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Studente Docente
Loris Dott. Derni
matricola n.11029 Prof. Jonny Farabegoli
Breve presentazione
I musei di San Domenico sono situati a Forlì, all’interno di un complesso
ristrutturato, dove un tempo si trovava il convento dei domenicani, risalente
al XIII secolo1.
1
https://it.wikipedia.org/wiki/Musei_di_San_Domenico
2
Il complesso è formato da cinque edifici: Palazzo Pasquali, la Chiesa di
San Giacomo Apostolo, il Convento dei Domenicani, il Convento degli
Agostiniani e la Sala Santa Caterina. Al suo interno è ospitata la Pinacoteca
Civica di Forlì ed il Complesso di San Domenico, esso è inoltre sede di
esposizioni temporanee.
3
Da quel momento iniziò un fenomeno di declino e di degrado dell’intero
complesso, che culminò nel 1978, con il crollo di una parte della copertura e
della facciata meridionale.
4
Tra le opere più famose contenute nella Pinacoteca, vi sono
l’Annunciazione di Marco Palmezzano (a sinistra) e dal 2009, l’Ebe di Canova
(a destra).
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Il recupero del complesso di San Domenico
Il complesso dei Musei di San Domenico, è attualmente composto dalla
chiesa, ora parzialmente sprovvista del tetto e della facciata meridionale, da un
primo chiostro ad essa limitrofa totalmente chiuso e da un secondo chiostro,
aperto su un lato. La chiesa originaria databile al XIII sec., era più piccola
dell’attuale ed in una fase consecutiva di ampliamento rinascimentale, allungò
l’aula con il graduale avanzamento della facciata e l’aggiunta di cappelle, fino
a giungere alla situazione odierna, che riflette il rifacimento completato nel
1704.
Come già accennato precedentemente, nel periodo napoleonico la chiesa
venne espropriata per usi militari, e definitivamente acquisita al patrimonio
dello Stato, nel periodo compreso tra il 1866-67. Da quel momento cominciò
il fenomeno di incuria ed abbandono, che terminò nel 1978 con il crollo di una
parte della copertura e della facciata meridionale.
Iniziò allora il recupero dell’intero complesso monumentale, tentando al
contempo non solo di integrarlo con un adeguato programma di
riqualificazione del centro storico della città di Forlì, ma costituendo un vero
e proprio «progetto guida», rispetto alle strategie di restauro diffuso e di
riorganizzazione del sistema museale dell’intera città forlivese.
La funzione che venne assegnata al complesso monumentale, fu appunto
quella rispettivamente di sede della Pinacoteca e dei Musei Civici all’interno
del precedente convento, e di spazio assembleare multifunzionale all’interno
della chiesa di San Giacomo.
Il primo problema progettuale che venne riscontrato, fu quello della grande
lacuna della chiesa. A livello di progetto preliminare, si affermò dunque
un’idea di ripristino della facciata rispettivamente all’interno ed all’esterno,
senza nessuna aggiunta ornamentale, con la mera riproposizione delle pure
masse murarie.
Si riedificò, al di sopra della chiesa e della volta, il rivestimento in legno
originario. Non venne fatto lo stesso, invece, per quanto riguarda la volta
crollata, che viene soltanto accennata nello spazio, mediante l’inserzione di
centine lignee. Altre importanti lacune, sono rappresentate dalla mancanza di
uno dei corpi di fabbrica del convento, oggetto di prossimo rifacimento.
La determinazione funzionale e distributiva dell’intera architettura, si
fonde tuttavia con le matrici urbane, esistenti o di progetto.
Ad esempio, uno degli accessi esterni della struttura, proviene da un
percorso pedonale che si origina dalla Via Caterina Sforza, attraversa il
complesso, ed esce sul sagrato della chiesa.
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L’auditorium, invece, non concepito come un semplice spazio teatrale, è
stato progettato come un unico volume assembleare attrezzato, che permette
di rispettare la tipologia originaria della chiesa.
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L'intervento archeologico
L’indagine archeologica, propagata a tutto il complesso di San Domenico
e diretta dalla Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna, ha
consentito di identificare la primitiva chiesa, databile al XIII secolo. Essa, si
trattava di una struttura di circa 36 metri di lunghezza, dotata di abside
semicircolare lesenata, al cui fianco sorgeva il campanile.
Lo spazio interno dell’antico edificio, era a tre navate scandite da una serie
di pilastri. Un angusto porticato, era invece costruito a poca distanza dal fianco
meridionale della chiesa, lungo i cui muri perimetrali sono venute alla luce
anche alcune antiche sepolture, alla «cappuccina».
Tra il XV e l’inizio del XVI secolo si assistette ad un ampliamento del
complesso con un allungamento della chiesa (m 57,50 x 17) che venne
trasformata a navata unica. In seguito, vennero innalzate una serie di cappelle,
che ospitarono tombe a camera di differenti dimensioni, talora per sepolture
plurime. Nella superficie absidale, adiacente al campanile, venne innalzata la
sagrestia, a fianco della quale vennero eretti il primo chiostro e l’ala orientale
del secondo chiostro, portato successivamente a termine, in tempi successivi.
Ulteriori recenti ricerche in quest’ultima zona, hanno permesso di scoprire
alcune strutture artigianali connesse alla vita quotidiana, all’interno del
convento medesimo.
Nel XVIII secolo, la chiesa subì un ulteriore ingrandimento raggiungendo
le dimensioni attuali di metri 68 x 22,80: l’asse venne spostato verso nord,
l’abside ampliata ed allungata, vennero altresì spostati i muri perimetrali
dell’unica navata e gli allineamenti delle arcate delle cappelle, infine la
facciata fu arretrata rispetto alla precedente in ragione delle nuove proporzioni.
Furono trasformate anche le volumetrie delle cappelle e venne innalzata
una vasta piattaforma per accogliere l’altare maggiore. All’interno della
chiesa, vennero inoltre realizzate molteplici tombe a camera, di elevate
dimensioni, talune con gradinata d’accesso.
I materiali archeologici recuperati con l’indagine, hanno consentito di
delineare la vita nel convento, durante quattro secoli: si tratta soprattutto di
ceramiche e vetri utilizzati per la mensa e per la cucina.
Le numerosissime medagliette devozionali che accompagnavano i defunti,
hanno inoltre delineato alcuni aspetti della religiosità forlivese, finora inedita,
ancora oggetto di studio.
Infine l’analisi dei resti scheletrici e degli oggetti di corredo provenienti
dalle numerose sepolture, ci ha permesso di determinare le caratteristiche e le
principali patologie, di cui soffrivano le persone sepolte nella chiesa.
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Gli affreschi del refettorio
Il bellissimo ornamento pittorico del refettorio, individuato nel corso delle
prime esplorazioni effettuate nel 1996, è ad oggi integralmente restaurato.
Sulla parete nord-est è collocato un affresco ripartito in tre scene, da elementi
architettonici.
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Le due scene laterali, invece, ci narrano due episodi particolarmente
significativi della vita di San Domenico: a sinistra, troviamo l’apparizione dei
santi Pietro e Paolo che consegnano a San Domenico il bastone e il libro dei
Vangeli, mentre egli vede i suoi confratelli che vanno ad evangelizzare il
mondo.
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Sulla parete sud-ovest, invece, è stato riportato alla luce un altro dipinto
murale, che si mostrava rivestito da diversi strati d’intonaco.
Un’architettura tripartita, inoltre, fa da sfondo ad un fatto miracoloso della
vita di San Domenico: il miracolo dei pani, tema preferito dai Domenicani per
decorare ed abbellire i loro refettori, in alternativa al tema raffigurante
l’Ultima Cena.
L’eterogenea tavolozza, la propensione per i toni vivaci e cangianti, oltre
che alle scelte iconografiche ed alle soluzioni adottate, ci testimoniano la
cultura artistica policentrica tipica del territorio forlivese, che nel ‘500 ruotava
fra «arcaismi neo-quattrocenteschi ed innovazioni desunte dalla grande
maniera consolidata a Roma da Michelangelo e Raffaello».2
2
http://www.cultura.comune.forli.fc.it/servizi/menu/dinamica.aspx?idArea=17262&idCat=16347&
ID=16347&TipoElemento=categoria
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Il Museo Archeologico
Un lungo ed ampio corridoio dell’ ala sud del primo chiostro, conduce alle
scale che portano alla Pinacoteca, e su di esso si aprono le prime sale destinate
al Museo Archeologico.
Il Museo, attualmente occupa gli ambienti che si affacciano sugli ampi
corridoi al piano terra del complesso ed i fabbricati di servizio recuperati o
ripristinati, che vengono a costituire quasi un terzo chiostro e coprono un arco
cronologico molto ampio, che spazia dagli 800.000 anni del sito di Ca’
Belvedere di Montepoggiolo, agli inizi del XVI secolo, quando con la
selciatura dei borghi nel 1502, si definisce la «forma urbis».
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La pinacoteca di Forlì
La Pinacoteca civica di Forlì, venne istituita nel 1838, per dare dignità
istituzionale ed organicità, all’insieme di opere rimaste al Comune dopo le
soppressioni napoleoniche, oppure alle opere giunte in seguito al rifacimento
di edifici pubblici e ad importanti donazioni, rispettivamente da parte di
antiche famiglie nobili forlivesi e da parte di privati.
Dalla sede originaria nel Palazzo della Missione, nel 1922, la Pinacoteca
venne dislocata negli ampi saloni al primo piano del palazzo progettato nel
1720 da Giuseppe Merenda, come sede dell’Ospedale della Casa di Dio per gli
Infermi.
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Itinerario espositivo
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Le rimanenti sale e la galleria, esibiscono in costante dialogo, una ricca
documentazione di opere del tardo manierismo e del primo Seicento emiliano
e romagnolo.
L’ultima sala, invece, ci regala l’esposizione della «Fiasca con fiori», una
delle nature morte più significative nel panorama italiano del Seicento, ascritta
ora al catalogo di Tommaso Salini, ed i dipinti di Carlo Magini e di Nicola
Bertuzzi, già nel pieno secolo successivo.
La sala ovale, infine, ospita l’Ebe, celebre opera dello scultore Antonio
Canova, massimo esponente del neoclassicismo3.
3
FABBRI M.P., Antonio Canova, Società Editrice “Ponte Vecchio”, Cesena, 2009
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La chiesa di San Giacomo Apostolo
Come abbiamo già anticipato, la chiesa di san Giacomo Apostolo, fa parte
del complesso conventuale fondato dall’Ordine dei Domenicani a Forlì, nella
prima metà del XIII secolo4.
4
http://www.cultura.comune.forli.fc.it/servizi/menu/dinamica.aspx?ID=23517
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Risale a questo periodo, la ricca decorazione della cappella Albicini.
Agli inizi del XVIII secolo, prese il via il cantiere della grande
ristrutturazione, secondo una impostazione neoclassica, determinante ed
assolutamente moderna, di ampio respiro e proiettata nel futuro. L’aula venne
ampliata in larghezza, venne arretrata la facciata, vennero rese omogenee le
cappelle laterali, e ricostruito un abside più ampio e monumentale.
Iniziò dunque per la chiesa, una fase di progressivo degrado, che culminò
con l’abbandono ed il conseguente crollo nel 1978, di parte del rivestimento
e della facciata meridionale.
Infine, a partire dagli anni ‘90, come abbiamo visto, il Comune di Forlì
intraprese il processo di progressivo recupero, che portò al completo restauro
della struttura, ottimo e munifico esempio di ristrutturazione e di nuova
destinazione d’uso, dell’intero complesso di San Domenico.
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Bibliografia consultata
Monografie
VIROLI G., Chiese di Forlì, Cassa dei Risparmi di Forlì, Forlì, 1995.
Siti internet
http://www.cultura.comune.forli.fc.it/servizi/menu/dinamica.aspx?idArea
=17262&idCat=16347&ID=16347&TipoElemento=categoria
http://www.fondazionecariforli.it/it/mostre_musei_san_domenico1/
http://www.forlitoday.it/eventi/location/musei-san-domenico/
http://www.turismoforlivese.it/servizi/menu/dinamica.aspx?ID=27609
https://it.wikipedia.org/wiki/Musei_di_San_Domenico
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