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Il problema dei rapporti tra diritto comunitario e italiano.

Per lungo tempo, l’autorizzazione della ratifica e l’ordine di esecuzione dei trattati
istitutivi CEE/Euratom sono stati dati con legge ordinaria (per la difficoltà di reperire
la maggioranza parlamentare necessaria alle leggi costituzionali). Pertanto, le norme
del diritto comunitario erano soggette al principio della successione della legge nel
tempo (lex posterior derogat priori → avendo rango di legge
ordinaria, il diritto comunitario prevale su quello nazionale solo
nel momento in cui il primo fosse posteriore rispetto al secondo). Questo
comportava dei problemi all’Italia nel conformarsi agli obblighi comunitari, in quanto
se fosse stata emanata una norma nazionale conflittuale rispetto il diritto comunitario,
ma posteriore ad esso, la norma nazionale avrebbe prevalso.

Tutt’ora, la regola/principio che determina il rapporto tra ordinamenti è il principio


del primato del diritto comunitario sul diritto interno degli SM. Affermato e
consolidato nella giurisprudenza della CDG, viene richiamato espressamente nella
Dichiarazione n.17 allegata al Trattato di Lisbona (2009). E’ un principio che
attraverso gli anni viene anche riconosciuto dalle CC degli SM, anche se da alcune
(italiana, tedesca) con fatica e con una riserva - ossia il diritto della CC ad esprimersi
su controversie tra ordinamento comunitario e nazionale in caso riguardino i principi
fondamentali della Costituzione. Il principio di prevalenza opera solo nella misura in
cui rispetti quello di attribuzione (la ripartizione delle competenze attribuite
all'Unione e SM). L’Unione è infatti tenuta a rispettare i valori fondanti le Costituzioni
interne, che si pongono come limite a priori all’attività comunitaria. E’ la CDG ad
accertare se l’esercizio delle competenze sia avvenuto nel rispetto di questi principi.

1. La prima sentenza della CDG che riguarda il rapporto tra ordinamenti è la


sentenza 24/62 Van Gend & Loos -63: in questa, viene stabilito che i trattati
istitutivi della CEE abbiano non solo creato un rapporto di reciprocità tra SM, ma hanno
creato anche organi dotati di poteri sovrani che possono esercitare su SM e
cittadini e hanno creato un ordinamento giuridico integrato in quello nazionale
con norme ed istituzioni proprie. Nel caso in cui uno SM non adempia agli
obblighi previsti dai Trattati, sarà effettuata una sanzione attraverso strumenti
previsti dai trattati stessi.
2. Sentenza Costa-Enel (1964), un avvocato si rivolge ad un giudice conciliatore
(figura non più esistente) di Milano, riguardo ad una legge sulla
nazionalizzazione dell’energia elettrica in Italia. Il caso fu molto importante
non solo per la conseguente risposta antitetica della CDG, ma anche perché la
legge porterà al famoso disastro del Vajont (ossia, in quanto vi era un forte
interesse a consegnare gli impianti allo Stato, ma ciò poteva essere fatto solo se
questi fossero finiti, le società di gestione saltarono vari livelli di controllo pur
di terminare gli impianti per tempo).
Corte Costituzionale: Nonostante l’Italia avesse aderito alla CEE in accordo con
l’art 11 della Costituzione (il quale afferma che sono concesse delle limitazioni
alla sovranità nazionale allo scopo di favorire istituzioni che garantiscano un
ordinamento che promuova la pace e giustizia fra le Nazioni), il diritto
comunitario fosse di rango ordinario, in quanto la legge di ratifica di un
trattato internazionale è una legge ordinaria. Pertanto, fra norme di stesso
rango deve essere utilizzato il principio di successione della legge nel tempo,
secondo il quale prevale la legge posteriore in termini di tempo.
CDG: Invece, afferma che il Trattato ha istituito un ordinamento proprio,
integrato a quello nazionale, ma che prevale in virtù di forza propria e NON in
conseguenza dei meccanismi di adattamento di ciascun ordinamento statale.
Se ciò non fosse, il diritto dell’Unione perderebbe il proprio carattere
comunitario e ne risentirebbe lo stesso fondamento giuridico della Comunità.
Qualsiasi normativa nazionale incompatibile con il diritto comunitario, è
priva di efficacia.
3. Sentenza Frontini (1973) La Corte Costituzionale re-interpreta l’articolo 11
della Costituzione (benchè in origine redatto con riferimento alla
partecipazione italiana alle Nazioni Unite), affermando che ordinamento
nazionale e comunitario siano propri ed autonomi, benché coordinati dalla
ripartizione delle competenze prevista dai Trattati. L’ordinamento comunitario,
benché non abbia un rango primario in quanto collegato alla legge di ratifica,
ha rango superiore perchè in attuazione dell’articolo 11. Pertanto, le norme
comunitarie hanno una efficacia piena ed obbligatoria e diretta
applicazione negli SM, senza necessità di leggi di adattamento. Riserva: il
diritto comunitario non può comunque violare i principi fondamentali della
Costituzione Italiana, pertanto nel momento in cui un giudice fosse dubbioso
della costituzionalità di una norma di diritto comunitario, è la Corte di Giustizia
l’organo competente a pronunciarsi in materia.
Nella sentenza Industrie Chimiche (1975), infatti, viene stabilito dalla CC che
il giudice, nel momento in cui ritiene che vi sia un conflitto tra diritto
comunitario e norma nazionale posteriore, debba rivolgersi alla Corte
Costituzionale che si pronuncerà sulla costituzionalità della norma o meno.
Questo perché si crea un conflitto di costituzionalità tra la legge di adattamento
dei Trattati e l’articolo 11. Non verrà apprezzato dalla CDG, in quanto il
processo sarebbe stato molto laborioso (interruzione del procedimento,
richiesta alla CC, attesa della risposta, avvio del procedimento e conclusione) e
non garantiva l’applicazione immediata e uniforme del diritto dell’Unione.
4. Sentenza Simmenthal (1978) La CDG afferma che
- le norme comunitarie devono essere applicate immediatamente , in
quanto superiori a quelle nazionali.
- Le norme interne posteriori al diritto comunitario ed incompatibili con
esso non si possono formare validamente. Le norme nazionali
previamente esistenti devono essere subito disapplicate, senza aspettare
la previa rimozione in via legislativa o mediante altro procedimento
costituzionale.
- se ciò non fosse, il sistema di controllo giurisdizionale sul rispetto del
diritto comunitario, in quanto formato dalla cooperazione tra giudice
nazionale e comunitario, non sarebbe efficace.
La CDG precisa ulteriormente nella sentenza Factortame (1990) - norma di
diritto inglese proibisce il giudice nazionale a sospendere l’applicazione di una
norma interna, considerata possibilmente come incompatibile con il diritto
comunitario - che sono incompatibili anche le norme che, pur se non
direttamente contrastanti, mettono in discussione l’effettiva applicazione ed
efficacia del diritto UE, quindi di ostacolo alla protezione giurisdizionale
effettiva/immediata di un diritto che il singolo vanta (in forza del diritto
comunitario).
5. Sentenza Granital (1984). La CC si avvicina alle posizioni della Sentenza
Simmenthal della CDG, garantendo gli stessi risultati, ma cambiando
l’impostazione di fondo: la CDG aveva ribadito che gli ordinamenti fossero di
un unico sistema integrato, ordinato gerarchicamente tra norme comunitarie e
nazionali. Diversamente, la CC riconosce che l’ordinamento nazionale e quello
comunitario siano autonomi e distinti, anche se coordinati, in quanto in forza
dell’art. 11 della Costituzione sono state trasferite alle istituzioni comunitarie le
competenze relative a determinate materie. Ciò permette che:
a. L’ordinamento nazionale non interferisca con quello comunitario
ma garantisce la diretta applicabilità del diritto comunitario sul
territorio nazionale: il giudice ordinario, nel momento in cui si
presenti un caso regolato da una norma comunitaria e una nazionale
contrastante, farà prevalere quella comunitaria.
b. la norma interna incompatibile non è subito caduca, ma non viene
in rilievo per la definizione della controversia. Fuori dall’ambito
materiali e i limiti temporali in cui vige l’ordinamento comunitario, la
norma interna conflittuale continua a spiegare la sua efficacia.
c. L’effetto diretto della norma comunitaria conferma l’incompatibilità
della richiesta di legittimità costituzionale della norma conflittuale.
Tuttavia la Corte costituzionale ritiene di doversi comunque esprimere quando
l'applicazione del diritto dell'unione possa porre a rischio il
- rispetto dei diritti fondamentali → sentenza 269 (2017) OBBLIGO nel
momento in cui vi sia un dubbio di legittimità riguardo i diritti protetti dalla
Costituzione it. o dalla Carta dei Diritti Fondamentali, di sollevare la questione
di legittimità costituzionale, che la CC valuterà secondo parametri interni ed
eventualmente europei in base all’ordine appropriato caso per caso.
- il rispetto dei principi democratici e
- possa porre in discussione l'assetto Dello Stato o la messa in discussione
la partecipazione italiana all’UE.

Articolo 117 Cost. La legge costituzionale 8 marzo 2001 ha modificato il Titolo V della
parte seconda della Costituzione, in particolare introducendo una novità di assoluto
rilievo nell’art. 117, primo comma: “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e
dalle Regioni nel rispetto [...] dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario”. In
tal modo viene dato un rilievo costituzionale alla partecipazione dell’Italia al processo
di integrazione europeo, imponendo al legislatore statale e regionale il rispetto del
diritto comunitario, senza mettere in discussione la soluzione fornita in precedenza
dalla Corte Costituzionale in relazione all’art. 11 Cost. L’articolo 117 ha ribadito ciò
che l’11 Cost. aveva detto, ossia che i legislatori statali e regionali devono rispettare i
vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario, ciò nonostante non svolgono la
stessa funzione: l’11 provvede le basi costituzionali delle limitazioni di sovranità
necessarie al funzionamento dell’ordinamento comunitario, il 117 offre l’indicazione
delle sue conseguenze limitatamente all’esercizio del potere legislativo (pertanto,
non è completo).

...E la CEDU? Art.6 TUE: I diritti fondamentali, garantiti dalla Convenzione EU per la
salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e risultanti dalle
tradizioni costituzionali comuni agli SM, fanno parte del diritto dell’Unione in quanto
principi generali. MA ATTENZIONE!!! Questo rinvio non significa che anche la CEDU
abbia applicabilità immediata. Come scritto sopra, in caso di forte contrasto tra norma
interna e CEDU, sarà necessario interpellare la CC perché riguardante il tema dei
diritti fondamentali della persona. Diversa è la questione se la norma della CEDU
coincide con una della Carta dei Diritti Fondamentali: in questo caso, la norma interna
conflittuale può essere disapplicata immediatamente, lasciando prevalere quella
dell’ordinamento comunitario (SI FA RIFERIMENTO ALLA CARTA DEI DIRITTI
FONDAMENTALI, E NON LA CEDU!!!!) → ordinanza 117 (2019) CC: permette di non
applicare la disposizione nazionale conflittuale con quelle previste dalla Carta di Nizza. La CC ritiene
non più determinante la distinzione tra norme dotate o meno di efficacia diretta qualora il contrasto
riguardi la Carta. SU RICHIESTA del giudice interno, la CC può effettuare un ulteriore controllo di
adeguatezza.

La legge n.234 (2012).


Scopo: ovviare il problema di cronica inadempienza degli obblighi derivanti dalla
partecipazione italiana all’UE (Francovich).
Norma di riferimento per l'azione dell'Italia nell'Unione Europea, è il punto di arrivo
di un lungo percorso avviato con la legge 1989 (legge "La Pergola") e proseguito con
la legge 2005 (legge "Buttiglione").
Formata da: fase ascendente (atta a disciplinare il processo di formazione della
posizione italiana nella predisposizione degli atti UE) e una fase discendente (atta a
garantire l’adempimento degli obblighi).
Fase ascendente:
1. Creazione della CIAE (Comitato interministeriale per gli affari europei).
Partecipano → Presidente del Consiglio dei Ministri/Ministro per gli affari EU
(presiedono), Ministro degli Affari Esteri e quello degli affari Regionali +
ministri competenti nelle materie all’ordine del giorno/presidente della
Conferenza dei presidenti delle Regioni e Province Autonome/presidenti delle
associazioni rappresentative gli enti locali.
Scopo: concorda linee politiche del Governo nella formazione di atti UE.
2. Partecipazione del Parlamento al processo decisionale UE.
Scopo: Il Governo deve svolgere una costante consultazione delle Camere,
permettendo di condizionare l’attività del Governo presso l’Unione.
Metodo: Entro 15 GIORNI dalle riunioni svolte dal Governo, le Camere prima
del loro svolgimento sono informate sulle materie iscritte all’ordine del giorno
riguardanti la posizione del Governo. Ad esse vengono trasmessi i progetti
normativi presentati alle istituzioni UE . I progetti devono adattarsi alle linee
guida offerte dalle Camere, se ciò non è stato possibile, queste devono essere
AVVISATE tempestivamente con appropriate motivazioni.
3. Riserva di esame parlamentare. Ciascuna Camera può (informando l’altra)
chiedere al governo di esaminare il progetto: durante questo periodo, il
Governo non potrà esprimere la volontà dell’Italia in sede di Consiglio. Il
processo può essere iniziato dal Governo stesso, nel caso ritenga che il tema in
questione abbia una rilevanza particolare, e pertanto richiede alle Camere di
esprimersi sull’atto. TEMPISTICHE: 30 gg, dopodichè il Governo si esprime in
Consiglio senza pronuncia parlamentare. + controllo del principio di
sussidiarietà e proporzionalità (II parziale, by Commissione).
4. Partecipazione delle Camere/Governo alla verifica del rispetto del
principio di sussidiarietà. Ciascuna camera può esprimere un parere
motivato in questione delle proposte di atti legislativi dell’UE, consultando
consigli e assemblee di regioni e province autonome. Il Governo presenta
tempestivamente alla CDG i ricorsi deliberati dalle Camere.
5. Freno di emergenza. Prima che le camere adottino un atto UE, il
rappresentante in sede di Consiglio dell’UE chiede che la proposta sia
sottoposta al Consiglio EU.
Fase discendente:
La legge 234 introduce una nuova disciplina del recepimento della legislazione
europea nel nostro Stato in modo da accelerare e rendere più puntuale il recepimento
degli atti comunitari in Italia. L’attuale legge comunitaria viene sdoppiata in due
distinte leggi (a cadenza annuale):
1. la legge di delegazione europea. Il governo dovrà presentare ogni anno al
Parlamento DUE DISEGNI DI LEGGE: il primo entro il 28 febbraio, che
riferisce la conformità dell’ordinamento italiano al diritto comunitario ed
eventuali procedure di infrazione verso l’Italia. Contiene le disposizioni per:
- la DELEGA LEGISLATIVA per velocizzare il processo di recepimento
degli atti secondo certe scadenze. DIVIETO DI GOLD PLATING: gli atti di
recepimento non possono prevedere l’introduzione di livelli di regolazione superiori a
quelli minimi richiesti dalla direttiva stessa. Gli atti con contenuto meramente
tecnico sono semplicemente recepiti attraverso un DECRETO
MINISTERIALE.
- la DELEGIFICAZIONE: il governo può attuare in via regolamentare le
direttive secondo certi criteri fissati dalla legge.
- attuazione di direttive in VIA AMMINISTRATIVA.
Nel caso di ulteriori esigenze di adempimento di direttive un secondo disegno
di legge di delegazione europea può essere presentato entro il 31 luglio di
ogni anno.
2. la legge europea, che il governo potrà eventualmente presentare al
Parlamento anche in tempi diversi rispetto alla legge di delegazione europea,
che riguarda disposizioni modificative o abrogative di norme interne
oggetto di procedure di infrazione o di sentenze della Corte di giustizia,
quelle necessarie per dare attuazione agli altri atti dell’Unione europea ed ai
Trattati internazionali conclusi dall’Unione e quelle emanate nell’ambito del
potere sostituivo.
Grazie a questa legge, anche le Regioni e le Province Autonome possono dare
immediata attuazione legislativa agli atti comunitari senza attendere una previa legge
statale di recepimento (nelle materie a loro attribuite). Per le materie concorrenti, la
legge di delegazione europea fissa i principi fondamentali nel rispetto dei quali le
regioni esercitano la propria competenza normativa. Se la competenza è esclusiva
dello Stato, il Governo indica i criteri che le Regioni devono rispettare soddisfando
esigenze di carattere unitario: allo stesso modo, in caso di inerzia da parte delle
Regioni nell’attuazione del diritto comunitario, lo Stato può supplire alla mancanza in
attesa dell’azione regionale allo scopo di garantire una corretta ed uniforme
applicazione del diritto comunitario (inammissibile il referendum popolare per
l’abrogazione dell’art 6 de LA PERGOLA, avrebbe comportato l’esclusione di
funzioni statali nell’ambito dei rapporti con la CE. Nel momento in cui le Regioni
dovessero adempiere agli obblighi mancanti, la normativa statale sarebbe poi
disapplicata.

Cittadinanza
Art 9 - 20 + Carta di Nizza (Art 39-46)
- competenza degli SM - decidono loro come acquisire o perderla
- La competenza degli SM deve esercitarsi nel rispetto del
diritto dell’Unione: la revoca della cittadinanza nazionale
non può violare i diritti fondamentali del cittadino europeo
(i.e. per motivi razziali) → caso Micheletti.
- Rottman (casi di apolidia) → la naturalizzazione della
cittadinanza, in quanto ottenuta con atti fraudolenti, poteva
essere revocata legittimamente per motivi di interesse
pubblico - spetta alla CDG di esprimersi in casi in cui il
cittadino, vedendosi revocata la cittadinanza, venga privato
dello status di cittadino europeo e dei diritti ad esso
connessi. + il giudice deve basarsi sul principio di
proporzionalità, affermando anche l’eventuale possibilità da parte
dell’interessato di recuperare la cittadinanza, valutando se accordare
all’interessato un termine.
- Zambrano → uno SM non può rifiutare il permesso di soggiorno
ad un cittadino di uno SM, avente a carico un figlio di
tenerà età con cittadinanza dello stesso SM.
- I diritti del cittadino sono invocabili quando l’individuo si trova in una
situazione di rilevanza per la UE e NON di rilevanza puramente interna (anche
se questa è interpretata dalla CDG piuttosto elasticamente). Qualsiasi sia la
materia trattata dal caso, lo status di cittadino europeo comporta che ogni
ostacolo giuridico che possa influenzare tale status debba essere studiato dalla
CDG - rientra nella sua natura e per le conseguenze nella sfera del diritto
comunitario, in quanto una perdita della cittadinanza nazionale comporta la
perdita della cittadinanza eu, e quindi dei diritti che questa comporta.
art 20.2 TFUE → lista
- libera circolazione (21)→ estensione a familiari di cittadini EU +
efficacia diretta e effetto utile (la norma deve essere interpretata in modo tale
da consentire l'effettivo esercizio del diritto da essa attribuito). Caso Tas-Hagen:
governo olandese nega l’indennizzo per danni di guerra a olandesi che risiedono all’estero - non
giustificabile secondo la CDG, in quanto è un suo diritto derivante dai suoi diritti fondamentali in quanto
cittadino EU. Uno studente richiedente aiuti, non può essere soggetto a discriminazioni derivanti
dall’imposizione di ulteriori condizioni che risultino in contrasto con il diritto di circolare liberamente
(i.e. avere una residenza stabile di un certo periodo di tempo nello SM etc).

- voto attivo e passivo (22)- no estensione se non per direttiva 94/80/CE del ‘95 →
deroghe in relazione a problemi specifici degli SM (riservare ai propri cittadini
l’eleggibilità a capo di un organo esecutivo, i.e. sindaci in Italia), ma deve
essere ben giustificate perché non ledano il principio di non discriminazione: nel caso
italiano, perché il diritto alla libera circolazione avrebbe potuto incontrare ostacoli se lo spostamento da
uno SM all’altro comporta l’impossibilità di partecipare alle elezioni comunali. Altro esempio è
GIBILTERRA: possibilità per uno SM di estendere il diritto di voto al parlamento EU a soggetti
extracomunitari residenti a Gibilterra, purché sussistano stretti legami tra i cittadini extracomunitari e lo
SM che estende loro il voto.
- protezione diplomatica e consolare - ma direttiva 2015/637 → estesa a
familiari. (23)
- (24) diritto di petizione/ricorso al Mediatore EU - estensione a persona fisica e
giuridica che risieda o abbia sede sociale in un SM. Si può ricorrere al
mediatore eu nel caso si sia vittime di una cattiva amministrazione da parte
dell’Unione, NON per comportamenti imputabili agli SM. Rivolgersi a qualsiasi
organo, organismo ed istituzione della UE/diritto di accesso ai documenti delle
istituzioni UE - non estendibile.

L’azione di responsabilità contrattuale - extracontrattuale.


Meccanismo che accerta la responsabilità UE per i pregiudizi ai danni dei cittadini
europei derivanti da qualsiasi attività svolta dalle istituzioni UE e dai loro agenti.
Garantito da:
- Art 268 TFUE attribuisce in via esclusiva alla CDG la competenza a conoscere delle
controversie relative al risarcimento dei danni all’
- Art 340 TFUE, definisce responsabilità contrattuale ed extracontrattuale.

Responsabilità extracontrattuale:
Non deriva da contratto: comportano danni causati dalle istituzioni UE e dai suoi
agenti nell’esercizio delle loro funzioni. Competenza: CDG.
Tutti i comportamenti illeciti sono imputabili all’Unione. L’azione di risarcimento può
essere presentata contro l’Unione da qualsiasi persona fisico giuridica e anche da
parte degli SM (no dalle istituzioni UE).
Coinvolge: Commissione, Consiglio, Parlamento, Consiglio UE, Corte dei Conti e BCE
- quest’ultima ne risponde direttamente - perchè tutte rappresentano l’Unione.
Ricevibilità: la richiesta deve essere proposta entro 5 anni dal momento in cui
avviene il comportamento illecito. L’istanza dovrà poi essere accolta dall’Unione
entro i termini proposti dal ricorso per inadempimento o carenza (in caso di silenzio).
Chi è responsabile?
Rientra nella resp. extracontrattuale dell’Unione, quando
- danno deriva da un’attività statale esecutiva di un atto comunitario che non
lascia margini di discrezionalità o sia imposto dall’Unione, o l’atto costituisca
l’esercizio di una competenza vincolata;
- danno provocato da comportamenti illegittimi imputabili ad una istituzione
dell’Unione.
NON rientra nella responsabilità extracontrattuale dell’Unione, bensì dello SM
- quando il pregiudizio subito deriva dal comportamento di un’autorità
nazionale che ha adottato misure illegittime in applicazione di un atto
dell’Unione;
- quando la violazione del diritto comunitario sia imputabile al legislatore
nazionale (e che dispone di un'ampia discrezionalità sulle scelte normative);

La responsabilità nei primi due casi ricade sullo Stato Membro per violazione del
diritto comunitario (a causa del comportamento di una pubblica amministrazione, o
giudici/magistrati), in quanto lo SM è responsabile del comportamento dei propri
funzionari e della loro formazione con riferimento agli obblighi derivanti dal diritto
comunitario. Il danno pertanto non viene riparato dal singolo, per evitare che il
giudice una minaccia di pressione della richiesta economica di danno.
!!! Se un agente esercita un comportamento illecito al di fuori delle sue funzioni
istituzionali, il risarcimento dovrà essere diretto personalmente all’agente stesso.
Qualora sia certificata la colpevolezza dell’agente, l’Unione indennizzerà il
danneggiato, per poi agire contro l’agente per il recupero totale/parziale
dell’indennizzo.
Ciò nonostante, la responsabilità dell’Unione può essere coinvolta quando il
comportamento delle autorità nazionali sia collegato a un difetto di controllo da
parte delle istituzioni dell’Unione (Commissione), solo in caso di colpa grave
nell’esercizio dei poteri di sorveglianza attribuiti.
La CDG ha precisato che il risarcimento ha carattere sussidiario, ossia (nel momento
in cui lo SM sia responsabile del danno) l’Unione deve avere prova che il danneggiato
abbia esperito le vie di ricorso interne, e che risponda solo dei danni ad essa
imputabili.
Condizioni per la responsabilità:
La responsabilità dello Stato contro i singoli è considerata sussistente (fondata,
reale) se si presentano 3 condizioni:
1. la presenza di un comportamento illecito che violi una norma giuridica atta a
conferire diritti ai singoli
2. la presenza di un danno reale o attuale (o imminente e prevedibile con
sufficiente precisione) al singolo intestatario dei diritti
3. l’esistenza di un nesso causale tra danno e comportamento illecito dello SM.
E’ una giurisprudenza che si è consolidata nel tempo, a partire dal Caso
Francovich/Bonifaci.
La signora Francovich, di Vicenza, era dipendente di un imprenditore che fallì. Informata dal
suo avvocato, venne a conoscenza di un fondo europeo per i disoccupati che avessero perso
l’impiego a causa del fallimento del proprio datore di lavoro (imposto allo SM attraverso una
direttiva). Una volta richiesto di attingere al fondo, però, la signora scopre come questo non
sia mai stato attivato in Italia: pertanto, si apre una causa contro lo Stato Italiano, il giudice
afferma però che la norma, per quanto chiara (fondo) e precisa (licenziati post fallimento),
non sia incondizionata (richiede un comportamento attivo dello SM, ossia l’attivazione del
fondo), pertanto il giudice di rinvio si affida alla CDG, la quale afferma che la direttiva non
abbia effetto diretto, e che pertanto si tratti di un caso di responsabilità extracontrattuale
dello SM per violazione del diritto dell’Unione → lo SM deve risarcire la
signora.

La responsabilità extracontrattuale dell’Unione per essere accertata deve basarsi su una


selezione della CDG dei principi generali comuni ai diritti degli SM, la CDG seleziona,
comparando i diversi diritti nazionali, i principi che meglio si adattano alle esigenze
specifiche dell’ordinamento dell’Unione in relazione allo specifico caso, purché siano
compatibili con il diritto comunitario. La responsabilità dell’Unione per il danno ai
singoli sussiste in presenza di una violazione grave di una norma superiore intesa a
tutelare i singoli (violazione grave = un atto normativo che disconosce in modo
manifesto e grave i limiti che si impongono nell’esercizio dei poteri discrezionali
dell’istituzione).

Ammontare del risarcimento: Viene scelto a seguito di un accordo tra la parte


danneggiata e l’istituzione responsabile, oppure in un secondo procedimento dove la
CDG calcola l’ammontare in base ai principi generali comuni agli ordinamenti degli
SM in materia di responsabilità extracontrattuale. Risarcimento = perdite subite +
guadagno mancato + possibile danno morale + interessi. La precisazione delle spese è
solo per i ricorsi diretti,infatti in una sentenza pregiudiziale c'è sempre in uno degli
ultimi punti della motivazione del dispositivo che ricorda come la Corte non statuisca
le spese perché la statuizione delle spese spetta al giudice di rinvio; perché
intervenire sulle spese vorrebbe riconoscere una parte vincente e l'altra non vincente
e non è compito della Corte farlo in rinvio pregiudiziale.

Responsabilità contrattuale:
Vuol dire che deriva dai contratti stipulati tra l’Unione con soggetti terzi, si applicherà
normalmente e relativamente al giudice competente quanto è stabilito nel contratto.
La CDG è competente a decidere in virtù di una clausola compromissoria inserita in
un contratto di diritto pubblico o privato stipulato dall’Unione o per conto di essa. In
assenza della clausola, le controversie sono di competenza dei giudici interni.
Le parti del contratto possono designare la legge applicabile, ma in sua assenza:
- se manca clausola (giudice interno): proprie norme di diritto int. privato;
- se c’è clausola (CdG): decide sulla base di un’interpretazione delle clausole del
contratto.

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