Sei sulla pagina 1di 22

I VALTELLINESI DEL S.

GIOVANNI

189
190
La Compagnia del Salvatore
Numerose testimonianze della presenza di nostri convalligiani a Roma
provengono dalle scritture di un altro ospedale ancora: il S. Giovanni, a
cui il duro lavoro nonchè le arti e i mestieri specifici che svolgevano
nell’Urbe e nell’Agro Romano li indirizzarono.
Come già quello della Consolazione, anche l’Ospedale del Salvatore
ad Sancta Sanctorum di S. Giovanni in Laterano – in seguito familiar-
mente chiamato il S. Giovanni per la prospicente piazza omonima – risul-
tò dalla fusione e dall’avvicendamento di vari enti ospitalieri. Quattro
addirittura: quello dei SS. Andrea e Bartolomeo, quello di S. Michele
Arcangelo o anche di S. Angelo, l’altro della Confraternita del Salvatore
ad Sancta Sanctorum e l’altro edificio eretto col lascito di Everso
dell’Anguillara.
Tutto trae origine dalla Confraternita del Salvatore ad Sancta Sanc-
torum, sorta nel 1276 per l’assistenza ai bisognosi e per la custodia
dell’Immagine del Salvatore, di cui il cardinale Pietro Colonna fu il gene-
roso protettore. L’antico Catasto della Compagnia del 1462 ci fa sapere
che l’Ospedale ebbe principio presso la Chiesa dei Santi Pietro e
Marcellino della Suburra, in località memorabile per antichità, ma non
molto felice e in luogo ristretto. Venne in seguito trasferito al Laterano,
nei vecchi edifici denominati “Palazzo del Re”, presso gli antichi
Acquedotti, l’Arco di Basile e le case dei nobili de’ Novelli. Qui esisteva
una cappella dedicata a Sant’Angelo e l’altra piccola chiesa intitolata a
Sant’Andrea, dove si adunava un Collegio di Nobili, il quale ad onore del
Redentore e Salvatore nostro Gesù Cristo, che amò l’Ospitalità e coman-
dò che si aprissero le porte agli Ospiti, ne curò il meraviglioso amplia-
mento. Siccome l’Ospedale ebbe il suo inizio presso la Chiesa di
Sant’Angelo fu denominato Ospedale di Sant’Angelo e della Compagnia
dei Raccomandati “ad Sancta Sanctorum” di Roma (89). Questa deno-
minazione cambiò poi in Hospitale Salvatoris Refugium pauperum et
infirmorum, come fu scolpito sull’architrave del suo ingresso principale.
Un nuovo reparto per le donne venne aggiunto proprio nel 1462, grazie
alla donazione di 800 ducati d’oro fatta da Everso II dell’Anguillara. Tra
le altre cospicue elargizioni a sostegno del pio istituto ci fu anche quella
di Vannozza de’ Cattanei, madre del duca Valentino, la quale nel 1520
donò la metà di alcune case presso piazza de’ Fiori che i romani, senza

191
tanti complimenti, chiamavano con evidente allusione alla proprietaria
Ospizio della Vacca. E questo, ancor oggi, si legge da un’epigrafe latina
posta su una parete della Corsia Grande del S. Giovanni (90).
Un Manoscritto Inedito dell’Anno 1592 della Biblioteca Nazionale di
Roma (n. 721) ci fa sapere tutta una serie di notizie veramente interessanti
sulla pia istituzione:
L’hospitale di San Giovanni in Laterano, ch’è il maggiore dopo il S.
Spirito, ha d’entrata 12 mila scudi in varie cose. Questo hospitale riceve
febbricitanti, feriti et piagati così maschi come femmine; ma delle femmi-
ne minor numero come si dirà. Nell’hospitale maggiore gl’homini sono in
100 letti da un huomo per letto, della grandezza dell’hospedale di S.
Spirito. In certi scantoni ci sono poi 50, ove stanno i feriti et persone più
reputate, similmente un letto per huomo.
Nell’hospitale delle donne vi sono 80 letti, una donna per letto.
In questo hospitale vi è un Priore che fa le spese e un sotto priore.
Questo hospitale ha 2 medici che vanno e vengono et hanno 10 scudi al
mese per uno. Vi è l’assistente poi che ha 6 scudi il mese et le spese, quan-
do medicano così gli huomini come le donne. Vi è un cerusico che va e
viene et ha 10 scudi il mese. Vi è un sostituto che abita sempre all’hospi-
tale, che ha le spese et 5 scudi il mese. Vi è la spetiaria ove alloggiano 3
spetiali, che hanno le spese et provisioni il mese. Di questi tre, uno è il
mastro et gli altri due sono garzoni. Vi è poi un herbarolo (erborista), che
va et viene portando l’herbe per il bisogno della spetiaria. Vi sono 14
servi che servono gli ammalati, che hanno le spese et 1 scudo il mese per
huomo. Vi sono 2 guardarobba che hanno le spese et sono pagati. Uno ha
3 scudi il mese. Uno fa li servitiali et dà le medicine et simili cose. Il sosti-
tuto del cerusico cava sangue. Il pollopesto si fa secondo il numero de’
malati, o di gallina, o di vitelle da latte. Ha il cuoco con 3 sguatteri. Tiene
2 cappellani, che hanno le spese et sono pagati dall’hospitale. Vi è il
Maestro di Casa con un servitore, lo speditore, il canavaro con un servi-
tore, quali hanno le spese et il salario. Vi è un fornaio con 2 garzoni, che
hanno tutti oltre le spese il salario.
Vi è nello hospitale delle donne la Priora, con 2 serve, che è sopra
all’ammalate, le quali sono servite da huomini dell’hospitale.
Questo hospitale è governato da tre cittadini romani, al cui governo vi
è ancora un Computista, un Camerlengo et un Procuratore et un riscoti-

192
tore. Ha un fattore, che va vedendo gli affari e che tiene un cavallo et un
servitore...
Il documento prosegue precisando che tali Governatori si cambiano
ogni due anni e qualche volta si confermano. Vi sono poi 13 incaricati di
verificare quello che serve all’ospedale e provvedere. Queste tredici per-
sone, i tre Priori e gli altri Ufficiali fanno parte della Compagnia, che
gestisce l’istituto. Ci sono inoltre 2 Visitatori, che controllano le medi-
cine, il trattamento dei ricoverati ed anche le spese. Quanto alla sua
dimensione l’edificio per gli uomini è lungo 112 braccia e largo 14; quel-
lo per le donne 50 braccia di lunghezza e 10 di larghezza (91).
Le strutture dell’ospedale, nel Seicento, furono soggette a diversi
ampliamenti. Nel 1604 si aggiunse un secondo edificio ortogonale al pre-
cedente, rimasto fino ai nostri giorni, e prospettante sulla piazza di S.
Giovanni. Nel 1636 si restaurò la Corsia Grande. Due anni dopo fu la
volta dell’altro braccio, quello congiunto alla chiesa di S. Andrea. Sempre
nel 1638 la capacità ricettiva potè essere aumentata a ben 300 letti. Infine
tra il 1633 e il 1677 la Corsia Mulierum, l’ospedale delle donne, venne
ingrandita e portata a compimento. Così che il complesso ospedaliero
risultò composto da quattro corsie (92).

Il S. Giovanni in Laterano e i suoi primi


Valtellinesi
Per la sua efficienza nonché per il numero di febbricitanti e feriti che
accolse, nel Seicento, l’Arciospedale del SS. Salvatore detto di S.
Giovanni in Laterano fu considerato tra i più importanti degli ospedali
civili.
Gli altri istituti a cui potevano ricorrere i cittadini dell’Urbe erano il S.
Spirito in Sassia, il S. Giacomo in Augusta, il S. Maria della Conso-
lazione, il S. Maria della Pietà dei poveri pazzerelli, il S. Rocco, la SS.
Trinità dei pellegrini e convalescenti, il S. Giovanni Calabita, il S. Fran-
cesco a ponte Sisto dei mendicanti, il S. Lucia dei sacerdoti infermi e il S.
Lorenzo in Fonte.
Riguardo ai Valtellinesi, oltre presumibilmente ad avere usufruito di
pressochè tutte queste strutture pubbliche, nei Libri dei vivi e dei morti,
serie I, Anni 1671-1672 dell’Ospedale del SS. Salvatore ad Sancta
Sanctorum i nostri compaiono in numero non rilevante, ma senz’altro

193
significativo. In queste scritture per ciascun ammalato è riportato il nome
e il patronimico, il luogo d’origine, l’età, il mestiere o comunque la con-
dizione sociale, i vestiti e tutto quello che il degente aveva con sé al
momento del ricovero in ospedale ed anche la data d’entrata, il numero
del letto, la data di dimissione o di morte; in aggiunta, il Priore che redi-
geva il registro annotava se il ricoverato fosse in possesso di denaro e,
qualora ne avesse, a quanto corrispondesse la somma che lasciava in con-
segna. Questi dati, che per tutti non risultano completi, rappresentano
comunque una fonte di informazioni decisamente preziose (83d):
PIETRO del quondam Battista 9 giugno 1671
di Paglialonga dalla Voltolina si ricovera;
anni 35 letto 62
facchino fardello, s. m. (senza moneta);
dimesso il 12 giugno.

26 settembre 1671
torna a ricoverarsi;
letto 127,
dimesso il 2 ottobre.

RUMEDIO DURITIO 3 agosto 1671


del q. Pietro si ricovera;
della Vultulina letto 91
fardello, s. m.;
dimesso il 17 settembre.

ANDREA VANOSTO 8 agosto 1671


di Giovanni si ricovera;
dalla Voltolina letto 56,
dimesso il 12 agosto.

PIETRO di RABUIN 4 gennaio 1672


del q. Cristoforo si ricovera;
di Scivo (sic) letto 46
anni 37 fardello, s. m.;
campagnolo dimesso l’8 gennaio.

ANDREA del q. Simone 3 marzo 1676


da Vultulina si ricovera;
anni 25 letto 69.
Muore l’8 marzo.

194
ANTONIO di PETRINO 28 marzo 1672
de Cino da Milano si ricovera;
21 anni letto 114,
fachino dimesso il 5 aprile.

Non sempre al momento del ricovero poteva essere presente il Priore,


che ordinariamente redigeva il registro. L’inserviente che lo sostituiva –
forse l’unico che sapesse scrivere – non aveva certo grandi conoscenze,
così che il nostro convalligiano per farsi capire si definisce sbrigativa-
mente da Milano.

GIORGIO MORELLI 24 aprile 1672


del q. Giovanni si ricovera;
dalla Vultulina letto 86,
anni 26 dimesso il 25 aprile.
campagnolo

GIOVANNI CARDELLO 4 luglio 1672


del q. Stefano si ricovera;
da Voltulino letto 74,
dimesso il 7 agosto.

GIOVAN BATTISTA TOGNO 9 luglio 1672


del q. Giovanni si ricovera;
dalla Voltolina letto 40.
Muore il 9 luglio.

FRANCESCO ROSSI 15 agosto 1672


del q. Cristofano si ricovera;
da Traona letto 107,
dimesso il 18 agosto.

BERNARDO FRATINI 26 agosto 1672


di Bernardo si ricovera;
da Voltulina letto 44,
dimesso il 5 settembre.

Nei Libri dei vivi e dei morti. Anni 1675-1676 troviamo la conferma
che, nel secolo XVII, emigrarono a Roma anche i Valtellinesi della
Valchiavenna (84d). In questi viene inoltre riportato l’unico convalligiano
documentabile nell’Urbe, in tutto il Seicento, di Delebio:

195
GIOVANNI BOTTARI 29 gennaio 1675
del q. Bartolomeo si ricovera;
della Voltolina letto 95,
dimesso il 25 febbraio.

GIOVAN BATTISTA PEDUCCI 13 marzo 1675


del q. Pietro si ricovera;
dalla Voltolina letto 22,
dimesso il 20 marzo.

TOMASO BORDOLO 8 aprile 1675


di Pietro si ricovera;
da Ciauena letto 18,
dimesso il 25 maggio.

MARTINO TUSLINO 26 aprile 1675


del q. Tomaso si ricovera;
dalla Voltolina letto 209,
dimesso l’1 maggio.

MARIA BUFFETTI 16 agosto 1675


del q. Giovanni si ricovera;
dalla Voltolina letto 38,
dimessa il 27 agosto.

FRANCESCO ROSSI 25 settembre 1675


del q. Cristofaro si ricovera;
da Trauona letto 64,
dimesso il 27 settembre.

Si era già ricoverato anche nel 1672, come risulta dal precedente regi-
stro per gli Anni 1671-1672.

FRANCESCO ZARMONE 22 ottobre 1675


del q. Giovanni si ricovera;
dalla Voltolina letto 23,
dimesso il 30 ottobre.

CARLO PANSERA 29 novembre 1675


del q. Giovanni si ricovera;
dalla Voltolina letto 85,
dimesso l’11 dicembre.

196
DOMENICO BARESCE’ 10 dicembre 1675
del q. Lorenzo si ricovera;
dalla Voltolina letto 29,
dimesso il 16 dicembre.

Domenico BARRICELLI 22 dicembre 1675


dalla Voltolina torna a ricoverarsi;
letto 3,
dimesso il 10 gennaio 1676.

Quando si è ricoverato per la prima volta, il nostro si è fatto registrare


col nome in forma dialettale o forse come soprannome.

Signora DOROTEA MASINI 31 dicembre 1675


del q. Giovanni si ricovera;
da Chiauena letto 44,
dimessa il 10 gennaio 1676.

Quel Signora è indicativo del rispetto per la nostra convalligiana, pre-


sumibilmente una donna d’una certa importanza.

BARTOLOMEO ALBERTI 3 gennaio 1676


di Bartolomeo si ricovera;
dalla Voltolina letto 73,
dimesso il 20 gennaio.

GIOVANNI N (sic) 3 gennaio 1676


del q. Nicolò si ricovera;
della Voltolina letto 34,
dimesso il 5 gennaio.

GIOVAN BATTISTA CORNELLA 12 febbraio 1676


del q. Domenico si ricovera;
da Voltolina letto 44,
dimesso il 20 febbraio.

BERNARDO FUSIERI 3 marzo 1676


del q. Francesco si ricovera;
dalla Voltulina letto 78,
dimesso il 17 marzo.

197
BARTOLOMEO TESTINI 20 marzo 1676
del q. Giovanni si ricovera;
dalla Voltulina letto 16,
dimesso il 16 aprile.

15 maggio 1676
torna a ricoverarsi;
letto 15,
dimesso il 19 maggio.

20 maggio 1676
si ricovera di nuovo;
letto 113,
dimesso il 21 maggio.

GIOVANNI PIAZZA 23 aprile 1676


di Bernardino si ricovera;
da Delebio letto 7,
dimesso il 12 agosto.

Troviamo singolare come il nome di questo paese, abbastanza partico-


lare, sia stato scritto senza errori o storpiature ed anche, come solo in rare
occasioni, privo dell’usuale chiarimento dalla Voltolina. La durata del
ricovero in ospedale, oltre tre mesi e mezzo, è altresì tra quelle più lunghe
dei nostri convalligiani nella Roma del Seicento.

ANDREA de GRASS 24 aprile 1676


di Giovanni si ricovera;
dalla Voltolina letto 67,
dimesso il 17 giugno.

GIOVAN BATTISTA POMELLO 19 maggio 1676


del q. Domenico si ricovera;
dalla Uoltolina letto 4,
stampatore dimesso il 23 maggio.

TOMASO BALSESC 21 giugno 1676


del q. Andrea si ricovera;
dalla Voltolina letto 43.
anni 25
facchino

198
GIOVANNI TOGNIONE 22 giugno 1676
del q. Giacomo si ricovera;
da Ciauenna letto 40,
dimesso il 2 luglio.

GIOVANNI ROMEGIETTO 3 agosto 1676


del q. Giacomo si ricovera;
dalla Voltolina letto 61,
anni 35 dimesso il 6 agosto.
carrettiero

La vendita del Colosseo


Essendo l’ospedale affidato all’Arciconfraternita del SS.mo Salvatore,
questa si doveva industriare per far quadrare il bilancio. Per cui, accanto
alle entrate dovute a lasciti e donazioni, ricorreva a una fonte di reddito
decisamente particolare: il Colosseo. Avendo infatti un terzo della pro-
prietà, si avvaleva dell’autorizzazione a poter vendere – ed anche a ciò si
deve, assieme ad un’altrettanta sciagurata incuria, la rovina di un simile
monumento – il materiale da costruzione recuperabile dai ruderi.
Tra l’altro, sempre usufruendo di questa proprietà, il sodalizio in pas-
sato aveva chiuso sei arcate ricavandone uno strano ospedaletto chiamato
il S. Giacomo del Colosseo, che era una succursale di quello del Laterano.
L’atavica umidità del luogo e l’ambiente tetro finirono col decretarne l’i-
nadattabilità (93).
L’iniziativa azzardata ci fa comunque capire quanta necessità ci fosse
a quei tempi – e tuttora non sembra sia cambiato tanto – di posti in ospe-
dale.
Una parte di questi proseguirono ad essere occupati dai nostri conval-
ligiani, come appunto il Registro n.9 della Serie I dei Libri dei vivi e dei
morti per l’Anno 1682 dell’Ospedale del SS. Salvatore ad Sancta Sanc-
torum ci mostra (85d):

BERNARDO CESPIDONIO 22 maggio 1682


del q. Giacomo si ricovera;
dalla Voltolina letto 60
anni 28 giustacore, camicia, calzoni e cappello;
fachino dimesso il 29 maggio.

199
CARL’ANTONIO TORRELLI 16 giugno 1682
del q. Giovan Domenico si ricovera;
di Ceua letto 98
anni 24 giustacore, camicia, calzoni e cappello.
servitore Muore il 26 agosto.

BARTOLOMEO BARATTI 20 luglio 1682


del q. Gasparo si ricovera;
dalla Voltolina letto 86
anni 50 camicia, camisciola, calzoni e cappello;
fachino dimesso il 24 luglio.

MARTINO del q. Antonio 23 luglio 1682


dalla Voltolina si ricovera;
anni 42 letto 95
di campagna ferraiolo, giustacore, camicia, calzoni e cap-
pello;
dimesso il 28 agosto.

ANTONIO di Lorenzo 23 luglio 1682


dalla Voltolina si ricovera,
anni 15 letto 27
campestro giuppone, camicia, calzoni e cappello,
s. d. (senza denaro).
Muore il 30 luglio.

ANDREA MONCELLI 26 luglio 1682


di Cipriano si ricovera;
da Sundria letto 52
anni 25 ferraiolo, giustacore, camicia, calzoni e cap-
ziccatore pello, s. d.;
dimesso il 25 agosto.

ANDREA MULCECCO di Cipriano 29 agosto


da Sundri di Milano torna a ricoverarsi;
anni 22 letto 3,
ziccatore dimesso il 15 settembre.

Possiamo qui renderci conto di come allora si annotassero soltanto


indicativamente i nominativi e gli altri dati riguardanti i ricoverati. Si
riportava l’indispensabile per poterli riconoscere: Moncelli o Mulcecco

200
poco importava, sempre di Andrea si trattava… 22 o 25 anni era uguale,
bastava capire che si trattava di un giovane… Sundria o Sundri, come si
pronunciava in dialetto valtellinese, non faceva differenza essendo
comunque della regione di Milano… C’era poi la professione, a volte, per
individuarli… Nel nostro caso per ziccatore s’intendeva cecchiere da
cecca, ossia zecchiere da zecca: insomma coniatore di monete. Niente
male per un giovane venuto via da una vallata. E non certo un lavoro usua-
le nemmeno per chi viveva già in città.

GREGORIO COLLI 16 settembre 1682


del q. Frediano si ricovera;
dalla Vuoltolina letto 70
anni 42 camicia, giustacore, calzoni e cappello;
ferrarolo dimesso il 10 novembre.

PIETRO RUZZONI 20 settembre 1682


di Giovan Battista si ricovera;
dalla Voltolina letto 93
anni 18 giubbone, camicia, calzoni e cappello;
di campagna dimesso il 26 settembre.

campagnolo 28 settembre 1682


torna a ricoverarsi dopo due giorni;
letto 60,
stessi vestiti;
dimesso il 12 ottobre.

GIOVANNI TAVELLI 25 settembre 1682


del q. Domenico si ricovera;
dalla Voltolina letto 110
anni 22 giubbone, camicia, camiciola calzoni sotto e
cuoco cappello;
dimesso il 29 settembre.

1 ottobre 1682
torna a ricoverarsi;
sempre al letto 110,
stessi vestiti;
dimesso il 20 dicembre.

201
ANDREA SARTORI 2 ottobre 1682
del q. Giacomo si ricovera;
dalla Voltolina letto 57
anni 28 giustacore, camicia, sotto calzoni e cappello, s. d.;
campestro dimesso il l8 ottobre.

FRANCESCO BORDONI 20 ottobre 1682


di Giovanni si ricovera;
da Sondre letto 50
anni 20 giustacore, camicia, calzoni e cappello;
di campagna dimesso il l8 novembre.

PIETRO GHIRARDI 26 ottobre 1682


del q. Agostino si ricovera;
dalla Voltolina letto 21
anni 21 giubbone, camicia, calzoni e cappello.
carrattiero Muore il 28 ottobre.

STEFANO OMODEO 26 novembre 1682


di Martino si ricovera;
dalla Voltolina letto 78
anni 30 giustacore, camicia, calzoni e cappello;
barcarolo dimesso il 16 dicembre.

Una fonte di finanziamento per sopperire alle costanti e non certo


indifferenti spese dell’ospedale, a partire dal 1679, grazie al pontefice
comasco Innocenzo XI, furono i proventi derivanti dall’affitto delle car-
ceri del Campidoglio.

La posizione del S. Giovanni, situato nella zona di campagna ai confi-


ni della parrocchia, risultava comoda per i tanti Valtellinesi che lavorava-
no nell’Agro Romano in corrispondenza di quella zona. Il Registro n.11,
Serie I, Libri dei vivi e dei morti. Anni 1687-1688 dell’Arciospedale ce lo
conferma con le loro presenze (86d):

STEFANO del q. Giovan Pietro 12 novembre 1687


dalla Valtolina si ricovera;
anni 55 letto 6
cuoco s. d. (senza denari).
Muore il 30 novembre.

202
GIOVAN BATTISTA RICCI 14 novembre 1687
del q. Giovan Battista si ricovera;
dalla Valtolina letto 37
anni 25 li panni li tiene Maestro Antonio cuoco di casa
cocchiere s. d.;
dimesso il 16 novembre.

Perché mai i vestiti di un ricoverato deve tenerli in consegna il cuoco


dell’ospedale ?
Si ha l’impressione che alcuni nostri convalligiani, allora, non avesse-
ro molta fiducia a Roma negli altri. Il Ricci, probabilmente amico del
cuoco, stimò più sicuro affidarli a lui i suoi abiti, piuttosto che vederseli
“portar via”… o metterli insieme a un centinaio di altri fardelloni, che,
nella confusione, magari non si sarebbero anche più potuti ritrovare…!

GIUSEPPE COLONELLI 23 novembre 1687


di Giovan Antonio si ricovera;
dalla Valtolina letto 12
anni 20 s. d.;
dimesso il 27 novembre.

GIOVAN ANTONIO CARIONE 17 dicembre 1687


del q. Domenico si ricovera;
da Voltolina letto 18
anni 37 s. d.;
facchino dimesso il 21 dicembre.

FRANCESCA PILASPRU’ 23 dicembre 1687


del q. Giacomo si ricovera;
moglie di Antonio letto 16
dalla Valtolina s. d.
anni 56 Muore il 19 febbraio 1688.

BARTOLOMEO ALBERTI 2 febbraio 1688


del q. Andrea si ricovera;
della Voltolina letto 52
anni 30 s. d.;
campagnolo dimesso il 20 aprile.

E’ lo stesso che si è ricoverato nel 1676. Stavolta veniamo a conosce-


re il suo mestiere.

203
ANTONIO BORELLA 1 marzo 1688
del q. Antonio si ricovera;
della Voltolina letto 54
anni 50 cappa di lana, calzoni, s.d.;
campagnolo dimesso il 12 marzo.

PIETRO BELU’ 23 marzo 1688


del q. Pietro si ricovera;
della Voltolina letto 58
anni 46 assieme ai vestiti consegna la spada.
soldato

Lavoratori Valtellinesi di fine secolo


Ogni anno alla chiesa dell’Ospedale, durante una cerimonia solenne,
veniva fatta un’offerta decisamente particolare: una pianeta con ricamata
sopra la figura di un asino, carico di barili d’acqua.
Quello era il tributo dei venditori dell’Acqua Santa, la cui sorgente si
trovava in una tenuta di proprietà dell’Ospedale del Salvatore – ossia l’i-
stituto del S. Giovanni in Laterano -, ubicata nelle immediate vicinanze di
Roma sulla via Appia, in un fondo anticamente detto delle Marmore e in
seguito Arco di Travertino. Gli acquaroli la portavano a quello ed agli altri
nosocomi dell’Urbe per uso di bagno e di bevanda. Si trattava infatti di
un’acqua salutare, utilizzata a scopo curativo, a quei tempi tenuta in gran-
de considerazione per le numerose guarigioni di persone ed anche di umili
animali da lavoro. Già nel 1587 Andrea Bacci, l’illustre medico di Sisto
V, ne aveva riconosciuto le tante virtù terapeutiche dichiarandola quanto
mai efficace e adatta a togliere le ostruzioni delle viscere, specialmente
della milza e per astergere i reni da materie crasse, viscose e dai calcoli
(94). Pare che nel Seicento se ne facesse un grande uso. Tanto che il pon-
tefice Alessandro VII (1655-1667), che l’aveva sperimentata di persona
come rimedio efficacissimo per il suo mal della pietra, fosse intenziona-
to a portarla con delle condutture fino a Roma. Non abbiamo documenta-
zione sul suo consumo da parte di Valtellinesi, specialmente i facchini da
vino.
Ci risulta invece un nutrito elenco dei nostri che lavoravano e soffriva-
no nell’Urbe nonché nella Campagna Romana anche sul finire del secolo
(87d), come dal Registro n.16, Serie I, Libri dei vivi e dei morti. Anno
1697:

204
ANTONIO SALVIETTA 19 gennaio 1697
del q. Giovanni si ricovera;
dalla Vuoltolina letto 21,
anni 22 dimesso il il 29 gennaio.

14 febbraio 1697
torna a ricoverarsi;
letto 7,
dimesso il 25 febbraio.

GIUSEPPE PAGANONE 23 gennaio 1697


del q. Giovanni si ricovera;
dalla Vultolina letto 99,
anni 55 dimesso il 10 marzo.
campagna

GIOVANNI BOSCACCI 24 febbraio 1697


del q. Domenico si ricovera;
dalla Vuoltolina letto 22,
anni 60 dimesso il 4 marzo.
fachino

ANTONIO da FAI 28 marzo 1697


del q. Giacomo si ricovera;
dalla Vultolina letto 14,
anni 26 dimesso il 4 aprile.
vaccinaro

GIOVAN ANTONIO MARTINAGLIA 1 aprile 1697


di Pietro si ricovera;
dalla Vultolina letto 22,
anni 23 dimesso il 6 aprile.
fachino

ANTONIO BIORRI 28 aprile 1697


del q. Giovanni si ricovera;
dalla Vuoltolina letto 19,
anni 19 dimesso il 28 maggio.
carrettiere

GIOVANNI BERTOZZINI 28 aprile 1697

205
di Giacomo si ricovera;
dalla Vultolina letto 108,
26 anni dimesso il 6 settembre.
carrettiere

BARTOLOMEO GUSLINI 29 aprile 1697


del q. Domenico si ricovera;
dalla Vuoltolina letto 3,
anni 44 dimesso il 6 settembre.
barbiere

ANDREA SOLINI 17 luglio 1697


del q. Andrea si ricovera;
dalla Vultolina letto 117,
anni 30 dimesso il 30 luglio.
fachino

BARTOLOMEO MARTIRI 21 luglio 1697


del q. Pietro si ricovera;
dalla Vuoltolina letto 16,
anni 22 dimesso il 24 luglio.
servitore

PIETRO BIANCHI 23 luglio 1697


del q. Antonio si ricovera;
dalla Vultolina letto 4,
anni 26 dimesso il 2 agosto.
servitore

PIETRO SONDRINI 18 settembre 1697


del q. Giovanni si ricovera;
dalla Vultolina letto 19,
anni 30 dimesso il 22 settembre.
fachino

GIOVAN BATTISTA DULCINELLI 20 settembre 1697


di Francesco si ricovera;
dalla Vuoltolina letto 49,
anni 24 dimesso il 26 settembre.
fornaro

BARTOLOMEO JUSLINI 28 settembre 1697


di Domenico si ricovera;

206
di Vultolina letto 4,
anni 26 dimesso il 2 ottobre.
fachino

GIOVANNI PORRI 1 ottobre 1697


di Lorenzo si ricovera;
dalla Vuoltolina letto 97,
anni 35 dimesso il 13 dicembre.
fachino

14 novembre 1697
torna a ricoverarsi;
letto 22,
dimesso il 27 novembre.

GIOVAN ANTONIO ZUIA 2 ottobre 1697


del q. Giovanni si ricovera;
dalla Vultolina letto 80,
anni 24 dimesso il 23 dicembre.
fachino

Giovan Antonio ZOIA 31 ottobre 1697


anni 26 torna a ricoverarsi;
letto 27,
dimesso il 20 novembre.

Nella seconda volta in cui viene registrato, a differenza della prece-


dente, il cognome è scritto esatto. La differenza di età annotata – 2 anni
in meno mentre è trascorso meno di un mese ! – torna a confermarci che
i vari dati sui pazienti erano allora semplicemente indicativi.

LORENZO SELVETTI 7 ottobre 1697


del q. Pietro si ricovera;
dalla Vultolina letto 27,
anni 60 dimesso il 12 ottobre.
campagna

GIOVANNI ANDREOLI 17 ottobre 1697


di Giovanni si ricovera;
dalla Vultolina letto 81,
anni 27 dimesso il 23 ottobre.
uomo di campagna

207
DOMENICO CAVAZZI 19 ottobre 1697
del q. Pietro si ricovera;
dalla Uoltolina letto 111,
anni 25 dimesso il 30 ottobre.
carrettiero

30 ottobre 1697
torna a ricoverarsi nello stesso giorno in cui è
stato dimesso;
letto 23,
dimesso il 1 novembre.

ANTONIO PANEVA 20 ottobre 1697


del q. Lorenzo si ricovera;
dalla Voltolina letto 65,
anni 40 dimesso il 10 novembre.
fachino

LORENZO FOLINO 30 ottobre 1697


del q. Augustino si ricovera;
dalla Voltolina letto 62,
anni 30 dimesso il 12 novembre.
carrettiere

PIETRO SALUCCHI 31 ottobre 1697


del q. Gervasi si ricovera;
dalla Voltolina letto 12,
ragazo anni 15 dimesso il 15 novembre.

GIACHOMO CRISTOFONINI 11 novembre 1697


del q. Andrea si ricovera;
dalla Vuoltolina letto 49,
anni 21 dimesso il 21 novembre.
taverniere

GIACOMO BORCARINI 15 novembre 1697


di Francesco si ricovera;
dalla Vuoltolina letto 46,
anni 28 dimesso il 20 novembre.
campagna

PIETRO PARRETI 22 novembre 1697

208
di Giacomo si ricovera;
da Roncaia letto 50,
anni 24 dimesso il 7 dicembre.
fachino

GIACOMO MORELLI 23 novembre 1697


del q. Pietro si ricovera;
dalla Vuoltolina letto 124,
anni 36 dimesso il 24 novembre.
campagna

TOMASO CODIGA 3 dicembre 1697


di Giacomo si ricovera;
dalla Voltolina letto 98,
anni 28 dimesso il 7 dicembre.
campagna

SIMONE MASSOTTI 18 dicembre 1697


del q. Martino si ricovera;
dalla Vuoltolina letto 50,
anni 35 dimesso il 19 dicembre.
fachino

GIOVANNI BIERTACCINI 31 dicembre 1697


di Giacomo si ricovera;
da Sondri di Milano letto 15,
anni 28 dimesso il 9 gennaio 1698.
carrettiere
Arti e mestieri di nostri convalligiani
Come già per i Valtellinesi delle altre strutture ospedaliere, nel XVII
secolo, anche per quelli del S. Giovanni i mestieri che ci risultano sono
anche in questo caso numerosi e vari. Dai soli cinque registri presi in con-
siderazione – per il Seicento ne esistono altri dodici, che per limiti di
tempo purtroppo non si sono potuti esaminare – risultano infatti le loro
attività di:
CONTADINI

FACCHINI
CARRETTIERI
BARCAROLO

209
TAVERNIERE
CUOCO
SERVITORI

FORNARO

BARBIERE
VACCINARO
FERRAROLO

ZECCHIERE
STAMPATORE

SOLDATO

Tutto questo è senz’altro una dimostrazione di grande, generosa, labo-


riosità degli emigrati Valtellinesi a Roma.

210

Potrebbero piacerti anche