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Capitolo 25

Tumori maligni di ovaio


e tube
M. Giovanna Salerno, Alessandra Perutelli, Giovanni Scambia

Le neoplasie dell’ovaio si distinguono in tre ca- gna ginecologica, sebbene sia solo la seconda neo-
tegorie sulla base dei tipi cellulari dalle quali plasia ginecologica più comune, rappresentando
originano. Il 90% di queste neoplasie origina circa il 25% delle neoplasie ginecologiche (1, 2).
dalle cellule dell’epitelio di superficie costituen- Negli USA il cancro ovarico è la quinta cau-
do i tumori epiteliali. Le altre due categorie so- sa di morte per neoplasia, dopo polmone, mam-
no i tumori a cellule germinali ed i tumori stro- mella, colon e pancreas (3). Nel 2006, l’American
mali. I primi originano dalle cellule germinali, Cancer Society ha stimato che circa 22.000 don-
mentre gli altri dalle cellule dello stroma gona- ne negli USA avrebbero avuto una diagnosi di
dico. carcinoma ovarico e che 16.000 sarebbero dece-
La classificazione istologica è riportata nella dute per malattia (4). L’incidenza è più alta nel-
Tabella 25.1. l’Europa Nord-occidentale e nel Nord America e
In generale quando si usa il termine di carci- più bassa in Asia ed in Africa. Negli USA la pro-
noma ovarico ci si riferisce al tumore epiteliale babilità di sviluppare un cancro ovarico nel cor-
dell’ovaio. so della vita è dell’1,4%, pari ad 1 donna su 70.
In Europa il carcinoma ovarico è la sesta
neoplasia più comune, rappresentando il 5% di
TUMORI EPITELIALI tutte le neoplasie (5).
In particolare, in Italia l’incidenza è di 18 ca-
si per 100.000 abitanti. Nel 2005 l’AIRC ha ri-
Epidemiologia portato 4.797 nuovi casi diagnosticati con un’in-
cidenza di 1 caso ogni 97 donne.
Il carcinoma ovarico rappresenta la principale I tumori maligni dell’ovaio possono interes-
causa di morte nell’ambito della patologia mali- sare tutte le età: mentre i tumori germinali ma-

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222 Manuale di ginecologia ed ostetricia

TABELLA 25.1 Classificazione istologica delle neoplasia ovariche (OMS 1999).

I Tumori epiteliali III Tumori a cellule germinali


A Tumori sierosi A Disgerminoma
B Tumori mucinosi B Tumore del sacco vitellino (tumore del seno endodermico)
1. Tipo endocervicale C Carcinoma embrionale
2. Tipo intestinale D Poliembrioma
C Tumori endometrioidi E Coriocarcinoma
D Tumori a cellule chiare F Teratoma
E Tumori a cellule di transizione 1. Immaturo
F Tumori a cellule squamose 2. Maturo
G Tumori epiteliali misti 3. Struma ovarico
H Carcinoma indifferenziato 4. Carcinoide
G Misto a cellule germinali
II Tumori dello stroma gonadico
A Tumori a cellule della granulosa e della teca IV Gonadoblastoma
1. Tumori a cellule della granulosa (giovanile e dell’adulto)
2. Tumori tecoma/fibroma V Miscellanea
a. Tecoma A Carcinoma a piccole cellule
b. Fibroma B Linfoma/leucemia/plasmocitoma
c. Fibroma cellulare C Inclassificabile
d. Fibrosarcoma D Tumori metastatici
e. Tumore stomale sclerosante
B Tumori a cellule stromali / Sertoli
1. Tumori a cellule del Sertoli
2. Tumori di Sertoli / Leydig
C Tumori dei cordoni sessuali con tubuli anulari
D Ginandroblastoma
E Tumori a cellule lipidiche
1. Luteoma
2. Leydig
3. A cellule lipidiche non meglio specificato
F Non classificati

ligni colpiscono giovani donne ed adolescenti su 100.000), mentre è più bassa in Giappone (2,7
sotto i 20 anni, il carcinoma epiteliale dell’ovaio su 100.000) (7).
colpisce prevalentemente donne di età superio- Fattori associati ad aumentato rischio di tu-
re a 50 anni, soprattutto tra i 60 ed i 64 anni. more ovarico sono: l’età, la nulliparità ed una fa-
La sopravvivenza globale a 5 anni è inferiore miliarità per la malattia.
al 45% (4); e decresce con l’aumentare dell’età: Il carcinoma ovarico è raro prima dei 40 an-
70% a 5 anni per donne di età < 45 anni, 20% a 5 ni, poi l’incidenza tende ad aumentare con un
anni per età > 75 anni (6). In Europa la sopravvi- picco tra i 65 ed i 75 anni.
venza è rispettivamente al 66, 45 e 37% a 1, 3 e 5 Whittemore et al. hanno analizzato 12 studi
anni dopo la diagnosi. caso-controllo negli USA riportando una ridu-
Nella maggior parte dei casi la diagnosi è tar- zione del rischio per carcinoma ovarico per ogni
diva (III-IV stadio) a causa della scarsa ed aspeci- gravidanza condotta a termine (OR = 0,47) e ta-
fica sintomatologia nella fase iniziale della malat- le rischio si riduceva, inoltre, progressivamente
tia. all’aumentare del numero delle gravidanze (8).
Analogamente, l’uso dei contraccettivi orali è
stato dimostrato ridurre il rischio di carcinoma
Incidenza e fattori di rischio ovarico, riducendosi di circa l’11% per anno di
terapia, fino ad un massimo del 46% dopo 5 an-
L’incidenza del tumore ovarico è più alta nei Pae- ni di trattamento (9).
si scandinavi (14,9 su 100.000) e negli USA (13,3 Queste considerazioni hanno portato a po-
Capitolo 25 Tumori maligni di ovaio e tube 223

stulare la teoria dell’ovulazione incessante nel- plicazione del DNA.


l’eziologia del tumore ovarico: l’epitelio celoma- È accertato che circa il 10% dei carcinomi
tico incorre ad ogni ovulazione in microtraumi ovarici sono ereditari; di questi il 90% è deter-
con conseguente rapida proliferazione e ripara- minato dalla mutazione del gene BRCA ed il re-
zione da parte delle cellule epiteliali stesse. Le stante 10% è attribuibile a HNPCC (15, 16).
continue proliferazioni epiteliali contribuireb-
bero allo sviluppo della neoplasia.
Una seconda ipotesi patogenetica è la stimo- Sindrome del tumore sito-specifico e sindrome del
lazione gonadotropinica: l’esposizione dell’epi- tumore ovaio-mammella
telio ovarico a persistenti alti livelli di gonado-
tropine esiterebbe in una trasformazione neo- Sia il tumore ovarico sito specifico che la sin-
plastica (10). drome ovaio-mammella sono considerati parti
Probabilmente il fattore di rischio più impor- dello stesso spettro di malattia (2).
tante è una storia familiare di malattia. Sebbene BRCA1 e BRCA2 sono geni tumore soppres-
il rischio nella popolazione generale di sviluppa- sori posti, rispettivamente, sul cromosoma 17 e
re un carcinoma ovarico nel corso della vita sia sul cromosoma 13 (17, 18).
dell’1,4-1,6%, donne con un parente di primo L’età media di diagnosi di un tumore ovarico
grado affetto da tumore ovarico hanno un ri- nelle pazienti con BRCA1 è minore rispetto alle
schio di circa il 5% e donne con 2 parenti di pri- pazienti con carcinoma sporadico, rispettiva-
mo grado affette da carcinoma ovarico hanno
mente 54 e 63 anni (19, 20).
un rischio di circa il 7% (11, 12).
Il rischio di sviluppare un carcinoma ovarico
Esistono almeno tre sindromi ereditarie di
carcinoma ovarico: nel corso della vita è di circa 40-50% nelle pa-
– sindrome del tumore sito-specifico; zienti con BRCA1, 20-30% nelle pazienti con
– sindrome del tumore ovaio-mammella; BRCA2, ed 1,6% nei casi sporadici (11).
– sindrome del tumore colo-rettale in assen- Difficilmente i casi di carcinoma ovarico ere-
za di poliposi colica (HNPCC o sindrome di ditario interessano pazienti sotto i 40 anni, con-
Lynch II) (13, 14). trariamente a quanto avviene nel tumore fami-
I primi due gruppi sono associati ad una mu- liare della mammella dove l’età di insorgenza è
tazione del gene BRCA1 e BRCA2, geni tumore inferiore ai 40 anni (19, 20) (Tabella 25.2).
soppressori, mentre la sindrome di Lynch II è le- La maggior parte dei tumori ovarici associa-
gata ad una mutazione del gene MMR, atto al ti a mutazione del BRCA sono carcinomi siero-
controllo ed alla riparazione degli errori di re- sopapilliferi (16, 20, 21).

TABELLA 25.2 Rischio di carcinoma mammario ed ovarico in relazione all’età nei soggetti portatori di BRCA1
e BRCA2.

Incidenza carcinoma mammario Incidenza carcinoma ovarico


Età (anni) BRCA1 (%) BRCA2 (%) Età (anni) BRCA1 (%) BRCA2 (%)

20 0,0 0,0 20 0,0 0,0


25 0,1 0,1 25 0,0 0,0
30 0,6 0,7 30 0,0 0,0
35 4,3 2,5 35 0,9 0,0
40 11,6 6,2 40 2,3 0,1
45 23,7 10,4 45 6,5 0,5
50 38,4 16,2 50 13,2 1,2
55 46,0 23,3 55 17,3 4,1
60 53,5 30,6 60 22,1 7,6
65 64,7 44,7 70 38,6 9,4
70 64,7 44,7 70 38,6 11,3

Modificata da Am. Hum. Genet. (25 Aletti).


224 Manuale di ginecologia ed ostetricia

Sindrome di Lynch II Studies Consortium (26) raccomandano uno


screening genetico per il rischio di sindrome di
La sindrome di Lynch II (HNPCC) fu descritta Lynch II in pazienti con storia familiare di alme-
per la prima volta nel 1966 (22). no 2 successive generazioni con carcinoma coli-
È caratterizzata da carcinoma colico, preva- co, diagnosi di carcinoma colico prima dei 50
lentemente destro in assenza di poliposi colica anni in un membro della famiglia; carcinoma
ed ha un’ereditarietà autosomica dominante. colico diagnosticato in almeno tre parenti; o un
È responsabile di circa il 2% dei tumori ova- aumentata incidenza familiare di altre neopla-
rici familiari. sie come carcinoma ovarico, endometriale, ga-
La mutazione genica responsabile della sin- strico, delle vie urinarie o biliari.
drome interessa i quattro geni coinvolti nel con-
trollo e nella riparazione degli errori di replica- Riduzione del rischio
zione del DNA in tutte le cellule del corpo:
MSH2, MLH1, PMS1 e PMS2. Circa il 90% del- L’identificazione di donne ad alto rischio per
le mutazioni avviene a livello dei geni MSH2 e carcinoma ovarico è essenziale per mettere a
MLH1 (60% in MSH2 e 30% in MLH1) mentre punto strategie di riduzione del rischio. Ciò può
solo raramente coinvolge i geni PMS1 e PMS2. avvenire attraverso 3 modalità: salpingo-ova-
I membri della famiglia hanno un elevato ri- riectomia bilaterale (SOB) profilattica; follow-
schio di sviluppare carcinoma dell’endometrio up e chemioprevenzione.
(60%), ed un moderato rischio di sviluppare car-
cinomi ovarici, gastrico, biliare, uroteliale e del • Annessiectomia bilaterale profilattica
SNC (23). La salpingoovariectomia bilaterale (SOB) profi-
Il rischio cumulativo di sviluppare un carci- lattica riduce il rischio di sviluppare il cancro
noma colico in queste famiglie è dell’80%, men- ovarico in più del 90% delle pazienti portatrici
tre quello di carcinoma ovarico è del 12% (24). della mutazione. Nonostante ciò il 4-5% di que-
ste pazienti può sviluppare un carcinoma peri-
Screening genetico toneale primitivo (PPC) a distanza anche di 20
anni dalla SOB profilattica (27).
A causa della bassa prevalenza delle sindromi L’annessiectomia bilaterale profilattica è rac-
familiari, lo screening genetico non è indicato comandata alle donne portatrici delle mutazio-
nella popolazione generale. L’American Society ne del gene BRCA1 a 35-40 anni, al termine del-
of Clinical Oncology raccomanda un’accurata l’attività riproduttiva, mentre per le pazienti
anamnesi familiare almeno di tre generazioni, portatrici della mutazione genica BRCA2, la
in base alla quale sarà possibile selezionare le SOB può essere effettuata dopo la menopausa
pazienti che beneficeranno del test genetico (28) (Tabella 25.2).
BRCA (25). Queste sono: Comunque, la decisione di sottoporsi ad an-
– pazienti che hanno una storia personale o nessiectomia bilaterale profilattica è molto per-
familiare di carcinoma mammario insorto pri- sonale; bisogna infatti discutere con la paziente
ma dei 50 anni o carcinoma ovarico insorto a i rischi ed i benefici: menopausa precoce, tera-
qualunque età; pia ormonale sostitutiva (HRT), impatto emo-
– parente di I grado con mutazione genica zionale e psicologico.
nota; Nelle pazienti con mutazione HNPCC può
– pazienti con storia familiare di 2 o più casi essere ragionevole associare alla SOB anche
di carcinoma mammario insorto prima dei 50 l’isterectomia a compimento dell’età riprodutti-
anni; va per il rischio di carcinoma endometriale in
– pazienti con storia familiare di 2 o più casi età precoce associato alla mutazione.
di carcinoma ovarico;
– pazienti con storia personale o familiare di • Follow-up
carcinoma mammario bilaterale; Le donne ad alto rischio che rifiutano l’ovariecto-
– pazienti con storia familiare di carcinoma mia profilattica dovrebbero sottoporsi ogni 6 me-
mammario nell’uomo. si, dall’età di 35 anni, a visita ginecologica, dosag-
Le linee-guida definite dalla Cancer Genetics gio del CA 125 ed ecografia transvaginale. (29).
Capitolo 25 Tumori maligni di ovaio e tube 225

Sfortunatamente però non ci sono evidenze che il Anatomia patologica


dosaggio del CA 125 o l’ecografia pelvica da soli o
in combinazione siano utili nel diagnosticare La classificazione istologica dei tumori epiteliali
precocemente il tumore ovarico (30-32). dell’ovaio secondo l’OMS è riportata nella Tabel-
la 25.3.
• Chemioprevenzione
Le caratteristiche cliniche più comuni dei va-
Il ruolo dei contraccettivi orali nella prevenzio-
ri istotipi dei tumori epiteliali maligni sono le
ne del carcinoma ovarico è controverso e sebbe-
seguenti:
ne Narod (33) abbia dimostrato un possibile be-
Carcinomi sierosi: sono i più comuni, rappre-
neficio, Modan (34) riporta dati contrari.
sentando circa il 50% delle neoplasie maligne
dell’ovaio. Raggiungono spesso grosse dimen-
Screening sioni e spesso sono bilaterali. La diagnosi è tar-
diva (III-IV stadio) nell’80-85% dei casi.
La diagnosi di carcinoma ovarico allo stadio ini- I tumori mucinosi dell’ovaio sono spesso be-
ziale è l’obiettivo per ridurre la mortalità dovu- nigni, circa il 15% è di tipo borderline, mentre
ta a questa malattia. Sfortunatamente nessun solo il 5% è francamente maligno. Sia il carcino-
programma di screening testato ha raggiunto ma mucinoso sia il borderline raggiungono gros-
questo obiettivo. Parecchi studi prospettici sono se dimensioni. La forma maligna è bilaterale nel
attualmente in corso per valutare se il dosaggio 20% dei casi. Solo il 5% mostra una dissemina-
del CA 125 e/o l’ecografia pelvica possano porta- zione extraovarica al momento della laparoto-
re ad una diagnosi precoce della malattia. mia.
Il valore predittivo positivo per uno scree- Tumori endometrioidi maligni: rappresentano
ning ecografico varia dall’1,5% se transaddomi- meno del 5% dei tumori ovarici, costituiscono il
nale (35) al 10% se transvaginale; questo basso 20-30% di tutti i carcinomi. Le forme che origi-
valore predittivo è dovuto al frequente riscontro nano dall’endometriosi (5-10% dei casi) insor-
di lesioni ovariche benigne anche in donne in gono in donne più giovani della media di alme-
postmenopausa. no 10 anni. Nel 20-25% dei casi si associano ad
L’alta specificità è vitale nelle strategie di una lesione istologicamente simile a livello en-
screening per il carcinoma ovarico in quanto un dometriale. Hanno prognosi migliore dei carci-
test positivo di screening generalmente richiede nomi sierosi e mucinosi.
un trattamento chirurgico. Data la relativa bassa Carcinomi a cellule chiare: rappresentano il 5-
prevalenza del carcinoma ovarico, un test del 10% dei carcinomi. Alla diagnosi si presentano
95% di specificità, risulterebbe in 50 interventi come masse tra i 5 ed i 20 cm e nel 12% dei casi
chirurgici necessari per diagnosticare un tumore sono bilaterali. Per la stragrande maggioranza
ovarico. sono tumori francamente invasivi, hanno un’ele-
Per quanto riguarda il CA 125, in uno studio vata associazione con l’endometriosi pelvica (50-
prospettico Einhorn (36) ha valutato 5.550 don- 70%) ed in almeno il 25% dei casi insorgono di-
ne col risultato di 29 interventi chirurgici per rettamente dal rivestimento di cisti endometrio-
ogni tumore diagnosticato. Un’altra limitazione siche. La diagnosi è più precoce (60% I stadio)
dello screening con CA 125 è che i livelli serici ma la prognosi è peggiore con una sopravviven-
sono elevati solo nel 50% delle pazienti con ma- za a 5 anni negli stadi > I inferiore al 15%.
lattia al primo stadio (37-39). Tumori di Brenner maligni e carcinomi a cel-
Per incrementare il valore predittivo positivo lule transizionali: sono estremamente rari, tal-
sono state combinate le due metodiche, ma a volta si associano ad iperplasia endometriale.
tutt’oggi non esistono studi che hanno dimo- Raramente sono bilaterali.
strato una reale efficacia nello screening di que- Carcinomi squamosi. Molto rari. Originano
sta malattia. Si attendono i risultati di uno stu- dalla degenerazione di un teratoma o da im-
dio iniziato nel 2001 e che ha completato la ran- pianto metastatico (in tal caso non sono pro-
domizzazione di 200.000 donne in postmeno- priamente squamosi). Alla diagnosi si trovano
pausa sottoposte a screening per tumore ovari- spesso in stadio avanzato.
co (United Kingdom Collaborative Trial Ovarian Tumori epiteliali misti: rappresentano l’1-2%
Cancer Screening) (40). dei tumori epiteliali maligni. Quando più del
226 Manuale di ginecologia ed ostetricia

TABELLA 25.3 Classificazione tumori epiteliali WHO.

A Tumori sierosi 3 Maligni


Benigni Carcinoma:
Cistoadenoma e cistoadenoma papillifero – adenocarcinoma
Papilloma di superficie – adenocarcinoma con differenziazione squamosa
Adenofibroma e cistoadenofibroma Adenofibroma e cistoadenofibroma maligno
Borderline (o a basso potenziale di malignità) Sarcomi dello stroma endometrioide
Tumore cistico e tumore cistico capillifero Tumori misti mesodermici (mulleriani) omologhi
Papilloma di superficie ed eterologhi
Adenofibroma e cistoadenofibroma
Maligni D Tumori a cellule chiare
Adenocarcinoma, adenocarcinoma papillifero e cistoadeno- Benigni
carcinoma papillifero Borderline (o a basso potenziale di malignità)
Carcinoma papillifero di superficie Carcinoma e adenocarcinoma
Adenofibroma e cistoadenofibroma maligni
E Tumori a cellule transizionali
B Tumori mucinosi, di tipo cervicale e di tipo intestinale Tumore di Brenner
1 Benigni Tumore di Brenner a basso potenziale di malignità
Cistoadenoma Tumore di Brenner maligno
Adenofibroma e cistoadenofibroma Carcinoma a cellule di transizione (non Brenner)
2 Borderline (o a basso potenziale di malignità)
Tumore cistico F Tumori a cellule squamose
Adenofibroma e cistoadenofibroma
3 Maligni G Carcinoma indifferenziato
Adenocarcinoma e cistoadenocarcinoma
Adenofibroma e cistoadenofibroma maligni H Tumori epiteliali misti
Benigni
C Tumori endometrioidi Borderline (a basso potenziale di malignità)
1 Benigni Maligni
Adenoma e cistoadenoma
Adenofibroma e cistoadenofibroma I Tumori epiteliali inclassificabili
2 Borderline (o a basso potenziale di malignità)
Tumore cistico
Adenofibroma e cistoadenofibroma

10% del tumore è composto da un differente ti- I tumori a basso potenziale di malignità furo-
po di epitelio la neoplasia si qualifica come mi- no introdotti nella classificazione FIGO nel 1971.
sta. I più comuni carcinomi ovarici misti sono i L’OMS li introdusse nel 1973. Rappresentano cir-
sierosi/endometrioidi e gli endometrioidi/cellule ca il 15% delle neoplasie maligne dell’ovaio. Que-
chiare. ste neoplasie sono generalmente non invasive,
Carcinomi indifferenziati: l’OMS definisce anche se nel 10% dei casi è presente microinva-
carcinomi indifferenziati quei tumori epiteliali sione dello stroma che però non modifica negati-
così scarsamente differenziati da non potere es- vamente la prognosi. L’età media di incidenza dei
sere classificati. Meno del 5% dei carcinomi BOT è circa 45 anni, diversamente da quella de-
ovarici sono indifferenziati. gli adenocarcinomi che è 52 anni.
La sopravvivenza globale a 5 anni è del 98%
Tumori borderline o a basso potenziale per gli stadi iniziali e varia dall’86 al 92% per gli
di malignità stadi avanzati (43).
Diversamente dai carcinomi i BOT si presen-
Un capitolo a parte meritano i tumori borderline tano quasi sempre in stadio iniziale (80%), an-
(BOT) o a basso potenziale di malignità. che se uno staging chirurgico accurato è sempre
Rappresentano un’entità separata dai carci- necessario per escludere impianti metastatici.
nomi ovarici e sono caratterizzati da gradi di Come per il carcinoma, fattori protettivi so-
proliferazione cellulare con atipie nucleari in no le gravidanze, l’allattamento, l’uso di con-
assenza di infiltrazione dello stroma (41, 42). traccettivi orali.
Capitolo 25 Tumori maligni di ovaio e tube 227

Le forme più comuni di BOT sono quelle sie- tognomonico più importante di carcinoma ova-
rose (50%) e mucinose (46%). I tumori borderline rico, specialmente se associata ad ascite. Inol-
sierosi sono bilaterali nel 30% dei casi e si asso- tre, può essere presente distensione intestinale e
ciano nel 35% dei casi ad impianti extraovarici. versamento pleurico. Raramente possono essere
Questi impianti possono essere invasivi o non in- presenti sindromi paraneoplastiche come trom-
vasivi, influenzando così l’opzione terapeutica. boflebiti, dermatomiositi, poliartriti e degenera-
I tumori mucinosi si distinguono in intestinali zioni cerebellari.
(5%) ed endocervicali (15%) sulla base del tipo Imaging. La diagnosi di massa pelvica richie-
epiteliale. Nel 10% dei casi si associano al pseudo- de un’esplorazione chirurgica. La valutazione
mixoma peritonei. È sempre necessaria nelle for- preoperatoria è diretta ad escludere altre cause
me mucinose un’accurata esplorazione del tratto non ginecologiche di masse pelviche come la
gastroenterico essendo talvolta secondarie ad una neoplasia del colon, la malattia diverticolare o
neoplasia primitiva appendicolare. (44, 45). tumori dell’addome superiore che coinvolgono
gli annessi.
L’ecografia transvaginale riveste un ruolo im-
Grading portante nel sospetto diagnostico.
La valutazione color Doppler con flussi a
Diversi sistemi di grading istologici sono stati bassa resistenza incrementa la sensibilità della
proposti dagli anatomopatologi per classificare metodica (48, 49).
il carcinoma ovarico. Il sistema attualmente in La TAC, la RMN e la PET sono indagini stru-
uso combina diversi punteggi: indice mitotico, mentali che possono individuare la diffusione
atipie nucleari ed architettura tissutale. Sulla della malattia a livello extraperitoneale, ma stu-
base della combinazione dei suddetti punteggi il di condotti al fine di valutare la capacità predit-
grading potrà essere: Gx (non valutabile); G1 tiva di queste metodiche sulla reale diffusione
(ben differenziato); G2 (moderatamente diffe- della malattia e quindi sulla possibilità di effet-
renziato) G3 (indifferenziato) (46). tuare con successo una citoriduzione chirurgica
Carcinomi G3 si riscontrano più comune- non hanno dato risultati significativi (50, 51).
mente negli stadi avanzati, mentre i G1 sono più Marker tumorali. Dopo la sua iniziale scoperta
spesso diagnosticati negli stadi iniziali, in cui il agli inizi degli anni ’80, (52, 53) il CA 125 è stato
grading rappresenta il fattore prognostico più usato come marker nella diagnosi differenziale di
importante e permette di impostare un’adegua- massa pelvica ma, nonostante la specificità, la
ta strategia terapeutica: chemioterapia adiuvan- presenza di falsi-positivi ha indotto ad utilizzare
te o follow-up (47). la valutazione di questo marcatore nel follow-up
e nella valutazione della risposta alla chemiotera-
pia (54). Comunque il livello sierico del CA 125 è
Diagnosi presente nelle linee guida dell’American College
Obstetrics and Gynecologists e della Società di
Sintomatologia. Il tumore ovarico non dà sintomi Oncologia Ginecologica. Le donne in postmeno-
specifici; negli stadi iniziali le pazienti possono pausa con valori di CA 125 > 35 U/ml o in preme-
avere sintomi legati alla minzione frequente op- nopausa con livelli > 200 U/ml dovrebbero essere
pure alla stipsi, distensione addominale, senso di riferite al ginecologo oncologo (55). Recenti stu-
pesantezza pelvico, dolore. Raramente si può pre- di hanno individuato altri marker: interessante è
sentare come emergenza chirurgica secondaria l’HE4 che presenta sensibilità simile al CA 125
alla torsione o alla rottura della massa ovarica. nella diagnosi di malattia avanzata, ma una mag-
Negli stadi avanzati le pazienti spesso presentano gior specificità del CA 125 nella diagnosi del car-
sintomi legati alla presenza di ascite e al coinvol- cinoma ovarico in fase precoce (56).
gimento dell’omento e dell’intestino quindi au-
mento di volume dell’addome, nausea, anoressia,
senso di sazietà e più raramente subocclusione Modalità di diffusione e stadiazione FIGO
intestinale e dispnea da versamento pleurico.
Obiettività clinica. La presenza di una massa Le modalità di diffusione dei tumori ovarici so-
pelvica all’esame clinico costituisce il segno pa- no rappresentate oltre che da disseminazione
228 Manuale di ginecologia ed ostetricia

peritoneale, da infiltrazione diretta, per via lin- Una terza via di diffusione linfatica è attra-
fatica e via ematica. verso il ligamento rotondo e drena ai linfonodi
Via di diffusione peritoneale: quando la iliaci esterni ed inguinali (rara).
neoplasia raggiunge ed infiltra la superficie ova- La via di diffusione ematica avviene più fre-
rica, le cellule maligne si esfoliano seguendo il quentemente negli stadi avanzati ed interessa so-
circolo del fluido peritoneale verso la doccia pa- prattutto il polmone ed il fegato (2-3%). Più raro
rietocolica destra, la loggia sottodiaframmatica è il coinvolgimento di cute, cervello ed ossa.
destra e sinistra, la doccia parietocolica sinistra.
Comunemente gli impianti interessano l’ute-
ro, gli annessi, il cavo del Douglas, l’intestino, Staging
l’omento, gli emidiaframmi e la glissoniana epa-
tica. In tali circostanze l’ascite è presente in cir- In assenza di malattia metastatica extra-addomi-
ca 2/3 dei casi e dipende sia da una riduzione nale, lo staging del tumore ovarico è chirurgico.
della pressione oncotica che favorisce la fuoriu- L’attuale stadiazione del tumore ovarico è quella
scita di fluidi nel terzo spazio, sia da un’aumen- stabilita dalla Federazione Internazionale di Gi-
tata produzione di liquidi da parte delle superfi- necologia e Ostetricia (FIGO) e dall’American
ci peritoneali infiltrate. Il ridotto assorbimento Joint Committee of Cancer (AJCC) (Tabella 25.4).
del liquido ascitico deriverebbe da un’ostruzio-
ne linfatica da parte di emboli tumorali.
Via di diffusione linfatica: il drenaggio linfa- Trattamento
tico dell’ovaio segue i vasi ovarici drenando ai lin-
fonodi para-aortici e precavali, mentre attraverso Il primo step nel management delle pazienti con
l’ilo ovarico entra nel ligamento largo drenando cancro ovarico è un’accurata diagnosi attraver-
ai linfonodi otturatori, iliaci esterni e comuni. so lo staging nelle forme iniziali ed una citoridu-

TABELLA 25.4 Stadiazione FIGO dei carcinomi ovarici.

Stadio I Tumore limitato alle ovaie


IA Tumore limitato ad un ovaio, capsula integra, assenza di tumore in superficie,
no cellule neoplastiche nell’ascite o nel washing peritoneale
IB Tumore limitato ad entrambe le ovaie; capsula integra, assenza di tumore in superficie,
no cellule neoplastiche nell’ascite o nel washing peritoneale
IC Tumore limitato ad uno o ad entrambe le ovaie, ma con tumore sulla superficie, o capsula rotta
o con positività per cellule maligne nel liquido ascitico o nel washing

Stadio II Tumore interessante una o entrambe le ovaie, ma con estensione o impianti nella pelvi
IIA Estensione e/o impianti sull’utero e/o sulla tuba. No cellule maligne nel liquido ascitico o nel washing
IIB Estensione e/o impianti su altri tessuti pelvici. No cellule maligne nel liquido ascitico o nel washing
IIC Estensione pelvica e/o impianti (IIA o IIB). Presenza di cellule maligne nel liquido ascitico o nel washing

Stadio III Tumore che coinvolge una o entrambe le ovaie con impianti peritoneali extrapelvici e/o linfonodi posi-
tivi retroperitoneali o inguinali. Impianti sulla superficie epatica equivale al III stadio. Tumore limitato
alla pelvi, ma con impianti istologicamente confermati a livello del piccolo intestino o dell’omento
IIIA Tumore limitato alla pelvi, con linfonodi negativi, ma con impianti peritoneali microscopici istologicamente con-
fermati al di fuori della pelvi (no tumore macroscopico)
IIIB Tumore coinvolgente una o entrambe le ovaie, con linfonodi negativi, ma con impianti peritoneali, istologica-
mente confermati, del diametro non superiore ai 2 cm
IIIC Impianti addominali di 2 cm con linfonodi retroperitoneali e/o inguinali positivi

Stadio IV Metastasi al di fuori della cavità peritoneale


Capitolo 25 Tumori maligni di ovaio e tube 229

zione chirurgica ottimale nella malattia avanza- tervento di tipo conservativo per preservare la
ta. La chemioterapia post-operatoria con plati- fertilità avendo queste pazienti un’ottima pro-
no e taxani viene somministrata nelle pazienti a gnosi, con circa il 95% di sopravvivenza globale
rischio di recidiva quando la diagnosi è precoce, a 5 anni (61, 62).
mentre negli stadi avanzati rappresenta un com- La chirurgia conservativa, come precedente-
pletamento terapeutico indispensabile. mente descritto, consiste nella stadiazione chi-
rurgica laparotomica con conservazione dell’an-
Stadi precoci (I-II) nesso controlaterale e dell’utero (63-66).
Va sottolineato che il trattamento chirurgico
Nelle pazienti con malattia apparentemente conservativo è mandatorio nelle pazienti giova-
confinata alla pelvi la stadiazione chirurgica in- ni affette da tumore borderline anche in presen-
tensiva è essenziale per definire la reale esten- za di interessamento bilaterale delle ovaie o di
sione della malattia al momento della diagnosi pregressa annessiectomia monolaterale. In que-
(57). sti casi, infatti, è possibile eseguire la cistecto-
Considerando le possibili vie di diffusione la mia.
stadiazione prevede: laparotomia longitudinale, L’incidenza di recidiva nel caso di chirurgia
ispezione e palpazione di tutte le superfici peri- conservativa varia dallo 0 al 20%. In particolare
toneali, washing peritoneale (con 100-150 cc di un’analisi recente della letteratura (67) riporta
soluzione fisiologica), isterectomia totale, an- una incidenza di recidiva che varia dal 12 al
nessiectomia bilaterale, omentectomia, biopsie 58% dopo cistectomia, al 2,5-5,7% dopo chirur-
peritoneali random in assenza di malattia ma- gia radicale. Lo stesso lavoro riporta inoltre per-
croscopica (loggia sopradiaframmatica destra, centuali che variano dall’8 al 73% di rischio di
docce parietocoliche, pareti pelviche laterali, recidiva come carcinoma ovarico invasivo in
peritoneo prevescicale e del Douglas) o asporta- rapporto allo stadio di malattia e alla presenza
zione di tutte le lesioni sospette; appendicecto- di impianti invasivi. È importante segnalare che
mia nei tumori mucinosi, specialmente se de- le ricadute possono verificarsi anche tardiva-
stri; linfadenectomia pelvica e lomboaortica. mente, da cui la necessità di un attento e lungo
Quest’ultima è importante perché in circa il follow-up (68, 69). Da quanto esposto, in caso di
30% degli apparenti stadi precoci (I e II) è pre- pazienti non fortemente desiderose di prole la
sente un interessamento linfonodale (58). chirurgia conservativa deve essere presa in con-
La laparoscopia non trova indicazione nella siderazione solo dopo adeguato counselling.
stadiazione chirurgica del carcinoma ovarico in
stadio precoce. Di fronte ad un tumore ovarico Stadi avanzati (III-IV)
occasionalmente riscontrato in laparoscopia, è
raccomandato proseguire l’intervento per via la- L’obiettivo oncologico ideale è l’asportazione en
parotomica. bloc della malattia passando per tessuto sano.
Poiché nelle pazienti con tumore ovarico ini- Nelle pazienti con tumore ovarico avanzato tale
ziale la sopravvivenza a 5 anni varia dal 50 obiettivo non è spesso raggiungibile, per cui il
all’85% ed è dipendente dallo stadio e dal gra- goal chirurgico è ridurre al massimo il volume
ding istologico, è fondamentale individuare at- del tumore. Questo concetto di riduzione massi-
traverso una corretta stadiazione le pazienti a ma del tumore non ha come obiettivo la cura
rischio di recidiva per impostare un adeguato della malattia attraverso la chirurgia, ma di ren-
management postchirurgico. Nelle pazienti con dere più efficace il successivo trattamento che-
tumore ovarico iniziale, ma con alto rischio di mioterapico. Da qui il concetto di citoriduzione
recidiva di malattia (IA e IB G3; IC e II stadio), chirurgica.
è indicata una chemioterapia adiuvante a base La citoriduzione chirurgica ottimale (resi-
di platino dopo chirurgia (59, 60). duo di malattia macroscopico compreso tra 0 ed
La chemioterapia adiuvante è altresì indica- 1 cm) è quindi l’obiettivo principale del tratta-
ta nelle pazienti non adeguatamente stadiate. mento iniziale delle pazienti affette da tumore
Inoltre, nelle pazienti giovani e fortemente ovarico avanzato.
desiderose di prole, in stadio IA G1-2 è possibi- Nel 1975, Griffiths (70) ha chiaramente di-
le effettuare, dopo adeguato counselling, un in- mostrato una correlazione inversa tra il volume
230 Manuale di ginecologia ed ostetricia

Sopravvivenza

Follow-up (anni)

FIGURA 25.1 Sopravvivenza delle pazienti affette da carcinoma ovarico in rapporto al residuo di malattia dopo prima
chirurgia (modificata da Griffiths CT. Natl Cancer Inst Monogr. 1975;42:101-104).

tumore residuo e la sopravvivenza delle pazien- ra indipendentemente da un ottima citoriduzio-


ti (Figura 25.1). ne (77-79).
Tutti gli studi retrospettivi e prospettici (71, Nelle pazienti con metastasi addominali dif-
72) hanno confermato che il volume di malattia fuse (Figure 25.3, 25.4) in cui, nonostante rese-
residua dopo la prima chirurgia è il più impor- zioni multiple d’organo non si prevede di rag-
tante fattore che influenza la sopravvivenza del- giungere una citoriduzione ottimale (malattia
le pazienti con tumore ovarico avanzato come residua < 1 cm), è dubbia l’utilità di eseguire un
peraltro recentemente sottolineato da Bristow
in una metanalisi (73).
È stato inoltre dimostrato che la prognosi del
tumore ovarico cambia in relazione al chirurgo
che esegue l’intervento. Infatti, la stadiazione ot-
timale è raggiunta nel 97%, nel 53% e nel 35% a
seconda che l’intervento sia eseguito rispettiva-
Sopravvivenza

mente da un ginecologo oncologo, da un gineco-


logo, da un chirurgo generale (74), così come
anche la prognosi della malattia avanzata è con-
dizionata dalla presenza di un ginecologo onco-
logo nell’équipe chirurgica (75) (Figura 25.2).
Dopo citoriduzione ottimale le pazienti devo-
no essere sottoposte a chemioterapia a base di
platino.
Da una recente Consensus Conference Inter-
nazionale la terapia standard raccomandata per
il carcinoma ovarico in stadio avanzato dopo ci- Mesi
toriduzione è carboplatino + taxolo endovena
(76). FIGURA 25.2 Cinque anni di sopravvivenza globale in re-
Le pazienti con estesa malattia metastatica lazione al chirurgo che ha eseguito l’intervento (modifica-
prima della chirurgia hanno una prognosi seve- ta da CHAN Obstet Gynecol 2007).
Capitolo 25 Tumori maligni di ovaio e tube 231

FIGURA 25.3 Carcinoma ovarico avanzato. FIGURA 25.4 Omental cake.

debulking così come resta controverso il ruolo mette, di valutare la fattibilità o meno di una ci-
della chirurgia citoriduttiva nel IV stadio. toriduzione ottimale, rendendo possibile una
In questo tipo di pazienti deve essere consi- diagnosi istologica (80, 81) (Figure 25.5-25.7).
derata la possibilità di eseguire un trattamento
chemioterapico prima dell’intervento chirurgico Chirurgia citoriduttiva di intervallo
citoriduttivo (chemioterapia neoadiuvante, chi-
rurgia di intervallo). È il trattamento chirurgico che si esegue dopo
La laparoscopia ha acquisito un ruolo fonda- 2 o 3 cicli di chemioterapia a base di platino e
mentale nella selezione delle pazienti candidate taxani, allo scopo di citoridurre in maniera ot-
alla chemioterapia neoadiuvante, in quanto per- timale la malattia e renderla più sensibile al

FIGURA 25.5 Qua-


dri laparoscopici di
diffusione intraperi-
toneale.
232 Manuale di ginecologia ed ostetricia

FIGURA 25.6 Carcinosi peritoneale diaframmatica. FIGURA 25.7 Carcinosi legamento falciforme.

trattamento chemioterapico successivo (82- pazienti selezionate, ma trattandosi spesso di stu-


84). di retrospettivi, non randomizzati, i risultati sono
La chemioterapia neoadiuvante associata al- incerti. Comunque sono stati identificati parec-
la successiva chirurgia d’intervallo dovrebbe es- chi fattori che possono giocare un ruolo impor-
sere utilizzata solo nelle pazienti con scarso per- tante nell’identificare quelle pazienti che possono
formance status alla diagnosi e quindi a rischio beneficiare della chirurgia della recidiva: lungo
di complicanze perioperatorie maggiori se sot- intervallo libero da malattia, numero di localizza-
toposte a chirurgia aggressiva in prima istanza, zioni secondarie, volume tumore residuo alla pri-
ma in molti Centri viene già considerata una ma chirurgia, buona risposta alla chemioterapia
strategia alternativa di trattamento nonostante di prima linea. Onda et al. (87) suggeriscono che
il suo ruolo nel carcinoma ovarico non sia stato le pazienti ideali per la chirurgia della recidiva
ancora ben definito. devono avere tre delle seguenti caratteristiche:
Il ruolo della chirurgia di intervallo è stato intervallo libero da malattia > di 12 mesi, assen-
valutato in due trial prospettici randomizzati za di metastasi epatiche, unica sede di recidiva e
EORT e GOG (85, 86). Ambedue gli studi hanno volume del tumore < 6 cm. I criteri di esclusione
mostrato un incremento della sopravvivenza includono: età > 75 anni, performance status 3-4,
nelle pazienti che erano state sottoposte in pri- progressione di malattia durante la chemiotera-
ma istanza ad una citoriduzione non ottimale. pia prechirurgica.
In generale i migliori candidati per questo ti- Una citoriduzione secondaria ottimale in pa-
po di trattamento sono le pazienti con basso zienti selezionate può essere associata ad un si-
performance status e quelle per le quali non è gnificativo miglioramento della sopravvivenza
possibile ottenere un residuo di malattia ottima- (88).
le.

Chirurgia della recidiva Prognosi

Sebbene la chirurgia citoriduttiva di prima istan- I fattori prognostici più importanti sono lo sta-
za sia universalmente considerata il punto di par- dio, l’istotipo, il grading, il performance status,
tenza dell’iniziale trattamento per le pazienti con l’età della paziente e la malattia residua.
carcinoma ovarico avanzato, il ruolo di una chi- La sopravvivenza a 5 anni va dal 90 al 10% a
rurgia aggressiva della recidiva è dibattuto. Pa- seconda dello stadio di malattia alla diagnosi
recchi studi hanno enfatizzato il valore di una (Tabella 25.5).
completa resezione chirurgica della recidiva in Inoltre, mentre negli stadi iniziali il grading è
Capitolo 25 Tumori maligni di ovaio e tube 233

TABELLA 25.5 Sopravvivenza a 5 anni in relazione


La tomografia ad emissione di positroni
allo stadio di malattia. (PET) è una nuova metodica di immagine che
valuta l’attività metabolica e biochimica delle
Stadio (FIGO) Sopravvivenza 5 anni cellule neoplastiche. Non esistono ancora dati
(%) sul suo uso di routine nel follow-up delle pa-
zienti affette da carcinoma ovarico.
I Stadio 90-95% (90%) La sorveglianza sarà più intensa nei primi 2-
II Stadio 60-70% (75-80%) 3 anni (il 50% delle recidive in pazienti con ma-
III Stadio 23-40% (30%) lattia avanzata avviene entro i 2 anni) e consi-
IV Stadio 11% (10-15%) sterà nella visita ginecologa bimanuale e nel do-
saggio del CA 125 o di altri marcatori specifici
della neoplasia, se positivi alla diagnosi.
un fattore prognostico importante con una so- Nel sospetto di recidiva l’esame di scelta è la
pravvivenza a 5 anni che varia dal 90 al 45% ri- TAC. Alternative sono RMN o PET.
spettivamente per il G1-G3, negli stadi avanzati Le pazienti trattate con chirurgia conservati-
il fattore prognostico di maggiore impatto sulla va nei tumori ovarici in stadio iniziale necessi-
sopravvivenza è il residuo di malattia che va dal tano di un controllo ecografico transvaginale
62% per residuo di malattia assente ad un 5% in ogni 6 mesi per il rischio di ricorrenza sull’ova-
caso di residuo di malattia > 2 cm (89) (vedi Fi- io residuo.
gura 25.1).

TUMORI DEI CORDONI SESSUALI


Follow-up E DELLO STROMA

Il ruolo del follow-up nel carcinoma ovarico do- I tumori dei cordoni sessuali e dello stroma rap-
po chirurgia primaria resta ancora da definire. presentano circa il 7% dei tumori ovarici; la loro
Nel pianificare una strategia di sorveglianza al rarità, associata ad una molteplicità di varianti
fine di riconoscere precocemente la recidiva, è istologiche e ad un’altrettanta variabilità del
fondamentale considerare le più frequenti sedi comportamento biologico, costituisce una limi-
di ricaduta del carcinoma ovarico ossia la cavi- tazione nella comprensione della loro storia na-
tà peritoneale e la cupola vaginale. turale e nel loro management ottimale. Queste
Entrambe le recidive difficilmente sono rico- neoplasie derivano da varie combinazioni di ele-
noscibili precocemente con una valutazione cli- menti dello stroma, dei cordoni sessuali e del
nica e strumentale di imaging. mesenchima comprendenti cellule ovariche (cel-
La recidiva vaginale può essere più facilmen- lule della granulosa, della teca ed i loro derivati
te diagnosticata con l’esplorazione pelvica bi- luteinizzati), testicolari (cellule del Sertoli, cellu-
manuale, se eseguita da un ginecologo oncologo le del Leydig), fibroblasti dello stroma gonadico,
esperto. Più difficile è riconoscere un impegno come pure cellule indifferenziate.
peritoneale, che spesso è associato all’interessa- I sottotipi più importanti di questo gruppo di
mento vaginale. neoplasie sono i tumori a cellule della granulo-
In tal senso diventa fondamentale il dosaggio sa di tipo adulto e giovanile ed i tumori a cellu-
del CA 125 il cui progressivo incremento, nelle le di Sertoli-Leydig.
pazienti con remissione clinica o patologica Istologicamente queste neoplasie sono consi-
completa, precede di 3-5 mesi la recidiva clini- derate maligne, anche se presentano una progno-
camente evidenziabile. si a lungo termine molto favorevole.
La TAC e la RMN, non riconoscendo lesioni
< 1-2 cm, non sono in grado di diagnosticare
precocemente una recidiva peritoneale, ma ven- Eziologia e patogenesi
gono utilizzate per confermare un sospetto cli-
nico di recidiva legato, per esempio, al progres- Un’ipotesi eziopatogenetica ben accettata sulla
sivo incremento del CA 125 o alla presenza di genesi di queste neoplasie è che la degenerazio-
una sintomatologia addominale aspecifica. ne follicolare della granulosa, dopo la perdita
234 Manuale di ginecologia ed ostetricia

dei follicoli (come avviene in menopausa), de- finate all’ovaio (I stadio) (101, 107). Nel 10% dei
terminerebbe un incremento delle gonadotropi- casi si riscontra ascite con malattia avanzata.
ne ipofisarie che stimolerebbero un’irregolare Hanno solitamente lenta crescita, ma alta
proliferazione delle cellule della granulosa, fino tendenza alla recidiva tardiva (108, 109).
eventualmente alla trasformazione neoplastica. L’intervallo più lungo riportato in letteratura
Questa ipotesi potrebbe spiegare l’eziologia del prima di una recidiva è stato 37 anni (110), an-
tumore a cellule della granulosa dell’adulto, ve- che se Fox et al. (101) hanno riportato che la
rificandosi in menopausa una condizione analo- maggior parte delle ricadute avveniva entro i
ga a quella sopradescritta, ma non può giustifi- primi tre anni dalla diagnosi.
care la genesi della forma giovanile in cui l’envi- La diffusione è quasi sempre locale, per con-
ronment endocrino è del tutto diverso. tiguità, ed intraperitoneale, anche se possono
Più suggestiva è l’ipotesi dell’esistenza di metastatizzare per via ematica a polmoni, fega-
una cellula staminale ovarica progenitrice di to e cervello, anche dopo anni dalla diagnosi ini-
cellule ovariche, capace di ripopolare l’ovaio ziale. In rilievi autoptici Diddle (111) valutò la
con nuovi ovociti, anche se a tutt’oggi, l’origine presenza di metastasi linfonodali nell’8% di 110
di queste cellule resta ancora controversa (90- pazienti.
94). Stabilito che molte neoplasie originano da
una probabile cellula staminale del cancro
(CSC), è possibile che una cellula staminale to- Marker
tipotente possa differenziarsi in senso germi-
nale e somatico (epiteliale). Se ciò fosse, da Estradiolo: sebbene sia stato identificato come
una cellula staminale comune di differenzie- una delle sostanze prodotte dai GCTs e sia re-
rebbe anche la cellula staminale della granulo- sponsabile dei segni clinici d’iperestrogenismo,
sa (GSC) che, se neoplastica, innescherebbe la nel 30% dei casi non viene prodotto dai GCT per
proliferazione cellulare e quindi la trasforma- la mancanza di cellule della teca nello stroma
zione tumorale (95-99). tumorale (112). Per tale motivo può essere utile
nel follow-up.
Inibina: è una glicoprotena secreta dalle cel-
Tumori a cellule della granulosa lule della granulosa in grado di inibire la secre-
zione di FSH (113); è il marker più sensibile dei
Sono rare neoplasie che originano dalle cellule GCTs, sia nella diagnosi sia nel follow-up (112,
stromali dei cordoni sessuali ovarici e costitui- 114, 115).
scono il 2-5% dei cancri ovarici (100-103). MIS (Mullerian inhibitory substance): è un
I tumori a cellule della granulosa di distin- nuovo possibile marcatore tumorale per i GCT.
guono in due gruppi sulla base della presentazio- È prodotto normalmente dalle cellule della gra-
ne clinica e sulle caratteristiche istologiche: tipo nulosa. Studi clinici hanno evidenziato un ruo-
adulto e tipo giovanile. La maggior parte delle lo come marker di attività dei GCTs, negativiz-
pazienti è adulta ma il 5% è prepubere (104). zandosi nei casi di remissione ed elevandosi an-
La forma giovanile è diagnosticata in pazien- che 11 mesi prima della recidiva clinicamente
ti di età minore di 10, 20 e 30 anni, rispettiva- rilevabile come riportano Rey et al. (116). Studi
mente nel 90, 80 e 50% dei casi (105). clinici devono comunque ancora valutarne l’ef-
Poiché i tumori a cellule della granulosa so- ficacia.
no neoplasie ovariche più frequentemente lega-
te a sindromi endocrino-correlate, nella forma Dal punto di vista macroscopico si presenta-
giovanile si riscontreranno spesso segni di pseu- no come masse di grosso volume, talvolta di
dopubertà isosessuale (106), mentre nella forma consistenza solida, altre volte soffice, sulla base
adulta si avranno segni di iperestrogenismo co- del contenuto di cellule neoplastiche e dello
me irregolarità mestruali e sanguinamenti vagi- stroma fibrotecomatoso che contengono. Posso-
nali in postmenopausa. no presentarsi di colore grigio o giallo in base al
Sono bilaterali soltanto nel 3% dei casi ed al- contenuto lipidico intracellulare. Più comune-
la diagnosi appaiono come voluminose masse so- mente è una lesione cistica contenente fluido
lide palpabili che, nell’80-90% dei casi, sono con- sieroso e coaguli.
Capitolo 25 Tumori maligni di ovaio e tube 235

Gli aspetti microscopici più caratteristici so- sa pelvica, talvolta palpabile e dolente (101, 107).
no i nuclei a chicco di caffè. Le pazienti in età riproduttiva possono avere
Non ancora ben definiti i corpi di Call-Exner amenorrea, menorragie, sanguinamenti inter-
che si trovano nelle forme dell’adulto, ma non in mestruali, mentre le donne in menopausa pre-
quelle giovanili. sentano metrorragia (101, 117, 119-121).
Il più importante fattore correlato al rischio Nel 25-50% i GCTs sono associati ad iperpla-
di ricaduta è lo stadio di malattia (101, 107, 109, sia endometriale, mentre nel 5-13% sono associa-
117, 118, 112). ti un adenocarcinoma endometriale (108, 101,
Il trattamento chirurgico è del tutto analogo 117, 120, 123, 124) che comunque è quasi sempre
a quello dei carcinomi epiteliali. ben differenziato, in stadio iniziale e con buona
Nelle pazienti giovani, che desiderano preser- prognosi (108, 109, 123).
vare la fertilità, con malattia confinata ad un ova-
io (nel 95% sono monolaterali e nel 78-91% sono
diagnosticati in I stadio) (108, 109) è possibile ese- Tumori a cellule della granulosa giovanile
guire una chirurgia conservativa con salpingo-
ovariectomia monolaterale. Se l’altro ovaio appa- Normalmente compare prima della pubertà de-
re normale si sconsiglia la biopsia. È sempre ne- terminando spesso pseudo pubertà precoce iso-
cessario in caso di chirurgia conservativa esegui- sessuale da iperestrogesismo (101, 119, 124), con
re anche un raschiamento diagnostico per esclu- precoce sviluppo mammario, presenza di peli
dere una coesistenza di carcinoma endometriale. pubici ed ascellari, secrezioni vaginali (124-128).
Nelle pazienti anziane, invece, la chirurgia Raramente compaiono segni di virilizzazione.
sarà sempre radicale con isteroannessiectomia Circa il 90% dei GCTs giovanili è diagnostica-
bilaterale. to in età prepubere, mentre il 10% sotto i 30 an-
Una citoriduzione è sempre necessaria negli ni. Le pazienti spesso presentano dolore pelvico
stadi avanzati, per rimuovere il più possibile la o addominale persistente, talvolta associato a
malattia. distensione addominale per voluminosa massa
Il ruolo della chemioterapia o radioterapia ovarica. Un esordio più acuto può essere deter-
post-operatoria nei primi stadi completamente minato dalla torsione o dalla rottura cistica nel
citoridotti non è stato ancora definito con studi 6-10% dei casi, con quadro di addome acuto
clinici prospettici. Ciò nonostante l’uso di che- (129). La forma giovanile è molto aggressiva ne-
mio- o radioterapia adiuvante in queste pazien- gli stadi avanzati e tende a ricadere a breve di-
ti sembra associarsi ad un prolungamento del- stanza dalla diagnosi.
l’intervallo libero da malattia e ad un aumento
globale della sopravvivenza.
La chemioterapia deve essere sempre consi- Tumori a cellule di Sertoli/Leydig
derata negli stadi avanzati, nelle recidive e nel
trattamento delle forme metastatiche ed il PEB I tumori a cellule di Sertoli/Leydig (androblasto-
(platino, etoposide e bleomicina) è il regime ma) hanno un’incidenza maggiore nella secon-
chemioterapico preferibile. Anche se la percen- da e terza decade e nel 75% dei casi sono riscon-
tuale di risposta globale è alta, l’impatto sull’in- trati al di sotto dei 40 anni. Sono neoplasie
tervallo libero da malattia e sulla sopravvivenza estremamente rare, rappresentando meno dello
globale resta da definire. 0,2% dei cancri ovarici. Il tumore è unilaterale
nel 98% dei casi, tipicamente produce androge-
ni, determinando una sindrome virilizzante nel
Tumore a cellule della granulosa dell’adulto 70-85% delle pazienti. Anche questi tumori ven-
gono per lo più diagnosticati al I stadio.
Interessa per lo più donne in peri- o postmeno- La prognosi è legata sia allo stadio di presenta-
pausa, con un’età media di presentazione intor- zione che al grading istologico. La sopravvivenza
no ai 50 anni (101, 109, 107). globale a 5 anni è del 70-90% e le recidive, sebbe-
I più comuni sintomi di presentazione sono ne rare, sono precoci. Gli stadi avanzati sono as-
rappresentati dal sanguinamento uterino ano- sociati a prognosi pessima, con il 100% di morta-
malo associato alla presenza di voluminosa mas- lità.
236 Manuale di ginecologia ed ostetricia

TUMORI A CELLULE GERMINALI che si riscontra in circa il 55-80% delle pazienti


(138, 142, 145). Altri segni comprendono la pre-
I tumori a cellule germinali dell’ovaio (GCT) senza di massa pelvica con conseguente aumen-
comprendono un ampio spettro di neoplasie to di volume dell’addome. Il dolore addominale
istogeneticamente derivanti dalle cellule germi- associato a presenza di massa palpabile pelvica
nali primitive della gonade e dallo stroma ses- addominale si riscontra nell’85% delle pazienti.
suale costituitesi in epoca embrionale. Sono Nel 25% dei casi è presente febbre.
neoplasie molto aggressive ma ben curabili ad Altre possibili quadri clinici sono la compar-
ogni stadio di malattia. Rappresentano circa l’1- sa di ascite o peritonite secondaria a torsione,
2% dei tumori maligni dell’ovaio (130). infezione o rottura del tumore ovarico, sangui-
Eccetto che per lo stadio IA un approccio te- namento vaginale nel 10% dei casi (132).
rapeutico multimodale con iniziale terapia chi- La durata dei sintomi è generalmente breve,
rurgica atta a mantenere la fertilità (annessiec- circa 2-4 settimane (138, 142, 145).
tomia monolaterale) seguita da plurichemiote- Poche pazienti presentano manifestazioni
rapia a base di platino rappresenta il trattamen- endocrine direttamente legate alla secrezione
to standard che ha notevolmente migliorato la ormonale da parte della neoplasia: irregolarità
prognosi anche negli stadi più avanzati di ma- mestruali, pseudopubertà precoce isosessuale
lattia (131). da produzione di HCG soprattutto da parte del
I tumori a cellule germinali hanno una rapida coriocarcinoma e del carcinoma embrionale
crescita e normalmente si presentano con una (146, 147).
sintomatologia dolorosa addominale dovuta a di- Il disgerminoma è una delle più comuni neo-
stensione della capsula, emorragia intracapsula- plasie ovariche riscontrate in gravidanza, insie-
re, necrosi, o aumento di volume dell’addome. me al cistoadenoma sieroso; spesso viene dia-
gnosticato incidentalmente in giovani adole-
scenti con amenorrea e spesso in tali circostan-
Epidemiologia ze è associato a disgenesie gonadiche ed a gona-
doblastoma.
Nella donna i tumori a cellule germinali rappre- I tumori a cellule germinali vengono solita-
sentano circa il 20-25% dei tumori ovarici e cir- mente diagnosticati ad uno stadio iniziale: nel
ca il 3-5% sono maligni (132, 133). Il picco d’in- 60-70% dei casi sono al I-II stadio FIGO, nel 20-
cidenza si ha nelle giovani o adolescenti al di 30% sono al III stadio, mentre il riscontro di un
sotto dell’età di 20 anni dove rappresentano cir- GCT al IV stadio non è frequente.
ca il 58% delle neoplasie ovariche, un terzo del- Il coinvolgimento annessiale bilaterale è
le quali sono maligne (134). estremamente raro (148) ad eccezione dei di-
Il gruppo Surveillance, Epidemiology and Re- sgerminomi, in cui lo si riscontra nel 10-15%.
sults (SEER) tra il 1976 ed il 2002 ha identifica- L’interessamento dell’ovaio controlaterale nelle
to 1.262 casi di tumori a cellule germinali. Cor- forme non disgerminomatose si ha nel contesto
reggendo i risultati in base all’età, l’incidenza di di uno stadio avanzato di malattia, da interessa-
disgerminomi sotto i 30 anni è del 29,4%. mento metastatico, anche se nel 5-10% dei casi
L’incidenza di nuovi casi/anno per 100.000 può essere interessato da un teratoma maturo
donne è 0,338 (135). che pertanto non condiziona la prognosi.
L’incidenza è diversa nelle varie età della vi- I GCT metastatizzano per via peritoneale co-
ta; nelle bambine sotto i 10 anni circa l’80% dei me i tumori epiteliali e, soprattutto i disgermi-
GCT sono maligni. nomi, per via linfatica in cui l’interessamento
linfonodale è probabilmente più comune rispet-
to agli epiteliali.
Presentazione clinica La metastatizzazione per via ematica, so-
prattutto negli stadi avanzati interessa soprat-
Segni e sintomi dei GCT sono abbastanza tipici: tutto il fegato, il polmone e successivamente il
sono neoplasie rapidamente progressive, che cervello.
raggiungono grosse dimensioni (135-144). Il Nel sospetto di GCT la valutazione della pa-
sintomo più importante è il dolore addominale ziente comprende:
Capitolo 25 Tumori maligni di ovaio e tube 237

– dosaggio marcatori tumorali (HCG, α-feto- di migrazione delle cellule germinali primitive
proteina, LDH, CA 125); dalla parete del sacco vitellino alle creste gona-
– Rx torace; diche, e dalla omologia tra molti tumori gonadi-
– Eco e TAC addome-pelvi; ci maschili e femminili.
– cariotipo nel sospetto di disgenesia gonadi- Attualmente la classificazione istologica in uso
ca. è quella dell’OMS, modificata nel 2003 (158-160).
Comunque la classificazione più semplice
per suddividere i GCT è la suddivisione in di-
Marcatori tumorali sgerminomi e tumori non disgerminomatosi.
I più comuni tumori non disgerminomatosi
Rivestono un ruolo fondamentale non solo nel- sono: il tumore del seno endodermico, i terato-
la diagnosi ma anche nel follow-up di questa mi immaturi ed i tumori germinali misti (161).
malattia, infatti, sono molto utili per la valuta-
zione sia della risposta alla chemioterapia, che
della ripresa di malattia. Disgerminoma
Valori elevati di HCG e/o di α-fetoproteina in
una giovane con una massa pelvica sono virtual- È costituito da cellule germinali primitive cui
mente diagnostici di GCT. La positività di α-feto- sono associati linfociti, granulomi e setti fibro-
proteina e di HCG è legata alla presenza, nella si. Macroscopicamente appare come una massa
neoplasia, di elementi del seno endodermico e/o ben capsulata, bernoccoluta; al taglio ha una su-
di coriocarcinoma, rispettivamente (142, 149-
151).
TABELLA 25.6 Classificazione dei tumori a cellule
Sia il carcinoma embrionale che il poliem- germinali dell’ovaio (OMS 2003).
brioma possono produrre α-fetoproteina ed
HCG, il primo più comunemente. I. Tumori primitivi germinali
Una piccola percentuale di disgerminoma A. Disgerminoma
produce LDH (152) ed HCG legata quest’ultima B. Tumore del seno endodermico (Yolk sac)
alla presenza di cellule del sinciziotrofoblasto. 1. Tumore polivescicolare
Per quanto riguarda l’α-fetoproteina, alti va- 2. Variante ghiandolare
3. Variante epatoide
lori preoperatori nel tumore del seno endoder-
C. Carcinoma embrionale
mico non hanno dimostrato correlarsi con la D. Poliembrioma
prognosi (145, 153), mentre la presenza di valo- E. Coriocarcinoma non gestazionale
ri aumentati nel post-operatorio sono indice di F. Tumori a cellule miste
malattia residua dopo chirurgia (154, 155). La 1. Variante embrionale diffusa
sua negativizzazione è fondamentale per valuta-
re la risposta alla chemioterapia (149). Inoltre è II. Teratoma bifasico o trifasico
un indicatore di ripresa di malattia più sensibi- A. Teratoma immaturo
B. Teratoma maturo
le della TAC (151, 156).
1. Solido
Un aumento del CA 125 non è frequente nei 2. Cistico (cisti dermoide)
GCT, anche se CA 125 e LDH possono essere uti- 3. Teratoma fetiforme (homunculus)
li nella diagnosi di recidiva (156).
III. Teratoma monodermico e tumore tipo somatico
associato a teratoma bifasico o trifasico
Istologia A. Gruppo tiroide
B. Gruppo carcinoide
C. Gruppo tumore del SNC
Questo gruppo di neoplasie ovariche è molto D. Gruppo carcinoma
eterogeneo. Il concetto di neoplasie germinali E. Gruppo melanocitico
deriva dalla comune istogenesi di queste neopla- F. Gruppo sarcoma
sie, dalla relativa frequente presenza di elemen- G. Gruppo tumore sebaceo
ti tumorali istologicamente differenti all’interno H. Tumore tipo-ipofisario
della stessa massa, dalla presenza di simili neo- I. Tumore dei contorni retinici
plasie extragonadiche insorgenti lungo la linea J. Altri
238 Manuale di ginecologia ed ostetricia

perficie regolare grigiastra in cui necrosi ed lignità si correla con l’atipia, nei teratomi la pre-
emorragie sono rare o limitate. senza di tessuto embrionario (immaturo) si cor-
È il tumore germinale maligno più frequen- rela con la possibilità di diffusione e quindi con
te, talora associato a disgenesia gonadica con una prognosi sfavorevole. La quantità della glia
gonadoblastoma omo- o contro-laterale. È bila- “immatura“ determina questo rischio, rappre-
terale nel 10-15% dei casi. Presenta uno spicca- sentando così un sistema di grading. Riscontra-
to linfotropismo con precoci metastasi nel re- re una glia matura, non associata ad elementi
troperitoneo. immaturi a livello di impianti peritoneali di un
È un tumore tipicamente solido, a rapida teratoma immaturo è sicuramente un segno
crescita, che può raggiungere dimensioni note- prognostico favorevole (163).
voli o determinare una sintomatologia da tor- Il teratoma immaturo costituisce circa l’1%
sione gonadica. di tutti i teratomi e lo 0,5% di tutti i tumori ova-
Si differenzia dai tumori non disgerminoma- rici. Il picco di incidenza è intorno ai 20 anni.
tosi per il fatto che: Solitamente monolaterale, nel 10% dei casi si
1. molto spesso viene diagnosticato in I stadio; può riscontrare un teratoma maturo controlate-
2. molto più frequentemente (10-15%) è bila- rale.
terale; È costituito dai tessuti derivanti dai tre fo-
3. presenta una maggior tendenza alla disse- glietti embrionari: entoderma, mesoderma ed
minazione retroperitoneale rispetto all’intrape- ectoderma, presenti in diversi stadi di matura-
ritoneale; zione, dalla forma embrionale a quella matura.
4. è radiosensibile. Il grado di differenziazione del tessuto nervoso
Nonostante la sua radiosensibilità, oggi la te- in esso contenuto determinerà il grading della
rapia di scelta è chemioterapica (162), ad ecce- neoplasia (163). Sono necessarie multiple se-
zione dello stadio IA in cui lo standard è la sola zioni della lesione primaria ed un’ampia escis-
chirurgia con stretto follow-up. sione degli impianti secondari peritoneali per
I marcatori prodotti dalla neoplasia, utili an- stabilire appropriatamente il grading. Vi è con-
che nel follow-up sono HCG, nel caso siano pre- cordanza in letteratura nel ritenere il G0 e G1
senti all’interno della massa foci cellulari di sin- non responsivi alla chemioterapia, controverso
cizio trofoblasto (nel 10% dei casi) e LDH, utile rimane se trattare il G2 senza residuo neopla-
soprattutto nel follow-up (152). stico, mentre tutti concordano nel trattare il
Numerosi studi clinici evidenziano la possi- G3 con Platino, Etoposide e Bleomicina (PEB)
bilità di una chirurgia conservativa in pazienti (164).
desiderose di prole, anche negli stadi avanzati,
essendo questa neoplasia estremamente sensibi- Tumore del sacco vitellino
le alla chemioterapia a base di platino.
È chiamato anche tumore del seno endodermi-
co. Costituisce il secondo tumore più comune
tra i tumori maligni a cellule germinali, rappre-
Tumori non disgerminomatosi sentandone circa il 20%. In meno del 5% dei ca-
si è bilaterale, con un picco di incidenza intorno
Sono rappresentati dal tumore del sacco vitellino, ai 19 anni. Macroscopicamente questi tumori
dal teratoma immaturo, dal coriocarcinoma non sono tipicamente masse solide gialle, con focali
gestazionale, dal carcinoma embrionale e dal po- aree di emorragia e necrosi. Microscopicamen-
liembroma. Sono tumori tipicamente monolate- te può assumere varie morfologie, correlabili a
rali caratterizzati macroscopicamente da un quelle di alcune strutture embrionarie ed extra-
aspetto variegato, con aree di necrosi ed emorra- embrionarie, denominate tumore del seno en-
gia. dodermico a vescicole vitelline multiple, epatoi-
de e ghiandolare.
Teratoma immaturo Questi tumori possono raggiungere notevoli
dimensioni, con diametri tra i 10 ed i 30 cm e la
Costituiscono un gruppo eterogeneo di neopla- diagnosi spesso si pone per voluminosa massa
sie. A differenza di altre neoplasie in cui la ma- pelvica associata a dolori addominopelvici. Co-
Capitolo 25 Tumori maligni di ovaio e tube 239

me il carcinoma embrionario è caratterizzato Fattori prognostici


dalla produzione di α-fetoproteina che costitui-
sce un marker utilissimo sia nella prognosi che Svariati fattori prognostici sono stati riportati
nel follow-up di queste pazienti. per i GCT: lo stadio FIGO, la malattia residua
Fino a circa 20 anni fa la prognosi era infausta, dopo chirurgia iniziale, l’istotipo e l’elevazione
ma dopo l’avvento della chemioterapia a base di dei marcatori (α-fetoproteina e HCG) (164,
platino il tasso di cura è notevolmente migliorato 165).
con la possibilità di mantenere la fertilità. Lai et al. hanno riportato i fattori prognosti-
La prognosi a tutt’oggi è ottima nel I e II sta- ci su 93 donne con GCT: lo stadio FIGO avanza-
dio mentre resta simile a quella del tumore epi- to e il non disgerminoma/teratoma immaturo
teliale ovarico negli stadi III e IV. La prognosi erano associati ad un’alta probabilità di non ri-
globale di questi tumori è comunque favorevole, spondere al trattamento e il teratoma immaturo
con un tasso di sopravvivenza a 5 anni del 95% associato a malattia residua dopo chirurgia di
verosimilmente dovuta al fatto che nella mag- salvataggio era associato a ridotta sopravviven-
gior parte dei casi la diagnosi è precoce (164). za (165).
Murugaesu et al. hanno riportato, in un’ana-
Carcinoma embrionale lisi uni-multivariata, che oltre allo stadio FIGO,
elevati livelli di HCG e di α-fetoproteina, insie-
È estremamente raro come tumore puro dell’ova- me, erano fortemente predittivi della sopravvi-
io, trovandosi più spesso come parte dei tumori venza (166).
germinali misti. Questi tumori rappresentano so- Nessuno studio ha mai dimostrato una cor-
lo il 4% dei tumori a cellule germinali. Il picco relazione tra età alla diagnosi e prognosi.
d’incidenza è intorno ai 15 anni. Spesso contengo- Mitchell et al. hanno dimostrato che schemi
no elementi del sinciziotrofoblasto e del sacco vi- di chemioterapia non contenenti platino ed alti
tellino, per cui producono HCG ed α-fetoproteina. livelli di α-fetoproteina (> 1.000 KU/L) erano gli
unici fattori associati a ripresa di malattia (149).
Poliembrioma

Anch’esso è molto raro. In molti casi si associa Chirurgia


ad un altro elemento maligno germinale, più
spesso al teratoma immaturo.
Chirurgia primaria
Coriocarcinoma
La chirurgia è sempre conservativa, volta cioè a
È anch’esso molto raro come forma tumorale pu- mantenere la fertilità e consiste in: annessiecto-
ra e più spesso si associa ad altro elemento ger- mia monolaterale (la maggior parte di queste
minale nelle forme miste. Tali forme producono neoplasie è monolaterale) eccetto nelle forme
HCG. Il coriocarcinoma ovarico può svilupparsi avanzate, dove è presente un coinvolgimento
attraverso tre meccanismi: da cellule germinali ovarico bilaterale e/o in presenza di disgenesia
ovariche; all’interno di una gravidanza ovarica, gonadica in cui è prudente rimuovere anche
come metastasi di coriocarcinoma dell’utero. La l’ovaio controlaterale per il rischio di degenera-
maggior parte di questi tumori e diagnosticato zione, citologia peritoneale (washing o campio-
sotto i 20 anni. Pseudopubertà isosessuale ed ir- namento di liquido ascitico), attenta esplorazio-
regolarità mestruali sono segni frequenti. ne degli organi addominali, con ispezione e pal-
pazione di tutte le superfici peritoneali, biopsie
Tumori germinali misti multiple nella pelvi, nel peritoneo addominale,
compreso il Douglas, plica vescicale, pareti pel-
Rappresentano il 10% dei tumori germinali. In viche laterali, docce parietocoliche, superfici
molti casi sono una combinazione tra i disger- diaframmatiche; omentectomia, linfadenecto-
minomi ed il tumore del sacco vitellino. Sono mia comprendente linfonodi pelvici e lomboa-
solitamente monolaterali, anche se la compo- ortici (167).
nente disgerminomatosa può essere bilaterale. Uno studio eseguito dal Pediatric Oncology
240 Manuale di ginecologia ed ostetricia

Group e dal Children’s Study Group ha dimostra- si verifichi un aumento di tali marker, segno del-
to che la deviazione della stadiazione dallo stan- la presenza di elementi non disgerminomatosi,
dard non inficiava la sopravvivenza. Sulla base vi è la necessità di iniziare comunque la chemio-
di questi dati Billmire et al. propongono nuove terapia (167).
linee-guida chirurgiche: citologia peritoneale
(washing o campionamento di liquido ascitico), Citoriduzione chirurgica negli stadi avanzati
attenta esplorazione degli organi addominali,
con ispezione e palpazione di tutte le superfici Con l’avvento della chemioterapia a base di pla-
peritoneali ed asportazione di ogni nodulo so- tino, la radicalità chirurgica richiesta si è pro-
spetto, esame e palpazione dei linfonodi con gressivamente ridotta, consentendo così, nei ca-
asportazione dei linfonodi bulky. Ispezione e si possibili, una chirurgia conservativa con pre-
palpazione dell’omento con asportazione delle servazione della fertilità.
lesioni sospette. Biopsie di aree dubbie ed La stadiazione chirurgica ha un ruolo fonda-
asportazione completa dell’ovaio interessato, ri- mentale nel determinare l’estensione della ma-
sparmiando la tuba se non è coinvolta (168). lattia, la prognosi e nell’impostare il manage-
Se l’ovaio controlaterale è apparentemente ment post-chirurgico.
sano alla ispezione e palpazione, si lascia in se- Sia lo stadio che la malattia residua, infatti,
de senza eseguire biopsia al fine di evitare una incidono sulla prognosi. Una citoriduzione chi-
sterilità secondaria da aderenze o insufficienza rurgica nelle pazienti in stadio avanzato sembra
ovarica. Nel caso però si tratti di un disgermino- essere un obiettivo primario nel trattamento de-
ma, essendo la neoplasia bilaterale nel 10-15% gli stadi avanzati, anche in virtù dell’alta che-
dei casi, la biopsia dell’ovaio controlaterale è in- miosensibilità della malattia.
dicata al fine di escluderne l’interessamento. Comunque il ruolo della citoriduzione chi-
Il ruolo della cistectomia nei GCT è ancora rurgica negli stadi avanzati rimane controverso
incerto, anche se Beiner et al. hanno seguito 8 nonostante il suo uso di routine. Non esistono
casi di teratoma immaturo sottoposti a cistecto- studi randomizzati che dimostrino che la che-
mia, con follow-up di 5 anni. Non è chiaro se la mioterapia a base di platino da sola sia peggio-
cistectomia seguita da stretta sorveglianza clini- re della chirurgia radicale seguita da chemiote-
ca sia una procedura sicura per le pazienti con rapia a base di platino (167).
teratoma immaturo G2-G3 (169).
Naturalmente, è la chemioterapia e non la
chirurgia che ha decisamente modificato il ma- Chirurgia secondaria
nagement dei tumori germinali in stadio avanza-
to. Second-look

Restaging nei GCT non stadiati in prima istanza Negli studi sul ruolo del second-look laparoto-
mico, le pazienti con completa resezione del tu-
Raccomandare un restaging chirurgico in una more in prima istanza, senza elementi terato-
giovane paziente con GCT rappresenta un gros- matosi e clinicamente senza malattia residua
so dilemma per l’oncologo nonostante la possi- dopo chemioterapia e con marcatori tumorali
bilità di eseguirlo con chirurgia mininvasiva. La negativi, non sembrano beneficiare della proce-
problematica fondamentale è se il restaging chi- dura.
rurgico modificherà o meno il management o Mathews et al. hanno riportato che pazienti
addirittura se migliorerà la prognosi. Secondo il con GCT senza elementi teratomatosi, con ma-
Pediatric Intergroup la procedura non è necessa- lattia residua < 5 cm dopo chemioterapia e nor-
ria, anche se ulteriori studi sono necessari per malizzazione dei marcatori dopo 2 cicli di che-
confermare tale condotta. mioterapia, non beneficiavano del second-look
Nel disgerminoma non stadiato e nel terato- laparotomico. Nessuna paziente nello studio
ma immaturo G1 la sorveglianza è raccomanda- con disgerminoma e con carcinoma embrionale
ta nel I stadio, anche in mancanza di una stadia- aveva tumore attivo dopo chemioterapia ade-
zione chirurgica adeguata, se la TAC, i livelli di guata (170).
HCG e di α-fetoproteina sono negativi. Nel caso Si potrebbe concludere, pertanto, che la pos-
Capitolo 25 Tumori maligni di ovaio e tube 241

sibilità di riscontrare tumore attivo al second-lo- sopravvivenza nelle pazienti con teratoma im-
ok in pazienti con disgerminoma o con carcino- maturo (172).
ma embrionale agli stadi iniziali, trattate con
adeguata chirurgia iniziale e chemioterapia e
con marcatori negativizzati dopo 2 cicli di che- Terapia post-chirurgica
mioterapia, sia veramente remota.
Nei teratomi immaturi tutta la malattia resi- La chemioterapia adiuvante ha modificato la
dua dopo chemioterapia dovrebbe essere escis- sopravvivenza.
sa per tre motivi: per escludere tumore residuo Il trattamento delle pazienti con disgermino-
attivo, per riscontrare la retro conversione dopo ma è rappresentato da annessiectomia monola-
chemioterapia e quindi per prevenire la sindro- terale e follow-up clinico, radiologico e sierolo-
me da crescita del teratoma maturo, per preve- gico senza terapia adiuvante.
nire la differenziazione del teratoma in tumore La comparsa di una recidiva (15-25%), es-
attivo. La valutazione chirurgica della malattia sendo la neoplasia altamente sensibile alla che-
residua dopo chemioterapia è di cruciale impor- mioterapia, potrà essere trattata con successo
tanza per il management successivo della pa- con la sola chemioterapia a base di platino
ziente, nonostante ancora non vi siano dati cer- (PEB). Il tasso di cura in questi casi è del 100%
ti in letteratura sull’impatto della laparotomia con fertilità quasi sempre conservata.
nella malattia residua dopo chemioterapia. Per quanto riguarda le forme non disgermi-
Comunque, la presenza di elementi di terato- nomatose, sono necessari altri studi per dimo-
ma immaturo, le dimensioni della malattia resi- strare se la sola sorveglianza nello stadio IA sia
dua, l’iniziale aumento dei livelli di α-fetoprotei- un’opzione sicura, con la chemioterapia propo-
na ed il livello dei marker prima della prima chi- sta al momento della recidiva.
rurgia sembrano correlarsi con la presenza di La terapia adiuvante raccomandata per que-
malattia residua dopo chemioterapia ste neoplasie, ad eccezione del teratoma imma-
Il GOG in uno studio su 117 pazienti con turo IA FIGO G1, è costituita da tre cicli di PEB
GCT sottoposte a second-look dopo chemiotera- (platino, etoposide e bleomicina) (167).
pia adiuvante a base di platino concludeva che Nelle pazienti completamente citoridotte in
le pazienti con debulking completo in prima prima istanza o con minima malattia residua
istanza o con incompleta rimozione del tumore, sono raccomandati tre cicli di chemioterapia
ma in assenza di elementi di teratoma, rara- adiuvante con PEB; mentre quattro cicli sono
mente avrebbero beneficiato di un second-look raccomandati in caso di presenza di malattia re-
che invece andava considerato nelle pazienti sidua bulky dopo chirurgia.
non completamente citoridotte in cui il tumore Il ruolo della chemioterapia nelle neoplasie
conteneva elementi di teratoma (171). non disgerminomatose negli stadi IA-IB resta
ancora incerto, anche in virtù del fatto che la
Chirurgia citoriduttiva secondaria maggior parte di queste pazienti guarisce senza
alcuna terapia adiuvante e la restante parte può
Il valore di una chirurgia citoriduttiva secon- essere efficacemente curata al momento della
daria rimane incerto. L’unico possibile ruolo recidiva.
della chirurgia di salvataggio è previsto nella Almeno 4 studi in letteratura (173-176) di-
recidiva dei teratomi immaturi. La sindrome mostrano che le pazienti con tumore non di-
del teratoma in crescita è sicuramente l’indica- sgerminomatoso dell’ovaio e con malattia resi-
zione principe, in cui un teratoma immaturo dua assente dopo prima chirurgia potevano es-
diventa maturo dopo chemioterapia, ma tende sere candidate ad uno stretto follow-up senza te-
ad accrescersi dando segni di compressione. In rapia adiuvante ed eventualmente trattate in se-
tali circostanze la tempestività dell’intervento guito in caso di recidiva.
chirurgico escissionale è essenziale. Esistono Sulla base di tali dati, questi gruppi ritengo-
comunque dei report che segnalano un ruolo no che un vero stadio IA di tumore non disger-
della stessa in pazienti selezionate con GCT ri- minomatoso può essere trattato con successo
corrente. Munkarah et al. ne hanno valutato con la sola chirurgia ed uno stretto follow-up
l’importanza in termini di miglioramento della clinico radiologico riducendo così anche il po-
242 Manuale di ginecologia ed ostetricia

tenziale rischio di leucemia secondaria a terapia pler permette una più accurata diagnosi preope-
antiblastica. ratoria attraverso l’individuazione di irregolari-
tà della parete tubarica come papille, pseudoset-
ti ed anormalità vascolari (186-190).
CARCINOMA TUBARICO Anche la TAC e la RMN possono evidenziare
alterazioni nella morfologia tubarica, ma prin-
Il carcinoma tubarico primitivo (PFTC) rappre- cipalmente sono importanti per documentare
senta circa l’1% dei tumori maligni del tratto ge- eventuale infiltrazione della vescica, della vagi-
nitale femminile (177, 178). Venne descritto per na, della pareti pelviche e dell’intestino (191-
la prima volta da Reynaud, nel 1847. 193).
Considerata la bassa incidenza, in letteratura Il CA 125 è un marcatore tumorale molto uti-
esistono pochi dati circa l’eziologia, i fattori le per la diagnosi e per la valutazione della ri-
protettivi ed i fattori di rischio di questa neopla- sposta al trattamento e durante il follow-up.
sia.
È riportato essere associato con l’infiamma-
zione cronica tubarica, l’infertilità, la salpingite Istologia
tubercolotica e l’endometriosi tubarica (179).
Studi di citogenetica mostrano che la malat- Nel 90% dei casi il carcinoma della tuba è un
tia è associata ad una sovraespressione di p53 adenocarcinoma sieroso papillifero con caratte-
(81%); HER2-Neo (89%) e c-myc (61%) (180- ristiche simili al carcinoma ovarico. Così come
183). per il carcinoma ovarico, anche per quello tuba-
Ci sono alcune evidenze che la mutazione del rico esiste una forma borderline.
BRCA1 e BRCA2 ha un ruolo nella tumorogene-
si.
Modalità di diffusione

Sintomatologia I pattern di diffusione come la stadiazione sono


simili a quelli del carcinoma ovarico. A differen-
I sintomi più comuni alla diagnosi sono: perdi- za di quest’ultimo, la positività linfonodale coin-
te vaginali sieroematice (50-60%) (184), dolore volge allo stesso modo i linfonodi para-aortici e
addominale (30-50%) e presenza di una massa pelvici, con una percentuale di positività che va-
addominale (12-60%) (185). Il dolore addomi- ria dal 42 al 59%.
nale di tipo colico è il risultato della peristalsi La diagnosi spesso avviene in stadi più pre-
forzata tubarica o della distensione della tuba. coci (I stadio 41%) rispetto al carcinoma ovari-
La presenza di tutti i tre sintomi associati (Tria- co.
de di Latzo) è riportata nel 15% delle pazienti.
L’esame clinico mostra una massa pelvica o
addominale nel 60% delle pazienti, ascite è pre- Trattamento
sente nel 15%. Una diagnosi preoperatoria può
essere definita solo nel 3-15% delle pazienti. Co- I principi chirurgici sono gli stessi di quelli del
munque la diagnosi può essere sospettata in carcinoma ovarico: la linfadenectomia aortica e
presenza di sanguinamento postmenopausale pelvica è fondamentale per una stadiazione ap-
con curettage diagnostico negativo e Pap-test propriata (194).
anormale.

CONCLUSIONI
Diagnosi
In conclusione, il tumore della tuba è simile al
Il quadro ecografico della PFTC non è specifico, tumore ovarico sia per quanto riguarda lo sta-
simulando altre malattie pelviche come un dio, la diffusione, il trattamento chirurgico e le
ascesso tubo-ovarico, un tumore ovarico od una indicazioni al trattamento adiuvante. Ambedue
gravidanza extrauterina. L’ecografia color-Dop- i tumori hanno simile età di distribuzione con
Capitolo 25 Tumori maligni di ovaio e tube 243

un incremento nelle nullipare. Lo stadio ed il re- cancer. In: Rubin SC, Sutton GP, editors. Ovarian
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