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Per lungo tempo, l’autorizzazione della ratifica e l’ordine di esecuzione dei trattati
istitutivi CEE/Euratom sono stati dati con legge ordinaria (per la difficoltà di reperire
la maggioranza parlamentare necessaria alle leggi costituzionali). Pertanto, le norme
del diritto comunitario erano soggette al principio della successione della legge nel
tempo (lex posterior derogat priori → avendo rango di legge
ordinaria, il diritto comunitario prevale su quello nazionale solo
nel momento in cui il primo fosse posteriore rispetto al secondo). Questo
comportava dei problemi all’Italia nel conformarsi agli obblighi comunitari, in quanto
se fosse stata emanata una norma nazionale conflittuale rispetto il diritto comunitario,
ma posteriore ad esso, la norma nazionale avrebbe prevalso.
Articolo 117 Cost. La legge costituzionale 8 marzo 2001 ha modificato il Titolo V della
parte seconda della Costituzione, in particolare introducendo una novità di assoluto
rilievo nell’art. 117, primo comma: “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e
dalle Regioni nel rispetto [...] dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario”. In
tal modo viene dato un rilievo costituzionale alla partecipazione dell’Italia al processo
di integrazione europeo, imponendo al legislatore statale e regionale il rispetto del
diritto comunitario, senza mettere in discussione la soluzione fornita in precedenza
dalla Corte Costituzionale in relazione all’art. 11 Cost. L’articolo 117 ha ribadito ciò
che l’11 Cost. aveva detto, ossia che i legislatori statali e regionali devono rispettare i
vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario, ciò nonostante non svolgono la
stessa funzione: l’11 provvede le basi costituzionali delle limitazioni di sovranità
necessarie al funzionamento dell’ordinamento comunitario, il 117 offre l’indicazione
delle sue conseguenze limitatamente all’esercizio del potere legislativo (pertanto,
non è completo).
...E la CEDU? Art.6 TUE: I diritti fondamentali, garantiti dalla Convenzione EU per la
salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e risultanti dalle
tradizioni costituzionali comuni agli SM, fanno parte del diritto dell’Unione in quanto
principi generali. MA ATTENZIONE!!! Questo rinvio non significa che anche la CEDU
abbia applicabilità immediata. Come scritto sopra, in caso di forte contrasto tra norma
interna e CEDU, sarà necessario interpellare la CC perché riguardante il tema dei
diritti fondamentali della persona. Diversa è la questione se la norma della CEDU
coincide con una della Carta dei Diritti Fondamentali: in questo caso, la norma interna
conflittuale può essere disapplicata immediatamente, lasciando prevalere quella
dell’ordinamento comunitario (SI FA RIFERIMENTO ALLA CARTA DEI DIRITTI
FONDAMENTALI, E NON LA CEDU!!!!) → ordinanza 117 (2019) CC: permette di non
applicare la disposizione nazionale conflittuale con quelle previste dalla Carta di Nizza. La CC ritiene
non più determinante la distinzione tra norme dotate o meno di efficacia diretta qualora il contrasto
riguardi la Carta. SU RICHIESTA del giudice interno, la CC può effettuare un ulteriore controllo di
adeguatezza.
Cittadinanza
Art 9 - 20 + Carta di Nizza (Art 39-46)
- competenza degli SM - decidono loro come acquisire o perderla
- La competenza degli SM deve esercitarsi nel rispetto del
diritto dell’Unione: la revoca della cittadinanza nazionale
non può violare i diritti fondamentali del cittadino europeo
(i.e. per motivi razziali) → caso Micheletti.
- Rottman (casi di apolidia) → la naturalizzazione della
cittadinanza, in quanto ottenuta con atti fraudolenti, poteva
essere revocata legittimamente per motivi di interesse
pubblico - spetta alla CDG di esprimersi in casi in cui il
cittadino, vedendosi revocata la cittadinanza, venga privato
dello status di cittadino europeo e dei diritti ad esso
connessi. + il giudice deve basarsi sul principio di
proporzionalità, affermando anche l’eventuale possibilità da parte
dell’interessato di recuperare la cittadinanza, valutando se accordare
all’interessato un termine.
- Zambrano → uno SM non può rifiutare il permesso di soggiorno
ad un cittadino di uno SM, avente a carico un figlio di
tenerà età con cittadinanza dello stesso SM.
- I diritti del cittadino sono invocabili quando l’individuo si trova in una
situazione di rilevanza per la UE e NON di rilevanza puramente interna (anche
se questa è interpretata dalla CDG piuttosto elasticamente). Qualsiasi sia la
materia trattata dal caso, lo status di cittadino europeo comporta che ogni
ostacolo giuridico che possa influenzare tale status debba essere studiato dalla
CDG - rientra nella sua natura e per le conseguenze nella sfera del diritto
comunitario, in quanto una perdita della cittadinanza nazionale comporta la
perdita della cittadinanza eu, e quindi dei diritti che questa comporta.
art 20.2 TFUE → lista
- libera circolazione (21)→ estensione a familiari di cittadini EU +
efficacia diretta e effetto utile (la norma deve essere interpretata in modo tale
da consentire l'effettivo esercizio del diritto da essa attribuito). Caso Tas-Hagen:
governo olandese nega l’indennizzo per danni di guerra a olandesi che risiedono all’estero - non
giustificabile secondo la CDG, in quanto è un suo diritto derivante dai suoi diritti fondamentali in quanto
cittadino EU. Uno studente richiedente aiuti, non può essere soggetto a discriminazioni derivanti
dall’imposizione di ulteriori condizioni che risultino in contrasto con il diritto di circolare liberamente
(i.e. avere una residenza stabile di un certo periodo di tempo nello SM etc).
- voto attivo e passivo (22)- no estensione se non per direttiva 94/80/CE del ‘95 →
deroghe in relazione a problemi specifici degli SM (riservare ai propri cittadini
l’eleggibilità a capo di un organo esecutivo, i.e. sindaci in Italia), ma deve
essere ben giustificate perché non ledano il principio di non discriminazione: nel caso
italiano, perché il diritto alla libera circolazione avrebbe potuto incontrare ostacoli se lo spostamento da
uno SM all’altro comporta l’impossibilità di partecipare alle elezioni comunali. Altro esempio è
GIBILTERRA: possibilità per uno SM di estendere il diritto di voto al parlamento EU a soggetti
extracomunitari residenti a Gibilterra, purché sussistano stretti legami tra i cittadini extracomunitari e lo
SM che estende loro il voto.
- protezione diplomatica e consolare - ma direttiva 2015/637 → estesa a
familiari. (23)
- (24) diritto di petizione/ricorso al Mediatore EU - estensione a persona fisica e
giuridica che risieda o abbia sede sociale in un SM. Si può ricorrere al
mediatore eu nel caso si sia vittime di una cattiva amministrazione da parte
dell’Unione, NON per comportamenti imputabili agli SM. Rivolgersi a qualsiasi
organo, organismo ed istituzione della UE/diritto di accesso ai documenti delle
istituzioni UE - non estendibile.
Responsabilità extracontrattuale:
Non deriva da contratto: comportano danni causati dalle istituzioni UE e dai suoi
agenti nell’esercizio delle loro funzioni. Competenza: CDG.
Tutti i comportamenti illeciti sono imputabili all’Unione. L’azione di risarcimento può
essere presentata contro l’Unione da qualsiasi persona fisico giuridica e anche da
parte degli SM (no dalle istituzioni UE).
Coinvolge: Commissione, Consiglio, Parlamento, Consiglio UE, Corte dei Conti e BCE
- quest’ultima ne risponde direttamente - perchè tutte rappresentano l’Unione.
Ricevibilità: la richiesta deve essere proposta entro 5 anni dal momento in cui
avviene il comportamento illecito. L’istanza dovrà poi essere accolta dall’Unione
entro i termini proposti dal ricorso per inadempimento o carenza (in caso di silenzio).
Chi è responsabile?
Rientra nella resp. extracontrattuale dell’Unione, quando
- danno deriva da un’attività statale esecutiva di un atto comunitario che non
lascia margini di discrezionalità o sia imposto dall’Unione, o l’atto costituisca
l’esercizio di una competenza vincolata;
- danno provocato da comportamenti illegittimi imputabili ad una istituzione
dell’Unione.
NON rientra nella responsabilità extracontrattuale dell’Unione, bensì dello SM
- quando il pregiudizio subito deriva dal comportamento di un’autorità
nazionale che ha adottato misure illegittime in applicazione di un atto
dell’Unione;
- quando la violazione del diritto comunitario sia imputabile al legislatore
nazionale (e che dispone di un'ampia discrezionalità sulle scelte normative);
La responsabilità nei primi due casi ricade sullo Stato Membro per violazione del
diritto comunitario (a causa del comportamento di una pubblica amministrazione, o
giudici/magistrati), in quanto lo SM è responsabile del comportamento dei propri
funzionari e della loro formazione con riferimento agli obblighi derivanti dal diritto
comunitario. Il danno pertanto non viene riparato dal singolo, per evitare che il
giudice una minaccia di pressione della richiesta economica di danno.
!!! Se un agente esercita un comportamento illecito al di fuori delle sue funzioni
istituzionali, il risarcimento dovrà essere diretto personalmente all’agente stesso.
Qualora sia certificata la colpevolezza dell’agente, l’Unione indennizzerà il
danneggiato, per poi agire contro l’agente per il recupero totale/parziale
dell’indennizzo.
Ciò nonostante, la responsabilità dell’Unione può essere coinvolta quando il
comportamento delle autorità nazionali sia collegato a un difetto di controllo da
parte delle istituzioni dell’Unione (Commissione), solo in caso di colpa grave
nell’esercizio dei poteri di sorveglianza attribuiti.
La CDG ha precisato che il risarcimento ha carattere sussidiario, ossia (nel momento
in cui lo SM sia responsabile del danno) l’Unione deve avere prova che il danneggiato
abbia esperito le vie di ricorso interne, e che risponda solo dei danni ad essa
imputabili.
Condizioni per la responsabilità:
La responsabilità dello Stato contro i singoli è considerata sussistente (fondata,
reale) se si presentano 3 condizioni:
1. la presenza di un comportamento illecito che violi una norma giuridica atta a
conferire diritti ai singoli
2. la presenza di un danno reale o attuale (o imminente e prevedibile con
sufficiente precisione) al singolo intestatario dei diritti
3. l’esistenza di un nesso causale tra danno e comportamento illecito dello SM.
E’ una giurisprudenza che si è consolidata nel tempo, a partire dal Caso
Francovich/Bonifaci.
La signora Francovich, di Vicenza, era dipendente di un imprenditore che fallì. Informata dal
suo avvocato, venne a conoscenza di un fondo europeo per i disoccupati che avessero perso
l’impiego a causa del fallimento del proprio datore di lavoro (imposto allo SM attraverso una
direttiva). Una volta richiesto di attingere al fondo, però, la signora scopre come questo non
sia mai stato attivato in Italia: pertanto, si apre una causa contro lo Stato Italiano, il giudice
afferma però che la norma, per quanto chiara (fondo) e precisa (licenziati post fallimento),
non sia incondizionata (richiede un comportamento attivo dello SM, ossia l’attivazione del
fondo), pertanto il giudice di rinvio si affida alla CDG, la quale afferma che la direttiva non
abbia effetto diretto, e che pertanto si tratti di un caso di responsabilità extracontrattuale
dello SM per violazione del diritto dell’Unione → lo SM deve risarcire la
signora.
Responsabilità contrattuale:
Vuol dire che deriva dai contratti stipulati tra l’Unione con soggetti terzi, si applicherà
normalmente e relativamente al giudice competente quanto è stabilito nel contratto.
La CDG è competente a decidere in virtù di una clausola compromissoria inserita in
un contratto di diritto pubblico o privato stipulato dall’Unione o per conto di essa. In
assenza della clausola, le controversie sono di competenza dei giudici interni.
Le parti del contratto possono designare la legge applicabile, ma in sua assenza:
- se manca clausola (giudice interno): proprie norme di diritto int. privato;
- se c’è clausola (CdG): decide sulla base di un’interpretazione delle clausole del
contratto.