere della Gerarchia della Vita. La sorte di queste azioni viene talvolta
turbata al punto di rallentare i risultati. E’ i1 caso del karma di Atlantide che
ancora pesa enormemente su di noi, quinta razza umana, al punto di essere rimasti
lontani dal punto mediano della ronda che, invece, avremmo già dovuto aver
raggiunto.
Il karma non é una legge stabilita da qualcuno, ma l’inerente natura e
qualità dell’Essere Cosmico nel reagire contro l’azione di un corpo, oppure
sull’azione del corpo. Per questo viene considerata come la dottrina delle
conseguenze. Cosmicamente parlando, il suo flusso d’azione, o forza, va in una
certa direzione, quella della Volontà del Logos, il Flusso di Vita, che si sprigiona
dal cuore del nostro Sistema Solare, formando la costituzione delle operazioni
fondamentali della Natura, nonché di tutte le cose che ad essa obbediscono.
II karma di una persona nasce con la persona; 1’uomo é il creatore .ed il
generatore delle proprie azioni delle quali, poi, subisce le conseguenze. De
Purucker lo definisce: “Volontà degli Esseri Spirituali che ci hanno preceduto nei
kalpa passati e che oggi svolgono funzioni di Divinità, la cui volontà ed il cui
pensiero cinge e protegge il meccanismo, il tipo, la qualità dell’Universo nel quale
viviamo”. Se nella nostra evoluzione avremo successo, anche noi un giorno
andremo a svolgere questi compiti. Secondo la dottrina dello Swabhava, ogni
azione é un seme che produce i risultati di cui é portatore. Ogni cosa, agendo,
produce altra cosa che ha già in sé: ogni Gerarchia procede dal suo seme, così
l’uomo come qualsiasi altra cosa, dando luogo a corpi composti la cui caratteristica
principale é la temporaneità e la transitorietà. Corpi non composti non si possono
manifestare.
“Buon seme produce buon frutto”, “Come l'uomo lavora, semina, nella
sua vita, questo raccoglierà dopo la sua morte”, “Ciò che resta ad un uomo, alla
fine della sua vita, é quello che ha donato”. Queste frasi non sono il titolo di libri
occulti, ma detti che appartengono al popolo, massime che ognuno di noi ha sentito
o letto almeno una volta. Se non si accettano come"guida” per la vita, la causa non é
l’ignoranza (o non conoscenza), bensì il fatto che sono scomode e limitano troppo
la voglia di raggiungere i successi mondani, in ogni campo.
La monade, nel suo arco discendente, si appesantisce per dotarsi dei corpi
necessari a presentarsi nell’Universo sul piano della manifestazione. Raggiunta la sua
massima materialità, entra nell’arco ascendente e, per poter risalire l’Arco
Luminoso deve cominciare ad alleggerirsi. Ove questo non accada, la materialità
la mantiene nel punto più basso del ciclo, dove giace in una stasi nefasta che può
provocare perfino la perdita dell’anima.
Gli esseri umani, solitamente, non seguono lo stretto Sentiero che li porta
al cuore dell’Universo. Nascono da questo comportamento gli infiniti mali che li
affliggono accumulando karma che li destinerà a svariate vite future per
compensare i danni che hanno fatto. Ciascuno dovrebbe impegnarsi, invece, ad
esaurire i1 proprio karma in una sola vita, cancellando in toto gli errori passati. Ma
questo, forse, é chiedere un po’ troppo e rappresenta esattamente l’opposto che si
concretizza nel vezzo di ignorare la propria sorte, limitandosi a lamentarsi del
destino infausto.”Sfrutta il tuo karma” dice il saggio, intendendo con ciò una vita
vissuta riempiendo il proprio cuore con la carità verso gli altri: grande cortesia,
grande nobiltà d’animo, sacrificio altruista, non sono sofferenze, ma vera gioia, la
forma più pura di felicità, la più completa auto- realizzazione.
Nella reincarnazione nessuno può sfuggire alla Legge del Karma la quale
rappresenta il più sublime atto di giustizia. Dobbiamo in questa vita sentire la
responsabilità morale, fisica, psichica, mentale e spirituale e dimostrarla in ogni
atto quotidiano. Pitagora, nei suoi Aurei Detti, ci fornisce un prezioso
suggerimento; egli scrive:
Non fare insomma il tuo male, e pondera
prima di agire. E non il sonno negli occhi, per
quanto languenti, accettare, prima che ogni
atto tuo diurno, tre volte abbi tratto ad esame:
Dove sono stato? Che ho fatto? Qual obbligo
non ho adempiuto?”.
E, dal principio partendo, percorri anche il
dopo del dopo. Bassezze hai fatto? ten
biasima. Elette azioni? ti allegra; Di quelle
affliggiti, a queste ti adopra, ed a ciò ti
appassiona; a ciò che te della virtus divina
sull'orme porrà.

Nessuno nasce da solo nessuno muore da solo; l'umanità è Una e noi


abbiamo il privilegio di farne parte; i nostri doveri nei suoi confronti sono
moltissimi. Un grande scrittore, E. Hemingway, titola il suo capolavoro, con la
chiusura di una riflessione:
Ogni morte di uomo mi diminuisce, perché io partecipo dell'umanità: e
così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te .

L'egoismo, al mondo d'oggi, è l'arma più possente per dare la scalata al


potere, per diventare ricchi. Anche questo modo di affrontare la vita è sbagliato:
si viene al mondo nudi, e si riparte dal mondo nudi; le ricchezze accumulate
rimangono. su questa terra o, nella gran parte dei casi, vengono sperperate dagli
eredi, aggiungendo così karma al karma. Un grande comico Antonio De Curtis, in
arte Totò, ha scritto in proposito una poesia : 'A livella’. Consiglio a tutti di
leggerla.
Chi conosce e capisce la rettitudine sperimenta un aumento del suo credito
karmico; l'ignorante. che, forte della sua presunzione, crede di essere nel giusto
assumendo comportamenti irrispettosi, aumenta il suo debito karmico, anche se si
lamenta del suo destino in qualche caso crudele. Sarà il karma a mettere a posto
le cose ristabilendo i giusti equilibri. Se è vero che esiste un percorso della "mano
destra" ed uno della "mano sinistra" è altrettanto vero che tocca a ciascuno
scegliere quale seguire: nessuno può decidere per lui.
Bisogna seguire la strada indicata dalla voce della coscienza che è
anche quella della saggezza. La prima è impegnativa, richiede forza
d'animo e determinazione, ma è ricca di risultati positivi; la seconda è più
comoda, piena di piaceri e di gioie mondane, non solo frena l'evoluzione
individuale ma, se possibile, crea un arretramento: si discende la Scala di
Giacobbe. E' la storia di sempre: Stoici o Epicurei, Viventi o Vissuti? Coloro che
si sono impegnati nell'arduo studio delle cose occulte, conoscono i Sapta Ratnani
ovvero le Sette Chiavi della Vita, i Sette Gioielli; le Sette Gemme, i Sette Tesori.
La prima chiave si chiama Reincarnazione; la seconda chiave si chiama Karma;
la terza chiave si chiama Dottrina delle Gerarchie; la quarta chiave si chiama
Dottrina del Swabhava; la quinta chiave si chiama Autocoscienza dell'Essere e
dell'Esistenza; la sesta chiave è la Dottrina della Amrita-Yana (Veicolo
dell'Immortalità); la settima chiave è la Dottrina della "Conoscenza”. Le ultime
due chiavi sono riservate agli Iniziati.
Secondo HPB, La Teosofia fornisce un profilo dei Principi Universali le cui
operazioni possono essere riconosciute da chiunque abbia una mente aperta.
L'acquisizione di questi principi è possibile solo attraverso un grande sviluppo
della facoltà cognitiva che si ottiene mediante un servizio altruista nei confronti
dell'umanità, affiancato da adeguati studi esoterici. Questi servizi si possono
trovare nella letteratura di molte religioni, in modo particolare nelle sezioni
mistiche.
I Principi più importanti sono sette e vengono chiamali i "Gioielli della
Saggezza”. Essi forniscono un sistema pratico e sublime dell'etica che incorpora
l'idea di Fratellanza Universale (l'essenziale associazione di tutti gli esseri).
Questi gioielli possono essere usati per costruire un sistema scientifico che si
fonda sulla coscienza come fattore primario.
Il primo gioiello è la Reincarnazione. La Teosofia, procedendo da un punto
di vista puramente spirituale, afferma che nelle manifestazioni dell'Universo, la
prima a presentarsi è la Coscienza. Secondo la dottrina basata sulla Teoria dei
Cicli, tutti i processi della Natura si svolgono in una successione di eventi a forma
di spirale. Durante questa progressione la coscienza si appropria della materia
necessaria per assumere il massimo della forma materiale, seguendo il lavoro
analogico della Natura. Questo vestimento viene chiamato Reincarnazione, o
Reincorporazione, "ritorno al possesso di un corpo"
Il secondo gioiello è il Karma, la legge di Causa ed Effetto il cui scopo
principale è quello di ristabilire l'armonia ove si sono verificate delle alterazioni.
Questa legge, a seguito di ogni azione, produce una reazione contraria
proporzionata all’azione; essa è attiva su tutti i piani: fisico, psichico e spirituale.
Un chiaro riferimento lo troviamo in un proverbio della Bibbia cristiana: " Quello
che si semina così si raccoglie": è esattamente lo stesso concetto. Il Karma è la
legge universale della giustizia, percepibile attraverso l'occhio della mente.
Questa è l'unica spiegazione della differenza fra 1a gente che si avvale di questo
gioiello della saggezza e quanti sono destinati alla reincarnazione. Si tratta di un
principio estremamente difficile ma ha infinite ramificazioni e si applica a tutti
gli aspetti della vita. Quanti credono nel cieco caso possono ben farlo, ma sono
del tutto incapaci di spiegare molti fenomeni come la telepatia, la
chiaroveggenza, ecc.
HPB trova assolutamente divertente il fatto che poche persone siano
capaci di individuare le intelligenze che lavorano in Natura, dalla
configurazione di una singola cellula umana a quanto si cela sotto l’evoluzione
di un bambino che cresce. Vi sono molto segni visibili degli stati evolutivi prima
menzionati del tutto sconosciuti alla scienza materialistica, sempre incapace non
solo di spiegarli ma anche di elaborarli. La Teosofia non pretende di risolverli,
ma per lo meno fornisce gli spunti essenziali che permettono di immaginare le
forze e le energie che giocano un ruolo molto importante nello svolgimento di
questi processi.
Parlando dei vari stati post mortem , HPB afferma di non credere nel
Paradiso e nell'Inferno, o altri dogma che si trovano nel catechismo cristiano o
nelle scritture delle chiese Ortodosse. Ella dice di credere fermamente nella
Legge di Retribuzione e nell'assoluta giustizia e saggezza che guida questa legge:
il Karma. Con questo concetto siamo ben al di sopra di un credo crudele ed
antifilosofico come l'eterna ricompensa o l'eterna dannazione. Queste
argomentazioni visionarie sono legate in qualche modo a ciò che si intende per
Anima. Affermare che per ogni essere che nasce il creatore genera una nuova
anima crea una soluzione di continuità che, in assenza di una visione evolutiva,
non riesce a trovare una logica conclusione al termine della manifestazione di una
creatura. La Teosofia afferma che ogni essere è portatore, o Veicolo, di un Ego
coevo con tutti gli altri Ego che provengono dalla stessa éssenza e dipendono
dalla emanazione primordiale dell'Ego Universale Infinito (Platone lo chiama
Logos, il secondo Dio manifestato); La Teosofia 1o chiama Principio Divino
Manifestato, tuttuno con la Mente e l' Anima Universale, non antropomorfico,
extra cosmico, quel Dio personale nel quale molti Teisti credono. Esiste una
legge Universale, immutabile nelle sue periodiche manifestazioni, che irradia ed
attua la sua propria essenza all'inizio di ogni ciclo di vita: non vi è nulla da
creare! Se dobbiamo avere fiducia in un Principio Divino che è assoluta
Armonia, Logica e Giustizia, come anche assoluto Amore, Saggezza,
Imparzialità, non possiamo pensare ad un Dio che crea un' anima solo per il breve
lasso di tempo di una vita, senza tenere in alcun conto se va ad animare un corpo
pieno di salute, un essere felice, oppure un povero sventurato, sofferente,
abbandonato ad un destino crudele, dälla nascita alla morte, senza che abbia
commesso alcunché per meritare tanto dolore. In questo secondo caso, più che di
un Dio si deve parlare di un demonio.
La Bibbia mosaica non ha previsto nulla del genere, anzi conteneva la
credenza nella reincarnazione. Filone Giudeo, diceva che l'aria è piena di anime;
le più vicine alla terra scendono a legarsi ad un corpo umano mortale e quando
questo muore ritornano in altri corpi perché desiderano vivere in essi. Nello
Zohar l'Anima si rivolge al Dio dicendo: "Signore dell'Universo, sono felice in
questo mondo e non desidero andare in un altro dove sarei una zitella esposta a
qualsiasi tipo di contaminazione". Nulla a questo mondo è eterno ed immutabile;
tutto ciò che ha un inizio, inevitabilmente ha una fine ed è sottoposto al continuo
movimento: o avanza o recede. L' Anima ha sete di riunirsi al suo Spirito, che è il
solo che può garantirle l'immortalità; ma per fare ciò deve purificarsi attraverso la
trasmigrazione ciclica, avanzando così verso la terra della benedizione e
dell'eterno riposo che lo Zohar chiama "Il Palazzo dell'Amore", la religione indù
"Moksha”,' gli Gnostici "Il Pleroma della Luce Eterna”, i Buddhisti "Nirvana”,
ecc. Ed anche questo stato non è eterno, ma solo temporaneo. Ogni anima che
invoca il permesso di rimanere dove si trova dev'essere preesistente, non creata
per l'occasione.
Nei dialoghi con i suoi discepoli, ad una domanda sul karma, HPB
risponde: "I crimini ed i peccati commessi sul piano della oggettività, ossia del
mondo della materia, non possono ricevere punizione nel mondo della
soggettività. Nel post-mortem non ci sono carceri o giardini verdeggianti, né
cantine trasformate in camera di tortura o feste al Moulin Rouge; lì si vive in una
condizione mentale simile a quella di un vivido sogno. Noi crediamo in una
immutabile Legge di Assoluto Amore, Giustizia e Grazia, e non sosteniamo certo
che i peccati dell'uomo possano restare impuniti. Crediamo che tutto ciò che
ricade sugli Ego che si incarnano non possa derivare solo dalla trasmissione
karmica, sarebbe insostenibile sopportarli, ma siano in qualche modo collocabili
in un contesto più vasto che non si restringe esclusivamente sulla loro nascita
come esseri umani. Il nascituro non ha chiesto di nascere né ha scelto i genitori
che lo porteranno alla vita. Sotto molti aspetti egli è anche vittima del suo
ambiente, figlio delle circostanze sulle quali egli non ha alcun controllo e, se
ciascun trasgressore fosse imparzialmente indagato, si scoprirebbe che nove volte
su dieci egli è stato colpito dal karma altrui e non è lui l’autore del peccato.
"Ciascun lavoratore merita il suo salario", dice la saggezza del Vangelo;
ogni azione, buona o cattiva, nasce dal pensiero, genitore prolifico, secondo la
saggezza secolare. Se mettiamo assieme le due affermazioni; scopriamo il perché
dell'azione del karma nel legare indissolubilmente le cause agli effetti. Dopo aver
permesso all'Anima di lasciare le angosce della vita personale ed aver avuto il
giusto riposo, il Karma, armato dei suoi Skanda, attende l'Ego sulla soglia del
Devachan, da dove esso emerge per assumere la sua nuova incarnazione. In quel
momento, mentre l'Ego trema sulla bilancia della giusta Retribuzione, sapendo
che sta nuovamente per cadere sotto il potere della legge karmica attiva, si decide
il suo destino. Per la sua rinascita è stata fatta una selezionata e preparata scelta di
tutti i particolari, in modo misterioso e inesorabile, ma con l'equità e la saggezza
del decreti della Legge infallibile che rileva i peccati della sua vita precedente e
stabilisce le condizioni che servono a bilanciarli. Non è un immaginario Inferno,
pieno di teatrali e ridicole fiamme governate da diavoli con le corna, quello in cui
esso sta per essere gettato, ma questa terra, sul piano e nella regione ove ha
commesso i suoi peccati; è qui che deve, espiare i suoi cattivi pensieri e le sue
nefande azioni. Tutto quello che ha seminato è in attesa di essere raccolto. Si
riuniscono attorno a lui gli Ego con i quali è entrato in rapporto nella vita
precedente, con i quali ha agito ed ha sofferto, in modo diretto o indiretto, in varie
forme ed in diversi modi, imponendo la sua personalità. Questi Ego saranno
lanciati da Nemesi contro il nuovo uomo, nascondendo il vecchio; e l'azione del
Karma sarà implacabile. L'Ego eterno, il Sé Superiore osserva in silenzio, mentre
l'individualità dell'Ego umano soffre a causa della personalità.
Questo processo, così carico di significati, è difficile da cogliere quando
ci si sforza di dare un senso alla vita di molti innocenti nati solo per soffrire
tutta la vita. Perché alcuni vivono nei maleodoranti sobborghi 'delle città,
abbandonati da tutti? Perché altri vivono una vita senza privazioni, in lussuosi
palazzi? Una nobile nascita e la fortuna spesso sembrano premiare gli uomini
peggiori, raramente quelli buoni, mentre i Sé interiori di alcuni mendicanti sono
di gran lunga migliori di persone ritenute nobili e di alto lignaggio. Shakespeare
scriveva:
Perché la mia nascita ha abbassato il mio spirito ascendente?
Non sono tutte le creature, soggette al tempo? C'è una legione di
mendicanti adesso sulla terra, le cui origini sono state sprigionate da Re e
molti monarchi oggi, i cui padri erano dei malfattori durante le loro epoca . .
Sostituisci la parola Ego alla parola padre e otterrai la verità!

Concludiamo presentando alcuni articoli sul Karma scritti da Teosofi


pochi anni dopo la pubblicazione della Dottrina Segreta. E' straordinario il
modo in cui questa nuova teoria sia stata accolta, anche per merito della
Maestra. Per ultimo presenteremo una breve sintesi della Bhagavad Gita, un
poema che sembra dedicato interamente all’azione del karma.
The Path Aprile 189 KARMA J. Campbell Ver Planck

La Legge del Karma, o Azione, è uno dei principali insegnamenti della


filosofia orientale. Si afferma che sia una Legge universale, che ha la sua radice o
base nella espirazione (azione) e nella inspirazione (Re-azione) del Brahma, il
Grande Respiro o Motore invisibile, dal cui movimento nella materia (sostanza)
tutte le cose si sono evo1ute.
C'è una cosa che possiamo prevedere dell’Azione; cioè la Reazione.
Questo fatto indica il metodo del Karma. La Legge Karmica si manifesta su vari
piani di vita e differisce da quel piano in cui agisce. Newton espresse il Karma sul
piano fisico ,quando formulò la sua prima legge del moto; cioè: "Azione e
Reazione sono uguali e contrari nella direzione”. Fisiologi e psicologi ci dicono
che questa regola è valida nell'emozione e anche nell'azione nervosa e nella
reazione. La Bibbia occidentale esprime il Karma sul piano morale quando
dice: "Non illuderti, Dio non può essere raggirato. Ciò che hai seminato,
raccoglierai". Questa causalità etica, questa reazione morale, questa
conservazione e intercorrelazione dell'energia mentale, morale e psichica, è
Karma.
Possiamo immaginare che quando un uomo compie un'azione
egoistica o genera un pensiero egoistico, esso (pensiero) procede nel mondo
eterico rapido e sottile come una vibrazione specifica, colorata, per cosi dire, con la
sua colorazione mentale e morale, che porta il suo marchio, la sua impronta, in
quel rapporto vibratorio che è proprio. Possiamo immaginarlo come
emanare da un'energia instancabile, in quell'etere che risponde con forza. al
tremore di un pensiero, e quindi influisce, ci dice la Scienza moderna, anche sulle
stelle lontane, con la sua palpitazione dinamica. Ai confini di un sistema questa
energia deve ritornare, e quindi reagisce, naturalmente lungo la linea di minor
resistenza, alla sfera o alla base da cui è emersa e che la attrae con forza, portando
con sé tutto ciò che si è raccolto nel corso dì quel lungo viaggio che è
l’esistenza, attivando in vari modi il colpevole, il creatore, al quale è tornato.
Questo ritorno non sempre riesce a compiersi nella breve durata di una vita
umana. Quindi abbiamo la reincarnazione come compagna o estensione del
karma.
L'anima è riportata alla vita terrena nuovamente dal ritorno, o dal
risveglio, delle sue energie dormienti, auto-generata e sensibile ai piani materiali
dell'essere. L'unica Sostanza, Akasa Mulaprakriti , Etere, - chiamatela come
-

volete - quella da cui si sono evolute tutte le cose, è, in virtù della sua
costituzione atomica e delle sue leggi magnetiche, il grande Agente del Karma.
Attraverso di essa, tutte le cose e gli esseri, in essa immersi e da essa saturati,
diventano gli Strumenti minori della Legge.
Il karma è, in effetti, azione e reazione, come abbiamo detto. Tutto ciò che
è, è stato o sarà fatto si verifica in virtù di questa Legge di Causa ed Effetto; ogni
azione attuale è il risultato dell'azione precedente. La giustizia del. Karma è
perfetta, il suo equilibrio irremovibile. Prevede che tutte le cose tornino alla loro
fonte. Tra una miriade di rapporti tangenziali, i suoi delicati aggiustamenti e
riaggiustamenti sono infallibili, perché ogni azione ha il suo giusto
equilibrio ed effetto.
Immagina il contrario del caso sopra indicato e concepisci un uomo
altruista, che agisce solo per senso del dovere e in accordo con la tendenza
progressiva della Legge evolutiva. La sua luce mentale vede che l'umanità è una
e inseparabile e, quindi, i suoi atti non avranno colorazioni personali: non creano
correnti o discordie specifiche auto-condensate e contrarie nel mezzo eterico, ma
si diffondono nell'oceano armonioso della vita che ci circonda, in onde universali.
Non avendo un'impressione personale, non hanno motivo di tornare alla sua
sfera, che quindi pulsa con l ' a r m o n i a c i r c o s t a n t e e s i
allarga nell'eterno.
Alcune persone affermano che il Karma è "crudele", perché "punisce
coloro che fanno del male perché non conoscono questa legge karmica". Ma il
karma non punisce. Questo è un discorso scorretto e sciatto. Come può punire
l'Azione? L'azione reagisce; questo è tutto. Un'azione egoistica non può,
reagire come una buona, non più di quanto un seme di mela possa produrre un
fico. Dobbiamo aspettarci di ricevere nuovamente la nostra azione in natura.
Quando il bambino incosciente mette la mano nel fuoco, non diciamo che il
fuoco è crudele perché brucia la mano del bambino. Noi riconosciamo in questo
caso l'azione di una legge del piano fisico. La rispettiamo come tale. Ma il Karma
è ugualmente una Legge di molti piani e non può essere corrotto o comprato più
di quanto il fuoco possa essere dissuaso dal bruciare. L'adulto bruciato soffre più
del bambino poiché la sua immaginazione entra nella materia. Quindi colui che
compie consapevolmente un’azione egoistica, sfidando il Karma, soffre, nella
sua reazione, su piani morali e mentali; mentre colui che ha fatto del male
nell'ignoranza del Karma, probabilmente ha solo le forme di reazione più basse da
sopportare.
Ogni azione è Karma e causa nuovo Karma. Atti di uomini e di nazioni,
condizioni sociali, limitazioni mentali, gioia, dolore, vita, morte, salute,
malattia, estasi e dolore; sono tutti effetti dell'azione precedente, sia di singoli
uomini, che di nazioni o razze. Prendiamo la nostra parte del Karma nazionale e
soffriamo, come unità di quella nazione, per azioni non commesse da noi stessi.
Ma il Karma - le nostre azioni passate - ci ha portato in quel luogo e in
quella nazione, e a tali conseguenze, mentre anche nel Devachan c'è un
compenso per l'individuo per le prove che non ha meritato nella sua singola
capacità individuale.


Sentiamo parlare di "interferire con il Karma", ma questo è assurdo,
impossibile. Se a uno viene assegnata penitenza o sofferenza, un altro ha il
compito di alleviare quella sofferenza. Potrebbe essere il tuo Karma
minacciato da conseguenze terribili ed il mio quello di evitare a te le
conseguenze. Anche la sofferenza è uno dei mezzi per l’espansione e
l'avanzamento dell'anima, in modo che ci possa essere un "buon" Karma,
mentre una vita condotta tra gli agi mondani e l'immunità dal dolore è spesso
contrastante e disastrosa per l'anima. Ancora più disastrosa è quella repressione
della simpatia e dell'aiuto verso gli altri (empatia) nel momento in cui
rimaniamo bloccati dalle facoltà razionali, che ci proibiscono di "soffrire con
tutto ciò che vive". Non passiamo ignorare la legge karmica. Può essere
ritardata, ma poi ritorna con interesse composto.
La legge è divina. Non ce la facciamo a contrastarla. Abbiamo messo in
moto noi le cause che questa Legge di Azione e Reazione preesistente ci
restituisce come effetti. Generiamo queste cause e, nei loro confronti,
esercitiamo il libero arbitrio, almeno fino a quando innumerevoli altre cause, le
reazioni, lo. sterminano.
Nella Azione stessa è insita la registrazione di tutte le azioni e di tutti i
pensieri; la loro impressione (registrazione) sull'unica sostanza eterna
costituisce il vero libro del giudizio. Quindi il Karma è l'unico giudice
legittimo. Solo lui può punire e ricompensare in modo adeguato, poiché in esso è
il pieno discernimento. Come il vero amore consiste nella giustizia perfetta,
imparziale con tutti, allo stesso modo , anche questa legge è amore universale.
Essa spinge l'anima, attraverso l'esperienza della miseria del Sé, ad espandersi
nel Disinteressato e nell'Universale.
Eppure c'è una via d'uscita dal Karma: basta diventare interpreti del “dovere
fatto per se stesso”, indipendentemente dai risultati ( a noi spetta solo il dovere; le
conseguenze sono nel Grande Brahma), agendo o astenendoci dall'azione perché
è giusto farlo; in questa modo si agisce senza alcun scopo, si fa perché va fatto,
e con la nostra devozione interiore diventiamo tutt'uno con quella Legge alla
quale obbediamo. Non siamo più i suoi strumenti inconsci, ma siamo i suoi agenti
coscienti, parti di Essa, ascoltatori e complici della sua prima grande
ingiunzione.
"L'inazione in un atto di misericordia diventa una Non-azione, un peccato
mortale." (Voice of the Silence ). La Reincarnazione è una estensione della nostra
vita, una specie di immortalità, che ci costringe alla sofferenza come tributo per
le infrazioni, più,o meno gravi, commesse nel corso della nostra esistenza
terrena.
The Pat Settembre 1886 KARMA
Il bambino è il padre dell'uomo, e tuttavia è vera:
"Fratelli miei!
La vita di ogni
uomo
Il risultato della sua vita precedente è;
i torti del passato fanno sorgere dolori e
guai. Un passato corretto genera felicità."
"Questa è la dottrina del Karma."
Ma in che modo il passato e gli errori influenzano la vita presente? La
nemesi severa non persegue forse il viaggiatore stanco, con un passo calmo,
senza passione, senza rimorsi? Non c'è scampo dalla sua mano implacabile?
L’eterna legge di causa ed effetto, indifferente al dolore ed al rimpianto,
considera la sua misura di guarigione e di dolore come conseguenza
dell’azione passata? L'ombra del passato, del peccato, deve oscurare la vita di
oggi? Karma è forse un altro nome. per il destino? Il bambino, alla nascita, apre
la pagina del libro della vita già scritta, in cui ogni evento è registrato senza
possibilità di fuga? Qual’è la relazione del Karma con la vita dell'individuo?
Non c'è altro che l'uomo possa fare se non intrecciare l'ordito e la trama di ogni
esistenza terrena con i fili, macchiati e scoloriti delle azioni passate? Il bene si
risolve e le tendenze malvagie si infrangono come una mareggiata sulla natura
dell'Uomo, senza alcuna resistenza, per cui ci vien detto: "Qualunque azione si
compia, buona o cattiva, ogni cosa compiuta in un ex corpo deve necessa-
riamente essere goduta o subita". Anugita , cp III.
C'è un buon Karma, c'è un cattivo Karma, e man mano che la ruota della
vita avanza, il vecchio Karma si esaurisce e si accumula il nuovo Karma.
Sebbene all'inizio possa sembrare che nulla sia più fatalista di questa
dottrina, tuttavia una piccola considerazione mostrerà che in realtà non è così.
Il karma è duplice, nascosto e manifesto; il karma è l'uomo che è, il karma è la
sua azione. Ogni azione è una causa da cui si evolvono le innumerevoli
ramificazioni dell'effetto nel tempo e nello spazio. Questa è una verità
incancellabile. "Ciò che seminate mietete." In alcune sfere d'azione verrà
depositato il raccolto. E’ necessario che l'uomo d'azione realizzi questa
verità. É ugualmente necessario che le manifestazioni di questa legge nelle
operazioni del Karma siano comprese chiaramente.
Karma, in generale, si può, dire che sia la continuazione della natura
dell’atto, e ogni atto contiene in sé il passato e il futuro. Ogni effetto che può
essere realizzato da un atto deve essere implicito nell'atto stesso o non
potrebbe mai nascere. L'effetto è solo la natura dell'atto e non può esistere
distinto dalla sua causa. Il karma produce solo la manifestazione di ciò che
già esiste; essendo azione ha il suo funzionamento nel tempo, e quindi si può
dire che il Karma sia la stessa azione in un altro momento. Deve inoltre
essere evidente che non solo esiste una relazione tra la causa e l'effetto, ma
deve esserci anche una relazione tra la causa e l'individuo che sperimenta
l'effetto. Se così non fosse, qualsiasi uomo raccoglierebbe l'effetto delle azioni
di qualsiasi altro uomo. A volte può sembrare che si raccolgano gli effetti
.

dell'azione altrui, ma questo è solo apparente. In realtà " Nessun ti obbliga,


Nessuno ti trattiene, Nessuno vuole che tu, viva o muoia".
È quindi necessario per comprendere la natura del Karma e la sua
relazione con l'individuo, considerare l'azione in tutti i suoi aspetti. Ogni
atto procede dalla mente. Oltre la mente non c'è azione e quindi nessun
Karma. La base di ogni atto è il desiderio. Il piano del desiderio o
dell'egotismo è esso stesso l'azione e la matrice di ogni atto. Questo piano può
essere considerato non manifesto, ma con una duplice manifestazione in ciò
che chiamiamo causa ed effetto, cioè l'atto e le sue conseguenze. In realtà, sia
l'atto che le sue conseguenze sono effetto, essendo la causa sul piano del
desiderio. Il desiderio è quindi la base dell'azione nella sua prima
manifestazione sul piano fisico, e il desiderio determina la continuazione
dell'atto nella sua relazione karmica con. l'individuo.
Affinché un uomo sia libero dagli effetti del Karma di qualsiasi atto,
deve'essere passato a uno stato che non. produce più una base in cui quell'atto
possa entrare. Le increspature nell'acqua causate dall'azione della pietra caduta si
estenderanno fino al limite più lontano della sua estensione, ma non oltre i
confini delimitati dalla riva. Il loro corso termina quando non c'è più una base o
un mezzo adatto in cui possano continuare; esauriscono la loro forza e si
spengono. Il karma dipende quindi dalla personalità presente per il suo
adempimento, la stessa del primo atto iniziale. Vediamo un esempio. Un seme,
supponiamo di senape, produrrà un albero di senape e nient'altro; ma per
poter essere prodotto, è necessario che la cooperazione fra suolo e coltura sia
ugualmente presente. Senza il seme, per quanto il terreno possa essere coltivato e
annaffiato, non si produrrà la pianta, ed il seme è ugualmente inoperante senza
l'azione congiunta del suolo e della coltura.
Il primo grande risultato dell'azione karmica è l'incarnazione nella vita
fisica. L'entità in cerca di nascita costituita da desideri e tendenze, avanza
verso l'incarnazione. É governata nella selezione della sua scena di
manifestazione dalla legge dell'economia. Qualunque sia la tendenza
dominante, vale a dire, qualunque gruppo di affinità sia più forte, tali
affinità la porteranno al punto di manifestazione in cui vi è la minima
opposizione. Si incarna in quell'ambiente; in armonia con le sue tendenze
karmiche, e tutti gli effetti delle azioni contenute nel Karma così manifestati
saranno sperimentati dall'individuo. Ciò governa le caratteristiche della vita, il
sesso, le condizioni degli anni irresponsabili dell'infanzia, la costituzione con le
varie malattie in essa inerenti, e in effetti tutte quelle forze determinanti
dell'esistenza fisica che sono ordinariamente classificate secondo i termini
"eredità, "e" caratteristiche nazionali ".
E’proprio la legge dell'economia che è la verità alla base di questi termini e
che li spiega. Prendi ad esempio una nazione con determinate caratteristiche
speciali. Questi sono i piani di espansione per qualsiasi entità il cui maggior
numero di affinità sia in armonia con tali caratteristiche. L'entità in arrivo, che
segue la legge della minima resistenza, si incarna in quella nazione e tutti ‘gli
effetti karmici che derivano . da tali caratteristiche si accumulano
nell’individuo. Questo spiegherà qual è il significato di espressioni come il
"Karma delle nazioni" e ciò che è vero per la nazione si applicherà anche alla
famiglia e alla società.
5

Va comunque ricordato che ci sono molte tendenze che non si


esauriscono nell'atto dell'incarnazione. Può accadere che il Karma che ha
causato l'incarnazione di un'entità, in un particolare ambiente circostante, sia
stato abbastanza forte da portarlo all'esistenza fisica. Essendo privo di karma in
quella direzione, si ottiene la libertà per la manifestazione di. altre tendenze, con
conseguenti effetti karmici. Ad esempio, la forza karmica può far incarnare
un'entità in un'umile sfera di vita. Potrebbe essere nato come figlio di genitori
poveri. Il Karma segue il suo lavoro, dura per un tempo più o meno lungo e si
esaurisce, mentre la vita continua. Da quel punto, il bambino prende una linea.
di vita totalmente diversa da ciò che lo circonda. Altre affinità generate dalla
precedente azione si esprimono nei loro risultati karmici . Gli effetti persistenti
del Karma passato possono ancora manifestarsi sotto forma di molti ostacoli
che sono sormontati da vari gradi di successo in base alla loro intensità.
Dal punto di vista di una creazione speciale per ogni entità che entra
nel mondo, si possono verificare casi che appaiono come un'ingiustizia
inspiegabile. Ma non è così perché, dal punto di vista del Karma, le strane
vicissitudini e le apparenti possibilità di vita possono essere considerate in una
luce diversa come la manifestazione infallibile di causa e sequenza. In una
famiglia nella quale esistono condizioni di povertà e ignoranza, un bambino
potrà essere separato dai suoi e gettato in un ambiente molto diverso. Può
essere adottato da un uomo ricco, che gli permette di ricevere un'istruzione
che lo pone subito in una posizione diversa. Spesso, in questi casi, si parla di
fortuna, ma è errato: il bambino ha esaurito il Karma dell'incarnazione, e
quindi un altro Karma si afferma.
Viene qui posta una domanda molto importante: un individuo può
influenzare il proprio Karma e, in tal caso, in che misura e in che, modo?
È stato detto che Karma è la continuazione dell'atto, e per qualsiasi
particolare linea di Karma da vivere è necessario che vi sia l'ambiente adatto
in cui il Karma, può inerire e funzionare. Ma l'azione ha molti piani in cui
può entrare. C'è il piano fisico, il corpo con i suoi sensi e organi; poi c'è- il
piano intellettuale, la memoria, che lega le impressioni dei sensi in un tutto
consecutivo e la ragione, che mette in ordine la sua memoria dei fatti.
Oltre il piano dell'intelletto c'è il piano dell'emozione, il piano della
preferenza per un oggetto piuttosto che per un altro: il quarto principio
dell'uomo. Questi tre piani ( fisico, intellettuale ed emotivo) hanno a che fare
interamente con gli oggetti della percezione sensoriale e possono essere
chiamati il grande campo di battaglia del Karma. Esiste anche il piano etico,
il piano di discriminazione del "Dovrei farlo, non dovrei farlo". Questo piano
armonizza l'intelletto e le emozioni. Tutti questi sono i piani del Karma o
dell'azione, il cosa fare e cosa non fare, dove fare e dove non fare. E’ la
Mente, come base del desiderio, che avvia l’azione sui vari piani, ed è solo
attraverso la mente che si possono ricevere gli effetti del riposo e
dell’azione.
Un'entità entra nell'incarnazione con l'energia karmica delle esistenze
passate, vale a dire l'azione delle vite passate sta aspettando il suo sviluppo
come effetto. Questa energia karmica preme durante la manifestazione in
armonia con la natura fondamentale dell'atto. Il Karma fisico si manifesterà
nelle tendenze fisiche che portano divertimento o sofferenza. Anche i piani
intellettuale ed etico sono alla stesso modo il risultato delle tendenze
karmiche del passato e l'uomo, così come è, con le sue facoltà morali e
intellettuali, è una ininterrotta continuità con il passato.
L'entità alla nascita ha quindi una quantità definita di energia karmica.
Dopo l’incarnazione, questa si applica al periodo della vita in cui inizia il
nuovo Karma. Fino al momento in cui l’essere raggiunge il senso della
responsabilità, è solo il manifestarsi del Karma iniziale che entra in attività.
Quando si afferma la nuova personalità essa diventa il sovrano del proprio
destino. E’ un grande errore supporre che un individuo sia il semplice
burattino del passato, la vittima indifesa del destino. La legge del Karma non è
fatalismo e una piccola considerazione mostrerà che è possibile per un
individuo influenzare il proprio Karma. Se una quantità maggiore di energia
viene assorbita su un piano piuttosto che su un altro, ciò farà sì che il Karma
passato si dispieghi su quel piano. Per esempio, uno che vive interamente sul
piano della gratificazione dei sensi, dal piano Superiore del suo Essere attingerà
l'energia necessaria per soddisfare i suoi desideri nel piano inferiore.
Ricordiamo che nell'uomo si può individuare una natura Superiore (spirituale)
ed una Inferiore (materiale). Dirigendo la mente e le aspirazioni sul piano
inferiore, si crea qui un "fuoco" o centro di attrazione che, per alimentarsi,
attirerà tutte le energie dell'intero piano superiore. Queste vengono assorbite
ed esaurite per alimentare il bisogno di energia che esiste nel piano inferiore,
energia che va alla gratificazione dei sensi. Viceversa, il centro di attrazione
può essere fissato nella parte superiore, e quindi tutta l'energia necessaria va
dal piano inferiore a quello superiore per provocare un aumento della
spiritualità. Va ricordato che la natura è generosa e non trattiene la sua mano.
Quando la domanda viene fatta, l'offerta arriverà. Ma a quale costo?
Quell'energia che avrebbe dovuto rafforzare la natura morale e soddisfare le
aspirazioni per il bene, è attratta dai desideri inferiori. A poco a poco i piani
superiori sono esauriti di vitalità e il Karma buono e cattivo di un Essere sarà
assorbito sul piano fisico. Se d'altra parte l'interesse è distaccato dal piano
della gratificazione dei sensi, se c'è uno sforzo costante per fissare
la mente al raggiungimento dell'ideale più elevato, il, risultato sarà che il
Karma passato non troverà alcuna base in cui entrare sul piano fisico: il
karma, allora, si manifesterà solo in armonia con il piano del desiderio,
dello scopo perseguito. L'energia dei sensi del piano fisico si esaurirà su
un piano superiore e quindi si trasformerà nei suoi effetti.
È chiaro anche quali siano i mezzi attraverso i quali gli effetti del Karma
possono essere modificati. Una persona non può avere attaccamento per una
cosa a cui non pensa, quindi il primo passo deve essere quello di fissare il
pensiero sull'ideale più elevato. A questo proposito si può fare
un'osservazione in materia di pentimento. Il pentimento è una forma di
pensiero in cui la mente continua costantemente a pensare ad un peccato
(senso di colpa). Ciò impedisce alla mente di liberarsi dal peccato e dai suoi
risultati karmici. Ogni peccato ha la sua origine nella mente. Più la mente si
sofferma su qualsiasi incidente nel .percorso di condotta precedente, piacevole o
doloroso, meno possibilità ci sono che si distacchi da tale azione. Il manas
(mente) e il. nodo del cuore; quando questo viene slegato da qualsiasi
oggetto, in altre parole quando la Mente perde il suo interesse per qualsiasi
oggetto, non ci sarà più un legame tra il Karma collegato a quell'oggetto e
l'individuo .
È l'atteggiamento della mente che attira le corde karmiche attorno
all'anima. Imprigiona le aspirazioni e le lega con catene di difficoltà e
ostruzione. È il desiderio che fa sì che il Karma passato prenda forma e
costruisca una casa di argilla. Solo attraverso il non attaccamento l'anima può
esplodere e distruggere le pareti del dolore; sarà solo attraverso un
cambiamento di mente che il carico karmico sarà sollevato.
Può sembrare, quindi, che, sebbene sia assolutamente vero che l'azione
porta con sé il proprio risultato, si può, operando sulla mente, procedere alla
distruzione di azioni, buone o non buone, che sprecano energie. Passando da un
corpo, ad un altro, le azioni maturano nei loro rispettivi modi. E questa
maturazione è un atto dell'individuo che attraverso il libero arbitrio, permette
all'essere di affermarsi e diventare il salvatore di se stesso. Per l'uomo
mondano il Karma è una severa nemesi, per l'uomo spirituale, il Karma si
svolge in armonia con le sue più alte aspirazioni. L'uomo risvegliato vivrà
con tranquillità sia il suo passato che il suo futuro, senza soffermarsi sul
rimorso per il peccato passato o vivendo in attesa di ricompensa per l'azione
presente.
The Path - October 1888 KARMA E PROVVIDENZA
Alexander Fullertfin

La teosofia sta ricostruendo le nostre concezioni dell'universo e


reinterpretando i fatti, le tendenze e le leggi della vita. Quando apparve al margine
del pensiero occidentale, straniera per origine e sentimento, sembrava un curioso
prodotto del sogno orientale, un pò fantastico da indossare, un pò rozzo nei
confronti delle meraviglie della nostra epoca di talento, e molto lontana dal senso
pratico con le sue idee di dovere o aspirazione; ma a causa della sua differenza da
tutte le figure a noi familiari, e perché, anche, teneva tra le sue mani la Bacchetta
della Magia ed era risaputo che l’aveva usata con la maggior parte dei suoi
risultati inspiegabili, si presentava certamente come un argomento interessante,
ma forse solo per lo studio. Non sono passati molti anni, eppure i giornali ne
stanno parlando, il pubblico ne .presta l'orecchio, la letteratura sta discutendo e la
finzione se ne appropria.
Gli occhi che per primi la ispezionarono con curiosità ora la stanno
esaminando con interesse, e le menti che poi supposero che potesse contenere
qualche verità sono ora riverenti come prima di un oracolo. Per di più, vediamo
cuori stanchi e tristi; stanchi di spiegazioni che non danno consolazioni, tristi
perché constatano che i mali dell'esistenza non devono essere complicati con
credenze arbitrarie o speranze lontane, raccolti con la speranza di rilanciare il
contatto, ma con richieste di una conoscenza più piena e più ricca. Soprattutto lo
spirito risvegliato, rendendosi conto che i principi convenzionali erano un
oppiaceo e non un tonico, li gettò via e riprese vigore da un'aspirazione
definita e intelligibile. E tutte le classi di ricercatori, solo a condizione che
l'inchiesta fosse sincera e la sua ricerca continuasse, trovarono una singolare
diminuzione di tutti gli altri argomenti, ed una concentrazione spontanea e
crescente sul Karma, giudicando quanto prima esisteva come
insignificante.
Mentre la Teosofia avanzava dalla periferia al centro del pensiero in
Occidente, si confrontava, a turno, con i grandi problemi che in ogni tempo e in
ogni terra hanno assorbito l'energia del pensatore. Il significato e il fine
dell'esistenza, la natura e la direzione della responsabilità, il nostro futuro nel
mondo oltre la morte; queste domande ed altre affini si trovano davanti all'anima e
la incontrano nella sua prima escursione nell'universo dell'indagine. Il compito
primario di ogni sistema religioso era quello di dare una risposta a queste
domande, e se queste fossero state insoddisfacenti, gli uomini avrebbero avuto
molti dubbi. La teosofia subisce lo stesso rigido interrogatorio degli altri sistemi,
e se ha interferito con il - contenuto di altre fedi e sta dando risposte a
domande su argomenti ulteriori, dobbiamo credere che questo avviene perché le sue
prime risposte sono state convincenti.
Molto presto, nel suo corso, la Teosofia si trovò faccia a faccia con la grande
questione della Provvidenza, e dovette dare la sua interpretazione. Ce n'èra una
già pronta. Poteva non essere logica o addirittura razionale, ma aveva il
vantaggio di essere in possesso di strumenti atti a calmare alcune delle più forti,
se non le più meritevoli, sollecitazioni dell'anima.
La richiesta di una divinità attiva e di controllo è quasi universale come un
qualsiasi bisogno di fede in una Divinità. Un Creatore che si ritira dal prestare
attenzione alla sua creazione sembra una .contraddizione nel pensiero. Il
termine "Padre" esprime il bisogno dell'anima di una tutela che dev’essere
autorevole e paterna. Nella sua "Filosofia della religione", Morrell ha scoperto
che l'ultima analisi del sentimento religioso si concentra in un senso di
dipendenza. Ma questo implica quasi necessariamente le qualità inverse:
fornitura, supervisione, offerta. Inoltre, anche la facoltà emotiva richiede
soddisfazione. La fede ha bisogno di un orecchio comprensivo, un tocco reattivo,
una prontezza ad usare ogni potere della natura per il sollievo di un sofferente che
ne ha bisogno. Cosi l'istinto e la devozione si uniscono per creare la fede nella
Provvidenza, e la difficoltà di supporre che l'Essere Supremo si prenda cura di tutti
gli affari meschini di ciascuno di noi è soddisfatta dal pensiero che per
l'Onnipossente tutto è praticabile, e davanti ad una tale Entità scompaiono le
sfumature di presenza e di importanza.
C'è, quindi, uno stadio di esperienza religiosa in cui ogni incidente nel
mondo delle cose e degli uomini dovrebbe esprimere un proposito divino. Dio è
presente ovunque, agisce ovunque, si adatta a tutto. "Anche i capelli della tua
testa sono tutti numerati”, disse Gesù. Ma col tempo arriva un inevitabile
cambiamento. Si vede che il sistema attuale, per quanto ordinato, non fornisce in
alcun modo un bene universale. Ci sono grandi quantità di dolore insopportabile,
vaste e ricorrenti aree di miseria, grida amare di stanchezza, perdita e agonia.
L'intelletto ne segue la scoperta nel Regno della Legge. Gli eventi non sono
rivelazioni sconnesse di intenzioni divine, ma effetti rigorosamente uniti alle
loro cause antecedenti. Poiché la causalità è più ampiamente percepita, il
dominio della legge si espande, assorbendo costantemente il territorio della
Provvidenza e spostando la concezione dell'ordinamento con quella dell'ordine.
Finalmente non è rimasto più terreno per il dubbio. La legge é ritenuta necessaria
per pervadere l'universo e per essere la condizione di tutta la scienza, di tutte le
previsioni, di tutti gli affari. Una politica di assicurazione sulla vita occupa
l'intera dottrina scientifica del Regno della Legge.
Ma il desiderio sentimentale, per quanto sconcertato, non è estinto. "Ci
può essere verità nella teoria della causalità e nella convinzione che l'universo sia
una grande macchina, sapientemente inventata, dotata di sufficiente spinta e che
funzioni automaticamente, ma tutte le macchine sono suscettibili di disordine e
sorgono esigenze che non possono essere soddisfatte neanche dalle macchine
più perfette; può benissimo accadere, quindi, che in crisi gravi, o per scopi
particolari, o per evitare un male, l'interposizione della legge può essere necessaria,
pur ammettendo che una Provvidenza sia talvolta possibile". Ovviamente il severo
uomo di scienza lo deve rifiutare. E’ costretto ad ammettere che, qual unque
cos a pos s a esse re ver a pe r l e m ac c hi ne i m perf et t e co st rui t e
dal l ’uom o, nessuna rottura è concepibile in una macchina di origine celeste;
anche se potessimo concepire un universo condotto in parte dalla legge e in parte
dalla manipolazione divina, -non potremmo mai definire i loro limiti o prevedere
quale dei due agirebbe.
Rimane un'altra richiesta. "Non voglio contestare", dice il desiderio
sentimentale, "la dottrina dell'uniformità nelle cose fisiche, ma esse non sono
l'intera vita, i fini morali sono più importanti. Nell'interesse della morale, la
Provvidenza è una necessità, una lezione per enfatizzare un avvertimento, per
richiamare dalla sconsideratezza o dalla frivolezza o dal peccato; le interposizioni
sono essenziali: un cieco universo materiale, che estrae meccanicamente i
suoi bambini, che inghiotte i suoi morti, non è la giusta espressione di una pienezza
divina, un mirare ad uno scopo migliore”. "Esiste questa interposizione", risponde
il pensatore, "ma non come lo immaginate: tutta la natura è piena di moralità, la
sua uniformità garantisce la manifestazione; ma anche se non lo fosse, se le
interferenze occasionali fossero più frequenti, non possono essere
interpretate, perché nessuno ha la chiave del significato di ciò che avviene in
natura; i profeti, poi, si pronunciano in modo diverso l’uno dall’altro, non
spiegano gli interventi in modo equo, altrimenti farebbero impazzire il
sentimento religioso attribuendo alla Provvidenza anche le cose aspre e amare.
Molto più facile accettare le cose buone in cui hanno creduto: la malattia superata,
la vita salvata, il piroscafo salvato, il beneficio assicurato, il pericolo scampato:
queste cose sono provvidenziali; non lo è la malattia fatale, la vita perduta, il
piroscafo naufragato, il beneficio incamerato, il pericolo trionfante. Ma se
l'uno è, l'altro deve essere: se è una Provvidenza che porta in salvo una nave
attraversò la violenza di una tempesta, deve essere una Provvidenza che
abbandona l'altra nave al suo destino: se è una Provvidenza che mette Washington
alla testa di una nazione, è una Provvidenza che mette un Luigi Napoleone a capo
di un'altra. Se un pattinatore, rompendo il ghiaccio, viene salvato dalla
Provvidenza, l'annegamento del suo compagno, che gli stava accanto, deve essere
;opera della stessa Provvidenza; se la Provvidenza rappresenta un investimento
fortunato, un presentimento soddisfatto, un matrimonio. felice, deve anche essere
responsabile per la banca distrutta, la predizione screditata, gli annali della Corte
di divorzio.
Non abbiamo dato alcuna informazione sull'interpretazione. Non direi che
si tratta di una "lezione morale", perché non sappiamo quale sia la lezione, né se sia
una lezione. Un ragazzo che nuota di domenica è annegato. "Questo (fatto)",
sollecita la stampa religiosa, la quale "esprime il dispiacere divino di un tale
cattivo uso della domenica". "Ma," risponde il logico, "difficilmente potete dare
questa notizia, a meno che, non siate disposti a dimostrare che tutti i ragazzi
che nuotano di domenica siano annegati, e nessuno negli altri giorni". Lo
scopo è l'essenza stessa della Provvidenza. Se non abbiamo la minima idea
dello scopo, non abbiamo alcun indizio sulla Provvidenza; per noi non esiste.
Né riesci a sfuggire alla difficoltà dicendo che è imperscrutabile, poiché ciò
svuota l'intera posizione. Se non siamo in grado di esaminare la Provvidenza, non
siamo in grado di fare affermazioni al riguardo, ed ancora di più per
esporla. Finché rimane completamente al buio, non possiamo nemmeno
provare che è lì.
Così, passo dopo passo, la ragione implacabile costringe a rimettere in
piedi la teoria di una lotta fra una potenza che si interpone dall'alto nel
funzionamento del mondo e l'aggiustamento o la rettifica dell'errore nella
macchina da parte del suo stesso costruttore: da qui l'insistenza sulle verità che
non ci è permesso di scoprire, e il borbottio di avvertimenti incomprensibili che non
abbiamo il potere di chiarire. Sconcertata, confusa, esausta, la vecchia dottrina
è ormai vicina alla sua fine. Ma lo spirito che l'ha informata è vigoroso come
sempre. Esso, per nulla indebolito, afferma ancora la necessità della presenza
perpetua di una forza morale per una Provvidenza al di fuori della quale non si
muoverà una foglia.
Ed è giusto. Nessun grido così prolungato del cuore umano potrebbe essere
fallace. E’ una delle rivendicazioni, una delle glorie, della Teosofia che con il suo
Karma ti dà il benvenuto più schietto e più schivo a ogni desiderio, intellettuale o
sentimentale, dell'umanità, e poi provvede ad esso. A me sembra che questo sia
particolarmente vero nel caso della Provvidenza. L'istinto religioso non rinuncerà
mai alla sua richiesta di provvidenza. Si ribella al pensiero che non c'è ordine
morale nel mondo, che ci sia il buono e il cattivo, che la persona non possa far
nulla. Un sistema elaborato in cui l'Essere-Supremo ha espresso tutta le sue
qualità, ma non quelle più fortemente richieste, è per chiunque una mostruosità e
una contraddizione. Puoi stracciare le sue teorie e i suoi metodi di interpretazione
bizzarri o insoddisfacenti, ma ne costruirai di nuovi ancora una volta. Con quale
ampiezza di riconoscimento, invece, la Teosofia avanza per accogliere questo
istinto! "Hai perfettamente ragione", dice. "Io sono con voi nella più completa
simpatia, non potete insistere più di me nel dire che le morali esigono
un'agenzia per cui la loro rivendicazione dev’essere assicurata, ma tale
agenzia dev’essere comprensibile e coerente, dev’essere così completa che non
vi sia un atto giusto o un torto a rimanere senza ricompensa; così imparziale, da
maneggiare tutti gli uomini con un'assoluta uguaglianza, così preciso che le sue
equazioni saranno esattamente in equilibrio. Non si potrà mai inventare una tale
agenzia, non si potrà mai scoprirne una, ma non è necessario ... La dottrina del
Karma, il potere prezioso della Religione-Saggezza, soddisfa tutti i requisiti sui
quali insisti, evita tutte le difficoltà che ti imbarazzano e risponde a ogni
chiamata di ragione, giustizia e senso morale”.
La vasta superiorità del Karma come sostituto dell'idea convenzionale della
Provvidenza è evidente da ogni punto di vista. Non è una negazione della
Provvidenza, è un'affermazione allargata di essa. Invece di una forza
aggrovigliata, capricciosa, incostante, priva di scopo, misteriosa e indecifrabile, il
karma è un regolatore lucido, inerte, costante e significativo. Per questo, dopo
tutto, nasce la sua definizione: La legge della causalità etica. Legge, non
capriccio:, causalità, non incidente; e questo, che i più ortodossi ammettono
ora nel mondo della fisica e della mente, si estende alla regione più nobile,
quella della morale. Non che ogni episodio di ogni vita debba essere letto come
una rivelazione improvvisa nel deserto, perché ciò significherebbe, dimenticare
la correlativa dottrina della Reincarnazione; ma che la somma totale delle
esperienze nella catena di vite non può errare e che il significato degli elementi,
in ogni collegamento, può essere calcolato in modo misurabile. La concezione
della Provvidenza, in questo caso, si espande fino a coprire tutto. L'istinto
religioso è soddisfatto, le affermazioni della ragione sono consentite, la richiesta
della giustizia è garantita.
Penso che i libri di devozione del futuro stamperanno "Karma"
dove ora è stampano "Provvidenza". Il concetto è tanto più ricco che il più
povero non contenderà a lungo. La parola "Karma" non è così strana come in
passato. A volte lo vediamo in fatti improbabili. A poco a poco sarà
addomesticato nella lingua, perché i teosofi lo impiegano costantemente e,
sebbene non gli si attribuiscano molti signi ficati, certamente ha un grande
significato. Dopo che è diventato consueto, le persone non ne avranno. paura. A
loro piacerà, poichè a tutti piace ciò che è familiare. Col tempo il significato sarà
assimilato. Sposterà la vecchia concezione ristretta e si imporrà come una
filosofia di vita ampia e sana. E quando il Karma è riconosciuto, non solo come
un principio che agisce sempre, ma come un fondamento sempre formante,
si potrà sperare molto nel miglioramento dell’umanità.
Fratellanza universale - gennaio 1898 - KARMA
G.A.Marshall
Questo argomento è di per sé uno dei più semplici e comprensibili fra
tutti quelli che costituiscono il corpo della filosofia teosofica. Esprime il carattere
radicale della legge di azione e reazione , la regola che ha effetto invariabilmente e
inflessibilmente, e segue la sua causa. Di conseguenza a volte viene chiamata la
legge di causa ed effetto - e questa è una versione molto corretta della legge
karmica. Nell’applicare questa definizione, tuttavia, siamo estremamente
suscettibili di inciampare, fin dall’inizio, a causa del significato indefinito e
molteplice della parola legge nonché dell’uso che se ne fa nel nostro linguaggio.
L'idea della legge come regola di condotta prescritta dall'autorità suprema
dello Stato è cosi profondamente radicata nei nostri modi di pensare, che non
possiamo facilmente liberarci da essa. Pertanto, abitualmente pensiamo alla
legge come a qualcosa che può essere eluso in vari modi, come ad esempio dalla
negligenza o dall'ignoranza degli ufficiali statali, dalla fallibilità o venalità di
tribunali e giurie o dalla clemenza del capo magistrato attraverso. il potere di
perdono . Abituati fin dalla nostra prima giovinezza a considerare Dio, come
semplicemente il capo esecutivo dell'universo, in verità onnisciente ma
accessibile attraverso appelli di favore, la legge divina viene considerata come
una regola di condotta che viene applicata solo attraverso la Divina Volontà, e
quindi come un codice le cui sanzioni possono essere eluse approfittando della
divina clemenza, se non addirittura dell'indifferenza divina su questioni
insignificanti.
Questa nozione dell'incertezza della legge viene portata da noi nelle
nostre concezioni del mondo fisico perché ci è stato insegnato che Dio, per fare i
miracoli, mette da parte le leggi della natura materiale. Per questo motivo, il
termine legge non richiama nelle nostre menti l'idea di una sequenza inflessibile
tra causa ed effetto. A questa incomprensione del significato della legge -
un'incomprensione di cui coloro che ne soffrono di più sono senza dubbio inconsci -
può essere addebitata parte della confusione e della mancanza di chiarezza che
prevale largamente in qualsiasi scritto su questo argomento. Leggiamo del
"buon Karma" e del "cattivo Karma", come se una qualità morale potesse legarsi
a ciò che è letteralmente e strettamente inevitabile. Troviamo il Karma discusso
come se fosse un'entità personale che dispensa ricompense e punizioni, rendendo
così la parola solo un sinonimo del Geova degli ebrei e del Dio personale del
cristianesimo popolare. Tutto ciò potrebbe essere indiscutibile, se si potesse tenere
costantemente presente che la personificazione è solo un dispositivo letterario e che
ricompense e punizioni significano solo conseguenze gradevoli o spiacevoli. Ma il
linguaggio usato non trasmette questa impressione al lettore medio, e c'è
sicuramente il pericolo che il Karma possa diventare solo il nome di una nuova
divinità da temere, contro la quale è lecito lamentarsi.

Il karma è definito dai più come la legge della causalità etica. Poiché la
parola karma in sanscrito significa azione e viene presa in inglese per indicare-la
legge dell'azione, non vi e alcuna obiezione seria per limitare la sua applicazione
ad azioni che hanno un carattere o una qualità etici o morali. La difficoltà
consiste nel fatto che la suddetta limitazione non è possibile; il linguaggio è una
funzione in evoluzione e nessun uomo che impara una nuova parola può assegnare
ad essa un proprio significato se poi quella parola viene usata anche da altri; e non
esiste una linea fissa e veloce che separi le azioni che hanno un valore morale da
quelle che non lo hanno. Tuttavia, per essere pratici, vogliamo occuparci
maggiormente degli aspetti etici del karma e della legge karmica.
Ecco che -emerge la ,vecchia questione del destino e del libero arbitrio; se
l'effetto segue invariabilmente la causa, noi siamo il risultato di cause precedenti e
non possiamo cambiare la nostra natura o il nostro destino, afferma il fatalista. Non
è necessario continuare a cantare questa vecchia nenia. Noi non riconosciamo
alcunché che sia materia morta o forza cieca. Tutto emana ed evolve dallo Spirito,
e rintracciamo la nostra eredità a questa vita unica come fonte del nostro essere.
Questa fonte è oltre la nostra comprensione. non conosciamo chiaramente la
natura e il potere di quella facoltà dello spirito individuale che chiamiamo
volontà; spetta, quindi, a noi accettare come base della nostra responsabilità il
fatto pratico che ci sembra di avere la capacità di dirigere la nostra condotta.
Impariamo dalla Dottrina Segreta che l'evoluzione ha proceduto su linee
inconsce (per quanto poco conosciamo la nostra coscienza) e che i fattori e i
prodotti dell'evoluzione erano e sono irresponsabili e senza qualità morale, fino
al momento in cui Mànas ha iniziato a svilupparsi nell'uomo. In quel momento
l'autocoscienza è emersa in lui, dandogli il potere della riflessione e il potere di
aiutare o ostacolare i suoi successivi progressi. Con l'alba dell'autocoscienza
arriva il senso di responsabilità morale; l'uomo ha mangiato l'albero della
conoscenza e scopre di essere nudo e che deve usare le sue facoltà per la sua
protezione e il suo progresso. Non può più nascondersi tra gli alberi del giardino,
non è più un essere irresponsabile. La sua coscienza, la voce di Dio dentro di lui -
gli dice cosa fare e cosa evitare. Il karma, o la legge di causa ed effetto, lo ha
portato avanti e in alto su un piano in cui si è trovato dotato di una facoltà che
può originare nuove cause. Non può contrastare o impedire il funzionamento
delle forze già istituite, ma può applicare nuove forze che cambieranno la
direzione.
E’ una legge familiare in meccanica, che quando diverse forze si
incontrano, la forza risultante prende una nuova direzione, che è determinata
dall'effetto combinato della forza e della direzione delle forze che si incontrano. Il
numero, la direzione e la forza delle forze che entrano e compongono la somma di
ogni singola vita sono praticamente infinite; i fili karmici che si uniscono per
determinare la nostra posizione e l'impulso iniziale sono molti e sono strettamente
intrecciati. Manas, la facoltà o il principiò che i Putra di Manasa ci hanno
donato, è un'ulteriore causa, che deve essere presa in considerazione nel
determinare tutti i risultati successivi. L'uomo non può più andare alla deriva; deve
esercitare il suo potere appena acquisito o sprofondare in una condizione peggiore
di quella da cui è emerso. Con l’uso corretto della mente può continuare più
efficacemente la sua evoluzione, che lo ha portato al punto in cui e oggi; con il suo
abuso può tornare alle sue ,origini e aumentare il suo piacere con semplici
gratificazioni animali.
In questa capacità di scegliere sta la concezione del Karma come base
dell'etica. In virtù di questa dotazione l'uomo è investito di attributi divini, e spetta a
lui dire se accetterà la sua eredità ed entrerà nel suo godimento, o se la rifiuterà e
affonderà di nuovo nell'oblio da cui è appena fuggito.
The Path - February 1888 LE LEZIONI DEL KARMA
Charles Johnston

L'idea che di solito è associata alla parola Karma èquella di un potere


inerente alla natura delle cose: dall'azione, di cui le buone azioni sono
ricompensate con le felicità, a quella delle cattive azioni che portano sofferenza
e dolore. Secondo questo punto di vista, il Karma diventa una sorta di polizia
morale, che aggiusta e corregge continuamente gli errori e le stravaganze
della razza umana e assicura che nessuno possa sconfinare nel dominio di un
altro.
Il karma è stato descritto come una applicazione della legge di azione e
di re-azione delle forze mentali, e il suo spirito e stato riassunto nelle parole
"Qualunque cosa un uomo semina , lo stesso raccoglierà". E tutto ciò è
indubbiamente vero. Queste idee, quando rimuovono la credenza che gli eventi
siano meramente accidentali e fortuiti, sono della massima importanza; ma
sebbene sia vera in sè, questa idea e molto lontana dall'intera verità; per
quanto la si esamini scientificamente si scopre che è senza scopo; l'azione
continua di questa legge di compensazione, la sua regolazione perpetua e la
correzione che ne segue, è mera temporizzazione, e non porta da nessuna
.

parte. Essa è un infinito oscillare avanti e indietro di un pendolo isolato. Il


pendolo è puramente meccanico e, quando distaccato da un qualsiasi impiego, è
innaturale; infatti tutta la natura ha uno scopo e si muove sempre avanti. La
natura è organica; non lo è la super-natura.
Se la visione limitata del Karma è paragonata a un pendolo, la sua
vera azione potrebbe essere rappresentata da un albero (l); le sue
ricompense e punizioni possono essere paragonate alle foglie, prodotte in
primavera solo per poi cadere in autunno, e riprodurle nuovamente alla
primavera successiva, per poi, di nuovo, farle cadere al nuovo autunno, e
cosi via. Ma l'albero è ogni volta migliore di quello precedente; il pendolo fa
semplicemente il suo lavoro, la sua attività è priva di scopo; ma non cosi
l'albero. Ha aggiunto qualcosa a se stesso con ogni sforzo, ha assimilato
a sé un territorio allargato, ha vinto sul mondo inorganico.
La forza dentro e dietro l'albero funziona in avanti, e per fini definiti,
e questo fatto rende l'albero un emblema appropriato della legge del Karma.
L'osservazione della vita ci insegna che al di là della semplice azione
gratificante o compensativa del dolore e del piacere, tali sensazioni hanno un
altro uso; questo uso è più profondo. e concerne il concetto di disciplina -
sviluppo. Alla luce della successiva riflessione, gli eventi che in precedenza
sembravano insignificanti e senza scopo appaiono nella loro. vera luce come
insegnamenti, e la lezione che hanno insegnato, per la quale nessun studente
era maturo, diventa evidente.
Supponiamo, ad esempio, di incontrare una certa persona, o un gruppo
di persone; può essere l'occasione per fare una conversazione su vari
argomenti; possono essere espressi vari punti di vista, manifestati vari
sentimenti; il nutrimento necessario che le esigenze di crescita del discente
possono ricevere passa abbastanza inosservato. Anni dopo, un'improvvisa
necessità o circostanza può rivelare lo scopo di quell'incontro e può
trasformarsi in un raggio di luce che illumina quel grano d'oro ricevuto
inconsciamente. Questo è vero per tutti gli eventi, ma principalmente per le
persone esso è il più grande degli eventi. Le persone che incontriamo
sono i grandi maestri, i più grandi rivelatori della lezione della vita; possiamo
imparare attraverso un'altra persona ciò che la nostra singola mente potrebbe
non aver mai percepito.Tra le lezioni da apprendere dalle persone, forse le
più importanti sono quelle da trarre dal sesso.
La natura ha raggruppato tutti gli esseri umani in due grandi classi: i
sessi maschile e femminile; ognuno è complementare all'altro, e questo è
vero soprattutto sul piano mentale. Qualsiasi particolarità di ciascun sesso,
ciascuna caratteristica che lo differenzia maggiormente dall'altro, è un'ulteriore
perfezionamento di questo carattere complementare, un'ulteriore, attrazione
per legare insieme i due sessi in reciproca armonia.
E quando si raggiunge la massima perfezione di questa reciproca
armonia, in completa comprensione e perfetta partecipazione, quale lezione
si impara?
Quanto più perfetta è la simpatia, nel senso migliore della condivisione
della vita di un altro, e penetrandola con i filamenti dell'amore, tanto più
chiaramente questa verità viene percepita: essa è molto più profonda di
qualsiasi differenza tra i sessi, si trova in una unità radicale e totale
identità. Sebbene si mascherino sotto aspetti molto diversi, l'anima dell'uomo
e l'anima della donna sono la stessa cosa, sia nelle leggi che governano la
loro vita, che nella loro natura e nella loro divinità.
Sembrerebbe che la vita, la Grande Maestra, per portare le anime in
evoluzione alla vivida coscienza individuale, pur disperando di insegnare
loro la simpatia, di illuminare sempre per loro la natura spirituale
interiore degli altri, di rivelare loro la reciproca identità, abbia
organizzato questa sciarada dei sessi, inventando queste maschere di uomo e
donna, maschio e femmina.
Oltre a questa percezione dell'identità, c'è un'altra lezione insegnata, un
altro aspetto soggetto alla natura complementare dei sessi. Un egoista
povero e angusto entra nell'arena della vita; tutte le cose sembrano
guardarlo amaramente; un mantello di perenne sofferenza è gettato sulle
sue spalle; è legato con catene di ferro, cosicché alla presenza degli altri non
potrà mai essere sé stesso; si sente morso dal gelo e schiacciato, e sa che se per
qualche miracolo potesse bere una profonda sorsata di elisir e spezzare i suoi
legami, alla fine potrebbe camminare a testa alta, uomo tra gli uomini.
E’ un egoista, un disgraziato, non sufficientemente sviluppato per
imparare la grande lezione di simpatia, e questo senza alcuna contaminazione
del male, ma perché il flusso della vita è mezzo congelato dentro di lui, in
attesa di qualche miracolo, qualche angelo per mescolare le acque della sua
esistenza. A poco a poco accade il miracolo: . il grande maestro lo porta
faccia a faccia con un'altra anima, qualificata in tutte le cose atte ad
integrare le sue mancanze. Subito sente un'infusione di potere
supernativo. In presenza di questo eletto, si sente entusiasta, scaldato da
calde ondate di vigore celeste ; una parte della promessa infinita della vita è
realizzata, una delle profezie dello spirito è adempiuta nella gioia. Alla fine
il povero egoista può spezzare i suoi legami; assaporare la divina dolcezza
della simpatia con un'altra anima; imparare che fili d'oro legano l'anima
all'anima, quell'anima che attraversa l'altra anima con arterie eteree che
trasmettono a ciascuno la vita dell'altro, in aggiunta alla propria. E impara
anche una lezione sublime: la divinità della rinuncia. Dando, lui riceve;
attraverso il sacrificio di sé eredita il suo regno.
E la lezione non finisce qui; in sintonia con una singola anima, trova un
grande e notevole beneficio. Guadagnando un bene così grande da un'altra
persona, impara ad attribuire ad altri la propria stessa eccellenza; la sua fede
si estende in un cerchio sempre più ampio, fino a quando abbraccia tutta
l'umanità nei sacri vincoli dell'amore.
Se l'armonia insegna grandi lezioni, grandi sono anche le lezioni da
imparare dalla discordia.
Ogni conflitto produce dolore; grande dolore si prova nel vedere
l'oppressione esercitata nei confronti degli oppressi, talvolta anche
maggiore del proprio. Qualcuno cerca di tiranneggiare su un altro, e non
solo l'altro cattura il tuo interesse, ma dentro di te si eleva un Sé più vero che
prende la parte degli oppressi. Ogni mia tirannia contro mio fratello è punita
da questo Io più vero, con una corrispondente dose di paura. .

Alla fine imparo la lezione, che non si può nuocere senza subire il
danno prodotto dalla reazione dell'altro, e così su tutto; il benessere dell'uno è
inseparabile dal benessere di tutti. Mi cadono le braccia e faccio ammenda
con generosi atti. Subito cambia l'atteggiamento di mio fratello, da nemico
diventa amico. Ha aspettato questa opportunità per riconoscermi come
fratello; e ancora una volta il grande maestro insegna la lezione di simpatia.
D'ora in poi la vita di mio fratello è una parte della mia vita, e il potere di
comandare appartiene a entrambi.
E così gli eventi più ordinari, e persino i nostri stessi errori, vengono
trasformati in benefici. Una mano ferma, un potere che risiede sopra di noi, e il
cui segreto non possiamo comandare, guida il nostro male verso un bene più
ampio e trasforma le nostre energie errate in canali giusti.
Ogni evento nella vita insegna la sua lezione, consciamente o
inconsciamente. Se siamo studenti disattenti potrebbe dover essere ripetuto
due o più volte: se aiutiamo l'insegnamento con la percezione pronta, può
essere insegnato in una volta sola, lasciando più tempo da dedicare a
problemi più grandi e temi più elevati.
Poiché ogni evento porta per noi un valore segreto e spirituale, e non
possiamo indovinare in anticipo la natura di quel valore, è utile che noi
assumiamo personalmente la direzione delle lezioni, con una grande assunzione
di onniscienza, dicendo a noi stessi "Ad una tale vita mi dedicherò, io dovrò
esibire queste virtù, e da tanti errori mi asterrò", evitando in tal modo di
viaggiare come un pilota inesperto, senza carta geografica e bussola, che
guida nel buio ed in una terra sconosciuta.
Sarebbe meglio abbandonare questa finzione di saggezza che ci
convince di non poter fare del bene; dobbiamo affrontare audacemente gli
eventi mentre si incontrano, e con il buon coraggio e la risoluzione di osare e
sopportare tutte le cose, fare in modo che la lezione d'oro nascosta negli eventi
stessi non sia persa.
E’ stato suggerito che coloro che cercano la saggezza dovrebbero
abbandonare tutte le loro attuali occupazioni e vivere la vita di un asceta del
deserto; e alcuni hanno persino pensato di attirare su di loro i doni della divinità
con un semplice allontanamento fisico dai loro doveri; ma questo significa
tradire il segreto della vita, voltare le spalle ai nostri doveri nominali, e più
importante ancora alle lezioni che essi contengono per noi.
I libri sulla saggezza sono cifrati; il vero asceta è colui che senza
abbandonare i suoi doveri, rinuncia a tutti gli scopi egoistici e lasciandosi alle
spalle la sua natura animale, si rifugia nel luogo segreto della sua anima. Molti
di questi libri usano un linguaggio allegorico, nascondendo nelle loro pagine una ,

significato spirituale; dire che i più grandi saggi della terra si soffermano
sulle montagne più alte è un quadro allegorico della verità e significa che le
anime piú divine sono quelle che si sono innalzate più in alto, lontano dalle
,

cose terrene, verso le vette della purezza, eternamente incarnate


nell'azzurro sereno dello spirito. Tutte le cose nel mondo fisico hanno i loro
significati vitali interiori; se dovessimo cercare le sommità più alte della terra,
ci troveremmo faccia a faccia con sontuose forme di santi, poiché il fatto
spirituale, per essere completo, deve avere anche un suo quadro terreno.
,
La vita, il grande Maestro, ha quindi progettato le sue lezioni. Per coloro la
cui vista è grossolana, l'insegnamento è inquadrato in immagini fisiche, nei volti,
negli alberi, nelle montagne e nel vasto seno della terra; ma coloro la cui vista
è più acuta, in ogni fatto riconoscono un significato più p r o f o n d o e p i ù
vero, e solo questo ha valore per il loro essere.
Queste visioni esterne, foreste e colline, l'oceano irrequieto, le stelle
eterne, sono sermoni sempre eloquenti che intonano la divinità dello spirito. La
vita del mondo dice, con Erd-Geist in Faust

"Così al ruggente Telaio del Tempo,, mi compiaccio,


"E tessere per Dio il vestito che vedi da lui " .

Il grande insegnante ci porta da persona a persona, evento dopo


evento; da ciascuno, come possiamo, impariamo la sua lezione; da ciascuno,
come siamo in grado, strappiamo il suo segreto, un valore sconosciuto e
imperscrutabile finché non siamo faccia a faccia con esso.
Sebbene all'inizio la lezione possa essere aspra e sgradita, apprendiamo
finalmente che ciò che sembrava amaro era in realtà più dolce e che ciò che
sembrava doloroso era gravido di guarigione; nei nostri migliori stati d'animo,
siamo un tutt'uno con l'insegnante e percepiamo i suoi fini; nei nostri
momenti di intuizione più profonda, percepiamo che l’insegnante è il nostro
vero Sé; e sebbene potremmo contorcerci in successive acute lezioni, siamo
disposti a sopportare, certi che la sofferenza è per il nostro massimo beneficio.
Queste considerazioni non insegnano alcuna acquiescenza indolente e
oziosa nella marea degli eventi; il nostro dovere e il nostro vantaggio è di
gettarci dalla parte dell'insegnante e di controllare tutte le tendenze perverse
che ostacolerebbero e neutralizzérebbero la lezione. Lascia che coloro
che lo apprezzano trovino il compito facile, provalo coscienziosamente per un
solo giorno.
Poiché tutti gli eventi e le persone hanno un valore interiore e
inappagato, poiché tutti sono intimamente legati al nostro sviluppo e al
nostro bene duraturo, deduciamo che questa verità vale anche per gli altri; e
quindi siamo in grado di percepire vagamente la potenza sovrumana e l'energia
dirigenziale benefica che si trova dietro la vita, trasformando il bene e il
male di ciascuno nel benessere di tutti. Lasciateci, /dunque, impegnare a
cercare la Verità ed elaborare il nostro destino divino senza paura; questo è
il vero bene per noi stessi, come sicuramente è il bene più vero per tutti gli
altri.
Elaborando il nostro proprio destino divino otteniamo il potere di fare
il bene, perché solo colui che ha accesso al cuore del bene può fare del bene al
suo prossimo. Le leggi come queste ci insegnano una nobile incuria di fini
meschini ed eventi funesti, e ci proibiscono per sempre ogni sordido
progetto per il domani.
Percependo l'oscillazione di queste grandiose leggi, possiamo
audacemente prendere in mano il gioco della vita, affrontando con il cuore
ogni destino. La prima e l'ultima parola del Karma è disciplina e sviluppo.
Ma disciplina per quale fine? Per i grandi premi della vita terrena? Per
glorificare i nostri anni, quanti che siano?
Molto diversa è la tendenza di queste potenti leggi; conducono non
alla ricchezza o alla povertà mondane, non alla lode e alla fama o al
disprezzo e alla schiavitù, non tanto al trono quanto al p a t i b o l o . I
premi non si trovano sul piano materiale.
E cosi, a meno che non siamo baloccati da un'illusione permanente, a
meno che non siamo gli sciocchi di un incubo senza fine, spazzando dal cuore
gli impulsi egoistici e sostituendoli con la pulizia morale di queste maestose
leggi, viaggiamo verso il nostro destino più alto ed una garanzia più sicura di
raggiungere il nostro bene immortale.

NOTA:1. Il simbolo dell'albero è un antico glifo ariano. Dissero che


l'Albero crebbe a testa in giù, le sue radici al posto della chioma.
The Path - Agosto 1892 - PENSIERI SUL KARMA -
Eusebio Urban

Ogni giorno, nella vita, vediamo persone sopraffatte da


circostanze buone o cattive che arrivano tutti insieme o diluiti per
lunghi periodi di tempo. Alcune persone vivono un'intera vita in
condizioni miserabili, e altre per molti anni il contrario; altri ancora
sono infelici o felici per brevi periodi di tempo. Parlo, ovviamente,
delle circostanze della vita indipendentemente dall'effetto sulla mente
della persona, perché spesso può darsi che un uomo non sia infelice in
circostanze avverse, e alcuni sono in grado di estrarre il bene dai
vincoli molto stretti nei quali sono costretti. Questo è il Karma di
coloro che sono gli sperimentatori, e quindi ci chiediamo se il Karma
può cadere in un baleno oppure può rimanere sospeso per un lungo
arco di tempo. E ci si chiede anche se le circostanze di questa vita
siano il risultato totale della vita che l'ha immediatamente preceduta.
C'è una piccola storia raccontata in questo secolo a un mistico
tedesco da un altro vecchio, un mistico, quando gli è stato chiesto il
significato del verso nella Bibbia che dice che i peccati del padre
saranno scontati sugli eredi fino al terza e quarta generazione. Il
vecchio disse: "C'era una volta un Re orientale che aveva un figlio, e
questo figlio aveva commesso un atto la cui pena era che doveva
essere ucciso da una grande pietra lanciata su di lui. Ma come si può
ben vedere, una tale punizione non avrebbe riparato il danno arrecato
né avrebbe dato all'autore del reato la possibilità di diventare un uomo
migliore. I consiglieri suggerirono al Re di spezzare una grande pietra
in piccoli pezzi e di lanciarli contro il figlio, in tal modo i figli ed i
nipoti avrebbero avuto pene che potevano sopportare. Così fu fatto, e
tutti furono feriti, ma nessuno fu ucciso". Si sosteneva, ovviamente, in
questo caso che i figli e i nipoti non sarebbero potuti nascere nella
famiglia del principe se non avessero avuto a disposizione qualcosa
che proveniva dal passato, da altre vite, per la formazione del loro
carattere, e per tale motivo dovevano poi condividere in una certa
misura anche la punizione ricevuta in eredità. In nessun altro modo i
versi cristiani possono essere compresi se vogliamo riconoscere
giustizia nel Dio dei cristiani.
Ogni Ego è attratto dal corpo in cui incontrerà i suoi giusti
meriti o demeriti, ma anche per un'altra ragione. Infatti, il corpo non
solo è condannato a subire la giusta ricompensa o punizione per la
propria vita passata, ma deve sopportare anche quello che, sempre nel
passato, era collegato alla famiglia dalla quale il corpo è nato, e il
flusso di eredità ad essa assegnato. È quindi una questione non solo di
meriti e parentela, ma di responsabilità. La giustizia ordina all'ego di
soffrire o di godere indipendentemente dalla famiglia in cui viene; la
parentela decreta che egli verrà nella famiglia in cui vi sono alcune
caratteristiche simili a una o più delle sue e che hanno quindi un
potere di attrazione; ma la responsabilità, che è composta da giustizia,
indica che l'Io deve arrivare alla razza o alla nazione o alla famiglia
alla quale la sua responsabilità spetta per la parte che ha preso in altre
vite nella formazione del proprio carattere in generale, ma anche farsi
carico fisico dell'eredità che ha tanta influenza su coloro che vi sono
coinvolti. I nipoti soffriranno solo se in passato hanno avuto un aiuto
per plasmare il proprio carattere dalla famiglia di origine ed anche da
un ordine sociale che è dannoso per coloro che vi cadono attraverso
l'incarnazione. Uso la parola responsabilità per indicare qualcosa
composto da parentela e giustizia. Potrebbe essere descritto da altre
parole probabilmente anche migliori, e allo stato attuale della lingua
inglese molto probabilmente lo sarà. Un Ego potrebbe non avere
alcuna responsabilità diretta per una condizione familiare, nazionale o
di razza, e tuttavia essere trascinato lì in incarnazione. In tal caso, è il
carattere della parentela che provoca il luogo della rinascita, poiché
l'essere che arriva alla dimora dei mortali viene attirato come
elettricità lungo il percorso di minor resistenza e di maggiore
conducibilità. Ma laddove l'Io reincarnato è direttamente responsabile
delle condizioni familiari o razziali, deciderà egli stesso, in base agli
esatti principi di giustizia e al fine di adempiere ai suoi obblighi,
ovvero rinascerà dove sarà ricevuto come nipote in base al suo
desiderio, fisicamente o altrimenti in base ai risultati dei suoi atti
precedenti.
Questa decisione viene presa al momento di lasciare il
Devachan . Tutto ciò è assolutamente giusto, indipendentemente dal
fatto che il nuovo cervello fisico sia in grado o meno di raccogliere i
fili perduti della memoria.
Così oggi, nella nostra civiltà, siamo tutti sotto la pena dei
peccati dei nostri antenati, vivendo in corpi che la scienza medica ha
dimostrato di essere affetti da malattie del cervello, della carne e del
sangue che entrano nel torbido flusso dell'eredità attraverso i secoli.
Questi disturbi sono stati causati da noi stessi in altri secoli,
nell'ignoranza, forse, di conseguenze così profonde, ma l'ignoranza
riduce solo la responsabilità morale più elevata e tende a limitare i
risultati sulla sofferenza fisica. Questo può benissimo condurre, come
spesso accade, agli sforzi da parte di molti ego reincarnati di operare
al fine di ottenere una riforma generale.
Fu attraverso tale convinzione che gli antichi tentarono di
formare e mantenere in India un flusso familiare puro come la più alta
casta del Brahmino. Sapevano che se una linea familiare così pulita
potesse essere mantenuta per molti secoli, avrebbe sviluppato il potere
di respingere l'Ego sulla via della rinascita se non avesse trovato un
carattere all'altezza del suo flusso vitale. Quindi solo gli insegnanti per
natura, di elevata statura morale e spirituale, sarebbero venuti sulla
scena per agire come rigeneratori e salvatori di tutte le altre classi. Ma
sotto la regola ferrea della legge ciclica questo è degenerato nel
tempo, lasciando ora solo un'imitazione delle aspettative.
Una variante della storia Orientale prima raccontata dice che il
suggerimento dato dai consiglieri al Re era di lanciare i sassi contro il
principe. Ciò è stato fatto e il risultato è stato che non è stato ucciso
ma ha sofferto per i sassi che gli venivano lanciati. Questa versione
dei fatti fornisce un'altra legge karmica: una determinata quantità di
forza di carattere karmico può essere lanciata su una persona o cadere
improvvisamente su molti, alla rinfusa, o ancora, può essere divisa in
pezzi più piccoli, la somma dei quali rappresenta l'intera massa della
forza karmica. E così lo vediamo nella vita. Alcune persone soffrono
per molti anni di una quantità di Karma avverso che, se dovesse
cadere tutto in una volta, li schiaccerebbe. Altre hanno la fortuna di
smaltirlo in un tempo più lungo il che permette loro di capire il motivo
meglio che se fosse sperimentato in un giorno; ed accade anche che
altre persone siano state distrutte dall'improvviso arrivo di quella che
viene chiamata grande fortuna.
Questa legge è stata sperimentata anche in fisica. Un pezzo di
vetro può essere rotto all’istante con un solo colpo, lo stesso risultato
si ottiene se battiamo il vetro con una serie di colpetti la cui somma
equivale al colpo forte singolo. E con le emozioni osserviamo la stessa
legge, seguita anche dalla persona più ignorante, quando deve dare
brutte notizie: invece di lanciarle subito in faccia alla persona che
soffre, iniziano a raccontare lentamente, per gradi; accade sovente che,
quando un disastro viene improvvisamente annunciato, la persona che
lo ascolta crolla dallo sgomento. In entrambi i casi il dolore causato è
lo stesso, ma il metodo di impartire la notizia è diverso. In effetti, in
qualunque direzione guardiamo, questa legge funziona. È universale e
dovrebbe essere applicata al Karma così come a qualsiasi altra cosa.
Se la vita che stiamo vivendo è il risultato netto di quello che
precede, Patanjali risponde nel suo ottavo e nono aforisma, Libro IV.
"Da queste opere risulta, in ogni incarnazione, una
manifestazione di soli depositi mentali che possono arrivare alla
fruttificazione nell'ambiente fornito. Sebbene la manifestazione di
depositi mentali possa essere intercettata da ambienti inadatti,
differendo per classe, luogo e tempo , c'è una relazione immediata tra
loro, perché la memoria e il treno del pensiero auto-riproduttivo sono
identici ", e anche da altre dottrine degli antichi. Quando un corpo
viene assunto, solo quel tipo di Karma che può operare attraverso di
esso si farà sentire. Questo è ciò che significa Patanjali . L '"ambiente"
è il corpo, con la mente, la natura plastica, le emozioni e i desideri.
Quindi uno potrebbe essere stato grande o il contrario nella vita
precedente, ma ora ha solo l'ambiente che servirà per l'esaurimento di
un po' di Karma lasciato da vite distanti molte incarnazioni. Questo
Karma inesauribile è noto come Karma immagazzinato. Può o non
può entrare in funzione e può anche essere messo in luce dallo sforzo
violento della mente che porta a cambiamenti tali da alterare
l'apparato corporeo e renderlo equivalente a un nuovo corpo. Ma
poiché la maggior parte degli uomini è pigra per quanto concerne i
problemi della mente e della natura, essi soffrono correndo con la
grande famiglia o con il flusso nazionale, e così, attraverso una intera
vita, non fanno alcun cambiamento nella loro natura interiore. Il
karma nei loro casi opera attraverso ciò che Patanjali chiama "depositi
mentali". Questi sono i risultati netti memorizzati in ogni vita dal
Manas . Infatti, quando il corpo muore, portando con sé il cervello,
non può esserci spazio di archiviazione né mezzi di connessione con la
prossima vita terrena; la divisione nota come Kama viene dissipata o
eliminata insieme al corpo astrale qualche tempo prima della rinascita;
il corpo astrale non trattiene nulla - come regola generale - per la
nuova vita, e il valore o la somma di quegli skandha che appartengono
a Kama è concentrato e depositato in Manas o nella mente. Quindi,
quando l'essere immortale ritorna, è davvero Manas-Buddhi-Atma che
cerca un nuovo ambiente in un nuovo corpo, prana , Kama e doppio
astrale. Poiché sotto il dominio della legge ciclica, la reincarnazione
può fornire solo un motore di potenza, per così dire, che è molto più
basso delle potenziali energie immagazzinate in Manas , rimangono
"depositi mentali" inesauribili, o Karma inesauribile. L'Io potrebbe
quindi spendere una certa linea di Karma, portandola sempre in
ambienti simili fino a quando quella classe di Karma sarà esaurita o
indebolita al punto da consentire a un'altra serie di "depositi mentali"
di prevalere, facendo in modo la prossima incarnazione avvenga in un
ambiente diverso che dia l'opportunità ad nuova serie di depositi di
produrre Karma nuovo o diverso.
L'obiettivo che è indicato per la vita è quello di vivere e pensare
in modo tale da non generare alcun nuovo Karma, o causa di
schiavitù, mentre si sta lavorando con le risorse disponibili, al fine di
chiudere ogni debito residuo e ripulire il karma per quanto è
consentito. I vecchi "depositi mentali" passeranno così gradualmente
all'azione e all'esaurimento da una vita all'altra, lasciando alla fine
l'uomo in una condizione in cui può dominare tutto ed entrare nella
vera coscienza, pronto a rinunciare alla ricompensa finale per poter
rimanere con l'umanità, senza creare nuovo Karma e aiutando gli altri
lungo la ripida strada verso la perfezione.
Bhagavad Gita

Il più religioso dei testi religiosi mai scritti, un poemetto di


neanche mille versi, incluso nel Mahabharata, la maggior epica indù,
che parla ai devoti del Beato (Bhagavan). Detto anche il Poema
Divino, il Vangelo Indù, La Bibbia prediletta dall’India, è l’opera più
istruttiva e sublime che esista al mondo. Disputata fra Cristiani e Indù
perché i primi pretendono che sia stata copiata dai Vangeli, mentre gli
altri sostengono il contrario. La sua datazione è imprecisa: è stata
collocata fra il V secolo ed il I seecolo e.a..
Innumerevoli i traduttori, le edizioni, i commentatori, rimane
una delle più nobili espressioni della speculazione religiosa indù ed è
accettata da tutte le darsane. Si ritiene che sia opera di un solo poeta,
ma una composizione che si è affinata nel tempo per opera di molti
contributi. Il sentiero che indica è la sintesi delle dottrine di tre scuole:
la Sankhya (Conoscenza), la Yoga (Azione), la Veda (Devozione) e,
come tale viene anche chiamata The Triune Path (Il Triplice Sentiero).
Non potendo fare una estesa trattazione, ci limitiamo a fissare
alcuni concetti. Il primo concetto che penetra il pensiero di tutte le
scuole è il dharma, il quale stabilisce che ogni creatura vivente ha
una propria legge che ne stabilisce il dovere. A livello animale, esso si
identifica con gli istinti, a livello umano esso assume forme diverse a
seconda del paese e del gruppo sociale cui si appartiene. In India, ad
esempio, vi sono le caste, gruppi omogenei ciascuno dei quali ha i
propri doveri ed i propri compiti che non sono intercambiabili.
Chi compie il proprio dovere non pecca; è meglio fare il proprio
dovere in modo imperfetto, piuttosto che fare il dovere degli altri in
modo perfetto. Il peccato provoca l’intervento della Legge del Karma
che provvede a sanzionare il peccatore. Anche l’azione meritevole
chiama in causa la stessa legge, solo che in questo caso si tratta di
compensazione. Nell’un caso e nell’altro, non essendo il
provvedimento del Karma immediato, spesso il debito viene saldato
con ripetute incarnazioni. L’insieme delle reincarnazioni (samsara)
significa ritorno nella manifestazione con tutte le sofferenze che essa
comporta e, molto probabilmente la nascita di nuovo karma, il che
lancia il pareggio ad un futuro molto lontano.
Buddha marcava queste vicende con le seguenti parole: “Né
nelle immensità degli spazi atmosferici, né negli abissi dei mari, né se
ti rintani nei crepacci della montagna, in nessuna parte della terra
troverai un luogo dove tu possa sfuggire al frutto delle tue azioni”.
Il Poema consiste nei dialoghi fra il Condottiero Arjuna ed il suo
auriga che è il dio Krishna, nei quali il Dio impartisce al combattente
norme di comportamento atte a mantenerlo nel sentiero del dharma,
eliminando i dubbi ed i tentennamenti. Krishna impersona il Sé
Superiore e, soprattutto nel V Capitolo tratta l’azione e la ricompensa
spiegando che il comportamento migliore è la Rinuncia al Frutto delle
Opere. Si tratta di attuare il distacco dal mondo, operare in nome e per
conto della divinità come si trattasse di una semplice necessità, senza
prendersi cura di raggiungere alcun risultato. Si deve sempre rimanere
concentrati sull’Ente Supremo, con continuità, equanimità e
discernimento spirituale. Dice Krishna:

Astenersi dall’operare è bene, e


compiere delle opere santificate è
bene; entrambe le vie conducono
alla beatitudine suprema.
a delle due vie la migliore è
quella scelta da colui che,
operando piamente, non si
astiene dalle opere.
Quello è il vero
rinunciatore, fermo e stabile,
che nulla cerca e nulla rifiuta,
e dimora al riparo degli
opposti.
Ed ancora:
Tuttavia tale distacco dal
mondo è difficile ad ottenere
senza molta santità.
E conclude:
Colui che compie
perfettamente l’azione, abban-
donandone il frutto, raggiunge il
riposo per mezzo della
consacrazione; colui che compie
male l’azione, attaccato ai suoi frutti
a causa del desiderio,
resta incatenato.
- - - - - - - - - - - - - - - - - -
L’estinzione nello Spirito
Supremo è conquistata dal
Saggio che ha visione chiara, i
cui peccati sono esauriti , che ha
spezzato ogni dubbio, che
controlla i suoi sensi e i suoi
organi e che si consacra al
benessere di tutte le creature.

NULL’ALTRO E’ RICHIESTO

Anche nel Cap. IX si parla di Karma, come azione e reazione,


causa ed effetto. Essa si applica a tutto l’Universo su tutti i piani. Ogni
manifestazione è pertanto il risultato dell’azione karmica di esseri di
ogni grado nella loro interazione ed interre-lazione:

Non vi è karma se non


vi è un essere per
produrlo e per
risentirne gli effetti.

Non è esagerato dire che la Manifestazione è il prodotto del


Karma. Sempre nel Cap. IX Krishna spiega il vero significato del
termine differenziando quella comunemente intesa come conoscenza
del mondo in cui viviamo, da quella integrale che consiste nella
identificazione della mente con ogni oggetto o soggetto verso il quale
si dirige.
Poi Krishna spiega il significato di “adorazione”, che va intesa
come consacrazione ad un ideale,e quello di “liberazione”, intesa
come abolizione dell’interesse personale nei frutti dell’azione. Non
sono i nostri atti che ci legano al karma, ma i nostri pensieri. E
conclude:

Ottenuto questo mondo limitato


e privo di gioie, onorami,
servimi, fissa il tuo cuore e il
tuo spirito
in me, sii il mio servitore, il mio
adoratore, prosternati innanzi a me,
e così a me unito, in riposo,
tu verrai da me.

I Capitoli XVII e XVIII sono una specie di riepilogo e contengono


una serie di suggerimenti che Krishna dà ad Arjuna circa la corretta
condotta, con una sottolineatura costante a non proporsi scopi egoistici
(XVII n. 11,12,20,21,25; XVIII n. 6,8,9). Nel Cap. XVIII, al verso 14,
elenca le cinque cause che servono al compimento dell’azione (la base
[prakriti], il soggetto agente [purusha], gli strumenti molteplici [i sensi], i
vari movimenti [cinque soffi vitali], il destino [daivam]). Al verso 18
specifica che gli elementi che costituiscono l’impulso all’azione sono: la
conoscenza, il conoscibile ed il soggetto conoscente. Mentre gli elementi
che costituiscono l’azione sono: lo strumento, l’azione, il soggetto agente.
Parla poi dell’appagamento e del piacere, evidenziando che il “si deve
fare” ed il “non si deve fare” è una scelta che è compito dell’intelligenza.
Conclude dicendo che dove si trova Krishna ed Arjuna, lì vi è ricchezza,
vittoria e successo. Evidente il riferimento al Dio, il Santo Istruttore, Idea
divina che sorge dalla Saggezza Universale e ad Arjuna, l’Uomo interiore.
Non è difficile capire che ognuno di noi è contemporaneamente
Krishna (il proprio Sé Superiore) e Arjuna (il proprio Sé Inferiore): unire i
due significa sottomettere la Natura, obbedendole. Questo risultato si
ottiene con l’acquisizione dei poteri spirituali che permettono alla monade
di avviarsi verso l’Essere Supremo per ottenere la quale non basta la
comprensione letterale della Baghavad Gita, ma bisogna leggerla attraverso
le sette chiavi di lettura che legano le parole su piani diversi.
Conclusione
Il viaggio di una monade è tutt’altro che una passeggiata: un duro
cammino su sentieri pietrosi, su per monti e giù per valli, incontri imprevedibili,
attacchi da nemici sconosciuti, danni di ogni tipo, sofferenze fisiche e psichiche.
Si viene al mondo non per volontà propria ma per volere di “colui che puote”.
Davanti a noi la “via del dharma. Il Dharma, come si ricorderà, è una
parola sanscrita e significa “obbligo morale, verità, come le cose sono, o come
le cose dovrebbero essere”,è il dovere che ci siamo scelti in questa vita. E’
questa dunque, la direzione da prendere e la strada da percorrere. Ognuno
di noi è qui con uno scopo, un dovere interiore, o meglio una missione, da
esprimere nella vita. Quello che oggi chiamiamo talento è quella forza che ci
guida a realizzarci. Non si sfugge al Dharma. L’azione dharmica dà
chiarezza, felicità e pace interiore e permette di sentire la pienezza. L’azione
contraria al dharma è adharma, restringe la coscienza e produce uno stato di
oscuramento.
Una spiegazione esauriente del Dharma la troviamo nella Bhagavad
Gita nel XVIII Capitolo. Dharma è la Legge Sacra, il compimento del nsotro
destino karmico nel corso di numerose incarnazioni, l’esaurimento e
l’eliminazione dei difetti che ci hanno riportato sulla terra nelle condizioni
che sono il nostro destino attuale e che dovrebbero essere considerate e
riconosciute come opportunità necessarie al nostro ulteriore progresso.
Questa è la ragione della nostra vita.
Sulle spalle lo zaino del karma: individuali, familiari, nazionali,
continentali e perfino planetari. Questo la dice lunga su alcuni cataclismi
terrestri, maremoti e tsunami, sciagure familiari, frane e alluvioni che
distruggono interi paesi, e su guerre fratricide o in nome di qualche
religione. Solo il Karma, in questo caso terribile giustiziere, è responsabile di
queste “conseguenze” le cui “azioni” determinanti non capiamo, perché sono
state commesse in vite dimenticate. Il karma in questo caso ha riequilibrato
la bilancia e fatto ritornare l’armonia, anche se noi non lo possiamo capire; la
consolazione è capire che la morte è la liberazione da questo corpo che ci
tiene legati e ci impedisce di volare, vibrare, brillare, ed essere pervasi
dall’amore. Siamo nati per morire: la morte è il premio, perché libera
l’Anima e le restituisce la vera vita. Un karma negativo, ci può far rinascere
nel mondo dell’animalità, dei demoni. Un karma positivo, ci fa rinascere
come persone di elevato livello spirituale .
Non basta una vita per peccare e pagare (con santa pace di chi sostiene
il contrario), bensì tante, molte, più di quanto si possa immaginare. Bisogna
essere grati di questa opportunità, perché altrimenti andremmo tutti
all’inferno (si fa per dire). Questa via di salvezza si chiama “reincarnazione”.

“Come un uomo getta gli abiti logori per indossarne di nuovi, così l’anima incarnata
abbandona i vecchi corpi e ne riveste di nuovi.” (Bbagavadgita, Capitolo II, Verso
22).

Secondo le antiche tradizioni spirituali, ogni anima si incarna in vite


diverse, di corpo in corpo, (non necessariamente umano) fino a trascendere
l’esistenza, ed elevarsi su un piano di coscienza superiore.
La reincarnazione è una delle credenze più diffuse dell’Induismo e del
Buddismo, ma anche gli antichi Egizi e i Greci la accettavano. Gli Indiani
d’America, gli aborigeni australiani e molte tribù africane la includono nei
loro credo. Era accettata anche dagli Ebrei e ancor prima dagli Esseni, infatti
era largamente diffusa ai tempi di Gesù e considerata una componente
importante anche del primo Cristianesimo. La reincarnazione era sostenuta
anche dai grandi filosofi, prima con Pitagora, poi anche da Aristotele e
Platone.
La “bilancia cosmica” che provvede a mantenere in armonia
l’Universo deve sempre essere in equilibrio e, poiché ogni azione di ogni
essere procura delle conseguenze, bisogna correre ai ripari, operazione che
spetta al karma. Considerare Karma e Dharma, a prescindere dal nostro
credo o religione, ci fa riflettere su un concetto semplice e molto attuale: la
“Responsabilità” . Forse non possiamo tornare indietro nel tempo per
sistemare le cose, anche se qualcuno con l’ipnosi ci ha provato, ma possiamo
agire responsabilmente con amore, ed accettare anche gli eventi “negativi”
come espiazione del karma. Che nient’altro vuol dire che comprendere che se
oggi, per esempio, stiamo male è perché qualcosa avremo pur fatto!
Consapevolmente possiamo iniziare a cambiare pensieri, parole e
azioni, verso una via positiva.
Impegniamoci a risolvere il Karma, per godere del Dharma.
Attraverso i desideri realizziamo la nostra missione su questa terra
guardando al futuro e sognando la “Meta”. Niente di complicato, basta
seguire la propria voce interiore e per farlo bisogna continuare solo a
respirare, amare, vibrando nell’universo. Trasformiamo un azione meccanica
in un atto consapevole.
Più amate la vita, più la vita ama voi,
più amate ciò che vi circonda,
più ciò che vi circonda ama voi.

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