Le peculiarità dello stato gassoso hanno reso possibile trovare una semplice
correlazione tra le variabili di stato (pressione, temperatura e volume)
rendendo lo stato gassoso particolarmente adatto allo sviluppo delle equazioni
termodinamiche.
Dato l’elevato stato di rarefazione, è stato proposto un modello ideale dei gas
in base al quale: a) ciascuna molecola è assimilata ad una sfera puntiforme
libera di muoversi in tutte le direzioni; la sua velocità può cambiare solo a
causa di urti elastici casuali con altre molecole; b) il volume totale delle
molecole è una frazione trascurabile del volume del recipiente ove il gas è
contenuto. Questo modello, denominato dei gas ideali, ha permesso di
ottenere la seguente correlazione tra la pressione, il volume e la temperatura
del gas
PV = nRT (1-1)
in cui n indica il numero di moli di gas mentre R è la costante universale dei
gas il cui valore numerico dipende dalle unità di misura con le quali vengono
espresse il volume e la pressione.
R
V P Valore Unità di misura
numerico
litri atmosfere 0.082 atm l/grado mole
m3 N/m2 8.31 J/grado mole
cm3 atm 82.1 atm cm3/grado mole
cm3 mmHg 6.24x104 mmHg cm3/grado mole
Tab.1.2.
E’ da notare che nessuna delle quantità coinvolte nell’eq. 1-1 dipende dalla
natura del gas sicché essa è valida per tutti i gas purché le loro condizioni
sperimentali soddisfino i requisiti del modello. In altre parole, l’eq. 1-1 è una
equazione limite nel senso che il comportamento di tutti i gas tende a quello
previsto dall’equazione con l’aumentare dello stato di rarefazione (alta
temperatura, bassa pressione, piccolo numero di molecole) in quanto è proprio
la rarefazione che permette al gas di trovarsi in uno stato fisico in cui i punti a)
e b) del modello sono verificati.
L’eq. 1-1, definita legge di stato dei gas ideali, correla P, V, T e n in un
determinato stato del gas e permette di calcolare una delle quattro variabili
note che siano le altre tre. Per esempio, una volta specificati volume,
temperatura e numero di moli del gas, la pressione è una ed una soltanto
ricavabile dalla relazione:
nRT (1-2)
P=
V
Poiché la legge di stato dei gas non dipende dalla natura del gas, ad una data
pressione e ad una data temperatura una miscela di due gas (A e B) non
interagenti eserciterà la stessa pressione di un unico gas avente un numero di
moli pari alla somma del numero di moli della miscela.
RT n A RT n B RT (1-3)
P = (n A + n B ) = +
V V V
Come detto in precedenza, i gas non hanno un volume proprio ed occupano il
volume del recipiente, ossia VA=VB=V. Pertanto, dall’equazione precedente si
ha
n A RT n B RT (1-4)
P= + = pA + pB
VA VB
L’eq. 1-4 rappresenta la legge di Dalton e può essere così espressa : in una
miscela di gas ciascun componente esercita una pressione uguale a quella che
avrebbe se da solo occupasse il volume occupato dalla miscela; tale pressione
viene chiamata pressione parziale e, pertanto, la pressione totale di una
miscela di gas è uguale alla somma delle pressioni parziali dei singoli gas.
Dalle equazioni precedenti si ricava facilmente che
pA nA (1-5)
= = XA
P nA + nN
in cui XA è la frazione molare del componente A nella miscela. L’eq. 1-5 può
essere così enunciata: in una miscela di gas a comportamento ideale la
pressione parziale di ogni singolo componente è uguale al prodotto della
pressione totale per la sua frazione molare
Nel caso in cui una variabile venga mantenuta costante, la correlazione tra le
altre due quantità è molto semplice
Immagine 1.2.
Link utili:
Grafici interattivi che mostrano gli andamenti ottenibili al variare di T, P e V per
un gas perfetto
(http://www.oup.co.uk/best.textbooks/chemistry/pchem7/living_graphs/P701E
02.html, è necessario avere Java installato)
Immagine 1.3.
Nel 1873 il fisico olandese Johannes van der Waals propose un’equazione in
grado di descrivere il comportamento dei gas tenendo conto sia delle
interazioni intermolecolari che della dimensione delle molecole. Egli postulò
che, a causa delle forze repulsive, le molecole del gas non hanno a disposizione
l'intero volume V del contenitore perché parte di esso è occupato dalle altre
molecole (covolume, b): il volume a disposizione del gas è quindi dato dal
volume del recipiente meno il covolume. Analogamente egli propose che, a
causa delle attrazioni intermolecolari (forze di coesione, a), la pressione
esercitata dal gas reale è minore di quella che un gas ideale eserciterebbe nelle
stesse condizioni di T, V e n.
Rappresentazione
schematica di un gas
reale in cui le
dimensioni delle
particelle sono
significative rispetto
allo spazio a
disposizione
Immagine 1.5.
Rappresentazione
schematica dell’effetto delle
interazioni intermolecolari
sulla pressione. Una
molecola distante dalla
parete è soggetta a delle
interazioni simmetriche che
mediamente si annullano.
Una molecola diretta verso
la parete del recipiente è
soggetta ad interazioni non
simmetriche che ne
rallentano il moto.
Immagine 1.6.
⎡ ⎛n⎞ ⎤
2
⎢ P + a ⎜ ⎟ ⎥ (V − n b ) = nRT (1-6)
⎢⎣ ⎝ v ⎠ ⎥⎦
Immagine 1.7.
Link utili:
Grafici interattivi che mostrano gli andamenti ottenibili al variare di T, P, V, a e
b per un gas di van der Waals:
(http://www.oup.co.uk/best.textbooks/chemistry/pchem7/living_graphs/P701E
03.html, è necessario avere Java installato)
1.7 Parametri critici
RT a
P= − 2 (1-7)
(V − b ) V
dP RTc 2a RTc 2a
=− + 3 =0 ; = (1-8)
dV (Vc − b ) Vc
2
(Vc − b ) 2
Vc3
2 a 3 a (Vc − b ) (1-
=
Vc3 Vc4 10)
e quindi
Vc = 3 b (1-
11)
Tc =
8a (1-
27 R b 12)
Pc =
a (1-
27 b 2 13)
UNITA’ DIDATTICA 2
TEORIA CINETICA DEI GAS
E’ stato visto che un gas ideale corrisponde al caso in cui le molecole sono
tanto distanti l’una dall’altra da trovarsi mediamente l’una fuori dal raggio di
azione dell’altra. In tal caso, considerando nulle le forze esterne, una molecola
verrà deviata dal suo moto rettilineo uniforme solo quando colliderà con
un’altra molecola. Assumendo che gli urti siano elastici, l’enorme numero di
molecole e di urti fa sì che le molecole nel recipiente non abbiano tutte la
stessa velocità ma che si abbia una distribuzione delle velocità. Una evidenza
sperimentale può essere ottenuta con un selettore di velocità quale quello
riportato nella figura.
3 Mv 2
⎛ M ⎞ 2 2 − 2 RT
f (v ) = 4π⎜ ⎟ v e (2-1)
⎝ 2πRT ⎠
Immagine 2.2.
∑n v i i
c =
2 i
N (2-2)
Link Utili:
Animazioni che illustrano graficamente la distribuzione di Maxwell:
(http://physics.nad.ru/Physics/AVI/maxwell.avi,
http://jersey.uoregon.edu/vlab/Balloon/index.html)
La teoria cinetica dei gas permette di correlare la velocità delle molecole con la
pressione esercitata dal gas sulle pareti del recipiente ove esso è racchiuso.
Supponiamo che il recipiente sia un cubo di spigolo L contenente una mole (e
quindi di N molecole) di gas. Consideriamo una molecola di massa mi ed
indichiamo con vi,x, vi,y e vi,z le componenti della velocità vi lungo la direzione
degli spigoli del recipiente. Prendiamo in esame il moto delle molecole lungo
l’asse X; la molecola urterà alternativamente sulle due facce del recipiente
perpendicolari all’asse X.
Il tempo intercorrente tra due urti contro la stessa faccia Sx è evidentemente
2L
t= (2-3)
v i ,x
1 v
z i ,x = = i ,x (2-4)
t 2L
∆Q i ,x = m i (v i ,x − (− v i ,x )) = 2m i v i ,x (2-5)
m i v i2,x (2-6)
Fi ,x = z i ,x ∆Q i ,x =
L
m i (∑ v x ) m i (∑ v x )
2 2
Px = = (2-7)
LS V
m i (∑ v x )
2
P= ; (∑ v ) = (∑ v ) = (∑ v )
x
2
y
2
z
2
(2-8)
V
La velocità quadratica media risulta
Nc 2 = (∑ v x ) + (∑ v y ) + (∑ v z ) = 3(∑ v x )
2 2 2 2
(2-9)
ossia
(2-
(∑ v )
x
2
=
Nc 2
10)
3
da cui segue
Nc 2 (2-
PV = m i
3 11)
Link Utili:
Animazione che illustra la distribuzione delle velocità delle particelle ed il
numero di collisioni in un campione di gas.
http://ww2.unime.it/weblab/ita/KineticTheory/kinetictheory_ita.htm
La teoria cinetica dei gas è stata sviluppata assumendo il modello dei gas
ideali; di conseguenza si ha
Nc 2 (2-
PV = m i = RT
3 12)
Se assumiamo che l’unica forma di energia del gas sia quella cinetica Ec
corrispondente al moto traslazionale lungo i tre assi, si ha
Ec =
1 1
mc 2 = Nm i c 2 (2-
2 2 13)
in cui m è la massa totale, data dal prodotto Nmi. Combinando le ultime due
equazioni si ottiene
Ec =
3
RT (2-
2 14)
la quale mostra che l’energia cinetica è direttamente proporzionale alla
temperatura. E’ da notare che il coefficiente 3 deriva dal fatto che 3 sono le
possibilità di moto della molecola. Se il numero di possibilità di moto vengono
definiti gradi di libertà (f), Ec è data da f(RT/2), cioè ogni grado di libertà
contribuisce per RT/2 all’energia della molecola. Questa quantità viene definita
energia termica di una mole per ogni grado di libertà.
Link Utili:
Animazione che illustra la correlazione tra temperatura e l'energia posseduta
dalle molecole di un gas ideale:
http://ww2.unime.it/weblab/ita/GasLaw/GasLaw_ita.htm
UNITA’ DIDATTICA 3
ENERGIA DELLE MOLECOLE
Per una molecola allo stato gassoso, l’energia totale della molecola dipende dai
vari tipi di moto posseduti dalla molecola. Uno dei moti della molecola è quello
traslazionale già visto. Altri moti sono: la rotazione della molecola lungo i tre
assi cartesiani, la vibrazione degli atomi costituenti la molecola, il
trasferimento di un elettrone da un orbitale all’altro. Le energie associate a
questi moti vengono denominati
Energia traslazionale
Energia rotazionale
Energia vibrazionale
Energia elettronica
Cerchiamo ora di valutare la differenza di energia tra due livelli per i vari moti
attraverso equazioni ricavabili dalla meccanica quantistica e di confrontare tali
differenze di energia con l’energia termica kT.
Energia traslazionale
n2h2
εt = (3-1)
8mL2
in cui:
n è il livello quantico che può assumere solo valori interi: 1, 2, 3, ….
h è la costante di Planck, il cui valore è 6.6x10-27 erg/s
m è la massa della particella
L è la larghezza della scatola uni-dimesnionale
Si noti che:
- sono possibili solo certi valori dell’energia cinetica della particella
- per valori fissati di m e L, il minimo valore dell’energia cinetica della particella
si ha per n=1,
- l’energia minima possibile aumenta con il diminuire della massa della
particella e della larghezza della scatola.
Al fine di valutare la differenza di energia tra i primi due livelli del moto
traslazionale, consideriamo un atomo di elio la cui massa è m=0.67x10-23g che
si muove in un recipiente cubico di lato L=10 cm. Dall’eq. 3-1 si ha:
3h 2
∆ε n =1→n = 2 = 2
= 2.4 x10 −32 erg (3-2)
8mL
1 1 8.31x10 7 x300
ε termica = kT = 23
= 2 x10 −14 erg (3-3)
2 2 6 x10
Energia rotazionale
h2
ε r = n(n + 1) (3-4)
8π 2 I
in cui:
n = 0, 1, 2, 3, ….
ed I è il momento di inerzia dato dall’equazione
m1 m2 r 2
I= (3-5)
m1 + m2
Al fine di valutare quanto piccola sia la differenza di energia tra i primi due
livelli del moto rotazionale, possiamo calcolare il ∆εr di una molecola di cloruro
di sodio la cui distanza tra gli atomi è di 2.36 A. Poiché i pesi atomici del sodio
e del cloro sono rispettivamente 23.0 e 35.5, il momento d’inerzia della
molecola è
23 35.5
×
I= N ( )
N 2.36 × 10 −8 2 = 1.3 × 10 −38 g ⋅ cm 2
(23 + 35.5) (3-6)
N
2h 2 (6.6 x10−27 ) 2
∆ε r = = = 8.4 x10 −17 erg (3-7)
8π 2 I 4 x3.14 2 x1.3x10 −38
Questo valore è circa 3 ordini di grandezza più piccolo dell’energia termica per
grado di libertà (alla temperatura di T=300 K ε = 2 x10−14 erg ) sicché a
temperatura ambiente un buon numero di livelli rotazionali risultano occupati.
Prendendo in esame molecole più complesse si ottiene un momento d’inerzia
ben più elevato ed, ovviamente, un ∆εr molto più piccolo. E’ possibile assumere
che anche per l’energia rotazionale meccanica classica e quantistica portano
allo stesso risultato: l’energia rotazionale è un continuo.
Link utili:
Animazione che mostra la molecola della caffeina in rotazione:
http://physics.nad.ru/Physics/English/player.htm#http://physics.nad.ru/Physic
s/AVI/coffee.avi
Animazione che mostra la molecola dell’etanolo in rotazione:
http://physics.nad.ru/Physics/English/player.htm#http://physics.nad.ru/Physic
s/AVI/ethanol.avi
Energia vibrazionale
L’energia vibrazionale di una molecola biatomica è data dall’equazione
1
ε v = (n + )hν (3-8)
2
∆ε v = hν = 6.6 x10 −27 x 2.2 x1013 = 1.5 x10 −13 erg (3-9)
Questo valore è più grande dell’energia termica per grado di libertà (alla
temperatura di T=300K) ε = 2 x10−14 erg . Ciò significa che a temperatura ambiente
è occupato solo il livello fondamentale ma che a temperature elevate sono
popolati anche livelli energetici superiori.
Energia elettronica
RH
εe = − (3-10)
n2
3R
∆ε n =1→n = 2 = = 1.6 x10 −11 erg (3-11)
4
f = 3n (3-12)
Nella seguente tabella sono riportati i vari gradi di liberta per molecole
costituite da 1, 2 e 3 atomi
ε = (ε − ε 0 ) + ε 0 (3-14)
cioè l’energia è data dalla somma tra il contributo nello stato di riferimento e
quello termico, (ε-εo). Un esempio banale è il seguente: l’energia potenziale ad
una certa altezza è data da quella relativa al piano di riferimento (per esempio
il pavimento) sommata al contributo dovuto alla differenza tra il pavimento ed
il punto in considerazione; è chiaro che il piano di riferimento può non avere
un’energia nulla.
Cerchiamo ora di capire perché nello stato di riferimento l’energia non è nulla e
come la temperatura influenzi l’energia di un insieme macroscopico di
molecole. Una risposta ad entrambe le domande è data dall’equazione di
Boltzman, la quale permette di calcolare il numero di molecole che occupano
un determinato livello ni di energia εi rispetto al numero di molecole nello stato
fondamentale n0 di energia εo
ni ε − ε0
ln =− i (3-15)
n0 kT
E = ∑ n iεi (3-16)
i
E − E 0 = E − n 0 ε 0 = ∑ n i ε i con i ≠ 0 (3-17)
i
5.1. Introduzione
Immagine 5.1.
5.3 Energia interna
Con energia interna viene definita l’energia totale del sistema, che per un gas
ideale abbiamo visto essere correlata alle varie forme di energia della
molecola: energia traslazionale, rotazionale, vibrazionale ed elettronica. Come
è stato detto, l’eccesso di energia rispetto a quella nello stato fondamentale è
direttamente proporzionale alla temperatura assoluta attraverso i gradi di
libertà della molecola. Pertanto, nel caso di un gas ideale solo una differenza di
temperatura causa una differenza di energia interna. Nel caso di sistemi più
complessi, il calcolo dell’energia interna attraverso le equazioni già viste non è
possibile.
In realtà, il nostro interesse non è rivolto alla conoscenza dell’energia
posseduta da un sistema quanto alla differenza dell’energia interna (∆E) che
una trasformazione del sistema comporta. Questo interesse deriva dal fatto
che una trasformazione se è spontanea dovrebbe evolversi verso lo stato ad
energia più bassa. Risulta, quindi, indispensabile conoscere la variazione di
energia tra lo stato finale e quello iniziale del processo. E’ chiaro che se
osserviamo l’evoluzione di un processo verso uno stato più stabile, la
conoscenza del ∆E del processo perde d’interesse. E’ più importante conoscere
a priori il ∆E in modo da potere prevedere se il processo può avvenire. Ciò
significa che fissato lo stato iniziale e quello finale il ∆E è uno ed uno soltanto
indipendentemente dal percorso che porta dallo stato iniziale a quello finale; se
così non fosse, non sarebbe possibile il calcolo del ∆E. In altre parole, l’energia
interna è una funzione di stato, cioè è una grandezza la cui variazione dipende
esclusivamente dallo stato iniziale e da quello finale; per esempio, un gas
ideale si trova ad un certo valore di P, V e T e viene sottoposto ad una serie di
trasformazioni lungo le quali vengono cambiati di volta in volta i tre parametri
ma che alla fine si ritrova nelle stesse condizioni di P, V e T iniziali: il ∆E del
processo è nullo in quanto stato iniziale e stato finale sono identici.
Immagine 5.2.
dQ = c ⋅ m ⋅ dT (5-1)
dQ = n ⋅ C ⋅ dT (5-2)
Q A = m A ⋅ c A (TE − TA ) (5-3)
Q B = m B ⋅ c B (TE − TB ) (5-4)
Date le condizioni iniziali si ha TE-TA<0 e TE-TB>0; ciò implica che QA<0 e QB>0
ossia: se il sistema cede calore Q è negativo mentre se il sistema assorbe
calore Q è positivo. A parte il segno algebrico, le due quantità di calore sono
uguali e, quindi, sarebbe possibile calcolare Q dall’una o dall’altra delle due
espressioni precedenti solo se fosse noto almeno per una di esse il calore
specifico
m B TE − TB
cA = cB (5-5)
m A TA − TE
Nel caso di una trasformazione finite che porta il gas dal volume iniziale Vi al
volume finale Vf, il lavoro si ottiene dall’integrazione dell’espressione
precedente
dL = − ∫ Pex dV (5-7)
L = − Pex (V f − Vi ) (5-8)
Immagine 5.3.
L’espressione precedente mostra che se la pressione esterna è nulla il lavoro è
nullo: nell’espansione contro il vuoto non si ha lavoro. Inoltre, il lavoro fatto
dal gas aumenta con la pressione esterna. E’ chiaro che la pressione esterna
non può essere aumentata a piacere in quanto l’espansione del gas è possibile
solo se la pressione esterna è più piccola di quella del gas. Se durante la
trasformazione Pex differisce da quella del gas di una quantità infinitesima la
trasformazione viene definita reversibile ed il lavoro di espansione è massimo.
Nel caso di una compressione reversibile il lavoro fatto sul sistema è il minimo.
dL = −PdV (5-9)
dE = dQ + dL (5-10)
Link utili:
Animazione che illustra l’esperienza di Joule:
http://ww2.unime.it/weblab/ita/kim/joule/joule2_ita.htm
UNITA’ 6
APPLICAZIONI DEL PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA
6.1 Introduzione
E’ stato detto che il Primo principio della termodinamica non è altro che il
principio della conservazione dell’energia. In esso vengono messe in relazione
la variazione dell’energia posseduta da un sistema con l’energia “in transito”
cioè con l’energia che viene scambiata tra sistema ed ambiente circostante
sotto forma di lavoro e di calore. Uno scambio energetico tra sistema ed
ambiente presuppone che il sistema sia soggetto ad una trasformazione, cioè
che il sistema passi da uno stato iniziale ad uno finale. Fissati stato iniziale e
stato finale, si può pervenire dall’uno all’altro in differenti modi; mentre la
variazione di energia interna è indipendente dal tipo di trasformazione, calore e
lavoro dipendono dalla natura della trasformazione.
Le equazioni fondamentali per il calcolo di E, Q e L sono state riportate nel
unità 5. Nei paragrafi successivi svilupperemo dette equazioni prima per
particolari trasformazioni di gas ideali e, successivamente, per trasformazioni
fisiche e chimiche.
6.2 Trasformazioni isoterme
Vf Vf ⎛ nRT ⎞ V
L = − ∫ PdV = ∫ ⎜ ⎟ dV = −nRT ln f (6-1)
Vi Vi
⎝ V ⎠ Vi
Essendo ∆E = 0, segue
Vf
Q = −L = nRT ln (6-2)
Vi
Link utili:
Grafici interattivi che mostrano il lavoro ottenibile per una espansione isoterma
di un gas perfetto
(http://www.oup.co.uk/best.textbooks/chemistry/pchem7/living_graphs/P702E
04.html, è necessario avere Java installato)
6.3 Trasformazioni isocore
Q V = nC V ∆T (6-3)
nella quale è stato assunto che CV non dipende dalla temperatura. Dal primo
principio segue:
∆E = nC V ∆T (6-4)
È stato ripetutamente detto che l’energia interna è una funzione di stato ossia
che essa dipende soltanto dallo stato iniziale e da quello finale e non dalla
natura della trasformazione che porta da uno stato all’altro. Pertanto,
l’equazione precedente è valida qualunque sia la trasformazione o l’insieme di
trasformazioni che portano il sistema dalla temperatura iniziale a quella finale.
In termini infinitesimi si ha sempre
dE = nC V dT (6-5)
6.4 Trasformazioni isobare
Q = nC P ∆T (6-7)
nella quale è stato assunto che CP non dipende dalla temperatura. Dalle due
ultime equazioni segue
∆E
CV = (6-9)
∆T
Dai paragrafi 3.3 e 3.4 si può dedurre che l’energia termica di una mole di gas
ideale è E = f (RT/2) da cui deriva
R ∆E
f = (6-10)
2 ∆T
R
CV = f (6-11)
2
Questo significa che il calore molare a volume costante dipende dal numero di
gradi di libertà del gas. L’eq. 6-11 ci permette di capire il significato fisico del
calore molare a volume costante. Infatti, se forniamo calore a volume costante
al gas, l’energia verrà distribuita tra le differenti forme di energia della
molecola (gradi di libertà) sicché per due differenti tipi di molecole aventi
differente valore di f, maggiore è f maggiore è la “frantumazione” dell’energia
e, a parità di calore trasferito, minore è l’aumento della temperatura
Gas
Q
monoatomico
∆Τ
Q
Gas
biatomico ∆Τ
Dalle equazioni 6-4 e 6-8 è possibile ricavare la correlazione tra CP e CV per un
gas ideale
CP = CV + R (6-12)
Per un sistema allo stato condensato la correlazione tra queste due grandezze
è ben più complessa.
6.4 Trasformazioni isobare
Q = nC P ∆T (6-7)
nella quale è stato assunto che CP non dipende dalla temperatura. Dalle due
ultime equazioni segue
∆E = L = nC V ∆T (6-13)
nRT
nC V dT = − dV (6-14)
V
dT R dV
=− (6-15)
T CV V
Tf dT R f dV
V R Vi dV (6-16)
∫Ti T
=− ∫
CV i V
V
=
CV ∫
Vf V
T R V (6-17)
ln f = ln i
Ti C V Vf
R
(6-18)
Tf ⎛ Vi ⎞ C V
=⎜ ⎟
Ti ⎜⎝ Vf ⎟⎠
Tf Vf V = Ti Vi V = costante
R C R C
(6-19)
La quantità T V (R/CV) è costante in quanto stato iniziale e stato finale non sono
stati scelti in modo opportuno cioè con dei vincoli particolari se non quello che i
due stati giacciono lungo una trasformazione adiabatica. Avendo visto che
CP=CV+R, se indichiamo con
CP (6-
γ=
CV 20)
dall’equazione precedente si ha
TV γ −1 = costante (6-
21)
Link utili:
Grafici interattivi che mostrano la variazione di temperatura e pressione
durante una espansione adiabatica:
http://www.oup.co.uk/best.textbooks/chemistry/pchem7/living_graphs/P702E
05.html
H 2 O (l ) → H 2 O ( v ) (6-23)
( )
L = −P VH 2O( v ) − VH 2O( l ) = − PVH 2O( v ) = −RT (6-24)
1
C + O2 → CO (6-25)
2
⎛ 1 ⎞ ⎛ 1 ⎞ (6-26)
L = −P⎜ VCO − VO 2 − VC ⎟ = −⎜ n CO − n O 2 ⎟RT
⎝ 2 ⎠ ⎝ 2 ⎠
nella quale è stato trascurato il volume del solido rispetto a quello dei
componenti allo stato gassoso.
In generale si ha
L = −RT∆n (6-27)
In cui ∆n rappresenta la differenza tra le moli dello stato finale e quelle dello
stato iniziale che si trovano allo stato gassoso.
UNITA’ 7
L’ENTALPIA
7.1 Entalpia
⎛ 18 18 ⎞
L = −10 5 ⎜ − ⎟ = 960 J mol
-1
(7-1)
⎝ 1000 920 ⎠
∆H = Q P = nC P ∆T (7-5)
{ }
∆H 1 − ∆H 2 = {H(CO 2 ) − H(O 2 ) − H(C )} − H(CO 2 ) − H(CO ) − 1 H(O 2 ) =
2
(7-8)
= H(CO ) − 1 H(O 2 ) − H(C )
2
Tale criterio nella sua generalità costituisce la legge di Hess mediante la quale
è possibile calcolare i ∆H di reazioni sperimentalmente non accessibili o di
reazioni delle quali si vuole prevederne il valore. A tale scopo sono stati
tabulati tutta una serie di specifiche reazioni che permettono di calcolare una
quantità rilevante di entalpie di reazione. I valori tabulati si riferiscono alla
condizione in cui tutti i componenti (reagenti e prodotti) si trovano nello stato
standard, cioè alla pressione di 1 atm. Inoltre, al fine di uniformare i dati si è
ritenuto opportuno tabulare le variazioni di entalpia a 25 °C. Tra i ∆H tabellati
particolarmente utili sono le entalpie di combustione e le entalpie di
formazione.
Entalpie di combustione
Entalpie di formazione
2 NH 3 (g ) → N 2 H 4 (l ) + H 2 (g )
(7-15)
∆H = ∆H 2 − 2∆H 1 = 50.6 − 2(− 46.1) = 142.8 Kcal mol -1
7.3 Dipendenza del ∆H dalla temperatura
∆H(T1)
A+B C
A+B C
∆H(T2)
{ } { }
∆H(T2 ) = H C (T1 ) + C PC (T2 − T1 ) − H B (T1 ) + C PB (T2 − T1 ) − H A (T1 ) + C PA (T2 − T1 ) =
{ }
= {H C (T1 ) − H B (T1 ) − H A (T1 )} + C PC − C PB − C PA (T2 − T1 ) = ∆H(T1 ) + ∆C P ∆T
(7-17)
Nella quale ∆CP indica la differenza tra la somma dei calori molari a pressione
costante dei prodotti meno quella dei reagenti.
L’equazione ricavata è approssimata in quanto assume che i CP siano
indipendenti dalla temperatura e non prende in esame eventuali coefficienti
stechiometrici della reazione.
In generale si ha:
T2
Nella quale con ∆CP viene indicata la quantità ΣnpCPp - ΣnrCPr , in cui i pedici p e
r indicano i prodotti e i reagenti.
Questa ultima, conosciuta come equazione di Kirchhoff, permette di calcolare il
∆H di una trasformazione ad una data temperatura nota quella ad un’altra
temperatura ed i calori molari di tutti i componenti della reazione.
Premesso che tutti i CP sono positivi, è evidente che all’aumentare della
temperatura aumentano sia l’entalpia dei prodotti che quella dei reagenti.
Tuttavia, se ΣnpCPp > ΣnrCPr il ∆H della reazione aumenta con la temperatura
mentre se ΣnpCPp < ΣnrCPr il ∆H della reazione diminuisce all’aumentare della
temperatura; nel caso (raro) che ΣnpCPp = ΣnrCPr la variazione di entalpia della
trasformazione non dipende dalla temperatura.
SOLUZIONI AGLI ESERCIZI DELL’UNITÀ 2.8.1
H2O(l) H2O(v)
La Lc
Lb
T = 373 ; P = 0,5 atm H2O(l) H2O(v)
Risoluzione:
Nel primo caso, essendo una trasformazione che avviene a pressione costante,
il lavoro si può ricavare dalla relazione (5-8)
Nella quale si è trascurato il volume del liquido che è certamente molto minore
di quello del gas.
Dalla equazione di stato dei gas ideali si ricava il valore di Vgas nelle condizioni
date e si calcola il lavoro.
L = − PVgas = − P
nRT
P
( )
= − nRT = (1 mol ) ⋅ 8,31 J K -1 mol −1 (373 K ) = −3100 J
(8-1)
La = 0 J
(8-2)
dato che non vi è alcuna espansione (si consideri il volume del liquido
costante).
( )
L b = − nRT = (1 mol ) ⋅ 8,31 J K -1 mol −1 (373 K ) = −3100 J
(8-3)
nRT
V P
L c = −nRT ln f = −nRT ln f =
Vi nRT
Pi (8-4)
= −nRT ln
Pi
Pf
( )
= (1 mol) ⋅ 8,31 J K -1 mol −1 (373 K ) ln 2 = −2148 J
Il lavoro compiuto nell’intera trasformazione non è altro che la somma dei tre
contributi:
P
B C
V
Risoluzione:
Per risolvere il quesito è utile considerare il fatto che l’energia interna E è una
funzione di stato.
Per la trasformazione AB, essendo il volume costante, il lavoro è nullo e quindi
la variazione di energia interna corrisponde al calore scambiato dal sistema
secondo la (4-10).
L AB = 0 ; ∆E AB = Q AB − L AB = −300 cal
(8-6)
Risoluzione:
Q = nC P ∆T (5-7)
( ) (
Q(acetone) + Q(benzene) = n A C p A Tf − TiA + n B C p B Tf − TiB = 0 cal ) (8-9)
( )
Tf n A C p A + n B C p B = n A C p A TiA + n B C p B TiB
(8-11)
n A C p A TiA + n B C p B TiB
Tf = = 292 ,6 K
n A Cp A + n BCp B (8-12)
2.8.5. Soluzione Quesito n. 4
T = 297 K T = 595 K
A B
1 atm
P
0,5 atm C
T = 297 K
24,4 L 48,8 L
V
Si indichi per ogni passaggio della trasformazione la natura del processo e si
calcolino i relativi valori di L, Q, ∆E e ∆H per ogni singolo processo e per l’intero
ciclo.
Risoluzione:
Processo A→B
Il processo avviene a pressione costante e quindi si tratta di una
trasformazione isobara.
Il ∆H corrisponde al calore scambiato e la relazione (6-7) indica il legame tra
questo ed il CP
Q = nC P ∆T (6-7)
CV = f
R (5-
2 11)
CP = CV + R (5-
12)
Nelle quali i valori di CV (capacità termica a volume costante) e CP sono legati
alla costante universale dei gas ed al numero di gradi di libertà posseduti dal
gas. Per un gas monoatomico gli unici gradi di libertà sono quelli traslazionali
e, quindi, f = 3. La (6-7) può essere riscritta come
⎛3 ⎞ (8-
Q = nC P ∆T = n ⋅ ⎜ R + R ⎟(Tf − Ti )
⎝2 ⎠ 13)
Per ottenere
⎛5 ⎞ (8-
Q = 1 mol ⋅ ⎜ ⋅ 8,314 J K -1 mol −1 ⎟(595 K − 297 K ) = 6194 J
⎝2 ⎠ 14)
⎛3 ⎞
∆E = nC V ∆T = n ⋅ R (Tf − Ti ) = (1 mol) ⋅ ⎜ 8,314 J K -1 mol −1 ⎟(595 K - 297 K ) = 3716 J
3
(8-16)
2 ⎝2 ⎠
Processo B→C
Il processo avviene a volume costante e, quindi, si tratta di una trasformazione
isocora. Non essendoci alcuna variazione di volume il lavoro svolto durante il
processo è nullo: L = 0 ed il calore scambiato durante il processo è, quindi,
pari alla variazione di energia interna.
⎛3 ⎞
Q = ∆E = nC V ∆T = (1 mol) ⋅ ⎜ 8,314 J K -1 mol −1 ⎟(297 K - 595 K ) = −3716 J (8-17)
⎝2 ⎠
⎛5 ⎞ (8-
∆H = 1 mol ⋅ ⎜ ⋅ 8,314 J K -1 mol −1 ⎟(297 K − 595 K ) = −6194 J
⎝2 ⎠ 18)
Processo C→A
Il processo avviene a temperatura costante e, quindi, si tratta di una
trasformazione isoterma. La variazione di energia interna è nulla così come la
variazione di entalpia: ∆E = 0 ; ∆H = 0.
Il lavoro per una espansione isoterma è ricavabile tramite la (6-1)
L CA = − nRT ln
Vf
( )
= −1( atm ) ⋅ 8,314 J K -1mol -1 (297 K )ln
(24 ,4 L ) = 1712 J
Vi (48,8 L ) (8-19)
L CA = −Q CA = −1712 J
(8-20)
∆E = ∆H = 0 (8-22)
2.8.6. Soluzione Quesito n. 5
Risoluzione:
L = − nRT ln
Vf
( )
= −(2 mol ) ⋅ 8,314 J K -1 mol -1 (298 K ) ln
(20 L ) = -3435 J
Vi (10 L ) (8-23)
(6-
TV γ −1 = costante ; Ti Viγ −1 = Tf Vfγ −1
21)
CP
Dove γ = .
CV
Per un gas ideale le capacità termiche sono legate ad R dalle relazioni (6-11) e
(6-12)
CV = f
R (6-
2 11)
CP = CV + R (6-
12)
5
R+R
CP 2
γ= = = 1,4 (8-24)
CV 5
R
2
V γ −1
Tf = Ti fγ −1 = (298 K )
(20 L ) = 225,8 K
0 ,4
(8-25)
Vf (10 L )0 ,4
Poiché la trasformazione è adiabatica il calore scambiato con l’ambiente è nullo
il lavoro coincide con la variazione di energia interna del sistema che può
essere ottenuta dalla (6-4)
⎛5 ⎞
L = ∆E = nC V ∆T = (2 mol) ⋅ ⎜ 8,314 J K -1mol −1 ⎟(225.8 K - 298 K ) = −3001 J (8-26)
⎝2 ⎠
2.8.7. Soluzione Quesito n. 6
Risoluzione:
La fusione
La variazione di entalpia totale sarà data dalla somma dei ∆H dei singoli
processi
∆H = ∆H1 + ∆H 2 + ∆H 3 (8-30)
( ) ( )
= 9,0 cal K -1mol −1 (273 K - 263 K ) + 1435 cal mol -1 + 18,0 cal K -1mol −1 (263 K - 273 K ) = (8-31)
= 1345 cal mol -1
2.8.8. Soluzione Quesito n. 7
Risoluzione:
H H
C C
H H
La sua formazione a partire dai singoli componenti in fase gassosa può essere
descritta come la somma di vari processi
∆H = 2 (-170,89 Kcal
4H(g ) → 2H 2 (g )
mol-1)
∆H C− H =
(- 396,76 Kcal mol ) = 99,19 Kcal mol
-1
-1
(8-30)
4
( ) ( )
∆H C=C = − 537 ,22 Kcal mol -1 − 4 ⋅ 99,19 Kcal mol-1 = 140,46 Kcal mol-1 (8-31)
2.8.9. Soluzione Quesito n. 8
SO + 1 O 2 → SO 2
2
Risoluzione:
T2
∆H(T2 ) = ∆H(T1 ) + ∫ ∆C P dT
T1 (7-18)
Nella quale con ∆CP viene indicata la quantità ΣnpCPp - ΣnrCPr , in cui i pedici p e
r indicano i prodotti e i reagenti. In questo casò sarà:
∆C P = C P (SO 2 ) − C P (SO ) − 1 C P (O 2 ) =
2 (8-32)
( -1
) (
−1
) ( )
= 11,4 cal K mol − 3,5 cal K -1 mol −1 − 7 ,0 cal K -1 mol −1 = 0 cal K -1 mol −1
( )
∆H 2 = C P (SO 2 )∆T = 11,4 cal K -1 mol −1 (398 K − 273 K ) = 1,425 Kcal mol −1 (8-33)
In totale:
( ) ( )
∆H = ∆H 1 + ∆H 2 = − 89,98 Kcal mol −1 + 1,425 K − Kcal mol −1 = 87 ,555 Kcal mol −1 (8-34)
UNITA’ 9
SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA – L’ENTROPIA
9.1 Introduzione
Nel paragrafo 7.1 è stato detto che per la fusione del ghiaccio a 10 °C ∆E>0
mentre ci si aspettava che un processo spontaneo fosse accompagnato da una
diminuzione di energia. Anche se per un buon numero di trasformazioni l’uso
del ∆E quale criterio per stabilire la spontaneità di un processo è valido, la
mancanza di una totale certezza nello stabilire se un processo è spontaneo
oppure no vanifica l’uso del ∆E.
Neppure il criterio della variazione di entalpia (∆H) può essere assunto come
criterio assoluto per stabilire se una trasformazione è spontanea; infatti, pur
tenendo conto del termine energetico (∆PV) non sono poche le trasformazioni
spontanee che avvengono con aumento di entalpia (vedi, l’esempio della
fusione del ghiaccio a 10 °C).
Sembrerebbe, quindi, che i processi spontanei che avvengono con ∆E>0 e/o
∆H>0 contraddicano il primo principio della termodinamica in quanto si ha
apparentemente creazione di energia. In realtà, tale principio è rispettato in
quanto tali trasformazioni sono accompagnate da un assorbimento spontaneo
di calore dall’ambiente circostante. Non potendo assumere ∆E e ∆H come
criteri assoluti per prevedere la spontaneità di un processo, se si ha uno
scambio di calore tra sistema ed ambiente, bisogna ricercare un’ulteriore
funzione termodinamica che tenga conto di quanto detto.
Tale funzione viene introdotta dal secondo principio della termodinamica.
Immagine 9.1.
Link utili:
Animazione interattiva che illustra come durante la caduta di una pallina la sua
energia venga ridistribuita.
http://www.chem.uci.edu/education/undergrad_pgm/applets/bounce/bounce.h
tm
è necessario avere Java installato
9.2 Secondo principio della termodinamica
− L = Q 2 + Q1 (9-1)
L Q + Q1
η=− = 2 (9-2)
Q2 Q2
L Q + Q1
η=− = 2 <1 (9-3)
Q2 Q2
Immagine 9.2.
9.3 Ciclo di Carnot
Tab. 9.1.
VB
− L = R (T2 − T1 )ln (9-4)
VA
L Q + Q1 T2 − T1
η=− = 2 ≤ (9-6)
Q2 Q2 T2
in cui il segno < vale per le trasformazioni irreversibili ed il segno = per quelle
reversibili.
Link utili:
Animazione che illustra il ciclo di Carnet
(http://www.rawbw.com/~xmwang/myGUI/CarnotG.html, è necessario avere
Java installato)
9.4 Entropia
Q 2 + Q1 Q T − T1 T
= 1+ 1 ≤ 2 = 1− 1 (9-7)
Q2 Q2 T2 T2
Q1 Q 2
+ ≤0 (9-8)
T1 T2
dQ1 dQ 2
+ ≤0 (9-9)
T1 T2
Immagine 9.4.
Si ha pertanto
dQ i
∑i Ti
≤0 (9-10)
dQ
∫ T
≤0 (9-11)
Immagine 9.5.
f i
dQ rev ,if dQ rev ,fi
∫
i
T
+∫
f
T
=0 (9-12)
f i f f
dQ rev ,if dQ rev ,fi dQ rev ,if dQ rev ,fi
∫
i
T
= −∫
f
T
;∫
i
T
=∫
i
T
(9-13)
f
dQ rev
In altri termini, poiché
i
T ∫ non dipende dal percorso che ha portato il
f
dQ rev
∆S = S f − Si = ∫ (9-14)
i
T
Trasformazione isoterma
Dal primo principio della termodinamica si ha:
dV
dE = 0 ; dQ = −dL = PdV = RT (10-1)
V
Vf
dV 1 V
∆S = S f − Si = ∫ RT ⋅ = R ln f (10-2)
Vi
V T Vi
Trasformazione isocora
dL = 0 ; dQ = dE = C V dT (10-3)
f
C V dT T
∆S = S f − Si = ∫ = C V ln f (10-4)
i
T Ti
Trasformazione isobara
Essendo
dQ P = C P dT (10-5)
f
C P dT T
∆S = S f − Si = ∫ = C P ln f (10-6)
i
T Ti
Trasformazione adiabatica
Essendo
dQ = 0 (10-7)
∆S = 0 (10-8)
∆H
∆S = (10-9)
T
Link utili:
Grafico interattivo che illustra la variazione di entropia durante una espansione
isoterma.
(http://www.oup.co.uk/best.textbooks/chemistry/pchem7/living_graphs/P704E
07.html, è necessario avere Java installato)
f i
dQ irr ,if dQ rev ,fi
∫
i
T
+∫
f
T
<0 (10-10)
f i f f
dQ irr ,if dQ rev ,fi dQ irr ,if dQ rev ,if
∫
i
T
< −∫
f
T
; ∫i
T
<∫
i
T
(10-11)
f
dQ irr
∆S = S f − Si > ∫ (10-12)
i
T
In generale
f
dQ
∆S = S f − Si ≥ ∫ (10-13)
i
T
Esempio
Un gas alla temperatura iniziale T occupa il volume Vi; esso si espande contro il
vuoto fino a raggiungere il volume Vf. Si può sperimentalmente osservare che
in tale trasformazione la temperatura non varia (∆T=0). Poiché nell’espansione
contro il vuoto (Pex=0) si ha L=0, anche Q=0; di conseguenza l’integrale di
Clausius è zero. Essendo la trasformazione chiaramente irreversibile, è che
∆S>0; questa è l’unica certezza che dalla trasformazione irreversibile possiamo
ricavare. Per calcolare il ∆S rivolgiamo la nostra attenzione allo stato iniziale ed
a quello finale della trasformazione: poiché in questi due stati la temperatura è
la stessa, possiamo immaginare di portare il gas da uno stato all’altro
mediante una trasformazione isoterma reversibile il cui ∆S è stato ricavato
nell’esempio del paragrafo precedente.
Esempio
∆H 40650
∆S = = = 109 J mol -1 K -1 (10-14)
T 373
La disuguaglianza di Clausius
f
dQ
∆S ≥ ∫ (10-15)
i
T
Esempio
∆S(T1)
A+B C
A+B C
∆S(T2)
T2 T2
C PB C PB
∆S B = S B (T2 ) − S B (T1 ) = ∫ dT ; S B (T2 ) = S B (T1 ) + ∫ dT (10-20)
T1
T T1
T
T2 T2
C PC C PC
∆S C = S C (T2 ) − S C (T1 ) = ∫ dT ; S C (T2 ) = S C (T1 ) + ∫ dT (10-21)
T1
T T1
T
T2
C PC ⎧⎪ T2
C PB ⎫⎪ ⎧⎪ T2
CP ⎫⎪
∆S(T2 ) = S C (T1 ) + ∫ dT − ⎨S B (T1 ) + ∫ dT ⎬ − ⎨S A (T1 ) + ∫ A dT ⎬ =
T ⎪⎩ T ⎪⎭ ⎪⎩ T ⎪⎭
;
T1 T1 T1
(10-22)
T2
C PC − C PB − C PA T2
∆C P
{SC (T1 ) − S B (T1 ) − S A (T1 )} + ∫ dT = ∆S(T1 ) + ∫ dT
T1
T T1
T
nella quale ∆CP indica la differenza tra la somma dei calori molari a pressione
costante dei prodotti meno quella dei reagenti: ΣnpCPp - ΣnrCPr.
Esempio
Nell’esempio precedente è stato calcolato il ∆S per l’evaporazione dell’acqua a
373 K e 1 atm. Per calcolare il ∆S, ad esempio, a 423 K è necessario conoscere
i CP; i loro valori sono: 89.1 e 33.6 J K-1 mol-1 per l’acqua liquida e l’acqua
vapore, rispettivamente. Il S a 373 K è stato ricavato nell’esempio precedente
ed è ∆S373= 109 J K-1 mol-1. Il ∆S423 è
T2
= 109 + (33.6 − 89.1) ln
423
∆S 423 = ∆S 373 + ∆C P ln = 102 J K .-1 mol −1 ; (10-23)
T1 373
Q Q T − T1
∆S = ∆S1 + ∆S 2 = − + =Q 2 >0; (10-24)
T2 T1 T2 T1
Il numero di modi con cui può essere realizzata una distribuzione si chiama
probabilità termodinamica e viene data dalla relazione
N!
Ω= (11-1)
n 1 ! n 2 ! n 3 ! n 4 !...n n !
Ω1 = (pV1 ) (11-2)
N
Ω 2 = (pV2 ) (11-3)
N
Dal logaritmo del rapporto delle due probabilità moltiplicato una costante k si
ottiene
Ω2 V
k ln = kN ln 2 (11-4)
Ω1 V1
Ω2
∆S = S 2 − S1 = k ln = k ln Ω 2 − k ln Ω 1 (11-5)
Ω1
S = kN ln Ω + costante (9-6)
T T
dQ C
S = S0 + ∫ = S 0 + ∫ P dT (11-8)
0
T 0
T
E’ chiaro che nel caso di gas o di liquidi, per i quali esiste una temperatura
limite al di sotto della quale lo stato di aggregazione cambia (liquefazione o
solidificazione), il valore di So non ha significato fisico e rappresenta
semplicemente un valore estrapolato. Nel caso dei solidi, se in tutto l’intervallo
di temperatura il CP fosse costante o se variasse secondo l’equazione
polinomiale CP=a+bT+cT2…, come generalmente riportato, l’integrale
precedente non potrebbe essere risolto.
lim ∆S = 0 (11-9)
T →0
Ciò significa che l’entropia allo zero assoluto di qualsiasi sostanza allo stato
solido è una quantità finita. In base al concetto già visto di probabilità
termodinamica si deve ammettere che a 0 K il sistema possa esistere in un
solo microstato con probabilità termodinamica unitaria; poiché detto stato
corrisponde ad uno cristallino perfetto, il terzo principio della termodinamica
recita che l’entropia allo zero assoluto dei solidi cristallini perfetti è uguale
indipendentemente dalla natura chimica del solido. Assumendo uguale a zero
l’entropia degli elementi nel loro stato cristallino più stabile ne deriva che
l’entropia di tutti i solidi cristallini perfetti è uguale a zero.
⎛ dS ⎞ ⎛C ⎞
lim⎜ ⎟ = lim⎜ P ⎟ = costante (11-10)
⎝ ⎠ P T → 0⎝ T ⎠
T → 0 dT
in cui la costante può essere sia zero sia un valore finito diverso da zero.
Qualunque possa essere il valore finito della costante, perché l’ultima
equazione possa essere verificata è necessario che al tendere a zero della
temperatura anche il CP deve tendere a zero.
lim C P = 0 (11-11)
T →0
C P = AT 3 (11-12)
∆H f b C P ,L ∆H b
TD T T T
A3 f
C b
C P ,g
S= ∫ dT + ∫ P ,S dT + +∫ dT + +∫ dT (11-13)
0
T TD
T Tf Tf
T Tb Tf
T
Immagine 11.1.
Per mezzo dell’ultima equazione, noti che siano i vari CP nei vari stati di
aggregazione e ∆H delle transizioni di fase coinvolte, è possibile calcolare
l’entropia assoluta di molte sostanze le quali sono usualmente tabulati alla
pressione di 1 atm (entropia standard S°) e a 25 °C. La quantità di valori
tabulati è stata e può essere ulteriormente estesa considerando che l’entropia
è una funzione di stato.
L’importanza dei valori tabulati risiede nel fatto che da essi e dalla conoscenza
del CP dei singoli componenti della trasformazione è possibile prevedere la
variazione di entropia di una qualsiasi trasformazione a qualsiasi temperatura e
ciò, come vedremo, sarà indispensabile per stabilire se una data
trasformazione in determinate condizioni sperimentali si evolve
spontaneamente.
Esempio
Per la trasformazione
C(s ) + O 2 (g ) → CO 2 (g ) (11-14)
∆S 0298 = S 0298 (CO 2 ) − S 0298 (O 2 ) − S 0298 (C ) ; S 0298 (CO 2 ) = −S 0298 (O 2 ) + S 0298 (C ) + ∆S 0298 (11-15)
Per la trasformazione
il ∆S° a 500 K è
∆S 500
0
= S 500
0
(CaCO 3 ) − S 500
0
(CO 2 ) − S 500
0
(CO) (11-18)
500
C P (CaCO 3 )
S 0
500 (CaCO 3 ) = S (CaCO 3 ) + ∫
0
298 dT = 92.80 + 81.88 ln
500
= 135.17 (11-19)
298
T 298
500
C P (CaO )
0
S 500 (CaO) = S 0298 (CaO) + ∫ dT = 39.75 + 42.80 ln
500
= 61.90 (11-20)
298
T 298
500
C P (CO 2 )
S 0
500 (CO 2 ) = S (CO 2 ) + ∫
0
298 dT = 213.78 + 37.11 ln
500
= 232.98 (11-21)
298
T 298
∆S 500
0
= S 500
0
(CaCO 3 ) − S 500
0
(CO 2 ) − S 500
0
(CaO) = 135.17 − 232.98 − 61.90 = −159.71 (11-22)
T
∆C P
∆S = ∆S + ∫ (11-23)
0 0
T T0
dT
T0
T
Risoluzione:
f
dQ rev
∆S = S f − Si = ∫ (9-14)
i
T
T2
f
dQ rev
Tf
c p dT 1000 K 6.4492 + 1.4125 ⋅ 10 −3 T − 0.807 ⋅ 10 −7 T 2
∆S = ∫ = ∫n = ∫ dT (12-1)
i
T Ti
T 300 K
T
H2O(l) H2O(v)
20 °C 250 °C
1 atm 1 atm
Sapendo che cp(l) = 18.0 cal K-1 mol-1, cp(v) = 8.6 cal K-1 mol-1 e ∆Hev (100°C,
1 atm) = 9720 cal mol-1.
Risoluzione:
∆S = ∆S1 + ∆S 2 + ∆S 3 (12-3)
dQ rev f ∆H(T ) 2 c p (l )
f T
T
dT = c p (l ) ⋅ ln 2 = 18.0 ⋅ ln
373
∆S1 = ∫ =∫ =∫ = 4.34 cal K 1 mol -1 (12-4)
i
T i
T T1
T T1 293
Risoluzione:
∆S = ∆S1 + ∆S 2 + ∆S 3 + ∆S 4 (12-8)
f
dQ rev 2
c p (l )
T
T
dT = 2c p (l ) ⋅ ln 2 = 2 ⋅ 18.0 ⋅ ln
373
∆S1 = ∫ = ∫n = 11.24 cal K 1 (12-9)
i
T T1
T T1 273
T2
∆S 3 = 2 ⋅ c p (v ) ⋅ ln
473
= 2 ⋅ 8.6 ⋅ ln = 4.08 cal K 1 (12-11)
T1 373
Vf
Q = −L = ∫ PdV (6-2)
Vi
nRT
Pf Pf Vf
dQ PdV nR V P 1
∆S 4 = ∫ =∫ =∫ dV = nR ln f = nR ln f = 2 ⋅ 1.98 ⋅ ln = −4.35 cal K -1
Pi
T Pi T Vi
V Vi nRT 3 (12-12)
Pi
Ed in totale si ha:
Risoluzione:
isoterma
P adiabatica
T1
isocora
T2
V
La variazione globale di entropia sarà quindi data dalla somma delle variazioni
delle singole trasformazioni
∆S = ∆S1isoterma + ∆S isocora
2
(12-14)
Vf
Q = −L = ∫ PdV (6-2)
Vi
Vf V V
dQ f PdV f
nR Vf
∆S1 = ∫V T V∫ T V∫ V dV = nR ln Vi =
= =
i i i
(12-15)
(
= (1 mol) ⋅ 8.31 J K mol -1 −1
)ln ((32..94 L)
42 L )
= 4.05 J K -1
∆E = L = nC V ∆T (6-13)
Per un gas ideale monoatomico i gradi di liberta sono tre e secondo la relazione
(6-11)
R
CV = f (6-11)
2
3 3
R ⋅ 300 ⋅ 300
C V Ti 2 2
Tf = = = = 238.6 K (12-17)
⎛ Vi ⎞ 3 ⎛ 2.42 ⎞ 3 ⎛ 2.42 ⎞
C V + R ⎜⎜1 − ⎟ R + R ⎜1 − ⎟ + ⎜1 − ⎟
⎝ V f ⎟⎠ 2 ⎝ 3.94 ⎠ 2 ⎝ 3.94 ⎠
Q V = nC V ∆T (6-3)
T2 T
dQ 2 nC V dT T
∆S 2 = ∫ =∫ =nC V ln 2 =
T T! T T1
(12-18)
T!
( )
= (1 mol) ⋅ 8.31 J K -1 mol −1 ln
3 (238.6 K ) = −2.85 J K -1
2 (300 K )
La variazione globale allora sarà:
∆S = ∆S1isoterma + ∆Sisocora
2 ( ) ( )
= 4.05 J K -1 + − 2.85 J K -1 = 1.2 J K -1 (12-19)
2.12.6. Soluzione Quesito n. 5
Risoluzione:
∆S = ∆SS + ∆S A ≥ 0 ; (10-25)
∆ S1 ∆ S2 ∆S3
H2O(l) H2O(l) H2O(s) H2O(s)
-10 °C 0 °C 0 °C -10 °C
1 atm 1 atm 1 atm 1 atm
∆S S = ∆S1 + ∆S 2 + ∆S 3 (12-21)
f
dQ rev
T2
c p (l ) T
dT = c p (l ) ⋅ ln 2 = 18.0 ⋅ ln
273
S1 = ∫ = ∫n = 0.67 cal K 1 (12-22)
i
T T1
T T1 263
T2
∆S 3 = c p (s ) ⋅ ln
263
= 8.9 ⋅ ln = −0.33 cal K 1 (12-24)
T1 273
(
∆S = ∆SS + ∆S A = (0.67 − 5.26 − 0.33) cal K -1 + 5.11 cal K -1 = 0.19 cal K -1) (12-25)
Risoluzione:
n O2 =
PV (1 atm ) ⋅ (0.1 L ) = 4.2 ⋅ 10 −3 mol
(
RT 0.082 atm L K mol (290 K )
-1 -1
)
(12-26)
=
PV (1 atm ) ⋅ (0.4 L ) = 0.016 mol
( )
n N2
RT 0.082 atm L K -1 mol -1 (290 K )
n O2 4.2 ⋅ 10 −3
X O2 = = = 0.21
n O2 + n N2 4.2 ⋅ 10 −3 + 0.016
n N2 0.016 (12-27)
X N2 = = = 0.79
n O2 + n N2 4.2 ⋅ 10 −3 + 0.016
pf
n 0 2 p O 2 dV Vf p
∆S O 2 =
pi
∫ T
=n 0 2 R ln
Vi
= −n 0 2 R ln f
pi
pf (12-29)
n N 2 p N 2 dV V p
∆S N 2 = ∫
pi
T
=n N 2 R ln f = −n N 2 R ln f
Vi pi
Per ognuno dei due gas la pressione iniziale, Pi è pari a 1 atm mentre quella
finale è la rispettiva pressione parziale. Le (12-29), allora, possono essere
riscritte come segue
pf X O2 P
∆S O 2 = −n 0 2 R ln = −n 0 2 R ln = −n 0 2 R ln X O 2
pi pi
(12-30)
p X N2 P
∆S N 2 = −n N 2 R ln f = −n N 2 R ln = −n N 2 R ln X N 2
pi pi
E quindi
∆S = ∆S O 2 + ∆S N 2 = −n 0 2 R ln X O 2 − n N 2 R ln X N 2 (12-31)
∆S
∆S M = = −X 02 R ln X O 2 − X N 2 R ln X N 2 = − R ∑ X i ln X i =
n 02 + n N 2 (12-32)
(
= − 8.31 J K mol
-1 -1
) (0.21 ⋅ ln 0.21 + 0.79 ⋅ ln 0.79) = 4.10 J K -1
mol -1
UNITA’ 13
Energia Libera di Gibbs ed equilibrio chimico
F = E − TS (13-1)
G = H − TS = E + PV − TS (13-2)
L’energia libera, così definita rappresenta la fusione del primo principio della
termodinamica, che definisce le proprietà dell’energia interna e dell’entalpia,
con il secondo principio, che definisce le proprietà dell’entropia.
13.2 Energia libera e criteri termodinamici di equilibrio
dS t = dSs + dS a ≥ 0 (13-3)
dQ
dS a = − (13-4)
T
dQ
dSs − ≥ 0 ; TdS s − dQ ≥ 0 (13-5)
T
dF ≤ 0 (13-11)
⎛ dG ⎞ ⎛ dG ⎞
⎜ ⎟ =V; ⎜ ⎟ = −S (13-13)
⎝ dP ⎠ T ⎝ dT ⎠ P
Trasformazione isoterma
A temperatura costante la variazione di energia libera è dG=VdP e, pertanto,
indicando con i lo stato iniziale in cui la pressione è Pi e con f lo stato finale in
cui la pressione è Pf, per una mole di gas si ha
Pf
Pf
G f − G i = ∫ VdP = RT ln = RT ln Pf − RT ln Pi (13-14)
Pi
Pi
G = G 0 + RT ln P (13-15)
Trasformazione isobara
Tf
G f − G i = − ∫ SdT (13-16)
Ti
Trasformazione isocora
Trasformazione adiabatiche
Pf Tf
⎛⎜ 1− 1 ⎞⎟
Pf Pf Pf γ⎠
cos tan te −1 P⎝
∫ VdP = ∫ dP = cos tan te ∫ P γ
1
dP = cos tan te PiPf (13-19)
γ 1
Pi Pi P Pi 1−
γ
Poiché γ= CP/CV e CP-CV=R, la quantità 1-1/γ = R/CP che può essere inglobata
nella costante e, pertanto, si ha
Pf
⎛ R CP R
CP ⎞
∫P VdP = cos tan te⎜
⎝
Pf − Pi ⎟
⎠
(13-20)
i
G = G 0 + RT ln P (15-1)
Inoltre, la legge di stato dei gas ideali può essere scritta nella forma P = RT
(n/V), nella quale n/V, numero di moli nell’unità di volume viene definita
concentrazione c. Pertanto, l’energia libera di una mole di gas può essere
scritta nella forma
G = G 0P + RT ln RT + RT ln c (15-4)
G = G 0c + RT ln c (15-5)
Dal confronto tra le due ultime equazioni si ricava
G 0c = G 0P + RT ln RT (15-6)
Per esempio, 0.1 moli di un gas alla temperatura di 300 K ed alla pressione di
2 atm occupano un volume di 125 L; supponiamo che l’energia libera del gas in
dette condizioni sia di 1000 J mol-1. L’energia libera standard quando la
pressione è espressa in atmosfere e in mmHg e in termini di concentrazione
sono rispettivamente
( ) ( )
G 0atm = G − RT ln Patm = 1000 J mol -1 − 8.31 J K -1mol -1 × 300 K ln 2 = −728 J mol -1 (15-7)
G 0mmHg = G − RT ln PmmHg =
(15-8)
( ) ( )
= 1000 J mol -1 − 8.31 J K -1 mol -1 × 300 K ln(2 × 760) = −17265 J mol -1
G 0c = G − RT ln c =
(15-9)
( ) ( )
= 1000 J mol -1 − 8.31 J K -1 mol -1 × 300 K ln
0.1
125
= 18777 J mol -1
RT ln c
G=1000 J/mole
RT ln Patm
G°atm= -728 J/mole
RT ln PmmHg
Immagine 15.1.
G = n A G m .A + n B G m .B (15-10)
nella quale l’energia libera molare di ciascun gas dipende dalla sua pressione
parziale
G m .A = G 0m .A + RT ln p A (15-11)
Come si vede, l’energia libera standard rappresenta l’energia libera di una mole
di gas quando la sua pressione parziale è unitaria. Dalla legge di Dalton la
pressione parziale è uguale al prodotto della frazione molare per la pressione
totale, dall’equazione precedente si ha
G m .A = G 0m .A + RT ln P + RT ln X A (15-11)
Abbiamo visto che la natura del gas non ha alcun ruolo nell’equazione di stato
dei gas ideali sicché se n moli di gas occupano un volume V alla temperatura T
esse eserciteranno una pressione P che non è influenzata dal fatto che le n
moli siano del gas A o del gas B o di una loro miscela. In definitiva, l’energia
molare dei singoli componenti dipende dalla composizione della miscela.
L’effetto della composizione sull’energia libera di un sistema a più componenti
è particolarmente rilevante quando il sistema si trova in fase liquida; per
semplicità, consideriamo che una soluzione e sia c la concentrazione del soluto.
Il sistema è analogo a quello di un gas contenuto in un recipiente e, pertanto,
per entrambi i componenti soluto e solvente è possibile applicare l’eq. (15-10);
tuttavia è decisamente più utile esprimere la concentrazione del solvente nella
scala delle frazioni molari X in quanto lo stato standard corrisponde a quello
del solvente puro X = 1.
In una soluzione, per il soluto si ha:
G m .sl = G 0 + RT ln c (15-12)
G m .sv = G 0 + RT ln X (15-13)
V ≠ n A Vm ,A + n B Vm ,B (15-14)
⎛ ∂V ⎞
V i = ⎜⎜ ⎟⎟ (15-15)
∂
⎝ i ⎠ P ,T ,n j
n
Immagine 15.2.
Tenuto conto della definizione di volume parziale molare, il volume totale della
soluzione è dato dalla seguente espressione
V = nA VA + nB VB (15-16)
⎛ ∂G ⎞
µ i = G i = ⎜⎜ ⎟⎟ (15-17)
⎝ ∂n i ⎠ P ,T ,n J
⎛ ∂G ⎞ ⎛ ∂nG m ⎞
µ=⎜ ⎟ =⎜ ⎟ = Gm (15-18)
⎝ ∂n ⎠ P ,T ⎝ ∂n ⎠ P ,T
dµ = Vm dP − S m dT (15-19)
µ = µ 0 + RT ln P (15-20)
Andamento
depotenziale
chimico in funzione
della pressione
Immagine 15.3.
Per una data sostanza nei tre stati di aggregazione si evince che a temperatura
costante l’inclinazione di µ in funzione di P segue l’ordine: gas>liquido>solido.
A pressione costante, µ diminuisce all’aumentare della temperatura con una
inclinazione che segue ancora l’ordine gas>liquido>solido dato che l’entropia
segue lo stesso ordine.
Come si può notare nella figura, ad una data pressione si hanno dei punti di
intersezione tra due differenti stati di aggregazione e la temperatura al punto
di intersezione è la temperatura di equilibrio tra le due fasi ed in essa il
potenziale chimico delle due fasi è uguale.
Tf rappresenta la temperatura di
equilibrio solido-liquido ed in essa si
ha µS = µl. A temperature più basse è
stabile la fase solida mentre a
temperature più alte è stabile la fase
liquida.
Tb rappresenta la temperatura di
equilibrio liquido-vapore ed in essa si
ha µl = µg. A temperature più basse è
stabile la fase liquida mentre a
temperature più alte è stabile la fase
vapore.
Immagine 15.4.
Nel caso di una soluzione a temperatura e pressione costanti è utile esprimere
il potenziale chimico del soluto secondo l’equazione
µ = µ 0 + RT ln c (15-21)
µ = µ ∗ + RT ln X (15-22)
dµ 2 = V2 dP − S 2 dT + RT ln c (15-24)
P α = P β = P γ ... (15-25)
T α = T β = T γ = ... (15-26)
Se µ1α = µ1β e µ1β = µ1γ è anche µ1α = µ1γ , ossia per ogni componente è necessario
che siano soddisfatte, essendo F il numero di fasi, (F-1) equazioni. Essendo C il
numero di componenti, il numero totale di equazioni che debbono essere
soddisfatte sono C(F – 1).
D’altra parte, se in ogni fase è nota la frazione molare di C-1 componenti la
fase è perfettamente determinata dato che la somma delle frazioni molari è
uguale a uno
X 1α = X α2 = X 3α = 1
X 1β = X β2 = X β3 = 1 (15-28)
X 1γ = X 2γ = X 3γ = 1
Esempio
Esempio
Esempio
Esempio
Immagine 15.5.
UNITA’ 16
IL POTENZIALE CHIMICO E LE PROPRIETA’ COLLIGATIVE
16.1 Introduzione
∆µ=0
P°, T° α β
dµα dµβ
P, T α β
∆µ=0
Vα dP − S α dT = Vβ dP − Sβ dT (16-2)
dalla quale si ottiene
dP Sβ − S α ∆S
= = (16-3)
dT Vβ − Vα ∆V
dP ∆H
= (16-4)
dT T∆V
Questa equazione è valida non solo per i tre cambiamenti di fase solido-liquido,
solido-vapore e liquido-vapore ma anche per equilibri tra fasi solide in
differenti stati cristallini quali per esempio carbonio grafite-carbonio diamante,
zolfo rombico-zolfo monoclino, ecc.
L’eq. (16-4) mostra che l’inclinazione della linea confine di fase è tanto più
ripida quanto più grande è il ∆H della trasformazione e quanto più piccola è la
differenza tra i volumi molari delle due fasi; di conseguenza, poiché nelle
trasformazioni liquido-gas e solido-gas il ∆V è molto più grande che quello
relativo alle trasformazioni in fase condensata (per esempio, solido-liquido)
l’inclinazione della linea di confine solido-liquido è decisamente più grande di
quella relativa agli equilibri in cui è coinvolta la fase gassosa.
L’eq. (16-4) giustifica, inoltre, la pendenza negativa riscontrata per l’equilibrio
tra l’acqua solida e l’acqua liquida. Tale pendenza è generalmente positiva e
soltanto per l’acqua ed altri pochissimi casi essa è negativa. Ciò è dovuto al
fatto che il volume dell’acqua solida è maggiore di quello dell’acqua liquida
(una bottiglia piena d’acqua e tappata, se posta nel congelatore si rompe) e,
pertanto, il ∆V è negativo; poiché per tale processo il ∆H è positivo (è
necessario riscaldare per fondere il ghiaccio) dP/dT<0. E’ necessario porre
attenzione al fatto che una inversione del processo (liquido→solido) porta ad
un ∆V>0 ma contemporaneamente è ∆H<0.
Equazione di Clausius-Clapeyron
dP ∆H ∆H ∆H
= = =P (16-5)
dT T∆V T∆Vg RT 2
dP
P = ∆H d ln P ∆H
= (16-6)
dT RT 2 dT RT 2
Immagine 16.1.
P° + ∆P P
∫ VL dPL = ∫ RTd ln P (16-7)
P° P°
a) temperatura costante
Equilibrio liquido-vapore
Se la temperatura viene mantenuta costante, si trova la relazione tra pressione
e frazione molare. Supponiamo che il solvente sia in equilibrio a P° e T°; ad
esso viene aggiunto un soluto non volatile. Per l’uguaglianza dei potenziali
chimici il soluto, anche se non volatile, sarà presente in fase vapore; la sua
frazione molare, tuttavia, è talmente bassa da potere assumere che la frazione
molare del solvente in fase vapore sia unitaria. Interessiamoci del potenziale
chimico del solvente (pedice 1)
∆µ=0
P°, T°, X1,L=1 SL SV P°, T°, X1,V=1
dµL dµV
dP
RTd ln X 1,L = RT = RTd ln P (16-11)
P
X !,L P
P
∫ d ln X1, L = ∫ d ln P ln X 1,L = ln
P0
(16-12)
1 P°
P = P 0 X 1,L (16-13)
E’ da notare che la legge di Raoult è formalmente simile a quella di Dal ton per
le pressioni parziali in una miscela di gas.
- Pressione osmotica
Indipendentemente dai motivi fisici o chimici che possano rendere una
membrana semipermeabile, la loro presenza tra due soluzioni o tra una
soluzione ed il solvente puro determina un flusso netto di solvente dal solvente
puro alla soluzione o dalla soluzione più diluita verso quella più concentrata.
Il fenomeno dell’osmosi può essere messo in evidenza mediante un dispositivo
come quello in figura.
Ponendo il solvente nello scomparto esterno ed
una sua soluzione nello scomparto interno, se i
due recipienti sono separati da una membrana
permeabile al solvente ed impermeabile al soluto,
si verifica un flusso di solvente verso lo
scomparto interno contenente la soluzione
determinando un dislivello tra i due scomparti e,
quindi, una differenza di pressione che si oppone
al flusso di solvente.
∆µ=0
P°, T°, X1 =1 S S P°, T°, X1=1
dµ dµ
P+π X1
Vπ = RTX 2 (16-16)
Π = cRT (16-17)
∆µ=0
P°, T°, X1,L SL SV P°, T°, X1,V=1
dµL dµV
P, T, X1,L SL SV P, T, X1,V=1
∆µ=0
Possiamo scrivere
c) pressione costante
Mantenendo la pressione costante si ottiene la correlazione tra X e T
necessaria a mantenere l’equilibrio tra le due fasi. Se le due fasi in equilibrio
sono quella liquida e quella vapore si ottiene la legge dell’ebullioscopia, cioè la
dipendenza della temperatura di ebollizione del solvente con la concentrazione
del soluto. Se le due fasi in equilibrio sono quella liquida e quella solida si
ottiene la legge della crioscopia, cioè la dipendenza della temperatura di
solidificazione del solvente con la concentrazione del soluto. La derivazione
delle due equazioni è del tutto simile e la procedura ricalca quelle viste in
precedenza.
Al fine di meglio seguire quanto sarà detto successivamente, nella figura
seguente è riportato l’andamento del potenziale chimico del solvente in
funzione della temperatura.
Immagine 16.4.
- Ebullioscopia
Il processo può essere schematizzato nello stesso modo come visto nel caso b)
in cui però era mantenuta costante la temperatura: S1,L e S1,V indicano il
solvente in fase liquida e in fase vapore.
∆µ=0
P°, T°, X1,L=1 SL SV P°, T°, X1,V=1
dµL dµV
− S1,L dT + RTd ln X 1,L = −S1,V dT RTd ln X 1,L = −(S1,V − S1,L )dT (16-20)
X 1, L T
∆H ev
∫ d ln X1, L = − ∫
2
dT (16-22)
1 T° RT
∆H ev ! 1 ∆H ev (T − T°)
ln X1, L = − ( − )=− (16-23)
R T T° R TT°
La frazione molare del solvente può essere scritta in termini di frazione molare
del soluto X2
X1 = 1 − X 2 (16-24)
∆H ev
X2 = ∆T (16-25)
RT° 2
m ⋅ PM
X2 = (16-26)
10 3
per ottenere
RT° 2 PM
∆T = m = K eb m (16-27)
10 3 ∆H ev
∆µ=0
P°, T°, X1,L=1 SL SS P°, T°, X1,S=1
dµL dµV
si ottiene
∆H sol (T − T°)
ln X1, L = − (16-28)
R TT°
∆T = K cr m (16-29)
Quesito n. 1
In un certo intervallo di temperatura nei pressi del punto triplo sono valide le
seguenti relazioni per la pressione di vapor saturo del pentabromuro di tantalio
sopra il solido e sopra il liquido rispettivamente:
5650 3265
Log 10 p sol = 12.6 − ; Log 10 p liq = 8.2 −
T T
Risoluzione:
Al punto triplo la pressione di vapore del liquido e del solido sono eguali e
quindi deve essere
5650 3265
12.6 − = 8.2 − * (17-2)
T *
T
2385
T* = = 542 K (17-4)
4.4
Quesito n. 2
Risoluzione:
d ln P ∆H
= (16-6)
dT RT 2
⎡ ⎛ 5650 ⎞⎤
d ⎢2.3⎜12.6 − ⎟
∆H sub d ln p sol d(2.3Log10 p sol ) ⎣ ⎝ T ⎠⎥⎦ 5650
= = = = 2.3 2
RT 2 dT dT dT T*
⎡ ⎛ 3265 ⎞⎤ (17-6)
d ⎢2.3⎜ 8.2 − ⎟
∆H ev d ln p liq d (2.3Log 10 p liq ) ⎣ ⎝ T ⎠⎥⎦ 3265
= = = = 2.3 2
RT 2 dT dT dT T*
Per cui
Quesito n. 3
Si calcoli il peso molecolare della fenolftaleina sapendo che una miscela di 7.9
mg di fenolftaleina e 129.2 mg di canfora iniziano solidifica 8 °C e che il punto
di fusione della canfora è 172 °C e la sua costante crioscopica vale Kc = 40.
Risoluzione:
∆T = K cr m (16-29)
n sol M sol
m= =
M solv PM sol M solv
(17-10)
M sol 7.9
PM sol = = = 0.306 kg mol -1 = 306 g mol -1
m ⋅ M solv 0.2 ⋅ 129.2
Quesito n. 4
Risoluzione:
∆T = K cr m (16-29)
m=
n sol
=
M sol
=
(1.0720 g ) = 0.070 mol kg -1 (17-11)
(
M solv PM sol M solv 152.23 g mol ⋅ 0.1 kg
-1
)
La costante Kcr per il benzene, invece, si ricava tramite la relazione
K cr =
2
RTfus PM S
=
( ) (
8.31 J K -1 mol -1 (278.5 K ) 78.11 g mol -1
2
)
= 5.0593
∆H fus 10 3 (
9951 J mol -1 10 3 ) (17-12)
Tfus
'
= Tfus − ∆T = Tfus − K cr m = 278.5 − 5.0593 ⋅ 0.070 = 0.3542K
(17-13)
Quesito n. 5
Si calcoli la tensione di vapore a 20° C ed il punto di congelamento di una
soluzione ottenuta sciogliendo 68.4 g di saccarosio (PM=342 g/mol) vengono
sciolti in 1000 g di acqua, sapendo che la tensione di vapore dell’acqua pura a
20 °C, P°(H2O)20°C = 2.3144 kPa, e che Kcr = 1.86.
Risoluzione
P = P 0 X 1,L (16-13)
M H 2O 1000 g
n H 2O PM H 2 O 18 g mol -1
X H 2O = = = = 0.9964
n sacc + n H 2 O M sacc M H 2O 68.4 g 1000 g (17-14)
+ +
PM sacc PM H 2 O 342 g mol -1 18 g mol -1
∆T = K cr m (16-29)
m=
n sol
=
M sol
=
(68.4 g ) = 0 ,2 mol kg -1 (17-16)
M solv PM sol M solv (
342 g mol ⋅ 1 kg
-1
)
E quindi
( )
∆T = K cr m = 1.86 K kg mol-1 ⋅ 0.2 mol kg -1 = 0.372 K (17-17)
Quesito n. 6
La tensione di vapore di una soluzione contenente 13 g di un soluto non
volatile in 100 g di acqua, a 28° C, è 3649.2 Pa. Calcolare il PM del soluto,
assumendo comportamento ideale. La tensione di vapore dell'acqua a 28° C è
3741.7 Pa.
Risoluzione
P = P 0 X 1,L (16-13)
P 3649.2 K
X H 2O = = = 0.9753 (17-18)
P 0 3741.7 K
n H 2O
X H 2O = ;
n sol + n H 2 O
(n sol )
+ n H 2O ⋅ X H 2O = n H 2O
(17-19)
1 − X H 2O 100 1 − 0.9753
n sol = n H 2 O = ⋅ = 0.1406
X H 2O 18 0.9753
M sol
n sol =
PM sol
M sol 13 (17-20)
PM sol = = = 92.49 g mol -1
n sol 0.1406
UNITA’ 18
POTENZIALE CHIMICO E TRASFORMAZIONI CHIMICHE
G i = n A µ *A + n B µ *B (18-1)
in cui µ* indica il potenziale chimico della sostanza pura. L’energia libera del
sistema dopo il mescolamento Gf è
( ) (
G f = n A µ A + n B µ B = n A µ*A + RT ln X A + n B µ*B + RT ln X B ) (18-2)
∆G mix = G f − G i = n A RT ln X A + n B RT ln X B (18-3)
∆G mix
= RT (X A ln X A + X B ln X B ) (18-4)
n
Immagine 18.1.
( ) ( ) ( )
G / n = X A µ*A + RT ln X A + X B µ*B + RT ln X B + X C µ*C + RT ln X C + .... =
(18-6)
( )
= Σ X i µ*i + RTΣ(X i ln X i )
L’eq. (18-2) e (18-6) sono, ovviamente, applicabili anche in quei sistemi ove è
in atto una trasformazione chimica. Supponiamo che A e B reagiscano per
dare C secondo lo schema
( ) (
G i = N A µ*A + RT ln X A + N B µ*B + RT ln X B ) (18-7)
Poiché per formarsi νCnC moli di C debbono scomparire νAnC moli di A e νBnC
moli di B, l’energia libera nello stato finale è
( ) ( ) (
G f = (N A − ν A n C ) µ*A + RT ln X A + (N B − ν B n C ) µ*B + RT ln X B + ν C n C µ*C + RT ln X C ) (18-8)
( ) ( ) (
∆G = G f − G i = −ν A n C µ*A + RT ln X A − ν B n C µ*B + RT ln X B + ν C n C µ*C + RT ln X C ) (18-9)
L’equazione precedente può essere riarrangiata nella forma
{( )
∆G = n C ν Cµ*C − ν Aµ*A − ν Bµ*B + RT(ν C ln X C − ν B ln X B − ν A ln X A )} (18-10)
Andamento del ∆G in
funzione del grado di
∆G=0 avanzamento della
reazione
∆G
−∞ −∞
G i = N A µ *A (18-11)
∆G
nB
(
= µ*B − µ*A ) (18-13)
{( ) (
∆G = n C ν Cµ oC − ν Aµ oA − ν Bµ oB + RT ln[C] C − ln[B] B − ln[A] A
ν ν ν
)} (18-14)
∆G = ∆G° + RT ln
[C]ν C
(18-15)
[A]ν [B]νA B
p νCC
∆G = ∆G° + RT ln (18-16)
p νAA p νBB
In generale, il termine delle concentrazioni o delle pressioni viene indicato con
Q e, pertanto, le due ultime equazioni possono essere scritte nella forma
∆G = ∆G° + RT ln Q (18-17)
∆G = 0 = ∆G° + RT ln K (18-18)
2A A2
∆G = ∆H − T∆S (18-20)
⎛ ∂∆G ⎞
⎜ ⎟ = −∆S (18-21)
⎝ ∂T ⎠ P
⎛ ∂∆G 0 ⎞
⎜⎜ ⎟⎟ = −∆S0 (18-22)
⎝ ∂T ⎠P
∆G 0
= −R ln K (18-23)
T
d ln K 1 d(∆G° T )
=− (18-24)
dT R dT
da cui segue
d ln K ∆H
= (18-26)
dT RT 2
quest’ultima, nota come equazione di van’t Hoff, è del tutto simile a quella già
vista per la tensione di vapore; un’equazione simile è ottenuta anche per altri
processi quale, ad esempio, la dipendenza della solubilità dalla temperatura.
Contrariamente a quanto si verifica per la tensione di vapore che cresce
sempre con l’aumentare della temperatura dato che l’evaporazione implica
sempre ∆H>0, per le trasformazioni chimiche è possibile avere variazioni di
entalpia positive (trasformazioni endotermiche), negative (trasformazioni
esotermiche) o nulle (trasformazioni atermiche). Ciò implica che la costante di
equilibrio può aumentare (∆H>0), diminuire (∆H<0) o rimanere costante
(∆H=0)
Nell’ipotesi che la variazione di entalpia non dipenda dalla temperatura,
l’integrazione dell’ultima equazione tra le temperature T1 in cui la costante di
equilibrio è K1 e T2 in cui la costante di equilibrio è K2 si ha
K 2 ∆H 1 1
ln = ( − ) (18-27)
K1 R T1 T2
Nell’ipotesi che l’entalpia di reazione sia
indipendente dalla temperatura,
l’integrazione indefinita dell’eq. 9 dà
∆H 1
ln K = costante − ⋅
R T
Immagine 18.5.
UNITA’ 19
SOLUZIONI AGLI ESERCIZI DELL’UNITA’ 19.1.
Quesito n. 1
Risoluzione:
∆G mix = G f − G i = n A RT ln X A + n B RT ln X B (18-3)
1.6 2.6
X Ar = = 0.38 ; X N2 = = 0.62 (19-1)
1.6 + 2.6 1.6 + 2.6
Quindi:
∆ G mix = n Ar RT ln X Ar + n N 2 RT ln X N 2 =
(19-2)
( )
= 8 . 31 J K -1 mol −1 (298 K )[(2 . 6 mol )ln 0 . 38 + (2 . 6 mol )ln 0 . 62 ] = − 6 . 912 kJ
∆G mix − 6.912 kJ
∆S mix = − =− = 23.193 J K -1 (19-3)
T 298 K
Quesito n. 2
Risoluzione:
∆ G or = ∑ ν ∆ G (i ) = 2 ⋅ ∆ G (NH ) − ∆ G (N ) − 3 ⋅ ∆ G (H ) =
i
o
f
o
f 3
o
f 2
o
f 2
i (19-4)
( ) ( ) ( )
= 2 ⋅ − 16 . 6 kJ mol -1 − 0 kJ mol -1 − 3 ⋅ 0 kJ mol -1 = − 33 . 2 kJ mol -1
∆G °
∆G°
33200
−
− = ln K p Kp = e RT
= e 8.31⋅298 = 6.6 ⋅ 10 5 (19-5)
RT
Quesito n. 3
Le pressioni parziali dei gas della miscela descritta nel Quesito 2 sono P(N2) =
190 torr, P(H2) = 418 torr e P(NH3) = 722 torr. Impiegando i risultati ottenuti
nel quesito precedente, si calcoli il valore di ∆G per la reazione.
Risoluzione:
Dall’equazione (18-18)
∆G = ∆G° + RT ln K (18-18)
2
PNH
Kp = 3
(19-6)
PN 2 PH3 2
Sapendo che 760 torr sono pari ad una atmosfera e sostituendo la (19-6) nella
(18-18), si ottiene:
2
PNH
∆G = ∆G° + RT ln 3
=
PN 2 PH3 2
2
⎛ 722 ⎞ (19-7)
⎜ ⎟
(
= − 33200 J mol -1
)( -1 -1
)
8.31 J K mol (298 K ) ln ⎝ 760 ⎠
3
= −25.6 kJ mol -1
⎛ 190 ⎞⎛ 418 ⎞
⎜ ⎟⎜ ⎟
⎝ 760 ⎠⎝ 760 ⎠
Quesito n. 4
I2(g) 2I(g)
Risoluzione:
La relazione
∆H 1
ln K = costante − ⋅ (19-8)
R T
T 1/T K ln K
872 0.00115 1.8E-4 -8.62255
973 0.00103 0.0018 -6.31997
1073 9.32E-4 0.0108 -4.52821
1173 8.52E-4 0.048 -3.03655
-3
-4
-5
-6 Y=A+B*X
ln K
Dal valore della pendenza, pari a crca 1.9·105, si ottiene il relativo valore di
∆H:
PA = PA* X A (20-1)
ciò significa che la tensione di vapore della miscela varia linearmente con la
frazione molare di entrambi i componenti ed i suoi valori sono compresi tra le
tensioni di vapore dei due componenti puri.
La miscela benzene-
toluene si comporta
come una miscela
ideale in quanto i due
liquidi hanno una
natura chimica simile.
Le linee verdi e rosse
indicano le tensioni di
vapore dei singoli
componenti mentre
quella blu indica la
tensione di vapore
totale.
Ad una data frazione
molare la pressione
totale corrisponde alla
somma dei valori
ottenuti dalle
intersezione con le
linee verde e rossa
Immagine 20.1.
Per mezzo dell’eq. (20-3), basata sulla legge di Raoult, è possibile calcolare la
tensione di vapore della miscela in funzione della frazione molare in fase
liquida. La pressione parziale di ciascuno dei due componenti segue anche la
legge di Dalton sulle pressioni parziali
PB = YB P PA = YA P (20-4)
PA X A PA*
YA = = * (20-5)
( )
P PB + PA* − PB* X A
la quale mostra che se le tensioni di vapore dei due componenti puri sono
uguali, la composizione del vapore è uguale a quella del liquido. Se, invece la
tensione di vapore del componente A è maggiore di quella del componente B,
YA è maggiore di XA; ciò significa che la fase vapore è più ricca rispetto alla
fase liquida del componente più volatile ossia del componente che ha la
tensione di vapore più grande.
Le linee verdi sono state calcolare a
vari rapporti di PA* / PB* . Tanto più
grande è questo rapporto tanto più
ricca in A è la fase vapore.
Per PA* / PB* = 1000 , la frazione molare di
A nella fase vapore è praticamente 1
ed indipendente dalla composizione
del liquido: in queste condizioni si può
considerare il componente B come
non volatile.
Immagine 20.2
Andamento della
pressione in
funzione della
composizione di una
miscela.
F indica la varianza
Immagine 20.3.
Supponiamo che il punto rappresentativo della miscela sia quello indicato con a
nel diagramma seguente; in queste condizioni essa si trova allo stato liquido.
Se diminuiamo la pressione fino al valore P1, la composizione del liquido è a1 =
a ma contemporaneamente inizia a formarsi la fase vapore avente
composizione corrispondente ad a 1' . Diminuendo la pressione fino, ad esempio,
al valore P2, nessuna delle due fasi avrà la composizione a "2 = a ; infatti, la
composizione della fase liquida è a2 mentre quella della fase vapore è a '2 . Per
pressioni più piccole di P3 scompare la fase liquida e la composizione della fase
vapore è a4 = a.
Immagine 20.5.
Con riferimento alla figura, sia RA la composizione come % in peso di A nella
miscela iniziale e siano α e β le due fasi in equilibrio. Se la pressione è tale che
il punto rappresentativo cade all’interno della regione ove sono in equilibrio le
due fasi, queste avranno composizione RA,α e RA,β. Siano nα e nβ le masse
delle due fasi e sia, inoltre, nt la massa totale della miscela. Possiamo scrivere
le seguenti relazioni:
n t = nα + nβ (20-6)
n A ,t = R A n t n A ,α = R A ,α n α n A ,β = R A ,β n β (20-7)
R A n t = R A (n α + n β ) = R A ,α n t ,α + R A ,β n t ,β
n α (R A − R A ,α ) = n β (R A ,β − R A ) (20-8)
l α = R A − R A ,α
(20-9)
lβ = R A ,β − R A
da cui segue:
l α n α = lβ n α (20-10)
n V 80 − 60 20
= = =2 n V = 2n L (20-11)
n L 60 − 50 10
essendo nV + nL = 200, si ha
200
2n L + n L = 200 nL = = 66.66 g n V = 133.34 g (20-12)
3
20.3 Diagrammi temperatura-composizione di miscele ideali a
pressione costante
Link Utili:
Video che illustra una distillazione.
http://www.chem.cuhk.edu.hk/labtech/Videoclip100/VACUUM_DISTILLATION.
wvx
20.4 Diagrammi di miscele non ideali
Immagine 20.7.
PB = K B X B (20-12)
la quale è formalmente uguale alla legge di Raoult solo che KB, costante di
Henry, non corrisponde alla tensione di vapore di B puro. La differenza tra la
legge di Henry e quella di Raoult è messa in evidenza nella figura seguente
Figura a sinistra:
andamento della tensione
di vapore di B in una
miscela; nella regione di
XB 1 è valida la legge di
Raoult e la costante di
proporzionalità tra PB e XB è
la tensione di vapore di B
puro; nella regione di XB 0
è valida la legge di Henry e
la costante di
proporzionalità tra PB e XB è
la costante di Henry.
Figura a destra: tensione di
vapore del cloroformio e
dell’acetone nelle loro
miscele; sommando ad
ogni frazione molare i punti
sulle linee intere blu e
rosse si ha la tensione di
vapore della miscela, che
presenta un minimo
Immagine 20.8.
20.5 Azeotropi
Acqua-alcool etilico
formano un azeotropo
bassobollente al 96% di
alcool sicché non è
possibile ottenere per
distillazione alcool
etilico puro se la
miscela di partenza non
ha un contenuto in
alcool etilico superiore
al 96%. Le miscele
aventi una percentuale
di alcool etilico inferiore
al 96% permettono di
separare per
distillazione l’azeotropo
e l’acqua.
Immagine 20.9
UNITA’ 21
∆µ=0
P°, T°, XA=1 A(puro) A(soluzione) P°, T°,
s°A
dµ*A dµA
dµ*A = dµ A (21-1)
d ln s ∆H soluz
= (21-5)
dT RT 2
1 550
500
0.8
450
400
0.6
X
A T 350
X 0.4
B
300
250
0.2
200
0 150
150 200 250 300 350 400 450 500 550 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
T XA ; X
B
Immagine 21.2
Se adesso la frazione molare del soluto in una delle due fasi sature viene
espressa in termini della frazione molare dell’altro componente (XA=1-XB) si
ottiene il diagramma a sinistra della figura seguente mentre a destra è
riportato un diagramma reale.
450
400
250
200
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
XA
Immagine 21.3
Nella regione delimitata dalle due curve di solubilità sono in equilibrio due fasi
l’una di B satura in A e l’altra di A satura in B. Ad una data T le due fasi in
equilibrio hanno una composizione invariante nel senso che variando il
rapporto tra i due liquidi la composizione delle due fasi non cambia mentre
cambia il rapporto tra le loro masse in accordo alla regola della leva.
I due punti di intersezione delle due curve vengono definiti temperatura critica
inferiore e superiore; se la temperatura del sistema è più grande della
temperatura critica superiore o è più piccola della temperatura critica inferiore i
due liquidi sono miscibili in tutti i rapporti. Nel punto di intersezione delle due
curve le frazioni molari dei due componenti sono le stesse in entrambe le fasi
o, per meglio dire, è presente una unica fase con un’unica composizione.
Poiché la forma e la localizzazione delle curve dipende dalla natura dei due
liquidi dato che da essa dipendono la solubilità reciproca e i ∆Hsoluz e ∆Cpsoluz, è
possibile che nell’intervallo di temperatura in cui i due liquidi rimangono nel
loro stato di aggregazione non sia rilevabile una delle due o entrambe le
temperature critiche; in tal caso, i diagrammi risultano aperti o verso il basso o
verso l’alto come mostrato nelle figure seguenti
Immagine 21.4.
Immagine 21.6
Immagine 21.7
Immagine 21.8
A volte si verifica che i due componenti A e B formino un composto C secondo
reazioni del tipo
A+B C A + 2B C 2A + B C
Si hanno dei casi in cui il composto C non è stabile allo stato liquido, ad
esempio la lega Na2K (figura a destra) e quando ciò avviene si dice che si ha
una fusione incongruente. Le fasi presenti nelle varie regioni sono indicati nella
figura ed il comportamento delle miscele al raffreddamento è facilmente
interpretabile sulla base del comportamento dei sistemi visti in precedenza.
Immagine 21.9.