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La donna rinascimentale non era più caratterizzata dalla figura esile e dall’aspetto acqua e sapone,  le linee
del suo corpo infatti divennero più morbide. La bellezza rinascimentale prediligeva una donna dai fianchi
larghi e dal seno abbondante. Si continuò tuttavia a preferire  una pelle pallida e il viso candido. Per
mantenere la pelle chiara le donne rinascimentali usavano maschere , Cosmetici, ciprie e profumi
diventarono elementi essenziali per le donne più abbienti 

VENERE DI URBINO , TIZIANO

Si tratta anche dell’opera più importante di un nudo femminile in ambito artistico. La donna, nuda, in primo
piano è distesa e dipinta con un attenzione estremamente realistica. Occupa interamente la porzione
inferiore del dipinto. Il suo corpo disteso, infatti, si estende dal margine sinistro, che quasi tocca con il
gomito, al margine destro che incontra con la gamba sinistra completamente distesa. La Venere è adagiata
sopra un letto di materassi rosso porpora. Al di sopra è disposto un lenzuolo panneggiato con pieghe
morbide e eleganti.

In primo piano, Tiziano dipinge Venere sdraiata, completamente nuda su un materasso. La camera da letto
in cui si trova la dea è composta con un arredamento moderno, lontana dal mondo greco e romano, ai quali
apparteneva originariamente Venere.

A rendere eccezionale questa Venere sono soprattutto i dettagli: la dea, sdraiata su un letto, appoggia il
braccio su due cuscini e con lo sguardo (a metà tra la sfida ed il pudore), rivolto verso lo spettatore.

La protagonista con una mano si copre, alludendo al tema classico della Venus Pudica, ovvero la versione di
Venere intenta a coprirsi il seno o le parti intime, simboleggiando la parte più umana della dea della
bellezza.

Ci sono altri elementi della Venere significato su cui è necessario fare un approfondimento: nella mano
destra, la donna lascia cadere delle rose rosse; questo è il fiore sacro della dea e che simboleggia la
bellezza.

L’atto di far cadere le rose allude alla bellezza fisica che con il passare degli anni appassisce; con questo
gesto, suggerisce intrinsecamente di basare la propria persona non su un attributo fugace, ma su qualcosa
che può persistere, come ad esempio la fedeltà.

La fedeltà è un tema ricorrente in molte delle Tiziano opere, ma in questa, in particolare, ci sono
innumerevoli elementi che rendono tale valore un aspetto fondamentale della composizione: ai piedi di
Venere si trova un piccolo cane, simbolo per eccellenza della fedeltà.

Spostando lo sguardo sul braccio disteso della dea, è possibile notare che indossa un anello al mignolo;
oltre a questo prezioso accessorio, Venere indossa anche un bracciale d’oro ed un orecchino di perla a
forma di goccia, simbolo della purezza.

In combinazione, il cane e l’anello, possono essere interpretati come una sorta monito per la moglie di
Guidobaldo, ovvero Giulia da Varano, suggerendole di essere sensuale soltanto nei confronti di suo marito.

Proprio all’altezza dell’inguine di Venere, Tiziano pone la fine della parete scura che si trova alle spalle della
protagonista; sulla destra, si apre un’altra scena, con protagoniste due ancelle di Venere.

Le due donne sullo sfondo stanno cercando delle vesti da far indossare alla dea della bellezza: una è
inginocchiata per ricercare qualche abito nella cassapanca, mentre l’altra è in piedi ed ha già un vestito sulla
spalla.
A sinistra delle ancelle, si staglia una piccola finestra da cui filtra la luce, e nell’apertura si scorge un albero,
lasciando intendere la possibile presenza di un giardino all’esterno.

Infine, il netto gioco tra le tonalità chiare e quelle scure sullo sfondo mettono in risalto il corpo della
protagonista. 

Interpretazione de La venere di Urbino

La Venere nella mano destra un mazzo di fiori che tiene rivolto verso di sé. Con la mano sinistra si copre
delicatamente il pube. La donna si adagia su due cuscini disposti a sinistra e allunga il suo corpo verso
destra dove si trova un cagnolino che dorme. Lo stesso animale è presente in altre Veneri dell’epoca. Si
trova anche nella Venere con amorino e cagnolino, esposta agli Uffizi di Firenze. Fu prodotta,
probabilmente, all’interno della bottega di Tiziano.

LA FORNARINA

Nel celebre dipinto di Raffaello è raffigurata una giovane donna a seno scoperto. La ragazza siede rivolta a
sinistra e anche il viso è orientato di tre quarti. Lo sguardo invece è rivolto verso destra e pare guardare
oltre la figura dell’osservatore. Un velo trasparente poi copre la restante parte del corpo ed è sorretto sotto
il seno dalla mano destra della donna. Un mantello rosso è posato infine sulle gambe della giovane.

Sul capo la protagonista porta un turbante di seta decorato con motivi a righe di colore azzurro. Si nota
anche un gioiello tra i capelli composto da due pietre preziose e una perla. Infine intorno al braccio sinistra
è stretto un bracciale sul quale si trova la firma di Raffaello. Lo sfondo è risolto con dettagli naturali. Si
riconoscono infatti le foglie di un cespuglio di mirto e due limitati brani di cielo a sinistra e a destra.

Interpretazione de la Fornarina di Raffaello

L’identità della modella che prestò la sua immagjne al celebre dipinto di Raffaello è incerta. Si tratta forse di
Margherita Luti la figlia di un fornaio di Trastevere della contrada di Santa Dorotea. Secondo recenti
pubblicazioni però il titolo di Fornarina fu ispirato da una iscrizione posta in calce ad una incisione che
raffigurava il dipinto. Inoltre ancora nell’Ottocento erano ben quatro i dipinti di diversi autori indicati con
questo titolo. Alcuni studiosi hanno condotto un confronto fisiognomico su altre celebri fanciulle dipinte da
Raffaello. Sedondo tali autori la modella della Fornarina fu la stessa de il Trionfo di Galatea, La Velata o la
Madonna Sistina. Sedondo altri invece le somiglianze non sono così chiare. Inoltre per alcuni l’autore del
dipinto non fu Raffaello ma Giulio Romano. Rimane comunque accettata quasi unanimamente la tesi
dell’intervento a più mani.

LA VENERE DORMIENTE

La Venere dormiente è una delle opere più significative di Giorgione (al secolo Giorgio Gasparini, detto
anche Giorgio da Castelfranco, località da cui proveniva il pittore) realizzata tra il 1507 ed il 1510 circa e
oggi conservata a Dresda presso la Gemäldegalerie. In realtà Vasari, e dopo di lui altri studiosi, hanno
evidenziato come l’opera lasciata incompiuta alla morte di Giorgione fosse stata terminata negli anni
successivi. Probabilmente, dal momento che questo soggetto fu ritenuto troppo idealizzato e quindi non
adatto all’occasione per la quale fu commissionato il quadro, si richiese un intervento di modifica a Tiziano.
Infatti, è possibile che la Venere dormiente fosse stata dipinta subito dopo le nozze di Girolamo Marcello
con Morosina Pisani nel 1507. Il quadro doveva essere di buon auspicio per gli sposi, ed è il motivo per il
quale fu modificato dai successivi interventi. Inoltre, la figura di Venere era stata scelta probabilmente per
giustificare la discendenza della famiglia Marcello dalla Gens Iulia, celebrata nell’Eneide virgiliana perché
nata dalla dea.

L’ispirazione al soggetto del dipinto proviene dalla statuaria classica greco-romana: l’Arianna dormiente o
l’Ermafrodito, ad esempio, e ritrae una donna nuda, addormentata in mezzo ad una radura con un gruppo
di case collocate sulla destra dietro alle spalle della Venere dormiente che sono stati identificate come
simili a quelle dipinte sul Noli me tangere di Tiziano. In prospettiva vediamo il paesaggio agreste con colline,
gli alberi dalle ricche fronde ed il cielo con nubi al tramonto. Il corpo della dea, come potete osservare, è
nudo e adagiato su di un drappo rosso rubino e un panneggio color avorio. Appare addormentata
placidamente con un braccio alzato mentre con la mano si copre l’intimità, con riferimento alle statue della
Venus Pudica d’antica memoria, come già detto.

Il corpo della dea è dipinto con linee morbide, armoniose e con una delicatezza estrema sottolineata
dall’uso delle tonalità cromatiche rosa carne. Delicatezza ma anche sensualità del corpo di Venere che
appare allo spettatore nella sua nudità totale frontale, uno dei primi casi dell’arte moderna e che
riecheggia, anche in questo, l’arte antica. Inoltre, potete notare anche, osservando attentamente la sezione
centrale del dipinto, come il dolce profilo dei declivi del paesaggio si rifletta sulla linea ondulata del corpo di
Venere disposto in diagonale.

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