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GIOVANNI
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La Compagnia del Salvatore
Numerose testimonianze della presenza di nostri convalligiani a Roma
provengono dalle scritture di un altro ospedale ancora: il S. Giovanni, a
cui il duro lavoro nonchè le arti e i mestieri specifici che svolgevano
nell’Urbe e nell’Agro Romano li indirizzarono.
Come già quello della Consolazione, anche l’Ospedale del Salvatore
ad Sancta Sanctorum di S. Giovanni in Laterano – in seguito familiar-
mente chiamato il S. Giovanni per la prospicente piazza omonima – risul-
tò dalla fusione e dall’avvicendamento di vari enti ospitalieri. Quattro
addirittura: quello dei SS. Andrea e Bartolomeo, quello di S. Michele
Arcangelo o anche di S. Angelo, l’altro della Confraternita del Salvatore
ad Sancta Sanctorum e l’altro edificio eretto col lascito di Everso
dell’Anguillara.
Tutto trae origine dalla Confraternita del Salvatore ad Sancta Sanc-
torum, sorta nel 1276 per l’assistenza ai bisognosi e per la custodia
dell’Immagine del Salvatore, di cui il cardinale Pietro Colonna fu il gene-
roso protettore. L’antico Catasto della Compagnia del 1462 ci fa sapere
che l’Ospedale ebbe principio presso la Chiesa dei Santi Pietro e
Marcellino della Suburra, in località memorabile per antichità, ma non
molto felice e in luogo ristretto. Venne in seguito trasferito al Laterano,
nei vecchi edifici denominati “Palazzo del Re”, presso gli antichi
Acquedotti, l’Arco di Basile e le case dei nobili de’ Novelli. Qui esisteva
una cappella dedicata a Sant’Angelo e l’altra piccola chiesa intitolata a
Sant’Andrea, dove si adunava un Collegio di Nobili, il quale ad onore del
Redentore e Salvatore nostro Gesù Cristo, che amò l’Ospitalità e coman-
dò che si aprissero le porte agli Ospiti, ne curò il meraviglioso amplia-
mento. Siccome l’Ospedale ebbe il suo inizio presso la Chiesa di
Sant’Angelo fu denominato Ospedale di Sant’Angelo e della Compagnia
dei Raccomandati “ad Sancta Sanctorum” di Roma (89). Questa deno-
minazione cambiò poi in Hospitale Salvatoris Refugium pauperum et
infirmorum, come fu scolpito sull’architrave del suo ingresso principale.
Un nuovo reparto per le donne venne aggiunto proprio nel 1462, grazie
alla donazione di 800 ducati d’oro fatta da Everso II dell’Anguillara. Tra
le altre cospicue elargizioni a sostegno del pio istituto ci fu anche quella
di Vannozza de’ Cattanei, madre del duca Valentino, la quale nel 1520
donò la metà di alcune case presso piazza de’ Fiori che i romani, senza
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tanti complimenti, chiamavano con evidente allusione alla proprietaria
Ospizio della Vacca. E questo, ancor oggi, si legge da un’epigrafe latina
posta su una parete della Corsia Grande del S. Giovanni (90).
Un Manoscritto Inedito dell’Anno 1592 della Biblioteca Nazionale di
Roma (n. 721) ci fa sapere tutta una serie di notizie veramente interessanti
sulla pia istituzione:
L’hospitale di San Giovanni in Laterano, ch’è il maggiore dopo il S.
Spirito, ha d’entrata 12 mila scudi in varie cose. Questo hospitale riceve
febbricitanti, feriti et piagati così maschi come femmine; ma delle femmi-
ne minor numero come si dirà. Nell’hospitale maggiore gl’homini sono in
100 letti da un huomo per letto, della grandezza dell’hospedale di S.
Spirito. In certi scantoni ci sono poi 50, ove stanno i feriti et persone più
reputate, similmente un letto per huomo.
Nell’hospitale delle donne vi sono 80 letti, una donna per letto.
In questo hospitale vi è un Priore che fa le spese e un sotto priore.
Questo hospitale ha 2 medici che vanno e vengono et hanno 10 scudi al
mese per uno. Vi è l’assistente poi che ha 6 scudi il mese et le spese, quan-
do medicano così gli huomini come le donne. Vi è un cerusico che va e
viene et ha 10 scudi il mese. Vi è un sostituto che abita sempre all’hospi-
tale, che ha le spese et 5 scudi il mese. Vi è la spetiaria ove alloggiano 3
spetiali, che hanno le spese et provisioni il mese. Di questi tre, uno è il
mastro et gli altri due sono garzoni. Vi è poi un herbarolo (erborista), che
va et viene portando l’herbe per il bisogno della spetiaria. Vi sono 14
servi che servono gli ammalati, che hanno le spese et 1 scudo il mese per
huomo. Vi sono 2 guardarobba che hanno le spese et sono pagati. Uno ha
3 scudi il mese. Uno fa li servitiali et dà le medicine et simili cose. Il sosti-
tuto del cerusico cava sangue. Il pollopesto si fa secondo il numero de’
malati, o di gallina, o di vitelle da latte. Ha il cuoco con 3 sguatteri. Tiene
2 cappellani, che hanno le spese et sono pagati dall’hospitale. Vi è il
Maestro di Casa con un servitore, lo speditore, il canavaro con un servi-
tore, quali hanno le spese et il salario. Vi è un fornaio con 2 garzoni, che
hanno tutti oltre le spese il salario.
Vi è nello hospitale delle donne la Priora, con 2 serve, che è sopra
all’ammalate, le quali sono servite da huomini dell’hospitale.
Questo hospitale è governato da tre cittadini romani, al cui governo vi
è ancora un Computista, un Camerlengo et un Procuratore et un riscoti-
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tore. Ha un fattore, che va vedendo gli affari e che tiene un cavallo et un
servitore...
Il documento prosegue precisando che tali Governatori si cambiano
ogni due anni e qualche volta si confermano. Vi sono poi 13 incaricati di
verificare quello che serve all’ospedale e provvedere. Queste tredici per-
sone, i tre Priori e gli altri Ufficiali fanno parte della Compagnia, che
gestisce l’istituto. Ci sono inoltre 2 Visitatori, che controllano le medi-
cine, il trattamento dei ricoverati ed anche le spese. Quanto alla sua
dimensione l’edificio per gli uomini è lungo 112 braccia e largo 14; quel-
lo per le donne 50 braccia di lunghezza e 10 di larghezza (91).
Le strutture dell’ospedale, nel Seicento, furono soggette a diversi
ampliamenti. Nel 1604 si aggiunse un secondo edificio ortogonale al pre-
cedente, rimasto fino ai nostri giorni, e prospettante sulla piazza di S.
Giovanni. Nel 1636 si restaurò la Corsia Grande. Due anni dopo fu la
volta dell’altro braccio, quello congiunto alla chiesa di S. Andrea. Sempre
nel 1638 la capacità ricettiva potè essere aumentata a ben 300 letti. Infine
tra il 1633 e il 1677 la Corsia Mulierum, l’ospedale delle donne, venne
ingrandita e portata a compimento. Così che il complesso ospedaliero
risultò composto da quattro corsie (92).
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significativo. In queste scritture per ciascun ammalato è riportato il nome
e il patronimico, il luogo d’origine, l’età, il mestiere o comunque la con-
dizione sociale, i vestiti e tutto quello che il degente aveva con sé al
momento del ricovero in ospedale ed anche la data d’entrata, il numero
del letto, la data di dimissione o di morte; in aggiunta, il Priore che redi-
geva il registro annotava se il ricoverato fosse in possesso di denaro e,
qualora ne avesse, a quanto corrispondesse la somma che lasciava in con-
segna. Questi dati, che per tutti non risultano completi, rappresentano
comunque una fonte di informazioni decisamente preziose (83d):
PIETRO del quondam Battista 9 giugno 1671
di Paglialonga dalla Voltolina si ricovera;
anni 35 letto 62
facchino fardello, s. m. (senza moneta);
dimesso il 12 giugno.
26 settembre 1671
torna a ricoverarsi;
letto 127,
dimesso il 2 ottobre.
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ANTONIO di PETRINO 28 marzo 1672
de Cino da Milano si ricovera;
21 anni letto 114,
fachino dimesso il 5 aprile.
Nei Libri dei vivi e dei morti. Anni 1675-1676 troviamo la conferma
che, nel secolo XVII, emigrarono a Roma anche i Valtellinesi della
Valchiavenna (84d). In questi viene inoltre riportato l’unico convalligiano
documentabile nell’Urbe, in tutto il Seicento, di Delebio:
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GIOVANNI BOTTARI 29 gennaio 1675
del q. Bartolomeo si ricovera;
della Voltolina letto 95,
dimesso il 25 febbraio.
Si era già ricoverato anche nel 1672, come risulta dal precedente regi-
stro per gli Anni 1671-1672.
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DOMENICO BARESCE’ 10 dicembre 1675
del q. Lorenzo si ricovera;
dalla Voltolina letto 29,
dimesso il 16 dicembre.
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BARTOLOMEO TESTINI 20 marzo 1676
del q. Giovanni si ricovera;
dalla Voltulina letto 16,
dimesso il 16 aprile.
15 maggio 1676
torna a ricoverarsi;
letto 15,
dimesso il 19 maggio.
20 maggio 1676
si ricovera di nuovo;
letto 113,
dimesso il 21 maggio.
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GIOVANNI TOGNIONE 22 giugno 1676
del q. Giacomo si ricovera;
da Ciauenna letto 40,
dimesso il 2 luglio.
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CARL’ANTONIO TORRELLI 16 giugno 1682
del q. Giovan Domenico si ricovera;
di Ceua letto 98
anni 24 giustacore, camicia, calzoni e cappello.
servitore Muore il 26 agosto.
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poco importava, sempre di Andrea si trattava… 22 o 25 anni era uguale,
bastava capire che si trattava di un giovane… Sundria o Sundri, come si
pronunciava in dialetto valtellinese, non faceva differenza essendo
comunque della regione di Milano… C’era poi la professione, a volte, per
individuarli… Nel nostro caso per ziccatore s’intendeva cecchiere da
cecca, ossia zecchiere da zecca: insomma coniatore di monete. Niente
male per un giovane venuto via da una vallata. E non certo un lavoro usua-
le nemmeno per chi viveva già in città.
1 ottobre 1682
torna a ricoverarsi;
sempre al letto 110,
stessi vestiti;
dimesso il 20 dicembre.
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ANDREA SARTORI 2 ottobre 1682
del q. Giacomo si ricovera;
dalla Voltolina letto 57
anni 28 giustacore, camicia, sotto calzoni e cappello, s. d.;
campestro dimesso il l8 ottobre.
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GIOVAN BATTISTA RICCI 14 novembre 1687
del q. Giovan Battista si ricovera;
dalla Valtolina letto 37
anni 25 li panni li tiene Maestro Antonio cuoco di casa
cocchiere s. d.;
dimesso il 16 novembre.
203
ANTONIO BORELLA 1 marzo 1688
del q. Antonio si ricovera;
della Voltolina letto 54
anni 50 cappa di lana, calzoni, s.d.;
campagnolo dimesso il 12 marzo.
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ANTONIO SALVIETTA 19 gennaio 1697
del q. Giovanni si ricovera;
dalla Vuoltolina letto 21,
anni 22 dimesso il il 29 gennaio.
14 febbraio 1697
torna a ricoverarsi;
letto 7,
dimesso il 25 febbraio.
205
di Giacomo si ricovera;
dalla Vultolina letto 108,
26 anni dimesso il 6 settembre.
carrettiere
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di Vultolina letto 4,
anni 26 dimesso il 2 ottobre.
fachino
14 novembre 1697
torna a ricoverarsi;
letto 22,
dimesso il 27 novembre.
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DOMENICO CAVAZZI 19 ottobre 1697
del q. Pietro si ricovera;
dalla Uoltolina letto 111,
anni 25 dimesso il 30 ottobre.
carrettiero
30 ottobre 1697
torna a ricoverarsi nello stesso giorno in cui è
stato dimesso;
letto 23,
dimesso il 1 novembre.
208
di Giacomo si ricovera;
da Roncaia letto 50,
anni 24 dimesso il 7 dicembre.
fachino
FACCHINI
CARRETTIERI
BARCAROLO
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TAVERNIERE
CUOCO
SERVITORI
FORNARO
BARBIERE
VACCINARO
FERRAROLO
ZECCHIERE
STAMPATORE
SOLDATO
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