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DIRITTO DEL LAVORO 28/2/2020

La Retribuzione
La retribuzione è la controprestazione all'attività lavorativa svolta da un soggetto,
disciplinata dall'art 36 Cost
“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità
del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un
esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalle legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può
rinunziarvi.”
L'art 36 Cost ci da delle norme di principio che per altro sono anche state ritenute
dalla giurisprudenza percettive, cioè efficaci , non hanno bisogno di ulteriore
attuazione.
Il primo comma dice che non solo la retribuzione deve essere proporzionata in
base ai compiti svolti dal lavoratore, più svolgo un'attività professionale più sono
pagato, ancora, la determinazione della retribuzione nel lavoro subordinato non è
mai svincolata dal tempo, dalla quantità di lavoro svolto (oraria). Al tutto si
aggiunge un principio più forte cioè in ogni caso ..., quindi il principio di
SUFFICIENZA, la costituzione afferma la prevalenza di un diritto di sufficienza
della retribuzione, rispetto a quello che si lavora e come lo si fa.
Al secondo comma troviamo la durata massima della giornata lavorativa è stabilita
dalla legge. Rinvia a una fonte legislativa la disciplina della durata massima.
Al terzo comma ci dice che il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie
annuali retribuite e non può rinunziarvi.

La maggior parte del diritto del lavoro o comunque delle regole che disciplinano il
lavoro , è di formazione extra-legislativa e l'art 36 gioca un ruolo importantissimo.

In materia di retribuzione le regole più importanti che vanno a determinare la


retribuzione sono informazioni extra-legislative cioè non abbiamo una norma.
Quindi per capire la retribuzione ci serve la legge come criterio fondamentale, ma
non abbiamo indicazioni legislative che ci dicano effettivamente i criteri le regole,
ma non ci dicono effettivamente qual'è.
La normativa civilistica, all'art 2099 CC è la norma principale che fa riferimento
alla determinazione della retribuzione.
“La retribuzione del prestatore di lavoro può essere stabilita a tempo cottimo e
deve essere corrisposta nella misura determinata, con le modalità e nei termini in
uso nel luogo in cui il lavoro viene eseguito.
In mancanza di accordo tra le parti, la retribuzione è determinata dal giudice .
Il prestatore di lavoro può anche essere retribuito in tutto o in parte con
partecipazione agli utili o ai prodotti con provvigione o con prestazioni in
natura.”

Nel primo comma stiamo già rimandando alla contrattazione collettiva.


Il secondo comma ci dice una cosa particolare, un contratto in cui non c'è un
corrispettivo non può esserci, se un contratto non ha corrispettivo, gli manca
l'oggetto è nullo. In questo caso no, perché abbiamo la persona, non si disgunge
mai il lavoro dal lavoratore, quindi la norma, tutela sempre il lavoratore e la
prestazione. Dunque nel caso di mancanza di accordo tra le parti, non è che si
intende il contratto nullo (a prescindere che questo contratto si formale o meno,
scritto o meno), la retribuzione è determinata dal giudice.
Il terzo comma ancora non ci fa capire nulla sulla dimensione del trattamento
economico del lavoratore. Le prestazioni in natura fanno riferimento ai beni, non
al denaro. La provvigione è un metodo di pagamento tipico dei procacciatori di
affari, cioè i lavoratori procacciando affari hanno una percentuale sul valore
dell'affare procacciato. Ancora abbiamo la partecipazione agli utili, cioè il datore
di lavoro attraverso un sistema premiale remunera al decorrere di determinati
standard, riconosce ai lavoratori a tutti o alcuni, una percentuale del reddito.
Non ci aiutano nella determinazione del reddito economico poiché la
contrattazione collettiva ha da sempre assolto a questa funzione, perchè la
principale funzione del contratto collettivo, nella sua parte normativa(parte del
contratto dove ci sono le norme che disciplinano i rapporti individuali di lavoro),
è quella di definire le tariffe, infatti si chiama concordato di tariffa il contratto
collettivo. Quindi stabilisce quella che deve essere la retribuzione delle varie
categorie di lavoratori che abbiamo.
Troviamo delle tabelle retributive che sono corrispondenti alle scale di
classificazione di inquadramento unico del personale, che hanno una
corrispondente tabella retributiva.
Alla nascita dell'ordinamento repubblicano e della costituzione al momento
vigente, già questa funzione era assolta, nonostante il periodo corporativo avesse
interrotto l'azione sindacale libera, però a livello corporativo, le corporazioni in
qualche modo assolvevano al compito di stabilire le tariffe.
Venuto meno il periodo corporativo e garantita nuovamente l'organizzazione
sindacale, ovviamente i sindacati hanno ripreso liberamente a tutelare, perseguire
gli interessi dei lavoratori, gli interessi collettivi. In primis hanno cercato di
determinare le condizioni di trattamento economico. Man mano poi il contratto
collettivo è andato arricchendosi, negli anni 60 si è arricchito enormemente di
funzioni, tanto che è diventato una parte obbligatoria.
Quindi attenendci all'art 2099 dobbiamo verificare che la retribuzione sia adeguata
a ciò che viene stabilito dal contratto collettivo . Però c'è un problema: innanzitutto
quale contratto collettivo , perché siamo in un sistema,attualmente, libero di
contrattazione e della rappresentanza e in questo sistema c'è una proliferazione di
contratti collettivi che aspirano a disciplinare le categorie contrattuali
merceologiche industriali, cioè ogni contratto ha un ambito di applicazione. Già
questo pone un problema su quale contratto devo andare ad applicare. I prodotti
della contrattazione collettiva a cui l'ordinamento riconosce certe prerogative,
quindi, in questo caso abbiamo una norma di legge che fa richiamo alla
contrattazione collettiva seppure non in maniera efficace ma comunque come
parametro sta rinviando, sono quelli sottoscritti dai sindacati comparativamente,
maggiormente rappresentativi. Questa formula non è sempre la stessa, la legge
introduce a volte dei criteri di selezione dei soggetti sindacali per capire qual'è il
prodotto punta i soggetti che hanno una rappresentatività(CGIL, CISL).33:37.86

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