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L’UNITÀ DELLA SCIENZA COME PROBLEMA SOCIALE

In Europa tra le due guerre si è cercato di trovare un linguaggio scientifico comune ma risultava difficile
perché tutti cercavano di affermare la propria idea di “linguaggio comune”, che era diversa da quella degli
altri. (scrissero “L’Enciclopedia unificata della scienza” ma avevano pareri contrastanti e ne vennen fuori
un’opera complessa)

Una volta che il neopositivismo si spostò in America, il dibattito assunse una forma più concreta e
pragmatica grazie a Mead e Dewey. Essi puntavano a usare l’esperienza (l’esperienza da laboratorio e
l’esperienza umana) come metodo per testare il metodo scientifico. Per far sì che esso risultasse “buono”
doveva riuscirsi ad applicare in tutti gli altri ambiti dell’esperienza umana. Ci si doveva adoperare a trovare
un atteggiamento scientifico che dovesse essere adatto ad un intenso lavoro di cooperazione tra i
ricercatori delle diverse discipline.

Per fare ciò bisognava istituire un’etica/un fondamento etico di questo atteggiamento per far in modo da
contrastare le molteplici resistenze irrazionali.

Dopo seguì una crisi perché:

1. Si ridusse la scienza a solo i suoi prodotti


2. A scuola venivano impartite solo le nozioni e non il metodo utilizzato per poter affermare ciò che
affermavano.

Come se non bastasse, i vecchi poteri (La Chiesa=gli oppositori) utilizzano le nuove conquiste tecnologiche e
scientifiche come “armi” contro la scienza. Facendo così i vecchi poteri si arricchiscono e viene rafforzata la
passività degli individui.

CAPITOLO I:

L’ATTEGGIAMENTO SCIENTIFICO

Per promuovere l’unità della scienza ci si deve porre due quesiti:

1. Come definire la scienza, ossia la cosa di cui promuoviamo l’unità


2. Che tipo di unità è fattibile o desiderabile

DOMANDA NUMERO 1:

Per la prima domanda (Come definire la scienza, ossia la cosa di cui promuoviamo l’unità) bisogna fare una
distinzione tra:

- Scienza come atteggiamento e metodo


- Scienza come corpo di conoscenze.

Queste non sono due cose separate ma esistono solo in relazione all’altra.

Il metodo scientifico non è patrimonio riservato di coloro che vengono definiti scienziati. L’insieme di
conoscenze e di idee, che è il prodotto del loro lavoro, è il risultato di un metodo che è stato seguito da un
numero molto più grande di persone, che hanno interagito in modo intelligente e con apertura mentale con
gli oggetti e gli eventi dell’ambiente comune.

La scienza è un’elaborazione di operazioni quotidiane. Il suo significato può essere compreso solo tenendo
presente la sua relazione con atteggiamenti e procedimenti che possono essere usati da tutte le persone
nate con la capacità di agire in modo intelligente.
L’atteggiamento scientifico è una qualità che si manifesta in ogni passo della vita. È la libertà dall’abitudine,
dal pregiudizio, dal dogma, dalla tradizione accettata in modo acritico.

L’atteggiamento scientifico è il desiderio di ricercare, esaminare, discriminare, tracciare conclusioni solo


sulla base dell’evidenza, dopo essersi presi la briga di raccogliere tutti i dati possibili.

È l’intenzione di raggiungere credenze e di provare quelle che risultano accettabili, sulla base dei fatti
osservati. In questo modo si riconoscono che i fatti sono privi di senso a meno che non indichino idee, a
meno che non ci sia un ragionamento sensato e provato.

È anche l’atteggiamento sperimentale che riconosce come le idee sono ipotesi di lavoro da verificare sulla
base delle conseguenze che producono ma come anche sono necessarie per organizzare i fatti.

L’atteggiamento non scientifico è quell’atteggiamento che nasconde i problemi e le domande sollevate, e


quindi non le affronta (come fa l’atteggiamento scientifico).

L’esistenza di problemi artificiali è un fatto innegabile. L’esistenza di questi problemi e la spesa di energie
per la loro soluzione sono le ragioni principali per cui le immense possibilità del metodo scientifico sono
spesso incomprese e frustrate.

Metafisico significa che fuori o al di là dell’esperienza. Tutti gli umani sono metafisici quando si occupano di
problemi che non vengono dall’esperienza e le cui possibili soluzioni vengono cercate fuori dall’esperienza
(come in filosofia, religione, morale e politica). Questo spreco di energie ostacola ed impedisce lo sviluppo
dell’atteggiamento scientifico.

CAPITOLO II:

L’UNITÀ SOCIALE DELLA SCIENZA

DOMANDA NUMERO 2:

Che cosa intendiamo noi con l’unità della scienza? In cosa consiste?

Ci si riferisce all’unità della scienza soprattutto in relazione all’unificazione dei risultati della scienza. Il
problema del raggiungimento dell’unità della scienza è quello del coordinare l’immenso corpo di scoperte
specializzate in un tutto sistematico.

C’è anche un significato umano legato all’unità della scienza. Ci si riferisce all’unità della scienza anche
quando si unificano gli sforzi di chi ha esercitato il metodo scientifico nel proprio campo, in modo tale che
questi sforzi possano arricchirsi della forza che viene dall’unione. Vista da questo punto di vista, l’unità della
scienza è posta a serio pericolo perché viene ostacolata da ignoranza, dogmi, interessi di classe. Essi non
fanno altro che mettere a rischio gli sforzi e le evoluzioni ottenute.

Qui inizia un problema sociale abbastanza fondamentale.

Sono molti che si oppongono all’atteggiamento scientifico ma pochi che si espongono chiaramente contro
la scienza.

Tra l’altro molte volte vengono utilizzati risultati scientifici per interessi privati/di classe e vengono applicati
attraverso metodi assolutamente non scientifici o antiscientifici. Si servono della scienza e delle sue
tecnologie per andare contro la scienza stessa. La scienza è frequentemente respinta quando invade il
campo già occupato da istituzioni religiose, morali, politiche ed economico.
Portare avanti l’unità dell’atteggiamento scientifico vuol dire far collaborare insieme attivamente coloro che
lo accettano e coloro che lo influenzano.

La scienza però al giorno d’oggi è una congiuntura critica. Essa è costretta a procedere per salvaguardare i
suoi risultati. Se arrestasse il suo procedere, verrebbe confinata nel campo in cui ha già ottenuto i suoi
risultati e vedrebbe i frutti delle sue vittorie fatti propri da coloro che li userebbero per fini antiscientifici.

Ci sono due visioni. C’è chi sostiene che:

- La scienza dovrebbe essere un movimento cooperativo che non deve fermarsi per cercare una base
comune sulla quale cercare consenso. Riferimenti specifici e idee comuni cooperano nel processo di
cooperazione dell’atteggiamento scientifico/della scienza.
- Chi è animato da atteggiamento scientifico dovrebbe confrontarsi sulla collocazione e la funzione
della scienza della vita umana.

Alla base di queste due diverse visioni è necessario solo che ci sia la fede nell’atteggiamento scientifico e
nell’importanza umana e sociale di preservarlo ed estenderlo.

C’è anche da dire che oltre al disagio intellettuale nel mondo “non scientifico”, bisogna dire anche che non
c’è molta comprensione tra i vari settori e branche della scienza. Non c’è molta disponibilità nel dare e nel
ricevere. Ci sarebbe bisogno di coordinamento ma esso non può essere fatto dall’esterno o
meccanicamente. Esso può essere solo frutto della cooperazione di persone animate da spirito scientifico.

Non tutte le scienze saranno uguali ed accomunabili sotto un unico termine di scienza quindi la prima cosa
da fare non è unirle ma creare collegamenti tra una scienza ed un’altra. La convergenza può essere più
facilmente raggiunta considerando come le diverse scienze possono essere insieme portate ad affrontare
problemi sociali di natura concreta.

È da poco che si dà conto al metodo scientifico, se prendessimo in considerazione gli anni/secoli in cui non
si è mai tenuto conto dell’influenza della scienza. Ancora adesso ci sono dei residui dell’epoca prescientifica
che fanno parte delle nostre istituzioni. I ricercatori devono conviverci sia all’interno che all’esterno del loro
campo d’indagine.

Solo con una costante preoccupazione critica, affrontata con atteggiamento scientifico, può portare alla
graduale eliminazione dei residui prescientifici.

Un primo passo per cambiare il mondo è quello di trasformarci da passivi a responsabili attivi della
promozione e diffusione del metodo scientifico.

CAPITOLO III:

EDUCAZIONE E UNITÀ DELLA SCIENZA

Dopo una lunga lotta, le diverse scienze hanno trovato la loro collocazione nelle istituzioni educative, anche
se le scienze non vengono valorizzate ed insegnate come dovrebbero.

In primo luogo la scienza non è molto presente nell’educazione alle elementari.

In secondo luogo le scienze sono insegnate come “insieme di contenuti” e non come “metodo di approccio
universale di approccio e di rapporto con la realtà”.

Le scienze insegnate risultano ancora sottoposte a idee e procedure che hanno un’origine e una storia
prescientifiche. Le esercitazioni di laboratorio e le dimostrazioni in classe possono far parte della normale
routine di insegnamento e, tuttavia, contribuire poco allo sviluppo di abiti di pensiero scientifico. Il tutto
viene visto come fardello nella memoria di ciascuno e non come risorsa per ulteriori pensieri e osservazioni.

In terzo luogo, in istituti di ricerca per laureati, vengono impegnate grosse somme di energie e denaro per
preparare i candidati ad una specifica attività professionalizzante. In questo modo l’educazione
professionalizzante è indirizzata a fini ristretti. Essa invece dovrebbe avere un fine ampio e liberale che
debba sviluppare interesse e abilità per il metodo scientifico in tutti i campi dello sviluppo umano.

Non si vuole che la scienza coesista ed influenzi la vita quotidiana. Si teme l’impatto senza un preciso
motivo.

Traendo le conclusioni:

- Il futuro atteggiamento scientifico, inteso come forza socialmente unificata, dipende


dall’educazione dei bambini e dei giovani
- L’insegnamento della scienza potrà difficilmente prendere il posto che le spetta, quale
atteggiamento di uso universale, finché coloro che sono già animati da atteggiamento scientifico
non inizino a cooperare attivamente. Devono consapevolizzarsi del loro ruolo.

L’ideale sarebbe se tutti gli uomini iniziassero a pensare in modo scientifico e intelligente. Ed è realizzabile
perché tutte le persone normali ne sono capaci. Solo così si abbatteranno i dogmi.

Coloro che sono impegnati nel fare scienza nel suo significato più tecnico, sono ovviamente coloro che
dovrebbero assumere un ruolo guida nel rendere tutti partecipi nell’universalità del metodo scientifico. Ciò
possono farlo solo cooperando tra loro.

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