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L A Po R TA O RIEN T A LE
R IVISTA GI U LI A NA DI ST ORI A P OLITI C A ED ARTE ~
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CARLO GOLDONI E GLI ATTORI
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I COMICI DELL'ARTE
-LA COMPAGNIA IMER (1734-,743)
al carnevale ~el 1726, in Udine, dove si trovava per studiare diritto civile
e economico, 11 teatro era la solita sua distrazione . Nelle vacanze del 1727
il_padre s~ serv.e del teatro per dissipare un s uo proposito, non molto con-
s,sten te, di farsi frate. Nel 1729, in Feltre, conobbe la compagnia d i Carlo
Veronese, di cui troverà a Parigi la figlia, allora ancora non nata la fa-
mosa servetta Cam illa: «la compagnia non era cattiv a ; il d irettor~ mal-
grado il suo occhio d i vetro, sosteneva le parti di primo amoroso:.'. Con
lui era una sua antica c onoscenza, Florindo dei Maccheroni, che per e sser
vecchio non recitava ,se non da re nella tragedia, da padre n obile nella
commedia; certo lo condusse sul palcoscenìco e gli presentò i compagnl
d'arte.
Il G oldoni si pose a lla testa di alcuni d ilettanti e fece loro recita re,
naturalmente senza la musica, due melodrammi del Metastasio a modo
di tragedie, la Didone abbandonata e l'Artaserse (nei Mémoire; il SirceJ
e scrisse per loro due lnt'ermezzi comici Il buon vecchio e La cantatrice
senza musica come pare anche questi. Il Goldoni indica il primo nel
Catalogue des pièces, come comédie en deux actes, en prose, e probabil•
men te fu tale c:mche il secondo, prima di diventare La pelarina.
S eguono gli a nni della morte del padre (9 marzo 1731), della laurea
(22 ottobre 1731), della pra!!ca avvocatile (1 0 maggio 1732), nei quali ebbe
minor tempo e d occasione d i indulgere a lla passione del teatro; anzi la
sua nuova posizione sociale gli sembra poco conciliabile con l'esercizio
dell'autor comico e intanto che attende i clienti,... si mette a scrivere una
tragedia lirica o dramma per musica che si voglia dire, nella lusinga di
ritrarn e un lauto c omp ens o. Ogni tanto avviene nella vi!a del Goldoni un
colp o di scena, c he, a dispetto di tutte !re le unià aristoteliche, lo balestra
fuori d i Venezia e lo mette a contatto con le altre parti d'Italia, di cui vie--
ne a conoscere la d iversità del t0mperçrrnento e l'unità del costume. Così.
nel febbraio del 1733 capi!a in Milano ed ha modo di far conoscere a l-
l'impresario ed ai cantanti di quel teatro la sua Amalassunta. La loro di~
sapprovazione per la nessuna c orrispondenza agli usi teatrali è così recisa
e drastica ch'e g li brucia il manoscritto e si rivolge risolutamente al · teatro
comico, a l quale l'aveva consigliato di dedica rsi iì conte Parmenione Tris-
sino di Vicenza. Con lui aveva esaminato le condizioni del teatro italiano
e d'accordo avevano concluso che il ten!ativo d i riforma compiuto da Sci-
pione Maffei era stato troppo violento e «bisogn.:::1va condurre a poco e
po::::o gli spettatori a gustare il meglio per innamorarli del buono >.
1734 1738
primo amoroso di titolo
e dire ttore, Giuseppe Imer- Giuseppe !mef'
primo amoroso Antonio Vita.J,ba, Ottavio Giusewe Simonetti
secondo amoroso Gaetano Co-sali, Sflvio Gaetano C:isali, Silvio
terzo amor oso Tommaso Monti G a spare Zorni
prima donna Andriano Bas10n ::1, detta la Maria Bastona, figlia, Aur-eli.a
Bastona vecchia
prima donna a vicenda: Cecilia Rutti, la Romana Cecilia Rutti, la Remano
seconda donna Giov.::mna Casanov~, Zanetta Antonia Sacchi, Beatrice
o la Buranella
l erro donna Paolina Imer Paolina Imer
servetta Pontremoli Andriano Sacchi, SmE<roldincr
primo VGcchio Andrea Cortini, Pm1ta!one Francesco Bruna Golinelli,
Pantalone
secondo vecchio Giuseppe Monti, Dollore Ro drigo Lombardi, Dottore
primo · zanni Pi-stra Gandini, Brighella Forlunalo Colombo, Br'.ghella
secondo zanni Antonio Co.atanlini, Arlecchino Antonio Sacchi, Trulfaldmo
canlolricj Agnese delle Serenata, Rosina CoSta
glie di Pietro Amurat
Marianna Imer Marianna Ime r
Teresa Imer Teresa Irner
una bra va a ttrice, una brava a morosa, del carattere di Vitalba; e vecchia,
com'ella era, si conservava brillan!'e e vivace ,sopra la scena, un poco
troppo anch'ella nelle parti serie ed in teressanti cercando, come il suddetto
comico, di p orre tutto in ridicolo. Mi ricordo che, rappresentando ella la
parte di Rosmonda in una tragedia mia che Rosmonda era intitolata,
mancando la ballerina che danzava fra gli atti, e gridando il p opolo:
FurlaI)a, i urlaIJa! ch'è il ballo favorito dei Veneziani, sortl la Bastona ve-
stita all'eroica, e Rosmondìa ballò la Furlana ,.
Nel 1736 le sotientrò la figlia Marta Bastona , ,moglie di Girolamo
Foccheri, comica eccellente quan to sua madre; m a che, otTe l'avvantag•
gio dell'età, aveva quello di una maniera più nobile d i recitare. Ella fu
p resa p er prima donna a vicenda c olla «Romana», com'era sua m adre» .
Nel 1748 passò a ,Dresda e vi morì intorno al 1763 . Del marito il Bartoli,
che lo chiama Focari, dice che s'impiegava con la moglie nelle compa-
gnie in q ualità di rammentatore, p erò più tardi si fece anche attore. Pro-
babilmente fu anche nella Compagnia d i San Samuele .
PRIMA DONNA A VICENDA: fu, per ~ tti gl\ anni, Cecilia Rutti det-
ta «la Romana», brava attrice, come scrisse il Goldoni, c he «conserva va
nella sua e tà avanzata un resto di quella -bellezza c h e la rese amabile n e'
suoi begli anni e ch e meritò le a ttenzioni dell'Imperatore G iuseppe [morto
nel 1711]. Ella non valeva gran cosa nelle commedie dell'arte: ma era
e::;cellente nelle parti tenere delle tra gedie, conservando ancora una gra-
zia ·ed una d e licatezza nel gesto, ne lla voce e nell'espressione che la fo ce~
va no p iacere. ed applaudire ».
TERZA DONNA: fu, per tutti gli a nni, Paolina Imer, moglie de l
capocomico, della quale il Goldoni asseverò, per distrazione, d i avere . : ba-
stantemente parlato», ma non mi è riuscito di trova rne nemmen o una pa-
rola. Lei e le figlie, Marianna e Teresa, che cantavano negl'inte rme zzi,
sono ricordate con malignità da Giacomo Casanova.
CARLO GOLDONI E GLI ATTOR! 257
NOTA. - Non ho voluto appesantire il testo can.1 i minuti r'ferim enti d eile cilazion/, ·1e
quali sono desunte di prefeienza dalle Prelazioni autob'.oqraliche dei dickrsseJte tomi della
edizione Pasquali, riprodotte nell' edizione v;aneziana del Cen tenario, che offre agl! studi
goldoniani un materfale di i.ncomparabJ'Ie ricchezza. Giuseppe Ortolani le ha dedicato con
generosa larghezza il frutto di più che ci.nquant'anni. di ricerche . e di mecUtazioni; e così
nel più manifesto contributo delle dotte Note s toriche, eh€' in par!e· furono JorniJ.e a.n che da
CeSare Musa tti e da Edgardo Madda1Ma , come nel grave ed impegnati'vo lavoro dell.'ordl\-
name.n/o che implica la integrale conoscE7lZO de!J'inil'n?ta produzione goldoniana e la deter-
minazione d ella sua intriaata cronologia.
SILVIO BENCO
N E I RICORDI GIOVANI LI D I U N A MICO
Il più lontano ricordo risale al 1880 circa , quando egli, più anziano
d i me di d ue anni., ne aveva sei, ed io ero un moccioso che -s'attaccava
ancora alle gonne della mcomma.
Si andava ta,Ivolta in vi,sita dai Benco c he abitavano in u n m agni-
fico appartamento sopra il negozio di manifatture Tavolato, in Piazzetta S.
Giacomo, all' imbocco di città vecchia, con vista s ul Corso. Ricordo l'ampio
poggi.uolo dal quale noi bimbi si vedeva il brulichio della gen te, e di Car-
nevale la ressa opprimente in torno a l-le carrozze, dinanzi al-la «pasiicceria
Wiinsch con gabinetto cinese». Sotto quel poggiuo!o sostava pure la pre-
cessione del Corpus Domini per il terzo Vangelo, e allora noi a ttendevamo
con ansia la salva ·che sparava la scorta mHitare in giacca bianca.
Se le mamme erano buone amiche, i nostri padri erano pure buoni
conoscenti, perchè, dopo ,la morte dell'avv. Arrigo Hor'.is, la ditta di mio
padre ricorreva, per pareri legali, all'avv. Giovanni Benco, uomo integer-
rimo e professionista molto apprezzato. Ma dell'avv. Benco, ,sempre in gi-
ro, attivissi.mo, non ricordo che vagamente l'a lta, agilissima figura e la
barbetta bionda , intravviste una sola volta .
Erano a llora ancora temPi buoni per le nostre famiglie: ,mia madre,
allieva della Corai:n, suonava il pianoforte con grande .passione; la Si-
gnora Benco si occupava molto di l"etteratura, e così i loro discorsi non
degeneravano nelle . solite volgari chiacchiere. Se io ero piu ttoS'::0 timido
ed anche lento, Silvio e ra uno -spiriteUo che non poteva stare quieto; con
scatti im'.provvisi compariva e scompariva, sia per mostr are qualche g io-
cattolo, sia per farsi dare del pane dalla cuoca, in seguito, poi, per stuz-
zicrae i suoi fratel,Uni, con risatine, lazzi e salti che mi lasciavano sbalor-
dito e me -lo rendeva interessante. Ma egli non dava confidenza a nessuno
perchè già aveva del cara ttere e a volte era scontroso.
Precocemente cresciuto, Silvio venne su un po' smilzo, d 'una agi-
lità portentosa. Biondo di capelli, con occhi =urri chiari, ardi1.i, già a llo-
ra dimostrava un'intelligenza particolare. Quando la marmma lo ripren-
deva e per la mkllesima volta l'ammoniva a stare quieto, egli faceva il
musine, ma poi al più presto le si avvicinava, e, serio serio a lei si ap-
poggiava finchè essa, riavviatigli i capelli, gli faceva qualche carezza.
In generale con gli altri :bimbi Silvio era sostenuto, e si può irmnaginare
con quale gioia in seguito vide crescere la sorel1a ed i fratel,U, con i quali
finalmen te potava godere più intimamente i:utti i giuochi. Non rmì. erano
però i tiri che faceva -loro, inventati già allora dalla s ua inesauribile fan-
tasia e da un innato isenso umoristico.
SILVIO BENOO NEI RIOORDI GIOVANILI 261
spavento ai fratellini che su per g iù tutti avevano ancora paura del buio,
Quando tutti erano c oricati e già il sonno li prendeva, improvvisamente
Silvio, ammantato n el suo lenzuolo s'ergeva sul letto emettendo lugubri
voci, poi gettando lungi da sè la scatola dei «domino» , fino aUora nasco-
sta ,sotto il cuscino, e facendoli rotolare a terra, provocava W1 grande
fragore che svegliava tutti e li faceva inorridire. Va da sè che Ja mamma
accorre va a rime.li.ere l'ordine energica1I11ente e che lo ,s pettro riceveva la
1ezione che si meritava.
Visto che quelle apparizioni in breve avevano p erduto ogni e ffica-
cia, Silvio mutò programma e passò al giornalismo. Sì, Silvio divenne
spontaneamente giornalista a dodici anni, sia per mantene re 1n sagge,.
zio.ne fratelli e amici con i suoi farmosi spettri, sia per un interno impul-so
d i effondere l'animo suo. Il giornale da lui creato, , La Serpentana,, una
specie di sibilla o strega ideata dalla sua ,fervida fantasia, u sciva in una
copia sola, tutta scritta a mano da lui, poi anche da Romeo Bartoli, q ua le
collaboratore mattacchione, e passava di mano in mano f.ra gli amici. La
carta era quella commerciale a rettangolini, e v'era anche qualche figura
misteriosa. Usciva irregolarmente, da prima ogni tre mesi e mi sembra
d urasse, con apparizioni sempre più rare, fino al 1888, perchè ricordo di
aver visto in un numero, rimasto poi in •mano di Attilio Prese l, delle satire
non più tanto infantili.
Più tardi Silvio e Romeo inbasiirono anche un dramma in versi che
fu le tto ed entusiasmò .il fratello Diomede ancora giovanissimo, ma tanto
truce per l'influenza della let!ura dei romanzi di W alter Scott e della
lnvemizio, c he poi fu dimenticato senza rimpianti. Giova però ricordare
questi lontani fruiti deH'intelligenza di Silvio per comprendere qualche
lato del suo carattere irrequieto, gli impulsi c he lo agitavano continua-
mente e che poi con studi più metodici, da solo egli seppe domme,
da comprendere eh' egli non ,sl lasciava ingannare da q uanto non 'era che
puro forma e non sostanza(').
Ma vorrei ritorn,are ai nostri anni giovanili.
Dovrebbe essere stato intorno al l 892, quando Carlo Coretti uscì
dal Casie,llo d i Gradisca gravemente leso ai polmoni. Negli ultimi due
anni lo si era costretto a disegnare carte geografiche per il ministero del-
la guerra austriaco ad un «patacòn» (4 soldì) a lla settimana, sicchè egli
soffriva anche agli occhi. Il Corelti frequentò un breve tempo la famiglia
Presel, e così lo conobbi anch'io. Silvio Benco accorse subito perchè
a nch'egli per l'affare dei petardi, pe r il quale il· C<;,reiti era stato =ndan-
nato, aveva passato Wl brutto quarto d' ora. Con emozione ascoltavamo
ciò che il Coretti ci raccontava delle sue peripezie. Non l'avrebbero arre-
-stato s'eçJli non avesse giocato un .liro ai poliziotti che lo pedinavano da
leimpo: entrò dalla porta laterale inferiore della chiesa di S. Antonio nuo-
vo e di corsa uscì dal la porta laterale opposta, lasciando che essi lo
cercassero in chi.esa, nei confessionali, nel coro, nella cantoria, in sagre-
stia. Questo scherzo e il fatto ch:egll per diletto si dedicava alla piro-
tecnica, bastar ono per d ichiararlo colpevole . ·
Le visite a lla famiglia Prese! divennero abituali anche quando
Carlo Coretti era già partito per Roma (2 ) . Si chiacchierava di tutt'o, si
studiavano testi, si discuteva, e argomenti non mancavano mai, parchè
tutti eravamo avidi di apprender-e. Ci accomunava la passione per la
stçi-ria, per lo sviluppo d ella nostra città natale, e particolarmente per la
·letteratura e la musica. Si cominciò a frec:ruentare i loggioni del Comu-
nale, del Rossetti e del Filodrammatico. Ma anche ci attraeva tutto ciò
che a noi triestini, ordinariamente costretti a vivere tu1ta la settimana in
locali chiusi, offrivano il vicino Carso col suo particolare fascino e l'Istria
settentrionale. Con costanza e con una parsimonia spartana percorremmo
in tutti i sensi e c on qualsiasi tempo, erborizzando (3 ), raccogliendo insetti,
visitando grotte, tutti i dintorni, talvolta a l seguito d&ll'indimenticabile
d ott. Marchesettl, direttore del Museo di storia naturale. Silvio faceva
parte d' un'altra corriitiva di escursionisti da:men1ooili, ma alcune volte ci
inèontrconmo , dopo avere percorso dei bei chilometri; egli era tutt'altro,
a llora, a-ll'aria aperta, più sciolto, ila,r e, rosso in vi~o, con gli occhi sfavil-
lanti, pronto alle focezie, felice di poter superare le difficoltà del cammi-
no: era la vittoria fisica che lo equiparava agli al tri. Lo comprendevo, e
mi sembrava più caro.
In casa Presel, Sìlvio s'era abituato, discorrendo, a scarabocchiare
con la penna degli spassosi pupazzi di elegan!oni d'ambo i sessi notati
in città. Ed ogni foglio con comica serietà eglì datava e firmava_ C ol tem-
po q uel foglietti raccolti con affetiuosa cura dal cugino Attilio Prese!,
erano tanti che si pensò d i formare un fascicolo. Sulla copertina di esso
allora Silvio scrisse ridendo il titolo: ,Per la barca di Caron te», che ci
piacque molto.
In seguito, ai convegni così intimi di Casa Prese1, troppo lontana
dal centro p er Silvio, egli intervenne sempre meno, gìacchè s'era formato
un a ltro gruppo simile •fra suoi amici, nella casa dell'altro suo cugino
Romeo Bartoli, . nella via S. Lazzaro, più vicino al centro e più access~bi-le
per· Silvio. Colà ver=ente abitava la sorella di Romeo, Pia, mari\ata
264 ANTONIO ALfSI
scia gure familiari di certo non p otevano che trattenerlo, per cui la spen-
sierata vita d i gaudente per lui può restringersi quasi a lla necessità pro-
fessiona le del giornalista che deve conoscere e sa pere valutare q uel lato
del'1a vita sociale. Un bicchiere d i buon !errano chi non lo gusta? E quan-
do passavano quei fiori d'eleganza ch'ercmo allora le nostre sartine, chi
non ci lasciava gli occhi?
Silvio non .si r isparmiava. Oltre al lavoro di redazione svolto sem-
pre con la massima scrupolosità durante il giorno (quando fu pa·ssato a l
,Piccolo,, l'orario durava fra le undici di sera e le due o le tre del
ma ttino) egli frequentava conferenze, concerti, spe·ttacoli teatraìi, aveva
contatti con personalità, faceva recensioni d'opere letterarie, leggeva,
manteneva la corrispondenza con altri letterati. Per di più faceva gite
lunghe e faticose, mangiava irregolarmente e poco, dormiva poco. Dove-
v a giungere all'esaurimS-n!o, e infatti per un paio di mesi per ordine me-
dico egli dovette sospendere la sua a ttività, con nostra grande appren-
sione, perchè lo vedeva mo ridotto all'ombra di se stesso.
E invece, miracolo della resistenro fisica, eccDlo tornare a salu-
tarci. Partiva :pieno d 'entusiasmo per Parigi, con doppio inc-arico, deUa
redazione del suo giornale e del Comune, per redigere degli articoli per
il primo, ed un rapporto p er il secondo, co::1 certo agio, perchè volevano
ch'egli si rimettesse completamenle.
Enumerare g.li amici e conoscenti di Silvio Benco,, vorrebbe dire
fare i nomi degli uomini d'ingegno e più notevoli della Trieste d el tempo.
Egli gcxieva della p iù ampia ed affettuosa stima già dai p rimi anni della
sua attività giornalistica, d i uomini ben p iù anziani di lui ed e sperti. E si
che fisicamente il buon Silvio non era di certo un Adone, anzi talvolta il
suo tipo biondo, certi a tte-:;;rgiamenti d ella faccia stanca, le sofferenze co-
s tantemente occultate anche davanti i più intimi, potevano essere giudi-
cate svantaggiosamente da chi n on l'avesse conosciuto. Ma v'erano istan-
ti nei quali -l'abitua le manto d i frigidezza, nel quale eg.Ji s 'avvolgeva per
· istintiva ris erva!ezza, s'apriva, e allora si poteva godere l'uomo gentile,
colto, affabile e buono, veramente buono, che mai volle nè seppe profit·
tare delle circostanze, o del suo ascendente, nè p er sè, nè per i suoi. E
ques to è quel Silvio Benco che qui ho voluto ricordare.
ANTONIO ALISI
NOTE
(I) Eppure il caso volle che SUvto entro:sse . in ~orrisponde,nza con Gabriele . d' Ann.unzio. Questi
•P-:tlrocinò pre&so l'editore Treves la pubbllcaz1one del s uo rommuo •La Fiamma fredda•.
( 2) L'ho riveduto ne l 1917 a Roma ol'mCti ammogliato .c on figli con un impi-ego decoroso, p erò
soffer,ante d 'asma. Morì nel 1934.
(3) AÙilio Prese! e ra un a.p,po,s5ionalo botanico.
DUE EROI D ELL'IRRED ENTISMO TRIESTINO
R. TIM E U S E S. SLATAPER
Chi, ricercando gli .scritti che ci hanno lasciato questi due triestin i,
tenti di tracciarsene un profilo, deve s!upire anzitutto di fronte alla l oro
maturità precoce, che si rivela in ambedue fin dall'età di sedici o dicias-
sette anni, quando cioè altri adolescenti come loro, in altro paese o in
epoche più tranquille, avrebbe-re provato l'ì-ngegno in futili esercitazioni
letterarie o a r:istiche, forse esaurendovisi. Ma l'ambiente li disrraeva dal-
l'oziosità per riporta rli subito a lla concreta realtà, ch'era necessariamente
ed essenzialmente di naiura politica. In una terra di confine, si sa, a nche
il più umile cittadino, e fino - direi - la più modesta massaia sono
a ttratti nell'orbita della lo!ta politica, c he la cap8lino a nche ne lle man ife-
stazioni più semplici del vivere Cotidiano. L'ingegno d'eccezione, poi, è
add irittura travolto dal d ramma che urge con la necessità di una solu-
zione e se anche l'anima sia p iuttosto d 'artista, non può d issimularsi l'~i-
stenza del problema politico, che s'insinua in ogni a\tività e orienta tiran;
nicamente verso quel ca·m po ogni a ltra velleità di s tudi o di passioni.
DUE EROI DELL' IRREDENTISMO TRIESTINO 267
e allora egli non seppe scorgere altra soluzione che quella che fa ta lmente
si .c,bbe.
fu tra i primi a convincersi della necessità dell'intewen!o. E tutto
se stesso diede a prepararlo nella coscienza degli italiani indecisi. Ogni
polemica personale sparve di fronte a lla necessità dell'ora e anche le
parole' ~rosse, che s'eran dette col Timeus, egli dimenlicò . Fu primo lo
SlataF: ad abbracciare l'avversario onesto, che aHora, come lui, era
animato dalla stessa passione.
Pochi mesi dopo (il Timeus il 14 settembre e lo Slataper il 3 dicem-
bre del '15) la morte li ghermiva sul campo e prima che potessero vedere
il -loro sogno della redenzione di Trieste divenire finalmente una realtà:
GIUSEPPE SECOLI
L'APPENDICE LETTERARIA
DELL' ,, OSSERVATORE TRIESTINO"
NEL PERIODO PREPARATORIO AL 1848
molti distinti allievi, il Fanti amò i suoi sogni, la vita solitaria, la propria
libertà. Così lo descrive il Boccardi (16 ) quando a Tri.este non si poteva
esaltare l'opera oscura ma tenace di cospiratore, l'ardente costanza d ella
sub: fede mazzinìana.»
Ma po,i vennero altri c ollaboratori importanti, specie per quell' ap-
pendice che ora stiamo esaminando.
Il 2 giugno, giorno in cui il Valussi assume la direzione dell'Osser-
vatore, troviamo nell'appendice di tale .giornale l_a p rima puntata di uno
studio su « Venezia e Trieste•, dovuto al Va lussi stes,so. La s econda pun-
tata appare sul giornale del 4, la terza ed ultima su quello del 7. Come
s'usava allora, la fìrma del Valussi si trova appena in calce a ll'ultima
puntata.
Il Valussi si rifà ad ,un articolo inserito nel giornale de l Lloyd, e
scritto coll'intenzione di opporre fatti e ragioni a ll'opinione falsa e pregiu-
dizievole radicata in a lcuni, i quali la rivalità d elle d ue piazze marittime
Venezia e Trieste non sanno o non vogliono scorgere al comune vantag-
gio d'ambed.ue, ma inducono al loro reciproco dann0». Quindi soggiunge
che tornare sul,l'argomento parrebbe superfluo, dopo quello che g ià s'era
detto, «ma poichè ree-enti dispute parvero rinfrescare le sconsigliate ani-
mosità, c'è pur d'uopo ridirne qualcosa, onde per p a rte nostra non m an-
chi che si tenti ogni via a ravvicinare gl'in!eressì d i due città, che ad
cmdare d i conserva nòn poSiSono che guadagnarci» .
La tesi sostenutrr dal Valussi è degna di nota. Quella ,forma inno-
cente dell'elogio e dell'esaltazione dei concittadini che si disJnguono in
opere meritorie di bene pubblico o in qua lche attività intellettua~e:. in cui
Paolo Ettore Santangelo (") trova ,il primo barlume di un sentimento
patrio, è già di gran lunga superata. Ed è pure superata la foP!Ila d'esal-
tazione del comune e della provincia (che in tal caso è l'Istria), la difesa
dei loro diritti d'autonomia che trovano le -l oro basi nella geografia e nella
storia oosurta a coscienza già in Domenico Rossetti., e che h a lrovato 1a
sua espressione.· giornalistica nell'Archeografo Tri'estino, p eriodico annua-
le del Rossetti ,s tesso (18 ), ·assurta a coscienza pure in Pie:ro Kandler, il
quale per ora se ne fa apostolo dall'appendice dell'Osservatore ("), per
poi, nel 1846, fondare iol suo settimanale, L'Istria . Il tentativo di superare
i malintesi fra d ue città italiane, capoluoqhi (per usare un termine m oder-
no) di due :regioni italiane (e ques!o tentativo non sarà senza seguito, 0
talune mcmifestazioni di reciproca .simpatia fra le due città adriatiche
preoccuperanno, ancora prima del 1848, i governanti austriaci), è un nuo-
vo ·p asso per il raggiungimento d i una coscienza nazionale un Earia che
a ·TTieste è fatto, nel caso presente, non già per opera del giornale ro-
mantico locale, ma per opera del giornale d'in!ormazioni più ,l etto della
città, il qua.le ha bensì una sua parte, la prima, non ufficiale, ma che
nella seconda parte porta il titolo di Foglio Uffizia/e (") e, per concessione
speciale, può fregiarsi, e si fregia dliatti, dello stemma del-l'impero.
Non crediamo sia da dar ·soverchia importanza al faito che, nella
terza puntata, de-I 7 g iugno, il Valussi parl i di Venezia e di Trieste come
dei ,due porti p rincipali dèH'lmpero,, facend o' capire al lettore che - egli,
GIORNALISMO TRIESTINO NEL 1848 275
col riavvicinamento delle due cit!à non intende prospettare untr soluzione
politica estranea all'Austria. Ma poche righe dopo si fa fau tore di una
unione doganale italiana dalla quale nè Venezia nè Trieste dovrebbero
essere escluse, e dall'aspirazione a quest'unione dogana-le, ci sembra tra-
sparisca con sufficien!e chiarezza pe:;:- il lettore stesso l'aspirazione a lla
unione nazionale politica: «Ne' varii stati d 'Italia si comincia a val utare
al g iusto i danni che p rovengono ad essi dagli ostacoli di ogni ·specie
frapposti a l libero svolgimento d e l loro commercio e delle industrie; ivi
pure si riconoscono gl'indubi!ati vantaggi che da un'unione doganale
dovrebbero immed.iatamente a .tutti provenire: e non è un preparare l' av-
veramento d i questo voto comune, il fare c he prima concordino gli animi
e le volontà nel.J'a iutarsi a vicenda? La na!ura ha assegnato alla Penisola
una posizione tale, che al ,procedere dell' incivilimento nell'Affrica e nel-
l'Asia, Ja sua p rosperità marittima e commercia le non potrebbe fa llirle,
se non p er un'assoluta inerzia ed ignoranza de' figli -suoi! E forse, che
quelli pos:i all'estremo lembo dell'Adriatico avranno della posizione i
maggiori v an taggi, p erchè n on hanno a gareggiare coHa concorrenza de'
vicini: se però, quel che speriamo non avvenga mai, ciò non ,serva a ren-
derli neghittosi o confidenti d i troppo nella necessità, anzichè nel proprio
senno, e nell'energia d e' loro sforzi cospiranti.»
L'Istria costituisce un argomento che particolarmente attra e i colla-
boratori dell'appendice. -11 9 gi ugno ne parla il Kand ler, sotto il pseudo-
nimo di Pietro Ceruti, nell'articolo «Sulla p opolazione delol'Istria e x-veneta».
Più tardi a ltri tratta sulle possibilità di miglioramento dell'a gricoltura
istriana.
Il ·10 settembre, un impo rtante articolo di C. D. F., iniziali dalle quali
facilmente traspare il nome d i Carlo De Franceschi.
«L'amore del suolo natale», d ice l'articolista, «è incontrastabHmenle
uno de' più nobilì e fecondi sentimenti, che fu in ogni tempo sorgente di
azioni generose, d i stupende prodezze, di sagrifizi pressochè incredibili, e
tra g li stimoli più potenti a promuovere il benessere e l'inciviUmento de'
propri concittadini. Soltanto le anime fredde, atte a nulla, e gli egoisti,
attivi unicamente per sè stessi, n on s i sentono infiammato il cuore da que-
sto s acro fuoco, e la loro stupido e ambiziosa indifferenza collo specioso
vocabolo del cosmop,olitisano cercano palliare.»
Ma, soggiunge l'articolista, un siffatto rimprovero non può esser
rivolto agli istriani. Ciononostante «udimmo mo1ti stranieri, i quali, cono-
sciuta un. po' più da vicino l'Istria , trovarono sì generale, sì ardente ne'
suoi abitatori l'amor patrio, meravigliare che fervido prorompa in parole
soltanto, e in atti sì ra ramente manifestisi». Questi stranieri stimarono
giusto rimproverare gli istriani di non far nu.Ha «per -sollevare la provin-
cia dalla misera sua condizione agricola, indus!ria~e e commerciale - di
non progredire nella coltura intelle ttuale col dedicarsi nelle pubbliche
scuole ag,li st ud j, per poi cuoprire gl'impieghi, ora tenuti quasi esclusiva-
mente da st.ranii, e l'amoroso e sercizio dei quali da parte d'indigeni cono-
scenll l'indole degli abitanti, le circostanze e i bisogni del paese produr-
rebbe p iù pronti i vantaggi - d i non pensare ad illustrare storicame n te
questa nobilissima terra - di non adoprara in nulla concordi unendo le,
benchè piccole, forze parziali a utili fini comuni - e di starci a l contrario
276 GIULIANO GAETA
queste adunanze, nelle qua-li accorderò che non si trovi ancora quel-
l'ordine e quella eloquenza parlamentaria che è frutto dell'esercizio,
vedrete, dico io, che non s'occupano sempre di quei nonnulla che ali•
mentavano un tempo le accademie italiane [ ... ].,
Ma più oltre va il Dall'Ongaro nella sua iettera del 22 ottobre,
pubblicata il 6 novembre, e che s'inizia così :
«Se i Congressi scientifici italiani non avessero recato altro bene
alle scienze, che offerire un'occasione alle diversa città che d'anno in
anno li accolgono, di pubblicare una illustrazione più o meno perfetta di sè
medesime, e dei propri dintorni, io credo che ciò basterebbe a rispondere
a quella cinica interrogazione che non si manca di fare: quali u·tilità da'
congressi? Non ipensì tu che nel corso d'alCtIDi cumi s'abbiano raccolti in
molte di queste Guide speciali, i più importanti documenti da cui desum~re
quando che sia una descrizione della nostra penisola, scri tta da noi, meno
inetta e meno superficiale di quelle che gli stranieri ne va n compilando,
o correndo di galoppo, o partendo da falsi dat• , o vedendo l'Italia a
traverso il prisma delle nazionali e personali antipa!ie? Se te ne lascias-
sero per avventura alcun dubbio le Guide degli anni antecedenti, le
quali vennero successivamente ampliandosi, ma rimasero sempre fra i
limiti delle città e dei con!orni, leggi il prim o volume dell'opera del
Cattaneo : Notizie naturali e civili della Lombardia, e avrai tosto una
prova dell'ingegno dell'u omo, d ell'uliìità dell'opera, e di quel c onsolante
progredire nel bene çhe va la·s ciando d'anno in anno sì s plend ide tracce.»
E poi, rivolgendosi al Valussi: «Mi ricordo che in alcun luogo
manifestavi tu stesso il pio desiderio, che le Guide delle ci1!tà, s'es:endesse-
ro alle provincie e c osì rendessero un vero servigio all'Italia intera. Ed
eccoti il Ca!taneo che trasforma in fatto il tuo sogno, e mostra che non
manca i'Italia di forti ingegni e d'animi generosi, che senza mira d'inte-
resse, e senza immediati compensi, usano tutto per la causa del bene, e
per il miglior decoro della patria comune.»
Il Ca!taneo - lo leggiamo nella seconda puntata delle lettera,
pubblicata 1'8 novembre - , tessendo la storia della Lombardia collegò
q uesta grande e feconda provincia a -lle altre parti d 'Ita lia con nuovi vin-
coli e di interesse e d'affetto (-1 9 )».
Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, l'amnistia di Pio
IX non ha nessun riflesso immediato nell'appendice stessa, se si vuol ec-
cettuare un sonetto intitolato «A Roma» {40 ), che va annoverato fra le
poesie inneggianti al pontefice in cui, per dirla con il Monterosso «Dio
rimava costantemente con Pio» (4 1) .
Un nuovo impulso, invece, l'appendice lo riceve nel 1847, ed è
preannunciato in un -numero speciale, del 13 dicembre 1846; in cui lo
Osservatore enuncia il programma per l'anno venturo.
Il giornale dice che ,all'uopo di personificare per così d ire nello
Osservatore Triestino le forze intellettuali d ella patria nostra e rivolger-le
tutte ad un unico !3Copo e farle rappresentare onoratamente Trieste al di
fuori , abbiamo procuralo di concentrare nell'Appendice gli altri fogli
GIORNALISMO TRIESTINO NEL 1848 281
conveniente sotto l'aspetto geografico, sia quella che, dal TerglÙ (") vol-
gendosi a mezzodì passa ad orien '.e d'Istria, d i Planina e d i Adelsberg ("),
tocca la vetta dello Schneeberg ("), e scende al mare colla Reczina (")
tra la città di Fiume ed il poggio di Tersatto.,
L'appendice si occupa d'igiene e di medicina, .;;pscie per opera d el
doti. Formiggini; si occupa di agricoltura, tratta di p roblemi giurid ici ed
economici, sempre nello spirito del g iornalismo scientifico risorgimen-
tale.
In una delle corrispondenze del Formigglni sul nono congresso degli
scienziati italiani tenuto a Venezia nel settembre 1847 - lettera del 26,
pubb licata il primo ottobre - sta scritto :
«Oggi ci fu riunione degli scienziati per la scelta delle città in cui
dovrà aver luogo il Congresso nel 1848 e nel 1849, a lla quale i soli scien-
ziati italiani furono ammessi, e fra questi., come pure avvenne negli altri
Congressi, furono ammessi anche i Triestini, rispondendo così a quello
a ltro signore che ieri parlando delle strade ferrate diceva non voler par-
la re d i quella da Vienna . a Trieste, non per le ragioni speciose date dal-
l'onorevole suo predecessore, ma perchè dovendosi il Congresso occupare
delle strade ferrate italiane, Trieste egli non la considera siccome città
italiana [ Ora il Congresso con tutto ciò diede torto solennemen'.e a ll'opi-
n ione sua individua le; e a quello lo aveva da:·o .g ià prima, e il chia rissimo
Cesare Cantù ne' suoi begli articoli sulle strade ferra te pubblicati nel
Mondo illustrato, dove dice "Trieste è, e vantasi italiana, e lo diviene ogni
giorno più", e il cav. Balbi presidente di quelìa sessione, e nella sua geo-
g rafia e in altre opere posteriormente pubblicate, e già analizza1e nel•
l'Osservabre Triestino.» -.;,
Abbiamo riportato, s'in tende, tale passo. non già per dire dei fatti
in sè, ma p er dimostrare che di tali fatti l'opinione p ubblica ne era infor-
mata, e con quale spirito ne era informa:n. Tanto più se si deve tener
conto che il giornalismo nen è pura informazione, ma, in quanto g li è
possibile, è a nche espressione d 'opinione pubblica.
La venuta del Cobden a Trieste - e noi ben sappiamo qua le signi-
ficato politico a bbia a vuto il viaggio cli Riccardo Cobden in Itali.a - dà
occasione al Valuss'i di pubblicare un suo artìcolo sull'Osservatore del
30 giugno in cui è riaffermato il concetto che la libertà del lraffico è ten-
denza comune a tutti.
Del p ranzo in onore dell'economista inglese si parla poi nell'ap-
pendice del 4 luglio, ma qui invece non c'è parola sull'incidente del Dal-
l'Ongaro, nè sul suo discorso: il Dall'Ongaro ·è sernplice-me:ò~e ig norato.
Anche questo ci sembra un segno dell' im-P ressione che il discorso antiau-
striaco del poeta nostro fece alle autorità costitui!:e: oltre all'espulsione
dalla città per l'incauto difensore dell' italianità di 1rieste, e sse devono
aver pure mandato l'ordine che nè del d iscorso incriminato nè dell'inci-
dente stesso si facesse parola. ·
Continuiamo ancora a spigolare la nostra appendice. Il problema sco--
lastico vi è tenuto presente, e vi si vantano le conquiste che in questo
campo ha raggiunto la città. Non mancano i sagc;Ji archeologici, per
quanto tale genere di studi sia ormai, dal principio del 1846, trattd to pre-
284 GIULIANO GAETA
NOTE
(10 'Settimanale sorlo per ìnizfrrtiva <li Anl-:,nio MadonizZa e di Giovan:-.i Orland:ni.
(2) Nell'ullimo numero della Favilla, il Dall'Ongaro, prendendo congedo dai lettori a nome
dei collaboratori, rilevava come il periodico romantico avesse mutato il sentimento della
città da cosmopolitico a nazionale, costringendo pure il governo a delle concessioni cui era
stato dapprima restio, nello s,ua mania di germanizzare che lrovava il suo pun '. o di pa rtenza
nella politica q:i.useppl.na. «Chi scrive queste pan::1le•, dic&vo il nostro articolista, «si ricor:.la
di essere stato interrogalo or son sett'anni in una delle nostre primarie conversazioni se
Tri~te avesse o chiamarsi città italiana o O'ltrimenti. Alla sua risposta o Hermotiva tutti g li
risero in faccia, aro s i riderebbe forse di chi facesse la stesa f,n'.errogo :zione, onde H governo,
secondando il vo!p universale del ,pa.e,s€, stabilì ultimamente c he le prime' scuole elementrnri
si dovessero dare anche in lingua italiana, e ordinò a quest' uopo la versiCU'le e la ristami;a
dei tes1!. Questa notizia sia l'ulthna che avete, o lettori, dal g iornale i~aliano, che è contento
di chiudere con questo -fatto la sua cronaca urbana .•
(3) Vedasi U cap. «L'osteria dei 'Tre Tre'» (edizione c=ultata; Stab. Ti-p. Ca.prin, Trieste, 1927).
(4) Baxtolomeo Mengotti, natio a Schio da famiglia che esercitava l'arte della: lana, =dà da
giovane a Rovereto, dove s'impiegò in uno fabbrica: di ca:rte da glo=, poi passò a Verona,
quindi, nel 1809, a Trles1e, do.nd.e rimpatriò nel maggio 1811, per malattia. Vi ritornò nel
settembre 1812, venticinquenne, «a piantar casa e fabr ica ln via Crosacla» (•ted'O'Si op.cit. del
Caprin, =P· uUna notte in mare• e cap. cii. nella nota p recedente. Sul1'a,ttivi16: del Mengotti
a Trieste vedasi pure la Storia dell'arte e dell'ar!iqianato fn Gorizia, di Ranieri . Mario
Cossàr, Arti Grafiche F.Jli 0.narini, Pordenone, 1948, c-.:rp. VTII, . t'OUocen;to•).
(S) Il D/rflto d'ltal(a su Trieste e l'Istria è un·a raccolta di documenti edita anonima dai fra:•
telli Bocéa, Torino, 1'9 15.
GIORNALISMO TRIESTINO NEL 1848 287
(6) Tale periodo a ppare in uno. rece nsione del doti. Soule Fonnigg ini. Veda,;I in propos,ito il mio
saggio Panorama d e l giornalJsmo trie stino durante la rivoluzione del 1848, opuscolo primo :
Il periodo preparatorio ed i .mol/ del marzo, par, 21 cL'Osservalore Tries tino nel piimo trimestre
del 1848•, ed. Lega Nazionale (estratto Porla ·O.Jenlale - Trieste, 19-19).
(7) Tale periodo a ppare in un articola tl>o di Michele Fachinelti. Vedasi il mio saggio citato n ella
nella nota precedente, par, «I moti del marzo•.
fS) Vedasi saggiò e Por. cit. inello nota 6.
(9) Vedasi Francesco Fatlorello , Pacifico Valu ssi, Editrice la Scuola Complementare, Udine, 193!.
(10) li teatr o Grande à l'attuale teatro Verdi. Lo. cr!tica: diceva;
• Da_ due sere il Nabu~, tra favore e furore, con un successo di entusiasmo obbligato.
11 hbre tto di Solera , onundo d al francese d i Soumet è un impasto d e l Belisario , del Mosè;
e d ella SemJromide; ma vers eggiato con biblica fan tasia, e non senza situazion i e spetta-
colo. CQsì la musica, di Verdi, rUrae da Donizetti, Mercad:mte s si.mi li; ma eccellimtemen te
ela~orala e disposta,e:a: a slanci di effello. La Abbadia v 1 brillo. p rimissima, con voce fresea
e d mtuonat~, infa1icab1le, d i b el metodo, ed è veramente l'arnma deLo spartilo. La fiancheg.
qiano sufficienti, Ferletti protagonista, e Tabellini; Macksa esordiente ed il resto . . Onde 11e
fon,e manca dellac;rlio e novità, il complesso è p iacevole, e riiicuole applausi e ch iama te.
Vestiario, decorazioni ed accessori, piuttosto aggra devoli; l'insieme posto in iscena con curo .
Mo: que l sacerdote col pugnale srullo: figlia d e-I re, me ntre I vincitori babilonesi lo circondano
com.e ad u,na fes.ta. da Ballo; quello .sgabello, s u cui Nabucco non so: come tene re k,, gambe,
quella spada dato e afferrata sul cuor della lama, quella maledizbne si ripe tuta, quei n ame
s o nio che ncin st pronun,cia quasi mai, d ivenuto rHornello dei! Coro, sono sconcezze s ulle
quali, perchè poco importano a l i:;ubblio::t czvr,emm:) anche a d sss 0 taciuto, se q u oo1a v olta
non fossero troppe.»
L'impres-sione che Il Nabu oco ave-va fa tto sul p ubbUCd tr~no era s!ala però ben di'lerente
da quella riportata dall'estensore de lla critica qui trascritta. Giuseppe Carlo Boltura, nella sua
Storia del Teatro Com unale di Trieste (edita a Trieste nel 1885, coi tipi d i Giovanni Bale-
~~~~ ~ it~~~1i{Ki~o;~ttd,c!';e;~~~~rd~~~z~ : e n~ J1gbuc:cn;u;:;rgu;~~~~s~l~t:ra~Til!s:~~~e}~
prima volta l'll di gennaio del 1843 {lo troviamo ann unciato, come opera nuova, nell'Osser-
vatore del IO), asseriva (vedasi sollo cll Teatro Nuovo•, cap. V) :
«Il Nahucco segnò orma s plendidissima anche sul teatro di Trieste, come in altri d'Italia
ne aveva segnai-, del pari. Si d1menlicoI'Qn'O le varie incongruenze d e l libretto, scritto in
buoni ven,i dal Sclera, per ammirare soltanto gl'insoliU pregi di una musiça nuo va, sma-
gliante, lncantevoie.•
Per dire del successo otte nuto, bastersbbe ricordare che nell'Osservatore di sabato 21 g en-
naio e ra annunciata l'ottava rappresentoiìone dell'o.pe ra verdiana.
Ritornand o al Botturo, diremo che men lre l'Elisir d'omore, dato per la prima volta il 28
Q"ennaio, «sva.'"XlrÒ tutto in quella sera», il 30 il Nahucco ricomparve «con successo an•
cor più b rillante di prima•.
Poi, in febbraio, altre opere che non ottennero successo. Ma ,tutti avevano in cuore il Na-
h ucco che ricomparve il 28 e si andò alternando con la •Saffo, in aUesa del nuovo ballo
Dona Sol , la p rima del quale s eguì gli 8 m arzo ».
Ci dice Guido Hermet (vedasi La vita musicale a Trieste, 1801 -1 944, in «Archeografo Trie-
stino, serie I V, voi. XII-XIII, an no 1947, cop. VII I, • Rappresen t~ioni e p ubblico d'eccezion e •)
che in q uella s tagione l'opera verdiana fu replicata 19 v olte-.
Inoltre il Hermet ci riporla le note di uno spettatore del Nabucco dato a Trieste nel 1843,
nelle q uali st rileva come •il pubblico seguì con attenzione il nuovo spartilo che rivelava
u na vaghezza d'armonia insolita, una va rietà di colori, ur.a =piente e forle c::mdotta melo-
dica, u na grandiosa utilizzazione del coro, per cui s e tutta l'opera pia cque, a lla fine d el coro
Va pensiero esso scattò in commosso entusiasmo >.
(11) Vedasi Il Lloyd Triestin o, Officine Grafiche Mond adori, Verona, 1938, cap. V, «Navigatori.
letterati e giorncrlistl» .
02) lJ Lloyd di Triesrte, a llora chiamato «Lloyd austriaco ~, ero sorto nel 1833 come compa~ia
d'a~sicura:zioni ma rittime. Poi sorse la seconda sezione lloydiana, c ioè la società di naviga•
zione, progettata :fra ìl 1834 ed il 1835 (i primi .i:;i-roscafi vGnqono mes,si in linea n el 1837).
Già nel 1834 p erò il Llayd Cliveva ot·le nut 0 l'autorizzazione per una pubblio:rzione periodica
di carattere mercantilistico - vale a dire il Giornale del Lloyd - con cui ha av uto inizio
l'attività editoriale Jloydiano. Dal 1842 Il Lloyd ebbe u na tipografia propria.
(1 3) Naro n el 1835.
(14) L'Osservatore era nato nel 1784 .
(15) Citata dallo Stefani nel cap. di cui la nota Il. Per il Tommc.sao, l'Osservatore, sotto la
guida del Va]u;s,si, divenne uno det giornali politici cpiù 3ensa ti e meno schiavi che ]a peni-
sola avesse>.
(16) Vedasi Alberto Boccardi, Memorie triestine, tipografo Balestra, Trieste , 1922.
(17) Vedasi 11 glornalis.mo e la sa!lra n el Risorgimen to, Casa Editrice Vallardl, Milano , 19 48,
parte I, cap. • Psicologia generale del g!Ornale- ila:liano nel Risorgimento•.
{18) Fondato nel 1829.
(19) Una tale attlvità de l Kandler nell'Osservatore Tries//no S o:n '.eriore alla d i :ezione del Va-
lussi. Dalla blbliografia d e,qli scritti .del Kandler aggiunta da Giovanni Qu=ntctto a! sue
i:iaggio Pietro Kandler commemorato nel XL anniversario dolkr morie (vedasi Arclieogro1o
Triestino, serie III, voi. XXXVII, anno 1921 ), appare che il p rimo articolo d!'ll lCandler (fa.Ho
in collaborazione con l'ing. Sforzi), è apparso n ell'Osservato re de l 1842. N el 1843 _la colk-
b o razione del Kandler si 1a .più intensa, specie col pseud"onirr.o di Pietro Ceruti.
(20) Il titolo intero è Foglio Uflizial e dell'O sservatore Triestino. Sotto tale litolo il g iornale ri-
porla anche disposizioni legi,s,Jative in lingua tedesça-.
(2 1) li periodo citato è nel numero del primo marzo.
(22) Sotto il litoìo ~r dintorn~ di Trieste ~.
288 GIULIANO GAETA
(23) Va qui rico rdato che nello stesso numero era citata la F_avilia (ma una citazio~e di qu~sta
5 0
l;Ius~~;iag:i G7~~al~n~~~~r:::;te~ i~i $t~ib~e :~lin~~~/. fZu ~~~:i. \~~fe ~o~
4 1
~i6Cl~
tono di polemico, ma di sirnp:t:!la, confermono esse pure il carattere roman lico dello nost ra
a ppendice .
(24) II iito lo è «Cenni s ull'a1tua\e condizione de ll' Istria e sul modo dl miglio nrla.-.
(25) Nell'articolo «Letteratura .patrio:».
(26) Vedasi l'appendice de'l 1.7 e d el 26 ap rile.
(27) Vedasi cTro.iberiana IV>.
(28} Vedasi «Traibe riana IIJ..
(29) «Traiben, grafia italica del tedesco «Treiber- , che vuol dire «m;:indriano». C?l p seudonimo
di Giuato Traiber il Kandl er scriv e sull'Osservatore dall'll lebbraio l8<i4 {questa è la cosld-
detta cTraiberlana J. ). Qui, come dice il Quarantotto (vedasi la biblioqra!io citata a nola 19).
e gli clratta lepidamente d i vari s:ogge1tl patri, tra cui d e ll'orig'.ne del n ome Tri.esle• . N e'ila
• T:rai beriana Ih, d'el 28 febbroi o successivo, ..esorla allo &t-udio delle be:Iezze n-::Iturali e dei
ricordi -s-torici <iel paese intorno a 'l'ries-te• .
(30) La prima è del 7 ,luglio.
(3 1) Ne lla p unta la del 26 luglio trovi<:rm.o un d ia logo fra H Ceru.ti e il 'l'raibe:.
(32) Cosi il cullo di Dccnte, g ià vivo nella regione (vedasi in proposito Baccio Ziliotto, Danio e
la Venezia Giulia, Editore Cappelli. Rocca San Casciano, 1948), ha av uto pure d ei rifless i
nell'appendice dell'Osservatore . Per esempio, U 2 a g osto 1844, l'appendice si è occupata sul
;0 preleso soggiorno• del poeta nel Friuli.
(33) Vedasi l'articolo in d ue p ul1ilate , del dott. Nobile, «Sulla s trada ferra.la da Vi en na a T1"ieste , .
(3-4) Vedasi, sotto il titolo • L' Istm o d i Sue z- . u n a lettera d'A less a n dria d el 27 gennaio, pubbJi.
c:crta il 10 marzo !1844.
(35) Cosi il 19 a prile 1844 tro viamo nell'appendice una nuova poesia per il genelliaco dell'im-
p eratore ed il 20 settembre successiv o una poesia per la sua. v e nu ta a Gorizia. 11 3 gai-noie
p rec&dente, nella seconda puntata dell'al'ticolo citato «Sulla strada ferrotcr da Vienn,a a Trie.
ste,, lroviamo questo periodo : ~Trieste, datasi spontanea, per un feHce presentimen:o de-' suoi
~tu:l t.~'.f,1~i
a lla sov ranità d ell'augusta Caso d'Abs burgo, quand'era piena mente p~drona
(3 5) Circa tale p ubblicazione, vedasi Lino Gas parinl, La S trenna Tri estina , !!'I A rch eografo
Triestino, serie IV, val. VII, anno 1944 .
(37) Ne ll'appendice del 3 maggio 1844, s etto il titolo • De l n uovo dramm:i: " Do:nenicc Veneziano e
Andrea del Castagno" e d'oltre cose" , si legge che ~se s i annrunzia una produzione nuova,
di s'Oggettc o d'a utore itaiiar.o, il pubblico v'accor r e a d udir la con \1 n s~ nso ansioso, ccme
di speranza a tema cong-iun ta, di trovarvi o no il latte s-uo" . ,
(38) Per amor e d'esatte :tZa: {"ile viamo che, per evidente e rror,e di stampa, n~l tes,:oo s ta scdtto
.-sientlfiche> .
(39) Oui si- citano alcuni per iodi signif ic<ltivj de l Cattaneo, che pensiamo sia utile ricorda r e
«Lo s traniero• , egli dice, cvede chi noi siamo: i nos tri padri !urano p !U prodi che fortun a ti
e noi possiam dire che la nos tra g ener azione fu simile alle trapassate. Vivono ancoro Ira
noi 'l e reliquie di quegli eserciti che, improvvisati da N~ !eone. mi!i'.arono EOt"o le mura cli
Gerano e di Vale-nza, sui campi sanguinosi di Auslerlit-z. e di Roab, che dopo ave r combat-
tuto a Maro-Jaros lavetz, conservarono ,:rulla Beresina u na disciip]ina e un' a lacritò supe-riori
ai disastri, e in g uerra che to rnava a gloria d'all ra nazione poco Jodaia p er gratUuè lne,
sostenne'tO fin dopo la caduta d el loro ca.po, lutti i doveri della fede ltò mi!ltO're.,.
E, dopo d'ave-r r icordato il contribut o italiano in ogni r amo d e Jl 'at;ivllò umana:- «Ne i, senza
d irci miglicYrl degli altri popoli, pos-s,iomo regger e al paragone di qual aHro siasj più illustre
.i:;er Intelligenza, o più ammiralo per virtù ; e aspettiamo che un'altra ~azio n e ci mostri, se
può, in pari spazio dì 1e rra le vestigia di m aggiori e p iU costanti fatiche. E'. una scortese
e sleale asserzione quella che a ttribuis-ee ogni cosa fra :ioi al favore della no.tura e aU'a rr. e
nità del d e lo: e se il nostro paese è u bertoso e b e llo, e nella r egio ne dei laghi, forse pi ù
b ello di tutli, poss iamo dire ezia ndio c he ness un popolo s volse con tanta puseveran za d 'a~te
i doni che gli confidò la natura~.
(40) Tale sonetto, del doti. cav. Zam boni, è apparso il 31 luglio 1846.
(4 1) Vedasi Raffaello Monterosso, La Musica nel Risor9 i.r.enlo, Casa Editrice Vallardi, Milar,o,
1948, çap. III cinni po;trtottici e canti popelari del Risorgim e nto ilaliano» , par. dn-ni p at-riotti'ci
fino a l 1848>.
(42) Tale articolo, d i cui alcuni periodi s9no citati nella. .no ta 2, aveva pe't ti tolo .- La Favilla a i
suoi lettori benevolb .
(43) Del quale poi era am ico, come· risulta dal Diarlo intimo del Tommaseo s tesso, pubblicato
a cura di Raffaele Ciam.plni (Edil'or e Elnaudi, Torino, 1939). Nel diario de-I 2 giugno 1846 il
'l'ommaseo definisce H VaJ ussi «amico di cuor e •.
(44) Trieste e l'lstria e loro ragioni neIIa qu es!Jone italiana , Editore Brigalo, Mila."lo, 1851. L'opu~
scolo esce anonimo.
(45) O Becca:, oppure ancora Timuvo superiore, il quale s ' inabissa nella. grotta di San Cam:iano.
(46) O Piuca, che s'ina-bi~a nella grolla di Pos·tumia.
(47) Tricoma.
(48) Postumia.
(49) Men-te Nevoso.
(SO) F iumara.
(51) Vedasi l'articolo «L'Estetica de' giornalis ti e q uella del popolo" .
GIORNALISMO TRIESTINO NEL 1848 289
(52) In q ues '-:> periodo il "_lolussi dà l'i~ressione di àivenire rnmpre più immediato nell'espret-
r~o~~ng~~ ~~to~e:~ ~~~~:~, I~ ~t~f1:~~~:~ f~ ~~r~~~f~~~: ~~;~:s~d~r f~~~~~~la~i
con cetto s ul qual~ l'articolo ,era impernia!o, ma sul qua-le presu mibilmente egli non voleva
sembrasse imperniato, per lo m eno a tulU ~ lettori: m e tod o ques,to eh' €> loQico con siderare
come precou:donale per non inca;ppar nelle reti d e i censori austriaci. Ricordiamo a q uesto
p rop osito un a-rticolo ,già e sami nato nel .p resente studio, quell'o su «Venezia e TTiesle>, del
2 g iugno 1843. Qui, ci -sembra fuor di di scussiooe che il concetto basilare, ben più che il
sup eramento dell'an!agonismo fra i due porti adrialici, sia l'unione doganale italiana da lla
quale n è Ven8'Zia -00 Trieste d evcno ess ere avulse. Ma si consideri con qua nta caut-e'la s i
giunge a questo conce tto, evitando cii ,prendere in p ieno uno: responsabilità personale o re-
daz i'Onale: «Ne' v arii stati d"Itaha si com.incki a valutare a l giusto i danni che provengon?
ad essi dag li ostacoli di ogni• -specie frapposti a l !ibe-ro svolgimento del lo ro commercio e de:~
le industrie> ecc. E si ricordi che queslo concetto è espresso soltanto n ella terza e d ultima
puntata, e verso la fine della stessa.
Tale metodo sarà più tordi ripreso dal Valussi. Il Monterosso (veda5 i il volume citato nella
no ta 4].j, cap. Il, «Es.pressioni v arie della vita muskale nel Rlsorgimanlo>, par . .:Spigolando
attro.v erso i giornali•) metta m rilievo uno studio del Valussi, oippa-rso In p iù puntate n egli
a nni 1854-55 sulla Gazzetta rnusi'cale di Milano. Tale studio . ha i::er lito lo «La mus~ca con-
side rata. quale strwnento di educ=ione sociale ~. Il Mo nte-rosso dappr ima n on può fare a
m eno di osservora: dl !Holo, veramente, p rdrnetle ipiù di quanto il contenuto non dia: si
tratta d elle solite vag he e gen eriche teorie estetiche, le stesse che ri masero in voga per
seeoll sino a non moltiuimi ano.i or sono .•
Ma, g iun to alla s-esta J:: un la ta, d e l 18 giugno 1854, ddpo d 'aver cita·lo alcuni pass~ salienti
e di chiaro !rosp:lrenza p at rictt ica, il nos.tro a-utore ncn p uò lare o m e no d'esclamare:
•Più chiaramenle di così non si -poteva pari.are, c;r Milano! Questa volta, non è possibile che
l'autore non scrivesse 00n intenzione. Troppo egli lnsi:J-te su parole apparen temente vughe
ed indeterm inate come 'movimento', 'azione', e sull'effic acia d ella musica in tali ·mov:-
m enti' e d in tali 'azioni' . Pure intenzionalme nte l'autore dovelle disseminare ques le righe
nel cors o di: una lunga s erie di a rticoli, perchè più facilmente p assassero inosserva te a chi
.non dO"leva notarle.•
(53) R)prod uciamo, p er m etterle a c onfro nto con a ltra critica, quel!a citata n ella nota 10, un passo
della critica del Nahucco a pparsa il 23 ottobre ì 847, in o ccasione di un a ripresa d ello
spa1tlto verdiano al te atro Gronde :
•Qu esto &uperbo s,partito, che fu salu1ato da l primo suo apparire in Mibno, -ove fu s 1mter.-
ziato avere finabnen!e l'Italia -u o gronde maest ro di più, trovò sempre e d a. tutti confennoto
il gh1dizio, pur -tenendo conto di alcuni diletti inseparabili da oQni natura umana, e tanto
più nei .:ç,riml lavori di un grand'e i ngegno; quest'opera, dicevamo, fu accolta c on sommo
fav o.re altre volte Ira ,n0i, da ablll ar ti.sii, interpretata.•
{54) La crilica appare sul giornale di domen ica: 7 nove mbre e vi si parla della ra,ppre.senloziooe
d i v e nerdl. Ma, aven do la compagnia del Modena da to l'ultima sua r<:rppresen1ozione il
31 ottobre, si deve d edurre che la rappresenta zion a cui la critica si rifer:sce non è del
5 novembre, ma del 29 ottobre.
(55) Vedasi sotto Il titolo dnto rno ad a lcuni scritti pubblicati in Sicilim .
(56) Sotto Il ti tolo •Sulla slrenlla l Fiori (1847) di Siracusa• .
(57) Nel testo, veramente, troviamo anim al morosus, errore che corregg iamo.
(58) Vedas-i 'S'Olio il ti!Oll.o cSoManto in Sicilia>.
N. B. La collezion a d ell'O sservatore Trles'.ino è stata con sultata presso la Biblioteca C ivica di
Tries le.
UNA RACCOLTA
DI FOGLI VOLANTI POPOLARI
delle volte fanno bene a pudica mente coprirsi del velo dell'anonimo, ge-
nera lmen te non conoscono neanche le norme elementari della grammatica,
sebbene probabilmente abbiamo goduto il benefizio dell'istruzione obbli<;a·
toria . La maggior parte di siffatte canzoni, non pop ola ri veramente, ma po-
p olarizzate più o meno col mezzo della stampa, serve alla le ttura, non a l
canto: solo talune sono state veramente cantate ,come a d esempio quella
sul Bresci• (').
Per tornare a lla nostra raccolta, e alle va rianti chè posson esser
nate dai fogli in a rgomento, farò •s ubito un esempio (e mi scuso. se dovrò
ci tarmi) In una ,memoria presen tala qualche anno fa a ll'Accademia d i
Udine(') pubblicavo, a mo' di appendice, una poesia popolare>, La storia di
Ferine, raccolta dalla viva voce di una vecchia contadina fr iulana, facendo
precedere la composizione della seguente nota:
«Delle composizioni recentemente raccolte, mi piace riportare qui a
guisa di appendice la seguente, ove, per ciò che rig uarda la nostra par-
lata, ci sono solam ente dei termini. e, talvolta, dei costrutti «friulaneggianti» .
Non ho ·potuto raccogHere altre versioni. La vecchia settantacinquenne
Luigia Rossi, che me l'ha dettata a Salt di Povoletto, asseriva di averla a p-
presa in paese ancora bambina. L'amico d oti. Alessandro Vigevani mi
a ttesta ora di aver udito simile storia, ma con finale diversa, dodici anni fa
a Pisa, da tra dizione livornese. Ho l'impressione che b filastrocca proven-
ga dalla penisola, anche per i frequenti accenti merid!ona li, ma forse- è par-
tita dalla pianura padana (vecli l'accenno all'imperatore)•(').
Ora, nella raccolta che è oggetto del presente scritto, ho avuto la
sorpresa di trovare proprio il testo contenente le par ole della canzone, da una
copia del quale la mia informatrice dovette apprenderla. S'intLtola Vita
e morte di Pierina I Giovinetta nata in Francia nel Borgo di Lané I che diè
parola a due amanti: Bastiano e Costcmtin o. Trattasi dì un fcx;rl-io dì mffi.
295 x 200, stampa to su due lati; a p iè di p . 2, si legge l'indicazione : , Firenze,
Stamperia Salani, via S. Niccolò n. 102 - 1878. (I 15)».
A p . 1, una vignetta raffigura un giovane (Bastiano) che saluta una
ragazza (Pierina); nel fondo, tre solda ti che si allontanano mostrano che il
giovane è chiamato a prestare servizio militare. Infatti, dice la canzone :
«Questo buon e bel garzone
fu però assai disgraziato;
gli toccò fare il soldato
e servir l'imperator».
Per farla breve, Pierina in sua assenza lo dimentica e si promette
a Costantino; Bastiano ritorna, scopre il tradimenio, uccide Pìerin.:1, le cava
il cuore e dopo aver invitato a pranzo H rivale, glielo fa mangiare. A p. 2
si vede appunto, in un'altra vignetta, Bastiano che spara un colpo di fuci le
contro Pierina; e, in una tena, ancora Bastiano Che mostre a Costantino il
corpo inanimato della fanciulla. Ma la tragedia non è finìta: l'innamorato
deluso, dopo aver spiegato al rivale il perchè del suo deli tto,
ctirò fuori una pistola
ed un colpo si tirò;
sopra il corpo di Pierina
Bastianin se ne s,pìrÒ.•,
292 GIANFRANCO D' ARONCO
NOTE
(1) Riportato dal periodico «La foITJKITina>, a. II, n. l.
(2) A. D'ANCONA, Poesia e musica popolare italiana nel sec. XIX6 in: Ricordi eid; aifeil.ti;
Milano, Treves, 1902, pp. 351-96.
(3) Ibidem, pp. 394-95.
(4) Per uno studio sistematico deIIa letteratura popolare friulana; Udine, Manuzio, 1947,
pp. 16.
(51 P. 13.
(6) V. SANTOLI, Cirrque canti popolari della raccolta Barbi; estr. d::,:gl '. «Annali de-lln R.
Scuola Normale Superiore di Pisa~, S. II, vol. VII, fase. II-III, pp. l 07-94.
(7) Sul moto ascendente e discendente, cfr. P. TOSCHI, Fenomènologia del canto popolare:
Roma, ed . dell'Ateneo, 1948, pp. 91-118.
UNA RACCOLTA DI FOGLI VOLANTI POPOLAR I 293
I. • Genovelfa / Storia degli antichi tempi; 2 pp., 2 . ill., 28 ol1av&; Firenze, Salon i, s. d.
2. • Contrasto fra un povero ed un ricco / Composizione di Giuseppe Moroni de llo
il Niccheri (illelterato) I p., l ili., 14 ottave; Firenze, Scrlani, s. d.
3. - Dialogo cutioso / ira la Morte e un semplicista / fn cui Questa minaccia di
uociderlo ,con molle infermità / ed egl'i propone di tulto 9Cmore / minaccJandolo al fine di
coglierlo all'improvviso. / Propone, che per fugg ir la mori& l'unico ri medio è vivere in grazia
di Dia; 2 pp.. l 111., 12 ollove; Firenze, Sala n-i, 1872.
4. · Vita e Testamento / del famigerato brigante / Gasparona- / già terrore della
Campagna romana; 1 p., l HL, presa; Codogno, tip. Cairo, 1880.
5. - Storia d-i uno spa:zzacarnmino / che, sposa una zoppa., serva di un prete; I p.,
2 ill., 24 otlcrve; Firenze, Saloni, s. d.
6. · Fatto vero / di una giovane che. ha ucciso il suo amante / dopo essere stata
lusingata e tradita; l p., 1 ill., 11 quartine; Firenze•, Salani, si. d
7. • Tere&ina e Paolino / ovvero / La Madre che vuol costringere la sua Figlia a
farsi monaca, cootro la sua volontà:, e la Figlia era già promessa con Paolino; indi Paolino
si vestì d a frat e , 'PST andare a trovare la sua amante Teresina, che d:rHa passione si era
9'.mmalota; 2 pp., l ili., 22 ottave di otton:1ri; Firenze, Saloni. 1878.
8.. Stefano Palloni / detto il Passatore / al teatro di Foclimpopcli. / Fatto accaduto
in Forlimpopoli / (Provincia di Fct'lì); 1 p., 1 ilL, 24 strofe; Codogno, tip. Cairo, 1873.
9. - Storiia del Generai Garibaldi / Composta in ottava rima da Giuseppe Frang'o-l.i;
l p., 1 ili., 20 ottave; Firenze, Soloni, l-882.
IO - Contrasto tra una Pisano: s una Livomase; I p. , l Ul, I I ottave; Firenze, Saloni,
s. d
I I. - Torquemada / al Sotterraneo della tremenda Jnquisiz\one di Spagna: I p., I ili.,
36 quartine; Codcg-no, tip-. Cairo, 1878.
12 - Sloria / di Federigo Bobini d'Arezzo / dello Gn{cche: 2 pp., l di:., 35 cttave;
Firenze, Saloni, s. d
13 - Lo sgombero dell'Inferno / Nuova Composizione / di Giuseppe Moroni dello il
Niccheri (illet!B!"alo); l p., 1 "ill., 15 otro'Ve; Firenze, Soloni, 1879.
14. - Lamento / della / Raffaella Saraceni / Condannata al lavori forzati a vita;
8 pp., 2 ili., 16 s trofe; Firenze, Saloni , 1880.
15. - La matlre, veneziana / Al Campa di S. Martino, dcpo la Bat:agl:a de-1 24 Giugno
1859 ; 1 p ., 1 ill., 11 ott ave; Ccdogno, tip. Cairo, s. d.
16. - La cal"itò romana / Dove s'intende come una Fanciulla salvasse suo Padre,
condannato a morire d i fame / da Dedo Imperatore romano; 2 pp., 2 ill., 26 ottave; Firenze,
Scrlani, s. d.
17 . Storia del ce-lebre brigante / Biscarino; 2 pp., 2 lll., 25 ottav€,; Firenze, Saloni,
1880.
18.. Il n ipote che- s0Qna il nonno morto / Composizion e di Giuseppe Moroni detto
il Niccheri (illetterato); l p., I ill.. 15 ottave; Firenze, Sa~an\, 1878.
19. - Difesa / di un soldato prussiano / Condannalo a d ·eci giri di verghs, passar.do
in mezzo a 200 uomini, per avere in Chiesa, nel tempo de-Ila Messa, ccntemplato un mazzo
di ccnie; 2 pp., l Hl., prosa; s. I. t.
20.. Fucilazione del caporale Barstmli / Avvenula il 27 Agoslo 1870 nel Cortile
Maggiore- del Casteilo dinanzi alla Torrella; 2 pp., 1 ill., 39 quartine. Firenze, Saloni, 1878.
21. • I..a morte / di Monti e Tognetti / Avvenuta ,;,n Rom?', lì 22 Otlobre 1867; 2 pp.;
l ill., 18 ottave; Firenze, Soloni, 1878.
22. - Orribil !atto / successo a Rignano il 16 g iugno 1880 / Dove s'int€0de come un
indegno Uomo ardì Urare una fudlata a Gesù Crocifi-sso ed il miracolo operato da Maria
SanHs.sima Addolorata; 2 pp., 4 ill., 48 quartine; Firenze-, Sa-lani, s. d.
23 .. Canto sopra la passione del Signore; 1 p., 1 ill., 13 ottave in s ettena ri; Firenze,
Sa:lani, a. d. .
24.• Fatto di un negoziante di Savona / Assalito e legato ad un a lbero da tre
As s"OSsini / la nella del 2 Gennaio 1871 -e libe-ra:to per virtù di Maria SS.; l p., 1 ill., 10
ottqva ; Firenze, Sakllli, s. d.
25 .. Canto lugubre / sopra la Passione e Morte di N. S. G. C.; l p., 1 i"ll , 30 quar-
tine; Codogno, tip. Cairo, s. d.
294 GIANFRANCO D'ARONCO
26 .. AppariUone / délla /Madonna de' :sette dolori / A C ampi Bisenzio ad un' inferma
tja 23 anni; l p., l ili., 12 ottave.; Fire~e, Salemi. s. d.
27.. futto crudelissimo / Accaduto in Macerata Jì 20 Maggio 1877 / Dove s' inlende
come la Moglie ammazzò il Morilo e due figli per godersi l'Amante.; ·2 pp., l ill., 25 ottave;
Firenze, Soloni, s.. d.
28.. Il grande eccidio d i Napoli / Commesso daH'Assassino Misdea (CaJobrese) ;
La sera di Pasqua dell'anno 1884 nella Caserma Pizzo-Falcone; 1 p., l ill:, 24 sestine più
2 vv.; s. i. t. In calce il nome (dell'a.?l- Zannon.J. Florn.
· 29. - Assassin io consumcrlo / in Livorno d::r / Emilio Fallaci / in _Via del Corallo·
2 ,pp., 3 ili., 18 ottave; Firenze, Salani , 1884. ·
30. - L'orribile misfatto di Monterotondo / di un giovane agnellaio / Ucciso peT
vendetta in sedici pezzi e sepolto. / Nuove. composizione di Luigi · BiscOnti detto il Pas'orello;
2 pp., l Hl., 16 ollcrve; Firenze, Sakmi,·1884.
31. • Fucilazione del soldato Costanzo / Avvenuta in Vene-zia il 15 M:irzo 1885; l p.,
I ili., 17 strofe; Firenze, Saloni, 1885.
32. • Il morso del!O: Tarantola / Canto p0p0lare; I p., sen za ili". , 30 quartine. In calce:
Regno d elle due Sicilie 31 del 1850. / Il Presidente Fenicia.
La raccolta contiene anche s tampati spagnoli :
33 . . El · /ccmtor de k ns hermosas. / Trov~s de amor dedicadas al bello sexo por
unos / aficionados; vari numeri con lll.; Barcellona, Rarnirez, 1876, 1877, 1-878, 1881.
ASTÈROPE
LIBRO V DELLE .LAUDI" D'ANNUNZIANE
Ora che ho qui, davanti a me, anche il quinto libro delle Laudi
d'annunziane, nel commento d i Enw PO!hnieri (1 ), e vedo comp:uta l'impreSq:
che H Palmieri, aveva in~ata nel 1941 con la Laus Vitae, avverto in me
lo svolgersi di. un processo critico, il cui problema centrale ~ questÒ: -
Qua le risonanza ha, dentro di noi l'opera di Gabriele d'Annunzio nel mo-
mento attuale ?
Alcuni de' più recenti articoli c ritici, che hanno agitato ne' gior-
naili -la questìone di «ciò eh' è vivo e di ciò eh' è morto» di Gabriele .d' An-
nunzio concludevano: - il d'Annurizio non sopravvivrà a sè stesso che
nell'opera poetica delle Laudi.
Un qiudice più severo degli altri, Giuseppe De Robertis, limitò anzi
il merìto delle si'esse Laudi, con la sentenza perentoria: ----,- «quando si d ice
Laudi, si dice quasi solo Alcione,. (,Tem po,, Milano, XI, 35).
A!Jorchè dall' Ungheria ci fu chiesto, anni or sono, quale fosse il
capblaVoro del d'Annunzio che meglio rendesse misura della sua potenza
lirica, non esitammo neppur noi ad additare il terzo libro delle Laudi,
«Alcyone:a . Ed io fui ben ·lieto di stendere una prefazione per la mirabile
versione in ungherese, fàttane da Kàlmàn Temay insieme con l'amicò
suo Gàbor Olàh, e uscita in una magnifica edizione !irìestina, eh' era fre-
giata da una copertina del pittore nostro Piero Luca no. (Vedi Porla Orien-
tale, XIII, 108-11).
Sennohchè, nel oapolavoro dell'Alcyone non è tutto il d'Annunzio.
L'Estetica più intelligente ci insegna che nell'opera d'arte, la qua le, in natu ra
ossia nellà realtà storica, si presenta sempre più o meno compÒsita, non
c'è unicamente l'artista, ma c'è l'uomo intero, l'uomo di pensiero e l'uomo
d'azione , l'uomo con tutte le sue doti e facoltà individuali, con tutte le
sue passioni, simpatie ed antipatie, la sua cultura, la sua _morale, la
sua religione·, con le sue ripercus-siohi, echi e reazioni del 'SUO tempo e a l
sU:o tempo: son tutte cose che entrano direttamentè . ,o indirettamene nel-
l'opera d'arte e contribuirono a ispirarla. E noi dobbiamo tenerne conto, se
vogliamo capire e sentire ti.Nito il sigpificato e valore dell'opera d 'a rte nel
suo divenire e nel suo sbocciare al lume della vita.
Ma, come c'è un uomo intero nell'arlis"ta, ' c'è -anche un uomo intero
in ciascun lettore o rappresentante del pubblico, sia contemporaneo sia
postero. Anche lui ha: lé sue predile:zi.oni e le ·sue avver.sion~, ha i suoi
296 FERDINANDO PASINI
Enzo Palmieri ha concluso con l' Astèrope la sua più çhe decen nale
fatica, consacrata a li' esegèsi delle Laudi d'annunziane. Si èrvverte, in p iù
punti del commento, ch'egli doveva lottare con se s'.'esso per non dar la
parola a quel Palmieri, c he fin dalle sue giovanili Crociere barbare (1920)
mostrava una eccezionale disposizione a fecondare con l'apporlo d.el pro-_
prio ingegno tutto quello che gli capitasse sotfocchio ne lle sue letture e
avesse in sè (beninteso) la capacità d'essere fecondato e meritasse d i es-
sere fecondato.
S'egli ha frenato i suoi in'.lerventi diretti nel com·m ento alle Laudi,
non ha rinunciato però a ·farci conoscere il frutto delle -s ue pe-rsonali me-
ditazioni .sul testo commentato e lo conosceremo - spero fra n on molto -
in un volume a parte, dov'è adunab tutto quello c he, per ragioni.d'eco-
nomia e di me todo, non ,poteva entrare nel commento. ·
Tuffcmdoci nelle note, ricchissime, dottissime, vagliatìssime, di que-
sto commento, noi possiamo inmlto percorrere tutta la strada segnata dai
canti che sono qui raccolti nel -libro di Astèrope 9 sono veramente altret-
tante p ietre miliari del Calvario che l'urnaniio sta ancor salendo verso la
redenzione sociale cui da un secolo a nela.
Non ci .s ono, qua dentro, cose appartenenti soltanto agli crrchivi di
un passato, p rossimo o rsmoto che sia. Certo, noi vorre mmo considerare
tlrapassati e non p iù ritom abili g li orrori della guerra che mettono loro
echi anche in quesii canti e hanno dato a l poeta a ccenti suscitatori spesso
di enorme raccapricclo. L'Ode alla Nazione Serba (1915) è forglata in una
atmosfera di fuoco · e di •Sangue, dove le virtù morali sL confondono col
furore bestiale e pèrdono ogni carattere di umanità.
Ma io non ho mai capito così bene, come leggendo questo libro, il
valore e la funzione d ella Bibbia e del Vangelo, che spesso abbiamo visti
in mario a gente delle .più disparate classi scciali, incOntrata· in treno, sui
piroscafi, tn villeggiatura, perfino nehle malghe di a lta mon:ragna o in tan-
te altre occasioni. Que lla gente, ·nelle ore del riposo dorrienicale o nelìe
veglie dell'insonnia, in momenti di prepccupazione angosciosa o di tem-
peste psichiche, apre le pagine sacre a caso, d ove càpita càpita, e trova
quello che cerca: hl verse~lto con la frase, il motto, la sentenza che rasse-
rena, spiega, in terpreta ogni stato d 'antmo: versetto che nacque magari
lontanissimo dalle vicende storiche di chi legge, ma che è sentito come
scritbo per noi, ai tempi nostri. Ogni ·lontananza d i tempi e di luoghi è abo-
lita: so_no i miracoli d ;l1a vera e grande poesia.
Or chi mi condurrà nella città fedele? chi mi menerà insino a l mio
bel colle di San Giusto? chi mi guiderà, lungo le colonne e lungo i secoli:
a cogliere la palma che m'aspetta?
Or chi mi reca le dolci mie città della marina come Eufràsio il mar-
tire con le mani velate offre il suo tempio di Parenzo· a Dio?
Con chi passerò io per la Por!a Gèmina e sotto l'Arco dei Serqi e
tra le sei colonne di Cesare Augusto, nella mia sacra Pola?
Ma in Zara è la forza del mio cuore; su la Porta Marina sta la mia
fede, ed in Santa Anastasia arde il mio v6to.
ASTÈROPE 301
Così parlava l'Italia del 1915 nel Tre salmi per i. nostrl morti, e noi
curviamo il capo sopra quei versetti rimeditando tutta la storia che si svol-
se da quella data in poi e udirono risuonare dentro di noi le stesse do-
mande angosciose.
«O Carso dalle bocche insaziabili, o squaliido sepolcro sitibondo• ,
- -chiede altrove il poeta, - «un rosso fiume ai tuoi fiumi. di sotterra ag-
qiumJ, se noite e dì t'abbéveri df stra9"e?»
E un altro, più cupo, più tremendo significato desta dentro di noi
questo versetto col suo richiamo alle ,bocche insaziabili. ,del Carso... ·
Cerchiamo avidamente una risposta che plachi il nostro cuore nelle
Preghiere dell'Avvento. E ci fermiamo sulle quartine finali della preghiera
02 dicembre 1915), d ove il poeta, invocando la gius tizi.a di Dio per quando,
dopo la sicura vittoria, si sarebbe fatta la pace, prevede con infallibile
chiarovegg•enza le v ergognose ingiustizie che si sarebbero perpetrate a
Versaglia contro l'Italia a Ueata: -
La voce che squilla più a lta nel libro di Astèrope, malgrado lutte le
apparenze in contrario (valide solo per chi legge saltuariamente e super-
ficialmente) è la voce della Carità. Ed è la voce alla quale noi, in ogni
modo, dobbiamo porgere più orecchio. Non si fa così anche col poeta dei
Fiori del Male, Carlo Baudelaire, e col Villon , col Rimbaud, col Verlalne,
tlltti •Poeti maledetti» e 'che, pure, trovano oggi i loro apologèti perfino tra
i cattolici?
Il d'Annunzio non era un Gandhi che tutto si a.spettava dai miracoli
della resis!enz.a passiva. Egli credeva piuttosto, con Cesare Battisti, che
«la violenza genera violenza» e che al «dirHto della forza» si deve opporre
la ,forza del diritto> . Anche San Francesco e Santa Caterina sapevano
essere aggressivi (rileva giustamente il CozzanD nella loro volontà di bene.
Carità è nell'appello alla difesa solidale della civil'à latina, e l'ap-
pello entra perfino nell'Ode alla Nazione Serba.
Carità è «l'amore dell'amore sempiterno» , i,1 «solo amore dell'amor
che sollre,, di cui è permeata tutta la preghiera Per i cittadini 0916).
Carità è nel canto Il Rinato (1916), dove si rlode La buona Novella
d i G iovanni Pascoli fusa col messaggio del poeta american_o Walt Whlt-
302 FERDINANDO PASINI
man: dal cruento lavacro della sempre malaugurata guerra (già maledet-
ta in Virgiilio, che la definiva nefanda, empia, orrenda e scellerata:.·«:l'or-
rido fato della guerra,) il digliuol dell'uomo» doveva tornare .,puro e di-
sposto• - prima di csalire aUe stelle» - a viv ere su questa terra in armo-
nia con tutti i suoi fratelli.
Di carità francescana :riboccano tutti i canti dove il d'Annunzio ri-
cordà i morti e l'impegno che i stiperstiti assumon,o acce_ttando _il loro
sacrificio (La preghiera di Doberdò, La preghiera di Semaglia).
Ma il culmine della sua fedeltà verso il culto dei morti il poeta lo
raggiunge sul-la fine del Cantico per l'ottava della V ft-toria (1918): l'e sube-
ranza della gioia sembra in lui paralizzata dal rimorso d' es,sere soprav-
vissuto al camerata Giovanni Randaccio.
O mio compagno sublime, perchè t'ho io deluso?
.Si erano giurati, come i Diòscuri gemelli, un patto indissolubile nella
vita e nella morte. La morte aveva disgiù.n:O i loro corpi; ma .Ja comunione
degli ·spiriti continuava:
Nella mia bocca ho ii tuo soffio, Ira i miei denti il tuo fiato .
Si fa mattutino can6o lo spirito esalato.
L'eucaristia fra i Diòscuri novelli si è compiuta. E così deve com-
piersi e si compie fm il d'Annunzio e i suoi lettori che a bbiano senso di
italianità e senso di p oesia.
Riascoltiamo quello che, nel Canlico per l'ottava della Vi ttoria, il
poeta dice deHe città dell'lstria e della Dalmazia (Parenzo, Pola, Zara, Se-
benico, Spa:lato, TTaù, Ragusa) e ripetiamoci la sua invocazione alla
Patria. La Patria sua è la nazione dell'infinito A more, la Patria vittoriosa
non è ·se non
il preludio della novella vita,
una nell'alto e nel profondo,
E' la Patria «sacra alla nuova aurora/ con l'aratro e la prora» . Una
nell'alto e r'iel profondo.
•Regna colui che p iù s'indìa», come i Serafini danteschi, che, stando
più presso a Dio, .più s'inabissano nella sua luce d'Amore. Chi si leva più
alto nell'amore della Patria italiana, ch'è la Pa!!ria di Virgilio, di Dante, di
San Francesco, di Mazzini, di Garibaldi, più si approfondisce (tocca il p iù
p rofondo) nell'amore d i tutte le patrie.
FERDINANDO PASINI
NOTE
tl) GA'irrUELE D'ANNUNZIO, cl,audi del Cielo del Mare della Tena e d~li Eroi• , con in1erprela-
zi.on.e e conmnento cH ENZO PALMIERI; Bologna, Zanichelli ed. _ Libro quinto, cAs.tèrope •
(CXlll'lti della guerra latina), 1948 [L. 800.-). · ·
(2)" M. RISOLO, cCardU:cci e d'Annunzic•, Trieste, Ed. • Celvh , 1928, pagg_ 135-38
ASTÈROPE 303
(3) A. BRU~RS,_ <G. _d'Annunzio , Il Pensiero e l'Azione», Bolcgna, Zanichelli, l-934; «Nuovi Saggi
d_annunz1a,n,1:o, ili1?-.. 193_8 1 «Nuovi Saggi dannunziani», Secor::.da serie, ibid. 1942 (v. qui, sp.e-
c1almente, «La CTlSl :s,p1r1tuale di G. d'Ann.>, pagg. 9-38.
(4) Vedi.~- FA_RINELLI, «Domen. Ross.etth, in «Scritti In8diih di D. ROS'3ETTI, per cura di Ces.
Pagmm, Udine, «Idecr», 1944, vo-1. I, ~27.
{5) 1LEO POLLINI, in «Meri.diano d'Italia», Milano, 17, IV, 1949, pag. 3.
(6) EZIO M. GRAY, «Uali'a e Francia., fine della retorica?>, iin, «Meridiano d'Italia>, Miland, 10,
V, L949 e vedi anche A. FRANçOIS PONCET, «Dccumenti de'.la ~e.condo gue-rra- mor.diale>,
in «Giornale di Tri..-ste>, 18, 20, · 22, III, 1948.
(7) «L'Uomo Qualunque», Roma, A. VI, n. 18; 4, V, 1949, pag. 2, coL. II.
E come non ricordare qui «L'anima tricolore>, dl canto dello: Patrio: delusa», scritto do: Er-
manno Vie.zzoli, il nostro morto di ieri (4 ag-0sto 1949), nel maggio del 1919, quapdoi «si' chiu-
se, sul banco dei barattieri . parigini, l'Evo:ngeliç, di San Mw-co» e furopo gettati i semi della
secondo: guerra mondiale? Nel '46, do.po . lo: seconda · guerra mo_ndiale; _ il Viezzoh riprese il
canto, compos1o nel '19 h pubb;ka.to in "Vis1dni liriche», nel '26), e 1o rifece coL titolo
«L'aa-uma nostr.a», per offrirlo a un giornale cHt-crdin.d, che r.cn lo a=ettò. E allora il p:;ieta
lo slampÒ come preludio al suo canzoniere «Nel limbo dell'inu.tile». Il Benco dis-s;e tosto:
HJi9,n possiamo pensarlo COime gettalo nei liimbo dell'inutile!>. Oggi, difo1ti, esso è tornato,
con l' «Astèrope» d'annunzia,na, di vivissima attualità.
(8) E vedi, su -ciò, di nuovo ANTONIO BRUEOO, «Vocianesimo e Futuris,mo», in «Problemi della
letteratura italiana.>, Bologna, ZanichelU, i193B; e ~Per la .ris'UrrezL-:me della grande Arte>, in
«Saggi sul],a letteratura italiana e straniera>, ibidem, 1943. ·
(9) Vedi F. PASINI, «L'ora della gJ.oria giusta », prefazione a MARCELLO FRAULINI, «A Ga-briele
d'Annunzio>, epicedio, Tri'eSl!e, T~p. Moderna, 1942.
(IO) Per gli H ili .set,tembre '49., la Lego: Nazi,z,nole aveva! organi-zzalo un pellegrinaggio da Triei.
si-e al Vittoriale di Gardone. Il ~culto, d'annunziano» (vedi «Porta Orienitale>, A. IX, 1939,
p. 164·8) lnella Vene'ria GiuMa e in Dalmazi-a, t eatri della ges-ta fiumana, deJ.la: beffa di Bue-
cari e d'altri eroi-ci episodi (Parenzo, Pala, Zara, Caltaro ecc.) non pote'va cessare e non
cessa, bem.chè non. sia mancato neppure fra noi, dopo il '45, qualche voce di fanatico o pa-
ranoico antidannunziano. Mo: il pellegrinaggio, all'uHimo m:Jm9Il.to, fu gav-ernativamente
proibito. (Ebbe luog;:, lo stes:eo, in forme non pubbliche e non ufficio-li)
Nel settimanale Pescara-Lunedì (29 agosto 1949, A. I., 22) fu pubblicata una lunga relazione
sulla solenne traslazione di donna Luisa d'Annunzio, madre di Gabriele, dal Cimitero di San
Silvestro al Tempio della Conciliazione. L'orazione ufficiale per l'austera cerimonia fu affidata
ad Antonio Bruers: il quale, celebrando, con la Madre, il Poeta, rilevò com'egli «fu giusta-
mente definito il più internazionale dei poe!i>, avendo supe-rato con l'arte sua i limiti dello:
regione e quelli della Patria. ~Gli abruzzesi e gl'italiani tutti, colpiti dal lutto di una guerra
dolorosamente perduta, non dimenticheranno H mònito del Poeta: essi guarderanno ancora al
loro destino, con gli occhi fissi al domani, senza battere il ciglio e senza tremare nel cuore>.
LA CITTÀ CONTESA
NORA F. POUAGHI
FASCICOLO CENTESIMO
chite!i'oniche. Tut10 U suo mondo interiore, le memorie, che ci rid9'Sta della- ·poe:e ssa tr.iè.
ideologico e crl:fe!Uv:o, entra in- azione pel' stina Nelb Daria Cambon e de-I pittore
cCJ.'Vare, dall8' visioni fantasti che- e -daile Glauco Cambon, eh' era suo fratello.
commo2ioni liriche·, imagini -e sentenze che La p oesia moderna s 'è atomizzata n·ella
abbiano anche, per analogia, vlr!Ù cli valori ricerca di uno stile nuovo, che significasse
etici e, non rcrramente , d'impe rativi sociali. la rolfura tli ogni lrad izione per .q wnto con-
Dagli Scar-poni, per, e semp_:o;. - tUolo- del sacrata, anzi quanto più consacrala. E così
~imo canto - il Predonzan1 fa rcanpollare s i è passati da un esperimento all'altro: la
nientemeno che sei ,s imililudinl, ch'egli a lli- poesip è di-ventato un· laboratorio chimico,
nea in fi'la ~ano, con una parsimonia di dove si provarono tutte le più strane com-
parole, che le fa pa rere una sequenza di binazioni escogitabili.
appunti da svolgere più ampiamente in altra Dal fu turismo ad cqgi abbiamo visto tra-
occasionei. montare II gusto d ella m::rgniloquen za d'an-
nunziana e prevalere il gusto dell'intimi-
Come la logica smo .-susurnato:. a fior di l-abpra (Corazzini,
pesanti, Moretti, Gozzano}.
come la ttcmqu:91a coscienza cNon ci resta che puntare- a . uno scopo:
eliminare gli- u:11-imi residui di barocchis mo
sicuTi,
penati- dalla ricerca dell'effetto, p erchè ia.
-come il carattere meraviglia del poela non d eve esse re quel-
ferr'aU, la. marinlstica, ma quella vichiana dell'uo-
epo}.V€4'0Si mo fanciullo che scopre il mondo. Abbiamo
ancora la for.-za di esserlo?:. (C~mbon).
come · il vagabondo,
rugosi e incisi Perchè no? Non è sempre- stata questa la
legge, d el Ritmo, che ci muove dal Moltepl i.
come I esperienza. ce all'Uno o d all'Uno al Mollepl1ce {espres-
sbilem:ht e- duri sa oggi nella dottrina dell'entrop ia e della
come la fafica. sintropia)?
n nuovo sgorga sempre, in armonia o in
A · questa sequenza di- s'.militudini il posta anlitesi ,cl-al.la tradizione, ma deve essere
attacco: - immediatamente - WlO conside- sentito COllle nuovo.
ra;zior.ie, derivala da un'altra ossoctazion 8 di Sullb via di quesl'orientamento verso lcr
idee; onde un mònito o COl"ollario di sapc~e rinnovazione- stilistica si trova anche il Pre-
piuttosio pedagogico : donzani. Il nuovo dè: solo, che, talvolta, il Pte-
donzani s'allontana troppo dallo: grande tra •
Anche senza sperona., di"'zione e ~ ora ne rle~ce compromessa H
pos;tulato della chiarezza. Ma, aJ.la fun zione
senza _varici di vulcani,
consolatrice deHa poeeia egli res!a ssmpre
e n0n. calzati, fe dele.
mi ricordate ancora la mla stirpe: f. PASINI
stravagante, fall ace,
tener salda la terra
per meglto abbandonarsi a nuovi
[sogni. (l) Qualche battuta polemica su ques t'argo-
mento si può vedere (chi ne abbia la curio-
sità} 1.n un mio articolo (Un poeta della
E il canto (datato da Mascrrè di Àl1eghe, mon tagna: G:'o.suè Carducci), comparso nel-
1947) è tuno qui la rivista Alpi Giulie (Triesre, A. XIII, 1908,
pg. 105-24), che celebrava il XXV anniver-
II: aettore, ha già capito da quest'unico, ma s ario della sua fon dazione. L'articolo e ra
tipico esempio, quale sia l'OI'te poetica pre- preceduto (pg. 104) da uria lirica di GIO-
ferita dctl Predonzani e a qu::rle corrente di VANNI BERTACCHT, intitolata Al venti delle
montagne e inviata in omaggio a ll'associa-
lirici moderni egli acklrisca. zione tries tina delle Alpi Giu11e per la f'O-
lennità del XXV anniversa rio succitato.
Su ques.lo volumetto s'è già tanto scritto-, A pg. 1 1 sgg ., i.emp re delle A lpi Giulie,
mettendone -in- vista i, prEgi non comuni e (XIII, 1908), era s taio :pubblicato anche un
i tratti più Òf"iginali, che- c'.è ormai il pericolo altro mio articoletto Per il linguaggio delle
nostre alpi.
di ripetersi •lnutil~ente. (2) ELIO PREDONZANI, Montagne, Siena, Qua -
Gioverà p iuttosto concl.udete, con un ri- dern i di «Ausonia> , 1949, pgg-. 50, {l. 200}.
chiamo ccl saggio critico (3) La poesia • mo. (3) Vedilo ne L'ultima di Firenze, n. 47 {A. 1V,
nov. 1949). pgg. 4-18. 11 giovane critico Glau-
d erna come· crisi espressiva (Appunti e. tm c- co Cambon è figli.o - come vengo ora in-
ce) di Glauco çambon, nome a noi caro per form alo - d ol compianto pittore omonimo.
312 VAR!ETA'
Negli ultimi anni hanno portato il loro con- gf sono però sempre realisti, non superano
tributo con racconti di varia intonazione e le avversità, non vincono il male che attra-
con lucido attualismo formale Lucia Tran- verso un loro sogno, a volte molto triste an.
q uilu, Aurelia Grub<>, Benco, Maria Punter, che quello. Ella li vorrebbe buoni, vorrebbe
Vera Spano, Clelia Marchelli Pirnel, Franco: Infondere in es-si un momento di speTCln2a,
Roberti, Ne-ra Fuzzi Gnoli, Nike Cloma. Buo. vorrebbe credere- nell'aiuto di esseri carita•
ne prose oi hanno infine, offerto le poetesse tevoli e l argitori di felicità:. Talune figure
Lina Galli, Sic.e Polli, Maria Gioltti del Mo- d i donne si stagliano per questo dalle altre,
naco, Nora Poliaghi Franca e Ketly Daneo, qualche bambino spande una tenera melo-
ed Anita Pittonl. Non è l'istanza di un pa- d ia sopra la miseria umana,.
norama che Ci spinge a oilare dei- nomi in J-1 desideria di compiere se stessi con una
occasione dell'uscita di «Sentieri, della trie- ~ge avulsa dalla vita concorda n-a • Il de.
stina Uda Fraglac:om 0 ,poichè tale assunto monio e le BleUra, , in quelle pagine cen-
dovrebbe detenninare caratteri d'arte e per. trali dove la lotta è conqu ista di perfezione,
sonalità che dietro quei nomi si n ascondono. in una prosa vorticosa, compatta, e l'incon-
La scrittrice non è nuova alle scene del- scio viene svelato da un piccolo pugno
l'arte e può stare con tutta coscienza in com. chiuso. Poi il racconto decad'0, si smorza: do-
paqnia delle migliori. poichè ella ha vinto Po aver cambiato timbro. Elementi non poe-
dal 1940 ad oggi wm dozzi-na di oor:corsi, tici sono entrati nel g iuoco. Un altro essere
Ira i quali due nazionali, ha pubblicato su IOl'me ntato è •Dinea:., inle!"Prele di un'esi-
riviste .circa cinquanta racconti ed ha fatto stenza che non a ttende risoluzioni, ben de-
recitare- atti unici e radioscene:. lineata nella cornice del ,palcoscenico e n el-
Già dal titolo non appare In questa rac- lo squallore d'una camera d 'affitto, per la
colta di racconti una facile- via. I sentieri quale la gioia di avGTe un bimbo è ripo:ga.
non sono, difatti, le autostrade; si dipartor-o . ta daH'impossibilità di poterlo allevare. B
anzi, dalle modeste carrozzabili per arri- fin ale della riabililazione appare un po'
vare in località non focilmenle raggiungi- s laccato. fittizio, se-bbene il pezzo Sia co-
bili. L'impegno d'una prosa puntuale nel scienzioso.
tiempo e nei temi, non permette alla nostra Dalla • Paliz2crta> che deve raffigurare
a utrice- le vie battute da tutti. Dopo tani& l'eterna ,prigione de-J. genere umano, a «Sotto
prove coronate d a successo, era fuor di il faro> dove gli elementi della natura sono
dubbio che un'innata fa coltO: fosse in lei ancor p iù vicini allo svolgersi immediato
e gli amici hanno ~agione di essere conten- del dromma, ad •Amnislia,- in cui ogni let-
ti per l'uscila del primo li.bro, benchè i rac• lore polrà rit rovarsi slrrmiero nel suo stesso
conti fossero slot! c:ppre22a1i atraverso i pe. mondo poichè siamo tutti stranieri per i no-
riodici o le letture-. La Fragiacomo è troppo stri simili, all'altra scena dolorosa, insclita,
conosciut a a Trieste perchè una edizione d'un sentimento non voluto e indecifrabil e
possa aggiungere qualcosa al giudizio che tra compa'Ssione, amore, ribrezzo; troviamo
molti S'i scrio giò fatti di ,lei. una aderenza d i fatti, di caraiteri, una fe.
L'editore Gastaldi ha fatto cosa owcrtu- licitò d 'impostazloni e d i s tesuro che le pa.
na a dìvulgm>e i «Senli'&Th perchè essi role n011 s'avvertono come •n Ol'e- d'una com•
troveranno un p ubblico attenlo e permette- posizione. Lo stesso colorlsmo de.Ha narra:i-
ranno all'autr:ice u n più largo respiro. Se è va è misurato, reticente agli spn:rz2l che ci
vero che Ira la creazione d'un'opera e la sua farebbero p erde-re di vista le profondità.
presenla2ion9 non c'è relazione intima, è Dopo qualche ri go dall'inizio, siamo già rel
pur ve;:r:, che mai siamo stati tanto sicuri paeoo dove ella Ci vuole p resentare la sue
della bontà di una scrittura. novelle ed è come se il sipario si fess e a-l-
Il timbro della poesia è dato più che dal 2ato e le luci spente.
ritmo e dalle parole da una Inconfondibile •Le mCIII'li> e .. Uno se ne va• SOO'.'.> ra:.co:1.
11crura:., con la quale l'ind&terminismo p:ù li di egregia fatturo, degni di un no:ne chs
confuso si svela e se c'è il tono, o:gni altrn l'a utrice dovrò conquistare-. • Le mani- seno
a ttributo d iventa super:Juo. Nel tredici raccon - favola , sono un segno od anche dei sem•
ti che seguono l'atmosfera è raggiunt:::i sem- plici p e nsieri, se volete, il genere conta.
pre con proprietà di stile e con sincerità di Ciò che persuade è una veridicità palpi-
inlenl L Precisa1i nella ferma, ad uso d'una lante, sono quadri dove la scrittrice lacca
poelica correnle, diremo ch'essl vanna d al con affello così sincero le migiicri corde ch3
reallSmo puro al surrealismo non astrattista. il lettore rimane preso e incantato. Uno che
L'a utrice confessa d'aver avuto all'inizio un se ne vr.x è un uomo qualunque , un povero
forte bisogno di realismo. Ciò è evidente nel- uomo trasportato dall'autokittiga deHa Croce
la costruttività dei personaggi, portati sem- RoiSsa e nessuno piange per lui. Chi deve
pce a risolvere la propria esistenza s opra occuparsi di quest'ultimo tragitto e, anzi,
un piano di verità q uasi il bisogno di rifare seccato O indilferente. Chi piange è l'autl'ice,
l1 cammino per uno scopo. I suo\ personag• slamo noi quando ci accorgiamo, nel- nostro
3H' VARIETA'
egoismcr, ch8" questa· sarà h nosfra: sante: La- che arcaismo de-t tempi di Dante, o. più. an-
paqin& si svolgono tra realismo· e sogno, tra lkhi (dr. •dunnighià•, dondeggiar,e.}_ Il. so-
il reale e l'irreale e- il distacco dalle cosa netto è tlovuto alla penna di A. F. Filippini,
della. terra. è reso c:on fe.d<à ?iena di' sug- e fa parte di una raccolta di «Pilesie•, edi.
gestione; Bei raccon-ti, dunque-, su-i quali, noi la dal Giusti di Li-vorno:
punti<rm.o 10' Sguardo per indicare alla scrit-
trice uno via larga e lunga, uria strada
• PIAZZA SAN NICULA', (')
maestra.
A PIERO STICOTTI
De famiglia carnica, nacque Piero Sticotti il 4 aprile del
1870 e Dignano d'Istria, e dopo qualche mese recato a Trieste
quì visse l'operosa sue vita, e quì vive vegeto, e ottantenne
seguita a dare ali' Italia il suo tributo di scienza e di saggezza,
e a· dirigere l'Archeografo Triestino.
Sicchè può dirsi che, per sangue e per fede, egli incarni
il modello della gente giuliana.
A riconoscimento dei suoi meriti e e giusto premio della
sua modestia, nell'ottantesimo suo compleanno il Sindaco di
Trieste gli offriva I' argentee medaglia del Comune col sigillo
trecentesco, e simbolici doni gli venivano offerti dalla Società
Minerva, dalle Lega Nazionale e dalla Società per la Storia
del Risorgimento.
Agli auguri di tutta Trieste, si associa « La Porta Orientale »
che della fondazione lo ebbe amoroso e disinteressato col-
laboratore e tuttora ne riceve il contributo di sapienze patria,
e assieme a tutti gli amici della rivista gli esprimono un augu-
rio particolarmente affettuoso l'editore ed il direttore che da
Piero Sticotti ricevettero i primi rudimenti della culture nella
primavera di una generazione che ·ebbe la vita dura ma non
mancò al dovere di servire la Pelria secondo ~ !\lrX'tBr TRrESTlll
del vecchio amato . maestro . BIBLIOTECA G EN ERALE
/_ \ (. I. Q.
INDICE DELL' ANNATA XIX 1949
Pag.
ALISI ANTONIO : Silvio Benco, nei ricordi giovanili di un amico 243
VARIETÀ
~P ag .