Sei sulla pagina 1di 197

Dane Rudhyar

Gastrologia
e la psiche moderna

Astrolabio
Particolarmente adatto alla persona di ampi interessi e
cultura, allo studioso di psicologia desideroso di acquisire
nuovi strumenti introspettivi, al cultore di astrologia
interessato a una visione d’insieme e a un maggiore
approfondimento psicologico, questo libro di Dane Rudhyar
dedicato ai rapporti tra psicologia del profonda e astrologia
fornisce una guida di prim’ordine per Tesplorazione di un
territorio affascinante e sconfinato che esercita un profondo
influsso su tanta parte della nostra vita.

Dane Rudhyar, nato a Parigi nel 1895 e morto in America nel


1985, è stato definito un moderno 'Uomo del Rinascimento'
per via della sua capacità di esprimersi in molti campi:
musica, pittura, poesia, filosofia, astrologia. Ha scritto di
astrologia fin dagli anni ’30 ed è stato il primo scrittore di
fama a contribuire regolarmente alle riviste di astrologia.

Di Dane Rudhyar sono apparsi in questa collana:


Studio astrologico dei complessi psicologici
L e case astrologiche
Il ciclo di lunazione
La pratica dell'astrologia
Gastrologia della personalità
I segni astrologici
II ciclo delle trasformazioni
Gastrologia centrata sulla persona

ISBN 88-340-1072-8
G A S T R O L O G IA
E LA P S IC H E M O D E R N A

di
D a ne R udhyar

Titolo originate dellopera

A ST R O L O G Y
A N D T H E M O D E R N P SY C H E
(CRCS Publications)

Traduzione di
G r a z i e l l a V ia k e n g o

© 1976, CRCS, Sebastopol, California


© 1992, Casa Editrice Astrolabio - Ubaldini Editore, Roma
Dane Rudhyar

U astrologia
e la
psiche moderna

ROMA

A S T R O L A B IO
MCMXCII
Prefazione

Il mio interesse per la psicologia del profondo risale alla primavera del
1932, quando mi fu regalata una copia del libro II segreto del fiore d'oro,
trattato sulle dottrine esoteriche cinesi con commento di Richard Wilhelm
e Cari Gustav Jung. Ne fui profondamente colpito, e poco dopo scrissi
Harmonic Psychology * che segna l’inizio del mio lavoro nel campo
delTastropsicologia, o, come l’ho chiamata molto più tardi, dell’astrologia
umanistica. Studiavo astrologia dal 1920, e avevo ormai assunto nei suoi
confronti un approccio più filosofico e creativo dopo aver letto alcuni dei
primi corsi ciclostilati di Mark Edmund Jones. All’incirca allo stesso
tempo, mi entusiasmò il libro di Ian Smuts Holism and Evolution, che mi
offrì un concetto fondamentale a quel tempo completamente nuovo: il
concetto di olismo.
Nel 1933 ebbi l’opportunità di leggere tre dei quattro libri di Jung
allora tradotti in inglese, e mi convinsi ancor più della possibilità di
integrare l’astrologia con la psicologia del profondo. In quell’anno ebbe
inizio la pubblicazione di American Astrologa, la prima rivista che propu­
gnava un tipo di astrologia solare di successo. Il suo direttore Paul Clancy,
avendo saputo della mia idea, si offrì di pubblicare qualsiasi cosa scrives­
si nel futuro, in una rubrica mensile che sarebbe stata dedicata all’astro-
logia psicologica.
Quando Grant Lewi divenne direttore della rivista Horoscope, mi chie­
se anche lui di scrivere articoli. Dopo che Clancy ebbe rinunziato a
rinnovare la clausola dell’esclusiva nel nostro contratto, cominciai a scri­
vere due articoli al mese per Horoscope, di carattere più breve e più
ispirato, e continuai così per anni.
Nel 1942, a New York, conobbi la condirettrice di una rivista che ora
ha da tempo cessato le pubblicazioni, World Astrology. Questa signora
era ansiosa di avere miei articoli, e per molti anni scrissi due articoli al
mese anche per quella rivista. Una serie, pubblicata sotto lo pseudonimo

* Gran parte di questo scritto originale è stata ristampata nell’epilogo del mio
L ’astrologia della personalità (Astrolabio, Roma 1986).
6 Prefazione

di Daniel Morison, trattava dei personaggi e degli eventi di cronaca.


Nell’altra serie, con il mio vero nome, cercai di rendere popolari le idee
di alcuni dei capiscuola della psicologia del profondo, le cui opere cono­
scevo bene, e di dimostrare come le dottrine psicologiche fondamentali
che questi uomini propugnavano potessero essere messe in rapporto con
le caratteristiche della loro carta natale.
È questa seconda serie sulla psicologia del profondo e sull’astrologia
che forma il corpo del presente volume. Nell’ultima sezione sono stati
aggiunti molti articoli pubblicati in Horoscope dopo la seconda guerra
mondiale, poiché si riferiscono a pubblicazioni psicologiche significative
e pertinenti. Tutti questi articoli sono stati riveduti e controllati con cura,
sotto la mia supervisione, dalla mia amica e assistente Leyla Rael, le cui
idee sono in intensa sintonia con le teorie e la visione del mondo che ho
cercato di divulgare durante tanti anni. Le sono estremamente grato per
la sua efficiente collaborazione. I miei ringraziamenti vanno anche a
Stephen Arroyo della CRCS Publications. Fu sua l’idea iniziale di racco­
gliere questo materiale in forma aggiornata. Posso aggiungere a questo
punto che le carte natali di questo libro sono state ricalcolate con il
sistema Campano di domificazione, il sistema di calcolo delle case che ho
usato durante questi ultimi anni, per le ragioni spiegate nella prima parte
del mio libro Le case astrologiche (Astrolabio, Roma 1984).
Nella sua forma attuale, il materiale contenuto in questo volume pre­
senta, credo, molti punti di vista degni di nota e forse nuovi sia per la
persona di ampie vedute interessata alla psicologia, sia per lo studioso di
astrologia ansioso di raggiungere una più completa comprensione dei vari
aspetti di un argomento complesso che è giunto a dominare così gran
parte della nostra vita contemporanea. Spero e ho fiducia che questo
libro aiuterà molte persone ora attratte dal campo affascinante dell’astro­
logia a raggiungere una più profonda introspezione psicologica e, allo
stesso tempo, suggerirà in modo più preciso e formalizzato agli studiosi
di psicologia l’importanza di studiare gli aspetti fondamentali della per­
sonalità di uno psicologo, per poter pienamente capire il carattere essen­
ziale e la qualità dei suoi insegnamenti.
Palo Alto, California
Aprile 1976
Parte Prima

La psicologia del profondo


e i suoi pionieri
1
Freud e la psicologia del profondo

Alcuni decenni or sono, la parola psicologia non si sentiva quasi nomi­


nare, se non nel linguaggio dei filosofi, dei moralisti e degli studiosi di
tecniche religiose tese a purificare e a santificare la vita di relativamente
poche persone. La psicologia era argomento di studi universitari. La
scienza medica le dedicava ben poca attenzione. I disturbi mentali, l’iste­
rismo e la pazzia, una volta attribuiti a cause ‘occulte’ di ‘possessioni’
diaboliche, erano considerati per lo più malattie incurabili, e le persone
colpite erano bollate come paria e, alle volte, come criminali. La sanità
mentale e la razionalità erano viste come segni del divino nell’uomo, e
poiché si pensava che l’uomo avesse il libero arbitrio’ e fosse ‘padrone’
della propria mente e dei propri sentimenti, perdere l’equilibrio mentale
e l’autocontrollo significava abbandonare più o meno volontariamente la
propria natura divina, divenire preda di forze animalesche o demoniache.
Nella maggior parte dei casi il pazzo era trattato di conseguenza.
Durante il secolo scorso, le idee sulla natura dell’uomo, accettate
acriticamente per secoli, cominciarono ad essere duramente contestate. I
filosofi materialisti della scuola tedesca le misero in discussione su basi
generali, cercando di provare che tutte le attività della mente e dell’anima
umana potevano essere ridotte e spiegate alla stregua di prodotti di pro­
cessi materiali biochimici. Più specificamente, i fenomeni psicologici ven­
nero a essere analizzati da uomini il cui compito era guarire i malati.
Malattie al limite tra il semplicemente fisico e lo psicologico, e special-
mente tutte le forme di ‘isteria’, avevano suscitato l’interesse dei ricerca­
tori già dai tempi di Anton Mesmer alla fine del diciottesimo secolo.
Questa serie di tentativi di curare tali malattie portò alla fine alla psico­
analisi e a Sigmund Freud.
Da allora, la psicologia moderna si è divisa in diversi rami: in sostanza,
la ‘psicologia sperimentale’ dei laboratori universitari lungo la linea del
comportamentismo e lo studio dei fenomeni primari, come l’attenzione,
le azioni riflesse, le associazioni di idee, ecc., e i vari tipi di ‘psicoterapie’
10 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

che cercano di curare le malattie della mente e della vita interiore del­
l’uomo. Ciò che noi discuteremo principalmente saranno i tipi di psico-
terapia che non si occupano specificamente della cura di forme acute di
pazzia, ma il cui scopo principale è piuttosto condurre gli uomini e le
donne della nostra epoca caotica a un più grande senso di salute e sanità
(psicologica, morale e mentale) e a una più intensa comprensione delle
loro potenzialità interiori. I tipi di disturbi che queste psicoterapie cerca­
no di curare sono essenzialmente prodotti dal mancato adattamento degli
individui al proprio ambiente: alla famiglia, alla scuola, agli amici, alla
società. Trattano del conflitto fondamentale tra individuale e collettivo,
tra l’Io e tutto ciò che non è Io, cioè a dire, il ‘mondo esterno’.
Un tale conflitto è assolutamente fondamentale nella natura umana, e
solo nella natura umana. È privilegio dell'uomo di individualizzarsi uscendo
dal gregge, dalla tribù, dalla comunità socio-religiosa nella quale è nato.
È privilegio dell’uomo sentirsi ‘separato’ come ‘io’, un Io che ha caratte­
ristiche uniche. È suo privilegio, ed è suo tragico carico o responsabilità.
Fa di lui un dio, o un demone.
Tutti gli psicoterapeuti, da Freud in poi, si sono occupati essenzial­
mente dell’Io: del modo in cui l’Io si sviluppa, matura o manca di ma­
turare, si cristallizza secondo modelli sociali di acquiescenza o di ribellio­
ne, si trasforma superando le proprie limitazioni, e, in rari casi, diventa
parte di una più ampia integrazione spirituale. Ogni scuola di psicoterapia,
però, affronta i problemi dell’Io da un punto di vista diverso, e di solito
si concentra su un certo tipo di disturbo a scapito di altri. Ciò accade in
gran parte perché lo psicologo non riesce ad afferrare l’essere umano
completo come unità organica, e in particolare perché non ha modo di
raffigurarsi direttamente la struttura di questa unità.
Qui entra in causa l’astrologia; infatti, nella carta natale, l’astrologo ha
la possibilità di studiare l’intero quadro delle funzioni, facoltà e pulsioni
di una persona. Può studiare il progetto della personalità totale, come
pure il programma generale del suo sviluppo, dalla nascita in poi. Può
quindi trattare con Vintera persona piuttosto che con uno o due soltanto
degli stimoli e delle attività fondamentali che contribuiscono alla crescita
della coscienza e dell’Io; o alla loro malformazione e distruzione finale.
Tuttavia, il tipo di psicologia rappresentata dalla maggior parte degli
astrologi e testi di astrologia non è di solito all’altezza di queste possibi­
lità. È un tipo di astrologia ancora basato sulle opere di Tolomeo e di
Aristotele, un’astrologia ‘classica’ ancora impregnata di antichi concetti
religiosi ed etici, e finora scarsamente influenzata dal fermento di idee
che Freud e i suoi successori hanno diffuso nel mondo moderno.
Freud non è un fenomeno unico. Tra gli atteggiamenti verso la vita
Freud e la psicologia del profondo 11

divulgati e resi popolari da Darwin e da Freud c'è una correlazione


fondamentale. In questi due pionieri troviamo infatti l'espressione di una
profonda ribellione contro la fiducia ‘classica’ nei fattori intellettuali e
razionali nella natura umana basati sulle spiegazioni offerte dalla teologia
religiosa e dal razionalismo del diciottesimo secolo per spiegare i fenome­
ni biologici e psicologici, la genesi della specie naturale e dell'Io indivi­
duale degli esseri umani. Mentre gli psicologi classici e religiosi credeva­
no in un'anima donata da Dio, Darwin e Freud abbandonarono il con­
cetto di una simile creazione ‘dall'alto' e cercarono di descrivere uno
sviluppo progressivo, evolutivo, delle specie e degli individui ‘dal profon­
do'. Nacque così la ‘psicologia del profondo', una psicologia che affonda
audacemente nelle profondità subconsce dell'anima umana, una psicolo­
gia evolutiva dell'Io.
Ciò che Darwin e Freud cercavano di distruggere era il concetto co­
siddetto platonico di un mondo ‘spirituale' delle idee o Archetipi prece­
dente il mondo ‘fisico' degli organismi materiali. Questi Archetipi, essen­
do ‘Emanazioni' dirette della Mente Universale e delle sue Gerarchie
Divine, non erano considerati ‘suscettibili di evoluzione'. Si sosteneva che
fossero stati creati completi e perfetti. L'evoluzione si poteva trovare solo
nel mondo materiale: un lento tentativo da parte degli organismi fisici (e
psicologici) di avvicinarsi sempre più ai modelli ideali che costituiscono
la ‘Realtà'.
D'altra parte, la psicologia ‘classica’ è basata sull'ipotesi che l'uomo sia
un'‘anima divina' che opera in associazione più o meno stretta con un
corpo materiale e una ‘personalità' condizionata dalla materia. Ogni per­
sona è un ‘figlio di Dio'; o, in termini più filosofici, è, in primo luogo,
un'entità spirituale, la cui struttura e le cui funzioni essenziali sono fissate
come archetipo prima della nascita, e si perpetueranno dopo la morte del
corpo. Questa entità spirituale è il ‘vero' sé, cui sono pertinenti gli attri­
buti spirituali di volontà, carattere, discriminazione tra bene e male, mo­
ralità, razionalità e creatività mentale. Questi attributi sono in conflitto
costante con i desideri e le passioni della psiche e del corpo, che sono
invece legati alla terra.
Durante l'era vittoriana, l'umanità, essendosi trovata improvvisamente
in- possesso di straordinarie possibilità materiali, sperimentò un incre­
mento generalizzato della virulenza del conflitto tra gli attributi spirituali
e i desideri personali di autoesaltazione e autogratificazione, particolar­
mente perché anche il potere delle limitazioni religiose e sociali del pas­
sato stava svanendo sotto i colpi della critica intellettuale. I risultati fu­
rono ovvi: concetti morali e ideali elevati venivano continuamente con­
traddetti dai ‘dati concreti'. Gli esseri umani tentavano sempre più di
12 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

vivere due vite allo stesso tempo. Nevrosi, psicosi e casi di scissione della
personalità si moltiplicarono. Il pericolo stava diventando sociale, oltre
che personale.
Qualcosa doveva succedere. Come l’ortopedia e la chirurgia dovevano
svilupparsi in un periodo in cui le malformazioni da lavoro e gli incidenti
si moltiplicavano col diffondersi dell’età delle macchine e degli impieghi
d’ufficio artificialmente limitanti, così la psicoterapia (cura dell’anima
personale condizionata dalla materia, o ‘psiche’) doveva scoprire tecniche
che potessero alleviare lo stato generalizzato di lieve pazzia evidenziato
dal cittadino civilizzato e meccanizzato dell’era post-vittoriana.
Quando una persona, a causa di un qualche profondo conflitto o
ansia, si trova costretta a compiere ripetitivamente azioni, non solo con­
tro la sua cosiddetta Volontà’, ma senza neppure sapere che le sta com­
piendo, la psicologia classica cessa di avere qualsiasi significato pratico.
Se non so chi sono o cosa faccio, allora, a tutti i fini pratici, il termine
‘io’ ha perduto il suo significato. La persona sotto ipnosi è in una simile
condizione; ma nella stessa condizione è anche un uomo affetto da una
‘nevrosi coatta’, solo in grado minore. La psicologia classica risolveva il
problema dichiarando l’uomo ‘pazzo’, dato che l’entità spirituale entro di
lui aveva ‘lasciato il corpo’.
Tuttavia, quando sulla linea di confine tra salute mentale e pazzia si
vengono a trovare milioni di persone apparentemente normali, il proble­
ma non può essere sbrigato così sommariamente. Il problema della salute
mentale e della razionalità (anzi, di più, il significato della volontà, della
personalità, dell’Io) deve essere riformulato. La formulazione non può
essere una sentenza senza sfumature, del tipo cosciente-o-no. Deve am­
mettere gradazioni e sfumature: inconscio, subconscio, semiconscio, alle
volte conscio... magari cosciente di gradi varianti di vivacità e acutezza
mentale; in alcuni casi, una coscienza che accede a realtà al di là dal
normale spettro cromatico; potremmo parlare di coscienza all’ultravioletto?
Una simile ‘scala’ di stati di coscienza suggerisce l’esistenza di un
processo evolutivo; un processo di crescita dalle radici verso l’alto, un
emergere dal profondo. L ’‘io’ individuale, invece di essere visto come un
sé archetipico, a priori, (come un certo ‘modello di perfezione’ che tra­
scende la vita organica sulla terra) comincia a essere compreso come
risultato finale della vita umana, come una vittoria da conquistare, come
l’esito di un lento sforzo verso l’integrazione e l’individualizzazione (o
‘individuazione’). E questo sforzo, come la nascita, può diventare un
aborto. La ‘coscienza dell’io’ può nascere sana, o può emergere dalle
oscure profondità inconsce dell’istinto malformata e contorta da frustra­
zioni e pressioni di ogni sorta.
Freud e la psicologia del profondo 13

L'Io emerge dall’istinto durante gli anni dell’infanzia; può essere per­
sino condizionato da cause prenatali! Le malattie della volontà e della
mente, e la ‘predisposizione’ ai collassi psicologici e agli esaurimenti
nervosi, devono perciò essere fatte risalire a ciò che accadde durante i
primissimi anni di vita. Lo psichiatra dovrebbe quindi risalire agli inizi
della personalità individuale, proprio come il naturalista darwiniano stu­
dia in particolare quei residui del passato fossilizzato che mostrano nuove
forme di vita che emergono da specie più vecchie. Il naturalista e il
paleontologo ricercano le indicazioni da fossili profondamente sepolti in
rocce antiche portate alla superficie della terra da cataclismi o da erosioni
millenarie. Anche lo psicologo del profondo deve seguire la pista fino
nelle profondità, fino ai primi strati di coscienza infantile, oppure appro­
fittare di eruzioni psicologiche o di crisi, cataclismi nella crescita del-
F‘anima’, che porteranno alla superficie memorie a lungo dimenticate di
shock e frustrazioni.
Normalmente, tuttavia, i ricordi consci della mente già deformata dalla
tensione o dalla paura non possono essere di vero aiuto allo psicologo
ansioso di sondare il contenuto dell’area che si trova tra istinti inconsci
e i primi barlumi della coscienza dell’Io. L ’Io fa resistenza a questo
sondaggio, proprio come un bambino farebbe resistenza a rientrare nel
grembo che ha condizionato la sua stessa struttura. Tuttavia, ogni matti­
na, quando ci si sveglia, si sperimenta di nuovo questo emergere della
coscienza dall’inconscio. In questa ‘fase soglia’ dell’attività mentale, ten­
dono a riprodursi le condizioni che prevalevano nella prima infanzia.
Chiamiamo queste condizioni ‘sogni’. Mentre sogniamo ogni mattina,
siamo di nuovo bambini che lottano per emergere da quel grembo di
istinti e approdare ai problemi della coscienza dell’Io e adattamento
dell’Io al nostro ambiente complesso. Così, imparando a capire il mondo
dei sogni, veniamo a conoscere i tentativi che la coscienza ha compiuto
e compie costantemente per affermare se stessa e venire a patti con la
forza degli istinti.
Gli istinti hanno forza. Sono vita in azione. La loro forza è ciò che gli
psicologi chiamano libido o energia psichica. Man mano che l’Io si fa
strada nel mondo della famiglia e della società, incontra condizioni che
ostacolano l’espressione della libido. Cerca di adattarsi a queste condizio­
ni, e, nel far ciò, spesso deve rimuovere l’energia istintuale. Come conse­
guenza, si generano conflitti. Ripetuti conflitti e rimozioni causano ten­
sione, rigidità e congestione nelle strutture che si evolvono nella coscien­
za. Sono quelli che gli psicologi chiamano ‘complessi’, e questi, a loro
volta, condizionano il futuro adattamento dell’Io a nuove esperienze
durante l’adolescenza e per tutta la giovinezza. Nel perdere la sua spon­
14 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

taneità e flessibilità, l’Io diventa fisso, cristallizzato e impacciato da mec­


canismi di difesa (come una tartaruga nel guscio) o sviluppa meccanismi
di attacco e aggressione unilaterali (come una tigre o un serpente a
sonagli). Se sottoposto a un forte shock, lTo diviene vittima dei suoi
stessi meccanismi rigidi. Si sviluppano nevrosi e psicosi, che portano a
condizioni patologiche e a malattie.
Per curare questi disturbi, lo psicoterapeuta deve trovarne le cause
originarie. Deve ‘ridurre’ le cristallizzazioni dell’Io o complessi, e liberare
l’energia psichica che queste cristallizzazioni hanno deviato e bloccato. È
una specie di ‘chirurgia dell’anima’ o osteopatia psichica, ed è ciò che ha
tentato Freud. La psicoanalisi freudiana è essenzialmente una tecnica
psico-chirurgica. Essa usa l’analisi dei sogni come mezzo per scoprire
sintomi nascosti. Costringe l’Io a tornare nello stato soglia di coscienza
emergente (coscienza infantile) e aiuta la persona a fare ciò che non era
riuscita a fare nell’infanzia.
Non c’è qui spazio sufficiente per uno studio dettagliato della tecnica
freudiana. Ho soltanto isolato qualcuno dei suoi tratti fondamentali, trat­
ti che sono simboleggiati in maniera sorprèndente nella sua carta natale.*
La carta illustra graficamente la discesa di Freud nelle profondità della
psiche (col bisturi in mano!). Il bisturi è, naturalmente, Marte, simbolo
dell’acciaio e degli strumenti da taglio: Marte, che si trova proprio alle
radici della carta di Freud, e in moto ‘retrogrado’. In generale, questo
pianeta retrogrado rappresenta una funzione vitale che è rivolta all’inter­
no. Come il chirurgo taglia verso l’interno, così Freud cerca di raggiun­
gere gli strati più profondi dell’organismo per liberare ciò che è diventa­
to contorto o congestionato, cristallizzato o corrotto.
Quando è presa nella morsa di un ‘complesso’, la libido diventa di­
struttiva. Quando i desideri normali sono frustrati, diventano ascessi
psichici che causano autointossicazione. Il Marte retrogrado di Freud è a
4 gradi della Bilancia, nel settore della carta che rappresenta la madre (e,
in alcuni casi, il padre). Questo Marte caratterizza il complesso materno,
o complesso d’Edipo, che è così fondamentale nella psicoanalisi. La Bi­
lancia è il segno della coscienza sociale emergente, proprio come l’Ariete
simboleggia la coscienza personale emergente. E Marte, solo nell’emisfe­
ro inferiore della carta (che contrappone la propria forza a quella di tutti
gli altri pianeti che circondano lo Zenit), rivela una tensione terribile
nell’anima di Freud. Graficamente, lo schema planetario è quello di un
triangolo con la punta verso il basso: quasi un trapano!

* Recentemente, in America, è stata riprodotta un’altra carta usata in Europa e che dà


un Ascendente Scorpione. Resta da vedere in maniera conclusiva quale carta sia corretta.
Freud e la psicologia del profondo 15

S ig m u n d F r eu d
circa le 9,05
Freiberg, Moravia
6 maggio 1856

I pianeti sopra l’orizzonte sono tutti all’interno del quadrato formato


da Nettuno-Giove nei Pesci e Luna-Saturno nei Gemelli. E il Sole, al
centro del raggruppamento, forma semiquadrati a Giove e a Saturno:
decisamente uno schema potenzialmente di tensione. Saturno, nella casa
che si riferisce all’introspezione, alla reclusione, alla retribuzione o Karma,
suggerisce che Freud si era davvero assunto un carico pesante. D ’altra
parte, tuttavia, Saturno è in certa misura collegato al 'fallimento’ e all’ini­
zio di una nuova vita con nuove opportunità. Freud era di origine ebrai­
ca, e la sua carta natale contiene più di un indizio del profondo pessimi­
smo e desiderio di espiazione e di sacrificio di sé che caratterizzano la
tradizione spirituale ebraica. Le sue esplorazioni nelle profondità dell’ani­
16 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

ma umana iniziarono un movimento di pensiero che non ha ancora rag­


giunto la sua completa realizzazione. Ma le sue idee hanno anche dato
origine a una gran quantità di forme pensiero dannose, liberato molte
‘tossine’ psichiche, condotto a molti abusi; e tutto questo risveglio del
profondo è diventato responsabilità spirituale di Freud. Ogni grande
maestro deve portare il peso dell’uso sbagliato dei suoi insegnamenti da
parte di seguaci ignoranti, sciocchi o avidi!
Freud ha aperto una porta. I suoi discepoli Jung e Adler hanno dato
alla psicoanalisi ciascuno una direzione diversa. Adler (anch’egli di origi­
ne ebraica) rappresenta essenzialmente una tendenza opposta a quella di
Freud (esercitando così una funzione complementare). Jung, erede della
più profonda tradizione spirituale dell’Europa germanica da Paracelso a
Goethe e nato alla vita libera e integrata del popolo svizzero, presenta
una trasformazione fondamentale delle implicazioni e degli scopi della
psicoanalisi.
Freud si occupava di chirurgia dell’anima, Adler del benessere sociale
di persone maladattate. Jung è un tipo moderno di ‘Guida spirituale’; il
suo scopo è l’integrazione sempre più totale della personalità, della psi­
che umana in evoluzione.
2
Alfred Adler
e la psicologia dell’affermazione individuale

Come ho detto nel capitolo precedente, la psicologia moderna - o


piuttosto la psicoterapia - è stata profondamente influenzata ai suoi inizi
dal concetto di evoluzione sviluppato da Darwin. La preoccupazione prin­
cipale di Darwin era di confutare l’idea tradizionale che ogni specie vivente
fosse un’entità biologica completamente distinta prodotta da un atto sepa­
rato della creazione divina, e dimostrare che le caratteristiche di queste
specie erano invece il prodotto di un continuo processo di evoluzione
determinata dai principi fondamentali di adattamento casuale all’ambiente
e della sopravvivenza del più idoneo, o ‘selezione naturale’. Il metodo di
Darwin era di scavare nel passato, studiare uomini primitivi e fossili, cer­
care quei periodi dimenticati di transizione biologica in cui la forza del­
l’adattamento evolutivo aveva introdotto nuovi orientamenti organici in
risposta a cambiamenti esterni nelle condizioni di vita del nostro globo.
Darwin, essenzialmente, guardava indietro. Il suo metodo era analitico
e ‘riduttivo’, cioè, cercava di ridurre circostanze presenti a cause prece­
denti, per dimostrare che ciò che esiste oggi si è sviluppato in un lonta­
nissimo ieri. Sigmund Freud ha agito allo stesso modo. Ha scavato nei
contenuti rimossi e dimenticati dell’inconscio dei suoi clienti nevrotici
come un paleontologo o un geologo che scavino in vecchi strati di roccia.
Ha analizzato le cause della nevrosi mostrando come l’energia vitale fon­
damentale - la libido - fosse stata messa in pericolo da condizioni am­
bientali avverse e fosse diventata un ostacolo all’evoluzione psichica inte­
riore della persona in crescita. Col ‘ridurre’ i sintomi distruttivi della
nevrosi alle loro cause, alla coscienza ormai matura è data un’ulteriore
possibilità di affrontare le condizioni che avevano prodotto la nevrosi.
L ’individuo coinvolto acquisisce l’opportunità di comprendere la fallacia
o l’inadeguatezza del tipo di reazione che aveva avuto durante l’infanzia,
e può così finalmente liberare l’energia della libido, che aveva dato forza
a emozioni e comportamenti nevrotici, dirigendola in canali più costruttivi.
18 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

Tuttavia, gli approcci darwiniano e freudiano ai materiali dei loro


rispettivi studi non prevedono (o perlomeno certamente non configura­
no) alcuno scopo al processo evolutivo. Per Freud, c’è un conflitto cieco
e fatale tra gli istinti dell’individuo e le limitazioni e i tabù della società,
e c’è veramente molto poco che si possa fare. La sua prospettiva, come
pure quella di Darwin, è davvero pessimistica e tetra. Ma non tutti gli
evoluzionisti avevano visto l’evoluzione in una prospettiva così priva di
finalità; Lamarck, che aveva preceduto Darwin, aveva dato una grande
importanza alla spinta creativa all’interno di ogni specie vivente; e l’idea
che l’intero processo evolutivo riceva energia da parte di una tensione
verso un fine più o meno chiaramente definibile, divenne particolarmente
evidente nel pensiero di alcuni filosofi irìglesi del secolo scorso, portando
al concetto di ‘sacralità’ configurato da Ian Smuts, filosofo e statista,
nella sua grande opera Holism and Evolution.
In campo psicologico, Alfred Adler fu tra coloro che parteciparono
alle discussioni del gruppo che si raccoglieva reverentemente intorno a
Freud; e Adler cominciò presto a contestare le opinioni del ‘maestro’ in
modo radicale. Differenze di opinioni e di temperamento portarono a un
violento scontro. Adler aveva conosciuto Freud nel 1906, e alla fine
lasciò il gruppo nel 1911, emergendone a buon diritto come il padre di
un sistema psicologico che chiamò ‘Psicologia individuale’.
Adler portò diversi concetti nuovi all’interpretazione delle nevrosi e
dei disturbi a esse collegati. Questi nuovi concetti, o modi di concepire
la vita, sono diametralmente opposti a quelli che erano fondamentali per
Freud. Mentre Freud parla insistentemente della ‘sessualità’, Adler si
riferisce all’Io e alla sua ‘volontà di potenza’; là dove Freud concepisce
ogni cosa come riferita a cause passate e cerca di sondare profondità
nascoste, Adler vede ogni cosa come facente parte di un piano condi­
zionato da uno scopo, come espressione della “finalità dell’anima uma­
na che è conquista, perfezione, sicurezza, superiorità” (Adler, Social
Interest); dove Freud analizza la psiche nei suoi componenti, nei suoi
complessi, e simili, Adler accentua ‘l’unità della personalità’, che iden­
tifica con l’Io.
Il suo riconoscimento dell’unità della personalità è particolarmente
significativo. La psicologia tradizionale ha dato per scontato che una
persona che dice ‘io’ sappia esattamente di cosa stia parlando e a cosa si
stia riferendo; presume che ciò che è chiamato ‘io’ sia un’entità essenzial­
mente permanente con un carattere coerente: insomma, un’‘anima’ creata
da Dio. Freud dimostrò che P‘io’ era una commistione di ogni genere di
fattori, conosciuti e sconosciuti, consci e inconsci; che poteva scindersi
nei suoi componenti; che la sua unità era sempre potenziale preda del­
Alfred Adler e la psicologia dell affermazione individuale 19

l’energia istintiva, eccetera. Adler si oppose decisamente a lasciare che


l’unità della sua personalità fosse distrutta dall’analisi. Si aggrappò al suo
‘io’ con ostinata intensità, eppure aveva dovuto affrontare i dati indiscutibili
rivelati dalla ricerca psichiatrica e dall’analisi dei sogni. Dovette, allora,
conciliare questi dati con la sua protesta egocentrica contro la psicoanalisi.
La sua ‘Psicologia individuale’ fu costruita attorno a questo tentativo di
conciliazione, anche se forse non ne era del tutto consapevole!
Adler, scienziato e uomo del ventesimo secolo, non suggerì che gli
esseri umani nascessero con anime indissolubili, create da Dio, ma, con­
siderando l’individuo espressione distinta dell’impulso evolutivo che scor­
reva attraverso l’umanità, vedeva nella personalità un organismo che
persisteva come fondamentale e coerente unità finché non veniva dissolto
dalla morte. Considerò quelli che sembrano sintomi di disintegrazione
psichica come sforzi della personalità integrale (cioè l’Io) di risolvere i
suoi problemi con metodi inefficaci. Leggendo Adler, tuttavia, si sente la
sua implicita condanna dell’uomo che sceglie un simile ‘stile di vita’
sbagliato; una condanna non dissimile dal disprezzo del moralista religio­
so per la persona che si ‘lascia’ andare alla pazzia, o di quello dell’euro­
peo borghese benestante per la persona che si lascia travolgere dal falli­
mento (imperdonabile crimine sociale!).
Adler scrisse, nel suo Social Interest: A Challenge to Mankind:

Ogni individuo si sceglie, all’inizio della propria vita, una regola


di comportamento, con relativa libertà di utilizzare in essa capacità
e difetti innati, come pure le prime impressioni del suo ambiente.
Questa regola di comportamento è diversa per ciascuno quanto a
tempo, ritmo e direzione. L ’individuo, che si confronta perenne-
mente con l’irraggiungibile ideale di perfezione, è sempre possedu­
to e spronato ad andare avanti da un sentimento di inferiorità...
La legge fondamentale della vita è quella del superamento...
Essere un essere umano significa possedere un senso di inferio­
rità che spinge costantemente in avanti verso le sue conquiste. Le
vie verso la vittoria sono diverse in mille modi, come lo sono le
finalità di perfezione scelte. Più forte è il senso di inferiorità speri­
mentato, più potente è il bisogno di superarlo, e più violenta l’agi­
tazione emotiva...
La nevrosi è un atto creativo, e non regressione a forme infantili
e ataviche...
La nevrosi è lo sfruttamento automatico e inconsapevole da parte
del paziente dei sintomi risultanti dagli effetti di uno shock... La
guarigione può solo essere conseguita con mezzi intellettuali, con la
20 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

crescente comprensione da parte del paziente del suo errore, con lo


svilupparsi del suo senso sociale...
L ’inferiorità organica o, ancor più, un’educazione troppo indul­
gente, durante l’infanzia, hanno viziato il bambino e lo hanno con­
dotto a formarsi questo particolare stile di vita, inibendo lo svilup­
po di un adeguato senso sociale...

Secondo Adler, un bambino è ostacolato nello sviluppo di un adegua­


to ‘stile di vita’ (che include una quantità corretta di senso sociale e
sentimenti sociali), quando viene viziato, trascurato e quando possiede
inferiori capacità fisiche. Questi tre fondamentali “handicap dell’infanzia”
devono essere affrontati e superati per mezzo della “forza creativa del
bambino” . Il successo o il fallimento dipendono dal suo “stile di vita”,
che a sua volta dipende dal modo in cui il bambino “utilizza l’eredità e
l’influenza del suo ambiente” in “relativa libertà”.
Che cosa esattamente faccia sì che il bambino abbia ‘relativa libertà’
nello stabilire il suo ‘stile di vita’ che condizionerà tutto il resto, Adler
non lo dice chiaramente; ma presumibilmente ne vede la causa in
un’espressione distinta e individuale dell’onda creativa dell’evoluzione
umana (Yélan vital di Bergson) che persegue il suo fine ultimo di perfe­
zione. Per Adler, ogni persona deve essere avvicinata e curata come un
caso individuale. In realtà, il mondo di Adler è un mondo di individui il
cui compito come individui è considerato indiscutibile e decisivo.
Tuttavia, per equilibrare il suo estremo individualismo e la sua
accentuazione dell’Io e della ‘volontà di potenza’, Adler ha anche sottoli­
neato il senso sociale e l’idoneità dell’individuo a concorrere al progres­
so evolutivo dell’umanità. Il valore di un essere umano è determinato,
per Adler, dalla sua capacità di contribuire “al più alto sviluppo dell’in­
tera umanità” . Quegli individui che “non hanno dato alcun contributo
al bene comune... sono completamente scomparsi. Niente rimane di
essi. È successo a loro quello che è successo alle specie animali che si
sono estinte perché non sono state capaci di entrare in armonia con le
realtà del cosm o...” , perché non avevano “afferrato il significato della
vita” .
Il problema per lo psicologo, a parere di Adler, è di aiutare l’indivi­
duo ad adattare i propri bisogni a imprese superiori, e il proprio “scopo
di perfezione” allo “scopo collettivo e conclusivo dell’evoluzione uma­
na” . Anche il nevrotico, l’alcolizzato o il criminale hanno il proprio “sco­
po superiore; ma esso conduce in direzione così contraria alla ragione
che siamo incapaci di riconoscere in esso un vero scopo di perfezione”.
Il destino dell’uomo è “un’assimilazione vittoriosa con il mondo ester­
Alfred Adler e la psicologia dell affermazione individuale 21

no”, “la padronanza di tutti i vantaggi e gli svantaggi decretati dall’armo­


nia superiore”.
Chi era quest’uomo che ha esaltato in tal modo la ‘volontà di potenza’
e identificato l’Io con il ritmo fondamentale della personalità totale?
Alfred Adler nacque il 7 febbraio 1870, vicino a Vienna, in Austria. La
sua famiglia era ebrea, ma suo padre si era convertito al Protestantesimo.
Adler contrasse la polmonite all’età di cinque anni, e decise, fin da bam­
bino, di diventare medico. Riconobbe che la sua teoria del complesso di
inferiorità aveva origine da una inferiorità organica infantile che si era
sforzato di superare, aggiungendo che “proprio come la natura offre una
compensazione per gli organi danneggiati, così anche lo spirito dell’uomo
può essere educato a compensarlo per tutti i disturbi psichici prodotti da
organi difettosi”.

circa le 14
7 febbraio 1870
nei pressi di Vienna
22 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

Adler si laureò in medicina a Vienna nel 1895, cominciò a praticare


come specialista in oculistica nel 1897, e incontrò Freud nel 1906. Quan­
do il suo Sole progresso raggiunse l’Ariete, Adler ruppe con Freud,
formò la scuola di ‘Liberi psicoanalisti’ e pubblicò il giornale Internationale
Zeitschrift fur Individuai Psychologie. Venne in America nel 1927, tenne
conferenze alla Columbia University, e nel 1932 ebbe la prima cattedra
di psicologia medica istituita in un’università americana (l’università di
medicina di Long Island). Morì nel 1937 di un attacco di cuore mentre
era ad Aberdeen, in Scozia. Aveva sposato a Vienna una studentessa
russa, e da lei aveva avuto tre figlie e un figlio, così la sua casa era un
vero laboratorio di psicologia infantile sperimentale, fattore importante
per lo sviluppo delle sue idee.
Non sono riuscito a trovare notizia della sua esatta ora di nascita, e mi
vengono in mente molti possibili Ascendenti, in considerazione del suo
tipo bio-psicologico e del genere di vita che condusse. Ma l’Ascendente
più probabile, considerando le caratteristiche di Adler, è Cancro, con
Urano retrogrado congiunto all’ascendente.
Secondo i suoi biografi, Adler era allo stesso tempo “l’uomo più ac­
comodante e più difficile con cui avere rapporti, il più sincero e il più
astuto, il più conciliante e il più intransigente” . Era “un uomo basso e
robusto con begli occhi e una bella voce di tenore” (vedi la sua Luna
congiunta a Giove nel Toro); aveva un “temperamento focoso (il quadra­
to di Marte-Sole a Giove-Plutone) tenuto sotto ferreo controllo, e con i
suoi pazienti aveva un atteggiamento comprensivo” (Venere retrograda
dominante, in creativo aspetto di quintile a Saturno).
Se la carta natale scelta è corretta, il suo tratto più interessante dal
punto di vista dell’analisi globale (o Gestalt) è il fatto che sia Urano sia
Saturno sono al di sotto dell’orizzonte, rispettivamente nella prima e sesta
casa, mentre tutti gli altri pianeti sono inclusi nel quadrato che Mercurio
retrogrado in Acquario fa alla congiunzione Giove-Plutone in Toro, ai
due lati del Medio Cielo e della Venere nei Pesci. I pianeti al di sopra
dell’orizzonte (specialmente quelli in Acquario e Toro) si riferiscono alle
tensioni emotive di Adler e ai suoi problemi organici; come pure alle dif­
ficoltà di adattamento sociale (vedi Nettuno quadrato a Urano all’Ascen­
dente) che possono essere stati in parte collegati a conflitti socio-religiosi
di cui può non essere stato consapevole. D ’altra parte, Urano e Saturno
simboleggiano il suo sforzo individuale teso alla soluzione dei suoi proble­
mi e la Venere retrograda, esaltata nei Pesci e congiunta al Medium Coeli,
il risultato finale, manifestato e proclamato pubblicamente, di questo sforzo.
Saturno in sesta casa potrebbe rappresentare il ‘complesso di inferio­
rità’ prodotto dalla debolezza fisica, ma anche la tendenza a imporsi una
Alfred Adler e la psicologia dell affermazione individuale 23

ferrea autodisciplina e profilassi mentale. Urano, congiunto all’Ascenden­


te in Cancro, si collegherebbe con l’insistenza di Adler sulla forza creativa
dell’individuo, che cerca senza posa di superare la propria inferiorità e
raggiungere i vertici dell’evoluzione umana. Il simbolo collegato al grado
di Urano (sistema Sabiano) mostra “una fanciulla fragile e aristocratica
che sposa un giovane proletario” , e da tale simbolo noi ricaviamo l’idea
di una fusione tra passato e futuro, tra forma ed energia emotiva proiet­
tata in avanti. Indica anche la tendenza ad assimilare contenuti inconsci
(il giovane proletario) da parte di una coscienza acculturata.
Adler non attribuiva alcun valore reale all’inconscio, fosse quello de­
scritto da Freud o quello a cui si riferiva Jung. Non attribuiva neppure
particolare valore ai sogni:

Un sogno non ci dice niente di nuovo; niente che non possiamo


trovare altrettanto bene nel comportamento del paziente. Con l’uso
di metodologie accuratamente scelte, e selezionando il contenuto
dei sogni, si può riconoscere come colui che sogna, guidato dal
proprio codice di comportamento, si affanni a portare avanti il
proprio stile di vita in contrasto con il buon senso, stimolando
artificialmente le proprie emozioni (Social Interest).

L ’unico inconscio per lui accettabile era la grandiosa spinta evolutiva


verso un fine di perfezione che stimola l’individuo a superare le proprie
debolezze e raggiungere il potere. Questa spinta è inevitabile. L ’uomo è
destinato a lottare per avanzare ‘dal basso verso l’alto’, dai valori inferiori
ai superiori, e, secondo Adler,

...ciò non solo fissa una fondamentale categoria di pensiero, la


struttura della nostra ragione, ma, ciò che è più importante, produ­
ce la realtà fondamentale della nostra vita. L ’origine dell’umanità e
gli inizi sempre reiterati della vita infantile lo imprimono nella mente
con ogni atto psichico: “Conquista! Sorgi! Vinci!”. Questa sensa­
zione non ci lascia mai (Psycologies of 1930).

Questa, “lotta per il successo, la sicurezza, l’accrescimento, che è alla


radice di tutte le soluzioni dei problemi della vita, e si manifesta nel
modo in cui affrontiamo questi problemi”, può essere vista, astrológica­
mente, nella congiunzione di Marte e Sole in Acquario nella carta natale
di Adler. Anche il simbolo del grado del Sole aggiunge il significato di
‘predominio’ a questa posizione. Raffigura “un incendio boschivo che
viene domato” e indica una esasperazione di problemi vitali che rivelano
24 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

a una persona la sua vera statura, mettendola alla prova e sfidandola a


mobilitare tutte le sue energie. Inoltre, Marte occupa un grado che sim­
boleggia la verifica di una forza e la capacità di esprimerla. Nel simbo­
lismo zodiacale, l’Acquario si collega alla liberazione della forza attraver­
so la volontà e l’immaginazione umane allo scopo di rendere dinamica la
ricerca di nuovi traguardi. Giove congiunto a Plutone indica la possibi­
lità di uno sfogo creativo di questa liberazione dinamica di energia, poi­
ché il quadrato di Sole-Marte alla congiunzione Giove-Plutone suggerisce
uno stato di tensione contro gli ideali conservatori del destino umano.
Potremmo anche aggiungere che il quadrato della Luna in Toro al
Mercurio retrogrado in Acquario implica un sostanziale conflitto mentale
con 1’‘immagine materna’, una ribellione interiore che probabilmente venne
trasferita e trasformata, più tardi, in tensioni coniugali. La mente di
Adler operava, come fece osservare Jung, secondo una linea di introver­
sione. Per lui, la realtà interiore (l’Io), era di gran lunga più importante
del mondo degli oggetti esterni o delle persone. È vero, sviluppò un forte
interesse per i ‘sentimenti sociali’, ma era un atteggiamento di pura com­
pensazione (vedi Giove, la sua posizione e i suoi aspetti). L ’Io per lui
non era solo il centro della coscienza (come lo è nella psicologia di Jung);
assorbiva la totalità della personalità unificata e ciò implica che Adler
avesse ridotto il campo della personalità al livello conscio.
Ciò che Freud aveva cercato maldestramente di fare in modo clinico
e riduttivo, ciò che Jung tendeva a stabilire su basi molto più ampie e
sane, era mostrare che ciò che l’individuo chiama ‘sé’ (il suo ‘io’ unifica­
to) non è il suo essere totale, ma solo un essere superficiale. Mentre
Freud si sforzava di rivelare le profondità della psichejamana, Adler,
reagendo violentemente contro tale rivelazione, focalizzò tutta la sua at­
tenzione, ogni significato e valore sul sé superficiale. Egli glorificò la
spinta evolutiva dal profondo alla superficie, ma il vero sé, per lui, era il
culmine dell’evoluzione umana, unificata e univoca, che si manifesta come
essere individuale, con ‘stile di vita’ e ‘regole di comportamento persona­
li’. Adler si occupava solo dell’élite integrata: non cercava di costruire
esseri umani più complessi, più completi, con radici più profonde e una
più approfondita estensione nella sfera sommersa degli istinti e delle
energie fondamentali. Voleva solo sviluppare personalità vincenti; e sem­
brava non importargli molto quanto costasse questa vittoria.
La vittoria - sosteneva - può essere verificata solo da un funzionamen­
to sociale efficiente. Lo scopo della capacità viene diretto, in modo erra-
to, verso una superiorità opprimente sugli altri individui, o, correttamen­
te, verso una più piena cooperazione con gli altri e più ampia partecipa­
zione alla formazione creativa della ‘comunità ideale’, di un’umanità per­
Alfred Adler e la psicologia dell affermazione individuale 25

fetta. La mancanza del ‘senso sociale’ porta al modo errato; la coopera­


zione è la chiave per la soluzione costruttiva dei ‘tre problemi principali’
ai quali “tutti gli altri problemi della vita possono essere subordinati: il
problema della vita in comune, del lavoro e dell’amore” (,Social Interest).
Come si può aiutare il nevrotico o il disadattato sociale a mutare l’atteg­
giamento scorretto verso la società, verso il suo lavoro e le sue manife­
stazioni d’amore in un atteggiamento corretto? Adler risponde così:

Chiunque non abbia acquisito durante la fanciullezza il necessa­


rio grado di senso sociale, non lo avrà successivamente nella vita...
a meno che per caso alcuni dolorosi errori di costruzione siano
riconosciuti e corretti dal soggetto. Le esperienze dolorose, per
quanto frequenti, non potranno cambiare il suo stile di vita, finché
non avrà raggiunto la comprensione. L ’intera opera di educazione,
guarigione e progresso umano può essere promossa solo lungo linee
di migliorata comprensione (Psychologies o f 1930). (Vedi Sole e
Marte congiunti alla cuspide della nona casa, che è essenzialmente
la casa della comprensione).
La psicologia individuale ritiene che l’essenza della terapia con­
sista nel far prendere coscienza al paziente della sua mancanza di
capacità di cooperare, e nel fargli capire che la mancanza di questa
capacità ha origine in disadattamenti risalenti alla prima infanzia.
Ciò che accade durante questo processo non è di scarsa importan­
za: la capacità di cooperazione del paziente è accresciuta dalla col­
laborazione col medico. Il suo ‘complesso di inferiorità’ si rivela
erroneo. Si risvegliano coraggio e ottimismo. E il ‘significato della
vita’ gli si rivela nel fatto che bisogna dare un giusto senso alla vita.
Questo tipo di cura può essere iniziato a ogni stadio della vita
spirituale (Psychologies of 1930).

Adler, specialmente nei suoi ultimi anni, divenne essenzialmente un


educatore e un moralizzatore sociale. La sua era una psicologia del suc­
cesso individuale. Ed egli considerava il successo psicologico come un
progresso monolitico dell’individuo razionale, ben integrato nella società
e punta avanzata dell’evoluzione umana. Sorgono tuttavia le domande:
questo individuo vincente non sarà superficiale? Questa riuscita integra­
zione sociale e personale non nasconderà una povertà di contenuti inte­
riori e di radici?
Adler compensa il freudiano rovistare nelle malsane ‘profondità’
subconsce della psiche umana con l’esaltazione delle ‘vette’ e della volon­
tà di vittoria dell’individuo conscio. Ma, leggendo Adler, ci si rende
26 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

presto conto che le sue idee e le sue tecniche possono solo portare, nella
maggioranza dei casi, a vuoti trionfi del ìin troppo conscio (perché esclu­
sivamente conscio) Io. Per questa ragione Adler ottenne i suoi maggiori
successi in un'America che era passata attraverso lo sfavillante ottimismo
del New Thought, esso stesso una versione più libera della Christian
Science che ripudiava il male. Divenne compito di Jung prendere le
caratteristiche migliori della psicologia del ‘profondo' e di quella del
‘sommo' e sviluppare un approccio psicologico che cercasse di raggiun­
gere l'integrazione dell'essere umano totale sulle basi della ricerca inter­
minabile di una sempre più completa ‘assimilazione’ dei contenuti della
vita, della società e dell'universo.
3
Cari G ustav Ju n g
e Papproccio positivo airinconscio

Nei capitoli precedenti abbiamo visto la psicoterapia svilupparsi in un


metodo per trattare le aberrazioni del comportamento personale, che
erano considerate manifestazioni di nevrosi. L ’analisi dei fenomeni nevrotici
(in comportamento, pensiero e sentimenti), rivelò ai primi ricercatori il
fatto che questi fenomeni venivano neutralizzati se (per mezzo dell’ipno­
si, dell’analisi dei sogni o altri metodi) alla persona nevrotica potevano
esser fatti ricordare chiaramente certi tipi di eventi penosi della prima
infanzia o dell’adolescenza, eventi che avevano causato un’impressione
profonda o uno shock emotivo, ma che la persona aveva dimenticato.
Questo fatto, e altri collegati, portarono filosofi come Pierre Janet e
psichiatri come Sigmund Freud a capire che la natura interiore dell’uomo
(la ‘psiche’) non era costituita solo da un’aggregazione di idee, di senti­
menti, percezioni, consci, ecc. ma includeva anche una grande quantità di
materiale inconscio. Oltre a ciò che una persona conosceva di se stessa
(oltre ai pensieri, ai sentimenti, agli stati d’animo, le aspirazioni, i deside­
ri e i ricordi che sapeva essere ‘suoi’) c’erano in lei anche molti impulsi
e desideri sgraditi, strani, sgradevoli, immorali, e forse persino criminosi,
che il suo Io cosciente non poteva accettare e dunque rimuoveva per
paura, disgusto o orrore. Così rimossi, questi sgraditi contenuti della
psiche erano visti ricadere nei recessi tenebrosi del ‘subconscio’, cioè al
di sotto della soglia della coscienza. Erano i fuoricasta e i paria della
psiche. La psiche, come le nostre città moderne, aveva ‘bassifondi oscu­
ri’, e se questi bassifondi psichici diventavano sovraffollati o venivano, in
un modo o nell’altro, messi in subbuglio, i loro selvaggi, rozzi abitanti
criminali, traboccavano, per così dire, nelle parti consce della psiche
(paragonabili alla ‘buona società’) e provocavano distruzione, che si
manifestava come sintomi nevrotici.
Furono date varie spiegazioni per l’esistenza di questi ‘bassifondi
psichici’ e dei loro indesiderabili abitanti nei primi anni di questo secolo,
28 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

particolarmente da Pierre Janet, Freud e Adler. In pratica, tutte queste


spiegazioni evidenziavano il carattere negativo dei fattori inconsci all’in-
terno della psiche. Secondo Freud, i desideri, sentimenti e pensieri non
accettati e rimossi avevano origine negli oscuri istinti della vita animale e
particolarmente nelle prime manifestazioni della sessualità; in realtà era­
no visti come la risultanza di conflitti fondamentali tra la Vita’ e bordine
sociale’. Per Adler, i contenuti inconsci della psiche non avevano quasi
nessun significato, tranne che come conseguenza di un metodo sbagliato
usato dall’individuo nel suo sforzo di conquistare la superiorità e affer­
mare la sua volontà di sopravvivere nonostante gli svantaggi psicologici o
sociali. I contenuti inconsci erano rifiuti, materiali tossici che dovevano
essere eliminati dall’individuo sano diretto in modo autonomo verso il
proprio scopo e verso il bene ultimo della società umana.
Poi venne Cari Gustav Jung. Nei suoi libri e nei suoi metodi di cura
egli descrisse con ricchezza di dettagli, analogia e competente immagina­
zione un quadro completamente diverso dell’inconscio. In questo quadro
riconosciamo alcune delle caratteristiche citate da Freud; ma Jung dimo­
stra che l’interpretazione di Freud della natura e dell’origine dei fattori
psichici responsabili di nevrosi, isterismo e simili disturbi, è unilaterale e
incompleta. Soprattutto, Jung distingue tra un inconscio ‘personale’ (il
subconscio di Freud) e un inconscio ‘collettivo’. E questa distinzione
sottrae immediatamente il metodo di Jung al campo strettamente clinico
della cura delle nevrosi e lo porta nella sfera dell’educazione psicologica
o della guida religiosa. Le idee di Jung divengono così punti di riferimen­
to per ogni persona che sia ansiosa di vivere una vita più piena e più
equilibrata, più ricca e più integrata.
La psicologia di Jung va alle radici del problema della vita umana e
preannuncia una nuova epoca di comprensione psicologica e filosofica.
La sua cautela scientifica e il suo desiderio di procedere di pari passo
con lo sviluppo del pensiero del ventesimo secolo hanno (io credo) limi­
tato l’ambito della sua visione spirituale, perlomeno come la troviamo
formulata nei suoi scritti pubblici; tuttavia, egli ha compiuto per la psi­
cologia ciò che Einstein ha realizzato nel campo della fisica. Ha stabilito
un ‘nuovo’ schema di riferimento per il pensiero psicologico, e, poiché la
psicologia è destinata ad assumere una funzione sempre crescente nel­
l’evoluzione del pensiero umano, una nuova civiltà (che ora avanza a
stento verso formulazioni adeguate e manifestazioni concrete nella strut­
tura del vivere sociale e personale) gli è e gli sarà profondamente de­
bitrice.
Si potrebbe far risalire l’interesse di Jung per i miti e per il simbolismo
religioso al fatto che suo padre non era solo un uomo di chiesa di larghe
Cari Gustav Jung e l'approccio positivo a ll inconscio 29

vedute, ma anche un uomo che aveva dedicato molto tempo allo studio
del pensiero orientale. Comunque, quando aveva quasi quarantanni ed
era ancora in rapporto con Freud, pubblicò il suo libro La psicologia
dell inconscio (1912) dedicato all’interpretazione di alcuni temi fonda-
mentali che si incontrano nelle mitologie antiche come pure nelle opere
ispirate sia di poeti moderni sia di visionari. La pubblicazione di que­
st’opera portò le sue divergenze di opinione con Freud a una crisi acuta.
Freud (perlomeno in quel periodo) insisteva nel limitarsi al campo dei
conflitti personali che avessero cause riconoscibili in eventi oggettivi dei
primi anni di vita di un individuo. Jung, d’altra parte, cominciò a sonda­
re la comune umanità di tutti gli esseri umani, cioè l’eredità psichica che
il passato dell’evoluzione umana ha trasmesso a ogni nuovo nato.
In altre parole, Jung cercò di dimostrare l’esistenza di un fondamento
culturale e biologico collettivo nella psiche umana; un fondamento sul
quale ogni persona costruisca o possa costruire, in modo più o meno
creativo e originale, la struttura della propria individualità. Questo fon­
damento è il prodotto dell’esperienza ereditata biologicamente, social­
mente, culturalmente o religiosamente. Esiste nel profondo della vita
interiore di ogni persona, ma è normalmente altrettanto inconscio delle
funzioni organiche del respirare o dell’assimilare il cibo. I materiali che
costituiscono questo fondamento di coscienza, tuttavia, possono venire
alla superficie, oppure l’Io cosciente può scegliere di esplorarne le pro­
fondità ermetiche. Questi materiali allora appaiono alla coscienza come
immagini di particolare vitalità e forza.
Si rivelano in tale forma ai mistici o ai grandi poeti, ai creatori di
simboli artistici, religiosi o politici, con il potere di influenzare un gran
numero di persone. Hanno un tale potere poiché in realtà esistono in
stato latente in ogni persona nella collettività. Non tutte le persone spe­
rimentano direttamente nella propria coscienza questi simboli, ma tutti
sono stimolati e incitati a sentire o ad agire quando si trovano di fronte
a questi simboli, per esempio in letteratura o nella pittura.
Jung parla di queste immagini come di ‘immagini primordiali’ o come
di ‘archetipi’ dell’inconscio collettivo. Tra queste immagini, possiamo
citare la ‘Grande Madre’, lo ‘spirito’ (YAnima o Animus di una persona),
il ‘vecchio saggio’, l’‘Eroe solare’, Inombra’, il ‘grande serpente’ (il potere
vitale), il ‘simbolo della salvezza’ o il ‘Salvatore che redime’, ecc. Queste
immagini sono qualcosa di più di semplici concetti o miti fantasiosi,
prodotti dall’immaginazione di uomini eccezionali. Jung li considera con­
tenuti fondamentali dell’inconscio collettivo, o ‘strutture’ essenziali della
psiche umana. La persona comune scopre queste immagini nelle tradizio­
ni sociali e religiose della sua giovinezza; e mentre in quanto individuo
30 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

non è realmente conscia della natura e del significato di questi ‘archetipi’,


familiarizza con il significato che hanno nella sua tradizione, ed è in
grado di utilizzarne il potere nello stesso modo inconscio in cui respira.
Tuttavia, ci sono persone che, per una ragione o per l’altra, perdono
questo contatto inconscio con la loro tradizione di base e con gli atteg­
giamenti collettivi della loro società. Tali persone cercano, tranquillamen­
te o (molto più spesso) sotto tensione e sforzo, di sviluppare il loro
proprio approccio individuale e i loro significati fondamentali.
Non contente di accettare acriticamente ciò che la loro comunità o
razza ha edificato per secoli, si ribellano. Proprio come, a un certo pun­
to, dovettero ribellarsi contro la loro madre e il suo amore soffocante per
poter asserire ed esprimere la loro propria individualità, questi individui
cercano di emergere anche da quel ‘grembo collettivo’ che è la tradizio­
ne, la religione, la cultura e la moralità. Questo emergere dalla Madre
collettiva è la fase fondamentale di quello che Jung chiama il ‘processo di
individuazione’, il processo che solo conduce alla maturità psicologica e
spirituale.
Nascita e rinascita spirituale, libertà dalla madre e liberazione dal
passato, sono temi eterni nell’esperienza umana. Sono manifestazioni
dell’eterna lotta tra l’individuale e il collettivo: una lotta che vivifica il
significato di questi due opposti polari che si incontrano durante tutta la
vita, e che devono prendere forma e significato individualizzato e conscio
nell’esperienza di ogni uomo o donna che possano davvero reclamare la
posizione di personalità individuale matura. Questo tipo di esperienza è
determinato da problemi di relazione umana che raggiungono una certa
profondità di valore, sia nella gioia sia nel dolore. Quando quella profon­
dità viene raggiunta (al di sotto del livello di ‘inconscio personale’ e delle
sue rimozioni o frustrazioni che si possono far risalire a eventi dramma­
tici della fanciullezza o a shock emotivi), l’individuo si trova ad affrontare
situazioni insolite e sogni insoliti.
Il problema da affrontare non è più quello di normalizzare le sue
reazioni emotive o cancellare ricordi di shock e di fallimenti personali; è
essenzialmente il problema di instaurare un nuovo rapporto in profondità
tra la sua individualità appena conquistata e le energie fondamentali, le
funzioni e le coazioni strutturali della sua razza e della sua tradizione
ancestrale. Egli, persona singola, affronta l’umanità con il suo intero
passato... e, io aggiungerei (sebbene Jung non sia molto chiaro su questo
punto) il suo intero futuro, incluso il disegno cosmico o divino dell’evo­
luzione umana. Un simile confronto deve avvenire in modo leale. Si può
solo risolvere in un successo o fallimento spirituale. Secondo Jung, il
successo conduce all’integrazione della personalità; il fallimento conduce
Cari Gustav Jung e l'approccio positivo a ll inconscio 31

a una cristallizzazione o disintegrazione regressiva della psiche, alla


sopraffazione dell’Io conscio da parte delle energie dell’inconscio ri­
svegliato.
Per capire il vero significato di tali eventi, dobbiamo studiare la cre­
scita, lo sviluppo e il crollo delle nazioni e società umane - e in partico­
lare della civiltà europea. Il ‘processo di individuazione’ è un processo
universale nella sua portata, poiché opera a vari livelli e in relazione a
vari tipi di entità individualizzate. È universale poiché si basa sull’intera­
zione ciclica e sulla lotta costante tra i due poli della vita universale:
l’individuale e il collettivo.
Il significato di queste due polarità era ben conosciuto dagli antichi
saggi cinesi, che le chiamarono Yang e Yin, e che basarono la loro intera
filosofia di vita, la loro etica, l’arte e i sistemi sociali sui ritmi periodici
che queste polarità dispiegano in natura.
Questo ritmo periodico si esprime in astrologia, prima di tutto, nello
Zodiaco e nel suo simbolismo, basato com’è sul moto oscillatorio annuale
del Sole in declinazione; vale a dire nello spostamento verso nord o verso
sud dei luoghi ove tramonta il sole durante tutto l’anno. Ho discusso
questo argomento esaurientemente nel mio libro The Pulse o f Life. Ma,
riferito alla carta natale di un individuo, il contrasto tra i fattori che
hanno a che fare con la struttura individuale della coscienza e i fattori
che si riferiscono all’inconscio collettivo è rappresentato dalla distinzione
tra, da una parte, i pianeti del sistema solare fino a Saturno incluso, e,
dall’altra, i pianeti oltre a Saturno scoperti di recente: Urano, Nettuno e
Plutone. Ho chiamato i primi ‘pianeti del conscio’, e gli altri ‘pianeti
dell’inconscio collettivo’* e in un successivo capitolo studieremo il signi­
ficato di questa distinzione e il suo uso nell’analisi psicologica di una
carta natale.
Il lettore dovrebbe avere a questo punto un’idea generale di quanto
Jung si sia allontanato dal tipo di approccio psicologico assunto da Freud.
Con Jung vediamo emergere un concetto completamente diverso dell’in­
conscio. In contrasto con il quadro dipinto da Freud di un inconscio
come un purgatorio o un inferno di contenuti psichici rimossi e virulenti,
Jung rappresenta l’inconscio come un vasto regno di energia psichica dal
quale emerge l’Io conscio. Questo processo di manifestazione, chiamato
da Jung ‘individuazione’, può essere compiuto con maggiore o minore
successo e creatività, e il materiale psichico che l’Io è riuscito a ‘differen­

* Si veda Gastrologia della personalità. Di questi ‘pianeti dell’inconscio’ l’autore si


è occupato con grande profondità nel suo libro The Sun Is Also a Star (Dutton, N.Y.,
1975) [N .d.C J.
32 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

ziare’ e a individualizzare durante la sua vita, ritorna normalmente all’in­


conscio collettivo dopo la morte. In un certo senso, questo regno è
l’oceano primordiale dell’essere umano; la matrice universale di tutto ciò
che diviene, nel vivente, desiderio, sentimento, pensiero, intuizione e
aspirazione. In un altro senso, è il serbatoio collettivo in cui si riversa
tutto ciò che gli esseri umani hanno dato e daranno come contributo alla
civiltà, sia che abbia valore positivo o negativo.
A questo punto, dovrei probabilmente sottolineare il fatto che Jung
non pensa a conscio e inconscio come a due specie di entità. Jung basa
essenzialmente la sua dottrina e la sua tecnica su dati empirici, cioè su
quello che egli e i suoi pazienti hanno sperimentato realmente nella loro
vita interiore. Jung non è in primo luogo un filosofo; è un investigatore
e un interprete che cerca di fondare la sua interpretazione su basi più
ampie possibile, e non semplicemente su un concetto limitato di indivi­
dualità umana. Vede la psiche dell’uomo come qualcosa di vasto, costi­
tuito da molti fattori (o ‘contenuti’). Alcuni di questi contenuti sono
consci (cioè collegati a un punto centrale, un Io); molti sono inconsci, ma
premono contro i margini o contro la ‘soglia’ della coscienza, e in deter­
minate circostanze filtrano o erompono nel campo di questa coscienza,
sulla quale presiede, o regna dispoticamente, l’Io.
Per definizione, non sappiamo che cosa sia l’inconscio (altrimenti ces­
serebbe di essere inconscio!). Sappiamo che, in maniera conscia o semi
conscia, facciamo resistenza all’ingresso di certi pensieri, sentimenti, im­
pulsi, comprensioni e intuizioni nel campo della coscienza. Ma perché
facciamo resistenza a questi contenuti nascosti della nostra psiche? Può
darsi che sia perché sono negativi in se stessi, rifiuti tossici delle ‘nostre
vite non vissute’, ma può anche darsi che siano un richiamo verso una
vita più grande, più piena, più spirituale, e che il nostro Io rifiuti di
ammetterli nel suo ambito per paura o per inerzia.
In altre parole, i contenuti inconsci della nostra psiche sono quelli che
l’Io rifiuta di riconoscere, o quelli che rappresentano una-sfida a u n ’ul­
teriore crescita delle sue potenzialità e agli interessi radicati delle parti
consce, razionalistiche (e razionalizzanti!) della nostra natura interiore.
Così l’inconscio, a un esame superficiale, sembra essere antagonista della
parte conscia. Pure (e questo è il punto essenziale), essi sono le due metà
della psiche. Come scrive Jung:

La psiche consiste di due metà discrepanti che, insieme, dovreb­


bero opportunamente formare un ‘tutto’ unico... (ma) la coscienza
e l’inconscio non formano un tutto quando l’uno dei due viene
represso o danneggiato dall’altro. Se proprio devono essere in
Cari Gustav Jung e l'approccio positivo aWinconscio 33

contrapposizione, che sia una lotta leale con uguali diritti da en­
trambe le parti. Ambedue sono aspetti della vita. Che la coscienza
difenda pure la sua ragione e le sue pratiche autoprotettive, e che
si dia un’equa possibilità alla vita caotica del subconscio di espri­
mersi a modo suo, perlomeno finché possiamo sopportarlo. Ciò
significa conflitto aperto e aperta collaborazione allo stesso tempo.
Eppure, paradossalmente, è presumibilmente quello che la vita
umana dovrebbe essere. È la vecchia storia dell’incudine e del mar­
tello: il ferro che soffre, tra di loro, sarà alla fine forgiato in un’uni­
tà indistruttibile, l’individuo. Questa esperienza è ciò che viene
definito, in successivi capitoli di questo libro, il processo di indivi­
duazione {Vintegrazione della personalità).

Tutto questo porta a un concetto di ‘personalità’ come totalità orga­


nizzata dell’esperienza umana e dei contenuti psichici, sia consci sia in­
consci. L ’inconscio non deve mai essere considerato un territorio chiuso
con confini determinabili, ma piuttosto un canale attraverso il quale l’in­
tero universo (passato, presente, futuro) potenzialmente si riversa nella
psiche umana. In questo modo, la personalità rimane aperta a incessante
espansione e crescita. Una crescita radicale deriva dalla ‘interpenetrazione
reciproca’ di conscio e inconscio; il fondersi dell’ordine razionale e delle
energie vitali irrazionali. Questi opposti antitetici devono essere conciliati
nell’esperienza dell’individuo, devono essere integrati in una vibrante,
pulsante totalità della personalità, nella quale nessuna funzione venga
rimossa o sottovalutata, ma nella quale ogni funzione occupi il proprio
posto nell’economia di un tutto in continua espansione. L ’espansione
avviene da una realizzazione a un’altra realizzazione ancora più grande,
attraverso crisi di crescita nelle quali la coscienza individualizzata assimila
una porzione sempre più ampia dell’essenza universale. In questo proces­
so di crescita, l’individuo impara a comprendere di avere un significato
ultimo solo attraverso la propria partecipazione al tutto universale. Inve­
ce di agire partendo soltanto dal suo centro conscio (l’Io), egli avanza,
ritmicamente e serenamente, partendo dal centro della totalità integrata
del suo essere, che Jung chiama ‘il Sé’. Come scrive Jolande Jacobi nel
suo interessante libro, La psicologia di C.G. Jung, il Sé è “quel punto
focale della nostra psiche nel quale si mostra più chiaramente l’immagine
di Dio, e l’esperienza del quale ci dà la conoscenza, come nient’altro, del
significato e della natura della nostra somiglianza con Dio. È il primitivo
ideale cristiano del Regno di Dio che è ‘dentro di voi’. È l’estrema
possibilità di esperienza nella psiche e della psiche”.
L ’approccio di Ju n g alla personalità
e la via astrologica all’autorealizzazione

Cos’è la ‘personalità’? Le risposte a questo problema differiscono tan­


to quanto gli approcci psicologici che gli uomini hanno assunto verso il
problema centrale della vita umana. Secondo alcuni filosofi medievali,
solo Dio è dotato del supremo attributo della personalità, perché Egli
solo è un essere completo, autosufficiente e indipendente. Nella recente
letteratura teosofica o cosiddetta occulta, il termine ‘personalità’ è stato
usato in opposizione a ‘individualità’; il primo infatti definisce la natura
sempre mutevole e terrestre dell’uomo, mentre il secondo si riferisce
all’entità relativamente permanente e spirituale che si pensa essere la
realtà essenziale dell’uomo.
La personalità, nella psicologia classica, è indiscutibilmente collegata
alla coscienza; ma Freud cercò di ridurre l’unità della personalità, prima
data per scontata, a componenti instabili, energie subconsce, meccanismi
psichici, complessi, e a una brama in un certo senso disperata di irrag­
giungibile perfezione. Adler reagì all’approccio freudiano sottolineando
l’unità della personalità, identificando la personalità con l’Io, e liberando­
si dei fattori inconsci nella vita psichica dell’individuo col considerarli
sottoprodotti residui e tossici di un tipo di adattamento alla vita e alla
società inefficace e morboso, un adattamento controllato dalla perenne
volontà di potenza e di superiorità.
Nello studiare la psicologia di Jung, scopriamo che il suo concetto di
personalità è molto ampio e comprensivo: che la personalità è un orga­
nismo in via di evoluzione, il cui carattere integrato e la cui completezza
non dovrebbero essere dati per scontati, ma dovrebbero invece essere
considerati la finalità essenziale (ma difficile da raggiungere) della vita
per gli esseri umani. L ’integrazione della personalità non è solo un pro­
cesso complesso e arduo; non ha neppure un fine concepibile, poiché la
personalità è essenzialmente il prodotto della reciproca interpenetrazione,
armonizzazione e integrazione di due specie di fattori, fondamentalmente
Uapproccio di Jung alla personalità 35

distinti e apparentemente opposti (eppure complementari) nella vita


psichica dell’uomo. Questi fattori si riferiscono o alla coscienza e al
centro che controlla la coscienza, l’Io, oppure appartengono al campo
dell’inconscio. Poiché il campo dell’inconscio non ha confini conoscibili,
ma si estende in teoria ad infinitum in direzione di una sempre più ampia
esperienza dell’universo, ne consegue che non possono essere posti limiti
definiti all’ambito della personalità. Il campo della coscienza può sempre
includere una totalità più ampia dei contenuti precedentemente inconsci.
Alcune brevi citazioni da Jung aiuteranno a porre in una prospettiva
ancora più chiara la sua idea delle relazioni tra conscio e inconscio.

Proprio come il corpo umano mostra un’anatomia comune al di


sopra e al di là di tutte le differenze razziali, così anche la psiche
possiede un sostrato comune. Io l’ho chiamato inconscio collettivo.
Essendo eredità umana comune, trascende tutte le differenze di
cultura e di coscienza, e non consiste semplicemente di contenuti
suscettibili di divenire consci, ma di inclinazioni latenti che portano
a identiche reazioni. Così, l’inconscio collettivo è semplicemente
l’espressione psichica di identiche strutture cerebrali che non tengo­
no conto di alcuna differenza razziale. Per mezzo di esse possono
essere spiegate le analogie, che arrivano fino all’identità, tra i vari
miti e simboli, e la capacità di comprensione umana in generale. Le
varie linee di sviluppo psichico scaturiscono da un ceppo comune
le cui radici si estendono nel passato.
Preso in senso strettamente psicologico, ciò significa che abbia­
mo comuni istinti di ideazione (immaginazione) e azione. Ogni im­
maginazione e azione conscia è derivata da questi prototipi inconsci
e rimane legata a essi.
Senza alcun dubbio, la coscienza proviene dall’inconscio. È qual­
cosa che dimentichiamo troppo spesso, e perciò tentiamo sempre di
identificare la psiche con la coscienza (Commento al Segreto del
fiore d'oro).
La distinzione tra mente e corpo è una dicotomia artificiale, una
discriminazione che è indubbiamente basata molto di più sulla peculia­
rità della comprensione intellettuale che sulla natura delle cose. In
realtà, così stretta è l’interconnessione di tratti fisici e psichici, che non
solo possiamo trarre ipotesi di ampia portata sulla costituzione del
corpo, ma possiamo anche ipotizzare da peculiarità psichiche le corri­
spondenti caratteristiche corporee (Modem Man in Search of a Soul).
La ‘psiche’ è sia fisica sia mentale (Commento al Segreto del fiore
d'oro).
36 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

La psiche è un sistema autoregolantesi che si mantiene in equi­


librio così come fa il corpo. Ogni processo che va troppo oltre,
immediatamente e inevitabilmente richiede un’attività compensatoria.
Senza tale adattamento non esisterebbe un normale metabolismo, e
neppure una psiche normale. Possiamo prendere l’idea di compen­
sazione, così intesa, come la legge che regola gli eventi psichici.
Troppo poco da un lato ha come risultato troppo dall’altro lato. La
relazione tra conscio e inconscio è di tipo compensativo {Modem
Man in Search of a Sout).
Non c’è personalità senza definizione, pienezza e maturità...
Lo sviluppo della personalità significa fedeltà alla legge del pro­
prio essere...
Quando tutto è stato detto e fatto, l’eroe, il capo e il sapiente è
anche colui che scopre nuove vie verso più grandi certezze. Si
potrebbe lasciare tutto come prima, se queste nuove vie non esiges­
sero di essere scoperte, e non perseguitassero l’umanità con tutte le
piaghe d’Egitto finché queste scoperte non vengano attuate. La via
non scoperta, in noi, è come un contenuto vivo nella psiche. La
filosofia classica cinese lo chiama il ‘Tao’ e lo paragona a un corso
d’acqua che irresistibilmente muove verso la sua foce. Essere nel
Tao significa adempimento, completezza, una vocazione seguita,
inizio e fine e completa comprensione del significato dell’esistenza
innato nelle cose. La personalità è il Tao (LJintegrazione della per­
sonalità).

Queste citazioni, per quanto frammentarie, delineano per noi il qua­


dro fondamentale della personalità che Jung sviluppa con grande ricchez­
za di dettagli attraverso i suoi numerosi scritti. Richiamano anche alla
mente la ragione per cui le tecniche sviluppate dalla tradizione astrologi­
ca possono essere di estrema utilità pratica per l’individuo che cerca di
procedere nell’arduo cammino dell’integrazione della personalità; purché
queste tecniche astrologiche vengano usate in modo nuovo, un modo diret­
to consciamente all*ottenimento di una personalità positiva, definita, piena
e matura.
Usare così Pastrologia non è facile; che non vi sia alcun dubbio al
proposito! Non è facile, perché un’astrologia finalizzata alla realizzazione
integrale della ‘legge del proprio essere’ deve essere prima di tutto pur­
gata di ogni atteggiamento, credenza e aspettativa tradizionali che fre­
quentemente creano, nello studioso come in chi lo consulta, timori, un
senso di inferiorità o un falso ottimismo. Peggio ancora, l’astrologia nel
suo aspetto popolare spesso causa una dipendenza psicologicamente
L'approccio di Jung alla personalità 37

malsana dal consiglio di praticanti per nulla infallibili e insufficientemen­


te preparati in questa difficilissima arte. Tale dipendenza, in linea di
principio, non sarebbe peggiore della dipendenza del cliente dal suo
psicoterapeuta o ‘analista’, se l’astrologo fosse uno psicologo esperto, e
fosse realmente dedito al benessere psicologico dei suoi consultanti, ma,
sfortunatamente, ciò non succede spesso. Non succede, non perché gli
astrologi siano persone meno oneste degli psicologi, ma semplicemente
perché l’approccio che il pubblico astrologico si aspetta da un astrologo
non è nel complesso psicologicamente costruttivo. Se una persona va a
consultare uno psicoterapeuta, il suo scopo di solito è raggiungere un
migliore stato di sviluppo psichico, e magari di essere guarita da qualche
disturbo mentale acuto. Si aspetta la guarigione o un’esistenza più piena.
Ma la persona media che cerca il consiglio dell’astrologo si aspetta il tipo
di informazione che di solito non porta a una vita interiore più piena, più
ricca, più definita, e più matura.
‘Conoscere il futuro’ (anche se resta inteso che vi può essere cono­
scenza solo dei potenziali eventi futuri) non porta, di per sé, all’integra­
zione personale. Non è, di per sé, conoscenza psicologica sana. Persino
la conoscenza di quale corso di azione abbia maggiori probabilità di
‘successo’ in una data circostanza non è, in se stessa, di gran valore,
psicologicamente parlando. Sarebbe un guaio se, pur avendo successo
esteriormente (o proprio a causa di questo successo esteriore) tale cono­
scenza creasse uno stato di dipendenza da procedimenti astrologici ma­
lamente intesi e un falso senso di sicurezza psicologica.
Qual è allora l’uso psicologico valido dell’astrologia dal punto di vista
adottato da Jung? Può solo essere la chiarificazione (il rendere più coscien­
te e obiettivamente reale) della 'legge del proprio essere. Ogni procedi­
mento o pratica astrologica che non abbia questo fine, e in cui il pra­
ticante o il consultante non si aspettano che abbia questo fine, è nocivo
alla salute psicologica e non può favorire il processo di integrazione della
personalità. Ciò non significa che non si possano usare applicazioni astro­
logiche che non siano soprattutto, o che non siano affatto, dirette al
benessere psicologico degli individui. Indica semplicemente quale sia l’uni­
co fine fondamentale di ogni applicazione costruttiva di metodi astrolo­
gici agli individui, siano queste tecniche astrologiche carte natali, pro­
gressioni, transiti, ecc. Se questo è il caso, la domanda a cui dobbiamo
rispondere è: Come può Pastrologia aiutare l’individuo a raggiungere una
coscienza più chiara e obiettiva della legge del suo essere, e quindi del
suo vero sé?
Tutti i miei scritti in libri e riviste astrologiche sono stati essenzialmen­
te diretti a rispondere a questa domanda. L ’astrologia, ho dimostrato,
38 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

può essere usata come mezzo di ‘autorealizzazione’, come un potente


aiuto nel ‘processo di individuazione’; cioè, nel processo di diventare,
nella realtà e nella pienezza della vita cosciente, ciò che si è, alla nascita,
solo potenzialmente. L ’individualità (cioè, l’unicità strutturale dell’essere)
è potenziale o latente in ogni bambino appena nato. Diventa una realtà
solo attraverso gli sforzi persistenti e coerenti del giovane come del vec­
chio di raggiungere la maturità interiore. Ciò che l’astrologia può fare
per aggiungere successo a questi sforzi è offrire all’individuo potenziale
(o alla persona più anziana, confusa, che porta il peso di troppi errori)
il progetto della struttura della sua individualità.
L ’astrologia, in altre parole, offre a una personalità in via di evoluzio­
ne, che forse brancola neH’incoscienza e nell’immaturità psicologica,
l’archetipo della sua personalità potenziale: ciò che sarebbe, se diventasse
ciò che potenzialmente è. Un archetipo è come un seme: la potenzialità
di una particolare struttura di un essere organico.
Può darsi che il seme non cresca mai fino a diventare una pianta
pienamente sviluppata. Ma, nel caso che cresca, diventerà nella realtà ciò
che il seme contiene in potenzialità. Una ghianda non diventerà mai un
albero di mele; ma veder cadere una ghianda sul suolo non indica se, in
quel posto, una quercia raggiungerà mai la maturità. Uastrologia si occu­
pa solo di potenzialità; mai di eventi definiti o destinati.
Jung usa sempre il termine ‘archetipo’, e il modo in cui lo definisce ha
un grande significato per l’astrologo che cerca di valutare il significato
psicologico corretto di una carta natale, un ‘archetipo’ di un genere
speciale. Gli archetipi sono, nella filosofia di Jung, punti focali o campi
di forza dell’inconscio collettivo; cioè, sono immagini che determinano e
controllano le attività più fondamentali di ciò che abbiamo chiamato ‘la
comune umanità dell’uomo’. Essi esprimono le risposte più primordiali e
più comuni di tutti gli esseri umani a poche situazioni fondamentali; e ci
appaiono come immagini simboliche nei sogni, come pure in tutti i miti
o concezioni religiose. Queste immagini simboliche hanno un enorme
potere. Possono influenzare vaste collettività, provocando conversioni
religiose o portando a crimini razionalmente inesplicabili. Hanno un lato
oscuro, oltre a quello luminoso.
Ciò che è importante capire, tuttavia, è che solo la loro forma è deter­
minata, non il loro contenuto; che “l’essenza ultima del loro significato
può essere delimitata, ma non descritta” .
“La forma di questi archetipi”, dice Jung, “è in un certo senso
paragonabile al sistema assiale di un cristallo, che predetermina per così
dire la forma cristallina nella soluzione satura, senza possedere in se
stesso esistenza materiale”. Questo ‘sistema assiale’ determina solo la
Vapproccio di Jung alla personalità 39

possibilità che si formi concretamente una certa caratteristica. Quale di


queste formazioni possibili verrà in realtà concretamente realizzata di­
pende dalla natura della ‘soluzione satura’, cioè, nel caso degli archetipi,
dalla comune esperienza dell’umanità, o della particolare razza o cultura
alla quale un individuo appartiene.
Quando una persona sogna una misteriosa figura materna dotata di
attributi cosmici (o quando il pittore ispirato dipinge una simile figura)
l’immagine suscitata non è in realtà creazione di colui che sogna, o del­
l’artista, come entità individuali. L ’immagine è già latente nel suo subcon­
scio, come la forma della foglia della quercia è latente nella ghianda.
L ’archetipo ha quindi una specie di esistenza obiettiva in un regno incon­
scio di potenzialità, un regno al quale si riferisce Goethe nel Secondo
Faust come il ‘regno delle Madri’. Infatti, Jung chiarisce che “l’inconscio
è la madre della coscienza”. Gli occultisti hanno anche parlato, con
significato sostanzialmente uguale, del regno della ‘luce astrale’, che crea
nei suoi aspetti superiori, e riflette nei piani inferiori. Hanno anche usato
le espressioni Anima Mundi e le ‘Vergini della luce’, riferendo queste
ultime ai segni dello Zodiaco, considerati come espressioni simboliche
delle grandi ‘Gerarchie creative’ che sono i costruttori dell’universo, e
dell’uomo in generale. Queste gerarchie sono viste come agenti collettivi,
o Schiere spirituali, attraverso i quali opera YAnima Mundi; Jung parla
anche degli archetipi dell’inconscio come ‘organi dell’anima’.
Questi ‘organi dell’anima’, tuttavia, sono la concentrazione dell’espe­
rienza comune di miriadi di generazioni di esseri umani. Essi sono insiti
nell’umanità come gli istinti sono insiti negli animali e in fondo anche
nell’uomo. Istinti e archetipi sono della stessa natura. E, se si comprende
questo, vediamo anche come, nelle cosmologie esoteriche o ‘gnostiche’, le
summenzionate Schiere creatrici siano considerate come quintessenza
dell’esperienza spirituale di vaste collettività di esseri che sono vissuti in
universi o sistemi solari precedenti, e in essi hanno raggiunto l’immortalità.

[Il numero degli archetipi è] relativamente limitato, poiché esso


corrisponde al numero delle possibilità di ‘esperienze tipiche fonda-
mentali’, come quelle che gli esseri umani hanno avuto dall’inizio
dei tempi... [pure] la somma di questi archetipi rappresenta per
Jung la somma di tutte le potenzialità latenti della psiche umana: un
enorme serbatoio inesauribile di antica sapienza riguardante le più
profonde relazioni tra Dio, l’uomo e il cosmo. Aprire questo serba­
toio alla propria psiche, risvegliarla a una nuova vita, e integrarla
con la parte cosciente, significa perciò niente di meno che togliere
l’individuo dal suo isolamento e incorporarlo neWeterno processo
40 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

cosmico... Rimuovere la confusione e l’isolamento dell’individuo


moderno, far sì che egli possa trovare il suo posto nella grande
corrente della vita, aiutarlo a trovare una completezza che consape­
volmente e deliberatamente leghi il suo lato luminoso della parte
conscia a quello oscuro della parte inconscia, questo è il significato e
lo scopo della guida di Jung (J. Jacobi, La psicologia di C.G. Jung).

Ho messo in corsivo alcune delle succitate frasi perché chiariscono il


legame tra la psicologia di Jung e l’astrologia. Il significato simbolico
della carta natale di un individuo, tracciata per l’esatto momento e luogo
di nascita, è veramente, per quanto riguarda il valore psicologico, un
archetipo nel suo subconscio. È forse il più potente di tutti gli archetipi,
quando viene fatto affiorare alla luce della coscienza, in quanto può
determinare l’intera condotta dell’individuo, l’intero atteggiamento verso
se stesso e la sua vita, e la qualità delle sue aspettative per quanto
riguarda gli eventi futuri e il suo destino nel suo complesso. La carta
natale è un simbolo di straordinaria potenza, e questo simbolo, poiché è
basato sull’esperienza primordiale del cielo da parte dell’umanità (una
comprensione meravigliosa di ordine trascendente in mezzo a una vita di
caos terreno) apre la porta alla capacità dell’uomo di “trovare il proprio
posto nel grande fiume della vita” secondo un modello di ordine archetipi­
co. Questo modello di ordine nella realtà viene offerto all’uomo dallo
spettacolo di punti e dischi di luce che si muovono senza sosta nel cielo.
Sono lì perché l’uomo li ammiri. Per una persona, studiare la propria
carta natale significa scoprire l'ordine celeste alle radici del proprio essere.
È scoprire la particolare fase dell'Anima Mundi (l’anima del mondo, La
Grande Madre) che divenne la forma nella quale la natura umana gene­
rica e collettiva venne versata, quando l’individuo emerse nel mondo di
aria e di luce come neonato dotato di respiro.
Il momento del primo respiro è il grande simbolo dell’atto individua­
lizzante con il quale la natura umana non generata emerge dalla ‘madre
oscura’ (il grembo della terra) e comincia ad agire nel regno della ‘madre
celeste’. Nel grembo, l’uomo è avviluppato e grandemente condizionato
dalla natura umana generica, ma appena emerge da questo grembo e si
trova sotto la volta del cielo (la ‘chiesa’ celeste nella quale officiano le
‘Vergini di luce’ zodiacali), si trova a entrare in un regno di essenziale
libertà. Egli respira\ e in questo suo atto di respirare, l’uomo è il simbolo
archetipico del suo stato individualizzato. È libero di alterare il suo respi­
ro, e attraverso il potere del respiro (che è anche il potere del Verbo
pronunciato) l’uomo può provare a se stesso di essere unico e padrone
o condannarsi a una vita individuale rudimentale e fallimentare.
L'approccio di Jung alla personalità 41

Lo Yoga degli antichi indiani era basato su questa comprensione del


significato e del potere del respiro; e così pure lo era, in un altro senso,
l’astrologia. L ’astrologia era il mezzo per collegare il primo momento
della libertà individuale (il primo respiro) alT‘eterno processo cosmico’.
L ’astrologia era perciò, e può essere oggi, un metodo per “sottrarre
l’individuo al suo isolamento e incorporarlo nel processo eterno” , un
metodo che viene così diretto proprio allo stesso successo finale che
Jacobi descrive come lo scopo della guida psicologica junghiana. Le fina­
lità dei due metodi sono identiche nella loro essenza; e le metodologie
presentano molte caratteristiche analogie, come pure egualmente caratte­
ristiche differenze.
Il primo punto da sottolineare è che la funzione principale dell’astro­
logia, considerata nel senso psicologico descritto sopra, è di aiutare (con
le parole di Jung) “a riconoscere il proprio sé per quello che per natura
è, in contrasto con quello che si vorrebbe essere”; e, come aggiunge la
Jacobi, “probabilmente non c’è niente di più difficile per l’uomo che
riconoscere ciò ...”. La carta natale, considerata come simbolo della par­
tecipazione fondamentale al processo universale da parte dell’individuo,
può rivelare all’individuo ciò che egli è per natura, e in questo modo ciò
che egli può realizzare, se vive in armonia con questa ‘legge’ del suo
essere individuale. Ma la carta natale tratta di relazioni simboliche, con
formule di interazione funzionale, che devono tutte essere interpretate,
come devono essere interpretati i sogni, se devono diventare psicologica­
mente significativi ed efficaci. E, come un sogno, la carta natale può
essere interpretata in molti modi. Può essere vista come un tutto dinami­
co e creativo, come un invito all’integrazione, oppure come un aggregato
di informazioni frammentarie sulle preoccupazioni più comuni dell’umanità
(ricchezza, case, storie d’amore, salute, matrimonio, affari, successo, ecc.).
La pratica normale e tradizionale dell’astrologia tratta il secondo tipo
di astrologia. Di regola, l’astrologo cerca informazioni che riguardano
eventi, passati o futuri, o la conoscenza di caratteristiche isolate del tem­
peramento personale del suo cliente. L ’astrologia non ha allora alcun fine
di integrazione psicologica (soprattutto perché il cliente o l’astrologo
stesso non si aspettano che essa abbia tale scopo. La maggior parte della
gente si avvicina all’astrologia oggi nello stesso modo in cui si avvicina
all’argomento dei sogni) in modo disorganizzato, dilettantesco, frammen­
tario e quindi malsano.
Chiunque si aspetti che i simboli onirici o delle carte natali lo condu­
cano verso una personalità più piena, più totale, più conscia, e più ma­
tura, deve prendere un atteggiamento molto più serio e responsabile.
Dovrebbe rendersi conto che, mentre il contatto con l’archetipo dell’in­
42 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

conscio e con i tracciati celesti del momento di nascita può portare un


individuo a uno stato ricco e sereno di realizzazione della personalità, un
tale contatto può anche portare a spaventose conseguenze psicologiche.
La carta natale è molto diversa in realtà da una semplice classificazione
di fattori. Una volta che sia stata studiata e le sia stata prestata l’attenzio-
ne indispensabile, la carta comincia ad agire come un potere dinamico
nell inconscio. Essa ‘agisce’ sull’astrologo. Porta le tendenze alla coscienza
(producendo così eventi), tendenze che altrimenti sarebbero potute rima­
nere latenti e nascoste. Chiunque creda nel significato della carta natale
e nella validità dell’interpretazione datale (da se stesso o da un astrologo
praticante) non è più del tutto la stessa persona. Il suo orientamento
verso l'inconscio è stato alterato, per quanto lievemente. Non rendersi
conto di ciò è andare in cerca di veri pericoli, poiché l’atteggiamentoidi
una persona verso il proprio inconscio è il fattore più dinamico della sua
personalità.
Il processo di integrazione della personalità è, infatti, sempre gravido
di veri pericoli psicologici. Nessuno lo riconobbe più chiaramente di
Jung, che affermò recisamente che nessuno sarebbe mai potuto riuscire
pienamente in questo processo a meno che non fosse spinto dall’interno
da una vera ‘vocazione’, da una necessità interiore.* Come dovrebbero
rendersene conto anche gli astrologi! Ci sono, tuttavia, necessità colletti­
ve oltre che individuali. Viviamo in un’età esplosiva (una crisi globale
nello sviluppo dell’umanità) il che richiede che noi tutti assumiamo nuo­
ve responsabilità e affrontiamo deliberatamente pericoli nuovi in nome di
uno scopo collettivo che non possiamo più ignorare. Questa è un’età di
integrazione globale, sia che per ‘globo’ noi intendiamo il pianeta Terra,
oppure la sfera della totalità della nostra psiche, corpo e mente. Dobbia­
mo perciò seguire una via di integrazione totale, nella personalità come
pure nella società. E dobbiamo essere disponibili ad accettare rischi, o
altrimenti diventare meno che umani. Perché essere umani significa esse­
re una totalità cosciente; significa essere un microcosmo, un centro di
forza e di significato all’interno del vasto organismo del macrocosmo: il
Tutto universale.

* Si veda l’ultimo capitolo dell 'Integrazione della personalità, di C.G. Jung.


5
L'A nim a e l’Animus nell’analisi junghiana
e il simbolo lunare in astrologia

Nei capitoli precedenti abbiamo studiato il significato che C.G. Jung


attribuiva nel suo sistema psicologico all'inconscio e alle immagini pri­
mordiali (archetipi) che da esso emergono sulla soglia della coscienza
individuale. Gli archetipi dell'inconscio collettivo sono basati su espe­
rienze primordiali tanto vitali e universali che le normali reazioni a essi
sono state profondamente impresse nella natura umana come istinti, at­
teggiamenti tradizionali e comportamenti coatti. Tali reazioni umane a
situazioni universali di vita sono ereditate; a dire il vero sono condizio­
nate da, e sono l'espressione psicologica di, strutture organiche del cor­
po, specie del cervello. E l'individuo medio non è maggiormente coscien­
te dei contenuti della profondità della sua psiche che delle funzioni del
suo sistema digestivo o circolatorio.
Se, tuttavia, un individuo si pone (o è posto dalle peculiari richieste
della civiltà moderna} in circostanze che ostacolino o precludano reazioni
naturali o stabilite ancestralmente a situazioni fondamentali e tradizionali
del vivere umano, quasi inevitabilmente ne risulteranno dei disturbi. Questi
disturbi colpiscono il funzionamento organico normale del corpo o della
psiche, o di ambedue. Se è colpito il corpo, si avranno malattie e dolore
fisico. Se l'effetto è prima di tutto psicologico, la coscienza registra di­
sturbi psichici e influenza l'Io. I disturbi alterano il normale stato di
equilibrio tra il conscio e l'inconscio e mettono così in forse la stabilità
delle strutture che l'Io si è costruito.
L'Io, come centro che controlla la coscienza, governa su un campo di
attività psichica che è costantemente circondato dal vasto e misterioso
regno dell’inconscio. L'Io agisce come un re di un paese oltre i cui
confini si estendano mari, montagna e foreste abitate da razze sconosciu­
te. Queste razze possono essere barbare, o possono essere altamente
civilizzate. Sia nell’uno sia nell’altro caso, i loro modi di vivere strani e
diversi possono essere affrontati sulla base di scambi commerciali fruttiferi,
44 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

e si può avere un vivificante interscambio di valori. Si possono avere


periodi, tuttavia, nei quali, sotto la pressione di condizioni interne o
esterne, il ritmo normale di comunicazione e di scambi tra il regno
dell’Io (il campo della coscienza) e le vaste regioni dell’inconscio sia
disturbato. L ’Io può decidere (o esservi costretto dalla pressione delle
richieste sociali) di agire o cercare espressione in un modo contrario ai
modelli di comportamento generici e culturali che sono normali per la
natura umana o per le tradizioni più profonde di una particolare religio­
ne o cultura. Allora, la psiche nel suo complesso (che è parte conscia e
parte inconscia) viene a essere disturbata. Se il disturbo dura abbastanza
a lungo, si crea un complesso o si sviluppa una nevrosi. La parte conscia
diventa rigida o bellicosa, isolazionista o aggressiva; cessa di avere scambi
pacifici con la parte inconscia che, con le energie arginate o ridotte in
schiavitù dall’Io, diventa esplosiva e cerca vendetta.
Nei primi stadi del conflitto, l’inconscio sembra cedere. La natura
umana cerca di adattarsi alle richieste dell’Io e alla sua volontà conscia;
e tutti sappiamo a quanto si può spingere l’adattamento, per un po’.
Tuttavia, se la pressione del comportamento anormale dellTo sui ritmi
naturali della comune umanità di quella persona viene mantenuta o au­
mentata, la ‘natura umana’ si ribella, apertamente o con una resistenza
‘sotterranea’. Può darsi che da principio la ribellione non influenzi l’equi­
librio delle funzioni biologiche in modo percepibile; ma è probabile che
si manifesti con modalità psichiche, per esempio con sogni strani e ossessivi
pieni di ansia e di un senso oscuro di minaccia. Ogni istinto, in quanto
comune espressione fondamentale della natura umana, può manifestarsi
come immagine archetipica nei sogni, o può essere liberato attraverso
fantasie a occhi aperti e simboli artistici il cui significato profondo può
essere o no conosciuto dall’artista. Ma questi archetipi dell’inconscio
pervengono nel campo della coscienza solo nel momento e nel luogo in
cui vi sia necessità di essi, una necessità della personalità al cui interno
essi prendono forma, secondo modelli antichi e ancestrali.
Secondo Jung, la coscienza si adatta all’ambiente secondo direzione,
proposito e finalità, e l’inconscio agisce in un modo che compensa quanto
vi sia di unilaterale in queste attività consce. Jung sottolinea queste fun­
zioni compensatorie dell’inconscio, considerandole come una prova che
la psiche è un tutto organico. Proprio come il corpo tutto intero cerca
sempre di ripristinare l’equilibrio organico disturbato dalle azioni volon­
tarie e forzate in cui l’uomo civilizzato indulge costantemente, e come la
perdita di un organo del corpo (o la distruzione di una parte del cervel­
lo) è compensata dal corrispondente sovrasviluppo di qualche altro orga­
no o funzione, allo stesso modo anche la psiche crea il proprio equilibrio.
L'Anima e 1Animus nellanalisi junghiana 45

Se una persona forza volontariamente la propria psiche a rispondere a


esperienze esterne in modo standardizzato e limitato, questo atteggia­
mento artificiale o forzato provocherà un tipo di attività egualmente
esagerato e opposto nell’inconscio.
Se una persona giovane ha idolatrato il padre e la sua adorazione ha
sbilanciato le sue reazioni naturali verso la società e riguardo al suo
proprio sviluppo, può darsi che abbia allora sogni in cui il padre appare
come una persona insignificante, meschina, o persino mostruosa. Se un
individuo si identifica con il proprio atteggiamento sociale o professiona­
le in modo tale da esibire continuamente le affettazioni e le caratteristi­
che tipiche della propria posizione o classe sociale, sviluppa una masche­
ra (o Persona) di cui è sempre più difficile liberarsi. L ’inconscio compen­
serà col costringerlo a comportarsi in modo diametralmente opposto nei
momenti in cui non si controlla. L ’eroe popolare, che si è identificato
con ciò che il suo pubblico si aspetta da lui, e recita la sua parte giorno
e notte, può tuttavia essere conosciuto da moglie e figli come una perso­
na nervosa, brontolona e debole. In questi casi, l’inconscio reagisce a un
atteggiamento unilaterale e fisso dell’Io conscio con una pressione irresi­
stibile, costringendo la persona ad agire in un modo che sarebbe ripu­
gnante al suo Io, se fosse cosciente di questa fase di comportamento.
Jung chiama questa parte dell’inconscio Anima, e VAnima tende sempre
a bilanciare la Persona, la parte della psiche che, nel cercare di adeguarsi
efficacemente alle esigenze dell’ambiente (o a qualche inferiorità organica
o complesso infantile), esagera nell’adattamento e diventa schiava degli
atteggiamenti sociali.
L Anima è la funzione inconscia che cerca di adattare la personalità
alle richieste della ‘natura umana’, cioè al tipo di risposta normale che un
essere umano dovrebbe avere verso esperienze interiori ed esterne se
agisse come una personalità sana, forte e completa. La natura umana è
conservatrice, e l’inconscio collettivo o generico (altro nome per la ‘na­
tura umana’) reagisce alla tensione e allo sforzo di atteggiamenti consci,
volitivi e ultra-individuali con modelli arcaici e ancestrali che sono altret­
tanto difficili da modificare degli istinti animali.
In molti casi, tuttavia, la saggezza accumulata nel passato si rivela
molto più sana e sicura dei progetti d’azione iperdifferenziati e iperrazionali
di un Io costretto ad adattarsi a una civiltà febbrile. Jung sottolinea che
ciò che emerge dall’inconscio in sogni, ispirazioni e fantasia creativa,
rivela tesori di saggezza e spesso intuizioni profetiche che sono compo­
nenti essenziali di ogni personalità che si vanti di essere sana, ricca di
significato umano e veramente creativa. Ma questi sogni e queste ispira­
zioni di solito sono ermetici, e devono essere interpretati. Si presentano
46 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

come immagini e scene o simboli drammatizzati, poiché Pinconscio non


è né razionale, né logico, né legato a sequenze di causa-effetto. Perciò,
l’inconscio si può manifestare alla coscienza come una moltitudine di
immagini o archetipi. Queste immagini (collegate come sono a esperienze
personali e recenti oppure a esperienze universali e arcaiche) costituisco­
no l’unico mezzo di comunicazione possibile per l’inconscio. Se contenu­
ti inconsci, ammonimenti o giudizi sono alle volte registrati dalla coscien­
za come vere parole in sequenza logica e chiara, ciò succede perché sono
prima elaborati e, per così dire, tradotti da una funzione psichica interme­
diaria che cerca sempre di rendere l’inconscio intellegibile all’Io coscien­
te. \ J Anima, nel suo aspetto più positivo e più profondo, adempie a tale
funzione.
Quindi, YAnima deve essere vista così: prima di tutto, come reazione
compensatrice verso un atteggiamento conscio unilaterale con il quale
l’Io si identifica (la Persona). In secondo luogo, YAnima è la funzione
mediatrice che cerca di colmare la frattura tra l’inconscio e il conscio, tra
la ‘natura umana’ e l’Io, tra la saggezza collettiva permanente della razza
e le forme di conoscenza differenziate, raffinate, intellettualizzate e can­
gianti dell’Io. In un terzo aspetto, Jung descrive YAnima anche come
l’immagine ideale di donna che ogni uomo porta nella propria mente
inconscia, in armonia sia con i suoi bisogni personali sia con le tradizioni
impersonali arcaiche che codificano il significato essenziale della donna
per l’uomo.
Quello che nell’uomo è YAnima, diventa YAnimus nella donna. In
altre parole, Anima e Animus rappresentano i rispettivi elementi del
sesso opposto in ciascuno. E qui riconosciamo un punto essenziale nella
psicologia junghiana, un punto che è anche stato un fattore integrale
dell’astrologia fin dai primi tempi della civiltà caldea o cinese. Questo
punto è che ogni manifestazione psichica è dotata di polarità, come lo
sono tutte le forme di energia nell’universo. La legge della polarità è la
legge stessa della vita. Ovunque vi sia vita, due forze di polarità opposta
interagiscono, si interpenetrano e si equilibrano l’una con l’altra incessan­
temente. Ogni organismo vivente mostra questo ritmo polare dinamico;
esso si manifesta, in un aspetto, come la legge di compensazione sopra
menzionata, in un altro aspetto, come sesso.
Il sesso (considerato nel suo significato più ampio di polarizzazione
delle energie vitali) non si riferisce solo agli organi fisici. Questi hanno a
che fare con le manifestazioni esterne e esteriormente attive del sesso nel
corpo; ma nella psiche, troviamo manifestazioni corrispondenti di oppo­
sta polarità che costituiscono le fasi interiori ed interiormente attive del­
l'energia vitale. Ed è a queste che si riferiscono i concetti psicologici di
L ’Anima e 1Animus nellanalisi junciana Al

Animus e Anima. È un fatto accertato che all’interno della personalità


totale dell’uomo o della donna siano contenuti elementi sia maschili sia
femminili. Ciò che rende un uomo ‘virile’ è la più alta percentuale di
energia maschile che la sua natura fisica include; ma il fatto complemen­
tare è che, allo stesso tempo, la sua natura psichica includerà una percen­
tuale più bassa di energia femminile.
La sessualità biologica, in altre parole, è semplicemente la fase centrale
dell’aspetto esteriorizzato della forza vitale bipolare che opera attraverso
la persona umana ed è responsabile della sua creazione. L ’aspetto di
questa forza vitale creativa che viene esteriorizzata o emessa come sesso,
costruisce, mantiene e riproduce il corpo, secondo le direttive dell’ancor
più primordiale principio di differenziazione (karma) simboleggiato in
astrologia da Saturno. D ’altro canto, la parte interiorizzata e non manife­
stata dell’energia vitale (Anima o Animus) - di polarità opposta al sesso
dell’organismo - costruisce e alimenta quelle funzioni psicologiche attra­
verso le quali avvengono forme caratteristiche di attività interiore (o
potremmo anche dire di ‘attività dello spirito’). Alla funzione Anima-
Animus è dovuto lo sviluppo originario di tutte le immagini, i simboli e
le fantasie creative attraverso le quali l’inconscio comunica con l’Io co­
sciente. È anche il fattore che controlla lo sviluppo di aspirazioni e atteg­
giamenti devozionali, o tecniche occulte, che si sviluppano come conse­
guenza di un riorientamento interiore (o ‘conversione’) dell’Io, che si
allontana dall’individualizzazione o dalla differenziazione per rivolgersi
alle realtà fondamentali o spirituali comuni a tutti gli uomini.
Ogni volta che ci occupiamo di energie vitali, ci occupiamo di ciò, che
in astrologia, è essenzialmente rappresentato dal Sole e dalla Luna. Il
regno della ‘vita’ (usando il termine nel senso stretto che definisce la
forza che plasma, conserva e riproduce gli organismi viventi) è il regno
della dualità. E, come ho chiarito nel mio libro sull’argomento,* questo
regno della vita e della dualità è espresso astrológicamente dall’interazione
ciclica di fattori solari e lunari. Tuttavia, vi è un terzo fattore che deve
essere preso in considerazione in ogni analisi davvero approfondita: la
Terra. La terra stabilisce le posizioni e la relativa importanza di ciò che
gli esseri umani percepiscono come il Sole e la Luna. Il bisogno di questi
esseri umani (e di tutte le creature che abitano sulla superficie della terra)
è ciò che rende necessaria la manifestazione dell’energia soli-lunare, e in

* Pubblicato in origine come The Moon: The Cycles and Fortunes of Life (McKay
1946), fu rivisto e in seguito pubblicato in Olanda (Servire, 1967) e in America
(Shambhala Publications, 1971) col titolo di The Lunation Cycle (Trad. it., Il ciclo di
lunazione, Astrolabio, Roma 1985).
48 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

particolare le orbite della Luna. Nella tradizione esoterica, la Luna, seb­


bene satellite della terra, è rappresentata come più vecchia della terra. La
Luna è la madre, che diligentemente provvede alle necessità del figlio, e
così gli ruota attorno, racchiudendo ogni suo movimento. In altre parole,
l’orbita della Luna attorno alla Terra delinea i confini di un ‘grembo
cosmico psichico’ all’interno del quale tutta la vita sulla Terra opera e dal
quale trae nutrimento. Questo ‘grembo’ costituisce il regno sub-lunare
degli astrologi medievali, il mondo in cui si diceva (da parte degli gnostici
cristiani del secondo secolo d.C.) che governasse il dio lunare, Jehovah.
Questo dio si occupava della formazione dell’‘uomo astrale’. Era un
dio geloso e possessivo, ma produceva strutture vitali per provvedere alle
necessità delle creature terrestri. Poiché queste creature terrestri, consi­
derate collettivamente, non sono pronte a ricevere direttamente l’energia
creativa costante e impersonale dello Spirito solare, questa energia è
attenuata e adattata ai loro bisogni dal dio lunare, il Demiurgo. L ’energia
solare viene ceduta alla Luna a ogni novilunio, ma solo in quantità accet­
tabili dalla capacità limitata delle creature terrestri. Quindi il dio (o gli
dèi) lunare costruisce strutture specializzate (di corpo e psiche) attraver­
so le quali l’energia solare diventa utilizzabile da parte di organismi e
personalità terrestri.
La quantità e il tipo di energia solare liberata all’inizio di ciascun ciclo
di lunazione è fissata da Saturno; poiché, mentre il Sole rappresenta il
centro del sistema della personalità individuale, Saturno rappresenta i
confini di questo sistema: le limitazioni, il destino particolare o fato
dell’individuo. Saturno simboleggia l’operare della legge di differenziazione
individuale (il Karma dell’individuo). Esso definisce la struttura perma­
nente organica del corpo (lo scheletro), e anche la struttura dell’Io. Fino
a che l’Io governa come centro della personalità, e finché i lontani pia­
neti Urano e Nettuno non riescono a contrastare e a dissolvere il control­
lo di Saturno sulla personalità, Saturno controlla l’emissione di energia
solare (o spirito universale) attraverso le forme costruite periodicamente
dalla Luna (le strutture fisiologiche e controllate dall’Io del corpo e della
coscienza). L ’attacco dell’inconscio collettivo alla coscienza centrata nel­
l’Io opera in primo luogo sotto il potere di Urano. Ma, se Urano è colui
che attacca, l’energia liberata nell’attacco è emessa anch’essa dalla Luna.
Tutta l’energia vitale viene in fondo dal Sole, ma è distribuita in forma
differenziata dalla Luna.
L ’attacco di Urano al dominio dell’Io condizionato da Saturno signi­
fica che qualche nuovo contenuto rivoluzionario dell’inconscio si è atti­
vato e che, di conseguenza, la personalità sta per affrontare un drastico
processo di metamorfosi. Questo processo porta dallo stadio centrato
UAnima e lAnimus neWanalisi junghiana 49

nell’Io (personalità controllata da Saturno) a quello in cui il Sé (in senso


junghiano, il Sole) viene inteso come nucleo unificante di una personalità
totale (simboleggiata dall’intero sistema solare). Questa metamorfosi è ciò
che Jung chiama ‘il processo di individuazione’. L ’uomo medio è però
ancora piuttosto lontano da questa sfida. In lui, Urano agisce in modo
riflesso, come fattore di disturbo causato da situazioni sociali instabili e
distruttive. In lui, il ruolo di Saturno non è realmente messo in discus­
sione in modo individuale. Si deve quindi considerare una simile persona
come operante esclusivamente entro i limiti di Saturno, secondo il suo
normale ritmo psicologico.
Ciò significa che la sua coscienza è normalmente immune da contatti
con i potenti archetipi dell’inconscio collettivo che, in individui superiori
(o squilibrati!) opera attraverso Urano e Nettuno focalizzati nettamente
sull’individuo. La psiche dell’uomo medio, purtuttavia, ha attività incon­
sce; ma queste si riferiscono o all 'inconscio personale dell’individuo (il
‘subconscio’ di Freud), o alla sua reazione individualizzata e passiva alle
correnti sociali, culturali e religiose che animano la comunità, la classe e
la nazione che sono sue per nascita e tradizione ancestrale. È in riferi­
mento a questi due tipi di fattori inconsci che le funzioni Animus-Anima
operano essenzialmente.
Queste funzioni costituiscono un aspetto della Luna nel simbolismo
astrologico, il tipo di attività lunare diretto verso l’interno. L ’altro aspetto
ha a che fare con il tipo di attività lunare diretto verso l’esterno, che,
come abbiamo visto prima, si occupa di costruire strutture biologiche e
facoltà psicologiche il cui scopo è quello di creare il miglior tipo di
adattamento al mondo esterno che sia possibile. In altre parole, nell’es­
sere umano medio, la Luna rappresenta due distinti tipi di attività di
polarità opposta. Le tradizioni antiche riconobbero chiaramente questo
fatto quando dettero alla Luna un doppio genere, parlando del pianeta
come Lunus-Luna: la Luna maschile e la Luna femminile. In lingua tede­
sca la parola Luna è maschile, e negli antichi libri indiani troviamo con­
tinui riferimenti alla Luna con il nome di ‘Re Soma’.
Questo nome indiano è interessantissimo, perché la stessa parola, soma,
in greco significa ‘corpo’, e da esso derivano molti termini scientifici
moderni che si riferiscono al corpo. Re Soma, o Lunus, è infatti colui che
governa tutte le attività che hanno a che vedere con la nascita, il mante­
nimento e la riproduzione del corpo e tutti quegli elementi della psiche
che sono orientati verso le esigenze della vita esterna. È l’energia maschile
negli uomini e l'energia femminile nelle donne. Governa l’aspetto esterio­
rizzato della forza vitale. E, in Astrologia, è la Luna all'esterno dell'orbita
della Terra, la luna piena dal primo all’ultimo quarto, quindi la Luna
50 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

soggetta all’attrazione di Marte, Giove e Saturno, i pianeti ‘maschili’ di


un’astrologia creata da una civiltà nella quale gli uomini governano su
tutte le attività umane esterne.
L ’altro aspetto della Luna è Luna, l’energia che sta dietro le manife­
stazioni interiorizzate della forza vitale, XAnima degli uomini e YAnimus
delle donne; quindi, il fattore ‘contrasessuale’. Questo fattore porta alla
creazione nella vita interiore di tutte le immagini e dei simboli Anima-
Animus che Jung ha studiato e interpretato molto dettagliatamente, e che
vanno sotto il nome generico di ‘immagini dello spirito’. Questa imma­
gine dello spirito è essenzialmente dotata di attributi femminili nell’uomo
(di qui la Grande Madre, la Musa, la donna che redime, Beatrice e anche
tutte le polarizzazioni negative: la Donna-Ragno, la ‘Femme Fatale’, la
tentatrice, ecc.). Ha caratteristiche maschili, positive o negative, nelle
donne. Si riferisce simbolicamente alla Luna quando è all’interno dell’or­
bita della Terra, cioè la Luna Oscura, dall’Ultimo al Primo Quarto.
A causa di questa polarizzazione Lunus-Luna, ne consegue che, per
aumentare il flusso di energia vitale diretto verso l’interno, la corrente
diretta verso l’esterno (rappresentata principalmente da sesso, sottomissione
ai modelli sociali ed egocentrismo, cioè da Marte, Giove e Saturno) deve
essere ridotta e arginata. Questo è lo scopo essenziale di molte pratiche
occulte e religiose che prevedono l’isolamento, l’ascetismo e il dono di
sé, dallo yoga degli Indiani al monacheSimo cristiano. La vita dello spi­
rito è vista quindi come diametralmente opposta alla vita sessuale e alla
vita socio-professionale centrata nell’Io (o governata dalla Persona). Si
pensa anche che si sviluppi in contrasto con la vita razionale dell’intellet­
to, poiché, mentre quest’ultimo opera in un campo di forme logiche
governate da Saturno, la vita dello spirito ha le sue radici nelle funzioni
irrazionali Animus-Anima, e, più tardi, nelle attività dell’inconscio collet­
tivo rappresentate da Urano, Nettuno e Plutone.
Il concetto di sviluppo della personalità di Jung, tuttavia, è un concet­
to per il quale nessuna funzione deve essere rimossa a scapito di un’altra.
La tecnica di ‘individuazione’ (l’acquisizione di una personalità completa
attraverso lo sviluppo globale delle sue molte funzioni) implica una ‘inter­
penetrazione reciproca’ di tutti gli opposti psichici, specialmente di con­
scio e inconscio. In astrologia ciò significa che tutti i fattori planetari di
una carta natale devono essere sviluppati e che la carta deve essere con­
siderata un tutto organico, simbolo della totalità della personalità umana.
Lo sviluppo totale di quella personalità potrà avvenire attraverso interazioni
relativamente tranquille o aspre tensioni tra le varie funzioni; ma non c’è
alcun senso nel chiamare i primi tipi di rapporti (cioè gli aspetti plane­
tari) ‘buoni’ e i secondi ‘cattivi’, o anche ‘fortunati’ e ‘sfortunati’.
UAnima e VAnimus nell analisi junghiana 51

La carta natale ci dà un quadro molto chiaro dell’equilibrio funzionale


entro il quale una personalità opera. Ciò che mostra, tuttavia, è solo un
quadro astratto di rapporti complessi, una formula o un progetto. Nono­
stante ciò, il possesso di un simile modello oggettivo permette di intro­
durre tecniche psicoterapeutiche nel regno di quello che Jung chiama la
‘psiche oggettiva’. Esso riduce l’infinita complessità delle attività fisio-
psicologiche a pochissime funzioni fondamentali (i pianeti, compresi Sole
e Luna, e fattori secondari), a pochi tipi caratteristici di attività organiche
(i Segni dello Zodiaco) e a poche categorie fondamentali di esperienze
individualizzanti (le Case).
Questi dati astrologici sono simbolici. Devono essere interpretati, pro­
prio come devono essere interpretati i sogni. Bisogna dare loro significa­
to a seconda delle necessità e del livello di attività di ciascuna persona.
Pure, poiché queste sono strutture umane comuni in tutti gli individui,
poiché l’esperienza del cielo è fondamentale nell’esperienza umana e tocca
le stesse radici della coscienza umana, e poiché tutti gli esseri umani si
sforzano di raggiungere, per quanto siano varie le strade che seguono, un
unico scopo evolutivo, che è sia il sé centrale sia l’Immagine di Dio in
ogni individuo, i simboli dell’astrologia hanno una validità universale. Il
loro significato acquisisce importanza a seconda della disponibilità del­
l’uomo ad affrontare la totalità della sua natura, e a vivere nei suoi abissi
oltre che sulle sue vette, nella sua umanità comune oltre che nella sua
esasperatamente differenziata e preziosamente unica individualità.
6
La carta natale di Cari Gustav Jung

Prima di interpretare la carta natale di un uomo che ha fatto forse di


più di ogni altra persona vivente per stabilire un modo coerente e totale
di affrontare il problema deirintegrazione individuale, è necessario
riaffermare che Yuso veramente valido delTastrologia, psicologicamente
parlando, è il chiarimento (il rendere più conscio e obiettivamente reale)
della legge dell’essere individuale, e dunque del fondamento strutturale
del sé individuale. Ogni valida interpretazione astrologica dovrebbe di­
ventare una guida alla realizzazione di sé, un aiuto nel ‘processo di
individuazione’. Dovrebbe cercare di trasformare la confusione psicologi­
ca in lucida comprensione delle potenzialità innate, e del modo più ‘lo­
gico’ (secondo la ‘legge’ dell’essere individuale) di sviluppare queste po­
tenzialità in realizzazioni pienamente espresse.
Con queste finalità nella mente, l’astrologo dovrebbe prima di tutto
cercare di determinare dalla carta natale la natura caratteristica del rap­
porto tra fattori consci e fattori inconsci, poiché questo rapporto prepara
il terreno al processo di integrazione personale e di autorealizzazione.
Ovviamente, questo rapporto cambia continuamente nelle sue manifesta­
zioni reali e precise; ma è comunque basato su un qualche tipo di fon­
damento strutturale, che costituisce l’‘archetipo’ del futuro sé.
In ogni individuo, l’Io conscio tende a svilupparsi in modo particolare
e diverso; emerge dalla matrice dell’inconscio impetuosamente o con
diffidenza, sotto a una grande pressione o in modo agevole e tranquillo.
L ’atteggiamento dell’Io verso l’inconscio dipende da come si svolge que­
sto processo. Questo atteggiamento è essenzialmente definito quando
l’individuo raggiunge i 28 anni, e io, in un altro scritto* l’ho chiamata
l’età di una teorica ‘seconda nascita’. Questo atteggiamento può ancora

* Si veda, dell’autore, Vastrologia della personalità (Astrolabio, Roma 1986), New


Mansions for New Men (1938) e Occult Preparations for a New Age (Quest Books,
1975 [N .d.C J.
La carta natale di Cari Gustav Jung 53

cambiare; ma, qualora sembri farlo in modo radicale, avverrà con un atto
di ribellione violenta; e cioè tenderà a ripolarizzarsi nel suo opposto, per
pura scontentezza di sé. Non c’è un fattore astrologico specifico che
possa indicare il carattere tipico dell’atteggiamento dell’Io verso l’incon­
scio (allo stesso modo che non c’è un fattore specifico nella carta natale
sufficiente a determinare se una persona possa essere classificata come
estroversa o introversa), uno dei punti più difficili da determinare dalla
carta natale. Ma, considerando lo schema complessivo della carta e il
modo in cui i fattori planetari sono collegati uno per uno, si può scoprire
molto per quanto riguarda questi elementi fondamentali del carattere.
Lo schema complessivo di una carta natale può rientrare, secondo
quanto è stato dimostrato da Marc Edmund Jones, in pochi modelli
strutturali fondamentali.* Che si considerino o no pienamente soddisfa­
centi le sue definizioni e caratterizzazioni, il principio che sta alla base di
una simile classificazione è del tutto fondato, specialmente quando lo
schema della carta si avvicina a uno dei tipi ideali. Nel suo libro, Jones
presenta la carta natale di Jung come esempio del tipo di schema a forma
piatta e lunga, uno schema che presenta, nella sua forma ideale, “forti e
importanti aggregazioni di pianeti in punti irregolari” e che suggerisce
“forza molto individuale o determinata nella vita, in cui il temperamento
si proietta nell’esperienza secondo i suoi gusti molto speciali” . Conside­
rando il modello generale della carta natale, l’astrologo può accertare le
relative concentrazioni o dispersioni degli interessi e delle linee di attività
di una persona: può accertare quindi il suo modo particolare di fare sì
che l’esperienza sia funzionale allo scopo essenziale del suo essere. L ’espe­
rienza deve essere usata dall’Io, se si vuole che ci sia integrazione della
personalità e autorealizzazione. La principale funzione dell’Io è di
personalizzare il frutto prodotto dalle molte esperienze di una vita indi­
viduale mettendolo in rapporto con una struttura relativamente perma­
nente di consapevolezza e dandogli significato individuale.
Nel caso in cui i pianeti siano uniformemente distribuiti in tutto lo
schema, la tendenza dell’Io è di usare vari e diversi tipi di esperienze o
di conoscenza acquisita per rendere universali gli interessi della persona.
L ’individuo, allora, può venire coinvolto in molti settori della vita, tro­
vando correlazioni tra moltissime sfaccettature dell’esistenza. Se l’Io ha
un senso di integrità strutturale abbastanza forte e sufficiente ampiezza

* Si veda Guide to Horoscope Interpretation, di Marc Edmund Jones. Si veda


anche, dell’autore, L ’astrologia centrata sulla persona (Astrolabio, Roma 1989), che
include una sezione intitolata “Primi passi nello studio delle carte di nascita”, nella
quale sono ridefiniti e reinterpretati i modelli planetari caratteristici.
54 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

di vedute per integrare questo materiale differenziato, il contributo di


questo individuo all’umanità può essere inestimabile nella sua universali­
tà o nella sua capacità di espandere gli orizzonti e la partecipazione di
tutti gli esseri umani alle multiformi attività di un vasto mondo. I parti­
colari pianeti evidenziati nella carta dalle loro posizioni angolari indicano
la forma caratteristica che la manifestazione dello schema planetario pren­
derà. Per esempio, nel caso di Theodore Roosevelt (scelto da Marc Jones
per illustrare questo tipo sparso - forma piatta - di schema planetario),
Marte all’Ascendente indica un approccio aggressivo al problema dell’in­
tegrazione. Plutone al nadir, la Luna alla cuspide della settima casa, e il
Sole in Scorpione allo zenith, enfatizzano ulteriormente il carattere
imperialistico e determinato di questo tipo di americano d’azione.

C a rl G u sta v J u n g
ora locale 19,20
26 luglio 1875
Kesswill - Svizzera
La carta natale di Cari Gustav Jung 55

D ’altra parte, quando molti pianeti sono raggruppati assieme o divisi in


precisi raggruppamenti nello spazio, la tendenza dell’Io è di affidarsi a
definiti tipi di esperienze, che stimolano accentuazioni o contrasti allo
scopo di organizzare i contenuti della coscienza e renderli significativi. Stu­
diando alcune carte, possiamo percepire la capacità dell’Io di tenere sotto
controllo lo stress indotto da forze conflittuali o squilibri nel temperamento.
In altre carte natali, i pianeti che simboleggiano gli elementi collettivi e
trascendenti dell’esperienza (o la pressione dell’inconscio sulla coscienza)
hanno posizioni così predominanti nella carta natale che si possono evidenziare
vari e gravi pericoli per l’Io. Questi pericoli possono variare dal fanatismo
e dall’unilateralità irrazionale a vere scissioni della personalità; o qualsiasi
altro tipo di fallimento nel processo di integrazione personale e spirituale.
La carta natale di Jung mostra un’accentuata dispersione dei pianeti; ma
anche una notevole simmetria. Nove pianeti sono racchiusi in due zone di
circa 90 gradi ciascuna: Saturno, Nettuno, la Luna e Plutone in una,
Giove, Urano, Sole, Venere e Mercurio nell’altra. A metà strada tra queste
zone c’è Marte in Sagittario nell’emisfero superiore; stazionario, ostinato e
con una grande e ardente intensità. Ridotto ai suoi elementi essenziali, lo
schema può essere schematizzato graficamente nella figura che segue:

<?
56 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

Parecchi fatti preminenti emergono nello studio di questo schema


significativo. Prima di tutto, vediamo un equilibrarsi di due gruppi di
fattori nelle zone dello zodiaco che includono i punti equinoziali, con
ciascun gruppo che contiene pianeti di polarità opposta ai pianeti dell’al­
tro (Saturno, Nettuno, Luna in un gruppo sono di polarità opposta
rispettivamente a Giove, Urano, Sole; e Plutone, in un certo senso, può
anch’esso essere considerato di polarità opposta ai pianeti ‘interni’, Mer­
curio e Venere). Poi, scopriamo che questi gruppi planetari si equilibra­
no in modo tale che sembrano pendere da Marte congiunto al Medium
Coeli, un po’ come due pesi sospesi con corde a un alto piolo. Inoltre,
il fatto che Marte sia in sestile con le due cuspidi superiori dei gruppi
planetari (Saturno e Giove, che sono perciò in trigono tra di loro) ag­
giunge un significato profondo costruttivo e integrativo al significato
complessivo dello schema. Allo stesso modo, anche la Luna è in sestile a
Venere e a Mercurio, Urano è in sestile a Giove; e tutti questi sestili
integrano e compensano i pesanti quadrati di .Saturno alla congiunzione
Luna-Plutone, di Giove a Venere (e, in aspetto largo, a Mercurio e al
Sole), del Sole a Nettuno e della Luna a Urano. Infine, Marte che fa da
perno rafforza l’equilibrio dinamico della potentissima configurazione,
essendo in aspetto di sesquiquadrato sia a Nettuno sia al Sole.
Se tutti questi aspetti fossero considerati uno per uno, come nelle
vecchie tecniche astrologiche, il risultato sarebbe un’enorme confusione
di significati. Se, invece, l’intero schema planetario è visto come un motore
che agisce erogando energia in modo integrato, il quadro risulta ampia­
mente significativo e suggestivo. Si trovano raramente esempi di un in­
treccio così armonioso di fattori planetari suggestivi ed energetici. La
carta natale di Jung può quindi essere vista, quasi al primo sguardo,
come un’eccezionale formula per raggiungere l’integrazione della perso­
nalità. Se ora esaminiamo più attentamente gli elementi collegati in que­
sta formula, scopriamo anche un interessantissimo ‘equilibrio di forze’
per quanto concerne il rapporto tra Io e inconscio collettivo. Questo
rapporto può anche essere interpretato come rapporto tra ‘forma’ ed
‘energia’, tra ‘razionale’ e ‘irrazionale’, tra ‘significato’ e ‘vita’, come si
può vedere dal commento di Jung al Segreto del fiore d'oro, un collega­
mento di grandissimo significato tra misticismo cinese e psicologia mo­
derna. Il campo della ‘vita’ è essenzialmente quello del dualismo di ener­
gie rappresentate da Sole e Luna, mentre il principio della ‘forma’ è sotto
il governo di Saturno.
Nella carta natale di Jung (secondo i dati di nascita forniti dallo stesso
Jung a Mrs. Fleisher), troviamo che l’ascendente è agli ultimi gradi del
Capricorno. Saturno, governatore della carta, è in prima casa, retrogrado
La carta natale di Cari Gustav Jung 51

in Acquario (che governa insieme a Urano, opposto in Leone in settima


casa). Ciò rende fortemente predominante l’elemento saturniano della
forma, anche se il fatto che Saturno sia retrogrado suggerisce che questa
predominanza deve combattere contro nemici interni. Nella maggior parte
dei casi, Saturno retrogrado si riferisce a un Io che deve rivolgere la sua
attenzione all’interno piuttosto che all’esterno per acquisire il controllo
delle energie vitali; ciò perché le energie vitali non sono tenute sotto
controllo come di norma dai moduli generici dell’organismo umano o
dalle tradizioni collettive e dalle forme plasmanti della società.
Davvero la carta di Jung mostra subito quanto sarebbe difficile per le
normali strutture biosociali in sé tenere sotto controllo le sue energie
vitali insolitamente risvegliate! Considerate che Urano è congiunto al
Sole, La Luna è fiancheggiata da Nettuno e Plutone, e che i due gruppi
sono in quadratura l’uno all’altro; e vedrete quanto radicalmente i ‘pia­
neti dell’inconscio’ sfidino l’essenza stessa della vitalità fisica e spirituale
di Jung. L ’energia biopsichica è irrequieta ed esplosiva nell’esistenza di
Jung e il fatto che il Sole sia molto forte in Leone e la Luna sia esaltata
in Toro accresce l’intensità di una configurazione che potrebbe facilmen­
te condurre a esplosioni emotive o a una caratteristica sopraffazione del
conscio da parte dell’inconscio. D ’altra parte, la forza di questo Sole e di
questa Luna indicano che, nella sua opera di integrazione, Jung può far
conto su una forte vitalità, spirituale oltre che biologica.
Nondimeno, c’è un gran bisogno di Saturno, per tenere a bada il
potere dei remoti pianeti transuraniani. Il metallo del motore della per­
sonalità deve essere in grado di contenere, e rilasciare a volontà, un’enor­
me quantità di forza inconscia, biopsichica, o ‘libido’. Se Saturno funge
da contenitore (con l’attenzione ‘rivolta indietro’ verso l’inconscio), Marte
funge da erogatore, e si vede che questa erogazione avviene in maniera
straordinariamente equilibrata, perché Marte è il perno dell’intero sche­
ma planetario. È equidistante da Saturno e da Giove (contrazione ed
espansione), dal Sole e da Nettuno (Personalità, e la sua Veste universa­
listica; Cristo, e la sua ‘Veste di Gloria’), e da Plutone e Venere. È nella
casa del proposito e della riforma sociale, nel segno della conoscenza
astratta e dell’insegnamento spirituale.
Marte è il simbolo di ogni cessione di energia indirizzata, e, in una
carta che rivela una simile accentuazione della forza controllata, tutto ciò
che si riferisce a Marte è importante. Se quello sfogo marziano dovesse
ostruirsi o deviare, sarebbe davvero inevitabile un’esplosione psichica,
persino nonostante la forza di resistenza di Saturno. I quadrati di Saturno
possono produrre energia costruttiva, ma, se l’equilibrio dinamico fosse
‘sconvolto’ da qualcosa che influenzasse lo sfogo marziano, questi qua­
58 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

drati diventerebbero facilmente distruttivi, specialmente quelli in cui


operano Plutone e la Luna. Marte, tuttavia, mostra notevole forza, non a
causa della sua posizione zodiacale, ma perché è stazionario, e occupa
una posizione focale nell’intera carta. È forte perché due ammassi di
polarità opposta si bilanciano su di esso, e si neutralizzano quasi; e,
essendo stazionario, ha un carattere di quasi fissità. Il simbolo sabiano di
questa posizione zodiacale (22° Sagittario) conferma il significato di que­
ste caratteristiche marziane, perché si esprime così: “ Una parte perfetta
del vecchio mondo si trova nel nuovo: Una lavanderia cinese ha la saraci­
nesca chiusa ed è ora se stessa. Questo è il simbolo della realtà del mondo
interiore al quale l’uomo di solito chiude gli occhi, il ritrarsi dell’anima
dove nessuno tranne lei possa entrare. In senso positivo, è un grado di
facile equilibrio; in senso negativo, il mondo tutto in pieno godimento.
La parola chiave è Calma” (Marc Jones, Symbolical Astrology).*
La precisione letterale del simbolo è stupefacente, infatti chiunque
abbia studiato Jung approfonditamente sa come egli avesse trovato una
base metafisica e alchemica per l’interpretazione dei processi psicologici
nella filosofia cinese (il ciclo yang-yin dei mutamenti compensatori, il
principio di integrazione attraverso una funzione mediatrice: l’Imperatore
che ‘assimila’ i bisogni inconsci del suo popolo e proietta il modello
strutturale del Cielo-sé sullo Stato-Io). Inoltre, la pratica psicologica non
è forse un processo di purificazione e di catarsi, che richiede grande
equilibrio, ‘calma’ interiore e la necessità di ritrarsi periodicamente nella
propria natura interiore?
Marte, nella carta di Jung, governa la nona casa (filosofia, saggezza,
insegnamento) e si trova nel nono segno dello Zodiaco; e l’insegnamento
e la pratica psicologica erano per Jung uno sfogo necessario. Come psi­
cologo, doveva stare, per così dire, in equilibrio tra Xestroversione e
Vintroversione, come Marte ‘stazionario’ è in equilibrio tra la direzione
retrograda e quella diretta, avendo appena iniziato il moto diretto. In
altre parole, questo Marte è il punto di sfogo in una carta in cui ogni
cosa è in uno stato di dinamismo equilibrato; e così Marte è esso stesso
significativamente equilibrato tra due direzioni di moto. I suoi sestili a
Giove e a Saturno stabiliscono una base sociale pratica e agevolmente
costruttiva per lo sfogo marziano. Gli impulsi rivoluzionari di Jung ope­

* I simboli sabiani presentati in questo libro sono presi o da Symbolical Astrology


di Marc Edmund Jones o dalla versione condensata dei simboli pubblicata nellVlj/ro-
logia della personalità, dell’autore. Si veda anche 11 ciclo delle trasformazioni: una
reinterpretazione astrologica dei simboli sabiani (Astrolabio, Roma 1988) di Dane
Rudhyar, reinterpretazione ampliata di questa notevolissima serie di simboli [N .d.C J.
La carta natale di Cari Gustav Jung 59

rano entro la struttura di un atteggiamento maturo verso la società e


verso l’Io conscio. Il tipo di intuito e di comprensione espresso dal
trigono di Giove a Saturno è concentrato all’esterno e imbevuto di ide­
alismo dall’azione di Marte.
L ’aspetto di circa 135° di Marte col Sole e con Nettuno rivela le fonti
più profonde delle attività pubbliche ed educative di Jung. In ogni ciclo
di correlazioni, l’aspetto di sesquiquadrato si riferisce al superamento di
una crisi di funzionamento. Esso precede l’aspetto di opposizione, che
simboleggia (nel suo aspetto positivo) piena coscienza e illuminazione, e
segue il trigono che gli dona un sostrato di ‘veggenza’, quindi, un mezzo
per superare la crisi. Nella carta di Jung, il Sole in Leone in settima casa
è un simbolo orgoglioso di forza virile e di autosviluppo; Nettuno, d’altra
parte, in procinto di diventare retrogrado in Toro, è simbolo di consi­
stenza e ricchezza interiore, di evoluzione collettivo-razziale. I due piane­
ti sono rispettivamente ‘maschili’ e ‘femminili’, spiritualmente parlando; e
in quadratura. Il primo è il centro della totalità dell’essere, il Sé; il
secondo, la sostanza universale che questo Sé può plasmare in Veicolo
spirituale’ per la sua manifestazione. Colui che forma e colui che deve
essere ancora formato sono in aspetto di crisi: un quadrato esatto. Si può
risolvere la tensione? Si può risolvere solo se viene esteriorizzata. Marte
è colui che esteriorizza. Insegnando agli altri, riformando le tecniche
psicologiche, Jung risolse le sue crisi personali di formazione spirituale e si
costruì un ‘corpo di immortalità’: immortalità sociale e presumibilmente
personale, il Corpo di Diamante dell’esoterismo cinese, il Gesù Bambino
interiore dei mistici cristiani.
L ’importanza straordinaria di questo processo di integrazione spiritua­
le nella vita di Jung è rivelato dal fatto insolito che il suo Sole natale è
a 11° e 1/2 dietro a Urano, e la sua Luna natale 12° e 1/2 davanti a
Nettuno. Si può dire che Urano sia nel ‘sentiero solare’ del rapporto tra
il conscio e l’inconscio; e Nettuno nel ‘sentiero lunare’. Ancora, vediamo
queste due posizioni in aspetto incrociato (cruciforme) l’una con l’altra,
con Nettuno che forma un quadrato esatto al Sole, e Urano che forma
un quadrato esatto alla Luna, una specie di figura a forma di X appiatti­
ta. Le polarità significative ancora una volta si intrecciano.
Nel capitolo scorso, ho sottolineato il significato della Luna nell’analisi
astropsicologica come mediatrice tra l’inconscio e l’Io e, nel caso di un
maschio, come simbolo òdKAnima. L ’Anima di Jung è posta in una luce
insolita nella sua carta natale, perché, come ho già detto, la sua Luna è
fiancheggiata da Nettuno e Plutone e quadrata a Urano. In altre parole,
è completamente dominata dai pianeti dell’inconscio collettivo. Ma la
Luna è anche quadrata a Saturno, e molto forte in senso biologico a causa
60 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

della sua posizione nel suo segno di esaltazione; il prolifico segno di


terra, il Toro. Inoltre, è in opposizione alla Parte di Fortuna in Scorpione
nella nona casa. In altre parole, la Luna riceve la piena pressione di una
Croce nei segni fissi (segni di forza) dello zodiaco, oltre a essere
universalizzata ed espansa da Nettuno e Plutone da entrambi i lati. Questa
Luna governa la settima casa di Jung (Passociazione, il matrimonio). È
anche in ‘mutua ricezione’ con Venere in Cancro: un’indicazione che
rafforza sia la Luna sia Venere. Questo è un intreccio molto complesso;
e, poiché la Luna rappresenta anche l’energia psichica focalizzata attra­
verso l’immagine femminile nella vita di un uomo (altro aspetto Ani­
ma, immagine della madre, moglie, figlia), si può cercare qualche donna
che abbia recitato una parte molto insolita nella vita di Jung.
Le note biografiche disponibili non rivelano nulla di spettacolare,
apparentemente. Nel 1908, all’età di 28 anni, Jung sposò una ragazza che
apparteneva a una ‘famiglia di svizzeri conservatori’, e da lei ebbe quat­
tro figlie e un figlio. Il matrimonio avvenne quando il suo sole progresso
passava dal Leone nella Vergine: il punto dello zodiaco della Sfinge
mistica. Urano stava probabilmente transitando Marte progresso, al tem­
po del matrimonio, e Saturno stava facendo opposizione al suo Sole
natale; Plutone si opponeva a Urano. Il matrimonio presumibilmente
aggiunse stabilità alla vita di Jung. Aveva preso la laurea in medicina nel
1902, si stava familiarizzando con le idee di Freud (anche se l’avrebbe
incontrato solo nel 1906), e aveva probabilmente completato i suoi studi
a Parigi con Pierre Janet. Quello fu indubbiamente il periodo in cui si
formò la sua personalità matura, ma non sappiamo altro. Sembra, però,
che il suo matrimonio debba essere stato un fattore di polarizzazione a
livello terreno concreto della sua fecondità biologico-sociale. Venere è in
stretta relazione con il matrimonio, specialmente nella carta natale di
Jung; e l’accento su di essa richiama l’attenzione sulla produttività con­
creta. L ’essenza della funzione lunare sembra, al contrario, aver operato
a un livello più psichico. Anche il simbolo del grado lunare potrebbe
essere rivelatore, come lo è il fatto che la Luna si trova in terza casa.
Il simbolo della Luna rappresenta Un vecchio che tenta, con successo
inatteso da lui stesso, di rivelare i Misteri a un gruppo eterogeneo, e si dice
simboleggi “il possesso cosciente di conoscenze e potenzialità più grandi
di quanto sia possibile mettere in pratica immediatamente”. Anche il
simbolo del ‘gruppo eterogeneo’ è davvero interessante, perché la funzio­
ne lunare di Jung può essere stata polarizzata in senso universale (in­
fluenza Nettuno-Platone) dal ‘gruppo eterogeneo’ di donne che, come
pazienti, richiedevano che egli le aiutasse a stabilire in esse un legame
con la loro natura interiore per mezzo di una qualche fecondazione
La carta natale di Cari Gustav Jung 61

spirituale del logos. Il suo Marte (punto di sfogo della sua carta) è in
aspetto di biquintile (144°) con la sua Luna (anche il suo Saturno è in
quintile al suo Nettuno, e Plutone lo è al suo Sole), e la ‘serie di aspetti
di quintile’ ha a che fare con l’attività creativa (poiché la Stella a cinque
punte simboleggia la vittoria dell’uomo sulla natura istintiva). Tuttavia,
possiamo vedere la Luna di Jung costretta in un centro di attività saturnia-
na per il fatto di partecipare alla quadratura di Saturno a Plutone. Per
quanto ‘mistici’ siano i suoi adattamenti congeniti alla vita e alle espe­
rienze del suo ambiente (e ci si chiede che genere di persona fosse sua
madre, o se lui avesse forse nella sua parentela qualche donna inconsue­
ta) il destino di Jung (Saturno) l’obbligò ad adattare queste rettifiche
dell’anima alle realtà del mondo esterno della società, a costringere le sue
esperienze intuitive indubbiamente intensissime entro le forme logiche di
una forte autocoscienza. Senza questo (Saturno) e senza lo sbocco fornito
dalle sue attività come insegnante e riformatore, le sue energie psichiche
sarebbero state dissipate in inesprimibili ‘stratosfere’ di visioni trascendenti.
La discussione precedente esaurisce solo alcuni dei punti più essenziali
che si possono scoprire attraverso uno studio approfondito di una carta
natale straordinaria. Ciò che rende questa carta così preziosa per lo psi­
cologo è che essa è un simbolo evidente di tutto ciò che Jung mise nel
suo lavoro di una vita. Questo, infatti, è ciò che più o meno succede
sempre quando una grande personalità raggiunge lo stadio ‘creativo’,
cioè quando una totalità organica di esperienza vissuta è portata a fare da
‘seme’, e così acquisisce il potere di immortalare se stessa, riproducendo
il suo immaginario nelle menti delle generazioni future. Abbiamo anche
visto l’importanza della carta natale di Freud, con la sua forma a trapano
e il suo risalto chirurgico, il suo incidere fino nelle radici della persona­
lità. E se vogliamo capire che cosa Jung abbia trasferito nella psicoanalisi
a cui Freud aveva dato origine, dobbiamo solo studiare le carte natali di
questi due uomini l’una accanto all’altra.
Ciò che ci dicono è davvero sorprendente. Riferire tutto porterebbe
via troppo spazio; ma possiamo notare a prima vista che il Sole di Freud
è sullo stesso grado della Luna di Jung, e che c’è un rapporto molto
significativo tra i due gruppi di pianeti in Toro evidenziati in ambo le
carte. Possiamo vedere che la linea dell’orizzonte delle due carte è iden­
tica, ma invertita; l’Ascendente di una è il Discendente dell’altra. E in
ambedue i casi Marte (stazionario nella carta di Jung e quasi stazionario
in quella di Freud) occupa una posizione di rilievo strutturale e di car­
dinale importanza; ma quanto sono differenti le implicazioni di questi
due Marte! Quello di Freud addita gli abissi più profondi, scoprendo
senza pietà le tracce nascoste di frustrazioni sociali; quello di Jung indica
62 La psicologia del profondo e i suoi pionieri

la strada verso le vette, verso la presa di coscienza del problema de


l’istruzione e della riforma o rigenerazione sociale. Freud, il chirurg
dell’anima, Jung, il Maestro spirituale, il moderno Guru occidentalizzati
che conserva un atteggiamento molto ricettivo verso i concetti universa
all’interno di una focalizzazione saturniana indice di chiara coscienza e I
determinato.
Possiamo anche paragonare queste due carte natali con quella di Adle:
che mostra una brillante sovrastruttura di sicurezza di sé e fiducios
ottimismo, ma che è stranamente ancorato al livello più basso della cc
scienza dalle trazioni conflittuali di Urano e Saturno; e senza la base
Anche qui vediamo Marte in una posizione forte in congiunzione con
Sole; ma è un Marte diretto, fin troppo vigoroso (posto sul Saturn
natale di Jung), e la Venere è retrograda. Abbiamo la stessa accentuazion
planetaria sul segno del Toro: Giove e Plutone sulla Luna di Jung, 1
Luna di Adler sul Nettuno di Jung. Ci si domanda davvero se non vi si
un significato basilare in questa triplice ricorrenza del 16° del Toro nell
carte natali dei tre più importanti rappresentanti della nuova psicologi
Considerando il simbolo sabiano (sopra descritto) per quel grado, no
potrebbe esso significare che i tre grandi uomini, in modi e gradi divers
cercassero di trasmettere al ‘gruppo eterogeneo’ dei loro seguaci un
conoscenza che eccedeva di gran lunga la possibilità di venir comunicat
al mondo occidentale di allora?
Questo capitolo conclude il nostro studio della moderna psicologia d<
profondo in sé. I prossimi capitoli studieranno una nuova generazione c
psicologi che, in molti modi diversi, hanno cercato di portare alla nuov
psicologia alcuni degli elementi religiosi o ‘spirituali’ "che il materialism
freudiano aveva violentemente cercato di eliminare.
Parte Seconda

Oltre la psicologia del profondo


7
Fritz Kunkel e la psicologia del noi

Quando, con Freud, iniziò il movimento psicoanalitico, la preoccupa­


zione principale dei suoi pionieri era clinica. La psicoanalisi freudiana era
ai suoi inizi un nuovo approccio alla psichiatria e un’alternativa alla
‘riduzione’ delle nevrosi per mezzo dell’ipnosi. La psichiatria era allora
una scienza molto giovane, che cercava esitante la sua strada accanto alla
neurologia. Da allora ha subito una grande evoluzione, ma tratta ancora
essenzialmente la cura della malattia mentale. Dipende ancora molto op­
portunamente dallo studio dei disturbi cerebrali e del sistema nervoso. Si
occupa di persone sicuramente malate e dell’eliminazione dei sintomi per
mezzo di cure specifiche.
Gli stress eccessivi e l’esigenza di adattamenti improvvisi alle condizio­
ni innaturali di vita proposte dalla civiltà moderna hanno, tuttavia, con­
dotto a uno stato di cose nel quale il confine tra la malattia mentale acuta
e la relativamente normale sanità mentale è diventato un territorio esteso
e fittamente popolato. Persone mentalmente o emotivamente squilibrate
affollano le nostre campagne e le nostre città. Può darsi non siano real­
mente malate, in un senso neuropatologico; ma non affrontano la vita
con una prospettiva sana o equilibrata. Le loro reazioni all’esperienza
sono viziate, deviate o frustrate da pressioni mentali ed emotive che le
accecano o le esauriscono al punto che non hanno la capacità di adattarsi
energicamente e totalmente alle situazioni nuove. Affrontano la vita e la
gente in modo frammentario, incerto, frustrato, privo di significato o
coatto. Possiamo chiamarle ‘nevrotiche’. Sarebbe molto meglio conside­
rarle persone che hanno perduto fiducia in se stesse, negli esseri umani
e nella vita; persone che hanno perduto la capacità di dare significato alla
loro esperienza; poiché hanno perduto il loro senso di sicurezza e la
sensazione che l’universo è ordinato, ricco di valori e permeato di divina
intelligenza e amore.
La psichiatria di solito non ha niente di costruttivo da offrire a queste
persone, non più di quanto abbia da offrire il tipo di medicina moderna
66 Oltre la psicologia del profondo

clinica ai milioni di persone stanche che non sono né malate né sane. La


professione medica oggigiorno si preoccupa prima di tutto di curare le
malattie, non di dare alla gente la capacità di vivere una vita più piena
e più ricca. Freud era il tipico medico; il suo metodo era un metodo
riduttivo, analitico; un metodo chirurgico. Qualunque filosofia avesse,
era una filosofia pessimistica, che certamente non poteva stimolare fidu­
cia nella vita, o senso di stupore, o un sano senso di gioia creativa. La
reazione di Adler all’atteggiamento cinico, pessimistico di Freud lo con­
dusse a un ottimismo superficiale e a una tensione dell’Io e della volontà,
che era l’equivalente un po’ meno ovvio delle gloriose ‘affermazioni’ di
Coue e del ‘New Thought’ americano. La psicologia del successo tende
allo sviluppo di grandi, forti Io positivi con brillanti ‘muscoli spirituali’.
Si possono ottenere successi nell’adattamento sociale, ma nella maggio­
ranza dei casi non c’è alcuna possibilità di vera integrazione su base
individuale. Il ‘successo’ ottenuto da tali persone porta, in ultima analisi,
a un dissesto della collettività, poiché la negatività e le frustrazioni delle
persone ‘di successo’ artificialmente positive dovranno probabilmente venir
assorbite da altri, o dalla comunità (e nazione) nel suo complesso.
Jung comprese questo problema e cercò una soluzione nelle profondi­
tà collettive della psiche umana. L ’individuo che, per qualche ragione,
non riesce ad adattarsi in modo sano alla sfida della natura umana e delle
convenzioni sociali, si preoccupa eccessivamente, fino a perdersi, della
differenza tra lui e gli altri, nei modi particolari in cui si sente separato
dalla norma. La sua salvezza può avvenire solo per mezzo del suo
riorientamento e riadattamento alla norma. Ma questa norma non è solo
(come sembra aver pensato Adler) una norma sociale, una questione di
comportamento e successo. È una forza viva. È la fonte profonda del-
Xumanità comune di tutti gli uomini e di tutte le donne. Jung interpretò
questo fondamento comune come un gruppo di Immagini Primordiali
nel profondo dell’inconscio collettivo di ogni persona. L ’integrazione della
personalità deriva essenzialmente dalla progressiva ‘assimilazione’ di que­
ste immagini generico-collettive, bio-culturali, che sono descritte da Jung
come sintesi di esperienze ancestrali, il concentrato dinamico del passato
dell’umanità. Il processo di integrazione è dipinto anche come ‘la grande
opera’ del singolo individuo, non isolato dalla società, ma comunque
come un risultato essenzialmente individuale. Jung, erede della tradizione
filosofico-alchemica svizzera, era un individualista e un mistico. Egli in­
contrava l’universo e l’umanità entro le sue proprie profondità collettive.
Questo approccio non è possibile per molte persone. Si perderebbero
per strada. Non hanno né l’eroismo individuale né la profondità di pen­
siero richieste per questa integrazione del sé con il sé, neppure con
Fritz Kunkel e la psicologia del noi 67

l’aiuto necessariamente limitato di uno psicologo-guida. Hanno bisogno


di qualcos’altro che immagini primordiali come centri di integrazione.
Hanno bisogno non solo di un’immagine del ‘Se’, o di divinità, ma di un
Dio che sia reale, che le attiri, che sia con loro oltre che in loro. Hanno
bisogno di considerare la ‘radice comune’ dell’umanità, non solo come
fondamento comune o fonte di energia e di materia, ma come creazione
di un Essere universale che abbia nella sua Mente infinita un ‘ideale’ di
esse, e che, con la sua grazia, le aiuti a diventare simili a questo ideale.
Lo psicologo junghiano si sente in dovere di essere un guru indiano
moderno, con un minore senso di responsabilità e di identificazione psi­
chica con il suo cliente-discepolo. Ma la maggior parte della gente, oggi,
non è pronta per un guru. Ha bisogno di un ‘maestro di religione’ che
non solo ‘parli’ di religione, ma pratichi la psicologia. Fritz Kunkel co­
struì il suo approccio psicologico in risposta a questa necessità.
Il dottor Kunkel nacque vicino a Berlino il 6 settembre 1889; e quan­
do trasferì la sua attenzione dalla psichiatria vera e propria alla psicoanalisi,
fu attratto dapprima da Adler, e finì col divenire presidente del settore
tedesco della Società Internazionale di Psicologia Individuale. Forse il
fattore determinante per la sua attrazione verso il punto di vista di Adler
fu il fatto che durante la prima guerra mondiale fu ferito in prima linea
e perdette il braccio sinistro. La psicologia di Adler dava molta attenzio­
ne alle conseguenze psicologiche dell’invalidità organica, perché, come
abbiamo visto precedentemente, è una filosofia di superamento conscio.
All’età di 28 anni, il giovane dottor Kunkel si trovò a dover affrontare un
riadattamento decisivo. A ventotto anni avviene, in teoria, la ‘seconda
nascita’, cioè il conscio emergere nella personalità individuale. Per Kunkel,
questo periodo di emersione fu accompagnato da un terribile shock, e la
sua carta natale rivela in quel periodo l’operare complesso di coercizioni
del destino. Nella sua carta natale, Marte e Saturno sono congiunti in
Leone nella sesta casa (malattie, servizio militare, discepolato, ecc.).
Quando fu ferito (il 20 agosto 1917), il Sole stava transitando il suo Sa­
turno natale, Nettuno e Saturno transitavano la Venere natale (anch’essa
nella sesta casa e in esatta opposizione alla Luna natale), mentre la Luna
progressa nella dodicesima casa stava giungendo all’opposizione del Marte
natale. Così, nel momento in cui Saturno completava il suo primo ciclo
di transito della carta natale, Fritz Kunkel affrontava una nuova vita.
Un anno più tardi, si sposava; quando Saturno transitava la cuspide
della settima casa e Urano transitava l’Ascendente. Non fu un matrimo­
nio troppo felice, ma nacquero dei bambini, e, con l’esperienza della loro
crescita, Kunkel indubbiamente acquisì la penetrante perspicacia delle
relazioni dei figli con i genitori, che non solo gli portò fama come psico­
68 Oltre la ; sicología del profondo

logo infantile, ma divenne anche la base per il suo contributo originale


alla psicologia: il principio dell’‘esperienza del Noi\
Io credo che la vita di Fritz Kunkel possa essere accuratamente divisa
in tre periodi, e che egli sia stato così un esempio molto significativo di
quel ritmo trifase di crescita della personalità che ho discusso nei miei
libri, L ’astrologia della personalità e New Mansions for New Men. I primi
ventotto anni costituiscono il periodo dell’espressione familiare e razziale.
Kunkel era cresciuto nelle sue grandi proprietà in Prussia e aveva fre­
quentato le università di Berlino e di Monaco.
Sperimentò la pienezza della tradizione intellettuale tedesca della clas­
se alta. Fu trascinato nel vortice della guerra, e ne fu liberato (e poten­
zialmente da molto di più) dal ‘fato’. Il secondo periodo della vita di

ore 18,15
6 settembre 1889
Landsberg - (Prussia) Germania
Fritz Kunkel e la psicologia del noi 69

Kunkel, tra i ventotto e i quarantadue anni, si divide in due metà; esso


comprende il progressivo risvegliarsi del suo spirito individuale sotto ten­
sione e sforzo. Kunkel vinse il destino con la forza della sua creatività e
della sua fede. Il risultato fu la ‘psicologia del N oi\
Come può una persona in via di sviluppo emergere armoniosamente
e felicemente dalla matrice del ‘Noi primitivo’, come bambino, come
adolescente, e più tardi come individuo maturo? Come possono la psi­
cologia e l’istruzione contribuire a far sì che questo emergere sia coro­
nato da successo? Come si possono affrontare le onnipresenti crisi di
crescita? Come può l’individuo superare il potere di un passato collet­
tivo e ogni avversità del destino? Quali facoltà sono necessarie? Quali
metodi psicologici devono essere sviluppati? Questi sono i fili condutto­
ri fondamentali che si possono trovare in tutti i libri di Kunkel.
Durante la prima metà del secondo ciclo di 28 anni, Kunkel dovette
cercare le risposte, per così dire, contro la società, superando resistenze
e pressioni, infelicità e il suo karma personale emotivo rappresentato dai
suoi Venere, Marte e Saturno in Leone (segno intercettato nella sesta
casa) in opposizione alla Luna in dodicesima. Durante la seconda metà
del periodo di 28 anni (42-56), dopo il suo secondo matrimonio nell’in­
verno del 1931-32, Kunkel riuscì a dare forma più piena alle sue espe­
rienze precedenti, a dimostrare la sua saggezza e la sua capacità più
autorevole come educatore e insegnante. I suoi libri divennero famosi e
vennero pubblicati in America. Andò in America per la prima volta
nell’estate del 1936; poi, permanentemente, nel 1939. Si stabilì a Los
Angeles, dove morì nel 1955. Scrisse, tenne conferenze, seminari, e si
impegnò nella professione privata, che tuttavia limitò per potersi applica­
re al suo lavoro letterario e creativo.*
L ’ultima fase della vita di Kunkel iniziò realmente quando sbarcò in
America (23 giugno 1936). Nettuno transitava allora il suo Sole natale e
Plutone la sua Parte di Fortuna; Urano, entrando nella sua seconda casa,
era in quadratura con l’unica opposizione fondamentale (Luna-Venere)
della sua carta natale. Saturno, nel primo settore della carta natale fin
dall’anno precedente, indicava un periodo di riorientamento della perso­
nalità. Ma Giove si stava avvicinando allo zenith, subendo l’opposizione
di una congiunzione Marte-Venere nella quarta casa. Le esigenze del suo
potenziale destino pubblico si opponevano alle radici della sua vita per­

* I suoi libri tradotti (in inglese) sono: Let’s Be Normal (1929), God Helps Those
(1931), What itMeans to Grow Up (1936), Conquer Yourself (1936), Character, Growth,
Education (1938); How Character Develops e In Search o f Maturity furono scritti in
inglese. L ’ultimo libro è particolarmente degno di nota.
70 Oltre la psicologia del profondo

sonale situate nella casa del passato ancestrale. Il palcoscenico era pronto
per il terzo livello di superamento.
Il Giove di Kunkel tiene le chiavi fondamentali del suo destino, pro­
prio come il transito di Nettuno segna le svolte più significative della sua
vita. Questo Giove dominante in Sagittario, ‘signore’ della nona e della
decima casa (religione-filosofia e vita pubblica professionale) è indubbia­
mente il ‘governatore’ dell’intera carta. È la chiave delle dottrine psico­
logiche di Kunkel, dell’importanza dell’educazione e della religione nel
suo insegnamento. Infatti, i due principi gemelli di educazione di sé e
consapevolezza religiosa sono le basi del suo pensiero.
All’inizio Kunkel accentuò l’importanza del passaggio dalla primordia­
le ‘esperienza del Noi’ allo stato di differenziazione e isolamento indivi­
duale. Egli conosceva bene i problemi che questo passaggio produce
mentre, crisi dopo crisi, l’individuo cerca di raggiungere il suo ‘vero
centro’, non soltanto nella personalità superficiale nata dalla competizio­
ne sociale (Adler) ma nel profondo delle radici ancestrali inconsce (Jung).
Dopo aver sperimentato questo ‘inconscio del passato’ nelle profondità
del suo essere, Kunkel tentò di diventare cosciente della controparte
polare di questo inconscio nelle alte sfere della consapevolezza, 1’‘inconscio
del futuro’. Egli capì che è la ‘presenza di Dio’ che attira l’uomo verso
il futuro ed è insediata nel culmine della psiche.
Kunkel si interessò al misticismo religioso, al punto di vista dei
Quaccheri e allo spirito vivente del Vangelo. Il suo libro, Creation
Continues, parla del Vangelo di san Matteo. Quando compì 56 anni,
iniziò il suo ultimo ciclo vitale sotto una stretta congiunzione di Giove e
Nettuno sul suo Mercurio natale, e con la Luna progressa che stava per
transitare il suo Ascendente natale nei Pesci (se l’ora di nascita data da
lui stesso è esatta). La caratterizzazione è davvero Giove-Nettuniana at­
traverso una ‘fecalizzazione di attenzione’ (la Luna progressa) nei Pesci.
Saturno sta risalendo verso l’arco superiore della carta natale; Urano sta
per entrare nella quarta casa; Plutone è sul punto mediano tra Venere e
Marte. Un nuovo periodo stava iniziando per il fondatore della psicolo­
gia del Noi, che stava diventando sempre più una psicologia-di-Dio.

La psicologia del Noi (come il nostro orientamento psicologico è


chiamato di solito) deriva dal fatto che ogni essere umano può
giungere alla conoscenza di sé in quanto è in relazione con un
gruppo di persone. Persino se vivesse in realtà in completo isola­
mento, sarebbe sempre legato a qualche gruppo (nei suoi pensieri
o nella sua immaginazione) dal desiderio o dall’odio, dalla critica o
dalla speranza.
Fritz Kunkel e la psicologia del noi 71

L ’esperienza del Noi non è mai assente dalla vita interiore di


nessuna persona. È il fattore che costringe ognuno di noi a condi­
videre interiormente la vita degli altri e di intervenire (per protesta­
re o criticare, per difendere o dare, o con l’assunzione di autorità)
nel destino di gruppi, famiglie, nazioni e civiltà (Character; Groivth,
Education; Introduzione).
Più una persona entra in contatto con se stessa, più scopre che
il suo interesse personale viene sostituito dalla sua responsabilità
per il tutto. È realmente se stessa solo in quanto membro del suo
gruppo; e il suo gruppo vive solo in quanto collegato all’umanità.
Il vero Sé quindi non è ‘io’; è ‘N oi’. Inoltre, il Sé umano non è
solo amore umano e fraternità; è allo stesso tempo la creatività del
Creatore, che opera attraverso gli esseri umani. Chi veramente
trova se stesso, trova Dio. E può dire, come disse san Paolo,
“Non sono più io che vivo; Cristo vive in me” . In questo senso il
nostro vero Sé è il fine ultimo del nostro sviluppo religioso. Da
principio è ‘io’; poi diventa ‘noi’; e alla fine sarà ‘Lui’ (In Search
of Maturity).
Dobbiamo distinguere tra 1’‘inconscio del passato’, la nostra ere­
dità e memoria razziale, e P‘inconscio del futuro’, che contiene la
piramide infinita di valori, possibilità e compiti che sono per così
dire dispiegati davanti a noi. Se si dovessero definire esattamente,
questi valori sarebbero al di fuori del tempo, ma dovranno essere
vissuti nel futuro (Ibid.).
La forza che ci spinge ad amare, a lottare, a creare, non opera
attraverso il passato. Non è una forza cieca, che ci spinge da dietro,
come la benzina che esplodendo spinge il pistone di un motore. È
il potere creativo del fine ultimo, il valore che sta davanti a noi
nell’infinito futuro, che ci attira come una calamita, che ci prepara,
che ci trasforma come un ibridatore trasforma i fiori in fiori ancora
più belli {Ibid.).

L ’approccio psicologico di Kunkel nasce direttamente da quello dei


mistici cristiani; ma egli diede a questo approccio mistico una nuova
formulazione in termini di psicologia del profondo, e con riferimento
all’ambientazione sociale profondamente mutata. Ma, per quanto modifi­
cato il metodo di sviluppo spirituale che Kunkel propugna, trova come
suo nucleo centrale il processo basilare di metamorfosi interiore che i
mistici hanno descritto con immagini prese dal Cristianesimo. Ridotto
alla sua forma più semplice, l’evento centrale è una ‘crisi’. Kunkel sotto-
linea la necessità di questa ‘crisi’ perché ci sia una vera maturità perso-
72 Oltre la psicologia del profondo

naie. Con la drammatica intensità simboleggiata dai suoi pianeti nel Leo­
ne, egli scrisse:

La crisi è allora la transizione da una vita non centrata, meno


conscia e meno potente, imperniata sull’immagine dell’Io o su un’im­
magine idolatrata, a una vita ben centrata, più consapevole e più
potente, imperniata intorno al vero Sé. Questo Sé risulta essere il
centro sia dell’individuo sia del gruppo, e perciò trasforma l’indivi­
duo in un servitore del gruppo; questo è amore; e risulta essere
anche il nostro rapporto con Dio e quindi trasforma gli individui e
i gruppi in servitori di Dio; e questa è fede. La crisi, se è completa,
significa conversione {In Search of Maturity).

La gente è “costretta a entrare in crisi dalle conseguenze delle sue


deviazioni” e di solito, con grande abilità, “cerca di sfuggire” , posponen­
do l’inevitabile. Ma non c’è vero sviluppo spirituale senza crisi; lo scopo
della ‘filosofia religiosa’ è di trovare il modo migliore, più facile, più
efficace, meno tragico e rovinoso di affrontare la crisi.
Nel suo insegnamento e nella pratica, Kunkel diede molta importanza
al valore della crisi, persino degli incubi! Amava dire alla gente che
incontrava la sera, con uno scintillio negli occhi: “Che possiate avere un
buon incubo!”. La ragione di questo atteggiamento può essere vista nella
sua carta natale. Nel complesso, può essere considerata una carta facile
e semplice, con grande trigono di base e importanti sestili, un vibrante
quintile (aspetto della creatività) di Venere a Urano; una carta natale
molto diversa dallo schema cruciforme dei pianeti natali di Jung. L ’unico
quadrato è molto largo, e vede Nettuno e Plutone fare quadratura al
punto mediano tra Saturno e il Sole (a circa nove gradi di distanza l’uno
dall’altro). Tuttavia, il Sole natale di Kunkel è in Vergine e, come ho
chiarito nel mio libro The Pulse of Life, la Vergine è un simbolo di crisi:
rappresenta la crisi personale; i Pesci, le crisi socio-collettive.
Kunkel aveva l’Ascendente nei Pesci. Il suo destino individuale e il
suo scopo originario nella vita (Ascendente) furono segnati dalla crisi
sociale della sua epoca; e come tedesco, egli era particolarmente ricettivo
a questi valori di crisi. Ma, mentre la sua terra natale affrontava la crisi
epocale in modo regressivo (perché neo-tribale) egli riusciva a uscirne
attraverso Vintegrazione per mezzo della sua rivitalizzazione interiore del­
l’immagine di Cristo. Così, il destino lo condusse in America appena in
tempo per evitargli di essere coinvolto nella disintegrazione della seconda
guerra mondiale. Egli fu così, in un certo senso, un ‘archetipo’ di ciò che
il suo popolo avrebbe dovuto fare. Anch’egli era stato mutilato, come la
Fritz Kunkel e la psicologia del noi 73

sua patria lo era stata nel 1918. Ma affrontò la crisi e vinse. Può quindi
essere considerato un Modello per la collettività dalla quale era emerso
come persona creativa, come Maestro. Questo era il suo destino spiritua­
le; ma doveva conquistarselo, come tutti. Lo conquistò con la forza del
suo Giove elevato in decima casa. Kunkel era un uòmo con una ‘missione’.
Mostrò all’umanità moderna (e specialmente agli europei) un modo per
superare la crisi. Questo modo è il Modo Cristico, un modo reso più
vittorioso e glorioso dall’incorporazione dello spirito cristico entro la crisi.
Il centro di crisi nella carta di Kunkel è la congiunzione di Marte e
Saturno in Leone, con Saturno vicino alla ‘Stella Cristica’ Regolo. Regolo,
‘Cuore del Leone’ è la stella cristica perché si riferisce alla trasformazione
spirituale del centro della personalità emotiva in un centro Cristico, il
Cuore dell’Uomo. Quando il ‘leone rosso’ (dell’Alchimista) diventa il
‘Cristo bianco’, l’Uomo nasce all’interno e per mezzo dell’essere umano
individuale. Il ‘leone rosso’ nel mito germanico è Federico Barbarossa, la
cui espressione caricaturale e degenerata fu Hitler, con i baffetti. Ai
tedeschi era stato insegnato di aspettarsi la riapparizione del grande
Imperatore. Ma l’Imperatore può riapparire solo come-valore spirituale
come il Cristo, “il cui regno non è di questo mondo”. Il potere orgoglio­
so di Marte-Saturno deve essere infranto, nel regno del cuore (parte
sinistra del corpo), prima che il cuore possa essere purificato e sia così
capace di accogliere la ‘presenza di Dio’. Questa è la crisi, comune a
molti, specialmente a tutti i leader potenziali, inclusi i leader religiosi!
Questa crisi è inoltre localizzata nella carta natale di Kunkel al Discen­
dente, cuspide della casa del matrimonio e dell’associazione, che si esten­
de tra Saturno in Leone e il Sole nella Vergine. Il Sole è anche il punto
mediale dell’arco tra Venere e Urano: un aspetto di quintile. Il ‘partner’
è quindi il centro della crisi, e riceve in pieno l’impatto delle quadrature
di Nettuno e di Plutone. Questi due pianeti stanno soli, a nord dell’esat­
ta linea di opposizione tra Luna e Venere che unisce la sesta casa con la
dodicesima; così essi agiscono come punto focale di tensione, nella terza
casa e nei Gemelli. Saturno è il karma\ il Sole è il superamento, per
mezzo della creatività; il Discendente è il luogo del superamento. Lo
sfidante è la congiunzione Nettuno-Plutone: cioè il destino collettivo e
mentalità dell’uomo moderno. Giove è il messaggio e il Messia interiore.
È la Luce del Significato Creativo. Giove è anche in quasi-quintile a
Urano e in semi-quintile a Venere. In questo modo, una catena creativa
di quasi quintili e semi-quintili collega i pianeti al di sopra della linea
Venere-Luna, che tende a essere una linea di coscienza deviata, o ‘karmica’.
Più tardi discuterò le possibilità educative che la pratica astrologica
offre, insieme al concetto di autoeducazione religiosa, uno degli ultimi
74 Oltre la psicologia del profondo

sviluppi nell’approccio psicologico di Kunkel. Ma lasciate che ora faccia


rilevare che il nostro periodo attuale costituisce una crisi globale, collet­
tiva, resa particolarmente grave dalla possibilità di una catastrofe nuclea­
re. Ogni persona responsabile non troppo strettamente isolata dalle strut­
ture del suo Io partecipa necessariamente a questa crisi. L ’insegnamento
di un metodo per superare la crisi (o nel suo aspetto sociale generalizza­
to, o nel suo aspetto focalizzato nell’individuo) è quindi la necessità più
importante di questa epoca attuale. Il problema riguarda molte più don­
ne e uomini di quanti non siano pronti per la cura psichiatrica. Non può
essere risolto da una glorificazione adleriana dell’i o ’ conscio, e la strada
della psicologia del profondo junghiana richiede troppo impegno sia dallo
psicologo sia dal cliente per essere praticabile dall’uomo medio.
Ovviamente, ci vuole qualcosa di più. Quello che Freud tolse alla
psicologia deve essere reintegrato, ma in modo nuovo. Possiamo chia­
marlo lo ‘Spirito’, o ‘Dio’, o ‘Fede’, oppure ‘il Maestro’. Una cosa sembra
certa: o gli esseri umani dovranno usare molto presto qualche metodo
psicologico rivitalizzato o nuovo che li metta in grado di trasformarsi in
persone creative, che affrontino e risolvano la crisi liberamente e su basi
individuali, o altrimenti l’umanità dovrà essere travolta dal fervore
coercitivo di una nuova religione mondiale diretta a risolvere le crisi su
base collettiva.
Forse ambedue le soluzioni possono essere integrate; ma dobbiamo
ricordare che nel Cristianesimo la salvezza individuale del mistico era
molto utile alla salvezza collettiva della massa dei fedeli. Anche oggi, il
valore di una soluzione individualizzata alla crisi attuale deve essere ener­
gicamente sottolineato con la massima convinzione, per poter essere reso
accettabile ai molti.
8
Jacob L. Moreno e lo psicodramma

Qualche anno fa, alcuni giovani appena usciti dall'università divennero


miei intimi amici e mi parlavano molto liberamente dei problemi della
loro gioventù. Erano stati a ‘scuole progressiste'; i loro genitori erano
nella maggioranza dei casi professionisti impegnati; parecchi avevano avuto
esperienze di famiglie distrutte dal divorzio; erano stati lasciati compieta-
mente liberi, liberi di esprimersi, e di fare esperienza di quasi ogni
concepibile ‘fatto della vita'. Erano stati lasciati così liberi, infatti, che
scoprii, con mia grande meraviglia, che gran parte degli anni più maturi
della loro adolescenza erano trascorsi nella ricerca di vari tipi di regole
per limitare questa libertà, la cui responsabilità e i cui pericoli non pote­
vano o non osavano sostenere.
Io mi meravigliai in quanto, nato come ero nell'Europa di fine secolo,
ero cresciuto in un'atmosfera diametralmente opposta. La mia generazio­
ne, e anche quelle precedenti la mia, aveva cercato disperatamente di
liberarsi dalla schiavitù di modelli familiari, tradizioni sociali e religiose,
e persino dalla cultura e dal Cristianesimo europei. Il nostro problema
era come raggiungere la libertà; nessun prezzo, pagato da noi stessi o da
chi ci stava accanto, sembrava troppo caro.
La differenza della situazione psicologica della gioventù, prima e dopo
l'inizio dell'epoca della guerra mondiale, è del massimo significato. For­
nisce un retroscena alla discussione di un profondo cambiamento che è
andato prendendo forma gradualmente durante l'ultima decade nel cam­
po della psicoterapia e precisamente nell’ambito del problema di curare
le malattie mentali-emotive degli esseri umani. Gran parte della respon­
sabilità di questo cambiamento di approccio riposa sulle ampie spalle e
nella mente dinamica del dottor Jacob L. Moreno. Quindi, in questo
capitolo, delineerò brevemente alcuni degli aspetti principali della ‘rivo­
luzione creativa' che egli condusse nei campi della psicologia e della
sociologia, e mi sforzerò di collegarli ad alcune delle caratteristiche astro­
logiche della sua carta natale.
76 Oltre la psicologia del profondo

Quando Sigmund Freud rese pubblici i concetti e le tecniche della


psicoanalisi a Vienna, il mondo occidentale stava ancora lottando per
uscire dall’Età Vittoriana e dalla sua ipocrisia, dalla sua pomposità auto­
compiaciuta e dal suo avido razionalismo materialistico. Quando, nel
1921, Jacob Moreno cominciò a promuovere, sempre a Vienna, le sue
idee e i suoi metodi attivo-creativi con orientamento sociale (psicodramma,
sociodramma, psicoterapia di gruppo, ecc.), si rivolgeva a una generazio­
ne che aveva visto spazzare via dalla prima guerra mondiale i suoi pre­
cedenti modi di vivere e che, con eccitazione febbrile, veniva stimolata a
costruire un mondo nuovo. Questa generazione si dimostrò incapace di
rispondere a questa sfida in modo efficace perché i suoi membri, mentre
in teoria erano ormai ‘liberi’, non osavano essere veramente ‘creativi’ in
maniera organica e orientata socialmente. Tutta la creatività che c’era (o
ce n’era tanta nelle nazioni tedesche sconfitte) esplose soprattutto in
autoglorificazione anarchica e in manifestazioni irrazionali (invece che
super razionali, illuminate spiritualmente e integrate).
Nel 1900, Freud aveva a che fare con individui i cui strenui tentativi
di liberarsi da un ordine sociale obsoleto e rigido producevano in loro
shock, ferite e malformazioni psicologiche: nevrosi o psicosi. Queste
persone erano membri di una società che aveva cercato di soffocare le
energie fondamentali della vita, frustrando allo stesso tempo anche il
ritmo creativo dello spirito umano. Così, all’uomo rimaneva solo il suo Io
borghese; vale a dire che tutto quello che rimaneva erano le strutture del
suo stesso adattamento a una società che era essa stessa priva di anima
e materialistica.
Freud era quello che io ho chiamato un ‘chirurgo delle anime’. Il suo
uso del ‘divano psicoanalitico’, con il paziente steso come fosse pronto
per un’operazione chirurgica, il suo modo di frugare attraverso materiali
associativi come con un coltello affilato, abili pinze e tampone assorbente
(il transfert), le sue tecniche e il suo affidarsi (dopo l’‘operazione’ psico­
analitica) al desiderio di guarire del paziente (il sistema circolatorio della
psiche) per costruire in qualche modo nuovi tessuti spirituali: tutte que­
ste cose sono tipiche di un procedimento chirurgico. La psicoanalisi
freudiana è scientifica; è nata dal punto di vista tipicamente materialistico
del secolo che produsse Feuchner, Marx e Darwin. Il suo approccio
sociologico era, in un certo senso, primitivo; quando pensava alla psico­
logia di gruppo, pensava ai rapporti di una persona con gli altri princi­
palmente per quanto concerneva i problemi che questi rapporti provoca­
no: “Nella vita mentale individuale, qualcun altro è invariabilmente im­
plicato, come modello, come oggetto, come oppositore” (Group Psychology
and thè Analysis of thè Ego). In altre parole, Freud vide la società come
Jacob L. Moreno e lo psicodramma 11

qualcosa di già confezionato, e l’individuo poteva solo combatterla, esser­


ne ferito e, (dopo l’analisi) adattarvisi; tutto in nome del massimo benes­
sere e della massima felicità.
La concezione di Moreno è completamente diversa. Per lui, la società
è in attuazione; siamo tutti chiamati a costruire la sua forma futura, e
possiamo farlo solo in quanto partecipiamo creativamente all’attività di
gruppo, attività che dovrebbe essere costante, onnipresente e proteiforme
(multiforme). Ogni giorno, ovunque, e in una miriade di modi l'individuo
deve creare insieme agli altri se vuole essere sano psicosomaticamente e se
si vuole che la società sia un interazione sana e integrata di attività di
gruppo adeguata allo sviluppo ottimale di una libertà creativa, che espri­
ma Dio. È questo il filo conduttore fondamentale che si può rintracciare
nei molti libri e nelle molte attività di Moreno, una persona dinamica,
stimolante, schietta e rivoluzionaria. Iniziò la vita con la testa piena di
ideali religiosi, e i suoi primi libri sono brillanti tentativi di riformulare
le tradizionali idee occidentali su Dio. Parlano di un Dio che si deve
sperimentare come Realtà creativa onnipresente e centrale, attiva in ogni
momento, un Dio che stimola continuamente alla rinascita tutti coloro
che si attaccano a vecchie forme sociali e culturali. I primi scritti di
Moreno ci rivelano un Dio che non solo crea come Padre, Autore e
Fonte della potenzialità creativa in ogni atto, ma che ri-crea il mondo in
un simbolico volgersi indietro’ dell’immaginazione e della fantasia attua­
lizzata. Così facendo, Egli libera Se stesso e la Sua creazione dal destino
insito in ogni complessa attività di gruppo.
Questa glorificazione della potenzialità creativa di ogni istante non è
un’idea del tutto nuova in filosofia; ma con Moreno prese un nuovo
significato, perché egli la tradusse nel senso di rigenerazione pratica e
finalizzata di un’umanità che ha lasciato i riti arcaici di una società antica
solo per divenire schiava, in modo ancor più privo di significato, dei riti
moderni di produzione e distribuzione di massa. La mente fertile di
Moreno era abile nell’inventare nuove tecniche e nuovi mezzi per l’uso
delle nostre generazioni che hanno il culto della tecnica e sono ossessionate
dalla scienza. Gli stessi metodi complessi e stimolanti di terapia attiva
compresi nel termine generico di psicodramma, con tutti i suoi meccani­
smi fisici e psicologici, costituiscono un mezzo per far sì che gli individui
siano in grado di reinterpretare, in un’ambientazione adattata e finalizza­
ta, quei ‘momenti’ della loro vita nei quali, non riuscendo a lasciar agire
la forza creativa entro di sé, si costruirono le loro stesse catene, sancirono
il loro destino, e misero in moto le loro frustrazioni e malattie.
La descrizione di un procedimento di psicodramma in azione non
rientra ovviamente nell’ambito di questo capitolo. Lo psicodramma è un
78 Oltre la psicologia del profondo

mondo a sé; per operare con successo in esso e con esso (sia come
‘direttore’, ‘Io ausiliario’ o ‘doppio’) ci vogliono non solo abilità ed eser­
cizio, ma facoltà intuitive e profonda compartecipazione umana, che non
si insegnano facilmente in corsi universitari a uomini e donne intellettualiz­
zati e impacciati. In breve, tuttavia, si può dire che al paziente siano fatte
rivivere situazioni familiari con una drammatizzazione cosciente. Così, gli
è offerta la possibilità di ricostruire il suo mondo, non contrastando le
sue fantasie anormali, ma attraverso di esse. I punti essenziali sono:
1. L ’azione, su un palcoscenico circolare con diversi livelli, sostituisce
l’introspezione che veniva favorita dal fatto che il paziente giaceva
su un divano o sedeva rilassato su una sedia comoda;
2. Il rapporto medico-paziente (rapporto ‘monovalente’) viene trasfor­
mato in un rapporto di gruppo multivalente, nel quale il paziente si
trova stimolato non solo a ‘capire’ se stesso, ma a liberare, per così
dire, ciò che aveva lasciato in balia del fato o delle pulsioni automa­
tiche dei complessi e simili; e
3. La comunicazione verbale e in gran parte simbolica (come nella
psicologia del profondo) viene allargata in modo da diventare un’in­
terazione più totale tra persone reali. Attraverso questi rapporti
recitati, la personalità giunge a vedere se stessa sempre meno come
uno speciale prodotto delle circostanze, e sempre più come parte­
cipe di un processo sociale che, sul palcoscenico dello psicodramma,
presenta sempre nuove opportunità di recuperare il perduto contat­
to con la forza creativa interiore.
È proprio perché questo contatto è stato relativamente o temporanea­
mente perduto in concomitanza con qualche violento scontro, che la
persona si è ammalata emotivamente e mentalmente. Nessuna analisi ‘di
riduzione’ dei sintomi potrà mai garantire il recupero di un contatto
rinnovato con la forza creativa. Il paziente analizzato potrà forse essere in
grado di comportarsi in modo più felice e ‘normale’, con minor tensione
e una percezione più chiara di come ‘adattarsi’ a una società che egli può
imparare a meglio tollerare; ma questa è vera salute mentale?
Io credo che Moreno sarebbe d’accordo con la mia affermazione,
ripetuta così spesso, che, a meno che una persona passata attraverso la
crisi della temporanea malattia mentale non ne emerga più grande di
prima, l’intera esperienza, inclusa la cosiddetta ‘cura’, è inadeguata a
qualsiasi scopo spirituale. È tutto invano, come molte guerre ‘vittoriose’
sono combattute invano e diventano sconfitte spirituali. Ciò di cui uomi­
ni e nazioni hanno più bisogno oggi è un modo per emergere da crisi,
malattie e alienazione mentale con l’esperienza di essere diventati più
grandi, più liberi, più decisi, più energici, più capaci di amare, più ‘urna-
Jacob L. Moreno e lo psicodramma 79

ni’ a cagione di queste crisi. Questo è quanto Moreno cercò di insegnare


dopo che la crisi della guerra e della rivoluzione non ebbero portato ad
alcuna vera rinascita creativa della società. Questo è il significato più
profondo della sua terapia attiva, il suo insistere sull’uso conscio, sulla
misura e sulla provocazione creativa del rapporto di gruppo (sociometría).
J.L. Moreno nacque (19 Maggio 1892, verso le 4 del mattino),* per
una curiosa simbologia del destino, su una nave sul Mar Nero, mentre
era diretto in Romania, dove visse per alcuni anni. Da bambino, fu
portato a Vienna, la città che era allora testimone dell’affermazione di
Freud e dello sviluppo della psicoanalisi. Fin dalla prima fanciullezza,
Moreno mostrò segni di un temperamento profondamente religioso, come
pure di una grande passione per la messa in atto delle sue fantasticherie.
Prima dei venti anni, raccoglieva attorno a sé, nei parchi di Vienna,
gruppi di bambini ai quali raccontava e recitava ogni genere di storie
immaginarie. Aprì un teatro per i bambini e, allo stesso tempo, iniziò i
suoi studi di medicina, laureandosi nel 1917. Nel 1919 divenne sovrin­
tendente dell’Ospedale statale di Mitterndorf vicino a Vienna.
Sembra che abbia deciso allora che le sue esperienze religiose e misti­
che (che lo portarono a un nuovo e vivido approccio alla natura e al
significato di Dio) potessero essere la base migliore di un nuovo atteggia­
mento verso il problema di curare la mente e l’anima umana. Condotto
dalla sua esigenza di spontaneità e creatività (i due pilastri della sua
visione del mondo) egli fondò il Teatro della Spontaneità’ nel 1921, con
lo scopo di fornire un palcoscenico sul quale la gente potesse esternare
rappresentandoli i propri problemi e quelli del mondo, in assoluta libertà
di improvvisazione e trascurando completamente gli intrecci tradizionali,
quelli che egli chiamava ‘conserve culturali’. Costruì un palcoscenico
circolare sollevato al di sopra degli spettatori-partecipanti e circondato
da essi. Le rappresentazioni erano uniche e sensazionali, e molti viennesi,
che anelavano a una rinascita sociale e culturale, la frequentavano. Pre­
sto, tuttavia, la parte teatrale diede luogo alla parte terapeutica, e nacque
lo psicodramma. Così cominciò la grande rivoluzione psicoterapeutica che
da allora ha cambiato la maggioranza dei metodi di psichiatria e psico­
logia in America e in tutto il mondo.
Moreno arrivò a New York nel 1925, e vi si stabilì nel 1927 all’età di
35 anni. Divenne famoso come colui che metteva in discussione le tecni­
che della psicoanalisi freudiana. Si oppose strenuamente all’interpretazio­
ne freudiana del genio in termini di psicoanalisi, e al ‘ridimensionamento’

* La data riportata nelle pubblicazioni ufficiali, il 20 maggio, è dovuta a un errore


di trasferimento nel Calendario Gregoriano della data di nascita originale.
80 Oltre la psicologia del profondo

di grandi artisti e di capi religiosi. Insistette nell'idea che, ove erano in


azione vere forze creative, i concetti di Freud diventavano del tutto inade­
guati e non validi. Allessenziale pessimismo e materialismo di Freud, Mo­
reno rispondeva con un atteggiamento di ottimismo creativo ‘prometeico’,
diretto socialmente e spiritualmente sano. Sosteneva la terapia attiva in
antitesi all’approccio puramente verbale e introspettivo della psicoanalisi.
Insistette nel trasformare il divano nel palcoscenico, il palcoscenico dello
psicodramma, sul quale le persone, sconfitte nelle loro attività quotidia­
ne, potessero recuperare fiducia nelle proprie forze, nella loro spontanei­
tà e creatività, con l’esteriorizzare i propri problemi, timori, sogni, e le
esperienze frustranti che erano alla radice del loro disadattamento.
I metodi di Moreno tolsero la psicoterapia dall’ambito della ‘confes­
sione’ isolata individuale allo psicoanalista più o meno nascosto e imper­
sonale, e la trasferirono nello spazio aperto dell’attività sociale e di grup­
po. Il suo approccio indica che aveva compreso che il disadattato parte­
cipa alla vita del gruppo (famiglia, ecc.) nel quale ha fallito. I rapporti
umani di questa vita di gruppo lo hanno messo di fronte a pressioni,
conflitti, attacchi o shock che egli non riusciva a sostenere senza paura,
paralisi dell’emozione, o collasso. L ’individuo non potrà perciò mai stare
bene ed essere sano rappresentando una forza positiva nella società, fin­
ché non imparerà ad agire liberamente e spontaneamente come membro
di un gruppo, cioè, dal centro creativo della sua personalità.
Le complesse tecniche dello psicodramma (complesse nonostante la
loro apparente semplicità e il carattere di apparente improvvisazione)
furono studiate da Moreno per condurre progressivamente la personalità
maladattata o malata a una partecipazione attiva in un gruppo. Dappri­
ma, il paziente stesso chiama a partecipare un gruppo di aiutanti adde­
strati specificamente (‘Io ausiliari’, come Moreno li chiamava); più tardi,
il gruppo può essere formato dai suoi stessi parenti o familiari che par­
tecipano direttamente o indirettamente al processo di guarigione.
Dall’idea di curare gli individui, Moreno fu inevitabilmente portato al
concetto di guarire la società. Ma in questo rifiutò di lasciarsi andare a
schemi sociali su larga scala, programmi di riforma, o sistemi ideologici.
Si rese conto che la società veniva a formarsi nel momento stesso in cui
alcune persone agivano insieme e costruivano (anche inconsciamente)
una ragnatela di rapporti di azione e di sentimento che egli chiamò
‘atomo sociale’. A ogni persona è richiesto dalla vita di essere un co­
struttore della società futura, di apportare miglioramenti ai suoi modelli
di comportamenti di gruppo, alla qualità delle sue comunicazioni e
interscambi di gruppo. Operando in molti e svariati modi, questa azione
di creatività in comune con altre persone rappresenta la stessa trama e
Jacob L. Moreno e lo psicodramma 81

l’ordito di una società psicosomaticamente sana. Tutte le azioni e i pro­


grammi sociali, politici ed economici riescono o falliscono, prima o poi,
a seconda che gli esistenti rapporti di gruppo consistano di scambi armo­
niosi e creativi o accentuino conflitti competitivi, timore o avidità.
Il contributo di Moreno a questo problema sociologico è la nuova
scienza della ‘sociometria’, i cui principi furono formulati nel suo libro,
Who Shall Survive? A New Approach to thè Problem of Human Interre­
lations (1934). Attraverso Fuso di ‘sociogrammi’ e numerosi altri testi,
viene determinata la struttura delle relazioni interpersonali (attrazione,
repulsione, indifferenza) all’interno del gruppo; chiunque debba aver
rapporti con il gruppo può apprendere come affrontare con intelligenza
ed efficienza il gruppo nella sua totalità attraverso i suoi individui chiave.
Ciò è molto importante in una società democratica nella quale gli indi­
vidui e le loro idee e decisioni personali sono (per lo meno in teoria) il
fondamento di ogni attività di gruppo.
L ’America, aperta a tali innovazioni psicologiche e sociologiche, e an­
siosa di esse, doveva rivelarsi il campo del successo iniziale di Moreno.
Vi profuse la sua enorme vitalità, il suo entusiasmo e la sua coerenza,
tutta la forza rivoluzionaria di una dominante croce planetaria in segni
fissi che focalizzano l’energia. Alla sua nascita, il Sole era a 28° del Toro;
congiunto alle Pleiadi (stelle di grande significato mistico). Il nodo nord
era vicino all’Ascendente; Mercurio era al di sopra dell’Ascendente, in
esatta opposizione a Urano e quadrato a un Marte in decima in Acqua­
rio. La Luna acquariana nella casa delle idee sociali e delle riforme era
in quadrato al Sole; Giove in dodicesima era in quadrato a Venere in
Cancro, con il Sole in semiquadrato ad ambedue. Per contrasto, Marte
era in trigono a una congiunzione quasi esatta di Nettuno e Plutone in
prima casa. Il Sole era trigono a un Saturno in Vergine in sesta. Molti
potenti quintili, semi-quintili e bi-quintili possono essere visti come chia­
re indicazioni del potenziale ‘genio’ di Moreno e della sua futura insi­
stenza sulla creatività.
La carta natale, tuttavia, non è una carta pacifica. Saturno e Urano,
entrambi retrogradi, sono isolati in sesta casa, mentre tutti gli altri pianeti
sono nell’emisfero orientale. Ciò suggerisce profondi conflitti interiori e
la possibilità di disturbi psicosomatici. Tuttavia, l’opposizione esatta di
Mercurio e Urano focalizza il conflitto su un livello mentale-intuitivo
potenzialmente creativo, e il quadrato a T di Marte rispettivamente a
Mercurio e a Urano fornisce uno sfogo dinamico attraverso la vita pub­
blica (decima casa). La forza della croce nei segni fissi e del Sole al­
l’Ascendente è anche segno di caparbia vitalità.
Mercurio e Giove in dodicesima indicano, quindi, che l’attrazione
82 Oltre la psicologia del profondo

A.

ore 4
sul Mar Nero
19 maggio 1892

verso la psichiatria era profonda (veramente irresistibile), come lo era la


necessità di servire e operare per realizzare un disegno del destino. Questa
coercizione del destino si vede nella coincidenza stretta dell’orizzonte na­
tale con l’asse dei Nodi Lunari (vicino anche all’asse dei nodi di Mercurio),
come pure nella distanza di 40 gradi tra i due pianeti retrogradi in sesta
casa. Questi pianeti, Saturno e Urano, simboleggiano rispettivamente l’Io
come struttura psichica e ciò che tenta continuamente di infrangere tale
struttura. Saturno in Vergine rappresenta la persistente convinzione da
parte di Moreno della necessità di metodi scientifici e di procedure tecni­
che, mentre Urano nello Scorpione (opposto a Mercurio e quadrato a
Marte), mette in evidenza conflitti di potere e intuizione feconda.
Interessante nella carta natale di un uomo che è tanto ‘attore’ è la
Jacob L. Moreno e lo psicodramma 83

scarsa evidenziazione del Leone e della Quinta casa. Scarsa evidenziazione


di una casa o di un segno significa, tuttavia, assenza di un problema nel
campo corrispondente, non assenza di una funzione o attività. ‘Recitare’
per Moreno non era un problema perché era un insopprimibile istinto!
Il problema nella carta è la duplice accentuazione data da Saturno e
Urano alla casa del lavoro e del servizio, delle crisi personali e delle
malattie. Questa casa, con tutto ciò che implica, è evidenziata, e l’eviden­
za può essere interpretata, come al solito, in modo positivo o in modo
negativo. Però, Marte in decima, agendo come dinamico punto focale di
sfogo della tensione tra sesta e dodicesima casa, è un’‘ulteriore indicazio­
ne dell’esibizionismo’ innato e intuitivo di Moreno, ma, come si vede
chiaramente, una messa in atto di qualità completamente diversa da quanto
ci si sarebbe aspettati da indicazioni di quinta casa o di segno leonino.
La grande vitalità e creatività di Moreno (la serie di aspetti di quintile
si riferisce all’‘ordine creativo’ di esperienza) condusse a un’affermazione
positiva di quanto, altrimenti, avrebbe potuto far sì che egli scambiasse
il posto con i suoi pazienti! Davvero, il genio è follia piegata a un uso
creativo, e (in certi casi, ma non sempre) al servizio dell’umanità e di
Dio. Moreno scelse di servire, come scelse di ‘creare’. Egli occupa una
posizione di importanza assolutamente unica nel mondo della psichiatria,
essendosi fatti molti acerrimi nemici tra gli analisti freudiani e diversi
altri analisti, specialmente come principale fondatore e leader del movi­
mento di psicoterapia di gruppo (che deve essere nettamente distinto dal
tipo più freudiano di ‘psicologia di gruppo’, con un forte attaccamento
ai metodi individualistici di psicologia del profondo).* Come padre della

* La psicoterapia di gruppo e le varie forme di psicodramma sono oggi general­


mente accettate e praticate da professionisti della salute mentale di tutto il mondo. Al
tempo in cui fu scritto questo capitolo (1951) Moreno, che lavorava ed era molto
attivo in America, metteva vivacemente in discussione le tecniche di analisi freudiana,
il loro pessimismo, materialismo, e il fatto che fossero accessibili solo a persone di
considerevoli possibilità finanziarie. La misura in cui Moreno (e quelli che lo seguiro­
no) riuscì a rendere la psicologia creativa accessibile a un numero infinito di persone
dovrebbe essere immediatamente evidente a chiunque oggi sia interessato all’argomento.
Le psicoterapie di gruppo infatti abbondano e molte delle tecniche psicodrammatiche
di Moreno sono state adattate e incorporate nella pratica psicoterapeutica corrente, per
esempio nella terapia della Gestalt e nell’analisi transazionale. In realtà Fritz Perls, padre
della terapia della Gestalt, ammise con l’autore di questo libro di aver preso la maggior
parte delle sue idee direttamente dall’opera di Moreno. E un peccato che nell’adattare
così le sue tecniche, molti praticanti, insegnanti e scrittori del campo abbiano omesso di
riconoscere le innovazioni e i contributi di Moreno. E un peccato ancora maggiore che
nella divulgazione di queste tecniche psicodrammatiche sia stata raramente presa in
considerazione la filosofia profonda e creativa che soggiace all’opera di Moreno [N.d.C.].
84 Oltre la psicologia del profondo

sociometría, Moreno ha lasciato un segno profondo anche nel campo


della sociologia.
Ciò che è notevole in Moreno è che un uomo con le sue idee ‘radicali’
e il suo approccio rivoluzionario alla psicologia, alla sociologia, alla tera­
pia, e alla religione, riuscisse ad affermarsi in veste ufficiale nel mondo
psichiatrico e nel mondo dell’istruzione. Ciò, naturalmente, parla in favo­
re del suo senso pratico e del suo atteggiamento realistico. Tra i centri e
le organizzazioni che offrono programmi educativi e informazioni sul
lavoro e sulle idee di Moreno vi sono il Moreno Institute e l’American
Society for Group Psychotherapy and Psychodrama. La devota ed effi­
ciente collaboratrice e moglie di Moreno, Zerka Moreno, continua le
esercitazioni e le sessioni di gruppo al Moreno Institute di Beacon,*
fondato da Moreno stesso.
Può darsi che sia ancora troppo presto per valutare con sufficiente
obiettività storica il contributo di Moreno alla nostra civiltà. I suoi richia­
mi alla spontaneità e alla creatività; la sua crociata contro tutte le forme
stereotipate di cultura e l’affidarsi alla memoria e alla tradizione; il suo
audace tentativo di far uscire i nevrotici (e chi non è nevrotico, oggigior­
no!) dal ‘sancta sanctorum’ privato del confessionale psicoanalitico e farli
recitare nel ‘mondo reale’ dei rapporti umani (la sessione psicodram­
matica), mentre allo stesso tempo venivano salvaguardati dai risultati
irrevocabili di azioni e relazioni in una società competitiva e crudele;
queste e molte altre innovazioni che non possono essere pienamente
discusse qui, testimoniano il suo genio pionieristico. Le sue tecniche si
sono dimostrate efficaci, anche se sono difficili da applicare, eccetto che
per gli psicologi e terapeuti che hanno in qualche modo sperimentato
nella loro stessa vita personale la validità del suo approccio spontaneo,
creativo, iconoclastico e liberatore dello spirito. Moreno parlava di una
‘Rivoluzione Creativa’, i cui inizi stanno pian piano divenendo più evi­
denti nel mondo (persino nonostante l’apparente trionfo del totalitari­
smo, della standardizzazione meccanica e del materialismo commercia­
le... o, forse, a causa di essi). Abbiamo un estremo bisogno di una simile
rivoluzione, e io, tanto per cominciare, l’auspico da decine di anni (nelle
arti, in filosofia, in religione... e in astrologia). Abbiamo un disperato

* Nel 1976 è stato fondato il New Mexico Institute for Psychodrama, sotto la
direzione di Eya Fechin Branham. Altri centri in America che applicano le idee di
Moreno includono gli Istituti di Psicodramma di Boston, Phoenix e Denver; la sezio­
ne psicodrammatica del St. Elizabeth’s Hospital (Washington, D.C.) e il California
Institute of Socioanalysis (Long Beach). In Europa, un Moreno Institute è stato fon­
dato a Uberlingen, Germania.
Jacob L. Moreno e lo psicodramma 85

bisogno di una nuova ‘discesa’ dello Spirito Creativo. Ne abbiamo biso­


gno nel cuore e nella mente delle persone, perché la prima e ultima
parola è sempre degli individui. La società deve invocare tali individui
creativi, tali avatar. Si deve risanare al punto da riconoscerli quando
vengono, per quanto strano sia il loro comportamento o il loro aspetto.
La società deve voler essere libera, essere spontanea, essere trasfigurata
da Dio. Io credo che persone creative come Moreno siano voci nel
deserto, che incoraggino gli altri a essere liberi nel solo modo in cui la
libertà conta: la libertà di estrinsecare la loro divinità interiore, senza la
quale non vi può essere vera salute.
9
Roberto Assagioli e la psicosintesi

La psicologia classica insegnata nelle università europee e americane


fino a pochissimo tempo fa era basata soprattutto su ipotesi filosofiche e
rivelazioni religiose. Dava per scontata l’unitarietà degli individui e la
vedeva come realtà trascendente. Considerava la coscienza, la ragione, la
volontà, la moralità, e classi definite di emozioni (‘buone’ e ‘cattive’)
come attributi fissi della persona individuale, nella quale spirito e mate­
ria, ragione e passione, Dio e il diavolo, si facevano guerra eternamente
per il controllo dell’anima immortale. L ’individuo, essendo dotato di
‘libero arbitrio’, poteva e doveva scegliere quale direzione seguire. La­
sciato solo, sarebbe sicuramente gravitato verso la materia e l’inferno;
ma, in virtù della grazia salvifica di Dio e del Suo Figliolo (o dei Suoi
Messaggeri, fondatori di religioni e di tutti gli strumenti spirituali per la
rigenerazione), l’individuo poteva essere ‘salvato’ e recuperare l’eredità
divina che in qualche modo aveva perduto.
Possiamo dire che questa sia la base platonico-cristiana della psicolo­
gia; ed è contro lo spirito di questa psicologia che Freud combattè, da
rappresentante dell’approccio pragmatico, empirico e scientifico alla na­
tura e all’esperienza umana. Essendo un medico il cui compito era di
curare nelle persone la malattia mentale e la disgregazione della persona­
lità, Freud decise di ignorare tutte le idee a priori, date per scontate,
sull’uomo come individuo, e di osservare ciò che vedeva, cominciando da
capo. Scoprì che lo studio dei casi acuti di squilibrio mentale, e in
particolare di forti nevrosi, rivelava processi di adattamento e inibizione
psicologica che si trovavano in realtà riprodotti, in forme meno definite,
in persone considerate sane.
Da questo fatto, fu portato a investigare molti tratti del comportamen­
to umano, esperienze che non si adattavano al quadro dell’individuo dai
contorni netti illustrato dalla psicologia platonico-cristiana, o per le quali
venivano rivendicate cause sovrannaturali. I suoi sondaggi analitici anda­
vano dai sogni alle visioni mistiche, dagli scherzi alle grandi creazioni
Roberto Assagioli e la psicosintesi 87

artistiche, dagli attaccamenti infantili alle affermazioni dei Profeti. Ideali


e idoli si rovesciarono nella sua scia. La loro genesi non poteva forse
essere spiegata sulla base di quei processi psicologici rivelati dai pazzi?
Se un paranoico crede di essere Dio, quanto è diversa questa sua fede da
quella degli antichi Profeti? Se nevrotici indiscutibilmente malati produ­
cono volumi di ‘scrittura automatica’ che si estende da frasi caotiche a
precetti morali, quanto sono diversi questi dal Corano, o dai libri ‘ispirati
divinamente’? Se i sogni possono essere spiegati in modo convincente
con disturbi fisiologici o psicologici, perché non spiegare così anche le
‘visioni’ dei Santi?
Le riduttive spiegazioni freudiane di esperienze e attività che avevano
dato all’umanità i prodotti preziosi della sua cultura artistica e religiosa
non convinsero, tuttavia, un gran numero di pensatori e psicologi. Senza
ripudiare le realtà messe in luce dall’analisi freudiana, Jung cercò di
stabilire nuove interpretazioni di queste realtà associandole con altre
egualmente valide. Dato per scontato che certe attività mentali del pazzo
sembrano riprodurre o eguagliare attività ed esperienze considerate pro­
fondamente spirituali nelle civiltà precristiane, i risultati dei due tipi sono
completamente opposti. Un pazzo sente delle ‘voci’, e così pure Giovan­
na d’Arco. Il primo diventa più pazzo, la seconda salva e integra un
popolo e diventa il fondamento di una nazione.
In altre, il processo osservabile e il fenomeno psicologico possono essere
gli stessi nei due casi; ma, siccome i risultati sono completamente diversi
(anzi, opposti) dobbiamo concludere che anche le cause delle condizioni
anormali sono totalmente differenti. Questo ci porta al problema che
Jung cercava di risolvere: Come possiamo scoprire il valore e il significa­
to di processi ed esperienze psicologiche che esulano dall’ambito del
singolo individuo e della norma di una particolare cultura e società?
Come possiamo interpretarli costruttivamente e trattarli fin dal loro pri­
mo apparire nella vita di una persona, in modo che questa vita (e le vite
di altri) possa essere elevata e integrata, piuttosto che deviata e spinta a
una fine tragica?
Jung, coerentemente, cercò di rimanere al livello dei fatti osservabili
della psicologia umana. Rifiutò sempre di dare alcunché per scontato,
specialmente ogni pretesa di esistenza reale, concreta a un livello ‘più alto\
di entità trascendenti, come gli ‘spiriti’, l’Anima o Dio (una pretesa avan­
zata dalla maggior parte delle religioni, o dall’‘occultismo’, moderno o
antico). Jung interpreta le esperienze umane (anche le più sconcertanti e
apparentemente trascendenti) quasi esclusivamente in termini di energie
e di processi. Siamo di fronte a un mondo di energie, né buone né
cattive, né costruttive né distruttive. È nostro compito usarle durante i
88 Oltre la psicologia del profondo

vari processi di sviluppo bio-personale. Se, tuttavia, per una ragione qual­
siasi, una persona ne ha paura, se evita di farne un uso positivo e inte­
grativo, oppure si oppone, ostacola o devia i processi di crescita all’inter­
no del proprio organismo bio-psichico totale, allora le energie diventano
distruttive, e i processi di integrazione della natura umana invertono le
loro polarità e conducono alla disgregazione. La ragione di questo atteg­
giamento negativo può essere collettiva o individuale, ereditaria o am­
bientale, apparentemente accidentale o collegata al destino di gruppi più
ampi. Qualunque essa sia, dovrebbe essere scoperta dallo psicologo ed
eliminata per quanto possibile; poi, sotto controllo, i processi della natu­
ra umana saranno riportati alla loro direzione positiva, e riprenderà la
crescita di quella persona verso uno stato di integrazione ancora più
grande.
L ’approccio di Jung, come quello del primo Buddhismo (nel quale
l’uomo è lasciato completamente solo ad affrontare e superare l’eterna
‘Ruota del divenire’ e le sue attrazioni illusorie), non offre alcuna media­
zione soprannaturale per la salvezza; nessun Essere Supremo da pregare,
e nessuna anima trascendente creata da Dio che possa attirare verso lo
spirito il suo figliolo smarrito, la ‘personalità’. Come conseguenza, a molte
persone è sembrato vago e non abbastanza confortante. Studiando la
psicologia del Noi di Kunkel, abbiamo visto come questo grande psico­
logo con un intenso sentimento mistico-devozionale per il Divino abbia
riportato nella psicoterapia un senso della realtà (trascendente, eppure
‘concreta’) di un Essere Supremo, che ha un proposito e un piano origi­
nali per ognuno, e la cui ‘grazia’ sostiene e attrae l’individuo attraverso
le sue crisi e al di là di esse. La psicologia di Kunkel è un tentativo di
integrare la psicologia del profondo con l’essenza di un misticismo cri­
stiano non dogmatico e individualizzato. D ’altra parte, lo psicologo italia­
no Roberto Assagioli, creatore della tecnica della psicosintesi, cercò di
integrare la psicologia del profondo con le espressioni modernizzate del­
l’approccio occulto, platonico-induista, all’uomo e a Dio. I due tentativi
si completano l’uno con l’altro, e sono risposte altamente significative al­
l’evidente necessità di un’umanità confusa e ossessionata dalle macchine.
Roberto Assagioli nacque a mezzogiorno del 27 febbraio 1888 a Vene­
zia. Si laureò in neurologia e psichiatria all’Università di Firenze. Aveva
vasti interessi filosofici e culturali e faceva parte di vari gruppi di giovani
italiani progressisti e intellettuali, come quello condotto da Giovanni
Papini e Giuseppe Prezzolini, il cui organo era la rivista Leonardo. A
Firenze, diresse la Biblioteca Filosofica fondata da Julia H. Scott, un’ame­
ricana e, dal 1912 al 1915, pubblicò il periodico scientifico, Psyche. Come
risultato della sua ampia esperienza clinica ed educativa, elaborò la tee-
Roberto Assagioli e la psicosintesi 89

nica di ricostruzione della personalità che chiamò ‘Psicosintesi\ A Roma,


fondò il suo Istituto di Psicosintesi, che fu presieduto, fino alla di lei
morte, dalla contessa Spalletti Rasponi, Presidente del Consiglio Nazio­
nale delle Donne Italiane. Assagioli viaggiò e tenne conferenze in lungo
e in largo, in Europa e in America. Morì nel 1974, dopo aver pubblicato
due libri importanti, Psicosintesi (Astrolabio, Roma 1973) e L'atto di
volontà (Astrolabio, Roma 1977), e aver visto le sue idee diffondersi in
lungo e in largo in America e in Europa.
Dopo l'inizio della seconda guerra mondiale, il suo lavoro a Roma
divenne sempre più difficile poiché le sue idee e il suo atteggiamento
umanitario e internazionale sollevavano sempre più sospetti e ostilità da
parte del governo fascista, finché, nel 1940, fu arrestato e tenuto in
isolamento per circa un mese. Assagioli disse ai suoi amici che il soggior­
no in prigione era stato un’esperienza interessante e valida, che gli aveva
dato l’opportunità di sottoporsi a speciali esercizi psico-spirituali. In se­
guito, potè condurre una vita relativamente tranquilla, ritirato in campa­
gna. Nel 1943, però, fu di nuovo perseguitato attivamente e dovette
nascondersi in sperduti paesini di montagna. Lì, trovò compagnia in un
paracadutista inglese e alcuni prigionieri evasi, e sfuggì per due volte di
stretta misura ai nazi-fascisti che cercavano lui personalmente e che sac­
cheggiarono e distrussero la casa di campagna della sua famiglia vicino a
Firenze. L ’arrivo delle truppe alleate lo liberò nell’agosto del 1944. Dopo
la fine della guerra, si accinse al compito, che aveva così a lungo riman­
dato, di mettere per iscritto l’intera portata del suo concetto di psicosintesi.
Io ero vissuto con lui nella sua bella casa sulle colline sopra a Firenze nel
1936 e l’avevo visto molto spesso a Roma durante l’autunno di quell’an­
no; riprendemmo la nostra corrispondenza dopo la guerra. A quel tem­
po, mi scrisse che stava lavorando a una formulazione totale delle idee
psicologiche sotto il titolo di Dall’uomo a ll umanità. Disse che era par­
ticolarmente interessato a una nuova definizione dei tipi psicologici (più
dettagliata di quella di Jung), allo studio dei disturbi psicologici che
accompagnano le varie fasi di sviluppo spirituale, e allo studio di rappor­
ti di gruppo di tutti i tipi. I seguenti paragrafi, che scrisse egli stesso,
indicano almeno l’orientamento generale del suo particolare approccio.

La diagnosi del male che affligge la psicologia al momento attua­


le indica chiaramente la cura necessaria, o i modi per inaugurare
una nuova e più fruttuosa fase del suo sviluppo.
Questa nuova fase, nel contraddistinguere ciò che ha portato alla
presente crisi, avrà necessariamente un prevalente carattere sinteti­
co. Tale carattere e tale orientamento dovrebbero esprimersi non
90 Oltre la psicologia del profondo

solo in un ambito, ma in parecchi, ed è bene comprenderli chiara­


mente:
1. Dovrebbero riunire tutto il materiale disponibile che può es­
sere di valore o di utilità senza alcuna esclusione di origine, tempo
e spazio.
2. Il punto iniziale dello studio dell’uomo dovrebbe essere il
centro del suo essere interiore, ciò che egli essenzialmente è, e tutti
gli altri fatti, energie e manifestazioni psicologiche esteriori dovreb­
bero essere studiati in rapporto concreto con il centro, che si sforza
continuamente di coordinarli e sintetizzarli in una unità vivente.
3. Dovrebbe prendere in piena considerazione tutti gli aspetti
più elevati, quelli superconsci e spirituali della natura umana, che
fino a questo momento la psicologia ha per lo più lasciato alla
filosofia e alla religione perché se ne occupassero, creando così una
sfortunata separazione, e spesso un conflitto, nei modi di conside­
rare e trattare la natura umana.
4. Il principio della sintesi dovrebbe essere ampiamente applica­
to alla psicologia di gruppo, sviluppandosi da quel punto di parten­
za in un ramo definito di psicologia interpersonale, nella quale i
vari tipi di psiche di gruppo, dalla coppia al gruppo familiare, alle
varie comunità, fino alla psiche dell’umanità nel suo complesso,
verrebbero studiati.
5. Si dovrebbe usare il principio sintetico nelle applicazioni pratiche
della psicologia, sviluppando così l’arte e le tecniche della psicosintesi,
tendendo a un completo e armonioso sviluppo della personalità umana,
con speciale accentuazione dei suoi aspetti più alti e spirituali.

Ciò che Assagioli intende per “gli aspetti più alti, superconsci e spiri­
tuali” dell’uomo viene chiarito in un suo vecchio articolo, “Psychoanalysis
and Psychosynthesis” , pubblicato nel 1934 nello Hibbert Journal; ma
prima di arrivarci dovremmo considerare, per lo meno brevemente, la
carta natale dello stesso psicologo, perché la psicologia è sempre
un’espressione dello psicologo. La carta natale di Roberto Assagioli è
molto diversa nella struttura generale da quella di Kunkel, o di Freud o
di Adler. Mentre è un po’ più simile a quella di Jung, presenta tratti
molto singolari; tratti che possono davvero essere visti simboleggiare
chiaramente il suo ideale di psicosintesi.
La base della carta di Assagioli è la configurazione che io ho isolato
e interpretato per la prima volta molti anni fa, chiamandola il ‘rettangolo
mistico’. Il termine ‘mistico’ non ebbe molta fortuna, e alle volte l’ho
sostituito con la qualifica di ‘sacro’ o ‘integrativo’. Tutti questi aggettivi
Roberto Assagioli e la psicosintesi 91

sono tentativi di caratterizzare una configurazione che simboleggia un


processo di sintesi integrativa della personalità, alla quale si aggiunge la
sfumatura di autoconsacrazione a uno scopo sovraindividuale. Nella sua
forma più semplice, la configurazione rettangolare è quella in cui quattro
pianeti sono collegati in modo tale che formano due aspetti di opposizio­
ne, due sestili e due trigoni. Le opposizioni formano le diagonali del
rettangolo, e nel caso di Assagioli sono quelle Venere-Saturno e Plutone-
Giove. I lati più brevi del rettangolo sono formati dal sestile di Saturno
a Plutone e di Giove a Venere; i lati lunghi, dai trigoni di Venere a
Plutone e di Saturno a Giove.
Rettangoli di tale forma possono essere considerati come ‘altari’ o
‘camere di iniziazione’ secondo un simbolismo arcaico. Essi definiscono

Mezzogiorno
27 febbraio 1888
Venezia - Italia
92 Oltre la psicologia del profondo

uno spazio consacrato entro il quale ha luogo un processo trascendente di


integrazione e spiritualizzazione. Devono essere distinti dai ‘Mandala’ (o
circoli magici) che Jung ha associato con il processo di integrazione della
personalità, in quanto mettono in collegamento soltanto due elementi
zodiacali (in questo caso, aria e fuoco), mentre una perfetta croce plane­
taria (o quadrato geometrico) collega i quattro elementi. Il quadrato
perfetto ha quindi maggiore finalità, è più completo; mentre la configu­
razione a rettangolo accentua il confluire di due nature conflittuali in
uno sforzo dinamico verso un fine trascendente o di sacrificio.
Nella carta di Assagioli, tuttavia, non vediamo solo il rettangolo
succitato, ma uno schema molto più complesso; c’è anche un’opposizione
Sole-Luna (un plenilunio, simbolo di estrema consapevolezza e illumina­
zione) che forma una croce perfetta con la diagonale Plutone-Giove del
rettangolo (e semisestili con la diagonale Venere-Saturno). Inoltre, Urano
è collegato alla diagonale Plutone-Giove per mezzo di un sesquiquadrato
e di un semiquadrato (aspetti di attività sotto tensione, o di reazione);
mentre Mercurio è pure collegato allo stesso modo alla diagonale Venere-
Saturno. Poiché Nettuno è lontano solo cinque gradi da Plutone (e così
condivide gli aspetti di Plutone), e poiché anche Marte fa quadrato alla
diagonale Venere-Saturno, c’è una configurazione estremamente com­
plessa di opposizioni, quadrati, semiquadrati, e sesquiquadrati, tenuti
assieme da sestili e trigoni.
Tutto ciò significa che nella personalità di Assagioli è rappresentata
una gran varietà di interessi e di centri di attenzione, che la sua natura
è ampiamente aperta all’universo (Ascendente Cancro, Sole e Mercurio
retrogrado nei Pesci) e che contiene molti elementi in conflitto. Questi,
tuttavia, sono così disposti e intercollegati tra loro da rendere possibile
un tipo di integrazione personale molto ricco e complesso. ‘Possibile’,
naturalmente, non certo. Una carta natale è un modello di potenzialità;
non fornisce alcuna prova che queste potenzialità verranno pienamente
realizzate. Ma la stessa pressione di questo potenziale insolitamente vario
e completo sulla coscienza di Assagioli, e lo stesso stimolo di una strut­
tura di personalità capace di sopportare tante linee di tensione e di
proiezione creativa si può rintracciare nell’ideale di psicosintesi che egli
descrisse.
Dovrei mettere di nuovo in evidenza che la creazione ideale di una
persona è l’esteriorizzazione del fine a cui tende la sua personalità totale.
Il suo ideale è esteriorizzare come dottrina; i suoi sforzi sono generaliz­
zati in un metodo; il progetto dell’esemplare perfetto, che è lui stesso in
versione perfezionata, viene proiettato come ‘visione’ o persino ‘rivelazio­
ne’, anche se l’uomo in se stesso è ancora ben lontano dal diventare,
Roberto Assagioli e la psicosintesi 93

nella concreta realtà della vita, tutte quelle cose che egli insegna, visualizza
e verso cui dirige i suoi sforzi. Ciò si applica a tutti gli psicologi le cui
carte abbiamo studiato finora. La carta natale rivela il carattere della
psicologia, perché la psicologia è la proiezione di ciò che l’uomo poten­
zialmente è, e di ciò che cerca di divenire. Egli insegna a se stesso come
insegna agli altri. L ’insegnamento è significativo in quanto è tempestivo,
vale a dire in quanto viene incontro alle necessità di un gruppo di per­
sone allora viventi, o che iniziano il viaggio della loro vita.
La psicosintesi di Assagioli è una risposta al caos (ma anche l’universa-
lizzazione di interessi e sforzi) che la nostra generazione ha creato. La
molteplicità di energie e tensioni, e la complessità di un’apertura mentale
globale, sono fatti che devono essere affrontati. Assagioli ha dovuto af­
frontarli nella sua stessa persona. E la soluzione è scaturita dal confronto.
Quanto completamente egli li abbia esercitati nella sua propria vita non
è pertinente qui. Il ‘modello di soluzione’ (l’immagine di salvezza, il
principio della conciliazione degli opposti) è ovvio nella sua carta, e la
psicosintesi ne è un’interpretazione. Al livello di vita personale, essa cor­
risponde a una pianificazione globale della nuova società ora in formazione.
Manca lo spazio per condensare adeguatamente le teorie di Assagioli
sulla costituzione dell’essere umano completo. Possiamo però dire quan­
to segue. L ’uomo, secondo lui, include: 1) Xinconscio inferiore che “con­
tiene, o è l’origine” delle attività psicologiche elementari che dirigono la
vita degli istinti corporei e delle passioni inferiori, dei ‘complessi’, dei
sogni e delle fantasie di tipo inferiore, di manifestazioni di basso ‘psi-
chismo’ e medianità, ecc.; 2) Vinconscio medio, formato da elementi psi­
cologici simili a quelli della nostra coscienza di veglia e facilmente ac­
cessibili ad essa; 3) Vinconscio superiore, o supercosciente, la regione da
cui vengono intuizioni e ispirazioni più elevate, la fonte del genio e degli
stati mistici; 4) la coscienza di veglia, la parte della nostra personalità di
cui siamo direttamente coscienti; 5) il sé cosciente normale, l’Io che è allo
stesso tempo il centro della nostra coscienza e contiene, per così dire, i
mutevoli contenuti della coscienza stessa (sensazioni, pensieri, sentimenti,
ecc.); 6) il sé spirituale, “centro spirituale permanente, il vero sé... fisso,
immutabile, non influenzato dallo scorrere del ‘flusso della mente’ o dalle
condizioni corporee”, poiché il sé personale cosciente non è che un suo
semplice riflesso, la sua proiezione nel campo della personalità.
Questo concetto dell’esistenza di un sé personale o inferiore (che è un
semplice ‘riflesso’) e di un sé spirituale o ‘vero’ sé (latente e non perce­
pito dall’io cosciente, nella maggioranza dei casi) è tipico di quello che
chiamiamo l’approccio platonico-cristiano alla psicologia; riflette special-
mente gli insegnamenti di H.P. Blavatsky, che Assagioli conosceva bene.
94 Oltre la psicologia del profondo

L ’intera struttura della maggior parte delle fedi religiose (e anche le


pretese degli ‘occultisti’, degli alchimisti medievali, e teosofi moderni)
poggia su questo dualismo, che è comunque ‘un’illusione’, perché c’è,
spiritualmente parlando, una sola origine della personalità.
Freud (e il tipo di psicologia basata sul ‘materialismo scientifico’ empi­
rismo, behaviorismo, ecc.) cercò di provare che non c’era validità nel
prendere per dimostrata l’esistenza di un simile sé trascendente e ‘vero’;
che poteva molto semplicemente essere confutato con una spiegazione. Ma
il freudianesimo e il materialismo psicologico non offrono una soluzione
soddisfacente o ‘curativa’ ai conflitti, all’insicurezza e allo stato generalizza­
to di seminevrosi della maggior parte della gente. Nel sondare le profon­
dità del subconscio e nel preoccuparsi di ‘ridurre’ i complessi dell’indivi­
duo con la chirurgia mentale, Freud non si bendò forse gli occhi davanti
alla realtà spirituale dell’individuo, del vero sé o anima spirituale?
Mentre uno psicologo come Kunkel cerca di ristabilire questa realtà
spirituale nella coscienza umana per mezzo del misticismo cristiano,
Assagioli persegue uno scopo simile lungo la strada della teosofia antica
e moderna. In questo senso, l’approccio nordico-germanico è comple­
mentare alla tradizione mediterranea, le cui radici si stendono fino alle
fondamenta antiche del trascendentalismo induista e delle tecniche yoga.
Secondo Assagioli, la sua “concezione della struttura del nostro essere,
mentre include, coordina e riordina in una visione integrale tutti i dati
ottenuti attraverso varie osservazioni ed esperienze, permette una più
ampia e più completa comprensione del dramma umano, dei conflitti e
dei problemi che ognuno di noi si trova ad affrontare; indica i mezzi per
la loro soluzione, la via della nostra liberazione”. La via di tale liberazió­
ne, della cura della “fondamentale inferiorità dell’uomo”, della “pace,
dell’armonia e del potere” è quadruplice. I quattro stadi sul sentiero
sono così definiti da Assagioli:
1. Conoscenza completa della propria personalità.
2. Controllo dei suoi vari elementi.
3. Realizzazione del proprio vero sé, o perlomeno creazione di un
centro unificato.
4. Psicosintesi: formazione o ricostruzione della personalità attorno al
nuovo centro.
Non posso descrivere in dettaglio qui le caratteristiche di ciascuno di
questi stadi, ma dirò che l’ultimo (il processo di ricostruzione), è diviso
in tre fasi essenziali:

a. Utilizzazione delle nostre energie, o delle forze liberate dai


precedenti processi di analisi e di disintegrazione dei complessi e
Roberto Assagioli e la psicosintesi 95

attaccamenti subconsci e delle forze, attitudini e tendenze latenti e


fino a ora trascurate, che esistono ai vari livelli interiori (applicazio­
ne della psicodinamica).
b. Sviluppo degli elementi che sono deficitari o inadeguati allo
scopo che desideriamo ottenere... per mezzo di diretta evocazione,
autosuggestione, affermazione creativa, o per mezzo di esercitazione
metodica delle facoltà deboli o non sufficientemente sviluppate;
un’esercitazione molto simile a quella che si usa nella cultura fisica
o quando si sviluppano abilità tecniche, come cantare o suonare
uno strumento.
c. Coordinazione e subordinazione delle varie energie e facoltà
psicologiche nella creazione di una gerarchia interiore, una salda
organizzazione della personalità. Questo ordine e questa regola
presentano interessanti e suggestive analogie con quelli di uno stato
moderno, con i vari raggruppamenti dei cittadini in città, in classi
sociali, commerci e professioni, e le diverse categorie di funzionari
municipali, distrettuali, e statali.

La critica che verrà rivolta a tale dottrina da molti psicologi è che è


troppo razionale, troppo ben ordinata, troppo formalistica, o che le sue
‘realtà spirituali’ sono date per scontate, non basate sull’esperienza diretta,
ma piuttosto sull’autorità religiosa o su interpretazioni ‘esoteriche’. Gli
approcci più mistici e meno formalistici di Jung e di Kunkel danno più
importanza al fattore di ‘processo’ o flusso. La psicosintesi non inizia lo
studio dell’uomo dal “suo centro interiore di coscienza, ciò che egli è
essenzialmente”, perché l’esperienza conscia umana non comincia dal suo
centro interiore. Nel sistema di Assagioli l’uomo è visto come dall’alto, o
dall’esterno di ciò che egli stesso sente, sa, sperimenta. Si può dire che è
un punto di vista teorico o filosofico, più che puramente psicologico; un
approccio mentale, piuttosto che condizionato dall’esperienza. Chiarezza
strutturale e una formulazione operativa ben definita per operare la psicosin­
tesi può darsi siano i suoi frutti; ma c’è un pericolo quando un sistema
filosofico tende a essere sovrapposto alla materia viva della ricerca umana
e dell’umano conflitto, e alle volte sostituito alla realtà palpitante del biso­
gno percepito al momento. È un pericolo inerente in tutti i tipi di pianifi­
cazione, e in tutti i tipi di classificazione, tranne i più semplici. Il punto più
discutibile nell’approccio di Assagioli è quello che riguarda il suo atteggia­
mento verso il ‘sé spirituale’; e, poiché la chiave centrale di ogni psicologia
è la comprensione da parte dello psicologo della natura di questo sé, sento
che è necessario dedicare un intero capitolo a questo argomento.
10
Che cos’è il Sé?

Il problema centrale della psicologia è la determinazione della natura


del Sé.* Cosa intendiamo quando diciamo ‘io’? E quanto possiamo di­
stinguere tra le espressioni ‘io’ e ‘il Sé dentro di me’? Che significa
parlare di un ‘Sé universale’ in contrasto con il ‘Sé individuale’? Le
risposte a queste domande fondamentali differiscono notevolmente tra gli
psicoterapeuti le cui teorie abbiamo discusso fino a questo momento.
L ’arco dei punti di vista si estende da Freud, il materialista, ad Assagioli,
il trascendentalista. Tutti questi uomini osservano lo stesso fenomeno e
tutti cercano di guarire; pure, ciascuno vede il proprio compito sotto una
luce diversa perché, a ciascuno, anche il Sé appare in una luce diversa.
Se consultiamo il dizionario troviamo la parola ‘Sé’ definita come:
“individuo conosciuto o considerato come soggetto della sua propria
coscienza. Ogni cosa, classe o attributo che, considerato in astratto,
mantiene una distinta e caratteristica individualità o identità”. Ma che
cosa si intende esattamente per ‘soggetto’ e che cosa per ‘coscienza’? Il
concetto di ‘soggetto’ non può essere discusso senza considerare il suo
opposto, il concetto di ‘oggetto’. La coscienza (così come è conosciuta
all’uomo) è il rapporto tra soggetto e oggetto, tra l’‘io’ e il mondo. La
nostra esperienza, tuttavia, non è limitata al ‘mondo esterno’, cioè alle
cose che vediamo, tocchiamo, udiamo, contro cui andiamo a sbattere,
che godiamo con i sensi o da cui siamo danneggiati organicamente. Spe­

* Sono state proposte diverse differenti concezioni del ‘sé’, con o senza la maiusco­
la, e sono logicamente accettabili se compatibili con certe premesse metafisiche. In
The Planetarization o f Consciousness, Rudhyar ha usato il termine sé (senza maiuscola)
per indicare il potere fondamentale che sostiene l’intero organismo dalla nascita alla
morte. È una vibrazione costante che è potenza ma non coscienza. Il compito è quello
di portare questa potenza al punto di diventare coscienza totale. Quando si è raggiun­
to questo punto, si può in realtà parlare del Sé. Nei due capitoli seguenti, tuttavia,
Rudhyar ha seguito il pensiero della psicologia del profondo, in particolare come è
stata formulata da Jung e da Assagioli [N.d.C.].
Che cosè il Sé? 97

rimentiamo anche un ‘mondo interiore’; un’ininterrotta sequenza di sen­


timenti e pensieri o immagini mentali, anche se chiudiamo tutte le porte
dei nostri sensi e ci ritraiamo in indisturbata solitudine e inattività mu­
scolare. Per quanto soli, silenziosi, inattivi possiamo sembrare, possiamo
tuttavia conoscere la più atroce sofferenza dei sentimenti, o felicità, pos­
siamo essere ossessionati da immagini mentali che si ripetono incessante­
mente, o essere illuminati da intuizioni che ci ispirano.
Sia che le esperienze riguardino questo mondo interiore, sia sensazioni
indotte da entità fisiche esterne, devono essere considerate come riferentisi
a ‘oggetti’ dei quali un ‘soggettò’ diviene consapevole. Questo soggetto è
quello che chiamiamo ‘io’. Tutte le esperienze, tuttavia, sono dovute al
fatto che il soggetto nota cambiamenti nella natura, nella posizione e
nelle attività degli oggetti con i quali è in rapporto, siano essi oggetti
fisici o immagini mentali o psichiche di questo mondo interiore. Ma
potrebbe questo ‘io’ notare davvero cambiamenti nel suo mondo, se
anch’esso continuasse a cambiare continuamente? Detto in breve, la co­
scienza è il rapporto tra oggetti che sono in uno stato di mutamento e un
soggetto che non cambia; e quindi, “mantiene una distinta e caratteristica
individualità o identità”. Se il soggetto (o ‘io’) non è in grado di mante­
nerle, se è preso nella ‘ruota del mutamento’ e perde la distinta e carat­
teristica identità, la coscienza svanisce e viene sostituita dall’inconsapevo­
lezza. L ’‘io’ è sopraffatto dal mondo; il (relativamente) immutabile è
sconfitto dal cambiamento.
Perché il mondo possa non sopraffare l’‘io’, è ovvio che questo ‘io’
deve essere per natura fondamentalmente diverso dal mondo. Deve esse­
re “nel mondo, ma non del mondo”; una roccia immutabile in un mare
di mutamento. Ma ciò che la maggior parte delle persone chiama ‘io’ è
in realtà simile per natura al mondo, cioè, esse stesse sono ‘affette’ (e
quindi cambiate) da cambiamenti violenti e persistenti nella società e nel
corpo di verità o valori religiosi e culturali dei quali sono decisamente
parte. Il Sé della persona media non mantiene la propria caratteristica
identità in periodi di sconvolgimenti sociali, semplicemente perché è ra­
dicato in un particolare tipo di società e condizionato da particolari strut­
ture socio-culturali. In realtà, questo Sé è fondamentalmente espressione
del posto e della funzione che la persona occupa nella sua società. In
termini astrologici, il carattere di questo Sé è determinato da Saturno, e
la natura della sua partecipazione alla vita della società, da Giove. Questi
due pianeti rappresentano essenzialmente funzioni sociali, collettive, cioè,
rispettivamente, la differenziazione di una persona da, e una stabile con­
servazione in, una grande totalità di cui si sente essa stessa una parte.
Se una persona vive in un tipo statico di società che rimane radicata
98 Oltre la psicologia del profondo

in un’economia stabile, una mentalità religiosa e di classe stabile e un


ambiente geografico stabile, il carattere immutabile di questa società si
riflette nella vita della persona come un Sé. Tutti i cambiamenti che
vengono sperimentati da questa persona (principalmente a causa del suo
sviluppo organico, capacità di lavoro ed età) possono essere prontamente
interpretati dalla sua religione e dalla saggezza tradizionale della sua
cultura e possono essere fatti rientrare in ampi modelli di ordine ciclico.
La persona rimane così saldamente radicata nel suo posto, nella sua
funzione sociale e nelle sue relazioni con altre persone similmente stabili
e ben radicate. Il suo ‘io’ è stabile, semplicemente perché è una funzione
di un ordine sociale stabile. Ma se la persona vive in una società che è
in uno stato di completo sovvertimento e crisi (come la nostra di oggi)
e in mezzo a credi religiosi, morali, e modelli sociali in disgregazione, il
suo ‘io’ viene inevitabilmente coinvolto in questa frenesia di cambiamen­
to, fintanto è radicato nel terreno di questa società. Quando ciò accade,
non c’è più in questa persona alcun centro permanente o schema di
riferimento al quale i continui e imprevedibili cambiamenti nei suoi mondi,
esterno e interiore possano essere correlati. La consapevolezza scivola
via. L ’inconscio, e le oscure forze distruttive che nasconde, sopraffanno
r i o ’. La ‘roccia’ nel mare del mutamento viene disgregata dal mare
impazzito. Essa può essere così disintegrata, perché sia la roccia sia il
mare sono entrambi entità concrete. Allora la persona compie inconscia­
mente azioni che non può collegare significativamente al suo ‘io’, azioni
che sgomentano e disgustano quel poco che è rimasto del Sé e della sua
‘identità caratteristica’. Per paura, F‘io’ si blocca o si spacca e si disinte­
gra, e ne conseguono in successione nevrosi, psicosi e pazzia.
Quando F‘io’ si sgretola in questo modo durante un periodo sociale
stabile, l’evento è eccezionale; ed è attribuito a ‘possessione’ da parte di
dementali o forze malvagie che la chiesa cerca di esorcizzare ritualmente.
Ma quando la società e la tradizione religiosa si disintegrano, e il collasso
dell’‘io’ diventa un avvenimento frequente, il bisogno di una riconsidera­
zione generale e basilare della natura del Sé diventa imperioso. Lo psico­
logo non può in alcun modo ricostruire o fermare la disintegrazione della
società e della cultura. Può cercare di aiutare i pochi individui che riesce
a raggiungere a ricostruire il Sé che è diventato rigido fino a rendere
impossibili rapporti che ‘abbiano significato’ per il loro mondo interiore
ed esterno. Può rimettere assieme la roccia frantumata del Sé e cercare
di infonderle più forza per affrontare gli assalti del mare. Ciò però non
può portare a risultati durevoli e tanto meno creativi e spirituali. L ’unica
altra via è ammettere che l’‘io’ frantumato non è il soggetto reale, il
punto affidabile di riferimento, che non è, per natura, permanente e
Che cos’è il Sé? 99

stabile, ma è così solo quando tutto, attorno a lui, è ordinato e statico.


Deve essere trovato un vero soggetto o centro. Il fragile ‘io’ è allora
chiamato l’‘Io’ per distinguerlo dal vero ‘io’, chiamato il ‘Sé’, o il ‘Sé
superiore’ (in contrasto con l’To’ o ‘Sé inferiore’). Psicoterapeuti come
Jung, Kunkel, Assagioli e altri riconobbero questa distinzione e hanno
definito i due fattori nei dettagli, fornendo con ciò le basi per un nuovo
tipo di cura psicologica.
Secondo Jung, l’Io è solo il soggetto o centro del campo di coscienza
di un individuo. Il Sé è il soggetto o centro della totalità della personalità;
“esso include non solo la parte conscia, ma anche la parte inconscia della
psiche” . Per Jung, “i processi inconsci sono in rapporto di compensazio­
ne con la coscienza”, e queste due parti della psiche “si completano l’una
con l’altra nel Sé”. Il Sé, perciò, deve essere considerato non solo come
il ‘centro’ della personalità totale, ma come la ‘circonferenza’ che rac­
chiude sia le attività consce sia le inconsce che questa personalità totale
include. Il Sé non può mai essere pienamente conosciuto dall’Io, perché
ciò significherebbe che una parte limitata (o aspetto) conoscerebbe e
potrebbe descrivere il tutto: una cosa impossibile. AllTo, il Sé può appa­
rire, tuttavia, come il fine ultimo dello sviluppo personale; come un
contenitore onnicomprensivo di esperienze che include molto di più di
quelle dell’Io; come il centro permanente di riferimento e soggetto ide­
ale. Il Sé può anche essere visto come la nostra porzione individuale di
Dio, quel punto focale della nostra psiche nella quale l’immagine di Dio
si mostra più chiaramente, l’esperienza della quale ci dà la conoscenza,
come nient’altro può fare, del significato e della natura della nostra so­
miglianza con Dio.
Il dottor Kunkel descrive la distinzione tra l’Io e il Sé più che altro
chiarendo che essi sono rispettivamente il centro della personalità, ‘il
falso’ e ‘il vero’, o il ‘temporaneo’ e 1’‘essenziale’. Egli considera l’Io
anche come “la somma totale di ciò che sappiamo o di ciò che crediamo
di sapere su noi stessi... un insieme di affermazioni che riguardano i
nostri fini e mezzi, talenti, capacità e limitazioni... un ritratto inadeguato
che facciamo del nostro vero Sé” . Questo Io tende a vivere una vita sua
propria, come ‘oggetto’ rigido, indipendente, mentre il Sé mostra nuove
qualità e crescente maturità. In molti casi il Sé e l’Io si sviluppano in
opposte direzioni. Il nostro modello di comportamento e le nostre deci­
sioni finiscono col “servire l’Io invece che il Sé” (e questo è egocentrismo),
mentre, quando le nostre azioni “fluiscono dal centro reale” (il Sé), esse
mostrano vera creatività. L ’influenza dell’Io è sempre sfavorevole. L ’egocen­
trismo comincia nella prima infanzia come adattamento naturale all’am­
biente egocentrico del bambino. Kunkel scrive anche che “La stessa
100 Oltre la psicologia del profondo

essenza del ‘peccato’ è la sostituzione di un centro fittizio, Pio, al nostro


centro reale, il Sé”. Questa sostituzione ha come conseguenza solitudine
e sfiducia verso le persone del nostro gruppo, isolamento da e perdita
della conoscenza di Dio, e quindi ansia. “Il nostro centro creativo, il Sé,
è il nostro rapporto positivo con Dio”. Esso è “la creatività del Creatore
che opera attraverso gli esseri umani”, e “più una persona ritrova se
stessa, più scopre che il suo interesse personale è sostituito dalla sua
responsabilità verso il suo gruppo e verso l’umanità, il vero Sé non è io
ma Noi” {In Search for Maturity). Così, per Kunkel, Pio è un fattore
‘sbagliato’, ‘ex-centrico’, che limita la nostra vita creativa; mentre Jung lo
concepisce piuttosto come l’inevitabilmente incompleta prima fase dello
sviluppo della personalità, nella quale vengono riconosciuti solo i proces­
si consci.
Assagioli presenta un quadro un po’ diverso, poiché pone il Sé, nel
diagramma che rappresenta la costituzione totale dell’uomo, alla sommità
di un disegno a forma di uovo, al centro del quale si trova l’Io; inoltre,
egli non usa il termine ‘Io’, ma pone il “Sé cosciente normale, o ‘Io’” in
contrapposizione con il “Sé spirituale”. A suo modo di vedere, il Sé
cosciente non è che una proiezione del Sé spirituale, con il quale è unito
da un ‘filo’ magnetico o raggio discendente. Queste idee di una proiezio­
ne ‘discendente’ del vero Sé (fonte di spirito e luce) nel campo della
personalità, di un vero Sé che trascende il campo della personalità (dal
quale però chiunque “studi per diventare uomo dovrebbe cominciare”),
di una opposizione tra “le pianure della nostra coscienza ordinaria e il
picco scintillante dell’autorealizzazione spirituale”, sono tutte caratteristi­
che dell’approccio platonico-cristiano o ‘occulto’ alla psicologia. Quando
il ‘Sé inferiore’ giunge a unirsi con il ‘Sé superiore’, l’individuo, nel quale
questo processo terribilmente arduo raggiunge il suo compimento, “tra­
scende completamente il regno umano e diventa un vero essere spiritua­
le”. In questo processo il Sé trascendente agisce come nuovo ‘centro
unificante’ attorno al quale si costruisce una personalità nuova ed
egualmente trascendente: lo scopo della psicosintesi.
Nello studiare le varie definizioni del Sé e dell’Io offerte dagli psico-
terapeuti moderni, è probabile che si venga colpiti dall’uso equivoco del
termine ‘centro’. Io credo che questo equivoco sorga dall’incapacità di
distinguere tra struttura e contenuti. Dire che sia l’Io sia il Sé sono
‘centri’ significa, a parer mio, ignorare le differenze fondamentali tra di
essi. Questa differenza dovrebbe diventare chiara se torniamo alla prima
definizione data dell’‘Io’ come il fattore permanente in riferimento al
quale gli elementi perennemente mutevoli dell’esperienza umana (nella
psiche come pure nel mondo esterno) diventano coscienti e significativi.
Che cos’è il Sé? 101

Due generi di cose, però, possono essere considerati fattori permanen­


ti di riferimento: una struttura (relativamente) stabile (l’Io) e una qualità,
vibrazione o tono (il Sé) (relativamente) invariabile. Per esempio, in una
sinfonia classica, tutto ciò che ha luogo musicalmente può essere riferito
a una particolare scala; e la scala è una struttura fissa, cioè, uno schema
fisso di rapporti tra una serie di note. Queste note hanno significato e
funzione in riferimento a quello schema, a seconda del posto che occu­
pano in esso. Ma questo elemento di struttura non basta. La sinfonia non
è soltanto uno spartito scritto, una struttura astratta di ‘note’; è anche
una combinazione molto complessa di suoni o ‘toni’ suonati davvero su
strumenti e uditi da orecchie umane. C ’è qualcosa al quale tutti questi
toni si riferiscono, un fattore immutabile in rapporto al quale essi acqui­
siscono un carattere assoluto o vibrazione: il diapason. Le note Do e Fa
hanno significato strutturale come componenti di una scala; ma le vibra­
zioni alle quali si danno questi nomi hanno significato nei termini assoluti
stabiliti dal diapason. Se l’altezza del diapason cambiasse, il Do rappre­
senterebbe un nuovo tono, una nuova vibrazione, un nuovo ritmo di
esistenza, nonostante il fatto che avrebbe la stessa funzione nello schema
visto sullo spartito.
Questo esempio non va preso troppo alla lettera, poiché la realtà
dell’esistenza umana è molto più complicata di quanto appare in questa
metafora musicale. Tuttavia, l’analogia dovrebbe aiutarci a capire che l’Io
è, come una scala musicale, nella sua essenza, il prodotto di condizioni
sociali e familiari, o, con più precisione, un sistema di reazioni all’eredità
e all’ambiente. Ogni cultura sviluppa le sue proprie scale musicali. Ogni
razza e società sviluppa alcune categorie basilari di strutture dell’Io (pro­
prio come produce alcune categorie basilari di strutture corporee). Una
persona che appartiene a una particolare razza e società è, per quanto
riguarda il suo Io, una variante melodico-armonica di una di queste
basilari strutture dell’Io (o gamma di risposte alle potenzialità generiche
inerenti alla natura umana, cioè alla comune umanità di tutti gli esseri
umani). Quando una società è stabile e fissa nei suoi modelli collettivi,
anche le strutture dell’Io dei membri di questa società sono calme, sta­
bili, sicyre e permanenti. Quando, al contrario, la società è in condizioni
di crisi e di disgregamento, allora l’Io (il suo prodotto differenziato) è
strutturalmente insicuro. Non avendo alcun punto di riferimento al quale
possano essere collegate, le risposte dell’Io all’ambiente e ai suoi eventi
caotici inevitabilmente scivolano al di sotto della soglia della coscienza e
della ragione. L ’essere umano non può più dare significato alla parola
To’ e ha dimenticato come sentire istintivamente in termini di ‘Noi’ (vedi
Kunkel e la sua ‘Esperienza Primaria del Noi’).
102 Oltre la psicologia del profondo

Quindi, le uniche soluzioni possibili per l’individuo, a parte il bloccar­


si nell’insensibilità del puro egocentrismo all’interno delle memorie con­
gelate di una tradizione indiscussa, sono:
1. Partecipare alla costruzione di una nuova società, il che di solito
implica rivoluzione e imposizione coercitiva, da parte di personalità forti
e di gruppi dominanti (Chiesa o Partito), di nuovi modelli sociali e
mentali sulla società, e posti e funzioni fisse per ogni individuo (vedi la
Russia sovietica).
2. Cercare di raggiungere, al di là dell’asservimento alle strutture del­
l’Io e ai modelli sociali, la fonte creativa di ogni vivere e di ogni progre­
dire spirituale, vale a dire il Sé.
La prima alternativa implica la ricostruzione di un nuovo Io, di solito
dietro la costrizione di una nuova società, di una nuova religione o di un
nuovo capo o idolo. La nuova struttura dell’Io può essere più ampia e
completa, ma può anche essere regressiva, a seconda del tipo di gruppo
al quale si dà fedeltà. La fedeltà e il servizio dato è un atto di salvezza
che risana l’Io e ricostruisce le strutture: una nuova operazione della
funzione Giove-Saturno.
La seconda alternativa significa attraversare la 'crisi come individuo; e
collegarsi direttamente, da parte dellorganismo nella sua totalità, a una
fonte di emanazione creativa: il Sé, il Dio interiore. Ciò implica, astro­
lógicamente parlando, un risveglio delle funzioni di metamorfosi psicolo­
gica rappresentata dai pianeti trascendenti, Urano, Nettuno e Plutone.*
Questi pianeti sono collegati in modo misterioso a ciò di cui il Sole
visibile non è che un fuoco di irradiazione, tutto ciò che di radiante
contiene lo spazio definito dall’orbita della terra e, in prospettiva, da
ancora più vasti movimenti.
Il Sole visibile è la fonte di energie cosmiche e atomiche che risveglia­
no tutta la natura trasformandola in vita, che suscita e sostiene tutte le
specie organiche in senso generico, inconscio, che prescinde dagli indivi­
dui. Queste energie cosmiche sono quelle rinchiuse negli atomi dalla
‘forza agglomerante’ di Saturno. Sono così chiuse nella struttura dell’Io,
entro i modelli di una particolare struttura e cultura sociale. La vita che
conferisce energia ai contenuti di queste strutture è quella che fluisce,
astrológicamente parlando, dalla Luna, poiché la Luna e Saturno costitui­
scono una coppia. Saturno costruisce le strutture; la Luna dà energia ai
contenuti, e quindi alle Immagini, alle reazioni e ai complessi esclusiva-
mente consci che governano la nostra vita egocentrica, governata dalla

* Si veda The Sun Is Also a Star (Dutton, 1975) e From Humanistic to Transpersonal
Astrology (Seed Center, 1975).
Che cosè il Sé? 103

tradizione. Questa energia lunare, però, non è che una parte riflessa
dell’energia che fluisce incessantemente dal Sole. È energia solare filtrata
e colorata dalle limitazioni (karma) imposte da Saturno. La forma-strut-
tura dell’Io (e anche lo scheletro del corpo) è così simboleggiata in
astrologia da Saturno (dalla sua posizione zodiacale e settoriale e dagli
aspetti); la vita dei contenuti di questo Io è rappresentata dalla Luna. La
luce e la forza visibile del Sole sono la forza universale che risveglia,
dispiega e sostiene tutto ciò che vi è ovunque, tutto ciò che vibra nel
nucleo di ogni atomo come nelle attività e nelle reazioni di ogni essere
umano. La sua forza rende possibile ogni esperienza, e anima ogni
sperimentatore a ogni livello. Splende indifferentemente su ogni cosa; è
sia costruttiva sia distruttiva. È vitalità universale e forza atomica. È la
fonte di ciò che gli induisti chiamano prana.
Il Sole visibile, però, non dovrebbe essere considerato il Sé. Esso è
soltanto il punto da cui si libera l’energia del Sé. Il Sé può essere simbo­
leggiato nella sua realtà essenziale solo dallo spazio, spazio in pieno
esistere. Noi possiamo percepire e concepire questo spazio, tuttavia, solo
quando il nostro stesso moto all’interno di esso crea un fuoco di
irradiamento della sua energia universale. Giungiamo a conoscere quel­
l’energia come spirito, luce, intelligenza creativa. Ma la conosciamo al­
l’inizio solo attraverso gli sconvolgimenti che causa (per mezzo di Urano,
Nettuno, Plutone) alla nostra sicurezza saturniana e alla nostra rigidità
centrata sull’Io, sulla cultura, sulla chiesa. In realtà, da principio possia­
mo conoscere il Sé solo dalle nostre crisi, e in modo negativo. Lo cono­
sciamo da ciò che non è, come Kunkel ha chiaramente indicato, seguen­
do l’antica saggezza orientale delle Upanishad e del Tao.
Eppure alla fine possiamo sperimentare questo Sé, se emergiamo (e
quando emergiamo) vittoriosamente dalle nostre crisi. Lo sperimentiamo
misticamente, come un’intensa espansione di consapevolezza e un’inespri­
mibile sensazione di identificazione con un Soggetto universale nella
coscienza del Quale noi non siamo che uno dei molti oggetti, una piccola
sfera entro immensità cosmiche. Sperimentiamo il Sé, in un modo più
concreto e occulto, come comprensione del ‘nostro posto in Dio’ (J.
Jacgbi), comprensione della nostra più recondita qualità e tonalità esi­
stenziale, della nostra partecipazione funzionale a una Comunione spiri­
tuale trascendente che comprende sistemi solari e stelle.
11
Il Sé:
chiave astrologica a una psicologia integrale

Considerate l’organismo fisico di un essere umano: è composto di


pelle e muscoli, un complesso sistema circolatorio e nervoso, organi di­
gestivi e ghiandole endocrine e, a tenerli tutti in costante allineamento e
al loro posto giusto, una struttura ossea, lo scheletro. La psiche di un
essere umano, anche se non la si vuole descrivere come un vero e pro­
prio organismo in sé, deve essere comunque considerata come dotata di
una struttura di base. All’interno di questa struttura vi sono sistemi di
risposta funzionali all’esperienza che mettono la psiche in grado di ‘assi­
milare’ questa esperienza, di imparare da essa e crescere per mezzo di
essa, e di dirigere le attività corporee. Quando Jung descrive la psiche
come “un sistema autoregolantesi” che obbedisce alla “legge di comple­
mentarità, secondo la quale i vari fattori psichici stanno in rapporto
complementare o compensatorio l’uno con l’altro”, egli suggerisce la natura
funzionale della psiche. E funzione presuppone struttura, purché diamo
al termine ‘struttura’ un significato molto ampio: il significato di un
costante (almeno relativamente) modello operativo.
Un ‘sistema autoregolantesi’ è, in questo senso, un sistema strutturale.
L ’Io è il fondamento strutturale della psiche; e, allo stesso modo, nel
regno dell’attività mentale, la logica è il fondamento strutturale di un
pensiero coerente e rigoroso. Nella moderna teoria della relatività, lo
spazio-tempo è considerato il fondamento strutturale dell’universo del­
l’esperienza umana. La struttura dell’Io, però, è suscettibile di profonde
modificazioni e differenziazioni. Ci si deve rendere conto che esiste a
diversi livelli di stadi evolutivi.
Dapprima, vi è la struttura dell'Io generica, che è semplicemente ‘uma­
na’, fondamento dei processi psichici, somma totale delle leggi basilari
che regolano la vita psichica (o interiore) degli esseri umani ovunque
siano essi nati. Questa struttura generica dell’Io si differenzia in diversi
‘tipi’. Alcuni di questi formano la base di una settuplice classificazione
Il Sé: chiave astrologica a una psicologia integrale 105

delineata da Assagioli; le altre sono determinate da caratteristiche razziali


e nazionali, religiose e culturali, persino familiari. Alla fine, come prodot­
to di un lungo processo storico di evoluzione sociale, religiosa, culturale
ed economica (attraverso l’azione simultanea dello spirito) si rende pos­
sibile la differenziazione di strutture dell'Io individuali. Mentre le struttu­
re più essenziali si sviluppano durante il periodo prenatale, l’Io indivi­
duale presumibilmente inizia a differenziarsi appena avviene lo shock
della nascita e si sperimentano gli impatti ambientali e sociali del mondo
extrauterino. Il periodo di differenziazione dell’Io individuale sembra si
compia essenzialmente verso il periodo del settimo compleanno. I conte­
nuti di questo Io si incrementeranno costantemente man mano che l’espe­
rienza dell’individuo si espanderà. Essi cambiano continuamente nell’es­
senza e nell’orientamento. Ma la struttura in se stessa si può considerare
formata a sette anni (forse prima). L ’Io si sviluppa ulteriormente per un
certo numero di anni, ma le sue caratteristiche essenziali sono abbastanza
stabilizzate prima dell’adolescenza, completamente stabili all’età di 28
anni.
Questa struttura dell’Io individualizzata è il fondamento del nostro
senso dell’I o ’, e costituisce uno schema permanente di riferimento al
quale vengono riportate le esperienze personali. Così collegate, diventano
consce. La coscienza è un’espressione della connessione. L ’Io (l’indivi­
dualità della persona) non è tuttavia solo una nuda struttura. È una
struttura energizzata o vivificata da ciò che Jung chiama ‘energia psichica’
(o libido). In termini astrologici, la struttura è ‘governata’ da Saturno;
l’energia entro questa struttura è simboleggiata dalla Luna, il comple­
mento polare di Saturno. Questa energia non rimane a un livello costan­
te; aumenta e diminuisce, proprio come cresce e cala la Luna. L ’Io è ‘io
sono’: ‘io’ (la struttura) e ‘sono’ (l’energia al suo interno).
Ma ciò che un americano colto intende oggi quando dice ‘io sono’, e
ciò che intendeva con termini simili un uomo di una tribù primitiva, o
l’indiano del 2000 a.C. che viveva nella società fissa e statica descritta dal
Codice di Manu, sono cose molto diverse. Nei tempi antichi (e anche
oggi in molte parti del mondo), quando una persona diceva ‘io’ si riferiva
ajla propria struttura dell’Io generica e alle sue differenziazioni
socioculturali. Queste strutture sono il suo schema di riferimento (il suo
Io) e la persona non ne conosce altre. Il suo è un Io collettivo strutturato
da istinti biologici e da tradizioni socio-religiose, da desideri e da ‘tabù’.
Ma nonostante tutto, è l’Io della persona; la persona è cosciente in quan­
to riferisce la propria esperienza a questo ‘sistema psichico permanente
autoregolantesi’, e in nessun altro modo (tranne che per casi eccezionali).
Tuttavia, man mano che il processo generale di differenziazione strut-
106 Oltre la psicologia del profondo

turale procede all’avanguardia dell’umanità e man mano che strutture


dell’Io individualizzate appaiono in numero crescente in società il cui
livello di civiltà si eleva gradualmente, queste strutture dell’Io appena
differenziate sono spinte alla ribalta. Viene dato loro il più alto valore, e
le persone che possono significativamente e con successo riferire a esse
la propria esperienza di vita tendono a dimenticare sempre più gli schemi
di riferimento più vecchi e più semplici: i tipi dell’Io collettivo. Poi,
queste strutture collettive scivolano nell’inconscio, semplicemente perché
non sono più considerate schemi di riferimento validi per sviluppare la
coscienza dal materiale grezzo dell’esperienza quotidiana. Ma non scom­
paiono completamente. Emergono al di sopra della soglia della coscienza
nei sogni e in condizioni di forte stress. Esse costituiscono ancora le
fondamenta dei processi psichici; ma quando gli esseri individualizzati si
preoccupano di erigere cupole, fabbricare vetrate multicolori o suonare
musica da organo nelle ‘regioni superiori’ della loro psiche, non si occu­
pano più di queste fondamenta, a meno che qualcosa vada storto nella
costruzione o un terremoto sociale scuota le pareti. Queste ‘regioni supe­
riori’ in cui ora accade ogni cosa che sia considerata di valore, finiscono
con l’essere le sole che sono chiamate l’To’. L ’‘io sono’ della persona
moderna viene identificato con le strutture estremamente differenziate
della psiche, perché è solo attraverso l’uso di queste strutture che la
persona è cosciente. Le ‘strutture inferiori’ (la cripta e le fondamenta)
sono schemi di riferimento solo per le esperienze più insolite che nulla
‘al di sopra del livello del terreno’ può rendere significative, e quindi
consce. Tutto ciò che accade in riferimento a queste ‘strutture inferiori’
è quindi di solito inconscio. Eppure queste ‘strutture inconsce’ erano una
volta considerate l’Io.
L ’evoluzione storica dell’Io nell’umanità in un certo senso si ripete
durante i primi anni dell’infanzia, e prima di tutto durante il periodo
embrionale della vita intrauterina. Ciò che Kunkel (con profondissimo
acume) chiamò la transizione dal ‘Noi primario’ al tipo egocentrico di
coscienza (vedi in particolare il suo importante libro Character, Growth,
Education) è il cambiamento dal primo schema di riferimento fondamen­
tale e istintivo a quello nuovo e più differenziato che solo finisce con
l’essere riconosciuto come Io, perché la coscienza si affida sempre di più «
soltanto al suo uso. Tuttavia, l’Io non è (come dice Jung) il ‘centro’ della
coscienza. È piuttosto uno schema di riferimento in rapporto al quale i
dati grezzi dell’esperienza diventano coscienti. E neppure dovrebbe esse­
re considerato come un ‘falso centro’ (Kunkel), ma come una struttura
psichica (entro la quale l’energia aumenta e diminuisce) condizionata e
differenziata da un particolare insieme di pressioni socio-culturali, eredi­
Il Sé: chiave astrologica a una psicologia integrale 107

tarie e ambientali. Queste pressioni costituiscono lo ‘stampo’ (o karma)


che dà forma alla struttura dell’Io. Esse sono la somma delle esperienze
dell’umanità, e di una particolare razza, cultura, famiglia, alla quale il
bambino appena nato aggiunge il suo proprio insieme di esperienze,
come fattore determinante delle parti maggiormente individualizzate di
questa struttura dell’Io.
Però, si può parlare di esperienze senza che sia implicito uno speri­
mentatore? L ’Io non è forse niente di più che struttura ed energia, un
qualcosa di misterioso che, in mancanza di un termine migliore, si è
quasi costretti a chiamare ‘centro’? In realtà, io penso che, ogni volta che
vi sia una struttura definita e relativamente permanente con l’energia che
vi circola attraverso, possiamo parlare di centro dinamico di un qualche
tipo, o centro di gravità. Potremmo ancor meglio parlare di un punto di
afflusso di energia, una sorgente di potere. Ma non si può capire cosa sia
questa sorgente, o cosa significhi, a meno che non si capisca la natura e
l’origine dell’energia psichica che informa la struttura dell’Io; e questo ci
porta a considerare la realtà trascendente, il Sé.
Per ragioni di esperienza psicologica e di comprensione filosofica, io
credo che sia necessario accettare l’ipotesi della realtà del Sé. Dietro o al
di là dell’I o ’ (che può essere disintegrato dalla pressione del caos sociale
poiché si sviluppa come funzione dell’esperienza collettiva o delle reazio­
ni individuali alle condizioni sociali) ci deve essere un fattore più perma­
nente che i filosofi orientali hanno chiamato Colui che Sperimenta, Colui
che Osserva, Colui che Ammonisce, Colui che Raccoglie tutti i frutti
delle attività umane, il Divino Testimone. Ma dobbiamo essere estrema-
mente cauti nel determinarne carattere, significato e funzione. Questo Sé
(come noi lo concepiamo) deve essere considerato essenzialmente un
fattore universale, anche se può diventare più o meno ‘individualizzato’
nelle personalità umane. Poiché è universale non dovremmo dargli una
posizione geometrica. Dovremmo piuttosto chiamarlo Spazio, o la totalità
del Tutto, o la Grande Armonia o, alla cinese, il Tao.
Nel simbolismo astrologico, il Sole è di solito preso come simbolo del
Sé (il ‘Sé superiore’ di Assagioli) e la Luna del ‘sé cosciente’ (o persona­
le). Ma questi due corpi celesti dovrebbero essere considerati come punti
di irradiazione di energia piuttosto che come ‘centri’. Il Sole (anche nel
sistema eliocentrico moderno) non è un vero centro. È uno dei due fuochi
delle ellissi che costituiscono le orbite dei pianeti. Il Sole è il fuoco
comune di tutte queste orbite, il fuoco che tutti condividono; Kunkel
direbbe il centro del ‘Noi’. Ma ciascuna orbita ha un suo centro che è
strettamente suo, e che non condivide. È così molto più significativo dire
che il Sole è la fonte o sorgente di energia dell’intero sistema solare. E
108 Oltre la psicologia del profondo

infatti alcuni occultisti hanno chiamato il Sole ‘un fascio di forze elettro-
magnetiche’, un velo gettato sul ‘Sole reale’. Questo ‘Sole reale’, tuttavia,
dovrebbe essere meglio identificato come lo spazio definito dall’orbita
dei pianeti. Il vero Sole per la Terra è lo spazio circoscritto dallorbita della
Terra. Questo spazio non dovrebbe essere considerato, però, come qual­
cosa di vuoto; ma, invece, come pienezza di esistenza. È il vero simbolo
del Sé. A un livello più alto, perché più complessivo, di universalità, il Sé
prende l’aspetto simbolico dello spazio della galassia, poi dell’intero uni­
verso. È sempre ‘spazio’. Le energie che fluiscono eternamente dai soli e
dalle stelle sono intercollegate nello spazio e armonizzate in un continuum
di connessioni che forma la sostanza, o sostrato, dell’esistenza universale.
Le stelle, tuttavia, sono semplicemente punti di emanazione di energia.
In realtà, l’energia fluisce attraverso di esse, piuttosto che da esse. Sono
sorgenti. Allo stesso modo questo ‘Sé’ che gli psicologi moderni conside­
rano “il centro della totalità della psiche”, non è la realtà del Sé, ma
piuttosto il punto di emanazione di luce} spirito, intelligenza, forza creativa
e tonalità. ‘Attraverso’ di esso si irradia quella qualità essenziale di esi­
stenza che è un aspetto della divinità, uno degli ‘attributi’ o ‘nomi’ di
Dio; pervade la totalità della nostra natura individuale. Noi “viviamo, ci
muoviamo, e abbiamo la nostra esistenza” in questa emanazione del Sé.
Ma questo Sé, essendo universale, non può raggiungere la nostra coscien­
za o influenzare la nostra particolarizzata modalità o condizione di esi­
stenza a meno che P‘energia del Sé sia focalizzata, a meno che passi
attraverso una specie di lente o sorgente simbolica tramite la quale rag­
giunga la sfera della nostra esistenza personale.
Il ‘vero’ mondo della scienza, come anche della psicologia e della
filosofia occulta, è il mondo delle forze o energie. Quando si riferisce a
un organismo vivente, l’energia si manifesta come processo. Non possia­
mo avvicinarci allo studio della natura umana in modo fondamentale o
efficace finché non siamo pronti a interpretare ciò che osserviamo in
termini di processi, cioè, di operazioni definite dalla struttura basate su
manifestazioni cicliche di energia. L ’energia, tuttavia, deve essere focalizzata
per essere operativa, per poter emergere dalla condizione di potenzialità
universale in quella di attività individualizzata (o particolarizzata). Ogni
sistema organizzato contiene tali punti di emanazione (o sorgenti) di
energia.
Nel nostro universo geocentrico, il Sole e la Luna costituiscono tali
fonti di energia; ma mentre il Sole è un ‘punto di emanazione’ di energia,
la Luna (e i pianeti) sono ‘lenti riflettenti’; riflettono una parte o un
aspetto dell’emanazione solare. Parlando per* analogia, l’energia che cir­
cola attraverso la struttura dell’Io della psiche è l’energia riflessa del Sé.
Il Sé: chiave astrologica a una psicologia integrale 109

La chiamiamo energia ‘lunare’. La Luna in se stessa, tuttavia, non simbo­


leggia l’Io, ma solo la fonte dalla quale proviene l’energia psichica che
circola attraverso l’Io. Questa energia psichica (la libido nella definizione
di C.G. Jung) è energia riflessa: quella parte o aspetto dell’energia del Sé
che la struttura dell’Io è in grado di contenere e utilizzare. Le sue fasi di
crescita e diminuzione sono misurate astrológicamente dai movimenti pe­
riodici della Luna.
Così, nello studiare la personalità umana, dobbiamo distinguere atten­
tamente tra due tipi di energia: (1) l’energia diretta (o ‘solare’) del Sé che
pervade l’intera personalità (corpo e psiche), e (2) la parte o aspetto di
questa energia riflessa (dalla ‘Luna’ simbolica) nella struttura dell’Io e nel
corpo: l’energia psichica o libido. Mentre la prima è essenzialmente fissa
e costante, la seconda è soggetta ad aumenti e diminuzioni. Ciò che
questo significhi se applicato alle funzioni corporee è abbastanza chiaro,
infatti possiamo facilmente vedere che mentre il cuore e i polmoni (che
si trovano al di sopra del diaframma) sono in stato di attività funzionale
continua e relativamente costante, le altre funzioni organiche (metaboli­
smo, secrezioni ghiandolari, incluse quelle delle ghiandole sessuali, attivi­
tà muscolari, reazioni nervose, ecc.) sono soggette a fluttuazioni quotidia­
ne come pure a definite modificazioni cicliche per tutta la durata della
vita.
Vi è allo stesso modo una distinzione tra i tipi di energia ‘solare’ e
‘lunare’ che operano attraverso la psiche. La prima è costante, semplice,
‘pura’, come una tonalità chiara e onnipervasiva che vibri attraverso il
nostro essere interiore, ma non udita da nessuno tranne da pochissimi
individui le cui ‘orecchie’ spirituali (coscienza) siano state aperte. È la
tonalità dello spirito entro di noi, la diretta emanazione del Sé, il battito
cardiaco del Dio Vivente, o del Dio-non-ancora-nato che potrebbe venire
ad ‘alitare’ entro di noi come una Presenza pienamente individualizzata
(Essere Solare). Poi, c’è l’energia ‘lunare’ che anima i nostri sentimenti,
stati d’animo, desideri, emozioni strutturati dall’Io, oltre al nostro orgo­
glio che, quando è ostacolato o congestionato, diventa sostanza dei nostri
complessi, timori, ribellioni, solitudini e ansie.
Questa ‘energia lunare’ è, lo ripeto, quella parte o quell’aspetto del­
l’energia del Sé che la nostra struttura dell’Io è in grado di contenere e
usare consciamente. Ci fornisce la capacità di fare quotidiani adattamenti
al nostro ambiente e alle esigenze della nostra società, cultura, tradizione
religiosa, ecc. È perciò condizionata da fattori collettivi; eppure, ci mette
anche in grado di entrare in contatto con le nostre esperienze interiori,
di sviluppare un senso dei valori individuale (simboleggiato da Venere) e
modelli di pensiero individuali (simboleggiati da Mercurio). Questo du­
110 Oltre la psicologia del profondo

plice orientamento dell’energia psichica è simboleggiato dal fatto che, per


metà del tempo, la Luna è all’esterno dell’orbita della Terra (il nostro
essere totale), e quindi collegata al mondo esterno e ai pianeti dell’inizia­
tiva (Marte) e delle relazioni sociali (Giove e Saturno), mentre, per l’altra
metà del tempo, la Luna è all’interno dell’orbita della Terra, e così col­
legata ai pianeti interni, Venere e Mercurio.
L ’essere umano medio, cosiddetto normale, vive quasi esclusivamente
dal punto di vista della sua struttura dell’Io e delle fluttuazioni dell’ener­
gia psichica causate dal variabile orientamento delle ‘lenti riflettenti’ che
mettono a fuoco la parte fruibile dell’energia del Sé. La struttura dell’Io
determina il carattere del suo ‘io’; l’energia psichica variamente orientata
il carattere, perpetuamente variante, del suo ‘sono’. “Io sono felice - Io
sono irritato - Io sono cattivo - Io sono malato”, dice l’individuo. Gli
aggettivi che qualificano il ‘sono’ sono espressioni di sentimenti e stati
d’animo mutevoli, reazioni all’ambiente o a pressioni interiori. Non c’è
stabilità nell’ambito dell’Io perché, mentre la struttura essenziale dell’Io
(il carattere individuale del signor Tal dei Tali) può rimanere relativa­
mente immutata come senso dell’‘io’, l’energia che sostanzia questo senso
dell’i o ’ (il suo indispensabile ‘sono’) scorre in una direzione costante-
mente alterata e porta sempre nuovi stimoli ai mezzi della coscienza,
come il sangue porta ormoni e tossine, minerali e anticorpi, in proporzio­
ni sempre variabili, al cervello.
La Luna, nel simbolismo astrologico, rappresenta così il punto focale
dell’attenzione conscia. È spesso associata con la mentalità, nel senso che
indica la direzione del processo di relazione e adattamento agli ‘oggetti’,
che produce continuamente nuova consapevolezza, e consolida o mette
in discussione vecchi dati consci e tipi consci di adattamento o comples­
si. Quando la Luna è in stretto contatto con Venere e Mercurio (i due
pianeti all’interno dell’orbita terrestre che, quindi, rappresentano princi­
palmente le ‘funzioni interiori’ dell’individuo), indica uno stato di atten­
zione volta verso l’interno o introversa. L ’individuo in questo stato ha la
possibilità di raggiungere una consapevolezza dei valori ‘solari’. Mercurio
e Venere astrológicamente ‘governano’ la funzione della respirazione e
perlomeno alcuni aspetti della attività tiroidea, che hanno una stretta
relazione con il ritmo cardiaco. In termini psicologici, attraverso la sua
mente (Mercurio) e il suo senso dei valori e la sua simpatia o amore
(Venere), l’individuo, al momento giusto, emerge dalla schiavitù della sua
particolare struttura dell’Io nel mondo universale del Sé. Si fa strada attra­
verso mura Saturniane, e diviene cosciente della luce e del potere del Sé.
Per descrivere questo processo, gli antichi filosofi cinesi distinguevano
tra persone con un centro chiuso e quelle con un centro aperto. Le prime
Il Sé: chiave astrologica a una psicologia integrale 111

sarebbero persone la cui struttura dell’Io è serrata al mondo universale


della luce. La loro consapevolezza è limitata, o interamente assorbita dal
problema di conservare la loro struttura contro ogni concepibile impatto
o intrusione; in realtà, o sono insicure o hanno sempre paura di perdere
la loro integrità spirituale. Nell’altro caso, troviamo persone con una
struttura rilassata, o ‘aperte al mondo’, che respirano profondamente e
liberamente, con fiducia, fede e un’intima sicurezza mentale-emotiva. Il
nucleo di questi Io è come il diaframma aperto di una macchina fotogra­
fica, che lascia passare la luce.
Nel primo caso, la coscienza è riempita esclusivamente di contenuti
lunari’, determinati unicamente dalla struttura dell’Io. La sola lu ce’ nella
vita interiore dell’individuo è quella della ‘Luna’, il complesso di energie
psichiche da cui viene riflessa l’energia del Sé. Nel secondo caso (indivi­
duo dal centro aperto), il ‘diaframma’ della psiche è completamente aper­
to, e lascia che l’energia ‘solare’ (l’energia del Sé) inondi la coscienza.
L ’individuo è ‘illuminato’. Questo diaframma aperto attraverso il quale
fluisce questa luce appare alla coscienza come un Sole interiore. Diventa
davvero, come lo descrive Jung, il centro fulgido di una nuova e radiante
personalità. Non è realmente un ‘centro’, tuttavia, quanto un 'apertura
attraverso la quale le varie emanazioni del Sé (lo Spirito Santo) scorrono
nella struttura dell’Io.
Prima che questo diaframma si rilassi e si apra, la struttura dell’Io è
oscura, o illuminata dalla Luna. Man mano che si apre, la struttura
dell’Io si riempie di luce e di spirito ‘solare’. Questa è la Trasfigurazione.
Ma quando Gesù discese dal Monte della Trasfigurazione, i suoi tratti
erano ancora quelli dell’uomo nato da Maria (il ‘mare’ simbolico della
natura umana). Ma, ora, risplendevano di luce. Gesù aveva ceduto a Dio
solo la sua oscurità, il suo sé lunare’, il suo complesso materno, la sua
anima, e la sua ombra inconscia. Era diventato ‘Cristo’ per la vibrazione
della sua ‘orbita’ individualizzata di Essenza Divina, e di un’‘orbita’
cosmica ancora più ampia.
Così, vediamo che la struttura generale del sistema solare ci fornisce
una rappresentazione simbolica particolarmente adeguata della totalità
dell’essere umano, e questo fatto stabilisce un fondamento per ogni inter­
pretazione astrologica. Dal momento che cerchiamo di raggiungere una
comprensione fondamentale e dinamica della natura umana e della per­
sonalità individuale, i seguenti punti sono di importanza essenziale:
1. Il mondo ‘reale’ è un mondo nel quale le energie operano ritmica-
mente all’interno di sistemi strutturali relativamente permanenti. È un
mondo di ‘processi’ e di costante interrelazione di energie entro spazi
definiti.
112 Oltre la psicologia del profondo

2. Dobbiamo distinguere due tipi di sistemi (o coordinate) negli esseri


umani, e due tipi di energie fondamentali, che possiamo chiamare ‘solari’
e ‘lunari’. La prima si riferisce al Sé; la seconda all’Io. Il Sé deve essere
concepito come spazio (in primo luogo l’orbita della terra e più tardi lo
spazio coperto dall’intero sistema solare); l’Io, come struttura. L ’energia
che circola all’interno della struttura dell’Io è una parte riflessa dell’ener­
gia che emana dal Sé.
3. La struttura dell’Io è plasmata da fattori razziali, ancestrali e cultu­
rali, e, nel suo ‘livello superiore’ individualizzato, dalla reazione del bam­
bino al proprio ambiente. È quindi condizionata da influssi collettivi. La
coscienza limitata, particolareggiata, dell’Io è mantenuta instabile dall’in­
cessante incremento e decremento dell’energia riflessa in questa struttura
dal fattore Luna. La Luna simboleggia il ‘centro focale di attenzione’
della coscienza, sul quale una parte dell’energia del Sé si riflette, modi­
ficandosi e differenziandosi poi come energia psichica entro la struttura
dell’Io.
4. I pianeti interni Mercurio e Venere sono agenti focalizzatori del­
l’energia ‘solare’ all’interno dell’orbita della terra. Essi stabiliscono sentie­
ri vibratori o legami tra la coscienza dell’Io e il Sé. I pianeti al di fuori
dell’orbita terrestre sono centri focali organici esterni che collegano la
psiche individuale al più ampio mondo della società. Urano, Nettuno e
Plutone rappresentano gli agenti trascendenti attraverso i quali la co­
scienza dell’Io legata a Saturno viene trasformata e ripolarizzata sotto
l’afflusso dell’energia ‘solare’ diretta. Il Sé individuale (spazio dell’orbita
terrestre) viene così riorientato e si trova (attraverso un processo di
‘psicosintesi’) a partecipare funzionalmente a un Gruppo o ‘Comunione’
(l’intero sistema solare). Questo è il Noi ‘solare’, che partecipa esso stes­
so a un ancor più ampio pleroma.
5. Su questi principi si può costruire una psicologia veramente integra­
le e armonica, nella quale gli elementi della struttura psichica e corporea,
energia e processo, siano visti come collegati a un Sé il cui simbolo sia
lo Spazio, la pienezza spirituale e creativa dell’essere vibrante.
12
L'approccio astro-psicologico alTautosviluppo:
la via del discepolato

Nei capitoli precedenti, il termine personalità è stato definito nel senso


in cui è usato nella moderna psicologia del profondo, specialmente da
quando Jung ne ha chiarito il significato. La personalità è l’essere umano
totale (corpo e psiche, conscio e inconscio) considerato come un’unità
organica capace di rispondere in maniera integrata al suo ambiente fisico
e psichico, e capace inoltre di autodeterminazione creativa e di scelte
coscienti significative. L ’‘individualità’ della personalità è questa sua ca­
ratteristica di indivisibilità e unitarietà, e, almeno relativa, unicità. Si
riferisce quindi alla particolare struttura della personalità. L ’Io è il ‘nome’
della personalità, in quanto diversa da altre personalità, ciò che esprime
la sua individualità e il suo particolare tipo di stabilità strutturale. L ’Io è
simbolo di unità e del sentire associato a tutte le esperienze consce che
hanno gravitato attorno a questa presa di coscienza dell’unità individuale
e della capacità di identificazione.
Il bambino arriva a conoscere se stesso come Io col riferire tutte le sue
mutevoli sensazioni, gli stati d’animo e le sensazioni organiche a un qual­
che principio inerente di stabilità e permanenza che fa confluire in un’unità
qualsiasi cosa venga sperimentata consciamente. E, poiché ogni organi­
smo è animato da energia vitale che circola ritmicamente attraverso di
esso e mantiene l’integrità della sua struttura a prescindere dai continui
cambiamenti prodotti dalla crescita e dall’impatto del mondo esterno, il
senso dell’Io non è basato solo su un senso di stabilità strutturale inte­
riore, ma anche su una sensazione dinamica di forza individualizzata.
L ’Io non è solo ‘io’, è anche il ‘sono’ associato con l’‘io’: l’‘io sono’. Il
senso dell’Io, tuttavia, è continuamente modificato da esperienze interne
ed esterne, trascinato da risposte emotive e agitato da stati d’animo di
desiderio, espansività o paura. Così, nella pratica normale quotidiana,
l’‘io sono’ è sempre associato a ‘questo’ o ‘quello’: sono arrabbiato, sono
sereno, sono ammalato, sono spaventato, sono innamorato, ecc. In realtà
114 Oltre la psicologia del profondo

la comprensione della propria ‘esistenza’ non condizionata da alcuna


sensazione o concetto è difficile. È il fine di molte tecniche spirituali,
come lo Yoga indiano o il ‘Nuovo Pensiero’ moderno.
Quando un’esperienza, raggiungendo la consapevolezza, produce una
risposta immediata di repulsione, di timore, di estraneità o inaccettabilità,
la memoria di questa esperienza spesso non è accettata entro il ‘campo
di coscienza’ sul quale governa l’Io. Sprofonda ‘sotto la soglia’ della
coscienza, nell’inconscio personale. L ’inconscio contiene anche molti fat­
tori che l’individuo non ha ancora avuto occasione di sperimentare, in
maniera soggettiva e oggettiva. Questi fattori inconsci non ancora speri­
mentati sono generici e collettivi. Sono ‘generici’ quando si riferiscono
alla nostra ‘comune umanità’, cioè a ciascuna e a tutte le capacità che
sono inerenti e potenziali in ogni essere umano venuto al mondo, sempli­
cemente in virtù del suo essere ‘umano’. Sono fattori ‘collettivi’ quando
sono il risultato di esperienze razziali, sociali e culturali di numerose
generazioni di antenati. Così, l’inconscio generico si riferisce a quelle
caratteristiche organiche e spirituali che il bambino sperimenta man mano
che cresce fino a diventare una personalità matura attraverso l’amore e la
creatività, la malattia e la sofferenza, e in ogni altro modo in cui le
potenzialità umane latenti si realizzeranno in lui come individuo conscio.
I contenuti dell’inconscio collettivo (gli ‘archetipi’ sociali e culturali de­
finiti da Jung) saranno aneh’essi sperimentati dall’individuo man mano
che la sua personalità si svilupperà nel contesto di un ambiente socio-
culturale dal quale egli imparerà a trarre (e da ultimo ad assimilare e
digerire) nutrimento psichico e mentale. Non tutti i contenuti dell’incon­
scio collettivo saranno, naturalmente, assimilati, o magari non si incontre­
ranno neppure nell’esperienza conscia di un qualsiasi individuo. Ma quanto
maggiore sarà la misura in cui tali contenuti dell’inconscio generico e
collettivo verranno assimilati, tanto più ricca sarà la personalità una volta
diventata matura.
Il processo di maturazione e arricchimento della personalità è un pro­
cesso lungo e difficile. Ed è anche pericoloso. La ‘personalità’, come
valore finale che definisce una certa qualità di irradiazione, creatività e
vita indipendente, è un fine che verrà raggiunto solo quando l’individuo
otterrà uno stato di ‘definizione, pienezza e maturità’ (C.G. Jung); cioè,
quando il suo organismo bio-psichico diventerà integrato e adattabile,
capace di sopportazione e dotato di forza dinamica, la forza necessaria a
proteggersi e riprodursi nella e attraverso la società. Quando lo psicologo
parla della ‘personalità’, intende questo organismo bio-psichico struttura­
to dall’Io (nel corpo, dallo scheletro) e che manifesta unità funzionale.
Quando si riferisce alla personalità egli definisce la qualità che si irradia
La via del discepolato 115

dall’individuo relativamente maturo e dinamico, potremmo dire, quel


famoso ‘certo non so che’ delle celebrità dello schermo e del palcosceni­
co, la capacità di ‘proiezione’ che fa i grandi interpreti, siano essi nel
mondo dello spettacolo o sulla scena politica.
La personalità, nel suo significato più ampio, è un ideale da persegui­
re. È un ideale, allo stesso modo in cui lo sono la santità in religione o
‘l’essere adepto’ nell’occultismo. Nessuno di questi può essere raggiunto
nella prima giovinezza (al di fuori della possibilità di incorporazione
‘divina’), sebbene le potenzialità per il loro raggiungimento possano es­
sere più o meno incisivamente indicate fin dall’adolescenza. Pure, ogni
individuo che mostra tendenze verso Pautoaffermazione, l’indipendenza
di pensiero e l’intensità emotiva può essere ‘educato a divenire una perso­
nalità’. Ma come, da chi e a quale scopo? Nel cercare di rispondere a queste
domande così pertinenti (e ahimè spesso trascurate o considerate con su­
perficialità) si incontrano molte difficoltà. Le risposte non sono ovvie: la
loro validità deve essere attentamente pesata, non solo in senso generale,
ma anche in termini di orientamento storico e dei bisogni culturali di una
società in un certo periodo, come pure in rapporto alla ‘preparazione
dell’individuo’ che deve essere educato a sviluppare una personalità.
Tra poco, indicherò brevemente i tre tipi di risposte fondamentali
proposte dai vecchi ‘maestri spirituali’ orientali, dai moderni psicologi
del profondo (come Jung) e dai non ancora classificati e non chiaramente
definiti astro-psicologi, che vorrebbero cercare di combinare le potenzialità
di autosviluppo, contenute nell’astrologia con l’opinione degli psicologi
junghiani o kunkeliani. Ma, in primo luogo, farò riferimento al quadro
storico presentato oggi dalla nostra società moderna, tipicamente occi­
dentale per quanto concerne i rapporti tra società e personalità.
I rapporti tra personalità e società devono sempre essere considerati
come sostrato essenziale di ogni applicazione pratica di idee e tecniche
psicologiche, poiché nessun individuo esiste nel vuoto, e nessun uomo o
donna è mai nato come personalità individualizzata e matura. Ogni indi­
viduo deve emergere dal grembo collettivo della società, spesso con vio­
lenza! In tutto il suo progresso futuro, l’impronta del condizionamento
ricevuto durante questo processo di emersione sarà sentita, e determinerà
le ulteriori esigenze della persona. Educazione alla personalità significa
sia uscire per mezzo dell’educazione dalla collettività socioculturale degli
esseri umani nella cui società l’individuo vive e cerca di raggiungere la
sua meta, sia educazione sulla base delle conquiste storiche di quella
particolare società. Ciò può sembrare un paradosso; ma in un certo senso
tutto lo sviluppo psicologico è basato sul paradosso, sulla conciliazione
degli opposti, un fatto ben conosciuto dagli antichi.
116 Oltre la psicologia del profondo

La nostra società moderna, specialmente da quando la rivoluzione indu­


striale e tecnologica ha radicalmente trasformato le condizioni dell’esisten­
za umana, è caratterizzata (dal punto di vista psicologico) dalla pressione
costante che esercita verso la ‘spersonalizzazione’ dell’essere umano medio.
Ciò è forse maggiormente caratteristico (in termini generali) negli Stati
Uniti, nonostante il fatto che l’individualismo è la base del nostro sistema
sociale, o forse proprio per questo. Perché? Perché quando le persone sono
tanto occupate a far valere il diritto alle proprie opinioni e alle proprie
scelte, e a ‘sentirsi’ diverse dagli altri, non hanno né le basi intrinseche, né
il tempo o la capacità di concentrazione necessari a costruire se stesse
come personalità: un lento e doloroso processo di crescita naturale. E,
dove vi è il caratteristico ottimismo e l’ingenuità ideologica dell’americano
medio, c’è di solito scarsa comprensione del carattere essenzialmente ‘tra­
gico’ del processo di ‘individuazione’ (o sviluppo e integrazione della per­
sonalità) all’attuale stadio di transizione dell’evoluzione umana.
Questa spersonalizzazione dell’essere umano nella società occidentale
moderna non significa che la gente non cerchi di distinguersi come ‘Io’
separati e volitivi, cosa che ovviamente fa! Significa che questi Io indivi­
duali galleggiano come turaccioli sulle onde turbolente della società mo­
derna e della produzione moderna, e non hanno praticamente radici,
attraverso le quali assimilare la vera e concreta sostanza vitale necessaria
a nutrire la crescita dell’organismo bio-psichico della personalità. Gridare
giorno e notte “io”, “io”, non aiuta la personalità a diventare più ricca e
più matura. Significa accentuare il fattore strutturale della personalità
totale; ma la struttura può essere allo stesso tempo molto forte e definita,
e... vuota.
Ciò che io chiamo spersonalizzazione è prodotto dalla mancanza di
sostanza nella vita della personalità. Questa sostanza necessaria a nutrire la
personalità non si trova con affermazioni volitive e gesti di orgoglio. Deve
essere raccolta attraverso esperienze significative. Raccolta da dove? Dal­
l’esistenza di rapporti veri e vitali con i nostri simili, con la vita, profonda­
mente sentita, del gruppo e della cultura a cui si appartiene, con le potenze
della natura (incluse quelle della natura umana in generale), con tutto ciò
che vive e si muove sulla terra e nel vasto universo del cielo. L ’esperienza
significativa di relazione, in una forma intima, duratura, costante e concen­
trata, è l’unico modo di sviluppare una personalità ricca e matura.
In realtà, il contadino che vive una calda vita comunitaria, con un
intenso senso di contatto col suolo, le stagioni e gli altri uomini e donne
che lo circondano, ha di gran lunga maggiori probabilità di diventare una
tale personalità ricca e matura di quanto non le abbia l’impiegato o
l’operaio di una città americana, purché questo contadino rimanga nel
La via del discepolato 117

suo ambiente limitato. Poiché il suo ambito di attività e di coscienza sono


limitati, e poiché egli è individualizzato solo nel modo più primitivo, la
personalità del contadino non si estenderà molto. Pure, all’interno dei
suoi stretti limiti, potrà essere profonda e piena e calda, mentre la per­
sonalità del lavoratore cittadino medio è vuota, superficiale, e riempita
solo di pensieri riflessi (via radio, giornali e riviste) e riflesse emozioni
(via film e storie sentimentali di bassa lega). Egli non si nutre di tradizio­
ni frutto di esperienze vitali, della feconda lotta dell’uomo che vive sulla
terra e sperimenta quotidianamente il tragico ritmo della vita e della
morte. Egli è manipolato, gettato qua e là da enormi forze in un mecca­
nismo sociale enormemente complesso che egli non è in grado di com­
prendere a fondo, e con il quale è incapace di interscambi significativi.
Quindi, può trarre dalle sue esperienze solo confusione ed eccitamento
superficiale. Anche quando il cittadino è per caso ai vertici della società
(come direttore di qualche grande organizzazione) si trova le giornate
così occupate, la mente così impegnata dalla lotta per la competizione e
dall’ansia, le notti così piene di tensione, che non ha tempo per crescere
come essere umano, come personalità.
Ciò non significa che dovremmo tornare alla civiltà contadina, per
carità! Non vi può essere alcun significato vitale nel regredire a radici
primitive legate alla terra, eccetto che per brevi periodi di recupero bio­
psichico. Ciò che si intende è che si deve trovare e sperimentare un
nuovo tipo di radici. Queste radici sono quello che ho spesso chiamato
‘l’umanità comune dell’uomo’, non semplicemente a un livello biologico
di funzioni organiche umane comuni, ma al livello spirituale della nostra
comune origine ‘divina’ e del nostro scopo comune: la piena realizzazio­
ne dell’‘Uomo’ attraverso una società globale e armonica, attraverso una
civiltà onnicomprensiva e creativa. La via di una simile realizzazione di
gruppo, alla quale tutti gli uomini e le donne ispirati da una visione
spirituale e ad essa devoti partecipino, è la via dell’educazione alla per­
sonalità, e, dopo che sarà raggiunto uno stadio di personalità maturo e
creativo, il modo nel quale questa sana e vibrante personalità sarà usata
per uno scopo sovrapersonale: ciò che ho chiamato ‘la via transpersonale’.*
Ma, prima, vi dovrebbe essere la pienezza della personalità.
Ciò che si intende col termine ‘pienezza di personalità’ ha subito
diversi cambiamenti durante gli ultimi sei millenni di storia scritta, e
cambierà ancora, seguendo nuove tendenze nell’evoluzione della coscien­
za umana e dell’umana società. Nell’India di circa tre o quattromila anni

* Si veda Occult Preparations for a New Age (Quest Books, 1974), Parte Terza,
“On Transpersonal Living”).
118 Oltre la psicologia del profondo

fa, i ‘filosofi della foresta' iniziarono la tradizione del pensiero trascen­


dente più tardi trascritto nelle Upanishad (prototipi dei discorsi platonici
ed ermetici), ponendo l'accento sulla sostanziale identità dell’Anima In­
dividuale e dell’Anima Universale. L ’accento principale era sulla libera­
zione’ dell’individuo dalla schiavitù degli schemi bio-psichici dell'esisten­
za istintuale e sociale di quei giorni: schiavitù del sesso, dell'avidità, della
collera, e schiavitù dei rigidi rituali di una società altamente organizzata
e pianificata, controllata dalla casta Braminica.
Pure, gli occidentali e gli orientalisti cresciuti nel pensiero cristiano
non riescono di solito ad afferrare il pieno significato del trascendentalismo
induista com'era prima delle perversioni e del pressoché pazzo devozio-
nalismo dell'era medievale (per lo più tra il 200 e il 1400 dopo Cristo).
I filosofi della foresta del duemila o del mille avanti Cristo erano uomini
che avevano adempiuto a tutti i doveri della vita sociale, e che, nell'ultimo
periodo della loro vita, cercavano di prepararsi a morire in modo signifi­
cativo e in piena coscienza, e portare in questo modo una vita socialmente
produttiva a una consumazione consciamente individualizzata e spiritual-
mente valida. Questa consumazione era, secondo le loro vedute, il ‘seme'
che avrebbe determinato la futura reincarnazione sulla terra dopo un
periodo di riassorbimento in uno stato di esistenza puramente soggettivo.
In questo senso, la personalità si realizzava nella morte in quel ‘seme
individuale di coscienza', in cui il raccolto di una vita di realizzazioni
terrene si fondeva con l'essenza spirituale del sé immortale, Yatman,
immortale, perché intrinsecamente uno con il Sé Universale, il Brahman.
Più tardi, tuttavia, prese piede l’idea che questa ‘grande transizione’ potesse
essere compiuta senza la disintegrazione del corpo fisico. Il momento-
seme della consumazione della vita (normalmente al momento della morte)
poteva avvenire in ogni momento, dopo che fosse raggiunto un certo
livello di maturità personale. Imparare a morire rimanendo vivi è stata
l'essenza di ogni insegnamento spirituale da allora in poi.
In India, il rapporto tra il Maestro spirituale {guru) e i suoi pochi
discepoli {chela) era un rapporto del tutto personale (o dovremmo piut­
tosto dire ‘transpersonale'). Per il chela, il guru era una personalizzazione
di Dio, e, viceversa, Dio era spesso chiamato, perlomeno in uno dei suoi
aspetti, Mahaguru, il Grande Maestro. Ciò che ci si aspettava che il guru
facesse per il suo chela, essenzialmente era:
1) Risvegliare al massimo grado (sotto controllo ed entro i limiti della
sicurezza fisio-psicologica) le potenzialità generiche e collettive dell'orga­
nismo del chela, mentre il chela manteneva chiara e obiettiva coscienza
di esse come pure del proprio sé; in altre parole, risvegliare l'Uomo (la
pienezza dell’umanità) nell’individuo particolare, senza che quest’ultimo
La via del discepolato 119

esplodesse sotto l’irruzione di contenuti inconsci all’interno della sua


coscienza. Questo processo è normalmente molto lento. Secondo gli in­
diani, ci vogliono molte vite. Ma si pensava che lo speciale addestramen­
to dello yoga, sotto la supervisione di un guru, rappresentasse una scor­
ciatoia, pericolosa, anche nelle migliori condizioni possibili, ma una scor­
ciatoia che poteva portare alla più grande realizzazione che una persona
potesse desiderare.
2) Durante un simile processo, era necessariamente liberata una gran
quantità di energia negativa, ed era compito del guru assorbire, riorientare
e controllare questa energia, che, se lasciata libera, porterebbe, nella
maggior parte dei casi, alla disgregazione della personalità, alla pazzia o
alla morte. Come risultato, il chela poteva raggiungere uno stadio di
‘liberazione’ dal suo passato personale e da quello della sua razza [karma).
3) Alla fine del processo (o perlomeno di una fase di esso, perché in
un certo senso è un processo ciclico e molto lungo) il guru doveva per
così dire fungere da ‘catalizzatore’ spirituale, che creava le condizioni
perché avvenisse una reazione psico-spirituale fondamentale nella perso­
nalità totale del chela. Si pensava che ciò comportasse un misterioso
trasferimento di potere spirituale, che veniva simboleggiato o evidenziato
dall’attribuzione da parte del guru di un ‘Nome Iniziatico’, che per il
chela rappresentava il ‘passaporto’ nel regno spirituale.
Queste sembrano essere state (sotto un complesso velo di simbolismo)
le tre fasi fondamentali del processo di metamorfosi umana. Durante
questo processo, il chela era guidato a sperimentare qualcosa che equiva­
leva alla morte, ma anche una conseguente reintegrazione di energie sulla
base delle quali veniva fondata una nuova personalità polarizzata sullo
spirito. Il guru interpretava un ruolo essenziale e indispensabile in questo
processo. Non solo egli lo rendeva relativamente sicuro, purché tutto
andasse bene; ma soltanto lui poteva dare al chela un certo non so che,
una scintilla o seme di divinità, che era necessario al successo della
trasformazione. Egli era anche il collegamento tra il chela e la lunga
‘catena’ di Maestri spirituali che erano venuti prima di lui, collegando
così il chela a una Consorteria senza tempo in cui ogni persona è parte
della totalità, e tutti sono concentrati in uno. Il concetto di personalità
prende una nuova dimensione dal punto di vista della partecipazione di
un uomo a una tale Consorteria. Esso include tutto ciò che è venuto
prima in una linea ereditaria di attività spirituale, potendosi paragonare,
a livello di spirito cosciente, alla misteriosa sintesi che avviene nell’ovulo
fecondato nel grembo materno, quando un embrione diviene tutt’uno
con la successione infinita dei suoi antenati biologici, ed essi vivono
ancora una volta in lui.
120 Oltre la psicologia del profondo

L ’antico concetto di educazione alla personalità era espresso attraverso


una vasta schiera di miti e di simboli; e implicava sicuramente poteri
spirituali ed energie bio-psichiche. Il cosiddetto ‘occultismo’, che ereditò
queste rappresentazioni mitologiche e allegorie alchemiche, si occupa
essenzialmente del ‘regno di forze’, che non è esattamente un regno
fisico, ma che opera per mezzo dell’organismo bio-psichico dell’uomo,
cioè, per mezzo della personalità nella sua natura dinamica. Lo yogi non
si cura del proprio corpo come massa di carne e ossa (certe volte portan­
do questa noncuranza a estremi insensati), ma si interessa alle forze ge­
neriche (chiamate anche ‘astrali’) insite nella natura umana e quindi la­
tenti in ogni persona normale.
Per lo psicoterapeuta moderno del tipo di Jung, il corpo umano è
parte integrale della personalità totale, ma di per sé non è l’oggetto
principale dell’attenzione tranne che come ricettacolo organico dell’‘energia
psichica’ e come base comune delle interazioni tra individui. La maggior
parte degli psicoterapeuti non si occupa di malattie fisiche, eccetto in
quanto connesse con stati psichici, e lascia tutti i casi acuti allo psichia­
tra. Non ci può essere alcun vero processo di educazione alla personalità
ove malattie fisiche definite o malformazioni gravi rimangano un proble­
ma irrisolto. Nei tempi antichi, una perfetta salute organica era requisito
indispensabile a ogni pratica spirituale-occulta. Oggigiorno, questa pre­
scrizione ha perduto molta della sua validità, ed è sempre meno valida in
quanto la mente è diventata individualizzata e indipendente da influenze
psico-emotive. Nonostante ciò, l’educazione alla personalità, anche in
senso moderno, è ancora un processo così serio e relativamente perico­
loso che nella maggior parte dei casi una salute fondamentalmente cattiva
accentua l’elemento di pericolo.
Una tipica serie di affermazioni fatte da C.G. Jung sullo sviluppo della
personalità si può trovare nell’ultimo capitolo del suo L'integrazione della
personalità; poiché il libro (che tratta principalmente della corrisponden­
za tra idee alchemiche e psicologiche) non è di facile lettura, citerò un
certo numero di brani significativi:

Nessuno che non l’abbia lui stesso può educare alla personalità.
E non il bambino, ma solo l’adulto può raggiungere la personalità
come frutto maturo della realizzazione di una vita diretta a questo
fine. L ’acquisizione della personalità non significa nulla di meno
che il miglior sviluppo possibile di tutto ciò che si trova in un
particolare essere umano. È impossibile prevedere quale infinita
quantità di condizioni deve essere soddisfatta per attuarla. È neces­
sario l’intero spazio di una vita umana in tutti i suoi aspetti bioio-
La via del discepolato 121

gici, sociali, e spirituali. La personalità è la più alta realizzazione


dell’innata particolarità dell’essere umano in questione. La persona­
lità è un atto del massimo coraggio nei riguardi della vita, e signi­
fica incondizionata affermazione di tutto ciò che costituisce l’indivi­
duo, il più riuscito adattamento alle condizioni universali dell’esi­
stenza umana, con la più grande libertà possibile di decisione per­
sonale. Educare qualcuno a questo mi sembra non sia una piccolezza.
È sicuramente il compito più arduo a cui il mondo spirituale di
oggi si sia accinto. Ed è davvero un compito pericoloso.
Nessuno sviluppa la propria personalità perché qualcuno gli ha
detto che sarebbe consigliabile o utile che lo facesse... Nulla si
trasforma senza necessità, e la personalità umana meno che mai.
Essa è terribilmente conservatrice, per non dire inerte. Solo la più
dura necessità riesce a risvegliarla... Lo sviluppo della personalità
dal suo stato embrionale allo stato di piena consapevolezza è allo
stesso tempo una benedizione e una maledizione. La sua prima
conseguenza è la separazione conscia e inevitabile del singolo dal
gregge inconscio e indifferenziato. Ciò significa isolamento, e non
c’è parola di conforto che lo renda meno duro... Significa anche
fedeltà alla legge del proprio essere... la personalità non si potrà
mai sviluppare a meno che l’individuo non scelga la sua strada
consciamente e con cosciente decisione morale... La vera persona­
lità ha sempre una vocazione e crede in essa, è fedele a essa come
a Dio, nonostante che, come direbbe l’uomo comune, essa sia solo
una sensazione soggettiva di vocazione. Ma questa vocazione agisce
come una legge divina dalla quale non vi è scampo. Che molti
falliscano nella loro via non significa nulla per chi ha la vocazione.
Avere una vocazione significa nel suo senso originario essere chia­
mati da una voce... Capita a non pochi, anche in questo stato
sociale inconsapevole, di essere chiamati dalla voce personale, al
che i chiamati si differenziano immediatamente dagli altri, e si sen­
tono investiti di un problema di cui gli altri non sanno nulla... La
loro voce interiore è la voce di una vita piena, di una coscienza più
ampia, più totale. Ecco perché, in mitologia, la nascita dell’eroe o
la rinascita simbolica coincidono con il sorgere del sole: lo sviluppo
della personalità è sinonimo di aumento di consapevolezza.
In quanto ogni individuo ha la sua innata legge di vita, a ogni
uomo è possibile, in teoria, seguire questa legge anteponendola a
tutte le altre e diventare così una personalità; colui che soccombe
diventa preda del cieco flusso degli eventi ed è distrutto.
Quando un uomo è infedele alla sua propria legge e non si eleva
122 Oltre la psicologia del profondo

fino alla personalità, ha fallito il significato della sua vita. Fortuna­


tamente, nella sua bontà e pazienza, la Natura non ha mai messo il
fatale interrogativo sul significato della loro vita sulle labbra della
maggioranza della gente. E dove nessuno chiede, nessuno è obbli­
gato a rispondere.

Questi brevi stralci, anche se non trattano in dettaglio il ‘come’ dello


sviluppo della personalità, dovrebbero comunque aiutare a definire il
problema dal punto di vista psicologico moderno. Gli ammonimenti dati
da Jung sulla gravità di questo problema sono ripetuti da Kunkel. Essi
riecheggiano ammonimenti simili, espressi in termini ancora più forti e
più terrificanti dagli occultisti, dai teosofi e persino da Mason, che si
occupa anch’egli (in modi vari ma collegati) di questo problema fonda-
mentale di tutta la vita umana: la nascita di una personalità integrata in
cui lo spirito individualizzato (preannunciato dalla ‘voce interiore’) si
incontra e si unisce allo sbocciare della vita bio-psichica e socio-culturale.
Kunkel scrive:

Nessuno dovrebbe farsi allettare senza urgente necessità a entra­


re in questo tumulto di creatività e spiritualità. Se vi è permesso
restare dove siete, fareste meglio a restarvi. Nessuna curiosità, nes­
suno scopo scientifico, nessun dovere morale vi dà il diritto e nep­
pure la possibilità di attraversare il purgatorio della psicologia del
profondo... Quali sono i requisiti minimi per coloro che vogliono
fare questo tentativo? Dal punto di vista della religione sono neces­
sarie due cose. Prima di tutto, la fede, o, per lo meno, il sospetto,
che vi sia, o vi possa essere (come si esprime William James) “un
ordine invisibile, e che il nostro bene supremo consista nell’adattarvisi
armoniosamente”. E, in secondo luogo, una certa tolleranza verso
Dio, il che significa la nostra disponibilità a permettere a Dio di
essere come vuole essere, e non come ci aspettiamo che sia secondo
i nostri concetti, teologie e fedi (e la nostra interpretazione della
Bibbia che riteniamo essere l’unica corretta). Dovremmo dargli la
possibilità di insegnarci qualcosa di nuovo su di Lui. Dal punto di
vista psicologico, abbiamo bisogno di una certa quantità di soffe­
renza personale, come abbiamo indicato; e una certa buona volontà
nell’ammettere che ci possa essere qualcosa di sbagliato nella nostra
struttura interiore. Se questi quattro requisiti non sono stati ancora
soddisfatti, dovremmo attendere. Non c’è fretta, perché la situazio­
ne interiore sarà meglio organizzata quando cominceremo alcuni
anni più tardi. E non è mai troppo tardi {In Search of Maturity).
La via del discepolato 123

Perché questi ammonimenti? Perché nel processo di risveglio che se­


gue il contatto con un vero guru, o il primo consulto con uno psicoanalista,
o l’abbandonarsi alla Voce intima’, tutte le energie oscure dell’inconscio
tendono a liberarsi. Ogni cosa (buona o cattiva) viene stimolata quando
cerchiamo di raggiungere una più piena consapevolezza. E, poiché di
solito riusciamo abbastanza bene a ignorare i ricordi dei fallimenti o
magari i pensieri e le azioni cattive all’interno della nostra personalità
totale (respingendoli nel nostro inconscio), essi sono di solito i primi a
rendersi manifesti. Ciò può condurre a un senso di panico, persino ad
affrontare lo spettrale ‘Guardiano della Soglia’ rappresentato con vivacità
nello Zanoni di Bulwer Lytton. Ma guai a colui che si ritrae con orrore
e cerca di invertire il processo di crescita! Nessun uomo si può ‘diseducare’
impunemente. Una volta che la porta dell’inconscio è stata deliberatamente
aperta, una volta che si è risposto alla chiamata della ‘vocazione’ interio­
re, l’unica strada è in avanti.
Questo non è argomento per soli psicologi. È veramente tempo che gli
astrologi si rendano conto che anch’essi, consciamente o no, hanno a che
fare con energie vitali e forze inconsce nel momento in cui ciascuno inizia
ad affrontare la propria vita dal punto di vista della carta natale\ come
pure quando si assumono la responsabilità di dare consulenza psicologica
ad altre persone: clienti o amici. Dal punto di vista di Jung, la carta
natale può essere considerata un ‘archetipo dell’inconscio’. Essa è una
registrazione visibile della voce interiore, di ciò che Dio ha elaborato per
noi come progetto di ciò che potremmo (e quindi dovremmo) divenire.
Considerare seriamente questo progetto, questo Nome simbolico della
nostra personalità realizzata, dargli un’importanza determinante nella
nostra vita quotidiana, vedere noi stessi come un’incarnazione concreta
della sua armonia strutturale, ciò costituisce davvero un passo della
massima gravità e importanza, e assolutamente irreversibile.
Nel compiere questo passo, noi attiriamo su noi stessi come individui
ombre oltre che luci. Qualsiasi cosa sia indicata nella nostra carta natale
viene più fortemente accentuata che nel passato nella nostra vita reale.
Soffriamo di più. Sperimentiamo livelli più profondi all’interno di noi.
Affrontiamo la paura in modo nuovo. In tutte le direzioni, attualizziamo
meglio ciò che siamo potenzialmente. Nessuno che cerchi di percorrere
la strada astrologica (o quella psicologica) dell’educazione alla personalità
dovrebbe mai dimenticarlo. Farlo senza essere preparati o neppure con­
sapevoli di ciò che è in gioco, significa sollecitare la possibilità di una
catastrofe interiore oltre che di fallimento esterno.
13
L ’approccio astro-psicologico alPautosviluppo:
l’autosviluppo e i suoi pericoli

Sia nell’antico sistema di educazione alla personalità per mezzo dello


yoga, sia nella moderna pratica della psicoterapia e psicosintesi, grande
importanza viene attribuita alla parte giocata dal Maestro o Guida spiri­
tuale, o dallo psicologo, nel processo di ‘liberazione’ dalla schiavitù del
passato, ‘assimilazione’ dei contenuti dell’inconscio generico e collettivo
e ‘unione’ con la Fonte spirituale o Sé. Vi sono parecchie ragioni, a
differenti livelli, per cui si pensa che l’educazione alla personalità richie­
da un educatore, uno che ‘conduca fuori’ (e-duco significa ‘condurre
fuori’). D ’altra parte, è anche evidente che se il numero di persone po­
tenzialmente capaci e pronte a entrare nel sentiero dello sviluppo conscio
e responsabile della personalità è molto grande, il problema di trovare
sufficienti ‘educatori’ adeguati diventa molto serio, perché tale tipo di
educatore o Guida personale presuppone conoscenze spirituali, un pro­
fondo senso di responsabilità, e capacità di comprensione e compassione
rare davvero nella nostra epoca, o in qualsiasi epoca. E, come disse Jung,
“Nessuno che non l’abbia lui stesso, può educare alla personalità”.
Come conseguenza, un certo numero di psicologi (specialmente Fritz
Kunkel) ha cercato di formulare principi e metodi per cui diventi possi­
bile, e non troppo pericoloso, educare se stessi alla personalità. Partico­
larmente grande è il valore dell’astrologia nell’ambito di questa educazio­
ne di stessi, anche se l’uso dell’astrologia per l’acquisizione di una per­
sonalità matura e creativa non è mai senza pericoli e trabocchetti. Un’idea
migliore dei potenziali ostacoli sulla via dell’autosviluppo attraverso l’astro-
logia la si può ricavare dalla discussione di Kunkel di questi ostacoli dal
punto di vista di quella che egli chiama ‘autoeducazione religiosa’, pur­
ché ci rendiamo anche conto che il suo punto di vista accentua forse
troppo l’elemento drammatico.
Il primo ostacolo è Xegocentrismo della motivazione che porta a intra­
prendere un processo consapevole e autodeterminato di educazione alla
L ’autosviluppo e i suoi pericoli 125

personalità. Secondo Kunkel, “La motivazione deve essere personale ma


non egocentrica. Il fine dovrebbe essere raggiungere una personalità
matura e non egoistica”, perché “Dio vuole la persona e non la motiva­
zione” (sia essa sociale, morale o religiosa). “La motivazione ideale è il
comando stesso di Dio, la voce che disse a Giona di andare a Ninive e
a Gesù di andare nel deserto perché fosse tentato. Ma oggi siamo un po’
sordi, oppure scambiamo il pungolo di qualche desiderio egocentrico
inconscio per la voce del Signore... Fortunatamente Dio usa molti lin­
guaggi... Il linguaggio che comprendiamo meglio è la sofferenza... La
sofferenza dovrebbe farci comprendere che c’è un fine più alto, e che ci
aspetta altra sofferenza se non riusciamo a raggiungere questo fine... Il
punto decisivo è che il fine del nostro autosviluppo non deve essere
un’idea arbitraria di ciò che vogliamo essere. Deve essere il fine stesso
della storia umana, il volere di Dio”.
In altre parole, il fine dell’autosviluppo è quello di diventare, pienamen­
te e consapevolmente, come individui, ciò che siamo in potenza come idea
o piano nella Mente divina. È quello di adempiere alla legge del nostro
essere individuale, la nostra vocazione; di trovare il nostro posto individua­
le nell’universo e nell’umanità. O, come si esprimevano gli antichi precetti
mistici, “Conosci te stesso” e “Diventa ciò che sei”. Per raggiungere
questo fine l’unico modo è “cooperare con la vita” (Kunkel) mediante la
“scoperta di quale possa essere il passo da farsi, la risposta creativa, in
ciascuna situazione data”. Se fosse così, allora naturalmente il valore
dell’astrologia sarebbe incalcolabile; poiché la carta natale esprime sim­
bolicamente la legge individuale dell’essere, quindi ciò che nella sostanza
‘siamo’. Studiandola, possiamo ‘conoscere noi stessi’. Analizzando atten­
tamente e meditando sulle nostre progressioni astrologiche e sui transiti,
erigendo carte orarie per scoprire “il passo da farsi in ogni data situazio­
ne” , dovremmo riuscire a cooperare con la vita, in modo consapevole e
con una profonda comprensione del significato di ogni sfida della vita.
Kunkel non si riferisce all’astrologia nel suo libro, ma i ‘seri ostacoli’
che dice esservi sulla strada di tale cooperazione con la vita si applicano
altrettanto bene a chiunque usi Pastrologia come tecnica per l’autosviluppo.

Con l’autoanalisi, si dice, diventeremo ancora più egocentrici.


L ’introspezione ci condurrà a ogni tipo di vanità, finché alla fine la
nostra principale occupazione consisterà nello scrivere un diario, e
il nostro principale interesse risiederà nel diventare un caso più
eccezionale. Ciò avviene quando il motivo originario era troppo
egocentrico. Ma se saranno stati l’insonnia o i problemi coniugali a
darvi l’incentivo, potrete star sicuri che i vostri dolori e dispiaceri vi
126 Oltre la psicologia del profondo

impediranno di diventare un caso interessante. Quindi, sarebbe


meglio attendere finché la situazione sia diventata abbastanza sgra­
devole.

In altre parole, a meno che non vi troviate nell’impellente necessità,


nata da una situazione di vita insopportabile o da scontentezza interiore,
di affrontare voi stessi senza aiuto e di vincere o morire, c’è davvero il
pericolo che uno studio prolungato delle vostre reazioni e dei vostri
problemi psicologici possa condurre a un ‘crampo della coscienza’ (per
usare la splendida espressione di Jung) peggiore di quanto non sia mai
accaduto prima. Aggiungerei che non è solo dall’egocentrismo (in senso
normale) che dobbiamo guardarci, ma da un rafforzarsi delle strutture
della coscienza, una ‘Io-ite’ (infiammazione dell’Io!) dovuta a una
focalizzazione troppo soggettiva e rigida sui problemi della vita.
Questo pericolo è un po’ attenuato dal contatto con un buon psico­
logo e specialmente con un vero guru, perché, attraverso questo contatto,
l’individuo partecipa a una vita più ampia della sua personale, pur con­
centrandosi su quest’ultima. I suoi problemi e i suoi sogni vengono
amplificati e universalizzati e viene data loro una struttura di riferimento
molto più ampia, attraverso l’interpretazione del Maestro e Guida. Alla
fine, lo studioso impara a vedersi attraverso gli occhi del Maestro; e
questa obiettivazione di straordinario valore del proprio Io per mezzo di
un’identificazione temporanea con un Maestro saggio e compassionevole
manca ove vi sia soltanto apprendimento autodidattico.
Le sole alternative a un Maestro in carne e ossa con cui si possano
scambiare pensieri e correnti di sentimenti sono o un Personaggio ideale
spirituale (Cristo o un Maestro) che diviene come una pietra di paragone
obiettiva di gran valore, tanto reale è nello studioso la fede in ciò che egli
rappresenta; o il Cielo astrologico, anch’esso personificazione ideale (di
carattere più astratto) deWordine universale e dell’intelligenza divina. Qui
il pericolo è di costruire un ‘idolo’ e di sostituirlo alla realtà vivente.
Questo è un serio pericolo per lo studioso di astrologia troppo zelante,
che sempre più riferisce le sue esperienze e i suoi più piccoli problemi
alla sua carta natale e alle progressioni, o che erige sempre carte orarie
prima di intraprendere qualsiasi azione. Comportarsi così significa sosti­
tuire un 'immagine esterna di valore alla propria esperienza interiore di
valore. Significa finire col dipendere completamente da un simbolo inve­
ce che dalla realtà vivente.
Proprio come nessun vero psicoterapeuta o Maestro spirituale appro­
verebbe o incoraggerebbe un tale atteggiamento di dipendenza da se
stesso nel proprio cliente o allievo, così dovrebbero essere usate anche le
U autosviluppo e i suoi pericoli 127

carte astrologiche nel processo di autosviluppo della personalità: soprat­


tutto o esclusivamente come una ‘commissione' convocata per risolvere
un problema particolarmente confuso, senza precedenti noti o affidabili.
Nessuno dovrebbe fare a Dio una domanda a cui egli stesso sa rispon­
dere con sincerità. Ciò che dovrebbe fare, invece, è creare in se stesso
una struttura di riferimento alla quale, quasi automaticamente, poter
demandare il problema per chiarimenti e approfondimenti obiettivi, in
modo tale che esso possa essere visto sub specie aeternitatis, vale a dire,
come modello di tutti i cicli vitali, brevi o lunghi (dato che un’eternità è,
in termini concreti, nient’altro che un ciclo completo).
Kunkel menzionava un ostacolo ancora più grave al raggiungimento
del fine dell’autoformazione psicologica: l'integrazione della personalità
totale. E qui incontriamo il concetto piuttosto astruso di ciò che Jung
chiamava l’Ombra. Il concetto sembra a prima vista piuttosto ovvio, ma
viene in un certo senso falsato dal venir collegato, se non addirittura
identificato (per lo meno da Kunkel e da alcuni psicologi junghiani) con
il concetto controverso e ambiguo di ‘male’. Come intendeva Kunkel,
l’integrazione della personalità

...significa l’accettazione e assimilazione di contenuti inconsci, come


desideri rimossi e capacità non sufficientemente sviluppate nella
nostra mente cosciente. Come possiamo farlo? Il nostro Io non
vuole vedere le cose che lo distruggerebbero. La sua resistenza alla
vittoria dell’inconscio è una lotta per la sopravvivenza. Solo una
persona che lo possa obiettivamente aiutare, uno psicologo, un padre
confessore moderno, può superare questa resistenza.
Risposta: Questo sarebbe vero se ci fosse solo un male, un’Om­
bra, un’oscurità. Ma il male è sempre multiforme, e le sue molte
forme sono contraddittorie e antagonistiche. Col tempo l’Ombra,
per esempio l’irritabilità, aumenterà al punto che vi identificherete
con le sue tendenze: “Sono furioso!” , e allora rinnegherete e con­
dannerete il vostro precedente Io, la mitezza e l’autocompiacimento
dello pseudo Cristiano. L ’Io e la sua Ombra sono egualmente mal­
vagi; accusandosi scambievolmente portano alla luce orrori nascosti.
Tutte le nostre devianze e possibilità inconsce diverranno consce se
continueremo a infierire su noi stessi; il che è il vero significato
della parola ‘crisi’. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno, oltre alla
sofferenza, al coraggio e alla pazienza, è una buona, semplice e
chiara psicologia dell’inconscio; una specie di zoologia, che ci inse­
gni come trattare le bestie del nostro Zoo inconscio. Allora il nostro
coraggio crescerà fino a diventare fede, e alla fine saremo in grado
128 Oltre la psicologia del profondo

di affrontare i leoni nella fossa di Daniele. Meno fede avete e più


forte è la vostra resistenza inconscia, e viceversa.

Questa risposta, basata com’è sulla definizione un po’ discutibile che


Kunkel dà dell’Io, lascia molti punti in sospeso. Soprattutto non ci dice
cosa farà colui che cerca la completezza della personalità quando verrà a
trovarsi di fronte alle energie risvegliate del suo inconscio generico e
collettivo, i mostri vendicativi che le sue rimozioni e i suoi timori hanno
procreato nel profondo della sua psiche, tutta l’oscurità che la sua ricerca
della luce ha evocato per inevitabile reazione compensatrice. In molti
casi, questa reazione delle oscure radici della psiche può darsi non sia
così terribile da non poter essere manipolata più o meno ragionevolmen­
te dal viaggiatore solitario sul sentiero dell’autoformazione. Ma in molti
altri casi, il confronto può essere piuttosto terrificante. È necessaria allora
una controazione spirituale da parte di una persona che non solo simbo­
leggi luce e saggezza per il ricercatore confuso, ma che possa realmente
padroneggiare il potere della luce, e sia in grado di incanalare e concen­
trare la ‘Grazia divina’; e discuteremo presto il significato di ‘Grazia’ in
senso occultistico-mistico (come nel Sufismo) come pure nelle tradizioni
religiose.
Il problema principale che incontriamo riguarda così la natura del­
l’Ombra, versione junghiana delle ‘Forze oscure’ dell’occultista. Jung af­
ferma che “incontrare se stesso significa incontrare la propria Ombra”.
Frances Wickes, in The Inner World of Man, aggiunge:

L ’Ombra personale è il lato negativo della coscienza dell’Io. Si


volge verso le forze oscure sconosciute... oscura e confonde le scel­
te del nostro Io. Contiene anche l’energia delle forze oscure neces­
sarie alla nostra vita. Possiede l’intuizione negativa.

La natura dell’Ombra può essere compresa in modo astratto renden­


dosi conto che l’Io è una struttura, e che ogni struttura (o forma) divide
il mondo in ciò che è dentro e ciò che è fuori della struttura stessa. La
coscienza è il contenuto interno della struttura dell’Io; l’inconsapevolez­
za, l’oscurità esterna. L ’Ombra è una conseguenza dell’aver varcato la
soglia che dalla stanza illuminata dell’Io conduce all’oscurità esterna.
Quando si volgono le spalle al mondo illuminato, si scopre che l’oscurità
esterna è come uno ‘specchio nero’ (come quello che usano i pittori per
introdurre una gradazione di valori plastici di chiaroscuro attenuando la
vivacità delle superfici colorate). Questo specchio nero riflette la forma
dell’Io, meno la luce e la vivacità dei normali sentimenti consci che si
L ’autosviluppo e i suoi pericoli 129

hanno su se stessi. Questa forma è l’Ombra, immagine severa, fredda­


mente obiettiva, ostile e spietata di ciò che rende una persona ‘diversa’
da tutto il mondo, ciò che la isola e la spinge a seguire una via partico­
lare e solitaria come risultanza karmica di frustrazioni, timori e azioni
malvagie del passato. Quando vediamo chiaramente e freddamente cosa
il nostro Io è diventato per essersi lasciato imprigionare entro mura
costruite dalle nostre insicurezze e dai nostri timori, diveniamo consape­
voli che esso si è trasformato ‘nell’Ombra’; e questa può essere un’espe­
rienza che fa rinsavire, e, in alcuni casi, può essere terrificante.
È un’esperienza quasi inevitabile nel processo di educazione alla per­
sonalità, perché non vi può essere integrazione e completamento della
personalità senza che alla fine vi sia assimilazione delle forze che sono
all’esterno della nostra struttura dell’Io chiusa entro le mura, in quanto
esse appartengono all’umanità e alla vita universale. Come può allora
l’esperienza esser resa sopportabile e relativamente sicura? Con il ‘proiet­
tare’ quest’Ombra su qualcuno, che l’assorba senza reagire a essa in un
modo occulto ancora più intenso e distruttivo. Questo qualcuno può
essere solo un vero psicologo e Maestro spirituale. In altre parole, se,
quando la personalità che vuole diventare matura apre la porta che condu­
ce all’oscurità esterna dell’inconscio, invece di non vedere altro che uno
specchio nero che le mostra la sua Ombra, vede l’immagine del suo
Maestro, allora ‘proietta’ l’Ombra sul suo Maestro, si arrabbia con lui, gli
dà la colpa di tutto ciò che succede, magari lo vede persino come un
traditore. Questa può essere un’esperienza tragica, a cui si fa spesso
riferimento come al ‘transfert’ psicologico, ma non è così spaventosa
come sarebbe l’esperienza di incontrare il ‘male’ personificato come ri­
flesso del proprio Io. L ’esperienza sarebbe disastrosa se il Maestro, in­
consapevole di ciò che sta accadendo, reagisse con rabbia alla proiezione
e riproiettasse l’immagine malvagia nuovamente sul suo discepolo, e questo
è esattamente ciò che accade ogni volta che proiettiamo la nostra Ombra
su qualcuno meno spirituale, meno compassionevole e più facile da pro­
vocare (un amico, o il compagno della nostra vita, per esempio). Ma il
vero Maestro capisce; e, ricambiando amore (o magari impazienza) per
male, fa in modo che al suo discepolo sia possibile abituarsi gradualmente
all’antico (dal punto di vista dell’incarnazione) male o, più normalmente,
all’egoismo che ha modellato l’Io del discepolo; e a non averne paura. Il
discepolo finisce con Faccettare ciò che egli è come Io, senza troppo
sconforto o paura; allora, col tempo, riuscirà a vedere, al di là di questa
Ombra, l’aspetto del suo vero Sé, nel quale (secondo il concetto junghiano
di Sé) inconscio e conscio sono complementari, come l’esterno di ogni
forma è complementare all’interno.
130 Oltre la psicologia del profondo

Questo dramma misterioso tra discepolo e Maestro spirituale è stato


simboleggiato in alcuni riti religiosi antichi da un ‘sacrificio’. Il Maestro
dava al discepolo un coltello consacrato, con il quale il discepolo doveva
ucciderlo simbolicamente pugnalandolo; e il ‘potere’ magico del Maestro
possedeva l’anima del discepolo, che diveniva così ‘iniziato’. Questo tema
del sacrificio non si trova solo nelle antiche religioni (particolarmente
l’ebraica), ma è in realtà la sostanza stessa del concetto del Sacrificio di
Cristo attraverso la Crocifissione. Ciò che esso significa, psicologicamen­
te, è che Cristo venne a focalizzare, nella Sua persona, tutte le forze
dell’inconscio di un’umanità vincolata dall’esclusivismo personale-razziale
inerente nel vecchio stato tribale di cultura e di religione, nel momento
in cui questa umanità era diventata collettivamente pronta a iniziare la sua
‘educazione alla personalità’. In questo modo Cristo discese all’‘inferno’
e ‘redense’ l’antico male collettivo dell’umanità, cioè fece sì che la gente
potesse affrontare senza troppi rischi l’immagine dei propri peccati
ancestrali di separatività e orgoglio e, (alla fine) potesse assimilarli in
chiara consapevolezza. Cristo è, in quel senso, il Maestro spirituale del­
l’uomo collettivo. Nel Suo nome, il ‘Guardiano della Soglia’ collettivo
dell’umanità è potenzialmente vinto. È comunque compito del ricercato­
re individuale che vuole raggiungere la completezza e maturità della per­
sonalità, emulare Cristo: prendere la Sua croce e seguirlo all’‘inferno’ e
risorgere, vincere l’Ombra assorbendola nel nome di Cristo, per mezzo
del potere della Grazia divina, lo Spirito Santo di Verità e di Compren­
sione che, secondo la tradizione cristiana, scese sugli Apostoli alla Pen­
tecoste.
Nei casi ordinari l’esperienza dell’Ombra non è così spaventosa come
alcuni romanzi occulti l’hanno descritta, per la semplice ragione che la
maggior parte delle persone apre la porta del proprio inconscio in modo
molto esitante, e la richiude dopo la prima sbirciatina nell’oscurità che
c’è al di là. Ciò dipende da mancanza di coraggio e di fede, oltre che da
istinto di conservazione. Inoltre, l’Ombra è, di solito, strettamente perso­
nale; cioè è limitata al campo che Jung chiama ‘inconscio personale’,
distinguendolo dall’inconscio collettivo. Il primo ha a che fare solo con
qualsiasi negatività un individuo abbia accumulato (attraverso paura, fru­
strazione, rabbia, ecc.) dalla nascita in poi; ma il secondo è formato dalla
negatività di un’intera razza o popolo, di un’intera famiglia, o di una
lunga serie di ‘vite’ (se si crede nella reincarnazione della ‘scintilla divina’
all’interno di una serie di personalità). Quando il male che un discepolo
incontra sulla soglia è radicato in antichi fallimenti collettivi, allora dav­
vero il confronto può essere tragico. Ma difficilmente accade in forma
individualizzata, eccetto che ad anime forti e audaci che al medesimo
U autosviluppo e i suoi pericoli 131

tempo si trovino unite alle forze trascendenti della luce. Allora la persona
diventa un campo di battaglia, e il suo compito principale è rimanere
salda e con chiara fede, lasciando che Dio dentro di lei sia il guerriero,
come è detto nella Bhagavat Gita.
Può anche accadere, naturalmente, che una persona sia costretta ad
affrontare l’Ombra incarnata, non come individuo ma piuttosto come
membro di una nazione, di una classe sociale o di un gruppo religioso.
Può darsi che sia un ebreo torturato in un campo di concentramento
nazista solo perché ebreo, o un operaio francese della metropolitana il
cui senso del valore spirituale collettivo lo ha costretto ad affrontare il
male accumulato di un popolo invasore che si era collettivamente votato
all’Ombra. In questi casi, l’individuo si trova davanti alla sfida di svilup­
pare la propria forza di resistenza e di sopportazione contro una pressio­
ne collettiva spaventosa, o di trovare la propria luce personale chiaman­
do a raccolta tutta la propria voglia di vincere. Ogni volta che si vive un
tale confronto con mali più che personali, è normale scoprire che, in
termini astrologici, Nettuno e Plutone sono fortemente attivi. L ’intero
nostro secolo, il ventesimo, è un caso notevole di questa tesi, perché,
quando iniziò la serie degli anni 1900 (a mezzanotte del 1° gennaio
1900), Nettuno e Plutone (ancora in larga congiunzione in Gemelli) for­
mavano un’opposizione in nona casa a un ammasso planetario in Sagit­
tario (Giove, Urano, Mercurio, Saturno), Capricorno (Sole, Luna, Marte)
e nei primi gradi dell’Acquario (Venere).* E poiché Plutone era allora
ancora sconosciuto, l’accento conscio, perlomeno fino al 1930, fu posto
sul potere nettuniano di dissoluzione: la dissoluzione di una struttura
obsoleta di feudalesimo e imperialismo europei entro la mente intellet­
tuale (Gemelli) dell’uomo occidentale. Quando nel 1942 Urano giunse ad
attivare le posizioni che nel 1900 avevano Nettuno e Plutone, scoccò il
momento della liberazione di nuove forze nell’umanità (energia atomica)
e di una nuova prospettiva in persone che avevano affrontato la sfida di
Nettuno e Plutone in Gemelli nelle loro carte natali (quelli nati all’incirca
tra il 1888 e il 1902).
Il normale incontro con l’Ombra nell’individuo medio che tenta di
diventare una personalità matura dovrebbe però essere interpretato nel
modo più significativo, non secondo aspetti eclatanti di Nettuno e Plu­
tone, che possono non necessariamente essere collegati con tali esperienze

* Dal punto di vista storico, si può dire che il ventesimo secolo sia cominciato solo
col primo gennaio 1901; ma fu con il cambiamento di cifre dal 1800 al 1900 che
venne realmente attivata nella coscienza di massa dell’umanità la nuova vibrazione 19,
che è ciò che veramente conta.
132 Oltre la psicologia del profondo

di oscurità, ma in rapporto airapproccio dell’individuo con la sua carta


natale, i suoi transiti e le sue progressioni. La particolare qualità di que­
sto approccio caratterizza ciò che egli veramente è come personalità matura
e in via di evoluzione, perché esso esprime come l’individuo stesso riesce
a orientarsi in rapporto alla propria crescita e al processo di scoperta di
sé. E, come abbiamo già visto, “l’incontro con la propria Ombra è l’in­
contro con se stesso” , con se stesso, cioè, meno i graziosi ornamenti, le
lusinghe, la pompa e le dolci illusioni che sono state costruite attorno
all’Io. Così, si incontra l’Ombra ogni volta che si è costretti ad affrontare
l’aspra sfida dell’orgoglio o delle circostanze che distruggono la felicità,
o gravi pressioni interiori che costringono a mettere in discussione ciò
che era stato comodamente dato per scontato. E questo in astrologia
significa in particolare: affrontare ‘cattivi’ aspetti.
E con ciò, ci occupiamo di un fattore fondamentale in astrologia, che
di regola è stato costantemente ignorato. Ci occupiamo del fatto che lo
studio concentrato e volenteroso della propria carta (e particolarmente
delle configurazioni planetarie che stanno per maturare, per transiti o
progressioni) è destinato a costringere le potenzialità della vita individuale
a realizzarsi più completamente; in questo modo intensificando il cosiddetto
‘male’ oltre al cosiddetto ‘bene’ nella personalità individuale. E, poiché gli
esseri umani sono di solito più colpiti dal ‘male’ che dal ‘bene’ e vi
reagiscono in modo più decisivo, se una persona cerca di realizzare la
conoscenza di sé attraverso lo studio della sua carta natale, con una fede
intensa nella validità dell’astrologia, questo studio molto spesso porta a
un intensificarsi di confronti karmici. Ed è giusto che sia così, perché
questo intensificarsi di dolore e tragedia per la concentrazione del karma
è parte inevitabile del processo di purificazione e purga (catarsi) dell’Io.
E questo processo è la prima manifestazione del fatto che 1’‘educazione
alla personalità’ sta acquistando velocità e divenendo efficace.
Come ha scritto a proposito Jung:

Il timore che la maggioranza degli esseri umani prova nei riguar­


di della voce interiore (quella che stabilisce la propria ‘vocazione’ e
porta al processo di educazione psicologica) non è così infantile
come si potrebbe supporre... Ciò che la voce interiore ci rende
chiaro è di solito qualcosa che non è bene, ma male. Deve essere
così, prima di tutto per la ragione che siamo generalmente inconsci
non tanto delle nostre virtù quanto dei nostri vizi, e poi perché
soffriamo meno per il bene che per il male.
Il carattere della voce interiore è ‘luciferino’, nell’accezione più
esatta e univoca del termine ed è questo il motivo per cui mette
Vautosviluppo e i suoi pericoli 133

l’uomo a faccia a faccia con decisioni morali definitive senza le quali


non potrebbe mai raggiungere consapevolezza e diventare una perso­
nalità. Nel modo più inesplicabile, il sublime e l’infimo, il migliore e
il più atroce, il più vero e il più falso sono mescolati assieme nella
voce interiore, che in questo modo spalanca un abisso di confusione,
inganno e disperazione (.U integrazione della personalità).

Possiamo vedere nella nostra carta natale l’equivalente astrologico della


nostra Voce interiore’, perché la carta costituisce una registrazione sim­
bolica (una ‘firma’) della nostra legge di vita individuale, così come il
Grande Architetto dell’Universo l’ha tracciata come progetto nel cielo
della nostra nascita come organismo vivente indipendente. La carta nata­
le rappresenta la condizione della totalità universale in forma indi­
vidualizzata. L ’individuo è quella forma. La sua carta natale è l’ideogramma
della sua individualità. Il suo compito (<dharma) è incarnare questa forma
astratta in una personalità concreta e sana. Nel senso in cui Jung usò
questo termine, la personalità significa “realizzazione, completezza, voca­
zione realizzata, inizio e fine e completa comprensione del significato
dell’esistenza innato nelle cose”. E per realizzare questo innato ‘significa­
to dell’esistenza’ dobbiamo essere obiettivi nei suoi confronti.
Essere obiettivi verso le cose che ci piacciono e verso il nostro Io
implica un processo di distacco che, a sua volta, implica (quasi inevitabil­
mente) sofferenza e l’esperienza del male o contraddizione. Il Male, come
è visto nella tradizione europea, è l’avversario di Dio. È Dio invertito o
negato. Il Male si erge eternamente contro tutti i valori stabiliti e perciò
statici, contro ciò che normalmente consideriamo pace, legge e ordine,
salute e felicità. Ma proprio perché nega ciò che è, il male può essere
necessario per costringerci a rinunziare al ‘bene’ per il ‘meglio’.

Qualcosa di buono non è purtroppo eternamente buono, perché


altrimenti non ci sarebbe niente di meglio. Se dobbiamo fare spazio
al meglio, allora dobbiamo metter da parte il bene. È per questo
che Meister Eckhart ha detto “Dio non è buono, altrimenti potreb­
be essere migliore” {Vintegrazione della personalità).

Nella sua primissima manifestazione, il ‘meglio’ spesso prende le


sembianze del male, perché è spostato dalla corretta prospettiva e deviato
dal suo aver luogo in una struttura di riferimento non pertinente. Ciò
produce timore nelle menti e nelle anime ancora legate a questo schema
di riferimento ormai obsoleto; esse reagiscono in modo violento e irragio­
nevole, dando così alle prime manifestazioni instabili e rudimentali del
134 Oltre la psicologia del profondo

nuovo la caratterizzazione di male. In realtà, la natura malefica di qual­


siasi nuovo sviluppo vitale coerente con la crescita umana è espressione
della resistenza e dei timori di quelle forze (nella società come nell’indi­
viduo) la cui posizione di privilegio dipende dalla conservazione del vec­
chio ordine.
In astrologia, questa resistenza e la lotta necessaria a superarla sono
rappresentate da quadrati planetari. Il quadrato tra due pianeti si ha a
metà strada tra la congiunzione e l’opposizione dei pianeti stessi. Gene­
ralizzando i termini associati con le fasi della Luna (cioè gli aspetti tra
Sole e Luna), si può dire che il tipo di quadrato ‘primo quarto’ (dalla
congiunzione all’opposizione) rappresenta un rifiuto dell’Io e della volon­
tà di adattarsi alle inevitabili conseguenze del nuovo balzo evolutivo
avvenuto quando i due pianeti erano stati in congiunzione. D ’altra parte,
il tipo di quadrato ‘ultimo quarto’ (dopo l’opposizione) rappresenta il
rifiuto della mente conscia di lasciarsi fecondare dalla nuova visuale che
si era prodotta durante l’opposizione (il tipo di illuminazione da ‘pleni­
lunio’). Questi rifiuti arrivano a un acme al tempo degli aspetti di
quadratura, e questo acme libera un’Ombra, poiché l’ormai cristallizzato
passato blocca ostinatamente la volontà nuova o la luce nuova, agitandosi
contro l’inevitabile (sebbene, purtroppo, spesso tragicamente dilazionato)
trionfo dell’Energia creativa nell’individuo o nella società. L ’unico modo
di dissipare quest’Ombra e la paura che essa ispira, è assorbire e assimi­
lare l’Energia creativa che è Luce. Questa è ‘teosintesi’, un processo che
è il nucleo vitale di ogni vera autoeducazione alla personalità; ciò trasmuta
la paura in fede, le folate di tragedia in benedizioni della Grazia che
emana dal cuore dell’essere divino in cui compassione e onnipervadenza
sono diventate la Legge irrevocabile della loro natura.
14
L ’approccio astro-psicologico all’autosviluppo:
dalla totalità maggiore alla totalità minore

Di tutti i grandi nemici dell’uomo, il più grande è la paura. Abbiamo


visto come la paura nasce nel processo di sviluppo della personalità
quando la persona che sta maturando si trova a dover affrontare l’ombra
gettata dal suo rifiuto di rispondere positivamente all’esigenza di un nuovo
genere di vita e di coscienza. Quando tali rifiuti si sono accumulati per
una lunga serie di cicli, in una particolare civiltà o in una persona di alto
sviluppo spirituale, il confronto con l’Ombra può davvero diventare un
cataclisma; ma nella grande maggioranza dei casi individuali, l’incontro
con l’Ombra è un’esperienza meno drammatica e consiste in un terrore
in qualche misura incontrollabile dell’ignoto, che ci fa rifuggire dal var­
care arditamente quella soglia che, per l’ampia vastità dell’inconscio, ci
immette nel regno delle misteriose forze generiche e collettive (o
‘Archetipi’) che Goethe nel Faust chiamò il ‘regno delle Madri’. Queste
forze non individualizzate, universalmente ‘umane’ o anche cosmiche,
sono davvero le ‘Madri’ della personalità individuale finalmente matura;
le conferiscono consistenza ed energia, e vita psichica e mentale. Ma
prima che queste forze possano veramente agire come ‘Madri’ di una
certa personalità individuale, si devono ‘impregnare’ di spirito divino;
poiché, senza tale fecondazione, la loro creazione è destinata a restare
senza forma spirituale e senza significato evolutivo, semplice proliferazione
di sostanza psichica che si moltiplica in modo insensato in vista dell’ine­
vitabile disintegrazione. La fecondazione spirituale - la discesa dello Spirito
creativo nell’anima consacrata (“Maria”) - può essere bloccata dalla pau­
ra. L ’Io può indietreggiare di fronte alla Prova Divina, e serrare strette le
porte delle sue strutture psichiche e mentali. Ma allora il ‘non avvenuto’
è destinato a diventare distruttivo. Il ‘male’ è l’ombra del bene che non
si è lasciato accadere, l’aspetto della nostra vita non vissuta.
La pratica devota ed entusiasta (forse troppo entusiasta!) dell’astrolo-
gia in rapporto con la propria vita spesso tende a dare origine a un
136 Oltre la psicologia del profondo

timore insistente, anche se difficile da concretizzare: il timore dei ‘cattivi’


aspetti. Come è stato già detto, lo studio fervido e concentrato della
propria carta natale e delle progressioni deve necessariamente intensifica­
re qualsiasi cosa la carta contenga. Essendo l’attenzione della personalità
consapevolmente concentrata sulle potenzialità che la carta rivela, queste
potenzialità sono di conseguenza costrette a manifestarsi realmente con
maggior forza. Chiunque si trovi sotto i riflettori si rivela nei suoi aspetti
migliori o peggiori! La luce è energia; la consapevolezza genera energia.
Essere consapevoli di una lontana possibilità significa attivare il suo per­
venire a un fuoco di manifestazione. Il punto essenziale è, però, che
nessuna possibilità di tal genere include come fattore predeterminato e
stabilito il significato umano di ciò che esso sarà una volta attualizzato.
Ogni possibilità può estrinsecarsi in una realizzazione positiva o negativa.
Il timore tende a fare di essa una manifestazione negativa; la fede la
trasforma in un fatto positivo. Il timore, come prima reazione o impres­
sione, può non essere evitabile; ma se il timore può essere trasformato in
fede prima che la potenzialità venga attualizzata, non ne conseguirà alcun
male. Anzi, è per mezzo delle ripetute trasmutazioni del timore dei cam­
biamenti imminenti in fede nello spirito creativo di rinnovamento, che la
personalità raggiunge maturità individuale e forza; perché raggiungere la
maturità significa aver vinto il timore della responsabilità e quello di
perdersi in un Sé più grande. Il potere di una persona è il potere guada­
gnato sulle energie rudimentali della natura che eternamente e fatalmente
scorrono verso il basso verso un livello costante (‘entropia’). La vera vita
della personalità è una vita di vittorie sempre rinnovate; non ci sono
vittorie definitive.
Il problema centrale dell’educazione alla personalità è quindi la tra­
sformazione della paura in fede. In termini astrologici, ciò significa ac­
quisire un atteggiamento costruttivo verso i propri aspetti ‘cattivi’, e ver­
so ogni caratteristica cosiddetta cattiva o sfortunata nella propria carta
natale. Chiunque sviluppi o accentui un atteggiamento negativo di timore
nei confronti di uno o di tutti questi fattori astrologici, risveglia, conso­
lida e conferisce ulteriore potere all’Ombra. ‘Incontrare l’Ombra’ è in­
contrare se stessi, ma se uno affronta se stesso con coraggio e con fede
nel Sé, l’Ombra svanisce. Svanisce quando è presa tra due fuochi: il fuoco
del proprio coraggio e lo splendore della Grazia di Dio.
Questo principio è fondamentale in ogni valida educazione di se stessi.
L ’unico modo di assorbire un’ombra è (come ogni fotografo sa) porla tra
due fonti di luce. Notate bene! Non aumentare l’intensità di una fonte,
per quanto spirituale o divina. Se Dio, o qualsiasi grande ‘maestro di
compassione’ apparisse tra di noi, la luce che Egli emanerebbe genere­
Dalla totalità maggiore alla totalità minore 137

rebbe le ombre più nere, a meno che la gente non potesse contrapporGli,
almeno in qualche misura, la propria luce. Ecco perché ogni volta che gli
Avatar (o Manifestazioni) di Dio appaiono sulla terra (in forza di un’in-
sopprimibile necessità evolutiva), essi suscitano immediatamente opposi­
zione in almeno alcune persone; essi spingono To’ ostinati all’odio irra­
zionale e alla pazzia. Martiri soccombono a spaventosi carnefici quando,
messi di fronte alla Luce divina, coloro che si attaccano disperatamente
ai propri vecchi privilegi e ai propri idoli culturali, sono costretti, dallo
stesso terrore generato in loro da questa Luce, a compiere i misfatti più
orrendi. Per questi misfatti, secondo i vecchi insegnamenti gnostici, ogni
essere Cristico deve soffrire ed espiare (come pure per i fallimenti dei
propri discepoli accettati), poiché i crimini più neri sono in diretta pro­
porzione alla fulgente intensità della Luce. Per questa ragione, nessuna
personalità divina rivelerà la sua luce a coloro che hanno ‘Io’ rigidi, a
meno che non debbano farlo per uno scopo evolutivo di tutta l’umanità,
conoscendo bene i tragici effetti di una simile rivelazione, e il sacrificio
che essa esigerebbe.
Se, invece, una persona ha una forte luce nella propria anima, allora
quella luce dovrebbe splendere di più in risposta allo splendore divino,
e, come conseguenza, l’intera struttura della sua psiche diventerebbe tra­
slucida e si trasfigurerebbe. Questa capacità di diventare traslucida e
trasfigurata è la capacità di una persona di assimilare la Grazia divina (in
greco Charis, da cui Carità), ciò che il mistico Sufi chiama il baraka del
Maestro, o ciò che Sri Aurobindo definisce come forza-Madre. Il proces­
so di assimilazione di questa discesa di Grazia da un grande cuore com­
passionevole può anche essere chiamato un processo di teosintesi, analo­
go al processo vitale nel regno vegetale conosciuto come ‘fotosintesi’. La
fotosintesi è il processo per il quale le foglie verdi di una pianta, per
effetto dei raggi di luce, trasformano chimicamente l’anidride carbonica
e l’acqua dell’atmosfera negli zuccheri o amidi (carboidrati) necessari alla
crescita della pianta e, indirettamente, alla crescita degli animali che si
cibano delle piante. Attraverso questa trasformazione chimica (e soltanto
attraverso questa!) l’energia del Sole viene ‘fissata’ nella pianta, assimilata
e resa disponibile per il mantenimento di tutta la vita sulla terra. Questa
è la funzione essenziale del regno vegetale nell’economia della vita ter­
restre.
Allo stesso modo, vi è nella natura umana qualche elemento che ha la
capacità di ‘fissare’ e assimilare l’energia dello spirito che emana dagli
Esseri ‘divini’. L ’energia diffusa dello spirito universale è assorbita dal­
l’organismo umano attraverso il respiro; e possiamo parlare qui di ‘pneu-
masintesi’ (da pneuma che significa sia respiro sia spirito), un processo di
138 Oltre la psicologia del profondo

assimilazione nel quale i globuli rossi del sangue umano giocano una
parte analoga a quella che compie la verde clorofilla delle foglie. Ma,
accanto a questo processo di assorbimento spirituale, che è stato consi­
derato da alcuni occultisti come il fattore fondamentale che renderà
possibile (a tempo dovuto) la differenziazione dell’Io e l’individuazione,
si dovrebbe anche parlare del processo di ‘teo-sintesi’, che opera a un
più alto livello come pura coscienza e ‘sostanza mentale’. La parola greca
theos significa ‘dio’, ma non si riferisce necessariamente al concetto cri­
stiano di un Dio personale. Nei Vangeli, i termini ‘Regno dei Cieli’ (una
traduzione del greco makarios che significa ‘il cielo’) e ‘Regno di Dio’
sembrano essere interscambiabili. Theos è cosmos considerato come uni­
tà. Questa unità può essere tanto microcosmica che macrocosmica. Così,
a un alto stadio di sviluppo spirituale, una persona può irradiare energia
‘divina’ (il haraka del Maestro Sufi) esattamente come fa Dio, la cui
‘Grazia’ si manifesta come Spirito Santo. Un essere umano che è stato
imprigionato nelle mura del suo Io, si esclude da queste ‘onde-dono’
d’Amore e di Compassione divina. Egli è allora come una pianta che
cresce in una grotta buia.
Per mezzo di questo processo di teosintesi, la mente umana, nell’orga­
nismo spirituale del Sé individualizzato e consapevole, ‘fissa’ l’energia
della Grazia divina, come la foglia fissa l’energia dei raggi di sole in
granuli di clorofilla. È questa energia che nutre il ‘Corpo di Cristo’ (o,
nella filosofia buddhista e taoista, il ‘Corpo di Diamante’) all’interno di
ogni essere umano che sia spiritualmente pronto a dargli vita ‘nel suo
cuore’. Questo esser pronto è misurato dalla qualità oltre che dall’inten­
sità della fede di questa persona. Fede in cosa? Non in un Dio personale
che dispensa salvezza all’anima peccatrice; ma fede nella 'pienezza spiri­
tuale' della Totalità universale all'interno della quale l'individuo giunge a
sperimentare se stesso come partecipe. La carta natale di una persona,
quando è compresa profondamente, è un’espressione localizzata e indivi­
dualizzata di questa pienezza spirituale onnicomprensiva, il pleroma
(pienezza spirituale) dell’intero cielo focalizzato sul punto di nascita al­
l’esatto momento del ‘primo respiro’. Il processo di teosintesi è l’assimi­
lazione delVidea di Dio (archetipo) che la carta natale formula in schemi
geometrici nel cielo, e déTEnergia di Dio che è stata diffusa attraverso
questo cielo di nascita (e viene continuamente ceduta attraverso di esso)
e tutte le sue progressive modificazioni, se volgiamo la mente a Dio con
fede, come la foglia verde si volge verso il Sole fisico.
La parola Dio può essere sostituita qui da molte altre. Ciò che sto
discutendo è psicologia vera e propria. È anche astrologia, una volta che
l’astrologia venga vista come metodo di autosviluppo e come via per la
Dalla totalità maggiore alla totalità minore 139

realizzazione delXarmonia essenziale (piuttosto che della ‘legge’) del no­


stro essere individuale. Il nucleo di questa realizzazione è il processo di
teosintesi, l’azione della totalità maggiore sulla totalità minore, l’uomo
come individuo, e la risposta di questa persona individuale alla discesa di
forze cosmiche focalizzate consapevolmente attraverso la lente di una
mente chiara e aperta. Ma questo processo di realizzazione sarebbe senza
significato se l’astrologo non avesse un approccio distico alla carta nata­
le. L ’assenza di un tale approccio può viziare totalmente qualsiasi cono­
scenza tradizionale di carattere psicologico ci sia stata trasmessa dalle età
arcaiche, prima che divenisse personalizzata in Grecia e Alessandria,
Il primo principio fondamentale di questo approccio olistico si può
enunciare come segue: Il solo vero e valido ‘io’ è quello che include la
totalità della personalità, vale a dire la totalità della carta natale. Chiun­
que, guardando un fattore singolo nella sua carta natale, dica: “Io sono
questo o quello”, commette un peccato fondamentale contro l’unità, che
significa ‘santità’, integrità e salute. È su per giù lo stesso che quando il
capo di una nazione, o il suo potere esecutivo, identifica il proprio ruolo
con gli interessi e i pregiudizi di una classe o di un gruppo soltanto della
nazione. Ogni pianeta nella carta natale è un potenziale ‘gruppo di pres­
sione’ che cerca non solo di attirare l’attenzione dell’Io (il governo), ma
di influenzarne i giudizi e le decisioni. Ogni funzione della personalità
cerca di essere la funzione dominante attorno alla quale ruota ogni altra
funzione o sentimento. Identificandosi con una simile funzione dominan­
te, l’Io fa perdere equilibrio e armonia all’intero organismo della perso­
nalità. Questo è causa di molta se non tutta, infelicità personale e, in un
certo senso, è la fonte del male, la conseguenza del confondere la parte
con il tutto.
Nella persona media psicologicamente non sviluppata, una funzione
dopo l’altra usurpa le prerogative dell’i o ’ e costringe questo ‘io’ a iden­
tificarsi con essa. L ’‘io’ è così come un turacciolo che galleggia disorien­
tato sulla superficie di uno stagno agitato da venti che soffiano da tutte
le direzioni. Non vi è stabilità, nessuna possibilità che il proposito divino
della personalità diventi visibile all’Io, il cui unico compito è di evitare di
spaccarsi in tanti frammenti. Se, però, l’Io riesce a mantenere un fermo
controllo della situazione psicologica, può trovarsi portato ad agire come
capo dinamico; ma, in tal caso, ciò che realmente avviene è che egli
governa sotto la forza costrittiva di qualche movente particolare che esclu­
de gli altri moventi fondamentalmente essenziali alla completezza e alla
salute della personalità. Per esempio, il governo dell’Io può darsi riceva
le direttive e le sue caratteristiche speciali da una passione dominante,
come l’avidità o il fanatismo o la moralità puritana. In ogni caso, l’Io
140 Oltre la psicologia del profondo

governa reprimendo alcune parti o funzioni vitali dell’organismo totale


della personalità. Il risultato può essere una vita straordinaria, condotta
da un’energia concentrata verso una finalità stabilita. Ma non è una vita
‘sana’. È una vita da fanatico, in cui Dio non può di solito manifestarsi,
perché Dio è assoluta Armonia. Il processo di teosintesi non può operare
adeguatamente o completamente in una vita simile, perché l’essenza della
divinità è caratterizzata soprattutto dalla sua qualità di armonia, il suo
ritmo equilibrato. Anche se tale essenza potesse essere assimilata dall’ani­
ma, si deteriorerebbe immediatamente, avvelenata dalla veemenza discor­
dante della vita fanatica. Ogni tipo di fanatismo rende impossibile rag­
giungere la condizione di personalità completa e spiritualmente matura.
Tuttavia devo aggiungere che, nel processo di differenziazione e indivi­
dualizzazione della struttura dell’Io, la devozione esclusiva a un partico­
lare fine, per quanto limitato e ristretto, è spesso una necessità tempora­
nea. È forse una necessità, ma deve essere considerata una tragica neces­
sità, perché inevitabilmente conduce alla formazione di una profonda
ombra, che a sua volta dovrà essere assorbita e neutralizzata da un gioco
di luci quando l’anima sarà guarita dal suo fanatismo al punto di essere
in grado di assorbire luce per teosintesi e uguagliare gradualmente con la
propria luminosità la luce che proviene dalla Fonte divina.
Ciò che sto discutendo qui è il processo di sviluppo verso l’armonia e
la completezza, un processo che deve tenere in considerazione ogni ele­
mento contenuto nella carta, e che è orientato verso una percezione
intuitiva della carta nel suo insieme. La carta è un ‘accordo’ di energie e
di funzioni. Ciò che conta in essa, non sono le note che compongono
l’accordo considerate come fattori isolati, ma l’armonia dell’insieme.
Quindi, l’astrologo che è sulla via dell’integrazione personale dovrebbe
innanzi tutto stabilire nella sua coscienza una comprensione ‘armonica’
dell’insieme della sua carta natale. Questa comprensione non deve esclu­
dere nulla; nulla deve essere considerato cattivo, o sfortunato, o partico­
larmente difficile. Allo stesso modo, nessuna carta natale deve essere
considerata unica. È una formula per raggiungere l’integrazione; non è
‘unica’. Usando questa carta come principio di armonizzazione, l’indivi­
duo può diventare una totalità integrata; ma lo possono anche altre per­
sone nate alla stessa ora o quasi. Non c’è nulla di ‘spettacolare’ in nes­
suna carta natale. Nessuna è in se stessa ‘migliore’ o ‘più fortunata’ di
nessun’altra. Alcune disegnano una via relativamente più facile di altre,
ma ogni persona possiede, latente in sé, il potere necessario ad armoniz­
zare la propria personalità e fare di essa un calice in cui ricevere il potere
che incessantemente emana dalla Totalità cosmica alla coscienza ricettiva
dell’uomo. Se il compito è più duro, il potere è incommensurabilmente
Dalla totalità maggiore alla totalità minore 141

più grande: la proporzione tra la difficoltà e il potere necessario a supe­


rarla è fondamentalmente la stessa in tutte le persone. Nel campo dello
sviluppo della personalità, è ciò che la velocità della luce (C) è nella
formula di Einstein, E = MC2, che misura il rapporto tra energia (E) e
massa (M). È una ‘costante’ del mondo spirituale, il mondo della Grazia
divina, che significa, della luce.
Nel suo libro che già abbiamo citato, Kunkel analizza alcune delle
principali difficoltà che devono essere superate nel processo di
autoformazione: Come possiamo “liberarci dell’Io o dell’idolo” e “trova­
re il nostro vero centro”; come trascendere sia la ribellione contro le
leggi morali o i comandamenti di Dio sia la passiva acquiescenza a essi;
come navigare tra le pericolose rupi dell’‘incondizionata espressione di
sé’ e della ‘rimozione’. Kunkel offre come metodi fondamentali ciò che
egli chiama ‘meditazione confessionale’ (accompagnata da ‘sacrificio con­
sapevole’) oltre al suo polo complementare, l’‘addestramento positivo’. E
aggiunge queste parole caratteristiche: “Che cos’è che Dio vuole che voi
scopriate, capiate, o facciate? Questa domanda è il primissimo inizio
della vostra reazione spirituale”. Dal punto di vista astrologico ciò signi­
fica: Che cos’è che questa carta natale vuole che io (che sono la sua
totalità) scopra, capisca, faccia? Perché questi quadrati? A quale rifiuto
di agire o rifiuto di capire ed essere illuminati si riferiscono? E quando
questo mio Sole progresso incontrerà il mio Nettuno natale, quale miste­
riosa alchimia della coscienza dovrò imparare a esprimere; con quale
metamorfosi dell’Io devo ‘io’ cooperare, ‘io’ che sono Io, eppure molto
di più che Io, ‘io’ che sono potenzialmente il Sé totale onnicomprensivo.
Il Sole natale non è il Sé. È solo il simbolo celeste della fonte di
energia del Sé, cioè dello spirito. Il Sé è l’intero cielo di nascita localiz­
zato e focalizzato nel tempo e nel luogo del nostro primo respiro. Questo
Sé è Dio in noi, la totalità universale focalizzata nel nucleo del nostro
essere totale come individui. Quando studiamo un qualsiasi evento (pas­
sato, presente, o adombrato nel futuro), „un qualsiasi tratto del nostro
carattere oppure un qualsiasi fallimento, sfortuna, o sogno ricorrenti, il
nostro studio deve sempre fare riferimento a questo Sé, a questa totalità
che potenzialmente siamo, ma che dobbiamo diventare ed esprimere in
concreto. Ogni pianeta o configurazione di pianeti, siano essi cosiddetti
malefici o benefici, è una via al nostro Sé> e mentre percorriamo con­
sapevolmente e deliberatamente queste strade, non dovremmo mai per­
dere di vista il complesso della carta, e mai perdere fiducia nella nostra
capacità di raggiungere quel fine e diventare la totalità armoniosa del
nostro essere, il Sé in noi.
Il mistico cristiano parlava della “pratica della presenza di Dio”. L ’astro­
142 Oltre la psicologia del profondo

logo, nella sua ricerca della totalità psicologica e spirituale, potrebbe ben
tentare di non perdere mai di vista la Presenza del Cosmo, di cui l'intero
firmamento è la potente Immagine e il simbolo. Noi non possiamo (tran­
ne che in un planetario) sperimentare nella realtà e in modo visibile il
nostro cielo natale; ma possiamo visualizzare la nostra carta natale a due
dimensioni, ed evocare quello che in noi è l'Archetipo del Sé. Possiamo
vivere in presenza del Cielo. È questo che significa, etimologicamente, la
parola ‘considerazione' (da sidera, stelle). ‘Considerare' significa letteral­
mente unirsi alle stelle. Significa sentire, pensare e agire dalla vibrante
completezza di ogni momento, di ogni situazione, e della nostra natura
individuale. Significa porre noi stessi e tutto ciò che è nostro sotto lo
schema di riferimento del Cielo totale. E per Cielo totale io intendo non
solo il firmamento visibile, ma anche quelle parti dell'intero universo che
possono essere viste solo dagli antipodi; cioè, il ‘mondo interiore' del
profondo perennemente complementare al ‘mondo esteriore' delle som­
mità, il mondo interiore che è anche noi, perché siamo eternamente il
Tutto, sperimentato da un particolare punto. Comprendere ciò significa
aprire il proprio essere totale alla discesa di una Luce trasfigurante, as­
similare quella Luce attraverso il processo spirituale di teosintesi. Col
fare ciò, anche noi, come piante verdi, possiamo cambiare l'atmosfera
della Terra. Possiamo procurare ‘cibo’ per la moltitudine di Io ancora
non completi e discordanti anelanti alla pace e all’armonia.
Parte Terza

Prospettive astro-psicologiche
15
Gastrologia psicoanalizzata

Chiunque conosca anche solo superficialmente la psicoanalisi o la ‘psi­


cologia analitica’ di Jung sa che in questi metodi per la conoscenza della
natura umana si dà molta importanza alTlmmagine Materna e all’Imma­
gine Paterna. Tuttavia, è relativamente raro trovare una persona che non
sia del mestiere che abbia un’idea molto chiara di ciò che queste imma­
gini significhino realmente e fondamentalmente. Anzi, a molti psicologi
patentati manca una vera comprensione di questi argomenti. L ’astrologia
può fare molta luce su questo argomento importantissimo. All’opposto,
quando si capisce cosa queste immagini significhino rispetto all’atteggia­
mento di una persona verso la vita quotidiana, il valore psicologico del-
l’astrologia stessa e il suo significato, e la ragione del protratto e vivo
interesse degli uomini per essa, si rivelano in una nuova luce.
Gli psicologi usano la parola immagine in vari modi e con diverse
sfumature di significato. Per me, un’immagine psicologica è la forma che
una funzione basilare della natura umana assume in una particolare per­
sona, e anche, dal punto di vista collettivo, in una particolare società e
cultura. Quindi, ciò che io chiamo Immagine Materna è espressione della
funzione fondamentale di adattamento alla pressione e agli stimoli della
vita quotidiana in un particolare ambiente. Ogni organismo vivente deve
adattarsi al proprio ambiente mentre agisce in modo tale da soddisfare le
necessità fondamentali dei propri organi. Tutti devono mangiare un certo
tipo di cibo nutriente, evacuare materiali di rifiuto, trovare il modo di
conservare la propria temperatura corporea con gli abiti (nella maggior
parte dei climi) e proteggersi con qualche tipo di riparo. Prima o poi,
chiunque deve soddisfare la spinta alla riproduzione. La gente è costretta
dall’interno (dalla vita stessa, potremmo dire) a soddisfare questi primor­
diali bisogni funzionali. La soddisfazione produce un senso di benessere;
la frustrazione malessere, dolore e deterioramento. La vita quotidiana,
nel suo senso più essenziale, si riduce al compito di procacciarsi questo
benessere organico ed evitare il disagio, il dolore e, alla fine, la morte.
146 Prospettive astro-psicologiche

Questo lavoro è quello che ho chiamato adattamento. Mentre ogni essere


umano ha insita in sé la capacità di tale adattamento, il bambino appena
nato non ha questa capacità sviluppata alla nascita. Egli è infatti del tutto
inerme e deve dipendere completamente dalla madre per la soddisfazione
dei suoi bisogni immediati.
Man mano che il bambino gradualmente acquisisce consapevolezza dei
propri bisogni organici e di ciò che li soddisfa, comincia a formarsi nel suo
cervello, nella sua mente, un’immagine di quella mediazione. Molto proba­
bilmente, nel bambino questa immagine all’inizio non è distinta dal suo
senso di esistere. Ciò che sente i dolori e i bisogni, e viene soddisfatto, e
ciò che fornisce la soddisfazione, sono probabilmente percepiti dal neona­
to come due parti di un tutto. Gradualmente, tuttavia, la distinzione tra il
corpo che ha delle necessità e la madre che si occupa di queste necessità
deve diventare più marcata. Nella consapevolezza del bambino si costrui­
sce un’immagine definita della madre come colei che soddisfa i bisogni. Il
suo carattere ovviamente dipende dal modo particolare in cui la madre
riesce a rendere la vita confortevole per il bambino, o fallisce nel suo
compito. L ’immagine risente dei cambiamenti di umore incomprensibili
(per il bambino) della madre, delle sue improvvise sparizioni, del modo in
cui ella reagisce alle interferenze nel rapporto bambino-madre (cioè il suo
atteggiamento verso altre persone), e così via. Più grande è la famiglia e
maggiore il numero delle persone che condividono con la madre la capa­
cità di far sentire il bambino soddisfatto e a suo agio, meno l’Immagine
Materna tende a riempire con esclusività il campo della coscienza che si sta
sviluppando nel bambino. Ma se le altre persone sono elementi perturbatori,
o inaffidabili, o dannosi, e la madre ripetutamente salva la situazione,
allora l’Immagine Materna assume le caratteristiche del salvatore o dell’in­
termediario tra il bambino e forze strane o spaventose, persone o animali,
elementi, pericoli di tutti i tipi. Man mano che il bambino cresce, com­
prende le parole e impara a parlare, ricorda e si aspetta atti ripetitivi, e
si trova di fronte a dei no che all’inizio sono inesplicabili e apparente­
mente arbitrari, l’Immagine Materna diventa sempre più definita. Il bam­
bino acquisisce un senso più definito e formulato mentalmente di come
le sue necessità vengano soddisfatte dalla madre, o lasciate insoddisfatte
se la madre non è in grado di fare per lui i necessari adattamenti.
Gradualmente, per imitazione, poi per mezzo di spiegazioni, il bambi­
no normalmente impara a sviluppare la capacità di adattamento che al­
l’inizio era attribuita esclusivamente alla madre. Questo può essere un
processo lungo e doloroso. Può darsi che la madre protegga troppo il
bambino; o può darsi che sia incapace, preoccupata, lunatica, troppo
piena di sé e troppo presa da cose e persone. Il rapporto madre-figlio
U astrologia psicoanalizzata 147

può essere troppo coinvolgente o può essere interrotto troppo presto da


una varietà di fattori (un nuovo fratellino o sorellina, un’ingiusta punizio­
ne, collera, ecc.). Tutti questi fattori influenzano lo sviluppo della capa­
cità di adattamento del bambino e dell’adolescente alla vita quotidiana, e
danno allTmmagine Materna che ne risulta (nella coscienza del giovane)
una particolare qualità, forma e sensazione emotiva.
L ’espressione “La mamma sa sempre tutto” mostra semplicemente che
il giovane che deve affrontare particolari difficoltà e conflitti nel soddisfa­
re i suoi bisogni organici fondamentali (e i loro sottoprodotti o significati
reconditi emotivo-intellettuali), di solito va da sua madre per farsi consi­
gliare come ottenere piacere e successo ed evitare dolore, o sconfitta e
frustrazione. Se la vera madre lo ha deluso o lo ha lasciato, il bambino,
ancora incapace di usare soddisfacentemente la capacità di adattamento,
tende a trasferire su un’altra donna la sua dipendenza. Questa donna
diventa una madre sostitutiva, e il bambino proietta su di lei la sua
Immagine Materna. Ma non è detto che sia un’altra donna! Per esempio,
l’Immagine Materna è trasferita su una chiesa, se i consigli della Chiesa
e dei suoi ministri più o meno impersonali sono ritenuti capaci di fornire
tutte le risposte a qualsivoglia problema frustrante che insorga nella vita
quotidiana. L ’Immagine Materna può anche essere molto efficacemente
trasferita sull’astrologia! Viene trasferita in tal modo ogni volta che una
persona si rifiuta di fare un passo importante (o anche poco importante)
senza consultare un astrologo, guardare le effemeridi o redigere una carta
oraria per il problema.
Non tutti questi transfert sono necessariamente sbagliati! Se avessimo
viaggiato nel Tibet alcuni secoli fa, saremmo stati ben felici di accettare
la guida di un lama che sapesse parlare la nostra lingua e conoscesse i
nostri costumi in modo che ci potessimo adattare con successo alle abi­
tudini tibetane. Ogni volta che si deve compiere un passo che conduce
a condizioni completamente sconosciute, chiunque ha bisogno di un
qualche tipo di guida, che renda l’adattamento coronato da successo e
relativamente facile. Ma questa guida deve essere solo temporanea. Un
altro tipo di guida è disponibile una volta che ci si sia familiarizzati con le
nuove condizioni: la guida di una ‘carta’. Fiducia nelle carte, principi di
organizzazione (fisica, sociale, cosmica), senso della struttura e riconosci­
mento del proprio posto in strutture di vario genere; questi possono essere
i sostituti alla dipendenza dall’Immagine Materna. All’inizio, il bambino
normalmente associa questo tipo di fiducia al suo rapporto con il padre.
In astrologia, la Luna simboleggia tradizionalmente la madre e Saturno
il padre. La ragione di questo simbolismo è chiara. La Luna è il nostro
unico satellite, e, come tale, ci gira continuamente attorno; allo stesso
148 Prospettive astro-psicologiche

modo, la madre circonda incessantemente di cure il bambino. Nella vec­


chia astrologia geocentrica e nell’alchimia, quella che oggi noi chiamiamo
l’orbita della Luna era chiamata la sfera sublunare. Questa sfera era
concepita come un grembo cosmico, la placenta vitale del nostro pianeta
Terra, che spesso si credeva fosse ancora in stato embrionale (la Terra
non è un pianeta sacro, dicono gli occultisti anche oggi). Nelle carte
astrologiche moderne, la funzione essenziale della Luna dovrebbe essere
definita come quella dell’adattamento alle esigenze della vita quotidiana.
Da quel carattere centrale derivano tutti gli altri significati secondari. Per
esempio, il tipo di mentalità associata con la Luna nelle carte natali è il
genere di mente che è completamente assorbita nel compito di far sì che
il vivere nel proprio ambiente sia un successo e un piacere. È la mente
astuta, opportunistica, flessibile; la mente camaleontica sempre pronta ad
adattare, a temporeggiare, a scendere al compromesso per amore del
successo pratico. La Luna rappresenta anche gli umori personali, i sen­
timenti, ecc. perché tutti questi sono modi più o meno passivi di sentirsi
nel proprio ambiente, di rispondere alle situazioni interne ed esterne
man mano che si presentano giorno per giorno.
Saturno, d’altra parte, è stato ritenuto fino a pochi anni fa il pianeta
più esterno. Anche oggi, con il simbolismo dei suoi anelli, può ancora
essere considerato il pianeta che segna i confini reali del sistema solare
come unità organica limitata e ben definita. I pianeti più distanti (Urano,
Nettuno, Plutone), si riferiscono alla zona meno tangibile che circonda il
corpo ben definito, all’aura, a quelle funzioni che mettono in collegamen­
to l’organismo strettamente fisico con il più grande insieme cosmico, cioè
la galassia. Saturno non rappresenta solo il padre reale, ma più generica­
mente qualsiasi cosa definisca la nostra struttura permanente di vita e il
nostro posto all’interno di un più ampio schema di esistenza. Fisicamen­
te, Saturno si riferisce allo scheletro che definisce la forma basilare del
nostro organismo; intellettualmente, alla logica; psicologicamente, al no­
stro Io con i suoi modelli fissi di reazione agli eventi sociali; e, in gene­
rale, al nostro ‘posto’ potenziale entro ogni ‘complesso più grande’. In
effetti, nelle società più antiche, lo status del padre stabiliva quasi irrevo­
cabilmente il ‘posto’ sociale dei figli, la loro casta, classe, professione, o
potenziale compagno. Oggigiorno, il padre dà al figlio il suo nome, anche
se socialmente niente di più.
Saturno significa struttura e il luogo in cui qualcosa si adatta a una
struttura, quindi, il posto di qualcosa in un uomo, o in un definito
prospetto e processo ritmico. A causa di ciò, tutta Pastrologia è in realtà
basata sulla funzione di Saturno, perché ciò che fa la carta natale è
semplicemente stabilire il vostro posto nell’estensione spazio-temporale
Vastrologia psicoanalizzata 149

del sistema solare. Mostra dove vi adattate e quanto siete adattati a


qualsiasi cosa vi capiti. Ma non vi dice che cosa fare! Non vi guida,
eccetto che nel mostrarvi una carta delle possibilità che avete secondo la
struttura delle cose nel luogo e nel tempo in cui vivete.
Queste ultime frasi sono di importanza basilare per chiunque si occupi
di psicologia e astrologia. Esse implicano l’esistenza di due approcci
essenziali all’uso pratico dell’astrologia: il tipo di Immagine Materna e di
Immagine Paterna. Se andate da un astrologo (o prendete le effemeridi)
aspettandovi una risposta alla domanda “Cosa dovrei fare?”, ciò significa
semplicemente che correte da una madre celeste per averne una guida
pratica, nella convinzione che “La mamma sa tutto” . Ripeto che ciò non
è ‘male’, perché, se foste invitati a far visita al Dalai Lama o al Papa,
avreste eccellenti motivi per chiedere consiglio su come esattamente com­
portarvi. Allo stesso modo, se vi trovate di fronte a un problema scono­
sciuto che implica una gamma di alternative, la natura e i risultati finali
delle quali non avete alcun modo (che voi sappiate) di accertare da soli,
allora può essere della massima utilità una guida astrologica di tipo con­
creto. Ma questa guida esterna può essere valida solo se la si considera
temporanea. Per la sua stessa natura, dovete crescere fino ad abbando­
narla, o rimarrete in uno stato di dipendenza da un’Immagine Materna,
quindi, sempre un bambino. La vera madre, invece, condurrà il figlio dal
padre, perché ciò che il padre ha da offrire (almeno in teoria) è la
conoscenza dei principi strutturali, delle leggi e dei regolamenti. La
mamma, quando il figlio adolescente fa domande, potrà esclamare: “Oh,
non farlo!”; ma il vero padre spiegherà davanti al ragazzo una mappa
(simbolica, naturalmente) e gli mostrerà dove l’azione lo condurrebbe,
quali leggi egli potrebbe infrangere e come ciò potrebbe influenzare il
suo carattere e il suo destino.
Un vero padre non darà mai una soluzione definitiva a un ragazzo che
è già un po’ cresciuto e che ha acquisito in parte la capacità di capire la
struttura e il posto di almeno alcune cose. Il padre mostra la strada, la
posizione essenziale di ogni cosa, la qualità della vita che ci si può aspet­
tare se si devono raggiungere certi risultati. Il padre lascia il figlio libero
di accettare o di rifiutare. La sua sola funzione è di mettere in luce, di
essere chiaro, onesto, sincero, sulla base di ciò che egli stesso ha appreso
e applicato. Naturalmente, questo non è il concetto comune che la nostra
società americana ha di un padre: lo testimoniano i nostri fumetti! E
neppure è il quadro del padre dispotico e rigido dei secoli passati, o
anche della nostra tradizione puritana. Quando una delle due figure
prevale, il figlio tende a sviluppare un’Immagine Paterna negativa. Se il
padre è il tipo di americano moderno delle caricature, il figlio è facilmen­
150 Prospettive astro-psicologiche

te preso nella rete del ‘mammismo’. Se il padre è di tipo autocratico, il


figlio sviluppa un atteggiamento di ribellione verso ogni autorità, cioè
verso ogni modello strutturale a cui dovrebbe adattarsi, verso l’idea stes­
sa di adattarsi a qualsiasi cosa.
Ci sono modi di intendere l’astrologia che corrispondono a queste
Immagini Paterne negative. Nel primo caso, l’astrologo è continuamente
succube di ciò che egli crede siano intuizioni e presagi, e inventa persino
nuovi sistemi come scappatoie a una vera comprensione strutturale di
cicli e schemi planetari. Nel secondo caso, l’astrologo crede fermamente
nel Fato, dipingendo ai suoi clienti o a se stesso avvenimenti fatali, ma­
lattie e tragedie inevitabili, o meravigliosi eventi futuri; soldi, amore, ecc.
Invece, io vedo il modo di considerare l’astrologia secondo l’Immagine
Paterna positiva come basato su una profonda comprensione dei tracciati
dei cicli e delle loro complesse interrelazioni. Esso tratta la struttura dei
processi, la forma o gestalt della carta nel suo complesso, con i pianeti
come funzioni correlate nell’intero sistema solare. Studia il modo in cui
ogni cosa si adatta. Dispone eventi e opportunità in mappe del destino
strutturale. Ma non predice eventi precisi come tali, solo crisi e momenti
di svolta. Mostra ciò che è possibile entro lo schema della vostra indivi­
dualità spazio-temporale, che è anche il vostro destino, perché il vostro
vero voi e il destino particolare definito dai dati spazio-temporali della
vostra nascita sono la stessa cosa.
Quando volete andare da Los Angeles a San Francisco, o da New
York a Chicago, ci sono molti modi possibili di viaggiare. Ma c’è una
sola carta. Ma la carta non vi costringe a prendere una strada particolare,
a meno che non dobbiate rispettare un particolare appuntamento in un
certo momento, e questo sembra limitare la scelta alla strada più breve.
Eppure, qual è la strada più breve? Potreste avere un colpo di sonno
sull’autostrada e avere un incidente, o pensare che la strada meno fre­
quentata sia la scelta più veloce, anche se più lunga come chilometraggio.
La struttura non costringe. Definisce. È al vostro servizio, non è un
tiranno che vi renda schiavi. La vera paternità è chiarezza di forma,
illuminazione. Non lega; mostra la strada così com’è. Non offre alcun
dogma particolare in cui credere adorando; vi trasmette il fuoco che vi
illuminerà la strada, qualsiasi strada.
Questo illuminare la strada non può essere attribuito direttamente a
Saturno; eppure, in senso indiretto, è connesso al principio degli opposti
complementari. Saturno e il Sole sono opposti complementari perché
l’uno suscita inevitabilmente l’attività dell’altro se l’attività del primo è
essenziale, totale e precisa. Il Sole manda radiazioni ininterrottamente;
ma senza la capacità saturniana di creare strutture, significherebbe in
U astrologia psicoanalizzata 151

realtà al massimo uno stato di attività esplosiva casuale. È solo perché c’è
un interscambio polare tra Sole e Saturno che c’è un’onda ritmica di
andata e ritorno di energia solare (che noi conosciamo come il ciclo delle
macchie solari). Dal centro alla circonferenza, dalla circonferenza di nuovo
al centro, Saturno scandisce la marea solare. Il grande messaggio del
Cristianesimo è stato: “Il Padre è dentro di voi”. Il destino è l’individua­
lità. Se avrete fiducia incondizionata nel padre Saturno, diventerete il
Sole. Se non avrete assolutamente nessun timore del destino, tutto ciò che
è possibile nell’ambito di quel destino potrà davvero aver luogo, al mo­
mento giusto, al posto giusto. Essere come il Sole significa essere la vostra
stessa potenzialità, in un processo completo di realizzazione graduale.
Allora, non vi è più Immagine Materna o Immagine Paterna. I due
simboli ancestrali del passato, la Luna e Saturno, sono assorbiti entro un
presente solare. Siete ciò che è necessario siate in ogni momento, senza
paura del futuro o rimpianto per il passato. È uno stato molto difficile da
raggiungere! Ma è difficile non perché significhi compiere qualche atto
spettacolare, ma al contrario perché richiede che diventiamo liberi da
sforzo, attività frenetica e aspettative precise. Ciò che è richiesto è che
rinunziamo a dipendere da qualsiasi immagine, sia essa l’Immagine Ma­
terna o Paterna.
Cosa significa ciò per quanto riguarda il vostro atteggiamento verso
l’astrologia? Semplicemente questo: dobbiamo vedere l’astrologia come
un mezzo che ci conduce a un fine, come una tecnica validissima per
sviluppare in noi certe capacità, proprio come gli esempi della nostra
madre e del nostro padre (o dei loro sostituti successivi) e il nostro
rapporto con loro, non sono che i mezzi per sviluppare la nostra propria
capacità di adattamento alla vita e la nostra sensazione di appartenere a
un ordine superiore che stabilisce il nostro specifico destino e la nostra
fondamentale individualità. Ogni generazione rende questo servizio alla
generazione successiva. Eppure, ciò che ciascuna generazione riceve dai
propri genitori è solo addestramento, e non dovrebbe mai produrre un
senso di schiavitù o identificazione. Similmente, ciò che l’astrologia può
fare per noi è esercitare sia la nostra capacità di intuire il miglior modo di
reagire alle nuove sfide e ai problemi di sempre nuove situazioni, sia la
nostra capacità di percepire l’ordine cosmico e il rivelarsi della struttura di
tutti i processi naturali, anche lì dove la vita sembra più caotica.
Un modo di vedere l’astrologia come si vede l’Immagine Materna può
sviluppare il nostro senso dell’opportunità e del dare e avere, nello sce­
gliere il momento buono per le nostre attività, in modo da non forzare
crudelmente la nostra volontà in ogni occasione e in circostanze irrilevanti.
Per mezzo di essa, possiamo imparare ad accettare una guida per i nostri
152 Prospettive astro-psicologiche

impulsi egocentrici e irrequieti. Se però questa guida significa dipenden­


za, siamo condannati a una specie di perpetua fanciullezza. La guida
astrologica del tipo materno serve al suo vero scopo quando ci rendiamo
conto che non ne abbiamo più bisogno, e preferiamo i nostri propri
errori a un consiglio incerto. Un vecchio proverbio dice: “Quando il
Figlio lascia la Madre, diventa il Padre”. Quando siamo disposti a non
chiedere a ‘mamma’, anche se ‘sa tutto’, allora possiamo entrare nel regno
della ‘conoscenza patema’, la conoscenza dei cicli, delle forme e dell’armo­
nia attraverso l’apparente disordine e conflitto; la conoscenza di ciò che
noi siamo in quel dato momento e luogo. Il nostro vero padre è colui che
ci può condurre a quella conoscenza, o darcene le basi. Può darsi che non
sia nostro padre in senso biologico-sociale. Può darsi sia il nostro ‘Guru’
o Iniziatore. Ma questo modello di padre e maestro, una volta che una
persona abbia raggiunto un certo livello di maturità, garantisce essenzial­
mente l’addestramento, e forse l’illuminazione. Tocca a noi percorrere la
strada che ci è stata illuminata e imprimere l’ordine che abbiamo realiz­
zato su ogni cosa che tocchiamo e a cui diamo vita. Dobbiamo a nostra
volta diventare padri, e ciò che pulsa dentro di noi non sarà in realtà, se
saremo sinceri e liberi, il padre organico, ma il potere della paternità!
Può darsi che voi guardiate la vostra carta natale e diciate: Questa
rappresenta ciò che io sono, le mie possibilità in embrione, ciò che io
dovrei trasformare in una vera realtà concreta. Ma lo scopo essenziale di
questo studio della vostra carta è riuscire a dimenticare la carta conser­
vando contemporaneamente la comprensione che voi siete, in realtà, un
sistema solare ordinato in modo individuale! Il tipo di approccio al-
l’astrologia che si ispira all’Immagine Patema dovrebbe formarvi, e disci­
plinare la vostra mente in modo tale che la vostra consapevolezza di essere
una persona individuale possa essere trasferita dal livello di un Io esclusi­
vamente satumiano a quello del Sé che è, in analogia, l’intero ambito di un
sistema solare a cui un Sole fiammeggiante infonde energia. Se l’astrologia
compirà questo, sarà stata un vero e proprio sostituto del padre.
Alla fine, però, ciò che conta è qualcosa al di là dell’insegnamento e
dei modelli. È la grande sinfonia che il compositore crea dalla verità
dinamica e dal ritmo della sua natura originaria, senza darsi alcun pen­
siero delle regole una volta studiate. È il grande quadro che lascia le
persone senza fiato, le fa trasalire, e può darsi faccia sì che esse, da allora
in avanti, possano forse ‘vedere’ in modo diverso. È la vita che è vissuta,
non secondo regole morali o leggi sociali o progressioni astrologiche, ma
per l’innato potere cosciente del Sé creativo, che liberamente vede questa
intera vita, dalla nascita alla morte, come una sola grande affermazione,
una sola parola creativa, un solo destino capace di trasformare il mondo.
16
I fattori sessuali della personalità

Ovunque vi sia vita, lì opera anche il principio di polarità. Può darsi


che sia perché, come i biologi ora cominciano a capire, la vita implica
essenzialmente fenomeni elettrici positivi e negativi. Tutte le cellule sono
caricate elettricamente, e i nervi operano sulla base di correnti elettriche.
Nel sistema nervoso complessivo di un essere umano, due grandi sistemi
si contrappongono nella loro azione; la salute è data dal loro equilibrio
dinamico. In realtà, tutte le attività richiedono l’emanazione di cariche
elettriche, e l’elettricità ha un carattere bipolare: un aspetto positivo e un
aspetto negativo. Nell’organismo umano operano molte funzioni. La sa­
lute si ha quando queste funzioni operano armoniosamente e in
interdipendenza ritmica.
Gli antichi filosofi cinesi esprimevano questo carattere ritmico,
autoregolato di tutti i processi vitali nel simbolo del Tao, nel quale due
forze di polarità opposta, Yin e Yang si intercompenetrano all’interno di
un cerchio. La rappresentazione non è statica; rappresenta un processo
bipolare. Illustra il ritmo annuale delle stagioni, e lo zodiaco astrologico
è un’espressione simbolica di questo processo bipolare.* Ciò che io chia­
mo Forza Diurna si riferisce alla polarità ‘maschile’, Yang; il momento in
cui la sua forza è al minimo è al solstizio d’inverno (nascita simbolica del
Cristo). La Forza Notturna, Yin, è allora all’apice del suo potere. Duran­
te tutti i mesi invernali, la Forza Diurna aumenta (e i giorni diventano
più lunghi); la Forza Notturna diminuisce. Le due forze hanno la stessa
energia all’equinozio di primavera; al solstizio d’estate, la Forza Diurna
raggiunge il massimo della sua potenza, la Forza Notturna il suo minimo.
In seguito, la Forza Notturna aumenta mentre la Forza Diurna diminui­
sce finché di nuovo si eguagliano all’equinozio d’autunno, e così via.
Il principio di polarità opera anche nel regno della vita nella forma di
ciò che chiamiamo sesso. Le prime forme di vita non erano distinte

* Si veda I segni astrologici come ritmo della vita, Astrolabio, 1988.


154 Prospettive astro-psicologiche

secondo il sesso. L ’organismo unicellulare si divideva in due, ciascuna


metà diventava un’unità indipendente che a sua volta si divideva, e così
via ad infinitum. Un essere umano nasce maschio o femmina; ma finché
non ha raggiunto il terzo mese circa di gestazione, l’embrione nel grembo
della madre ha in sé i rudimenti degli organi sia maschili sia femminili;
la differenziazione strutturale che avviene dopo non è assoluta. Il corpo
maschile conserva qualcosa degli organi potenzialmente femminili, e il
corpo femminile mostra strutture collegate ai caratteri maschili. In realtà,
la piena espressione corporea del sesso si ha solo alla pubertà, anche se
la realizzazione di una simile manifestazione sessuale completa è andata
operando fin dalla nascita. Come Freud ha messo in evidenza (fin trop­
po!), il dinamismo di questo processo condiziona aspetti importanti della
coscienza infantile, specialmente prima dei sette anni (che è tradizional­
mente ‘l’età della responsabilità’), quando in teoria avviene qualcos’altro.
In senso molto concreto, si può dire che le forze sessuali costruiscano, o
diano energia alla costruzione, del corpo del bambino. Ma il corpo rap­
presenta solo l'aspetto esteriore della personalità. A questo aspetto esterio­
re si deve aggiungere un aspetto interiore, che è di solito chiamato la
‘psiche’. Un essere umano è composto sia di corpo sia di psiche; ogni
individuo ha una vita interiore, come pure una vita esteriore. Le forze
che hanno prodotto il carattere maschile o femminile del corpo non sono
le sole. All’interno del corpo maschile e compenetrato a esso, è attiva
anche una psiche femminile. Si può dire che essa derivi dalle primordiali
caratteristiche femminili che esistevano durante la fase pre-sessuale di
crescita embrionale.
In altre parole, l’ovulo fecondato nel grembo è potenzialmente sia
maschile sia femminile; e quando il ‘germe’ delle funzioni maschili diven­
ta dominante e l’embrione sviluppa gradualmente organi maschili rudi­
mentali, il germe femminile non scompare. Potremmo dire che esso non
perde completamente la sua forza, ma cresce in una direzione opposta a
quella del germe maschile costruttore del sesso. Si sviluppa lungo linee
‘contrasessuali’, cioè psichicamente.
Nel corpo embrionale maschile che si avvicina alla nascita, le ghiando­
le sessuali producono ormoni che non solo influenzano la crescita del
corpo fisico, ma costruiscono anche quello che potremmo chiamare un
tipo maschile di adattamento neurointellettuale all’ambiente esterno del
futuro bambino. Nel caso di una bambina, gli ormoni femminili costrui­
scono in modo simile un tipo femminile di adattamento alle condizioni di
esistenza della futura donna. Per esempio, nel maschio, operano anche le
energie controsessuali femminili; operano nel subconscio, come fattore di
potenziale compensazione nella vita interiore. Possono sembrare assenti
I fattori sessuali della personalità 155

nel turbolento ragazzino tipicamente americano di nove o sedici anni, ma


ciò dipende in gran parte dalla speciale natura della società americana; in
Francia e in numerosi paesi orientali, un ragazzo, prima di raggiungere la
pubertà, spesso ha un fascino quasi femmineo, e i suoi occhi possono
sembrare stranamente aperti a visioni psichiche.
Se avviene qualche trauma fisico o psichico nella fanciullezza o nell’ado­
lescenza, il carattere sessuale del giovane può essere influenzato, bloccato
o deviato; allora i fattori controsessuali (femminili nel ragazzo, maschili
nella ragazza) hanno la possibilità di manifestarsi più chiaramente. Essi
allora influenzano la psiche o il campo mentale della personalità. Ciò può
anche produrre conseguenze ‘psicosomatiche’, o perlomeno condizionare
lo sviluppo di una personalità in qualche modo insolita, forse fantasiosa
o artistica nel ragazzo; intellettuale, scientifica o combattiva nella ragazza.
Qualsiasi esperienza che diminuisca la forza dei fattori sessuali o attri­
buisca loro un valore emotivo negativo nella personalità in via di svilup­
po del giovane, tende di per se stessa ad aumentare l’influenza e gli
effetti concreti del principio vitale del sesso opposto. È su per giù come
se, durante i mesi estivi che dovrebbero essere un momento dell’anno in
cui si sta molto all’aperto, un lungo periodo di tempo brutto e freddo
costringesse qualcuno a passare le giornate in casa, e a concentrare la
mente su occupazioni che si svolgono preferibilmente al chiuso. Per questa
ragione, molte discipline religiose hanno accentuato le pratiche ascetiche
per traumatizzare la parte sessuale della natura fino a farla quasi crollare,
permettendo alle energie controsessuali della vita psichica di emergere
prepotentemente dalla loro sede subconscia nel campo della coscienza.
L ’astrologia offre un quadro estremamente rivelatore dei processi ap­
pena descritti, infatti nel Sole e nella Luna troviamo simboli degli aspetti
sessuali della natura umana, rispettivamente nel corpo maschile e femmi­
nile; mentre Giove e Saturno ci danno significativi indizi circa l’attività
delle forze controsessuali rispettivamente nella psiche maschile e femmi­
nile. Il Sole (maschile) e la Luna (femminile) sono le ‘Luci’ della vita
sulla superficie della terra. Il Sole è la fonte primaria di tutta l’energia del
pianeta; è il principio attivo distributore, colui che feconda e dinamizza
tutti i processi vitali. Quanto alla Luna, io credo che non comprendere­
mo mai pienamente il suo significato astrologico e occulto a meno che
non ci rendiamo conto che esso non si riferisce solo al satellite terrestre
come globo materiale, ma, piuttosto, che simboleggia ciò che gli antichi
astrologi chiamavano ‘il regno sublunare’, cioè l’intero spazio che circon­
da la terra ed è definito dalle rivoluzioni mensili della Luna visibile.
Questo regno sublunare è, per così dire, la matrice (o, se si preferisce,
l’aura o il campo elettromagnetico) entro la quale il nostro pianeta, e,
156 Prospettive astro-psicologiche

quindi, l’umanità nel suo complesso, esiste. In questo senso, i nostri


astronauti non avranno veramente lasciato la sfera della terra finché non
riusciranno ad andare oltre alla Luna e (per lo meno simbolicamente) a
sollevarsi dal ‘lato nascosto’ della Luna che è sempre volto verso lo
spazio esterno, dando le spalle al Sole.
La Luna, perciò, simboleggia l’aspetto tradizionalmente ‘misterioso’
del sesso nella donna; e i cambiamenti di aspetto della Luna rappresen­
tano il ciclo di ovulazione e mestruazione femminile e gli umori bioglan-
dolari delle donne. Allo stesso modo, il Sole in astrologia indica la forza
sessuale costruttrice del corpo sessuale nel maschio.
Con il Sole e la Luna, ci stiamo occupando essenzialmente degli aspet­
ti esterni biologici e sessuali dell’uomo e della donna. Inoltre, l’energia
sessuale opera attraverso strutture organiche che sono ‘governate’ da
Venere e Marte in ambedue i sessi: Venere infatti è collegata ai testicoli
e alle ovaie, Marte ai meccanismi di sfogo delle energie sessuali. Quando
veniamo agli aspetti controsessuali dell’essere umano totale, entriamo in
un campo nel quale è necessario dare molte spiegazioni, a livello sia
psicologico sia astrologico. Io collego un tale aspetto controsessuale a
Giove e a Saturno. Marc Edmund Jones, molto tempo fa, parlò di questi
due pianeti come di ‘pianeti sociali’, e, in un altro contesto, come “pia­
neti dell’anima”. Nel significato più fondamentale, essi si riferiscono a
qualsiasi cosa emerga dalla convivenza degli esseri umani; si riferiscono
all’organizzazione e alla conservazione delle comunità, delle istituzioni
sociali e religiose, e alle nazioni. Giove si riferisce al senso sociale, quindi
ai ritmi dei sentimenti di gruppo, dello stare insieme di gente che con­
divide interessi comuni. Saturno è collegato in maniera specifica con il
posto che ogni membro di un gruppo o comunità occupa di diritto e con
la funzione sociale che può svolgere quando è nel suo posto giusto e
sotto il suo nome legale, garantito socialmente. Saturno quindi si riferisce
alle problematiche connesse con il definire, stabilizzare e mantenere sicu­
ro questo posto e le modalità operative nel gruppo.
Saturno e Giove hanno a che vedere con i fattori collettivi nell’essere
umano; il Sole, la Luna, Marte e Venere (i pianeti che costruiscono gli
strumenti organici), con i fattori individuali. Ho dimostrato nei miei libri
che questi due principi (individuale e collettivo) sono le polarità fonda-
mentali in ogni forma di esistenza. La Forza Diurna nel ciclo dell’anno
(lo Yang cinese) si manifesta praticamente nella vita come la spinta verso
Pindividualizzazione', essa costruisce sistemi organici limitati, chiaramente
definiti e personalità che operano all’esterno. La Forza Notturna {Yin)
opera come spinta verso la socializzazione e la costruzione di collettività
più o meno grandi di unità individuali.
I fattori sessuali della personalità 157

L ’emergere di un corpo umano infantile da un grembo (e, in termini


evolutivi più generali, del primo organismo vivente dal mare) è il risulta­
to della spinta verso l’individualizzazione; e il sesso (cioè il processo di
autoriproduzione e moltiplicazione) è una forza che agisce proprio alla
radice di tale spinta. Ma il neonato, e, più tardi, l’individuo maturo
autosufficiente, non è solo al mondo. Non potrebbe esistere e rivelare il
potenziale umano che ha alla nascita, se fosse solo. È nato entro un
gruppo, una collettività di esseri umani; e saranno questa collettività e la
sua tradizione a fornire a questo organismo umano ciò di cui avrà biso­
gno, a livello sia biologico sia mentale, cioè cibo e conoscenza, linguaggio
e istituzioni sociali assolutamente necessarie alla realizzazione di qualsiasi
personalità individuale.
Ciò che chiamiamo la Vita interiore’ di una persona è condizionato
mentalmente dal linguaggio, dai simboli e dai modi di pensare collettivi
della sua società e cultura; ed è condizionato emotivamente dai modelli
di rapporti interpersonali dapprima accettati acriticamente, dall’esempio
dei genitori, dal contagio dei sentimenti di gruppo. Anche se l’individuo
si ribella contro i modi di pensare e le abitudini etiche, religiose e sociali
della sua famiglia, gruppo o nazione, questa ribellione stessa è condi­
zionata dal senso primordiale di ‘appartenenza’ a un gruppo e scaturisce
da essa.
Non si può sfuggire alla pressione della propria collettività e cultura;
la vostra stessa rivolta deve usare parole e gesti ereditati dal passato
socio-culturale per prendere forma e diventare efficace. Jung ha parlato
dell’inconscio collettivo, non solo come ricettacolo della messe di espe­
rienze di forse milioni di generazioni, ma ancor più come il mare dal
quale sorgono le molte piccole isole che noi conosciamo come individui.
Quindi, quando le forze biologiche soli-lunari il cui compito è produrre
un organismo umano individuale riescono a completare il loro impulso
diretto all’esterno con lo sviluppo degli aspetti sessuali di una personalità
umana, maschile o femminile, lo fanno respingendo nell’inconscio le for­
ze controsessuali. Queste forze possono non sembrare attive in maniera
personale, cosciente e volontaria, ma sono lì, e condizionano il clima
psicologico dell’individuo; in certo modo come il mare, che con le sue
correnti e la nebbia che produce condiziona il clima della piccola isola
sorta dall’acqua (e qualche volta un’onda di marea può sommergere l’iso­
la della coscienza!).
Quando si parla di Giove e Saturno come ‘pianeti dell’anima’, la
parola ‘anima’ si riferisce alla parte della persona totale che cerca sempre
di complementare le parti della personalità orientate all’esterno, coscienti
di sé e consapevoli. Jung parlava di questa parte come dell 'Anima nel­
158 Prospettive astro-psicologiche

l’uomo e Animus nella donna; ne parlava come di funzioni psichiche


indifferenziate e spesso arcaiche. Esse si possono manifestare nei sogni,
in fantasie creative, intuizioni improvvise e facoltà supernormali (e alcune
di esse ora sono chiamate ‘parapsicologiche’). Costituiscono l’aspetto meno
ovvio o ‘nascosto’ di ciò che rappresentano i pianeti Giove e Saturno.
L ’individuo che agisce esteriormente come organismo maschile, se
potesse scrutare nelle profondità della propria psiche, troverebbe una
forza femminile di polarità opposta Anima). È questa forza che, sco­
nosciuta alla coscienza individuale, lo spinge a cercare non solo il came­
ratismo con gli altri uomini, ma anche forse a partecipare con dedizione
alle attività collettive del gruppo (chiesa, nazione, o anche umanità nel
suo complesso). Lo ‘spirito’ dell’uomo è orientato verso la collettività;
quello della donna è orientato verso l’individualismo, poiché, come colei
che genera i figli, la sua natura esterna e le sue funzioni sessuali devono
essere pervase (nei casi normali) di dedizione alla specie umana, la cui
esistenza ella deve perpetuare.
Così, il tipo di intelletto femminile (parte anch’esso della sua natura
esterna) è normalmente molto aperto alle correnti sociali collettivizzanti.
La donna tende a conformarsi alla religione e all’etica istituzionalizzate
come alla moda. Ma, nella parte inconscia della psiche, la pulsione fon­
damentale è verso l’individualizzazione. Se la donna accetta volentieri
uno stato di dipendenza dal marito (tanto glorificato nella cultura india­
na) o da Gesù come Divino Innamorato (se ha reso trascendente il suo
bisogno di un amore che le rivelerà il suo vero sé essenziale), o da
qualche Maestro Orientale, Swami, o yogi (che si suppone possa fornire
una tecnica per la rivelazione del sé) è perché la sua natura inconscia
cerca eternamente di raggiungere uno stato di integrazione individuale.
La donna lo ricerca attraverso un processo di identificazione con qualche
esempio, con una personalità o una situazione di vita catalizzatrici. Saturno,
colui che individualizza e stabilizza, è così il simbolo della pulsione inte­
riore della donna; mentre Giove, colui che socializza, è simbolo dei de­
sideri psichici semiconsci o totalmente inconsci dell’uomo.
Questa pulsione all’interno della psiche può manifestarsi nella realtà
come una profonda coercizione confusa che prende l’uomo o la donna e
domina la loro esistenza esteriore; ma, in ogni caso, ha alla sua base le
forze controsessuali. Molto spesso, ciò che sembra essere all’uomo o alla
donna il motivo delle proprie azioni, o la causa dei propri sentimenti nei
riguardi di una persona o una situazione, non è affatto la vera causa o il
vero motivo. Può darsi che un uomo si unisca a una confraternita perché
pensa che essa favorirebbe i suoi interessi sociali o lavorativi, la sua
capacità di autoespressione; ma la vera causa può essere che il suo ‘spi­
I fattori sessuali della personalità 159

rito’ sia avido di profonda solidarietà sociale e di appartenere a un grup­


po, e ciò, in un certo senso, rappresenta una specie di ‘transfert’ psico­
logico del rapporto infantile del ragazzo verso la madre nella prima in­
fanzia.
D ’altra parte, una donna può darsi creda consciamente di cercare l’amo­
re di un uomo come sfogo ai propri sentimenti sessuali, mentre, in realtà
(inconsciamente o semiconsciamente), anela a un potere trascendente che
le riveli ciò che ella essenzialmente è come essere spirituale. Può darsi
che il gioco sessuale sia nella maggioranza dei casi un pretesto, un mezzo
per un fine inconscio o nebulosamente cosciente. L ’atto d’amore, per
una donna, può essere davvero simbolico; la realtà, profonda al di là del
simbolo, è il processo catalitico che, in qualche modo misterioso, le rivela
il suo vero sé. È, così, davvero una ‘iniziazione’ che avviene nella sua vita
interiore; un’attività nella quale la parte inconscia controsessuale della
donna è il fattore attivo. Per l’uomo, l’atto d’amore è di solito un’espres­
sione conscia di potere sessuale, uno dei molti eventi (o incidenti) della
sua vita esteriore.
Per la donna, il pianeta Saturno simboleggia la figura del solenne
Ierofante che celebra il misterioso rito di purificazione dalla o per mezzo
della (a seconda del caso) sua natura sessuale. Saturno è astrológicamente
l’immagine paterna, perché il padre è (o dovrebbe essere, in condizioni
naturali di vita) il simbolo dell’autorità e del potere mentale; e perché è
stato l’‘iniziatore’ di sua madre (come la bambina sente, nel profondo
della sua psiche). La bambina, identificando il suo ruolo collettivo biolo-
gico-sociale con sua madre, proietta il suo anelito inconscio all’indivi­
dualizzazione (che implica sviluppo mentale) sul padre. Se il padre è uno
schermo indegno o incapace per la proiezione, ella si sente frustrata e
tenderà di conseguenza a cercare qualcuno capace di essere all’altezza
della sua immagine ideale. Può darsi che sviluppi nella sua ricerca una
profonda confusione, per aver mescolato le pulsioni sessuali con quelle
controsessuali, e ciò porta al divorzio molti matrimoni americani. L ’‘interiore’
e 1’‘esteriore’ entrano in corto circuito e si bloccano a vicenda.
L ’intenso desiderio interiore dell’uomo di cameratismo e partecipazio­
ne (dei quali la Comunione Cristiana e forme più antiche di ‘pasto sacro’
consumato in comune in fratellanza mistica sono le espressioni religiose)
può esso pure diventare confuso e materializzato quando mescolato alle
spinte esterne verso il potere e la ricchezza. Queste costituiscono un tipo
‘socializzato’ di attività sessuale e costruttrice dell’Io. Movimenti religiosi
e società segrete (come la Massoneria originaria) diventano facilmente
pervertiti o perlomeno materializzati quando 1’‘esteriore’ invade 1’‘interiore’,
e il corpo trascina lo spirito nel suo circolo vizioso di desideri.
160 Prospettive astro-psicologiche

La difficoltà di usare i precedenti dati psicologici e concetti astrologici


nello studio della carta natale di un individuo nasce dal fatto che parec­
chi altri fattori possono entrare nel quadro e influenzare la vita e il
carattere della persona stessa. Prime fra tutte, le pressioni dell’ambiente,
particolarmente la natura dei veri rapporti quotidiani tra figli e genitori
a un’età molto precoce e al momento dell’adolescenza (quest’ultimo spe­
cialmente per la ragazza), possono alterare considerevolmente lo sviluppo
naturale della personalità. Questo rapporto opera ai livelli sia interiori sia
esteriori, e in modo diverso a ciascun livello.
Per un ragazzo, la madre nel suo aspetto esteriore è rappresentata
nella carta natale dalla Luna. La madre normalmente copre il figlio di
attenzione, cura e amore. Egli dipende da lei per il suo benessere e per
affrontare più efficacemente e felicemente possibile le difficoltà quotidia­
ne dell’esistenza. Questa dipendenza esterna può persistere tenacemente
dopo l’adolescenza, e il giovane può trasferirla su sua moglie. Ma c’è
anche una forma più sottile del rapporto che influenza la vita interiore
del ragazzo, perché egli normalmente si identifica con sua madre in una
comune partecipazione d’amore. Figlio e madre costituiscono un ‘noi’, si
appartengono, almeno fino a che questo senso di simbiosi non venga
infranto dall’incuria della madre o dalla sua mancanza di vero amore. Se
questo senso di simbiosi verrà infranto, il ragazzo si porterà dietro per
tutta la vita la sensazione di ferita psicologica o un senso di vuoto inte­
riore. Egli cercherà allora di riempire questo vuoto sviluppando un ane­
lito sociale e gioviano al cameratismo, a essere amato dai suoi pari, ad
appartenere a un gruppo.
Così, nella carta di un uomo, devono essere considerate sia la posizio­
ne della Luna sia quella di Giove, oltre a quella del Sole, che rimane
sempre l’indicazione della pulsione fondamentale all’espressione e alla
promozione di sé, sia sessualmente sia socialmente. Lo strumento di
questa pulsione è la funzione di Marte (che governa tutti i muscoli e gli
organi dell’azione) e anche la funzione di Mercurio (che ha a che fare
con l’intelletto e la sua memoria associativa). Il mutuo rapporto (aspetti,
Parti, ecc.) che esiste tra questi pianeti dovrebbe mettere in grado di fare
un quadro preciso delle forze sessuali e controsessuali in opera nella
personalità totale dell’uomo.
Nella carta di una donna, la Luna rappresenta la sua natura femminile
e anche, durante la fanciullezza e l’adolescenza, il suo rapporto con la
madre, che ella di solito vuole imitare. Anche se non le piace il compor­
tamento della madre e si ribella contro di esso, si troverà alla fine a
ripetere alcuni dei modelli di vita di sua madre. Poiché l’aspetto
controsessuale della personalità di una ragazza è rappresentato da Saturno,
I fattori sessuali della personalità 161

l'aspetto tra la Luna e Saturno è particolarmente rivelatore. Quando


questi due pianeti sono in opposizione, è del tutto possibile che la ragaz­
za superi completamente, prima o poi, le pressioni esterne corporee delle
sue pulsioni sessuali sulla sua coscienza interiore spirituale e mentale. Ma
in alcuni casi si può anche avere un risultato negativo; una specie di
dissociazione della vita interiore e della vita esteriore.
La congiunzione di Luna e Saturno può indicare l’inizio di un nuovo
ciclo di vita (se si crede nella reincarnazione), o un senso confuso di
insicurezza, come se ci si trovasse ad agire in un ambiente spirituale
nuovo e poco familiare. Può indicare coinvolgimento emotivo con il
padre; la sua presenza e la sua influenza possono polarizzare così forte­
mente la natura della ragazza che insorgono sentimenti ambivalenti di
attrazione quasi incestuosa e di colpa. Se questa complessa reazione ri­
marrà nell’ombra vaga dell’inconscio o, al contrario, ossessionerà la per­
sonalità conscia, dipende in teoria dagli aspetti planetari di sinastria tra
le carte del padre e della ragazza.
Un contatto stretto tra il Giove di un uomo e il Saturno di una donna
può essere indicazione di un rapporto karmico le cui radici sprofondano
nel passato; simbolo tipico sarebbe la situazione di Giulietta e Romeo.
Quando il Sole natale di un uomo è congiunto a Giove, la sua persona­
lità tende a diventare un’energica espressione di una profonda spinta
interiore a realizzare uno scopo superpersonale. Il presidente Johnson era
quasi un esempio classico di questa situazione; ma la presenza di Marte
all’Ascendente tra Giove in Leone e il Sole in Vergine confonde il signi­
ficato di una congiunzione che non è né stretta né in un solo segno
zodiacale. Il miglior esempio è il grande profeta, poeta, e yogi Sri
Aurobindo, che i suoi discepoli considerano un ‘avatar’, cioè l’espressio­
ne incarnata di un destino e uno scopo divini. Era nato con il Sole vicino
a Giove proprio sull’Ascendente in Leone.
Un Giove retrogrado nella carta natale di un uomo e un Saturno
retrogrado nella carta di una donna tendono a differenziare più netta­
mente la vita interiore da quella esteriore, gli aspetti sessuali da quelli
controsessuali della personalità. Ma, lo ripeto, tutte queste indicazioni
sono sottilmente psicologiche, e non dovrebbero quasi essere considerate
in un’analisi veloce e superficiale di una carta. Sono pertinenti ad un
nuovo tipo di astrologia psicologica che va di pari passo con una psico­
logia orientata verso la comprensione del senso totale dell’essere indi­
viduale.
17
I misteri del sonno e dei sogni

Se dovessi scegliere un insegnamento astrologico come il più impor­


tante di tutti, sarebbe sicuramente il principio della polarità. Ogni fattore
usato in astrologia ha il suo opposto polare. Ogni senso dello zodiaco ha
come sua polarità il segno opposto. Il solstizio invernale bilancia il solsti­
zio estivo; Pequinozio primaverile quello autunnale. Ogni pianeta è ac­
coppiato a un altro pianeta (Sole e Luna, Marte e Venere, Giove e
Saturno o Giove e Mercurio). Ogni settore della carta natale (ogni casa)
al di sopra deirorizzonte è complementare a quella che le sta di fronte
al di sotto dell’orizzonte. L ’ascendente a oriente bilancia il discendente a
occidente.
L ’astrologia è prima di tutto un metodo per acquisire una piena com­
prensione degli organismi viventi: possono essere corpi o personalità, o
anche organizzazioni sociali (come nazioni e aziende commerciali) che in
qualche modo operano come unità più o meno permanenti, organizzan­
do le attività produttive degli esseri umani. La vita, in ogni sua forma,
opera secondo un ritmo bipolare, proprio come fa l’elettricità che, quan­
do è attiva, ha sempre un polo positivo e un polo negativo. Così, la
comprensione della polarità è essenziale allo studio dell’astrologia. Tra
queste opposizioni polari nella vita umana, quella che ci colpisce di più
è quella tra la coscienza di veglia e il sonno. In alcune civiltà e religioni,
questa alternanza di attività cosciente e di sonno è stata estesa fino a
incorporare l’idea di una simile alternanza di esistenza incarnata sulla
Terra e di riassorbimento ‘disincarnato’ in uno stato trascendente di
esistenza al di là dei cancelli della morte.
Quest’ultimo argomento, la dottrina della reincarnazione, come è chia­
mata di solito, raramente è ben compreso; può essere compreso in modo
significativo in maniera semplice solo se lo colleghiamo a ciò che chia­
miamo sonno. Sfortunatamente, abbiamo solo una nozione vaga di ciò
che significa il sonno! Non ci diamo la pena di chiederci perché dormia­
mo (sebbene passiamo un terzo della nostra esistenza dormendo), tranne
I misteri del sonno e dei sogni 163

che per il fatto che sappiamo che dobbiamo andare a dormire quando
siamo troppo stanchi. Ma perché il sonno ci riposa, perché dobbiamo
perdere la nostra usuale consapevolezza (il nostro senso di identità diur­
no, dell’essere ‘io’), e perché sperimentiamo quei fenomeni strani chia­
mati s<Dgni? Diamo queste cose per scontate, proprio come consideriamo
la morte e la malattia come eventi inevitabili che dobbiamo accettare,
anche se non li comprendiamo.
Le religioni e le filosofie dovrebbero illuminarci su tali argomenti
fondamentali. Ma le loro spiegazioni spesso emanano ben poca luce e
sono ammantate di superstizione e fantasia. Quanto alla scienza e alla
psicologia moderna, esse hanno molte teorie sul sonno e i sogni; ma ciò
che dicono spiega ben poco e sostituisce semplicemente un’incognita
all’altra. Non c’è alcun modo di raggiungere una spiegazione semplice
che presenti, per lo meno in forma schematica, un quadro del rapporto
tra lo stato di veglia, l’attività conscia e la condizione di sonno inconscio?
Ovviamente, un tale quadro dovrebbe includere il fenomeno dei sogni,
perché, in qualche modo, i sogni avvengono sulla linea di confine tra la
coscienza di veglia e il sonno, e hanno qualcosa in comune, stranamente,
con ambedue gli stati. Io credo che gli strumenti e i simboli forniti
dall’astrologia possano servire a chiarire (in senso generale) questo pro­
blema; e suggerirò una semplice chiave che, se usata bene, potrebbe
gettare molta luce su argomenti di solito circondati dal mistero.
Sappiamo che già alcuni dei filosofi greci avevano capito che la Terra
gira intorno al Sole, ma fu solo dopo Galileo, Keplero e Newton, circa
cinquecento anni fa, che la rappresentazione moderna del sistema solare
fu chiaramente delineata. Fu solo dopo che Urano e Nettuno, e poi
Plutone, furono scoperti, entro gli ultimi duecento anni, che gli astrologi
poterono usare questa nuova rappresentazione ‘eliocentrica’ (con il Sole
come centro) del sistema solare nel suo vero significato. Non mi riferisco
qui alla posizione eliocentrica dei pianeti nello zodiaco. Queste posizioni
possono essere studiate con risultati molto validi; ma ciò richiede un tipo
speciale di effemeridi, poiché le tavole che gli astrologi usano comune­
mente oggigiorno danno le posizioni geocentriche dei pianeti, cioè, i loro
movimenti visti dalla Terra. Ma anche se usiamo le posizioni geocentriche
dei pianeti nell’erigere le nostre carte natali, possiamo aver chiaro nella
mente il quadro moderno eliocentrico del sistema solare e pensare ai
pianeti come rappresentazioni di funzioni dinamiche all’interno del siste­
ma solare nel suo complesso.
Il sistema solare, con il Sole nel suo centro, è un’unità cosmica e,
perlomeno in senso simbolico, un ‘organismo vivente’. È per questa ra­
gione che, studiando i movimenti ciclici correlati dei pianeti, l’astrologo
164 Prospettive astro-psicologiche

può capire meglio, ed entro certi limiti prevedere, gli alti e bassi perio­
dici della vita e della coscienza di un essere umano, o il corso che
emozioni, impulsi e orientamenti di pensiero possono prendere nell’arco
della vita di un individuo. L ’intero sistema solare è quindi visto come
rappresentazione della personalità individuale nel suo complesso.
È chiaro ora all’astrologo che sa qualcosa di psicologia che le comples­
sità di una personalità umana moderna hanno bisogno di tutti i pianeti
che conosciamo ora per essere descritte e rappresentate. Gli antichi si
fermavano a Saturno quando redigevano le loro carte; ma, in realtà,
l’orbita di Saturno è solo la linea divisoria tra due tipi di pianeti. I
pianeti che si trovano tra il Sole centrale e Saturno (incluso) si riferiscono
a un aspetto della personalità umana nella sua totalità; i pianeti oltre a
Saturno (Urano, Nettuno e Plutone, e ce ne potrebbero essere altri!)
rappresentano un altro aspetto, un aspetto che equilibra il primo e ne è
complementare. Esiste un definito rapporto polare tra questi due gruppi
(o serie) di pianeti. Ed è questo rapporto che dobbiamo cercare di capi­
re. La maggior parte degli astrologi parla di Urano, Nettuno e Plutone
come se fossero pianeti come tutti gli altri. Ci sono però astrologi che
hanno concepito l’idea che i tre pianeti ‘trans-saturniani’ siano ‘ottave
più alte’ di Mercurio, Venere e Marte, sebbene le loro opinioni diverga­
no su quali pianeti della seconda serie corrispondano a quelli della pri­
ma. Secondo me, l’idea dell’ottava più alta, anche se valida parzialmente,
non va alla radice delle differenze tra i due gruppi di pianeti.
Qual è la vera differenza? Che cos’è che fa di una serie la polarità
opposta dell’altra? Ogni sistema organico o unità cosmica è soggetto a
due forze contrarie. C ’è una spinta che attira ogni parte del sistema verso
il centro (per esempio, la forza di gravità); ma c’è anche l’attrazione
esercitata dallo spazio esterno, che in realtà significa dal sistema più
grande entro il quale opera il primo sistema. Nel caso del sistema solare,
il sistema più grande si chiama la galassia. Il nostro Sole non è che uno
dei milioni di stelle che compongono questa immensa nebulosa a spirale,
la galassia (o Via Lattea); essa, a sua volta, è parte di un Universo finito
composto da milioni di nebulose di vario tipo. Ogni pianeta del nostro
sistema solare e ogni essere vivente sulla Terra è in certa misura soggetto
alle pressioni e attrazioni che ci raggiungono dalla galassia; siamo anche
soggetti nella direzione opposta alla forza gravitazionale del Sole, centro
del nostro sistema.
Saturno, però, rappresenta una fondamentale linea di demarcazione
tra queste due opposte forze, galattica e solare. I pianeti entro l’orbita di
Saturno sono soprattutto creature e vassalli del Sole; mentre i pianeti al
di là di Saturno sono ciò che io ho chiamato, molti anni fa, gli ‘ambascia­
I misteri del sonno e dei sogni 165

tori della galassia’. Essi concentrano sul sistema solare la potenza di


questa vasta comunità di stelle, la galassia. Non appartengono compieta-
mente al sistema solare. Sono all’interno della sua sfera di influenza per
adempiere a un certo compito, per collegare il nostro piccolo sistema
(del quale il Sole è il centro e l’orbita di Saturno la circonferenza) a un
sistema più ampio, la galassia.
Ciò può sembrare all’inizio piuttosto fantasioso; ma se applichiamo il
concetto ai fatti dell’esistenza umana, vediamo subito cosa significa in
realtà. Un singolo individuo (chiunque sarà d’accordo), non vive un’esi­
stenza isolata: è parte di un gruppo familiare, di una comunità. È dunque
una piccola unità attiva all’interno di un insieme più grande. È un indi­
viduo che ha un certo ruolo da svolgere all’interno di una collettività.
Ecco qui la polarità della quale avevo parlato quando avevo citato il
sistema solare e l’intera galassia; la stella individuale e la vasta comunità
galattica di stelle. È vero, l’individuo agisce sulla vita collettiva della
comunità all’interno della quale è nato e vive; ma il pensiero e il compor­
tamento collettivi della comunità (le sue tradizioni, religione, cultura, etica)
hanno plasmato questo individuo ed esercitano costantemente una pressio­
ne, un’influenza (costruttiva o distruttiva) su di lui. Se si ribella a questa
influenza, rimane comunque condizionato da ciò contro cui si ribella.
C ’è un tipo di polarità ancora più profonda, nel quale l’individuo
consapevole e autodeterminato, con un suo proprio scopo, si pone in
contrasto con il vasto oceano di vita universale, la vita che anima il suo
corpo e tutti i corpi umani, che dà forza alle necessità fondamentali, alle
emozioni e al pensiero istintivo dell’individuo, ma li controlla finché può.
È a questa polarità veramente fondamentale che dobbiamo riferire in
primo luogo l’alternanza di coscienza di veglia e sonno, e in ultima
analisi di esistenza corporea individuale e morte. Il principio di tale
alternanza è molto semplice. La vita di una personalità umana è la
risultanza di un rapporto tra due forze polari: una cerca di fare di questa
persona un individuo cosciente, autosufficiente, autodeterminato e con
un modo di agire finalizzato; l’altra cerca di attrarlo indietro nel vasto,
indifferenziato oceano inconscio e non individualizzato della vita. Quan­
do la forza individualizzante è positiva e dominante, l’essere umano è
sveglio e opera con azioni coscienti e attività pianificate di qualche tipo.
Ma quando il potere della vita universale acquista il controllo e la forza
individualizzante diventa negativa (ciò che noi chiamiamo stanchezza con
il suo equivalente psichico), allora la persona si addormenta.
In senso psicologico, ciò avviene anche nell’opposizione polare meno
basilare tra individuo e società. Quando l’individuo è fortemente e posi­
tivamente autodeterminato, è del tutto sveglio mentalmente e spiritual­
166 Prospettive astro-psicologiche

mente, crea nuovi valori o si ribella contro quelli obsoleti; emerge come
una forza nella società. Ma ogni volta che la società costringe implacabil­
mente i suoi aspiranti individui a conformarsi alle sue norme e ai suoi
standard collettivi, allora gli esseri umani in quella società esistono in uno
stato mentale e spirituale piuttosto sonnolento, come accade nelle società
totalitarie.
Quando ci occupiamo dell'opposizione polare tra individuo e società,
ci troviamo ancora nel regno dell'attività cosciente di veglia. Il contrasto,
dal punto di vista astrologico, è quello tra i pianeti personali come Marte,
Venere, e Mercurio e la coppia di pianeti sociali, Giove e Saturno. Ma
quando veniamo all'opposizione polare tra la coscienza di veglia e il
sonno, tra il conscio e l'inconscio (per usare termini psicologici moderni),
allora ci occupiamo astrológicamente del contrasto tra tutti i pianeti entro
l'orbita di Saturno, incluso Saturno stesso e i pianeti transaturniani: Ura­
no, Nettuno e Plutone.
Quando parliamo di inconscio, consideriamo il sonno e tutte le mani­
festazioni di vita che trascendono la coscienza semplicemente come nega­
zione o assenza di coscienza. Allo stesso modo, per un lungo periodo,
scienziati e filosofi hanno pensato allo spazio al di là dei limiti del nostro
sistema solare come completamente vuoto; cioè, in senso negativo. Ma
ora cominciamo a capire (come sapevano bene gli antichi) che lo spazio
al di là del sistema solare non è puro vuoto. Piuttosto, è l'ambito dell’esi­
stenza attiva del vasto organismo cosmico della galassia. Noi “viviamo, ci
muoviamo e abbiamo la nostra esistenza” nell’immenso corpo della galas­
sia. Non possiamo pensare a questo spazio galattico in senso negativo;
esso è un accumulo di forze, un plenum, un campo di energie elettroma­
gnetiche e forse di molti altri tipi di energie trascendenti a noi sconosciute.
Allo stesso modo, ciò che i moderni psicologi chiamano (molto poco
appropriatamente) l'inconscio, non è il regno del vuoto. Quando dormia­
mo, non andiamo nel nulla. Cambiamo polarità. La coscienza, polo indi­
viduale del nostro essere totale, diventa negativa rispetto al polo vitale
che ora diventa fortemente positivo e attivo. La vita subentra ai comandi.
Viene il tempo, però, di svegliarsi; le ‘acque' della vita onnipotente si
ritraggono in parte dalla mente di chi dorme, dal suo sistema nervoso e
dai margini delle sue attività cellulari. Saturato per un certo periodo da
questa corrente di vita indifferenziata, il suo cervello e i suoi nervi, ogni
cellula e organo del suo corpo, ora rispondono a una nuova ondata di
attività, pensieri e sentimenti coscienti e diretti autonomamente. Si af­
frontano nuovamente alla luce solare della coscienza i problemi indivi­
duali. Ma per quanto riguarda i sogni?
Alle volte, quando la marea si ritira dalla spiaggia, rimangono piccole
I misteri del sonno e dei sogni 167

pozze d’acqua, specialmente dove emergono scogli che racchiudono l’ac­


qua. Può aiutare il lettore pensare per un momento ai gamberetti, ai
pesci, o anche ai piccoli polpi che rimangono spesso intrappolati in
queste pozze di marea e che rappresentano alcuni dei nostri sogni. Alle
volte, può restare abbandonata sulla spiaggia un’enorme balena, agoniz­
zante o morta. Tutti questi relitti e rifiuti sono lasciati sulla spiaggia dalle
maree che si ritraggono, e spesso riusciamo a malapena a riconoscere ciò
che erano in origine. Sono gettati sulle spiagge della coscienza provenen­
do dalle correnti e dalle profondità dell’inconscio.
Vi sono molti tipi di sogni, e questo esempio si applica bene solo ad
alcuni di essi; quindi, non deve essere preso troppo alla lettera e non può
coprire tutti gli esempi di sogni. Sarebbe davvero molto meglio pensare
ai sogni in genere come reazioni dell’inconscio a ciò che è accaduto
durante l’attività conscia della persona durante il tempo della veglia, e a
ciò che ne deriva. Proprio come la società reagisce alle azioni di un
individuo che sono produttive o che lo distinguono con il conferirgli
ricchezza o fama (o mandandolo in prigione), così il polo inconscio del
nostro essere totale reagisce ai nostri sentimenti, pensieri e al nostro
comportamento conscio appena le polarità si invertono. La vita, avendo
il controllo durante il sonno, vuole dire la sua. Richiama all’ordine la
parte cosciente del nostro essere totale, anche se in qualche modo cerca
di riparare ai danni fatti dal nostro Io cosciente volitivo e individuali­
stico.
Se l’Io è particolarmente determinato e vincente nell’opporsi alle abi­
tudini tradizionali e morali della collettività, della cultura e della religio­
ne, o, ancora più profondamente, nell’ostacolare o bloccare gli istinti e le
emozioni naturali della natura umana (come nell’ascetismo, per esempio),
allora di notte, mentre l’individuo dorme, il polo collettivo del suo essere
solleva vibrate proteste, mette in guardia sui pericoli e cerca di imprime­
re sulla polarità dell’Io immagini di conseguenze disastrose o un senso di
inevitabile fallimento e inutilità. Quando ciò accade, alcune impressioni
delle proteste del polo collettivo rimangono in certe aree sensibilizzate
del cervello, persino in alcuni dei grandi plessi nervosi del corpo. Quan­
do le polarità si invertono ancora una volta e il polo individuale (l’Io)
torna a prendere il controllo conscio (cioè ci svegliamo), queste impres­
sioni sono colte dalla coscienza come sogni.
La ragione per cui i sogni sono così sconcertanti è multiforme. Innanzi
tutto, il polo collettivo del nostro essere (società e vita, o natura umana)
non può comunicare le sue ribellioni o proteste con un linguaggio intel­
lettuale; può solo catturare a tentoni dal magazzino del passato immagini
che sono nel cervello o nella memoria, quelle che sono collegate per
168 Prospettive astro-psicologiche

analogia, o in qualche modo intonate, a ciò che l'inconscio cerca di


trasmettere alla coscienza. Queste immagini sono quindi prima di tutto
significative come analogie e simboli, e sono presentate in una sequenza
che ha poco a che fare con i principi della logica cosciente. Il sogno
rappresenta una sequenza spaziale di immagini impresse sul cervello o su
altri centri nervosi. Il senso della sequenza temporale sorge solo quando
l’Io che si sta risvegliando, che ancora non si è del tutto ripreso dalla sua
condizione negativa o passiva di sonno, cerca di esaminare velocemente
queste impressioni registrate sulle parti dell’organismo umano con le
quali l’Io è più strettamente associato (cioè i centri nervosi). È come se
un dirigente indaffarato, precipitandosi in ufficio una mattina, vedesse
una massa di carte sparse sulla sua scrivania; lo stanno già chiamando al
telefono, e tutto quello che può fare è esaminare in fretta le carte sparse,
nella maggior parte dei casi non nell’ordine nel quale le sue molte segre­
tarie le avevano messe prima del suo arrivo. Di tanto in tanto, emerge
qualche importante informazione. Il dirigente è svegliato, mentre è a
casa, da qualcuno che gli comunica un messaggio della massima impor­
tanza: il presidente è molto malato, la Borsa probabilmente crollerà la
mattina seguente, c’è un incendio in un deposito, ecc. Eppure, anche se
il messaggio forse raggiunge il dirigente (l’Io) come un fulmine a ciel
sereno, può darsi che sia trasmesso alla rinfusa: può darsi che gli giunga
da un domestico e da sua moglie, che forse non lo hanno capito bene al
telefono, ecc.
Tutti questi esempi sono, naturalmente, del tutto inadeguati; possono
solo accennare al carattere di un processo che non può essere tradotto
accuratamente solo in termini di esperienze consce. L ’astrologia può ag­
giungere un’altra dimensione alla nostra analisi dei processi onirici col
farci differenziare i sogni in tre categorie fondamentali: uraniani, nettuniani
e plutoniani.
Il tipo di sogno uraniano è una sfida diretta alla grettezza, inerzia
autocompiaciuta, all’egoismo e all’inflessibilità dell’Io saturniano. L ’Io è
nella sua essenza di carattere saturniano, perché Saturno rappresenta la
struttura e i limiti del polo individuale del nostro essere. Quando la
nostra individualizzazione è eccessiva e avviene in modo separatista, esclu­
sivo, ristretto e rigido, questa accentuazione eccessiva della funzione Sa­
turno richiama una reazione complementare, uguale e contraria, da parte
della società, dalla vita, o da Dio che è nell’intimo della nostra persona­
lità totale. È come se la galassia mandasse una corrente di potenti raggi
in un sistema solare il cui campo elettromagnetico si fosse eccessivamente
isolato e potesse così diventare un ‘sistema canceroso’ nella comunità
galattica. L ’energia della galassia raggiunge il sistema solare via Urano. Il
I misteri del sonno e dei sogni 169

tipo di sogno uraniano è, nel suo senso più alto, profetico e illuminante.
Può persino essere un’apparizione, un lampo di ispirazione o di illumi­
nazione che giunge durante la fase vigile di attività conscia dell’Io, come,
per esempio, l’immagine e le parole di Cristo che si impressero violente­
mente su Paolo sulla via di Damasco come risposta alla decisione del suo
Io ciecamente tradizionale e fanatico di distruggere coloro che credevano
alla nuova Rivelazione Divina.
I sogni uraniani di solito turbano molto: sono come una sfida, una
sfida che l’Io non accetta facilmente. Parte del sogno può consistere di
parole solenni; spesso la luce, o un colore ben definito, emerge come
elemento importante dell’immagine del sogno. Quelli che C.G. Jung chia­
mava gli ‘archetipi dell’inconscio’, appaiono di solito in questo tipo di
sogni; essi si riferiscono a una delle esperienze più profonde e più uni­
versali dell’umanità. Sono collegati a un aspetto o funzione basilari della
vita universale quando opera nella natura umana. Quindi, spesso hanno
carattere religioso, e il sogno può avere il potere di trasformare comple­
tamente colui che sogna (conversione), o di sconvolgere in profondità la
sua autosufficienza, il suo egocentrismo o le sue idee più care.
I sogni nettuniani, però, sono forse i più frequenti. Essi rappresentano
la reazione a qualsiasi cosa turbi il normale equilibrio che di solito l’in­
dividuo ha nei suoi rapporti con la società, la sua salute, la sua digestione
o gli istinti fondamentali del suo corpo. Nettuno, in questo senso, rispon­
de con i sogni a ogni disturbo o pericolo alle funzioni complesse espli­
cate da Giove, sia nel corpo sia nella mente. Ogni sfida a un principio di
condotta sociale o morale, ogni violazione di una ‘dieta’ sicura (del corpo
come della mente), tende a provocare sogni nettuniani, e sono di solito
sogni molto strani! Se il corpo si raffredda di notte a causa di un improv­
viso calo di temperatura, ci si può risvegliare con il ricordo di un lungo
sogno drammatico in cui si camminava in una tormenta di neve, si cade­
va nell’acqua gelata, ecc. Se si è spinti da un impulso irresistibile a
infrangere regole morali o sociali di condotta, è probabile che, prima o
poi, si possano sognare scene drammatiche nelle quali coloro che parte­
cipano alla situazione appariranno in ambientazioni strane ma simboli­
che, sotto spoglie forse che renderanno la verità profonda della situazio­
ne meno sgradevole al primo impatto alla persona.
II sistema freudiano di analisi dei sogni ha abituato il pensiero moder­
no a ciò che Freud chiamava il ‘censore’. Questo censore si dice che
rappresenti, per così dire, una specie di custode privato della sicurezza
personale dell’Io, proteggendolo da ogni sconvolgimento sgradevole o
tentativo di rivoluzione nel suo reame. Le impressioni inquietanti lasciate
dal polo collettivo del nostro essere, vengono così censurate, cambiate,
170 Prospettive astro-psicologiche

mascherate o completamente obliterate prima che l’individuo conscio


possa diventarne consapevole. È dubbio se un simile censore esista oppu­
re no. Ciò a cui ci si riferisce è semplicemente un particolare stadio del
rapporto tra le due polarità del nostro essere (l’individuale e la collettiva,
la conscia e l’inconscia, l’attività diurna e il sonno) uno stadio nel quale
l’individuo è particolarmente ribelle verso il collettivo, e l’Io insicuro
sente continuamente il bisogno di venir protetto dalla società.
I sogni plutoniani sono più rari di quelli nettuniani. Essi possono
distruggere completamente l’integrazione della personalità totale: strani
incubi che lasciano un’agghiacciante sensazione di paura, cattivi presagi,
morte. In persone più spirituali, essi possono rappresentare le proiezioni
e il simbolo di profonde esperienze di autorigenerazione e di espansione
della stessa essenza del sé. I sogni uraniani sono araldi di ciò che potreb­
be avvenire; mostrano la strada avanti a noi, ci stimolano ad andare
avanti, risvegliano l’anima legata all’Io a nuove possibilità. I sogni
plutoniani possono essere il riflesso sulla coscienza diurna di reali passi
compiuti nella realizzazione interiore e nella crescita dell’anima; o, al
negativo, rivelano il dolore e la disperazione dell’anima che ha (almeno
temporaneamente) fallito, e forse mostrano l’abisso di fronte a noi, e le
presenze oscure che popolano quelle profondità abissali. Se, come è
probabile, vi è ancora almeno un altro pianeta al di là di Plutone, un tale
pianeta si dovrebbe riferire a esperienze interiori ancora più reali e de­
finite dell’anima, che è diventata, almeno in certa misura, parte integrale
della vasta comunità di anime divine di cui la galassia è il simbolo astro­
logico.
Jung ha detto che vi sono infiniti livelli di inconscio collettivo. Ciò è
vero in quanto c’è un’ampia gerarchia di livelli sui quali gli individui
possono agire consapevolmente e creativamente. Anche la galassia, lo
ripeto, non è che una tra le miriadi di nebulose a spirale che costituisco­
no un universo; e gli universi possono far parte di un cosmo di gran
lunga più vasto. Non c’è fine concepibile alla possibilità di diventare un
individuo cosciente a livelli sempre più totali, più cosmici. Eppure ogni
individuo, a meno che non sia la Divinità che tutto include, non è che un
centro attivo all’interno di una totalità più ampia, una collettività. Ci
deve sempre essere un rapporto che opera a fasi alterne tra questo indi­
viduo e questa collettività. Come esseri umani, conosciamo tali fasi alter­
ne come coscienza vigile e sonno, esistenza incarnata e morte. Ma queste
parole hanno senso solo se rapportate alla nostra esperienza umana.
I filosofi indiani parlavano di Giorni e di Notti di Brahma, il Creatore
di universi in cui la coscienza si rivela, e di condizioni di assoluta non
esistenza in cui nulla esiste. Eppure, per il saggio, oltre a questi giorni e
I misteri del sonno e dei sogni 171

notti cosmiche, oltre al conscio e all’inconscio, c’è ciò che comprende


ambedue. Gli indiani lo chiamavano simbolicamente il ‘Gran Respiro’
che crea il mondo emettendo il respiro, e lo riassorbe nell’immensa pace
inspirando. Così, noi facciamo esperienza del nostro Io conscio che viene
proiettato (esalato) nel mondo dell’attività diurna quando ci svegliamo, e
riassorbito nel sonno quando ci stendiamo per riposare. In un certo
senso, siamo ambedue le condizioni, conscia e inconscia, e siamo anche
ciò che le include ambedue. I pianeti dal Sole a Saturno ci conducono
verso l’attività conscia; ma i pianeti al di là di Saturno, quando il giorno
finisce, ci conducono verso i vasti spazi della galassia, dove conosciamo
il nostro sé superiore, le stelle che in realtà siamo. Quando il ritmo
alternato ci riporta alla coscienza diurna, allora Urano, Nettuno, Plutone
cercano continuamente di farci ricordare che non siamo soltanto un sé
individuale, limitato da Saturno, che ha come centro il Sole, ma che
apparteniamo anche alla più grande comunità stellare.
18
Le grandi svolte della vita

Sappiamo tutti che un corpo umano passa attraverso a una sequela di


cambiamenti nell’arco della sua vita; cresce, matura e gradualmente per­
de la sua elasticità ed energia vitale. I suoi organi (in particolare le sue
ghiandole endocrine, che producono gli importantissimi ormoni) subisco­
no di tanto in tanto processi di riadattamento; l’armonioso e delicato
equilibrio delle loro attività si altera, poi si ristabilisce (se tutto va bene)
in modo diverso. Le fasi che noi chiamiamo adolescenza e menopausa
sono, tra questi periodi di riadattamento organico e ghiandolare, le più
frequentemente citate, poiché ovviamente hanno ripercussioni sulla vita
emotiva e sul comportamento delle persone che le attraversano. Vi sono
altri momenti di svolta nello sviluppo di un individuo che, sebbene siano
collegati a cambiamenti corporei meno vistosi, sono tuttavia di profonda
importanza nello sviluppo del carattere. Il carattere può essere definito in
molti modi. In questo contesto, dirò che questa parola si riferisce all’at­
teggiamento di una persona verso il proprio sé (o individualità) in rap­
porto al mondo nel suo complesso, particolarmente in relazione alla gen­
te con cui ha stretti legami, sia di parentela sia di amicizia sia di rapporti
di affari.
Lasciatemi spiegare: ciò che determina il vostro carattere è ciò che,
nella parte più profonda di voi stessi, sentite di essere come persona,
come sé. Può darsi vi sentiate inferiori o superiori, frustrati o sicuri di
voi, depressi per la vostra incapacità di agire con successo o esuberanti
e pronti a conquistare il mondo. Può darsi che vi sentiate un individuo,
unico e con la sensazione di avere una missione, un destino; può darsi
che per istinto, o forse per paura o per una profonda insicurezza, cer­
chiate il conforto di un atteggiamento conformista. Può darsi che amiate
distinguervi con quello che fate, con quello che indossate, con il vostro
modo di reagire emotivamente a situazioni di vita ordinarie o straordina­
rie; o può darsi abbiate paura di farvi notare, vi sentiate timido, odiate
mettervi in vista, vi affidiate completamente alla tradizione.
Le grandi svolte della vita 173

Cito solo gli opposti più ovvi degli atteggiamenti caratteriali, ma ci


sono infinite sfumature. Ciascun tipo di carattere rappresenta non solo
un particolare sentimento interiore di ciò che si è in quanto sé, ma anche
un certo modo di affrontare tutti i rapporti umani e le piccole o grandi
difficoltà della vita quotidiana. ‘Sé’ e ‘rapporti’ sono i due poli di ogni
azione umana; e in una carta natale astrologica questi due poli comple­
mentari e sempre intercollegati sono rappresentati dall’ascendente e dal
discendente; le cuspidi della prima e della settima casa, che sono in realtà
le sezioni orientale e occidentale dell’orizzonte all’epoca della nascita. I
segni e i gradi dello zodiaco che si trovano su quei punti e tutti i pianeti
che possono ‘sorgervi’ e ‘tramontarvi’, sono le principali indicazioni astro­
logiche rispettivamente di ciò che il sé significa per voi, che siete il
soggetto, e di come affrontate tutti i rapporti umani nel vostro modo più
caratteristico.
I due succitati periodi di cambiamenti organici, l’adolescenza e la
menopausa, hanno un profondo effetto sullo sviluppo del carattere. Tut­
tavia, quelle che io considero le svolte più fondamentali in questo svilup­
po non avvengono in questo periodo, ma anni più tardi. Più esattamente,
ciò che si può notare è una specie di ciclo di sviluppo che è basato su
un ritmo settennale o quattordicinale. Il ciclo settennale della vita umana
era conosciuto dalle civiltà antiche; troviamo riferimenti a esso anche
nella nostra società cristiano-europea. Gli educatori gesuiti dicevano che
se si fossero occupati di un bambino durante i suoi primi sette anni di
vita, non avrebbe avuto importanza ciò che fosse accaduto dopo. Sette
anni erano considerati l’‘età della ragione’, dopo la quale si considerava
il bambino ‘responsabile’. Alcuni occultisti europei hanno sostenuto che
a quell’età Inanima’ entra per la prima volta nella personalità del bambi­
no, e può agirvi dall’interno. Quattordici anni sono in genere considerati
(a seconda dell’eredità sociale e del clima) l’età della pubertà. A ventuno
anni un ragazzo o una ragazza diventano definitivamente ‘maggiorenni’,
sono accettati come cittadini in grado di votare, possono firmare contrat­
ti, ecc.
Poi viene il ventottesimo compleanno; ed è a questo periodo che io
voglio rivolgere una speciale attenzione. Si diceva una volta che la lun­
ghezza normale o teorica di una vita umana era di settant’anni; ma ora
le aspettative di vita in America vanno oltre ai settanta. Significativamen­
te, da quando Urano è stato scoperto all’alba dell’era industriale e demo­
cratica, abbiamo un nuovo archetipo, un modello teorico, per la vita
umana, dato che il ciclo di rivoluzione intorno allo zodiaco di Urano è
quasi esattamente di ottantaquattro anni. Sono stati aggiunti al vecchio
standard di vita umana quattordici anni. Ottantaquattro corrisponde a
174 Prospettive astro-psicologiche

12X7, così abbiamo uno ‘zodiaco’ completo multiplo di dodici, diviso in


sette periodi.
Questo zodiaco multiplo di dodici si divide molto significativamente in
tre periodi di 28 anni. È come se, potremmo dire, da questo punto di vista
uraniano, una persona fosse nata in Ariete, divenisse Leone a 28 e Sagit­
tario a 56 in Sagittario. Molti anni fa, nel mio libro New Mansions for New
Men, mi sono riferito a questi periodi come alla prima, seconda e terza
nascita, cioè, nascita come organismo fisico determinato dall’eredità genetica
e che si sviluppa biologicamente, poi psichicamente, all’interno di un am­
biente sociale e culturale particolare che fin dall’inizio plasma i suoi atteg­
giamenti emotivi e intellettuali; poi, la rinascita come individui, che affer­
mano (se tutto va bene) il proprio sé in modo individualizzato per adem­
piere a un destino più o meno unico; infine, una possibilità di riadattamento
finale di questa individualità per mezzo della quale si rende possibile una
partecipazione più matura, più morbida, più saggia agli affari sociali.
Ciò significa che vi sono due svolte fondamentali in questo teorico
schema di sviluppo di 84 anni: verso i 28 e verso i 56. Quali che siano
stati i vostri inizi, qualunque cosa il vostro ambiente natale e il vostro
corpo vi abbiano programmato a essere, vi sono due grandi svolte nella
vostra vita più o meno matura come adulto in cui potete riorientare e
trasformare il vostro carattere e la natura della vostra attitudine ai rappor­
ti umani. Potete ‘vedervi’ come siete nel vostro essere innato; e, di con­
seguenza, potete anche affrontare gli altri in modo nuovo. Potete farlo
tra i venti e i trent’anni; potete farlo ancora una volta tra i cinquantasei
e i sessantanni. Naturalmente, è probabile che il cambiamento sia gra­
duale per tutta la vita, specialmente ogni sette anni. Ma, durante i due
periodi di età appena descritti, la possibilità di una trasformazione dav­
vero radicale del vostro carattere e delle vostre reazioni più essenziali alla
gente e alla società è di solito estremamente accentuata. Può spesso
essere accentuata fino al punto di una crisi radicale, e ‘crisi’, etimologi­
camente, significa un periodo di decisione.
La ragione per cui parlo di periodi di anni (dai 27 ai 30 e dai 56 ai
60) è che, durante questi periodi, parecchi importanti cicli astrologici
giungono alla fine e a un nuovo inizio. Considerando la natura e il
significato di questi cicli, si dovrebbe riuscire a capire meglio il significa­
to di queste due grandi svolte. I cicli principali da considerare sono:

1. il ciclo della Luna progressa, di circa ventisette anni e mezzo, alla


fine del quale quest’ultima torna sulla sua posizione natale;
2. il ciclo di Saturno, che impiega quasi trent’anni a riportare il piane­
ta sulla sua posizione natale;
Le grandi svolte della vita 115

3. il ciclo delle lunazioni progresse, di circa trentanni, alla fine del


quale il Sole e la Luna sono nella stessa posizione relativa (cioè
aspetto) in cui erano alla nascita.

Ci si deve anche rendere conto che Giove e Saturno a trentanni sono


in aspetto di opposizione (e quindi complementari) al loro aspetto natale.
Se, per esempio, erano congiunti alla nascita, a circa trentanni devono
essere in opposizione. Ciò è significativo perché, alla seconda grande
svolta dello sviluppo individuale, a circa cinquantanove anni, saranno
nella stessa posizione relativa che alla nascita, e, ciò che è più importante,
in quasi gli stessi punti zodiacali. Il grande ciclo Giove-Saturno è in
realtà un ciclo di 59-60 anni, anche se i due pianeti si incontrano ogni 20
anni.
Una situazione simile ma meno ben conosciuta esiste riguardo ai nodi
lunari, che costituiscono un asse importantissimo nella carta natale, quasi
altrettanto significativo, psicologicamente parlando, dell’orizzonte natale
o del meridiano natale. I nodi nord e sud sono, naturalmente, sempre in
opposizione l’uno all’altro, poiché i due nodi sono ai due capi di una
linea che taglia lo zodiaco, una linea prodotta dall’intersezione del piano
dell’eclittica (in pratica, l’orbita della terra) e del piano della rivoluzione
della Luna intorno al nostro globo. Questo asse nodale collega simboli­
camente l’intero cammino annuale apparente del Sole con quello mensile
della Luna, e quindi, i componenti solari e lunari della personalità totale
di un individuo. Il nodo nord è essenzialmente un punto di ricezione di
energia, un punto in cui l’energia viene introdotta e assimilata; il nodo
sud, un punto di emissione e di fuoriuscita (sia essa la deiezione di
materiale non assimilato e non desiderato o l’espulsione di un seme) e vi
può essere un seme psicomentale (come nelle opere di grandi artisti o
nelle figure profetiche) oltre che un seme biologico.
I nodi impiegano tra i diciotto e i diciannove anni a completare il giro
dello zodiaco. È più vicino ai diciannove che ai diciotto, e questo ciclo
di diciannove anni era molto venerato nell’antichità, specie in Persia. È
ancora la base del calendario del movimento religioso fondato da profeti
persiani un secolo fa e che ora si sta diffondendo dappertutto, dato che
cerca di stabilire un nuovo ‘Ordine Mondiale’, la fede Bahai. Tre di
questi cicli nodali fanno quasi esattamente 56 anni di media, fatto molto
interessante. Così, quando una persona ha circa 28 anni, la posizione dei
nodi lunari nello zodiaco è invertita rispetto alla posizione di nascita: un
ciclo e mezzo ha avuto luogo. Il nodo nord è sul posto occupato alla
nascita dal nodo sud, e viceversa. Ciò significa che verso i 28 o 30 anni
si ha una precisa inversione dei rapporti tra Giove e Saturno, e lo stesso
176 Prospettive astro-psicologiche

accade per quanto riguarda la posizione dei nodi. Inoltre, la Luna


progressa finisce il suo primo ciclo completo. Il rapporto Sole-Luna,
secondo la progressione, è lo stesso di quello che era alla nascita, e anche
Saturno è tornato sulla sua posizione natale. Se interpretiamo queste
indicazioni cicliche complessivamente, possiamo vedere come si adattino,
per lo meno in teoria (o potenzialmente), a quello che succede a un
essere umano dai 28 ai 30 anni. La Luna e Saturno rappresentano essen­
zialmente i due genitori, o, in senso più generale e psicologico, il tipo di
‘immagine’ che un giovane si costruisce della madre o del padre all’inter­
no della propria coscienza. Il vero genitore può essere molto diverso da
queste immagini; ma le immagini costituiscono l’effettiva realtà del rap­
porto che è stato costruito negli anni tra il ragazzo e poi adolescente e
i suoi genitori. Questo rapporto di solito va ben oltre i genitori in se
stessi; si espande e generalizza nel rapporto tra il giovane e la sua religio­
ne o la sua comunità (un’estensione dell’‘immagine materna’) e tra il
giovane e tutti i simboli di autorità e legalità (‘immagine paterna’).
Dai 28 ai 30 anni finisce un ciclo, per quanto riguarda tutti questi
rapporti. Il primo periodo di crescita del carattere e dell’individualità si
chiude; ne inizia uno nuovo, o perlomeno può iniziare e normalmente
dovrebbe iniziare. Il primo periodo, che era cominciato con la nascita
fisica, era stato ovviamente dominato dallo sviluppo del corpo fisico e dal
bisogno di assimilare gradualmente qualcosa della cultura e dell’eredità
socio-religiosa dell’ambiente del bambino. Può darsi che il giovane si sia
adattato prontamente a questo ambiente e alle tradizioni della sua gente;
oppure può darsi che, in misura maggiore o minore, si sia ribellato
contro ciò che si presentava o si imponeva alla sua personalità in fase di
crescita. In ambedue i casi, egli è condizionato da questo insieme di
influenze biologiche, sociali, e culturali, perché siamo condizionati da ciò
contro cui ci ribelliamo o da ciò che odiamo, altrettanto che da ciò che
seguiamo passivamente o amiamo.
Il primo periodo di 28-30 anni è una specie di tesi; ed è del tutto
naturalmente seguito da uri antitesi. Vale a dire che il giovane che per
questi quasi trenta anni è praticamente vissuto, gli piacesse o no, domi­
nato da influenze collettive, è ora arrivato alla grande svolta in cui può
realmente cominciare ad asserire la sua vera individualità, il suo destino
unico, la sua particolare funzione nell’universo, la sua ‘vocazione’ (alme­
no in parte) creativa. Tuttavia, non è affatto certo che egli compirà tale
affermazione di individualità. Può darsi che egli viva semplicemente come
uno dei molti che seguono passivamente le abitudini ancestrali, non di­
stinguendosi e rimanendo indistinto. Ma se davvero asserisce la sua indi­
vidualità, lo fa perché ha acquisito una nuova prospettiva sulla sua tra­
Le grandi svolte della vita 177

dizione; e, in astrologia, questa acquisizione di prospettiva è rappresen­


tata dall’aspetto di opposizione.
Il rapporto Giove-Saturno della sua carta natale è rovesciato. Giove e
Saturno sono i pianeti che simboleggiano tutti i processi sociali e i rap­
porti di una persona con le istituzioni della sua società, della sua cultura
e della sua religione. Questo rovesciamento dà al giovane che matura una
visione più obiettiva delle tradizioni del suo popolo. C ’era stata una
simile inversione quando egli aveva 14-15 anni, quindi, durante o imme­
diatamente dopo la crisi dell’adolescenza. Ma a 30 anni, la ribellione
adolescenziale si dovrebbe essere stabilizzata, perché il Saturno di tran­
sito ora si trova nel punto in cui era alla nascita. L ’individuo di trent’anni
tocca il fondo; può una volta ancora entrare in contatto con le sue radici,
ma ora questo potenziamento dovuto a Saturno può operare a un nuovo
livello. Devo anche aggiungere che vi è un ciclo Giove-Urano della du­
rata di 14 anni che può essere collegato ai cambiamenti di coscienza
sociale che avvengono potenzialmente ogni 14 anni, quindi, a 28.
A 28 anni, anche i nodi lunari si sono invertiti. Si potrebbe quasi
dire che le forze lunari e solari si sono scambiate il posto. La vitalità
solare ricevuta in tutti questi anni può essere ceduta attraverso il potere
lunare, cioè attraverso la personalità che affronta creativamente i pro­
blemi quotidiani di adattamento alla vita. Si produce una situazione
simile durante il decimo e il trentottesimo anno. Questi periodi spesso
testimoniano importanti svolte del destino, sebbene possano, naturalmen­
te, non avvenire in vite che si stabilizzano completamente in età giovanile
e che sono, quindi, meno sensibili a potenzialità di trasformazione.
Potenzialità, più che eventi stabiliti dal destino, è ciò che una carta natale
rivela.
Il ciclo dei nodi di 9-10 e di 18-19 anni regolamenta anche lo schema
delle eclissi. Così, se ci fossero eclissi nel periodo della nascita che toc­
cassero pianeti o angoli sensibili del tema natale, queste ricorrerebbero
alle età suddette, e le eclissi possono essere fattori molto stimolanti,
anche se causano spesso problemi e dilemmi; specialmente quelle lunari,
che avvengono quando Sole e Luna sono in opposizione (Plenilunio).
Oggigiorno, una persona di 56 anni è spesso considerata ancora ‘di
mezz’età’. Ciò che accade, almeno in teoria, è che, tra i 56 e i 60, una
persona decide (consapevolmente o inconsciamente) se gli anni a venire
saranno anni di realizzazione creativa e in cui si raccoglie il frutto delle
proprie fatiche, oppure di graduale stabilizzazione nell’inevitabile sclerosi
del corpo e della perdita, da parte della mente, di capacità di concentra­
zione per degenerazione organica, e della capacità di autorinnovarsi.
Proprio come quando, all’età della pubertà, verso i quattordici, si origi­
178 Prospettive astro-psicologiche

narono i fattori organici e psicologici che prepararono il terreno alla crisi


del carattere o di autoespressione dai 28 ai 30, così, ciò che ha avuto
luogo durante la metà degli anni quaranta (normalmente, l’inizio della
menopausa, almeno a livello psicologico) condiziona ampiamente il modo
in cui l’individuo (se è davvero un ‘individuo’ !) affronterà i problemi dai
56 ai 60. Verso i 59, sia Giove sia Saturno ritornano sui loro punti natali,
Saturno per la seconda volta, Giove per la quinta.
A 56 anni, il ciclo Giove-Urano finisce per la quarta volta, e inizia un
quinto ciclo, con la possibilità di cambiamento del proprio atteggiamento
socio-religioso. Nello stesso periodo, si completa il terzo ciclo dei nodi
lunari; e se ne apre un quarto, che indica un potenziale rinnovamento del
progetto del destino e dell’integrazione personale a un quarto livello (da
56 a 74 e 1/2). La Luna progressa ha completato il suo secondo ciclo
attorno alla carta natale durante il cinquantacinquesimo anno, ma il rap­
porto natale tra Sole e Luna si ripete per progressione (ciclo di lunazioni
progresse) verso i 59. Questa età di 59 anni sembra essere davvero la
svolta decisiva nella maggior parte dei casi; ma ciò che raggiunge l’acme
in quel periodo ha cominciato spesso a manifestarsi verso i 56 anni. Per
l’inizio degli anni 60, la nuova tendenza dovrebbe essersi chiarita defini­
tivamente. Una nota chiave è stata stabilita per i rimanenti anni di vita,
o, perlomeno, per il periodo di 14 anni che finisce verso i 70-72, dopo
i quali inizia quella che oggi può essere normalmente considerata la
‘vecchiaia’. Naturalmente, essa può iniziare realmente a 60 anni, se l’in­
dividuo non prende un atteggiamento positivo nei riguardi del cambia­
mento di vibrazioni e opportunità di vita.
Un tale atteggiamento positivo può avere una grande varietà di signi­
ficati e di conseguenze, più numerosi quanto più la persona che raggiun­
ge i 56 o i 60 anni abbia vissuto una vita davvero individualizzata, cioè
una vita non codificata dalla routine regolare che si associa alla norma
sociale, la norma assolutamente collettiva e non discriminante. In Grecia,
i 60 anni erano considerati ‘l’età della filosofia’, perché la filosofia impli­
ca, nel suo significato più profondo, la ricerca di significati essenziali e di
valori fondamentali. Se i primi 30 anni possono essere visti come ‘tesi’,
i secondi 30 come ‘antitesi’, gli anni dopo i 60 dovrebbero testimoniare
la ricerca della ‘sintesi’. Allora il pieno significato del rapporto tra la vita
collettiva della sua gente (tesi) e la sua propria individualità autodeter­
minata (antitesi) dovrebbe diventare chiaro. Sulla base di questo signi­
ficato, un individuo può agire più saggiamente, può aiutare gli altri a
vedere la strada che a lui può essere sfuggita, o può aiutarli a essere più
efficienti e produttivi, e contemporaneamente anche sereni. Può davve­
ro diventare un ‘filosofo’ o un ‘vecchio saggio’, capace di comprendere
Le grandi svolte della vita 179

il significato di eventi complessi inquadrandoli nella prospettiva sia


della sua morte imminente (simboleggiata da Saturno) sia della vita
della sua comunità, nazione e umanità (simboleggiata da Giove) che si
perpetua.
I vari cicli di pianeti in transito e progressi che iniziano tra i 56 e i 60
anni aprono all’individuo la possibilità di una ‘terza nascita’. Lo ripeto, la
prima nascita è l’inizio dell’esistenza biologica, nascita come corpo e
come personalità basata sull’esercizio delle funzioni corporee e delle loro
ripercussioni nella psiche. La ‘seconda nascita’, dai 28 ai 30 anni, è
l’inizio teorico della maturità come persona individuale, nascita della vera
individualità. La ‘terza nascita’, nel caso in cui avvenga, è una nascita
nella ‘luce’, nella saggezza, al livello dell’anima superindividuale nella
quale i valori collettivi e individuali (la razza e l’individuo) trovano la
loro collocazione stabilita dalla sorte. L ’individuo porta alla collettività la
messe spirituale o socio-culturale della sua esperienza. Può ricevere in
cambio onori e relativa fama, o, per lo meno, un certo grado di sicurezza
sociale. In altri casi, la sua gente o i capi intellettuali della sua società
possono non apprezzare il valore di questa messe, e gli ultimi anni di vita
possono essere anni di crescente isolamento saturniano.
Lo studio dei transiti e delle progressioni planetarie all’inizio di cia­
scuno di questi cicli che cominciano a 28-30 anni e a 56-60 anni, dovreb­
be dire all’astrologo capace di ‘sentire’ la pulsazione di questi cicli cosa
ci si possa aspettare dallo sviluppo complessivo dell’individuo durante i
seguenti periodi di 28 o 30 anni, cioè, come avverrà questo sviluppo, in
quale direzione procederà, se il cammino sarà facile o scabroso.
Per esempio, Franklin D. Roosevelt fu eletto al Senato di New York
quando si stava avvicinando al suo ventinovesimo compleanno. Saturno
stava allora passando e ripassando, in transito, sulla sua posizione natale
a 6°5’ del Toro. In quel periodo, Plutone passava sul suo Marte natale,
retrogrado a 27°1’ dei Gemelli nella sua decima casa. I Gemelli governa­
no il sistema nervoso; la decima casa governa la vita pubblica. Dopo
undici anni, Roosevelt fu colpito dalla poliomielite. La sua vita pubblica
si concentrò sulla grande crisi dovuta alla profonda depressione econo­
mica, e più tardi sulla seconda guerra mondiale, simboleggiata con gran­
de precisione da Plutone congiunto con un Marte particolarmente im­
portante ed elevato. Nel 1941, quando aveva 59 anni, Saturno e Giove
giunsero alle stesse rispettive posizioni che avevano nella sua carta natale,
dopo ripetute congiunzioni in Toro. Alla nascita, aveva Saturno, Nettuno,
Giove e Plutone in Toro; nel 1940-41-42 non vi erano solo congiunzioni
di Giove e Saturno, ma anche di Saturno e Urano. La prima avveniva nei
pressi del suo Nettuno natale; la seconda, quasi esattamente sul suo
180 Prospettive astro-psicologiche

Plutone natale, circa sei mesi dopo Pearl Harbor: indicazioni sinistre, ma
presagi di responsabilità a livello mondiale.
Prima di ciò, nel 1930 (aveva quarantotto anni) Nettuno transitava il
probabile Ascendente di Roosevelt. Urano transitò il suo Nettuno e Giove
natali durante tutto il 1938, mentre i nodi lunari stavano tornando alle
loro posizioni natali subito prima del suo cinquantaseiesimo compleanno
(1938). Giove stava vitalizzando, nella quinta casa natale, la sua congiun­
zione Venere-Sole in Acquario; anche Venere in transito era presente,
ancora una volta in congiunzione con il Sole e con la Luna e Giove. Così,
questo intero periodo era segnato da transiti significativi e importanti.
Potevano ben evocare qualcosa del destino mondiale che divenne il suo
dopo il cinquantaseiesimo compleanno; e anche la possibilità di una
tragica, seppur gloriosa, fine.
Ciò che raggiunse il suo acme a 56-57 anni con la seconda guerra
mondiale, era cominciato a 28-29 anni, quando F.D. Roosevelt era entra­
to nell’arena politica come senatore di New York. Nel suo caso, la crisi
della metà degli anni quaranta assunse un carattere particolarmente tra­
gico: la sua lotta contro la paralisi. Ma, proprio nel combattere quella
lotta, egli acquistò vera forza di carattere, che rese possibile il suo ener­
gico disimpegno di vaste responsabilità. Saturno si era congiunto al­
l’Ascendente di Roosevelt quando contrasse la poliomielite. Saturno si
congiungeva a Venere e Sole natali proprio quando stava per assumere la
Presidenza, nel 1933.
19
Affrontare e superare le crisi:
la vita nel ‘secolo psicologico’

Uno dei tratti più caratteristici della vita personale e sociale di uomini
e donne della nostra epoca è l’importanza che si dà alla psicologia. Questa
nuova fecalizzazione di interesse si estende a quasi tutti i campi di atti­
vità umana, dalla psichiatria e psicoanalisi cliniche, alla pubblicità e alla
guerra o ‘pace’ psicologica. Vi sono molti tipi e scuole di psicologia e
psicoterapia per persone con disturbi mentali o del tutto malate di men­
te; e non c’è praticamente alcun campo di affari, istituzioni sociali o
settore pubblico nel quale non ci si preoccupi di usare qualche tipo di
tecnica psicologica.
Quando pensiamo al Medio Evo europeo, all’epoca delle Crociate e a
quella in cui furono costruite le grandi cattedrali, pensiamo subito al
ruolo importantissimo che la religione giocava nelle faccende quotidiane.
Oggi, questo ruolo viene in misura sempre crescente assunto dalla psico­
logia. La vita moderna è sempre più completamente condizionata e in­
fluenzata da idee e preoccupazioni psicologiche. Il nostro ventesimo se­
colo sarà forse conosciuto come il ‘secolo psicologico’ ancor più che
come quello della scoperta dell’energia atomica. Effettivamente, sia la
nuova importanza data alla psicologia sia la scoperta dell’energia atomica
sono legate a un fatto storico fondamentale: la nostra civiltà occidentale,
che i nostri antenati davano per scontata e su cui facevano cieco affida­
mento, è in uno stato di completa crisi. Non solo gli individui vivono da
una crisi personale all’altra in uno stato di insicurezza psicologica oltre
che economica, ma anche nazioni e gruppi affrontano quella che sembra
una serie infinita di crisi e conflitti, ‘freddi’ o ‘caldi’. La radice essenziale
di questo stato quasi universale di crisi sono gli enormi cambiamenti
sociali ed economici che sono stati apportati dalla scienza e tecnologia
moderne.
Tutto ciò è ben conosciuto; ma ciò che di solito non è abbastanza
chiaro è che l’accentuazione sempre più diffusa dell’uso pratico delle
182 Prospettive astro-psicologiche

tecniche psicologiche è il diretto risultato del bisogno di affrontare que­


sto stato universale di crisi. La psicologia, in tutte le sue forme moderne,
è un tentativo di trattare le crisi; se non ci fossero le crisi, non ci sarebbe
bisogno della psicologia!
Vi sono molti tipi di psicologia; ma tutti possono essere essenzialmen­
te divisi in due categorie a seconda dell'atteggiamento basilare che pren­
dono verso la crisi in generale. Che cos'è una crisi, sia essa nella vita di
un individuo o in quella di una nazione o di una società? Che significato
ha una crisi? Ovviamente, il problema di come trovare una ‘soluzione' a
una crisi deve dipendere da ciò che lo psicologo (o il riformatore socio­
politico) pensa sia stato a causare la crisi, non solo, ma anche da ciò che
pensa essa fosse destinata a produrre.
Con la parola ‘destinata' veniamo al vero nocciolo del problema. Al­
cuni psicologi accettano l'idea che tutte le crisi siano, alla base se non alla
superficie, finalizzate a uno scopo. Nella loro opinione, una crisi è una
fase del processo di crescita di un individuo o di una società. Essa ha
scopo e significato definiti in riferimento allo sviluppo totale della perso­
nalità o della collettività che la attraversano. È necessaria a questo svilup­
po, come, per esempio, la normale crisi dell'adolescenza è necessaria al
pieno sviluppo del corpo e della personalità umana. La crisi è necessaria,
ma la forma che essa prende non è inevitabile. Lo stato di cambiamento
e di transizione, il fatto che vi sia confusione sono cose necessarie nel­
l'esperienza umana; ma il cambiamento sociale non deve necessariamente
significare rivoluzione violenta, non più che una crisi personale di cresci­
ta debba per forza produrre malattia, nevrosi o pazzia. Ma se vi è una
nevrosi grave e uno stato più o mfcno prolungato di chiara crisi bio­
psichica, sorge naturale la domanda: Quale dovrebbe essere lo scopo
finale della cura? Quali sono i risultati che lo psicanalista, guaritore del
corpo e dell'anima, dovrebbe perseguire? Questo è il punto sul quale
differiscono essenzialmente le scuole di psicologia; e la differenza è il
risultato di due modi essenziali di intendere la natura umana e il signi­
ficato e lo scopo dei rapporti degli individui verso la società e verso
l'universo e Dio.
Secondo un tipo di psicologia, la finalità della cura è di ristabilire lo
stato di normalità disturbato da una causa o dall'altra. Secondo l'altro
tipo, nessuna cura è vera e significativa a meno che il paziente emerga
dalla crisi come essere umano più grande di quanto fosse prima, e quindi
realizzi l’implicito scopo ‘spirituale’ della crisi. Nel campo della psicologia
aperto da Freud, questi due atteggiamenti si possono vedere chiaramen­
te, anche se alle volte essi sono in qualche modo combinati; ciò dovrebbe
essere molto interessante per l'astrologo che si considera essenzialmente
Affrontare e superare le crisi 183

uno psicologo che aiuta gli esseri umani, perché anch’egli deve definire
il suo approccio alle crisi passate o future che può vedere nella carta
natale del suo cliente, e la sua interpretazione delle stesse.
Vi sono vari tipi di crisi che si possono prevedere con chiarezza per
mezzo di tecniche astrologiche, e l’interpretazione che l’astrologo ne darà
dipenderà necessariamente da ciò che egli stesso pensa delle crisi in
generale. Può darsi che pensi alle crisi come devianze, pure e semplici
tragedie, cose da curare e da dimenticare presto; oppure può darsi le
consideri come fasi necessarie di un processo di crescita, esperienze dalle
quali si può e si deve raccogliere una ricca messe, esperienze senza le
quali non è possibile alcuna ‘maturità’, per quanto nera, tragica, o appa­
rentemente distruttiva la crisi possa essere.
Il primo tipo di psicologia può essere chiamato normativo: lo scopo
del trattamento e della cura è di rendere ‘di nuovo normale’ la persona
disturbata. La normalità è, ovviamente, una questione relativa, e può
essere definita solo in riferimento allo standard generale di una partico­
lare cultura e società. Quindi, la maggior parte degli ‘psicologi sociali’
è composta di psicologi normativi. Anche Freud appartiene a questa
categoria, perché il suo approccio è essenzialmente pessimistico e man­
cante di un vero scopo di significato spirituale per l’individuo in quan­
to tale.
Il secondo tipo di psicologia può essere chiamato metamorfico, perché
considera tutte le crisi come mezzi (almeno potenzialmente) per produrre
e indurre alcuni tipi di metamorfosi interiore. Questo tipo di psicologia
ritiene inoltre che la vita umana abbia assolutamente bisogno di processi
di metamorfosi ricorrenti e periodici (cioè crisi) perché, senza di essi, la
persona rimane semplicemente ‘uno del gregge’, normale, forse, ma
modellata secondo una matrice collettiva o accettata culturalmente. Esse­
re davvero un ‘individuo’ significa essere emersi dalla norma collettiva
sociale contemporanea ed essersi innalzati al di sopra di essa; questo
emergere può aver luogo solo passando attraverso qualche tipo di crisi,
attraverso reali e fondamentali esperienze di metamorfosi. Queste espe­
rienze sono di solito stressanti e dolorose, e sconvolgono sempre; eppure,
devono essere accettate di buon grado, comprese e assimilate, se si vuole
che vi sia vera maturità individuale... e forse, in qualche misura, ‘genio’
o la conquista spirituale dello stato di vero ‘discepolo di Cristo’, che è
‘nel mondo ma non del mondo’.
In astrologia, questi due approcci alle crisi personali o sociali si pos­
sono riferire rispettivamente alla coppia di pianeti ‘sociali’ (Giove e
Saturno) e ai pianeti trascendenti o di ‘metamorfosi’ (Urano e Nettuno).
Ciascuna di queste due coppie opera a uno speciale livello di attività e di
184 Prospettive astro-psicologiche

coscienza. Al livello Giove-Saturno, le crisi di individui che emergono e


di potenziali geni, santi o apostoli appaiono come deviazioni dalla norma
sociale. Al livello Urano-Nettuno, devono essere considerate come proces­
si più o meno tragici, ma necessari, di rinascita e di scoperta di sé.
La stessa distinzione si applica a crisi come guerre, rivoluzioni, o
collassi economici nel caso di nazioni. Dal secondo punto di vista, la più
grande tragedia non è che ci debbano essere guerre o rivoluzioni, ma che
dopo la conclusione di queste crisi il governo e la gente possa avere solo
un pensiero fondamentale: tornare alla normalità e al ‘bel tempo andato’,
rientrare nella stessa vecchia casa e nello stesso comportamento familiare
e ‘normale’ come se niente fosse successo! Effettivamente, noi in America
conosciamo fin troppo bene cosa significa questo atteggiamento, perché
l’abbiamo tenuto, come popolo, dopo ciascuna delle due guerre mondia­
li; come risultato, mentre abbiamo vinto le guerre, abbiamo, in senso
molto reale, perso il dopoguerra, la pace che era nel futuro. Noi, e anche
quasi tutte le altre nazioni, l’abbiamo persa fino a questo momento per­
ché non siamo stati capaci di dare alle tragedie provocate dalla guerra il
significato di grandi processi di crescita interiore, spirituale per l’intera
umanità.
Nessuna guerra è veramente vinta se termina con l’idea di ristabilire lo
‘status quo’ e il livello di normalità pre-guerra. È necessario ‘conservare’
la struttura generale di un tipo di vita che si è dimostrato valido; ma non
ci sarebbero state crisi, non ci sarebbero state minacce allo sviluppo, se
si fosse soltanto dovuto ‘conservare’ qualcosa. La crescita viene dai nuovi
atti creativi, dalle trasformazioni richieste per affrontare la minaccia della
crisi; se vi è minaccia, minaccia voluta da parte della vita o di Dio, è
perché un nuovo impulso creativo si è reso necessario, o perché il vec­
chio impulso si è impantanato, e vi è necessità di qualche tipo di
purificazione o catarsi.
Con i pianeti Urano e Nettuno, raggiungiamo il livello di catarsi e
metamorfosi, di purificazione e rinascita. Se siamo ipnotizzati da Giove e
da Saturno, siamo destinati a vedere l’attività di Urano e Nettuno come
distruttiva; eppure i due remoti pianeti sono i nostri liberatori, in realtà.
Essi ci sfidano a essere individui più grandi, a crescere creandoci la
nostra stessa grandezza futura come individui. Queste sfide comportano
crisi. Sia ringraziato Dio per queste crisi! Eppure dobbiamo uscirne vit­
toriosi; altrimenti la sconfitta si paga cara e ci lascia a pezzi. Come fac­
ciamo a essere vittoriosi? In cosa consiste la vittoria? Le risposte a queste
domande differiscono in ciascun caso individuale, particolarmente con
l’età degli individui che devono affrontare queste crisi Uraniane e
Nettuniane. In ciò l’astrologia può essere di grandissimo aiuto allo psico-
Affrontare e superare le crisi 185

logo, in quanto può datare l’insorgenza e la probabile lunghezza delle


crisi. Può indicare lo scopo delle crisi, che cosa devono trasformare nella
vita e nel temperamento dell individuo. Sapendo ciò, anche se solo in
termini generali, possiamo collaborare consapevolmente con il processo
di metamorfosi che produce la crisi, invece di ribellarci a esso e ai risul-
-tati finali che si debbono ottenere.
In geologia, le rocce ‘metamorfiche’ sono rocce trasformate da intenso
calore e pressione vulcaniche. In psicologia, una crisi Uraniana metamor­
fica è anch’essa un’emanazione di intenso calore e pressione spirituale e
psichica, che può sciogliere e ricristallizzare gli elementi più fondamentali
della personalità. Può farlo, ma non è necessario che lo faccia. Le energie
risvegliate, le condizioni di vita e le emozioni completamente sconvolte
possono anche stabilizzarsi dopo la crisi e lasciare solo ferite, stanchezza
o il rassegnato riadattamento alla normalità sociale secondo le vecchie
abitudini. Sì, tutto è ‘come prima’; la pace è stata ripristinata, le vecchie
abitudini sono state ristabilite, il paziente è stato ‘curato’, ma Dio è stato
sconfitto.
Spesso, non c’è peggior sconfitta di una ‘vittoria’ senza significato; e la
più grande delle tragedie è una crisi che sia avvenuta invano. Sopportia­
mo la sofferenza, la catastrofe, forse addirittura una specie di pazzia, la
personalità completamente obliterata, le strutture dell’Io sconnesse fino
alla disgregazione, e il ricavato è nullo\ non vi è stata crescita, non vi è
stata rinascita, solo una riorganizzazione terrorizzata o autocompiaciuta
dello stesso Io lungo gli stessi tracciati, eppure con la spaventosa sensa­
zione (per quanto non riconosciuta e inconscia) che tutto è avvenuto
invanol L ’umanità è oggi malata di una simile sensazione collettiva, un
misto di senso di colpa, impotenza, e una profonda stanchezza dell’ani­
ma. I manicomi traboccano. La sola soluzione è un nuovo tipo di
psicoterapia (e di astrologia) centrata sul risveglio volontario del fattore
creativo in ogni individuo.
Astrológicamente, il problema si risolve in primo luogo con una più
profonda comprensione di ciò che Urano e Nettuno rappresentano in
una carta natale (di ciò che possono significare) e quindi dei cicli di
transito di questi due pianeti. Parlo di soli transiti perché questi due
pianeti si muovono troppo lentamente perché le progressioni secondarie
significhino qualcosa, tranne nei relativamente vari casi in cui Urano e
Nettuno formino aspetti stretti con altri pianeti. Solo questi aspetti pos­
sono diventare esatti, durante una vita umana, per mezzo di progressioni
dirette o ‘inverse’. Alcuni testi di astrologia elencano significati comple­
tamente negativi per gli aspetti cosiddetti ‘cattivi’ di Urano e Nettuno;
anche la presenza di questi pianeti nelle case natali è spesso interpretata
186 Prospettive astro-psicologiche

in modo preminentemente distruttivo. Come è stato già detto, una tale


interpretazione è, nella migliore delle ipotesi, valida solo quando la vita
e lo scopo di una persona sono considerati soltanto dal punto di vista di
una ‘normalità’ sociale e personale di tipo gioviano-saturniano; là dove la
comodità, la felicità statica, il benessere e il successo socio-economico
sono considerati i valori massimi per l’essere umano. Ma noi non viviamo
in una società statica. La nostra è un’età intensamente dinamica, un’età di
cambiamenti radicali, continui, e di metamorfosi spirituali oltre che sociali.
Il ventesimo secolo si può definire il secolo plutoniano. Ma prima che
possa avere accesso a Plutone e possa sperimentarlo in una maniera
positiva, costruttiva, l’essere umano deve aver imparato a passare con
successo attraverso gli sconvolgimenti e le crisi di crescita rappresentate
da Urano e Nettuno. Se Plutone deve porre le fondamenta di una rina­
scita in una sfera di vita più ampia, l’individuo deve prima essere stato
rigenerato da Urano e purificato da Nettuno. Questi due ultimi pianeti
sono simboli della ‘soglia’. Si può inciampare in una soglia e finire in
ospedale; o si può entrare, per mezzo di essa, in una nuova vita. È solo
quando la seconda alternativa viene realizzata non soltanto come una
possibilità, ma proprio come l'unico fine desiderabile, che si possono af­
frontare vittoriosamente, con uno sconvolgimento minimo, le sfide por­
tate da Urano e Nettuno. È la funzione di Urano rivelare questo fine
all’individuo con una cascata di nuova luce, per quanto all’inizio essa
possa apparire accecante. Una volta che la nuova visuale, il nuovo fine,
sono accettati, Nettuno può procedere costruttivamente a cambiare la
chimica, la stessa sostanza della personalità di quell’individuo. Se la per­
sona rifiuterà di cambiare o persino di ammettere la possibilità di cam­
biamento, allora la vita la annienterà o la lascerà arenata nel suo piccolo
mondo egocentrico con i suoi successi e le sue virtù, oppure le sue folle
e i suoi peccati ‘normali’ gradualmente sempre più vuoti.
Là dove Urano è situato nella carta natale, cercate il luogo e il campo
di esperienza in cui è più probabile avvengano profondi cambiamenti
personali, trasformazione di sé o tragiche rivoluzioni; cercate di imparare
a capire e ad accettare di buon grado lo scopo della metamorfosi, di
cooperare consapevolmente con essa. Là dove si trova Nettuno nella
carta natale, cercate quella funzione biologica e psicologica e quel campo
di esperienza o quel settore dello sviluppo personale che dovrebbe essere
riorientato, rinnovato e ‘transustanziato’ (‘chimicamente’ cambiato o ripola­
rizzato) durante la vostra vita. A questo punto, però, bisogna sia chiaro
a chiunque sia interessato all’astrologia e alla propria carta natale (o a
quella dei suoi amici) che Urano rimane per sette anni in un solo segno
zodiacale, e Nettuno circa tredici. Perciò, ogni interpretazione delle po­
Affrontare e superare le crisi 187

sizioni natali di questi pianeti in un segno zodiacale si riferisce a ogni


persona nata entro un periodo rispettivamente di sette e di tredici anni.
Ciò significa che Pinterpretazione dev’essere molto generale davvero, e
che non si può assolutamente applicare a malattie specifiche o a specifici
tratti del carattere, perché queste cose, ovviamente, non sono condivise
da tutti quelli che sono nati durante tali periodi.
Prendete, ad esempio, il caso di Urano in Scorpione. Urano è passato
attraverso a questo segno dal 1891 al 1898. Ogni persona nata durante
questo periodo, quindi, aveva nella sua costituzione le caratteristiche
presunte di ‘Urano in Scorpione’. Bisogna trovare qualche tipo di ‘comun
denominatore’ in tutte queste persone, se ‘avere Urano nello Scorpione’
significa qualcosa. Quale può essere? Deve essere qualcosa di altrettanto
indefinito di quel certo non so che che fa sì che un inglese appaia e si
comporti come ‘inglese’, un francese come ‘francese’ ecc. Questi tipi di
tratti collettivi non sono facilmente definibili, specie in pochi termini
concreti. Tuttavia, la generazione nata negli ‘anni novanta’ del secolo
scorso, nella maggior parte dei casi con Urano in Scorpione (e in tutti i
casi con Nettuno e Plutone nei Gemelli) è quella che aveva vent’anni alla
fine della prima guerra mondiale ed è vissuta durante l’‘età del Jazz’.
Essa ha vissuto una ribellione generalizzata contro i tabù sessuali. Non
tutti, certo, e sarebbe assurdo dire che tutti cercarono di infrangere le
convenzioni sessuali, ma si può dire che la spinta uraniana all’autotrasfor-
mazione prese per queste persone la forma di crisi collegate all’uso del
tipo di energie vitali associate astrológicamente allo Scorpione (dato che
il sesso non è che uno dei molti aspetti delle funzioni biologico-psicolo-
giche alle quali si riferisce lo Scorpione).
Ogni generazione (usando la parola per indicare, realmente, un ‘grup­
po di età’) ha un approccio basilare alla soluzione di un problema fon­
damentale della crescita personale. Questo approccio è condizionato da
influenze culturali e sociali del passato, dal comportamento dei genitori,
da pressioni socioeconomiche e politiche. La presenza, per alcuni anni,
di uno dei pianeti più remoti in un particolare segno dello zodiaco sim­
boleggia questo approccio. Esso accentua la consapevolezza, e questa
opera in due modi: per mezzo delle energie fondamentali inconsce o
irrazionali (i segni zodiacali in cui questi pianeti sono alla nascita), e poi
per mezzo del comportamento cosciente e dell’attenzione (il segno attra­
verso il quale i pianeti passano al tempo delle crisi).
Così, l’età del Jazz con le sue crisi uraniane di ribellione inquieta,
autotrasformazione e liberazione dai modelli vittoriani si fondava nella
maniera più tipica su una fase Urano-in-Scorpione; ma le caratteristiche
esterne, consce, erano quelle rappresentate da Urano in Pesci (1920-27),
188 Prospettive astro-psicologiche

alcuni dei tratti più simbolici delle quali erano il disprezzo generalizzato
del Prohibition Act, la ricerca di ciò che eccitava e inebriava, della libera
espressione della propria personalità in forma drammatica, ecc. Negli
ultimi anni dell’adolescenza e a ventanni, questo gruppo di età Urano-
in-Pesci sopportò il più pesante olocausto militare della seconda guerra
mondiale, e ha dovuto portare avanti il governo del mondo attraverso la
salvezza o disintegrazione della nostra cultura da ‘Età dei Pesci’; forse
lasciando al gruppo Urano-in-Ariete il compito di lanciare (Ariete) un
nuovo impulso creativo da cui possa nascere una nuova società.
Per quanto riguarda l’individuo, la presenza di Urano nell’una o nel­
l’altra casa della carta natale è di solito il fattore più rivelatore di tutti.
Definisce Yambito dell esperienza personale nel quale si dovranno neces­
sariamente affrontare le crisi uraniane di autotrasformazione (o, si po­
trebbe dire, il punto focale delle crisi). La casa natale nella quale si trova
Nettuno indica il tipo di confronto nel quale una persona può più carat­
teristicamente rinnovare la stessa sostanza (o ‘chimica’) della propria natura
e del proprio carattere o Io. Attraverso tale tipo di confronto (e ogni casa
natale rappresenta un certo tipo), le limitazioni dell’Io personale possono
essere dissolte e l’individuo può realizzare la sua libertà spirituale; e il
prossimo problema, quindi, sarà a che cosa serve questa libertà, qual è il
suo scopo. Queste indicazioni, unite a quelle date dai simboli associati
all’esatto grado zodiacale sul quale si trovavano i pianeti alla nascita,
sono, in quasi tutti i casi, estremamente significative.
Ogni volta che si studiano i transiti di Urano e Nettuno, i due pianeti
dovrebbero essere considerati assieme. Crisi gravi tendono a manifestarsi
quando ambedue formano aspetti contemporaneamente a importanti pia­
neti natali. In alcuni casi, Urano o Nettuno transiteranno il Sole, la Luna
o il pianeta ‘governatore’, mentre il Sole o la Luna progressi faranno
quadratura o opposizione a Urano o Nettuno natali. Questi sono di
solito casi decisivi, nei quali la sfida arriva, per così dire, sia dall’interno
sia dall’esterno. La vita interiore è pronta al cambiamento, e sotto la
pressione di questa necessità di cambiamento interiore, spirituale, e forse
anche biologica (progressioni), una sequela di avvenimenti straordinari
porterà le cose a una fecalizzazione molto netta, disturbando profonda­
mente la vita sociale o familiare dell’individuo (‘transiti’). In ogni caso,
ciò che è importante per l’individuo è che capisca, accetti e collabori con
il processo di metamorfosi e che non si ribelli a esso cercando di evitarlo
per paura o per scoraggiamento emotivo. Ciò, però, richiede di solito
molto coraggio spirituale e una mente stabile, obiettiva, o un’intensa fede
in Dio. Dove mancano queste condizioni, l’Io, stordito, o va in pezzi e si
apre all’invasione di forze irrazionali o distruttive, o si chiude in se stesso
Affrontare e superare le crisi 189

in modo così esclusivo che sarà molto difficile aprirsi di nuovo. Nel
migliore dei casi, sarà tragicamente necessaria un’altra crisi per mandare
in pezzi le difese e, in questo modo, rendere operativo il processo di
crescita rinviato.
Le caratteristiche dell’ambiente sociale e familiare condizionano pro­
fondamente la nostra capacità di affrontare con successo le crisi personali
di autotrasformazione. Qualora questo ambiente sia esso stesso caotico,
come durante guerre e rivoluzioni, nell’individuo è molto più forte la
tendenza al crollo. Ma vi sono anime che, proprio perché il mondo è nel
caos, riescono a chiamare a raccolta dal proprio centro spirituale le ener­
gie per rimanere stabili e forti in contrasto con il caos esterno. Se la
personalità sia o non sia in grado di richiamare una tale forza è una
questione che nessuno può determinare solo su base astrologica, perché
ogni indicazione astrologica può essere o costruttiva o distruttiva nei suoi
risultati finali.
D ciclo combinato di Urano e Nettuno dura circa 171 anni. C ’è stata
una congiunzione di questi due pianeti nel 1821, all’inizio del Capricor­
no; la prossima avverrà nel 1992, a metà del Capricorno. La congiunzio­
ne del 1650 a metà del Sagittario è stata spesso associata ai ben noti
disordini in Inghilterra. L ’anno 1821 segnò l’epoca della morte di Napo­
leone I e i primi inizi della Rivoluzione Industriale e il diffondersi del
Romanticismo. L ’opposizione di Urano e Nettuno simboleggiò per tutto
il mondo la prima decade del nostro secolo attuale. Il processo di meta­
morfosi globale iniziato dall’umanità verso il 1821 raggiunse allora il
punto di potenziale adempimento. Tuttavia, poiché l’umanità non aveva
saputo usare in modo saggio, etico e spirituale le tremende nuove energie
liberate dopo la congiunzione del 1821, l’opposizione dei due pianeti
‘della metamorfosi’ causò l’inizio di un vasto processo di divisioni e
distruzioni. L ’ascesa del Giappone, che seguiva quella della Germania
Imperiale, e la prima fase (fallimentare) della Rivoluzione Russa dopo la
sconfitta della Russia in Manciuria, dettero inizio a questo processo di­
struttivo. Le nostre ‘Guerre Mondiali’ sono in realtà fasi della ‘guerra
civile’ globale di un’umanità che si era aggrappata ai fantasmi socio­
politici dell’‘imperialismo’ e della ‘sovranità nazionale assoluta’, permet­
tendo a questi fantasmi di avvelenare le menti di coloro che sono schiavi
di avidità e desiderio di ricchezza e di potere, coloro che sono allo stesso
tempo legati anche a istituzioni e ideologie obsolete, e a pregiudizi socio­
religiosi.
L ’ultimo aspetto di quadratura dell’attuale ciclo Urano-Nettuno (1821-
1992) divenne esatto nell’ottobre del 1953 (con Saturno, inoltre, in con­
giunzione con Nettuno) e si ripetè nel 1954 e 1955 (con Giove contem­
190 Prospettive astro-psicologiche

poraneamente in congiunzione con Urano). È del tutto ovvio che una


fase di catarsi (una ‘purga’ di materiali cristallizzati, morti, esistenti nel
corpo socio-politico dell’umanità), sia inevitabile. E questa è la crisi
mondiale che le follie dei nostri predecessori e le nostre, e i ‘peccati’
contro lo Spirito Umano Creativo hanno resa necessaria; ed essa può
prendere una varietà di forme. L ’umanità verrà ovviamente ‘messa alla
prova’, e viene messa alla prova ora; ma mentre la fase di ‘ultimo quarto’
di un ciclo può essere un periodo, di collasso di vecchie strutture non più
utili alla vita, essa è anche il periodo in cui il seme, che sarà il fondamen­
to del ciclo futuro, prende forma definita. Entro il periodo dal 1955 al
1992, ci si può aspettare che questo ‘seme’ cresca.
Effettivamente, è il seme che, crescendo dentro al frutto, uccide la
pianta che lo ha prodotto. Il futuro, quando è pronto a nascere, rende il
passato obsoleto. Questo è il significato di tutte le crisi. Coloro che
vincono sono coloro che vanno senza paura nella direzione del futuro e,
pur conservando nella propria essenza e nella propria memoria i valori
spirituali prodotti dal passato, non esitano ad abbandonare le forme
esteriori di questo passato. Ogni crisi rappresenta la morte di ‘ciò che è
stato’. È la gestazione di ciò che ‘deve essere’ se si vuole che l’individuo,
la nazione, e la razza umana vengano perfezionati. Coloro che ostacolano
il cammino di questa evoluzione devono soffrire e sperimentare tragedia
o morte, finché non accetteranno, accoglieranno di buon grado e com­
prenderanno chiaramente il proposito divino. Le persone che realmente
accettano, accolgono volentieri e assimilano, comprendendole, le nuove
finalità dell’evoluzione, per se stesse e per l’umanità, divengono i ‘semi’
del nuovo ciclo. Esse sono i ‘genitori’ di più grandi domani, le sorgenti
di una vita più ricca.
20
Il ruolo dell'astrologo come consulente

Ricordo che, sfogliando una rivista sulle relazioni pubbliche alcuni


anni fa, fui attratto da una frase il cui senso era: “La nostra è l’Età del
Consulente” . L ’articolo continuava dicendo che in una società che era
diventata straordinariamente complessa e che dava tanta importanza alla
specializzazione, le persone che dovevano affrontare i molti problemi di
affari e di organizzazione sociale trovavano necessario rivolgersi periodi­
camente a specialisti e consiglieri preparati per avere un quadro più
chiaro di questi problemi, per migliorare le proprie capacità, o semplice-
mente per sentirsi rassicurare sul fatto che fossero sulla strada giusta.
Ciò che è una realtà nel mondo degli affari, o in quell’affare estrema-
mente pericoloso che sono il governo e la diplomazia, è anche vero in
riferimento alla vita privata di uomini e donne moderni. Ovunque, persone
confuse e turbate si rivolgono ai ‘consulenti’, siano essi psicologi, specialisti
di alimentazione, consulenti matrimoniali, medium o chiaroveggenti oppu­
re astrologi. La gente ha molto più bisogno di consiglio ora che non
quando l’uso era di rivolgersi al confessionale, al pastore o al medico di
famiglia dei vecchi tempi. Chiedono questo consiglio in modo molto più
preciso, più ‘scientifico’ di quanto non sia mai successo prima, vale a dire,
non sulla base di generici principi etici, religiosi, igienici, ma come indica­
zioni precise sul modo di acquisire una tecnica affidabile per la soluzione
di loro problemi. L ’immenso successo dei libri del “Fai da Te” è un altro
aspetto di questo bisogno di informazione tecnica; ma la conoscenza libresca
sembra prendere raramente per intero il posto del consulente, poiché le
persone cominciano a rendersi conto che il problema fondamentale alla
base di tutti gli altri problemi sono loro stesse; e nessuno può conoscere
veramente e obiettivamente se stesso se non specchiandosi negli occhi o
nella mente di qualcun altro. I libri sono troppo pieni di inchiostro per
poter riflettere l’immagine del lettore al suo sguardo ansioso!
Esiste, evidentemente, ogni genere di consulenti; e vi è una grande
differenza tra lo specialista di affari che viene consultato da un dirigente,
192 Prospettive astro-psicologiche

reminente scienziato a cui si chiede consiglio sulla costruzione di un


complesso apparecchio di fisica, e l’astrologo professionista o il chiaro-
veggente famoso al quale si rivolge per consiglio una persona incapace di
affrontare con successo speciali problemi di rapporto personale, nella
speranza che le possano essere fatti pronostici favorevoli. Tuttavia, in
ogni forma di consulto ci sono fattori fondamentali che dovrebbero es­
sere considerati, se si vuole che il lavoro del consulente abbia veramente
successo, non solo al livello superficiale del consiglio contingente, ma al
livello psicologico più profondo dell 'effetto del consulto sulla persona che
chiede consiglio. Quella persona presumibilmente ha bisogno, nella mag­
gioranza dei casi, di informazioni più precise; ma molto spesso ha biso­
gno di qualcosa di più; cioè, ha bisogno di essere rassicurata e (dopo
aver lasciato il consulente) di sentirsi più capace di risolvere i problemi
in generale. In altre parole, il consulente dovrebbe esser capace di dare
non solo informazioni (possono farlo anche un libro o una macchina),
ma anche fiducia in se stessi. Non tutti i consulenti lo fanno; e molti
fanno proprio l’opposto.
Alcuni anni fa, un comitato di programmazione della Croce Rossa
stabilì otto requisiti che definivano il consulente e il carattere essenziale
della sua funzione. Il consulente è una persona: (1) che si cerca per aiuto;
(2) che aiuta gli altri ad aiutarsi; (3) che ha una vasta conoscenza e un
punto di vista obiettivo; (4) che ha preparazione e capacità specializzate;
(5) che è abile nel creare un clima che porta a desiderare aiuto; (6) il cui
consiglio può essere accettato o rifiutato; (7) che non è né uno che agisce
né uno che opera; (8) che deve avere abbastanza tempo per svolgere un
lavoro educativo. Queste caratteristiche si applicano straordinariamente
bene alla persona che viene consultata sulla base della sua conoscenza
astrologica e della sua abilità di interpretazione.
Come io sostengo da molti anni, l’astrologia natale è una tecnica che
mette l’essere umano in grado di ottenere uno specifico tipo di aiuto
nella soluzione di problemi che, senza aiuto e con i metodi razionali, non
può né comprendere pienamente né risolvere. Ma la parola ‘problema’
può avere un significato ambiguo. Come la uso io qui, si riferisce a ogni
situazione nella quale gli elementi non sono chiari, disorientano e gene­
rano conflitti; una situazione che sembra richiedere una decisione, ma
che non fornisce le adeguate informazioni sulle quali questa decisione
potrebbe logicamente esser basata. Una decisione corretta richiede che
noi comprendiamo obiettivamente le cause della situazione che ci sta di
fronte; e possiamo fare una scelta significativa e ‘libera’ solo se abbiamo
adeguati motivi di giudizio e di valutazione. Eppure, nella vita, molto
spesso dobbiamo fare un nuovo passo senza avere alcun modo razionale
Il ruolo dell'astrologo come consulente 193

di sapere ciò che l’altra persona implicata in esso vorrà o potrà fare, ciò
che potrà accadere nel prossimo futuro nel nostro ambiente, o anche
come noi stessi reagiremo quando ci troveremo di fronte ai risultati
generati direttamente o indirettamente dalle nostre azioni. Naturalmente,
è questo che rende il concetto di ‘libera scelta’ piuttosto ambiguo.
Siete ‘liberi’ di decidere quando non esiste alcun modo normale di
conoscere le cause della situazione che richiede una scelta, o i risultati
delle scelte possibili? L ’animale allo stato naturale di solito sceglie il
modo giusto di reagire sulla base di istinti coercitivi. Noi esseri umani
abbiamo sviluppato l’intelligenza alle spese di perlomeno alcuni dei no­
stri istinti. Ma l’intelligenza esige di avere basi consce per i suoi giudizi,
e tante volte non vi sono queste basi; e la famosa ‘voce dell’intuizione’
non è affidabile, perché potrebbe essere la voce di qualcos’altro, un
complesso psicologico, un timore, pigrizia, o persino un vero ‘fantasma’
(una pressione esercitata da qualche entità psichica, o ‘persuasore occul­
to’). Dove l’intelligenza non ci può fornire le basi logiche di cui abbiamo
bisogno per una decisione ponderata, l’astrologia può venire in nostro
aiuto, e abbiamo davvero bisogno di aiuto! Ma vi è aiuto e aiuto\ Pos­
siamo diventare irrazionalmente e coercitivamente dipendenti da chi ci
aiuta, oppure possiamo essere aiutati ad aiutarci. Nel primo caso, abbiamo
accettato passivamente i dettami di una fonte di informazione autoritaria
che ha usurpato la nostra sacra prerogativa umana di prendere decisioni;
nel secondo caso, ci è stata fornita una nuova prospettiva, un modo nuovo
di vedere i nostri problemi, e delle basi sulle quali possiamo ora fondare
una decisione, una decisione obiettiva, consapevole, e informata.
Vi sono astrologi, e ve ne sono molti, che, insieme ai vari tipi di
medium ‘ispirati’ e agli ‘operatori di miracoli’, non vedono l’ora di an­
nunciare ciò che accadrà, quale corso di azione intraprendere, se ciò è un
bene o un male per voi, ecc. La gente corre da loro, perché la maggior
parte degli esseri umani è felice di accettare l’‘autorità’ e di ‘conoscere la
Verità’ (con la lettera maiuscola). Altri astrologi sono veri consulenti;
hanno una vasta conoscenza e un punto di vista obiettivo, oltre a prepa­
razione e capacità specializzate; ma non intendono essere ‘colui che agi­
sce’ o ‘opera’. Essi stabiliscono un vero rapporto di consulenza con i loro
clienti, così che qualsiasi consiglio venga dato può essere sia accettato sia
respinto. La sola cosa su cui insistono, o dovrebbero insistere, se fattibile
(il che spesso non è), è che debbono avere abbastanza tempo per svol­
gere un lavoro educativo, perché un consulto astrologico dovrebbe essere
una forma di educazione e, quindi, dovrebbe essere un’esperienza ripe­
tuta, perché non vi è educazione senza ripetizione. Che tipo di educazio­
ne può essere? Un’educazione nella quale la persona impari a essere obiet­
194 Prospettive astro-psicologiche

tiva riguardo all’intero corso della propria vita, e diventi cosciente dei ritmi
basilari della sua esistenza come individuo. Questi ritmi si possono vedere
operare durante gli anni di vita già trascorsi; e dovrebbero essere atten­
tamente studiati. È solo sulla base di una vivida comprensione del passato
che si possono orientare verso un futuro costruttivo le attività che ci
stanno immediatamente davanti, un futuro nel quale il potenziale innato
dell’individuo possa essere più pienamente e armoniosamente realizzato.
L ’astrologo non può predire gli esatti eventi futuri della vita di un
individuo; se potesse farlo, l’astrologia sarebbe malefica e distruggerebbe
l’integrità della persona. Nessuno può predire esattamente tali eventi
individuali, neppure Dio; e anche quando si trovano racconti di simili
predizioni, non sono menzionati fattori veramente fondamentali. Per esem­
pio, nel caso dei famosi libri antichi di astrologia dell’India, in cui gli
esatti destini di molte persone, persino alcune nate oggigiorno, erano
stati trascritti pare molti secoli fa, solo una persona che avesse superato
esami rigidi e selettivi era autorizzata ad ascoltare le profezie per il pro­
prio giorno di nascita. In altre parole, la persona, tra le migliaia nate in
quel giorno, doveva provare a se stessa di essere proprio quella che si
adattava a quello specifico schema archetipico di esperienza animica
nell’ambito di eventi particolari. L ’astrologia può di solito rivelare il
modello che struttura la vita di un individuo, il ritmo basilare (o ‘forma’)
del processo di esistenza dalla nascita alla morte; ma se viene determinata
la struttura, ciò non significa che i reali avvenimenti dell’esistenza che si
inseriscono in questa struttura di base siano anch’essi predeterminati. Un
bicchiere può contenere delizioso vino o veleno; ambedue le sostanze
ricevono la forma dal bicchiere. Ciascuno ha una struttura base di esi­
stenza; essa è il modello della sua identità individuale. È anche il suo
‘destino’, se per destino intendiamo il programma secondo il quale ciò
che era potenziale alla nascita può essere attuato durante la vita; e dico
‘può’ perché molte persone durante la loro vita attualizzano soltanto una
minima parte delle loro potenzialità innate.
L ’astrologia vi dice ciò che ‘può’ essere realizzato, non ciò che acca­
drà, ma, poiché può rivelare Yordine strutturale innato dell’identità di un
individuo, essa può ‘educare’ questo individuo ad affrontare le avversità
della sua vita quotidiana con metodicità e obiettività, vale a dire, dal
punto di vista dell’intera potenzialità del suo essere, dal punto di vista di
ciò che lo Zen chiama la sua ‘natura fondamentale’. Il vero astrologo è
uno specialista dei valori strutturali che concernono l’espansione della
personalità, uno specialista del destino umano. Può essere consultato su
tutte le questioni che influenzano l’attualizzazione del potenziale di una
persona, cioè, su tutte le questioni che si riferiscono alla domanda: “Come
Il ruolo dell astrologo come consulente 195

posso diventare ciò che sono innatamente, come totalità organica dell’esi­
stenza umana?”. L ’astrologo può, almeno in teoria, rispondere a tale
domanda e alle sue molte implicazioni come consulente. Ma, come con­
sulente, non ci si può aspettare che dica al suo cliente ciò che avverrà il
mese prossimo o l’anno prossimo o ciò che deve fare; sarebbe competen­
za di un indovino o di un oracolo. La distinzione è importantissima, e
dovrebbe essere chiarita molto bene per evitare inganni e illusioni.
Un consulente astrologico, lo ripeto, dovrebbe avere una vasta cono­
scenza della natura umana, delle condizioni sociali dell’ambiente del suo
cliente; dovrebbe avere un punto di vista obiettivo, cioè un approccio
non influenzato dal suo atteggiamento soggettivo o dai suoi pregiudizi
personali. Naturalmente, dovrebbe avere anche preparazione e capacità.
Dovrebbe rendersi conto di un certo numero di fatti fondamentali ine­
renti al suo ruolo di consulente. Il primo di questi fatti è che, anche se
il cliente si fida della sua competenza, può tuttavia darsi che senta che il
consulente non può mettersi al suo (del cliente) posto. Un approccio obiet­
tivo appare sempre un po’ sospetto e non pertinente a qualcuno coinvolto
soggettivamente ed emotivamente in una situazione che lo sconvolge pro­
fondamente. Il consulente astrologico può dover tornare a qualche situa­
zione in qualche modo simile nel passato del suo cliente, e, da acuto
psicologo, mostrargli quali erano state le conseguenze interiori ed esterne
delle crisi del passato affrontate in modo sbagliato. Egli deve provare al
suo cliente che ha ‘empatia’ con lui, che riesce a condividere a livello
emotivo le più profonde emozioni del cliente, creando con ciò un’atmosfe­
ra di fiducia a un livello superiore a quello tecnico, cioè a livello umano.
Il consulente deve anche rendersi conto che il suo cliente tenderà a far
resistenza a ogni consiglio che implichi un cambiamento fondamentale di
atteggiamento da parte del cliente stesso. È davvero molto umano volere
che le situazioni cambino, purché non dobbiamo cambiare noi. Ecco dove
un ampio quadro della vita del cliente nella sua totalità, con i suoi ritmi
fondamentali di sviluppo e i suoi cicli (transiti planetari, ciclo progresso
delle lunazioni e cicli numerologici come quelli fondamentali di sette e di
ventotto anni) dovrebbe risultare della massima importanza. Una ‘persona’
non vuole cambiare perché è ipnotizzata dal momento presente. Ma questa
‘situazione attuale’ non ha un profondo significato dal punto di vista del
vero sé del cliente, finché non viene riferita alla struttura e allo sviluppo
ritmico della sua vita intera. La prima mestruazione di una ragazzina
sarebbe un’esperienza devastante se non fosse stata informata che si trat­
ta di una fase dello sviluppo totale del suo corpo e della sua vita come
futura madre. Il ‘presente’ non è che una fase effimera del tempo ciclico;
esso acquisisce significato solamente quando è posto all’interno del prò-
196 Prospettive astro-psicologiche

cesso ciclico di un’intera vita, dalla nascita alla morte, e, teoricamente,


anche al di là della nascita e della morte, se la reincarnazione è qualcosa
su cui, intelligentemente e consapevolmente, basare la propria vita.
“Perché questo capita proprio a m eì”, domanda il cliente confuso. Che
cosa può dirgli di significativo il consulente, a meno che possa indicargli il
posto e la funzione che questa angosciante esperienza occupa e adempie
all’interno del progetto di vita totale di realizzazione del potenziale nata­
le? Dire: “Oh, sì, Saturno si sta ora congiungendo alla sua Venere e forma
quadratura a Marte”, non è una consolazione. Anzi, dà alla situazione un
carattere più obiettivo, inesplicabile, e spaventoso. Se Saturno è coinvolto,
sarà bene che il consulente studi con il suo cliente l’intero ciclo di questo
pianeta, tutti gli aspetti che il pianeta forma, il passaggio da una casa
all’altra; soprattutto, il consulente deve raffigurare l'intera situazione di
transiti e progressioni dèlia carta, e non accentuare solo un aspetto appa­
rentemente perturbatore. Tutti i pianeti sono sempre attivi, sia che formino
aspetti esatti o no. Ciò che importa è Xinterazione totale dei loro movimenti
ciclici in ogni momento in rapporto con il carattere della carta natale.
Un altro punto che deve essere sottolineato nel rapporto cliente-con­
sulente, è l’ansia che il cliente mostra di solito di scoprire immediatamen­
te la soluzione al suo o ai suoi problemi. Il desiderio di soluzioni rapide
e facili è la rovina della vita moderna. Il fattore tempo è raramente
considerato da chiunque abbia dei problemi nella nostra società, che ha
perduto il contatto con i ritmi fondamentali della vita stagionale e del
lento sviluppo biologico che dura anni. Poiché tutti sentiamo di star
vivendo un periodo di cambiamento enormemente accelerato, e durante
una crisi di transizione tra due epoche, siamo diventati insofferenti alle
dilazioni e non comprendiamo la necessità di un processo di guarigione
e di ‘redenzione’ che, se salutare, deve cominciare dal livello più profon­
do della sostanza mentale dell’umanità tutta, e solo lentamente raggiun­
gere la superficie. La mente dell’umanità ha subito gravi ferite durante
gli ultimi due millenni: il periodo nel quale l’umanità si è sviluppata dal
primitivo stato tribale di dipendenza dal suolo, dalle tradizioni, da ideali
esclusivistici, fino a uno stato ancora non chiaramente compreso di orga­
nizzazione a livello mondiale e di cooperazione armoniosa. Allo stesso
modo, la psiche dei clienti adulti è di solito distorta o deturpata da
cicatrici a causa di vecchi complessi, memorie e timori, quando all’astro­
logo consulente o allo psicologo viene richiesta la soluzione di un proble­
ma particolarmente pregnante e più recente.
Le persone moderne si sono abituate a considerare la psicoanalisi o la
cura psichiatrica un processo lungo e costoso; ma si aspettano ancora che
i consulenti astrologici portino loro gioia, speranza e fiducia in loro stesse
Il ruolo dell astrologo come consulente 197

in un’ora o due. I consulenti sono messi sotto pressione perché scoprano


immediatamente fattori magici capaci di liberare la mente dall’ansia e far
sì che tutto si risolva bene, molto presto. Questa, naturalmente, è una
situazione impossibile; sorge dal fatto che la maggior parte della gente
considera ancora l’astrologia un’arte misteriosa capace di curare ogni
genere di ansia e di incertezza. È inutile chiedere questo all’astrologia.
L ’astrologia è una tecnica di comprensione e una disciplina di pensiero,
grazie alla quale una persona può ottenere una nuova prospettiva sulla
sua intera vita e una comprensione più obiettiva e strutturata della situa­
zione e della funzione delle sue più importanti esperienze di vita e delle
sue crisi. L ’astrologia può trasformare ciò che sembra una crisi senza
significato in un processo di catarsi, preludio alla rinascita su un livello
più elevato, più totale di esistenza. Può dire se il cliente è all’inizio, nel
mezzo o alla fine di certi cicli, e se sia o no saggio forzare la mano
immediatamente o aspettare un periodo più opportuno e significativo.
Non è compito del consulente astrologico, né di nessun altro tipo di
consulente, prendere decisioni al posto del suo cliente. Il consulente è
essenzialmente un educatore e un consigliere; dovrebbe assistere il suo
cliente (forse addirittura istruirlo) nell’acquistare un nuovo modo di af­
frontare i problemi della vita e specialmente i problemi che il cliente
stesso riscontra nei propri contatti con gli altri e con le tradizioni sociali.
Naturalmente, una simile assistenza richiede che l’astrologo e il cliente
comunichino sinceramente tra loro; e per l’astrologo comunicare ciò che
vede nelle carte astrologiche in questione è spesso molto difficile. È
difficile perché l’astrologia è un linguaggio speciale, i cui simboli, che
compendiano molti significati, non possono essere facilmente tradotti nel
linguaggio normale, fatto di parole che hanno un significato più o meno
preciso e concreto, familiare al cliente. Il linguaggio astrologico è ancora
più difficile da capire per gli scienziati dall’istruzione accademica, perché
è un linguaggio le cui parole (pianeti, segni, case, nodi, ecc.) possono
riferirsi a molti diversi livelli di significato, e possono avere, in molti casi,
un significato o positivo o negativo. Così, ciò che il consulente astrologi­
co può ‘sentire’, riguardo la situazione del cliente come è rappresentata
nelle carte davanti a lui, spesso può non essere esposto in termini di
azioni definite e concrete. In questo senso, la posizione dell’astrologo è
simile a quella del vero chiaroveggente che, quando è consultato su qual­
che argomento, ‘vede’ un simbolo (o una scena simbolica) che sa essere
la soluzione del problema reale. Ma il problema reale non è sempre il
problema di cui il cliente parla, e la soluzione espressa nel simbolo può
non essere facile da esprimere con parole che comunicherebbero al cliente
qual è il vero significato della situazione.
198 Prospettive astro-psicologiche

Questo, però, è ciò che può capitare in qualsiasi consulto (medico,


psicologico, astrologico, sociologico) in cui si pongono domande che si
riferiscono a esseri umani e a rapporti interpersonali; in tali campi del­
l'esperienza umana, i livelli di realtà si interpenetrano, e i fattori consci
sono raramente del tutto separati da pulsioni, speranze e timori inconsci
o seminconsci. Questo è ciò che rende queste professioni affascinanti e
allo stesso tempo pericolose. Esse richiedono che il consulente abbia non
solo un vasto ambito di conoscenza della natura umana e abilità tecnica,
ma anche la capacità di vibrare in risonanza simpatica insieme al cliente,
in modo che i consigli più profondi che potrà dare siano trasmessi senza
parole, cioè per il semplice contagio della sua presenza e di ciò che egli
rappresenta. È un compito importante. Ben pochi consulenti possono
adempiervi; ma questi pochi non sono sempre i più richiesti, perché la
grande maggioranza della gente vuole soluzioni definite e ricette facil­
mente calcolate, formulate in termini semplici che la loro mente basata
sull’Io possa facilmente afferrare, e di solito dimenticare o mancare di
mettere in atto per semplice pigrizia o indifferenza! C ’è un tempo per
ogni cosa. Un consulente dovrebbe avere un accurato tempismo. Alcune
cose che sarebbero dannose all’inizio, possono essere dette alla fine di un
colloquio. E, di nuovo, il consulente astrologico è svantaggiato molto
gravemente, di solito, dalla forma tradizionale del rapporto tra astrologo
e cliente: un colloquio relativamente breve durante il quale il cliente si
aspetta che gli venga detto tutto.
Oggigiorno c’è un gran bisogno di un nuovo tipo di rapporto, anzi, di
un nuovo approccio aH’astrologia. La preoccupazione dell’astrologo con­
temporaneo di ‘innalzare’ l’astrologia al livello di scienza perché venga
accettata, usando statistiche e altri strumenti di analisi idolatrati nelle
nostre ‘fabbriche del sapere’ (università) moderne, non produrrà un ap­
proccio più costruttivo ai problemi che il consulente astrologo affronta in
rapporto ai clienti. È più probabile che renda questo rapporto meno
efficace perché, per essere davvero efficace, esso deve consistere in un
rapporto tra persona e persona, e la scienza non tratta casi individuali ma
medie statistiche. La scienza non si occupa di valori umani, ma una
persona va dal consulente astrologo per chiedere aiuto. Inconsciamente,
chiede sempre aiuto, anche se consciamente è motivata dalla curiosità.
Viene a chiedere aiuto con il suo senso di individualità personale unica,
anche se il problema che propone sembra un problema comune; ed è
con questo senso di individualità che il consulente deve trattare. Perché
noi tutti siamo il nostro problema fondamentale; e l’astrologia dovrebbe
aiutarci ad affrontarlo obbiettivamente e serenamente, senza eluderlo e
senza il senso di insicurezza che il nostro Io intellettuale può generare.
Indice

Prefazione. pag. 5

Parte Prima
La psicologia del profondo e i suoi pionieri

1. Freud e la psicologia del p r o f o n d o ................................................ »9


2. Alfred Adler e la psicologia dell’affermazione individuale » 17
3. Cari Gustav Jun g e l’approccio positivo all’inconscio . . . . » 27
4. L ’approccio di Jun g alla personalità e la via astrologica all’au­
torealizzazione ............................................................................................... » 34
5. L ’Anima e l’Animus nell’analisi junghiana e il sim bolo lunare
in a stro lo g ia .......................................................................... » 43
6. L a carta astrale di Cari Gustav Jun g . » 52

Parte Seconda
Oltre la psicologia del profondo

7. Fritz Kunkel e la psicologia del noi . » 65


8. Jacob L. Moreno e lo psicodramma . » 75
9. Roberto Assagioli e la psicosintesi . » 86
10. Che cos’è il S é ? ................................... » 96
11. Il Sé: chiave astrologica a una psicologia integrale . » 104
12. L ’approccio astro-psicologico all’autosviluppo:
la via del d is c e p o la to ................................................................ » 113
13. L ’approccio astro-psicologico all’autosviluppo
l’autosviluppo e i suoi p e r i c o l i .............................................. » 124
14. L ’approccio astro-psicologico all’autosviluppo:
dalla totalità maggiore alla totalità minore. » 135
200 Indice

Parte Terza
Prospettive astro-psicologiche

15. G astrologia psicoanalizzata . . . pag. 145


16. I fattori sessuali della personalità . » 153
17. I misteri del sonno e dei sogni . » 162
18. Le grandi svolte della v i t a ..................................................................... » 172
19. Affrontare e superare le crisi: la vitanel ‘secolo psicologico’ . » 181
20. Il ruolo dell’astrologo come consulente . » 191

Finito di stampare nel ottobre 1992 nella Tipografia “La Moderna Stampa” - Trecase (NA)
per conto della Casa Ed. Astrolabio - Ubaldini, Roma

Potrebbero piacerti anche