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Prima guerra mondiale

E’ necessario sapere che prima del conflitto l’Italia attraversò un periodo roseo sia dal punto di
vista industriale che dal punto di vista politico. Del primo furono protagoniste le industrie
meccaniche e la decisione dello Stato di intervenire direttamente nella gestione di attività
economiche. Del secondo fu protagonista indiscusso, per ben 15 anni, il liberale Giolitti. I suoi
punti forti furono una nuova legge elettorale, la neutralità dello Stato sulle tensioni tra sindacati dei
lavoratori e imprenditori. La decadenza della leadership giolittiana terminò quando decise di farsi
trascinare dai progetti espansionistici delle correnti nazionaliste organizzando una campagna in
LIbia che si dimostrò fallimentare. Questo lo portò alle dimissione che lasciarono il posto ad una
certo Salandra.

Furono diverse le cause che portarono al primo conflitto mondiale. Prima fra tutte proprio il
dilagare di quel nuovo concetto di “nazionalismo” che accese tensioni e aggressività tra le varie
potenze: Italia, Germania, Francia, Stati Uniti, Russia. Un ruolo importante giocò la nuova
rivoluzione scientifica che, oltre a migliorare le condizioni di vita della popolazione, palesò ben
presto il suo lato oscuro: mise in moto l’industria bellica. In ogni Paese si cominciò la corsa agli
armamenti con l’intento di mettere in campo la propria abilità e la propria forza militare per
garantirsi, più degli altri, una priorità geografica. Tra tutti i Paesi, quello che maggiormente e in
modo imponente si impose sul mondo, fu la Germania che infittì la sua politica militare per mano
del nuovo imperatore Guglielmo II. Le mire espansionistiche della Germania si scontrarono con gli
interessi della Gran Bretagna e della Francia. Quelli della Russia si scontrarono con quelli
dell’Austria-Ungheria, soprattutto dopo lo sfacelo dell’impero ottomano a partire dai primi anni del
Novecento. Al di fuori dell’Europa, un posto di rilievo nel primo conflitto ebbero gli Stati Uniti e il
Giappone che era riuscito velocemente ad avviare un processo di modernizzazione in campo
militare, industriale ed economico.

Prima del conflitto l’Europa era divisa in due grandi alleanze: la Triplice alleanza che vedeva
insieme Austria-Ungheria, Italia e Germania (supportate dall’Impero ottomano); e la Triplice intesa
che vedeva insieme Paesi politicamente differenti tra loro Francia, Gran Bretagna e Russia
(supportate dal Giappone e dalla Serbia).

Quando nel giugno del1914 fu ucciso l’erede al trono austroungarico Francesco Ferdinando, per
mano di un anarchico serbo Princip, il fuoco si accese irrimediabilmente. La Russia, che
sosteneva l’indipendenza della Serbia, si mosse in suo favore. L’Austria, immediatamente inviò un
ultimatum alla Serbia chiedendole di prendere parte alla ricerca e all’arresto dei sospettati e di
interrompere la loro politica antiaustriaca nel Paese. La Serbia accettò solo una parte di queste
richieste e l’Austria, il 28 luglio del 1914, dichiarò guerra. A questa dichiarazione aperta di guerra
rispose, per contro, la Russia in difesa della Serbia. Di seguito si mosse la Germania e contro di
lei la Gran Bretagna e la Francia. La guerra aveva avuto inizio.

Da ricordare che il Giappone entrò in guerra a fianco della Triplice Intesa e l’impero ottomano a
fianco degli imperi centrali, ovvero Triplice alleanza.

La guerra inizialmente si aprì su due fronti in Europa: occidentale, dove si scontrarono tedeschi
contro francesi e inglesi; orientale, dove si scontrarono Austria e Germania contro Russia e
Serbia. Quando il Giappone si mosse, i fronti di combattimento si aprirono pure sugli oceani.

Intanto la Gran Bretagna si mobilitò per attuare una guerra sottomarina, con l’obiettivo di bloccare
i rifornimenti via mare ad Austria e Germania- Contestualmente il Giappone si impossessò di
alcune colonie tedesche nel Pacifico e provò a sottomettere la Cina che, però, chiedendo aiuto
alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti, riuscì a liberarsi dalla morsa del Giappone.

Inizialmente i tedeschi avevano progettato una “guerra lampo” (piano Schlieffen) con la quale
pensavano di sconfiggere prima la Francia e poi la Russia in questo modo: sul fronte occidentale,
in attesa che l’esercito russo arrivasse in Germania, i militari tedeschi sarebbero entrati in Francia
attraverso il Belgio e il Lussemburgo, poi l’avrebbero conquistata e solo dopo si sarebbero
dedicati totalmente allo scontro con la Russia. Ma la guerra non andò come previsto e lo scontro
con la Francia si trasformò presto in una guerra di posizione e di logoramento, combattuta
all’interno di trincee che si estendevano dalla Manica alla Svizzera.

Sul fronte orientale, invece, i tedeschi attaccarono e sconfissero la Russia per ben due volte
mente i russi, a loro volta, sconfissero gli austriaci in Galizia. Anche in questo caso vittorie e
sconfitte furono altalenanti da una parte e dall’altra finché, anche su questo fronte, la guerra si
trasformò in una guerra di posizione. Siamo nel 1916.

In tutta questa situazione l’Italia stava vivendo una scissione interna tra quanti volevano che essa
prendesse parte allo scontro e quanti non erano d’accordo. Neutralisti e interventisti. Il problema
nacque per il fatto che la Triplice alleanza era una coalizione creata per scopo difensivo e non
aggressivo. Così, quando la Germania arbitrariamente dichiarò guerra alla Serbia, l’Italia decise di
tirarsene fuori. Fin quando però Salandra, dopo la sottoscrizione segreta del Patto di Londra,
decise di entrare in guerra schierandosi con i suoi vecchi nemici: Francia, Gran Bretagna e
Russia. Qual era la ragione di questa decisione: che al loro fianco, in caso di vittoria, in cambio
avrebbe ottenuto i territori ai quali tanto auspicava anche per definire l’unità italiana: Trentino,
Istria, Venezia Giulia, Dalmazia. Entrata in guerra, l’Italia si mosse contro l’esercito austriaco il 24
maggio 1915 sul fiume Isonzo e sull’altopiano del Carso. Anche qui vittorie e sconfitte altalenanti
portarono poi ad una guerra immobile e di trincea.

Dopo due anni di questa guerra logorante e che procurò solo morti a fronte di nessun guadagno,
il morale dei soldati era a terra. Sporchi, stanchi, affamati e psicologicamente distrutti, molti
tentarono di scappare, altri attuarono atti di autolesionismo per avere la possibilità di essere
esonerati dai combattimenti. Le nuove terrificanti armi chimiche, i cannoni, le mitragliatrici,
stavano avendo un impatto disastroso e inimmaginabile.

Intanto, nel 1917, la Russia si tirava fuori dalla guerra richiamata da un’emergenza interna di
grande importanza: la rivoluzione bolscevica.

Nel momento in cui la guerra sottomarina messa in atto dai tedeschi diventò più pressante,
minando gli interessi economici degli USA a causa dell’interruzione dei suoi traffici con
l’Atlantico, Wilson decise di entrare in guerra al fianco e a difesa dell’Intesa. L’Italia intanto stava
subendo una poderosa disfatta a Caporetto da parte dell’esercito austriaco, il generale Cadorna
non era stato in grado di scongiurare tale esito. Il governo italiano allora, rappresentato da Vittorio
Emanuele Orlando, lavorò molto perché la situazione si ribaltasse. Nuove armi, nuovo esercito e
nuovi obiettivi appetibili da raggiungere. Cadorna fu sostituito da Diaz e finalmente arrivò la prima
vittoria con l’arresto dell’esercito austriaco nel giugno del 1918 sul Piave e ad ottobre nel Vittorio
Veneto. Il 4 novembre 1918 l’Austria , sconfitta, firmò l’armistizio. La vittoria dell’Intesa continuò
grazie all’aiuto tempestivo degli Stati Uniti che sconfissero i tedeschi allontanandoli dai territori
che avevano conquistato. Furono poi sconfitti tutti gli alleati degli imperi centrali, uno dopo l’altro,
e l’Austria fu dilaniata dalle insurrezioni indipendentiste interne. L’imperatore fu messo in fuga e
l’Austria si proclamò una Repubblica.

La stessa cosa accadde anche in Germania dove il Kaiser fuggì, lasciando spazio per la
costituzione di una Repubblica. L’armistizio fu firmato l’11 novembre del 1918.

La conferenza di pace si aprì a Parigi nel 1919 tra i 32 Stati vincitori. IL trattato di pace con i
tedeschi fu firmato, invece, a Versailles . Le conseguenze della sua sconfitta furono disastrose: fu
costretta ad interrompere il lavoro delle industrie belliche, fu smilitarizzata, fu costretta a pagare
pesantissime sanzioni pecuniarie, fu costretta a pagare i danni causati dalla guerra e a rinunciare
a tutte le sue colonie.

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