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Glen Micallef
A dissertation
presented to the
Faculty of Arts
in the
University of Malta
for the
degree of B.A.(Hons)
in Italian
June 2013
1
University of Malta Library – Electronic Theses & Dissertations (ETD) Repository
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RINGRAZIAMENTI
Innanzitutto desidero ringraziare il Prof. Valentino Baldi, relatore della mia tesi, per la
pazienza, disponibilità e cortesia che mi ha sempre mostrato, nonché per il prezioso aiuto
Vorrei ringraziare anche gli altri docenti del Dipartimento dʼitaliano per la loro dedicazione.
Sono particolarmente grato alla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto con affetto
durante i miei studi. Spero che i loro sacrifici siano oggi, almeno in parte, ripagati.
2
3
Indice
Introduzione" " " " " " " " " " " " 5
Conclusione" " " " " " " " " " " " 52
Bibliografia" " " " " " " " " " " " 54
4
Introduzione
" Sono queste 3 terzine dellʼultimo canto dellʼInferno della Divina Commedia
di Dante Alighieri. Precisamente è una parte della descrizione di Satana che in
realtà è molto più lunga e dettagliata, una descrizione su cui mi soffermerò
allungo più tardi nella seconda parte della mia tesi. Come si può notare già dal
titolo, lʼobiettivo della mia tesi sarà quello di affrontare questo tema del diavolo
che include: i modi diversi di come era rappresentato nel folklore, le paure della
gente nei sogni, e nellʼatto dellʼesorcismo tra lʼaltro e poi nella seconda parte
della tesi applicherò questo studio alla Divina Commedia, in modo particolare
alla cantica dellʼInferno e metterò in rilievo le differenze principali tra la
descrizione dantesca dei diavoli e dello stesso Lucifero e le tradizioni
folkloristiche. Se si legge attentamente la Commedia, si nota che ci sono delle
digressioni, e queste sono presenti appunto nei canti in cui appaiono i diavoli
inventati da Dante. Analizzerò tutto questo dopo aver consultato un numero
sostanziale di testi critici. Il principale sarà il libro di Jeffrey B. Russel Il diavolo
nel medioevo, che parla un di argomenti come il diavolo nel folklore e nei sogni,
6
1. Il Diavolo e la cultura
popolare del medioevo
7
1.1 Origine del Diavolo
" Per cominciare, penso che sia giusto discutere di come si pensa che fu
creato il Diavolo. Come teoria principale del periodo medievale cʼé quella di
Gregorio Magno ( papa dal 590-604). Secondo lui ,fra tutti gli esseri il Diavolo fu
il primo a essere creato, era un cherubino, il più eccelso fra gli angeli e avrebbe
potuto restare al vertice della creazione se non avesse scelto di peccare. Dopo
aver peccato il Diavolo fu scaraventato giù nel più profondo degli abissi, così
come era stato nel più alto dei cieli . Secondo Isidoro, gli angeli avevano una
gerarchia e formavano delle schiere che riflettevano il loro potere, e insieme a
Gregorio, sostengono che il Diavolo prima della caduta era stato signore di tutti
gli angeli e dopo la caduta diventa principe dei demoni. Questa
rappresentazione, oltre che ha offerto una descrizione chiara di Satana, ha
eliminato lʼidea di dualismo, cioè lʼidea che il Diavolo è indipendente da Dio e
non è stato creato come angelo buono o il Diavolo è il creatore del corpo
umano o che il concepimento dei bambini è opera del Diavolo. Così i vescovi,
nel concilio di Braga del 563 hanno dichiarato che tutto ciò è opera di Dio e non
dellʼangelo maligno. La caduta degli angeli non fu opera di Dio, sostiene
Gregorio, poiché nulla nella loro natura li disponeva al male. Il solo prerequisito
per la loro caduta che farebbe ricadere la responsabilità su Dio è mutabilità ; ma
questa, inerente alla natura come a quella angelica è il libero arbitrio. Se noi
siamo liberi di scegliere il male dal bene, possiamo anche scambiare il bene
con il male, ed è proprio questo che fa il Diavolo, aveva una vita buona ma ha
scelto quella cattiva. La sua scelta fu assolutamente libera, lui cadde a cause
del suo orgoglio che cancellò il suo rispetto e timore nei confronti di Dio.
Gregorio sostenne che Satana cadde allʼinizio del mondo, prima della creazione
dellʼumanità e il suo peccato consisté nellʼorgoglio e invidia verso Dio e verso
lʼumanità, tanto che lo spinse a tentare Adamo ed Eva, come dice proprio Henry
Ansgar Kelly; o sotto la forma di un serpente oppure si è impossessato di un
serpente per far cadere Adamo e Eva nel peccato.2
2 Henry Ansgar Kelly , The devil demonology and witchcraft, Doubleday&company Inc. p.14
8
1.2 Come era rappresentato il Diavolo ?
" Parlando del primo peccato dellʼumanità e del simbolo del serpente, questo
è un simbolo che compare più volte nellʼantico testamento, tanto che nel nuovo
testamento Caino ed altri peccatori sono considerati come figli del Diavolo.
Nellʼantico testamento, il Diavolo è rappresentato molte volte come una
personificazione , come ad esempio di una malattia che porta alla morte , nei
salmi : “ You will not fear ... the pestilence that stalks in darkness, nor the
destruction that wastes at noonday”3 La morte è dimostrata come un mostro
che caccia la vita degli esseri umani. Lo stesso ruolo è dato a Sheol, o Belial. Il
salmista ad un certo punto dice : “ the cords of death encompassed me , the
torrents of perdidtion (Belial) assailed me ; the cords of Sheol entangled me the
snares of death confronted me “4 Belial, poi è diventato il nome più comune del
principe del buio nel Qumran che corrisponde moltissimo il Satana nel nuovo
testamento. Un altro esempio di personificazione è un tratto da Isaiah che nella
sua scrittura popola i deserti con delle bestie mostruose, ma non solo, in modo
con Lilith che era un demone babilonese. Isaiah usa anche dei mostri del mare
come leviathan e Tannin che sono presenti nel Hebrew mantenendo lo stesso
nome e gli stessi caratteristici. Dicendo questo, si può notare che la scrittura è
stata influenzata moltissimo da altre culture e mitologia classica, o per far sì che
quello che scrivono sia più credibile, o perché anche gli scrittori credevano
ancora in questi miti . Se si legge la bibbia attentamente, si possono scoprire
dei parallelismi tra lʼantico testamento e quello nuovo quando si parla di
Diavolo . Un esempio potrebbe essere la tentazione di Abramo allʼinizio della
sua vita pubblica con quella di Cristo nel deserto. Nel nuovo testamento non cʼé
unʼindicazione chiara dellʼorigine del Diavolo , ma solo alcuni frasi come: “ come
un fulmine” 5 , “il dragone e i suoi angeli “6. il fatto che s.Matteo ci dice che Cristo
ha il fuoco preparato per il Diavolo e i suoi angeli può significare due cose , o
che è come punizione per il Diavolo, oppure lo prepara come punizione per gli
uomini che vivono nel peccato. La rappresentazione più dettagliata nella
3 Salmi. 91 5-6
4 Salmi 18 4-5)
5 Luca 10,18
6 Apocalissi 12 7-9
9
scrittura è quella del demone Asmodeus nel libro di Tobia che appare solo nei
septuagint ( lʼantico testamento greco), la quale descrizione è molto simile a
quella dei ebrei in Egitto.
" Molte volte influiscono elementi folklorici provenienti dalle antiche civiltà
mediterranee nella rappresentazione del diavolo. Alcune volte il folklore
confluiva con il cristianesimo siccome nellʻalto medioevo abbiamo il
cristianesimo che mostra il diavolo come spaventoso e terrificante, e il folklore
che mostrava il diavolo come buffo ed incapace. Così facendo cʼera una
contraddizione da una parte un diavolo terrificante e dallʼaltra un diavolo
stupido. Nel Folklore, la distinzione teologica tra il diavolo principe del male e i
demoni suoi seguaci non è molto chiara7 . In molte lingue, infatti si usava
“diavolo” come sinonimo di “demone” che risale allʼantico inglese , ad esempio i
francese “démon”, italiano “diavolo”, spagnolo “diablo”, solamente il tedesco fa
una distinzione usando 2 parole diverse “teufel” e “damon”8 . Invece di usare
delle parole per distinguere tra Satana, diavolo e demoni, si usavano
soprannomi come “il vecchio peloso”, “ lʼuomo nero”, “il buon diavolo” e “il
vecchio bisbetico” tra gli altri. Erano questi dei soprannomi popolari siccome
avevano a che fare col mondo delle favole, fate e folletti. I demoni, poi, nella
tradizione greco-romana sono degli angeli caduti e tali furono considerati anche
gli spiriti, dei germani e Slavi 9 Come si può notare, sono tutti dei soprannomi
buffi, e si usavano per le ragioni già menzionate prima. Dallʼaltra parte, per
mettere più in rilievo la differenza tra il diavolo buffo e quello terrificante, esso
aveva le immagini di draghi, fantasmi, esseri metà bestie e metà uomini e
giganti, tutti quanti esseri malvagi e spaventosi 10 .
" Lʼevocazione più seria di Satana è quella in funzione di un patto con lui.
Lʼidea di un patto formale con il Diavolo risale a un racconto su san Basilio che
risale al V secolo, e quelle più importante di Teofila di Cicilia. Nel primo
episodio, un uomo che voleva ottenere i favori di una bella fanciulla si recò da
un amgo in cerca di aiuto e in cambio si disse pronto a rinunciare per iscritto
alla sua fede in Cristo. Il mago scrive al Diavolo, e ordinò al uomo di uscire di
notte e lanciare per aria il messaggio. Lʼuomo eseguì e invocò immediatamente
le potenze del male, gli spiriti delle tenebre lo condissero a Lucifero. Gli chiede
se credesse in lui, e rispose di sì. Insomma, chiede altre domande che fanno
11 Ivi. p.46-47
12 Cfr. Ivi. pp 50-54
11
una parodia del battesimo. Poi il Diavolo incominciò a lamentarsi dicendo che i
cristiani prima si rivolgono a lui e quando ottengono ciò che volevano ritornano
a Dio per la sua misericordia. Così il Diavolo gli chiede di impegnarsi per
iscritto. Lui è d ʻaccordo e la ragazza si innamora veramente di lui . Dopo alcuni
ostacoli dal padre che voleva che lei diventasse monaca lei cedette. Alla fine
scoprì la storia del patto e con lʼaiuto di San Basilo il giovane si pentì e la
ragazza venne salvata da un destino peggiore della morte. Lʼaltro racconto è
quello della leggenda di Teofilo, un prete in Asia Minore, al quale, morto il
vescovo del luogo, viene offerta la carica episcopale. Teofilo non accetta, ma si
dispiace moltissimo per questo. Così si mette a tramare per riconquistare il
potere.Consulta un mago ebreo che dice di poter aiutarlo attraverso un incontro
con il Diavolo .Per unʼaltra volta, il Diavolo fa la parodia del rito di battesimo e fa
Teofilo promettere di vivere nel peccato. Da questo momento Teofilo diventa
sempre più potente e arrogante, e alla fine il Diavolo reclama il suo dovuto ,
lʼanima dellʼuomo, e manda i demoni a torturare il prete corrotto e trascinarlo
nellʼInferno. Teofilo si pente e chiede aiuto alla Madonna , che scende nellʻ
Inferno, strappa il contratto dalle mani di Satana e lo consegna al prete , che lo
distrugge. Maria poi lo porta vicino Dio e viene perdonate, e il Diavolo è truffato.
Questi racconti di patti col Diavolo erano abbastanza diffusi nel medioevo,
anche nelle omelie, poesie e nel teatro. 13
" Parlando di patto col Diavolo, anche nella scrittura ci sono molti riferimenti
al diavolo e come agisce sullʼuomo. Ci sono due modi in cui è possibile il
possedimento, una di essi è il possedimento del diavolo, e l ʻaltro è la
tentazione. Molte volte, se i demoni non riescono con la loro tentazione
attraverso pensieri, tentano di adeguare la tattica della profezia di alcuni
avvenimenti, come ad esempio la visita di alcuni personaggi nella città, questo
lo fanno con l impossessarsi di alcune creature veloci:
cosa che è meravigliosa di questo è che, se coloro che hanno corpi più leggeri
rispetto agli uomini, visto che gli uomini hanno intrapreso un viaggio su
" Anche Santʼ Agostino nella sua opera ʻDivinazione dei demoniʼ tratto lo
stesso punto . Grazie ai loro corpi, i demoni sono veloci e possono sapere delle
cose molto prima che avvengono. Peter Lombard chiede se i demoni possono
completamente penetrare nelle anime degli uomini o, se al contrario si dice che
sono penetrati nei uomini solamente grazie al perché Dio gli ha dato il
permesso . Lui poi quota SantʼAgostino quando dice che lui non crede che i
demoni possono impossessarsi dellʼanima, perché essa può essere posseduta
solo da colui che lʼha creata. Al contrario, San Tommaso dʼAquino crede che
lʼintelletto degli angeli sia molto superiore a quello degli uomini , e anche quello
degli angeli caduti è rimasto intatto 15 . San Tommaso dice che sia il
possedimento e sia la tentazione si fanno con la stessa tecnica, quella della
manipolazione delle cose in uno spazio definito. Tommaso mette in rilievo che i
demoni agiscono sui fluidi corporei anziché sui diversi organi del corpo siccome
questo risulterebbe in dolore e così non riusciranno ad invocare delle memorie
e fantasie che loro vorrebbero . Tutto ciò Dio può non permetterlo. s.Tommaso,
quindi, crede che Dio permette più la tentazione che possedimento ( anche se
si fanno con la stessa tecnica) ma il possedimento dura più al lungo. Tuttavia,
dice anche che il Diavolo può alcune volte impossedersi del corpo, come
appunto mostrano alcuni casi .16
" Ma allora, perché Dio permette tutto ciò ? Gregorio Magno ( papa dal
590-604) nel suo libro ʻi Dialoghiʼ dice che uno spirito è cattivo perché la sua
volontà e il suo desiderio intendono fare il male, e viene davvero da Dio perché
è Dio che permette allo spirito cattivo di operare ; ma non per gli scopi malvagi
di Satana , bensì per gli scopi buoni di Dio. Al Diavolo piacerebbe poterci
tentare senza restrizioni e limiti e ridurre la nostra anima e corpo, ma tutto
questo che sembrerebbe ingiusto, Dio lo converte in giustizia .Lucifero ci tenta
con la speranza di distruggerci, ma Dio non gli concede di gravarci con prove
che vadano al di là della nostra capacità di resistenza , e il Diavolo si accorge
14 Ivi. p. 96
15 cfr.Henry Ansgar Kelly , The devil demonology and witchcraft, Doubleday&company Inc. pp. 109-114
16 Cfr.Ivi . p 115
13
con delusione che Dio usa le sue tentazioni per fortificare il uomo anziché per
distruggerli. Come ha detto Thomas Merton millecinquecento anni dopo, lʼanima
umana è come un atleta, ha bisogno di lottare e competere per realizzare tutta
la sua potenzialità17 . Gregorio dice anche che Dio permetti sì al Diavolo di
accostarsi allʼumanità ma sa che gli eletti non cederanno e non potranno uscire
rinvigoriti dallʼassalto. Il cuore del problema è la bontà e la potenza di Dio; Dio è
responsabile dellʼuniverso che ha creato ,dove permette e limita il male ,egli sa
che gli eletti non cedono alla tentazione e in tal modo non concede al Diavolo
un reale potere di tentarli . 18
1.5 Lʼesorcismo
“ Io esorcizzo te , creatura sale ...: che questa creatura sale possa in nome
della trinità divenire sacramento per mettere in fuga il nemico “ 20
" Ma col passare del tempo, le preghiere divennero sempre più dirette al
diavolo e ai demoni , ad esempio qui lʼesorcizzazione dellʼacqua santa: “ Io ti
esorcizzo , creatura acqua; io esorcizzo voi , schiere tutte del Diavolo “. Negli
esami prebattesimali ci furono tutta una serie di confronti con Satana, fra i quali
gli esorcismi erano più drammatici. Il Diavolo veniva severamente ammonito a
riconoscere la sentenza di condanna emessa su di lui, a rendere omaggio alla
Trinità e infine abbandonare il catecumeno, ad esempio: “ Partiti di qua ,
Diavolo maledetto !”. Gli esami includevano anche la exsufflatio, mediante il
quale il prete alitava sul volto del candidato : elemento ricorrente in molte
liturgie a partire del IV secolo, la exsufflatio voleva essere una dimostrazione di
disprezzo nei confronti dei demoni e i pensava li scacciasse via; molto simile
allʼusanza dei padri del deserto di fischiare o sputare allʼindirizzo dei demoni .
Con la saliva il prete toccava le orecchie del candidato , come segno di
disprezzo verso il Diavolo, ma anche perché la saliva aveva proprietà
terapeutiche. Sulla fronte, poi, si faceva n segno della croce per far sì che i
demoni rimangino lontani. Poi il candidato dice una rinuncia formale a Satana ,
chiamata la apotaxis con il viso rivolto allʼoccidente, regione delle tenebre e
della morte, dichiara per tre volte di rinunciare a Satana alle sue opere e angeli,
e poi esprime la sua nuova fedeltà verso Cristo rivolgendo il volto allʼoriente ,
regione della luce . Il candidato veniva poi unto con lʼolio per essere protetto
contro attacchi maligni futuri21. Nellʼatto battesimale, il candidato discende nelʼ
acqua e poi esce ancora, questo simboleggiava la discesa negli inferi, e poi la
risurrezione.
" Anche se Antonio rende chiaro che la prima tattica del Diavolo è la
tentazione sui pensieri, lui non da alcune regole che ci possono aiutare a
riconoscerli, ma si limita a categorizzare le apparizioni esterne e le reazioni che
lasciano sul osservatore. È importante notare che Antonio dice che è semplice
identificare la natura degli spiriti con lʼaiuto di Dio, e così lui anticipa il
ragionamento più recente che dice che questa capacità è data a certe persone
come pregio dallo spirito santo. Dopo quella di Antonio cʼerano molte altre
regole di come si può accorgersi di uno spirito maligno, tra lʼaltri quella di
Ignazio di Loyola nel suo libro “ esercizi spirituali”, tuttavia , al contrario di come
22 Henry Ansgar Kelly , The devil demonology and witchcraft, Doubleday&company Inc.pp. 115-116
16
molti commentatori pensano, questi non sono state scritte con lo scopo di
differenziare la natura tra i pensieri da Dio e quelli del Diavolo, ma per discutere
lo i diversi stati della mente, ma sfortunatamente molti degli ebrei
misinterpretano ancora questo libro. Simile allʼinterpretazione di Ignazio, è
quella di Robert Burton , che da alcune regole di come si riconosce un spirito
maligno. Lui dice che il Diavolo è corretto, inietta pensieri maligni, è assurdo e
ha dei concetti malvagi. Il Diavolo molte volte ci suggerisce cose che vanno
contro la natura e contro Dio. Ci suggerisce di abbandonare questi pensieri e di
lasciarli andare proprio come sono venuti. Tutto questo un un buon esempio
della tentazione diabolica ed è usato ancora fino al giorno dʼoggi. Lo stesso
approccio può essere trovato in William Demal, un psicologo molto più recente ,
e dice :
“la piaga della tentazione consiste nel l'influenza del diavolo sui sensi esterni o
interni. Si sa che il diavolo tenta di guidare i santi fuori strada attraverso le
tentazioni del senso della vista, dell'udito e di sentire. Allo stesso modo può
influenzare i sensi interni: lʼ immaginario e memoria, nonché le passioni. Tali
tentazioni possono essere facilmente distinguibili dalle tribolazioni abituali per la
loro più lunga durata. In primo luogo, il sacerdote impiega gli stessi rimedi,
come nel caso delle tentazioni normali. Ma se cʼè almeno una probabilità
morale per l'esistenza di tentazione, lui segretamente e privatamente usa
lʼesorcismo. “
Quello che dice Demal è tutto vero, ma in realtà è molto difficile accorgersi che
una persona è attaccata da uno spirito maligno, proprio come dice
SantʼAgostino :
" Così abbiamo una differenza tra quello che dice SantʼAgostino e quello che
dicono Burton e Demal . Il primo dice che si può capire uno spirito attraverso la
ragione , mentre lʼultime due si fidano dellʼesperienza. Finalmente, dice
S.Bernard di Clairvaux, quello che conta non è distinguere gli spiriti, ma che
17
ognuno sa cosa è giusto e quello che è meno, se si sa questo , nessun danno
può essere fatto. Poi se sai che sei posseduto, allora resistilo e rifiutalo con
tutta la tua forza . 23
23 Cfr. Henry Ansgar Kelly , The devil demonology and witchcraft, Doubleday&company Inc. pp 113-122
24 Steven F.Kruger , Dreaming in the middle ages , Cambridge university press p.21
18
“cancello dʼavorio” mentre i sogni “affidabili” provengono “dal cancello del
corno” .Così facendo, tramite lʼantica tradizione del topos dei due cancelli
opposti fornisce una struttura in cui tutti i sogni possono essere messi . Inoltre a
questo Macrobio suddivide ancora i sogni veri da quelli falsi in cinque tipi :
oraculum, visio e somnium ( veri) e insommnium e visium ( falsi ). Ovviamente i
primi tre sono considerati più come divini , e gli ultimi due come mondane , ma
Macrobio parla di più sul somnium siccome è il tipo più popolare e più
realistico . Scrittori come SantʼAgostino Tertulliano e Gregorio il grande dicono
che quando si sogna di peccati non necessariamente implicano il sognatore
perché i poteri dellʼanima sono inattivi mentra si dorme, Tertulliano dice, infatti :
“Nei nostri sogni, le buone azioni sono senza merito e i nostri crimini sono
irreprensibili. Noi non saremo condannati per un stupro fatto in un sogno e allo
stesso modo non saremo incoronati di sognare di essere martiri”
" La verità è che lʼagente responsabile dei sogni può essere sia buono e sia
cattivo, gli spiriti buoni insegnano agli uomini e quelli cattivi li ingannano. A
questo, Gregorio il grande aggiunge che si può avere sogni che sono influenzati
sia dal buono e sia dal male, e questo è quando ai sogni si aggiungono i nostri
pensieri, quindi alle forze esterne si aggiungono le forze interne. I sogni
benevolenti mostrano sempre la verità e non mentono mai , sono “onesti, divini
profetici e ispirati” mentre quelli malevolenti trasmettono “profezie false, inganno
e impuri “, usando aggettivi che usa Tertulliano. Se si segue questa
distinzione,allora è facile distinguere da sogni che sono opera del Diavolo da
quelli di Dio, ma in realtà non è così e la natura del sogno non può essere così
facilmente notata dalla verità o falsità del sogno. I sogni demonici, infatti, non
sono sempre falsi e ingannevoli, ma certe volte possono rivelare delle
informazioni importanti. Tertulliano infatti dice che sogni ispirati dal Diavolo
possono qualche volte essere “uera et gratiosa”( veri e in favore a noi). Allo
stesso modo, Gregorio categorizza questi sogni come non veritieri, usando la
parola “inlusiones”. Secondo lui, lʼintenzione di questo tipo di sogni è di
ingannare il sognatore :
“ se la mente non è messa in guardia contro questo tipo di sogni, sarà confusa
nelle numerose vanità del maestro dellʼinganno, che è abbastanza intelligente
19
di predire molte cose che sono vere in modo che finalmente ottenga possesso
dellʼanima”25
" SantʼAgostino è dʼaccordo con entrambi e dice anche lui che il piano
dʼinganno del Diavolo alcune volte opera tramite qualcosa che sembra giusta e
utile. La differenza essenziale tra le visioni angeliche e quelle demoniche non
sta tanto nellʼaffidabilità dellʼinformazione che rivelano, ma nei motivi che
stanno alla base di questa informazione, che molte volte è contro quello che è
giusto per lʼumanità. Quindi, anche se i sogni demonici sono simili a quelli
angelici, sono sempre una tentazione non una rivelazione 26 .
" Un tipo di sogno che nel medioevo non si credeva che potesse esistere è
quello in cui appaiono i morti. Questa negazione dei fantasmi è in parte il
risultato dellʼassenza degli stessi fantasmi nella Bibbia. Non si parla solo di
assenza, ma anche di negazione siccome alcuni riferimenti nel nuovo
testamento possono essere interpretati come rifiuto totale alla credenza nei
fantasmi. Due esempi sarebbero: quando Gesù camminò sullʼacqua e e i
discepoli si spaventano così tanto che Gesù dovette riassicurarli che non è un
fantasma27 , e per la stessa ragione Gesù dice alla donna di non aver paura
quando le appare dopo la sua resurrezione28.
" Malgrado questo , ci sono alcune favole che fanno parte del folklore quando
si parla di apparizioni dei morti, infatti dodicesimo secolo marcò le prime
apparizioni della Hellequinʼs hunt ( caccia selvaggia), che si trova fino al giorno
dʼoggi in forme diverse. Il primo che la nomina è il monaco anglo-normanno
Orderic-Vitalis (1075-1142) . Quando aveva dieci anni lui viene messo dal padre
nellʼabbazia di s.Evroult . In questa abbazia Orderic comincia a scrivere tredici
libri della storia ecclesiastica normanna, di cui il nostro interesse più grande è
del VIII libro che parla dei misfatti del malvagio signore Roberto di Belleme e
25 Steven F.Kruger , Dreaming in the middle ages , Cambridge university press p.48
26 Cfr. Ivi pp 70-125
27 Matt. 14:26 , Mark 6:49
28 Matt 28:10
20
sua madre Mabel che assassinava tutti i suoi prigionieri, ed è in questo contesto
che Hellequinʼs hunt è nominata. La storia che raconta Orderic la sentì
direttamente dal giovane prete Walchelin, che è il protagonista di essa.
Walchein stava ritornando a casa dopo una visita che aveva fatto ad un
ammalato della sua parrocchia, e ad un certo punto sentì il frastuono di un
grande esercito, che presume che sia quella di Roberto di Bellume nella sua
rotta per la guerra. Era un prete giovane e coraggioso e trova rifugio tra gli
alberi per difendere se stesso, preparato anche a lottare se ci sarebbe stato
bisogno. In quel momento apparve un gigante armato con una mazza che gli
ordinò di stare dove era e osservare lʼesercito che stava avvicinandosi in
ondate una dopo lʼaltra.29
" Il primo gruppo è composto da molte persone che camminano con delle
bestie, vestiti e ogni tipo di arredamenti. Questi muovevano velocemente e
lamentavano tra di loro, con il prete che riconosce alcuni di loro morte
recentemente .Poi un gruppo di portatori, ai quali il giganti si è congiunto. Dopo
di questi sono arrivati una truppa di donne sui cavalli sulle selle laterali, che
mentre passava il vento le alzava e poi le sbatteva nel loro posto . Queste
donna, che Walchein riconosce molte di loro erano nobili e hanno vissuto una
vita pervertita e ostentazione. Il prete, terrificato vide poi un grande gruppo di
monaci condatti da vescovi, con questi ultimi vestiti con cappotti neri e i primi
con cappucci neri. Loro andarono dal prete, chiedendogli di pregare per loro. Il
prete rimase scioccato di vedere fra di loro alcune persone verso i quali lui
aveva grande rispetto e ammirazione. Lʼultimo gruppo è quello che descritto più
dettagliatamente composto da migliaia di cavalieri, tutti vestiti di nero e sputano
fuoco. Tutti cavalcarono cavalli enormi trasportando diverse armi. Dopo che tutti
passarono il prete si accorge che quello che aveva appena visto fosse la
marmaglia di Hellequin. Come testimonianza di tutto questo , prende un cavallo
nero, ma immediatamente, il cavallo gli fa male e così lo lascia libero. Vedendo
questo, quattro cavalieri intervengono, ma lʼultimo di essi gli ha fermati, e invece
ha chiesto al prete di dare un messaggio a sua moglie e suo figlio. Come segno
di prete esemplare, non voleva trasmettere il messaggio e vedendo questo il
cavaliere lo prese per il collo. In quel momento è apparso il fratello di Walchein.
30 Ivi p. 93-100
22
è la punizione per aver fatto un patto don il re della morte prefigura le
tribolazioni della corte di Enrico II. 31 Tutto sommato , questa tradizione della
letteratura è rimasta molto popolare, e nuovi modi in cui si descrive sono
introdotti , basta un esempio, Virgilio dice che i morti appaiono nei vestiti con i
quali erano prima di morire, e con i beni a cui erano più attaccati, ma poi Virgilio
si è provato scorretto da molti, tra di loro dal chierico Cistercian Helinand di
Froidmont.
31 Ivi, p. 108-112
23
2.Analisi del diavolo nei
canti dellʼInferno della
Divina Commedia
"
24
" È arrivato il momento di concentrarsi sullʼanalisi di canti specifici in cui
appaiono i diavoli, e anche Lucifero. Mi chiederò se questi canti si distinguono
dagli altri nella la lingua e nello lo stile. Sono convinto che questi canti siano
delle digressioni da tutto il poema, e perciò analizzerò perché il poeta lo fà.
Secondo Dante il diavolo è il nulla, infatti il vero essere di Satana è la
mancanza di essere. Perché Lucifero si trova proprio al centro della terra ?
Sono tutte domande che tenterò di spiegare in questa seconda parte della mia
tesi.
2.1 Trame
" Comincio con i canti 21 e poi il 22. Questi due canti sono considerati come i
canti gemelli. Un interludio unico nel suo genere in cui Dante e Virgilio restano
nella stessa bolgia, cioè la quinta, quella in mezzo alle Malebolge in cui i
protagonisti sono i barattieri. Questi peccatori sono pubblici ufficiali e
amministratori del potere comune che utilizzarono la carica per traffici personali
da cui trassero disonesti guadagni.32 Anche in questa bolgia , come in ogni altra
bolgia dellʼInferno si trova la legge del contrappasso. In questo canto (ma anche
in quello successivo) la legge del contrappasso è per analogia siccome la
condanna in questo caso è di vivere sotto la pece bollente in corrispondenza
sarcastica con il modo subdolo sotterraneo con cui in vita arraffarono denaro in
modo illecito.33 Come afferma Alessandro Torri :
Dante non lascia niente al caso, ma tutto è strutturato in modo preciso. Molti
critici per secoli hanno discusso se in questo canto cʼé un riferimento
autobiografico o no. A quel tempo Dante fu accusato di baratteria, ma non tutti
credono che qui Dante si sente come uno di essi. Secondo me ci sono molti
" Lʼultimo canto analizzato è il 34, che è anche lʼultimo canto dellʼInferno e al
punto più basso che si può scendere. È uno degli estremi della storia
dellʼumanità dove risiede <<lʼimperador del doloroso regno>>, e lʼaltro estremo
è dove cʼè <<lʼimperador che la su regna>>. Comincia da qui la lunga e precisa
35 Ivi p.386
26
descrizione di Lucifero e i dannati che si trovano in questa ultima bolgia : la
giudecca, da Giuda Iscariota. Giuda era un traditore, tradì Cristo, ed è questo il
peccato più grande secondo Dante, il tradimento. Quindi ci sono i traditori verso
la chiesa , lʼimpero e i loro benefattori. La loro punizione consiste in essere
coperti dal ghiaccio e traspaiono come pagliuzze sotto vetro. Le anime sono
tutti in posizioni diverse, e alcuni studiosi come Buti, dividono tutte le anime in
4 : 1. Quelli che tradirono i benefattori dello stesso rango sociale; e questi
stanno a giacere, 2,3. I traditori di un maggiore/minore stato sociale; che stanno
con la testa in giù e i piedi in su, 4. Quelli che tradirono sia i benefattori di un
grado sociale più alto e sia quelli di più basso; stanno inarcati.36 Questa è solo
una teoria, ma pochi la danno importanza siccome Dante più che descrivere
con esattezza come stanno i dannati, ci vuole farci vedere la furia, la rabbia e
lʼabnormalità di questo paesaggio.
" Dopo aver visto il contenuto di ciascuno canto, vorrei discutere lo stile di
questi canti che è anchʼesso piuttosto speciale, li rende unici e distinti dal resto
della Commedia. In mezzo allʼInferno ci aspettiamo uno stile aspro e doloroso,
come i canti precedenti, ma invece in questo canto e quello gemello Dante usa
la comicità. Usa la comicità consciamente, una ragione potrebbe essere per
dare più rilievo a questo canto che fin dallʼinizio ci appare speciale e serve
come una pausa tra gli altri canti. Per mostrarci che lui è certo dello stile che
usa, al secondo verso di questo canto usa la parola Commedia, che è proprio il
titolo di tutta lʼopera e la parola è usata solamente due volte nei cento canto che
compongono il poema. Al contrario di come intendiamo noi oggi la comicità, in
quella di Dante non cʼè il riso, come dice proprio De Sanctis : <<il comico è
rozzamente formato e non è artistico>> perché non ha la sua immagine che è la
caricatura, né la sua impressione, che è il riso. Il comico dantesco è sia
medievale e sia moderno ed è per questo che la ʻDivina Commediaʼ è un
capolavoro. Dante non inserisce il comico per far sì che la sua opera abbia un
repertorio linguistico più grande, ma per uno scopo preciso. La serietà di base è
ancora lì, la paura dei demoni e la paura dellʼInferno, ma Dante usa il comico
" Questa terzina illustra molto bene le tecniche che spiegavo sopra, dove ci
sono parole tronche e parole dialettali fiorentine. Per noi che leggiamo oggi
potrebbe essere più difficile da interpretare, ma nel Trecento questo canto era
molto più vicino al popolo ed era questo che Dante voleva, anche perché il
peccato della baratteria era molto popolare a quel tempo. Al verso 89 Dante usa
lʼespressione ʻquatto quattoʼ in cui la comicità è più nella cadenza fraseologica
che nella situazione, in realtà Dante poteva scrivere rannicchiato e non sarebbe
stata una frase comica.38 Per rendere il canto più realistico possibile, a parte
delle parole Dante usa dei luoghi popolari di quel tempo come Lucca. Inoltre i
diavoli sono simili alla tradizione e anche lʼimmagine della cucina . I diavoli sono
i cuochi che fanno arrostire le anime dei dannati nella pece bollente, che è
unʼimmagine molto comica specialmente dei diavoli che sono delle creature
temibili e adesso sono rappresentati come dei semplici cuochi. La comicità è
anche nei gesti, ad esempio alla fine del canto quando uno dei diavoli fa una
pernacchia ad un altro diavolo dopo aver fatto un segnale sconcio con la lingua.
" Nel canto successivo, come per quello precedente, lo stile è comico, un
comico che si crea dalla selezione verbale ai valori fonosimbolici delle
morfologie lessicali. Tutto è diverso dagli altri canti, nel mezzo dellʼInferno, un
esperimento linguistico molto rischioso ma che sembra aver lasciato lo scopo
voluto di una Commedia, come dice proprio Guido Favati <<organizzato nei
modi di una rappresentazione teatrale, di una Commedia.. buffonesca” e “tutta
la vicenda si svolge col ritmo travolgente dʼun jeu, dʼun mistère, dʼuna laica
rappresentazione >> 39 Alcune caratteristiche del comico che si usano in questo
canto sono le proposizioni infinitive ad esempio ʻIo vidiʼ + infinito, molti hapax
( parole che appaiono solo una volta in un testo), e molte allitterazioni e in rime
ad esempio: lORO, corridOR, voSTRA, TORneamenti, gioSTRA, TRombe. Si
nota qui facilmente luso del ʻtrʼ, un suono che nel medioevo si associava
moltissimo al comico. Altre espressioni usate da Dante sono “grattare la tigna”,
“levare il muso” e anche dei proverbi come “tra male gatte era venuto il sorco”.
39 Ivi. p.389
40 S.Battaglia, Grande dizionario della lingua, Torino,U.T.E.T.
29
situazione misera quando sono nella pece e dallʼaltra la tetra bestialità dei
diavoli.41
2.3 Virgilio
" Per capire di più il personaggio di Virgilio penso che sia giusto dare
unʼocchiata al canto che viene dopo, cioè quello degli ipocriti. Dopo aver parlato
un pò con i due frati e Dante capisce meglio il loro peccato e sta per lanciarsi
contro di loro vede un dannato crocifisso in terra con tre pali. Vedendo che
Dante si interrompe, Catalano gli spiega che quello che vede è Caifàs, il
sommo sacerdote ebreo che indusse il sinedrio ad uccidere Cristo. Di fronte alla
gente lui si è finto benefattore, ma in realtà lʼha fatto solo per il bene personale
siccome vedendo un uomo così potente, era spaventato che prendesse il suo
posto come sommo sacerdote. Nello stesso modo sono puniti Anna, suocero di
Caifàs e i sacerdoti ebrei che votarono per la morte di Cristo. 45 Nelle parole di
Catalano, quando descrive la pena di Caifàs e i suoi segaci cʼè un senso di
gelida perfidia vendicativa :
Questa terzina trova le sue punte più alte nellʼuso pregnante di ʻattraversatoʼ.
Questa parola dà un grande rilievo al fatto che poiché con il suo corpo blocca il
passaggio, deve per forza sentire su di sé il peso di tutti quelli che per passare
devono salire sopra di lui. Così in questo caso gli altri ipocriti servono come
strumento della giustizia divina che aiutano a punire quelli che hanno peccato
più gravemente. A questo punto Dante dichiara di aver visto Virgilio agire in
modo diverso, stupito. Perché è sorpreso? È sorpreso primariamente perché
2.4 I Diavoli
" Il primo fatto è che questi due canti sono piuttosto singolari in tutta la Divina
Commedia siccome nel ventunesimo canto i protagonisti cambiano, per la
prima volta nellʼInferno non sono più i dannati, ma sono i demoni stessi insieme
a Dante e Virgilio, quindi cʼé la mancanza della presenza umana. I diavoli sono
quelli che le persone del medioevo desumevano dalla vita religiosa e furono i
colpevoli di tutto il male e incubi. Ora Dante li vedrà di persona, non solo uno,
ma in grandi masse. Essendo una persona del medioevo , Dante gli dà delle
caratteristiche tradizionali delle rappresentazioni popolari , delle tradizioni orali e
di quelle religiose come il nero, la ferocia , la crudeltà , la furbizia e le mani
artigliate ( è per questo che li chiama Malebranche ). Essi riconoscono un
capo , che è Malacoda, ma non al punto di sentirsi impiegati per sempre, come
si vede tra lʼaltro nel canto quando Scarmiglione tenta di attaccare Dante
nonostante gli ordini dati da Malacoda di non attaccare. Le persone del
medioevo credevano che gli spiriti malvagi erano in vicini ai vivi e lʼuomo nʼera
circondato 47, e il diavolo è sempre pronto ad approfittare di ogni debolezza
dellʼuomo. A parte le caratteristiche tradizionali , Dante fu influenzato moltissimo
47 Jean-Claude Schmitt, Ghosts in the middle ages, university of Chicago press pp. 94-95
32
dal capolavoro delʼXI secolo ʻLa visione di Tundaleʼ48.Nella sua descrizione del
primo diavolo che vede Dante ne sintetizza la ferocia :
Si vede qui che Dante trasfigura il basso diavolo e lo descrive con tre aggettivi
terminali : ʻfieroʼ, ʻacerboʼ e ʻleggeroʼ. Un fatto interessante è che nel Purgatorio
Dante descrive un angelo esattamente rovesciato, eppure dipendente :
Si vede che cʼè un parallelo tra queste due descrizioni, dove prima abbiamo il
colore nero che si trasforma in biancovestito, lʼaspetto del volto che è ʻne
lʼaspetto feroʼ e ʻne la faccia qualeʼ ed infine lʼatto delle ali: ʻcon lʼali aperteʼ - ʻe
indi aperse lʼaleʼ .
" Riflettendo sulle caratteristiche dei diavoli in questo canto si può notare che
anche i nomi scelti rappresentano le caratteristiche di ciascuno e le loro qualità
psicologiche, ad esempio : Alichino che fa pensare alla velocità , Rubicante che
è rabbioso e pazzo, Scarmiglione che ha tendenze scompigliatrici da tipico
e Barbaricciaguidi la decina.
Si vede proprio qui la specialità di questi due canti: per la prima volta Dante ci
presenta chi veramente cʼè nellʼInferno, i diavoli che è proprio la loro casa. È
interessante notare che Dante aspetta fino al canto 21 per dare una descrizione
dei diavoli.
" Questi due canti sono come una digressione dallʼattuale racconto, il viaggio
si ferma, anche il fatto che Dante spende due canti in questa bolgia ci illustra
meglio questo fatto. È ovvio il senso di morte e immobilità dei diavoli, in
contrasto di Dio che si muove ed è onnisciente. Il racconto non si sviluppa, anzi
siamo lì nella stessa bolgia per due canti interi senza muoverci. Quindi, un
senso di immobilità ogni volta che compaiono i diavoli e anche, come analizzerò
successivamente quando appare Lucifero. Lʼunico movimento è nel cammino
verso la direzione sbagliata quando i diavoli tentano di beffare Dante e Virgilio
dicendogli dellʼuscita sbagliata da quel luogo.
" Perché Dio sta in su e Satana sta giù ? Perché secondo SantʼAgostino è il
fuoco che muove naturalmente verso lʼalto e lʼacqua naturalmente verso il
basso. Trasferendo questa concezione di moto spaziale dalla fisica etica, sarà
la virtù a far salire naturalmente verso lʼalto e il peccato a tirare giù verso il
basso.
" Satana sta in basso perché è lì il peggior posto in cui si può trovare
siccome è un luogo morto, anche come ce lo spiega Dante dove tutto è statico,
il solo movimento è quello dei dannati che si agitano per mostrare la loro rabbia
e dannazione. Oltre che in basso, Lucifero è al centro della terra e questo fatto
ci dà lʼidea di gravità, che è lʼaltra cosa che sta al centro della terra. Lucifero
attira a sé, proprio come la gravità le persone che peccano, come un
incantesimo e più grande il peccato, più grande è la forza con cui li attira e più
in basso scenderanno.
" Al tempo di Dante cʼera più di una teoria su come si fosse creato Lucifero e
formato lʼInferno, ma Dante attinge a quella dettata da San Tommaso dʼAquino
che concorda con la tradizione in modo speciale SantʼAgostino che dice che il
peccato degli angeli era di superbia e di invidia infatti Dante nel Paradiso
afferma :
Dante usa queste parole siccome Dio aveva creato lʼuniverso buono, ma
Lucifero ne aveva tolto la perfezione introducendo il peccato. Il suo orgoglio lʼha
spinto a fare delle cose per ottenere la felicità immediatamente e con i propri
sforzi anziché aspettarla da Dio. Secondo questa teoria dopo la creazione gli
angeli furono sottoposti ad una prova e alcuni scelsero di obbedire alle regole e
restare fedeli a Dio e altri, che sono Lucifero e i suoi seguaci decisero di
2.6 Le facce
" Lucifero ha una sola testa ma con tre facce, elemento che è prefigurato fin
dal primo canto del poema con lʼincontro con le tre fiere cioè lupa, lonza e leone
( come Lucifero i nomi iniziano con la vocale ʻiʼ ). Inoltre le tre facce sono di tre
colori diversi : una rossa che è volta in avanti, la destra è giallastra, e la destra
nera. Chi è conscio della religione cristiana e delle sue regole sa che una delle
credenze fondamentali era la trinità, potrebbe essere che questa sia una
parodia di essa ? Le tre facce rappresentano tre principi da dove i peccati
vengono cioè ignoranza rappresentata dalla faccia giallastra, odio
rappresentato dalla faccia rossa e impotenza da quella nera. Al contrario di
questo tre principi si contrappongono quelle della trinità e del bene : la
sapienza, lʼamore e la potenza54 . Oltre a questo, in ognuna delle bocche cʼé un
54 Cfr. Alessandro Torri , Lʼottimo commento della Divina Commedia, Ivi. p.581
37
peccatore, in quella nera vediamo Bruto, e in quella giallastra Cassio. Entrambi
hanno i piedi dentro la bocca di Lucifero, e la faccia fuori. Bruto, che nella vita
reale era Marco Giunio Bruto uomo politico ed era un traditore di Cesare, si
muoveva bruscamente ma non parla, poi, allo stesso modo cʼera Cassio, che
probabilmente è Lucio Cassio perché è robusto. Quello in mezzo, ed è anche
quello su cui Dante si è soffermato, è Giuda. Lui è il traditore di Cristo nella
bocca della faccia rossa. In più, Cerbero (Lucifero) gli morde la faccia e le
gambe sono fuori, una punizione diversa e più dura siccome lui è stato un
apostolo di Cristo. Così, sommando i peccati di questi tre dannati, si può
concludere che i dannati della Giudecca sono composti da quelli che tradirono il
vangelo, come Giuda, e quelli che hanno tradito lʼimpero, con i maggiori esempi
sono Giuda nel primo caso e Cassio e Bruto nel secondo, ed è per questo che
Dante gli da unʼimportanza più grande e li mette nelle bocche di Lucifero.
2.7 Le ali
" Unʼaltra caratteristica del Diavolo, presente anche nella tradizione e su cui
Dante si sofferma sono le ali. Fin dallʼinizio del canto il poeta mette i rilievo le ali
di Lucifero quando parla del vento che cʼè in questa bolgia, tanto che il poeta
deve cercare rifugio. Questo vento può essere considerato come un simbolo di
negazione dellʼamore, della ragione e anzi rappresenta la gelida violenza del
peccato. Lucifero ha sei ali, due da ciascuna faccia, ali grandissimi tanto che li
paragona con le vele delle imbarcazioni e dice che non aveva mai visto vele
così grandi. La forma di queste ali non erano belle come quelle di un angelo ,
ma erano le ali senza penne di un pipistrello È qui che ci accorgeremo che il
gelido di questo canto origina da questi ali, che è la sola cosa che sono capaci
di fare siccome non si usano nemmeno per volare. Ovviamente Dante non si
accontenta mai di fare solo una descrizione fisica di qualcosa, tutto ha il suo
significato più profondo e anche qui abbiamo un contrasto con il Paradiso
siccome questo gelido infernale si contrasta con il fuoco dʼamore che esce dal
soffio dello spirito santo. Oltre a questo Dante rappresenta Lucifero con sei ali
proprio come i Sèrafi anziché Cherubi che ne hanno quattro. La differenza tra di
essi è che il primo non può coesistere con il peccato mortale mentre il secondo
può . Così potrebbe essere che Dante abbia fatto uno sbaglio a dare a Lucifero
sei ali ? La risposta è no. Dante gli ha dato sei ali per sottolineare il fatto che
38
Lucifero è disceso allʼInferno dopo una sua scelta libera, basata sulla legge del
libero arbitrio. Perciò Dio non lʼha creato con l ʻintenzione di essere precipitato
nellʼInferno, infatti ha sei ali e non quattro. 55
" Vedendo così queste caratteristiche di questi canti, tra linguaggio, stile,
contenuto e descrizione dei protagonisti, si notano alcune particolari importanti.
Si nota, primariamente la descrizione di Satana, che anche se ci troviamo nel
suo regno, ha solo una cantica dedicata a lui, in cui è umiliato e presentato solo
come un semplice tirapiedi di Dio. Dante lo presenta in modo piuttosto ridicolo,
anche il fatto che lo usano come una scala per passare nellʼaltro emisfero mette
in rilievo lʼidea di comicità di Dante ogni volta che descrive i diavoli, infatti per
descrivere questo Pietro Genesini nel Lʼofficina di Dante usa il sottotitolo anche
esso dispregiativo <<un diavolo poverello: soltanto deuteragonista o ancor
peggio>> quando parla sul modo in cui Dante descrive Satana. Questo tono
comico non è unʼinvenzione dantesca siccome da molto tempo esso è il
simbolo della sconfitta, una sconfitta che causa tra lʼaltro ilarità, perché fin da
sempre è spesso rappresentato in modo goffo e ridicolo, in atteggiamenti
stupidi e burleschi. Dante non è stato originale neanche quando descrive la sua
bruttezza. Lui lo descrive come il più brutto dei diavoli, una tradizione
folkloristica che Lucifero era il più bello degli angeli e adesso è il più brutto dei
demoni. Beelzebul in Dante è il massimo contrasto con la forza di Dio. Dante
riprende la concezione filosofica tomista del male come la negazione
dellʼessere, raffigurando il male in contrapposizione negativa del bene. Alcuni
dei contrasti tra Dio e Satana sono luce - buio, bellezza - bruttezza, armonia -
disarmonia , attività - passività, tutti quanti sottolineati da Dante nellʼultimo canto
dellʼInferno. Questo è solo per via della ribellione di Satana, e la sua superbia di
voler essere come Dio, come fanno proprio Adamo ed Eva, i primi due che
peccarono lo stesso peccato di Lucifero dopo aver mangiato la mela proibita
con lʼintento di diventare potenti quanto Dio.
Tutto il viaggio nellʼInferno dura ventiquattro ore, come afferma proprio Dante,
e dopo che sono usciti dallʼInferno, si vede il contrasto dalla discesa di prima
(verso lʼInferno) e poi lʼascesa di questo momento per far sì che vadano al
purgatorio, e questo Dante lo mette in rilievo dicendo:
"
41
" Una lettura attenta dellʼinferno dantesco ci potrebbe mostrare abbastanza
facilmente che la maggior parte dei personaggi che lo popolano sono figure
realmente esistite; alcune conosciute direttamente da Dante ad esempio nobili
o figure politiche, e altri che ha incontrato durante il suo esilio. Dallʼaltra parte ci
sono quelli che conosce attraverso la loro fama, in modo speciale dellʼantichità
e la mitologia greca e latina quando si parla dei diavoli. Rari sono i casi in cui
Dante inventa personaggi, ma uno di questi ci riguarda in modo speciale. In
questo capitolo vorrei parlare e fare dei distinzioni tra i vari diavoli presenti nella
Commedia. Tutti i diavoli hanno delle caratteristiche diverse, ma possono
essere raggruppati a seconda delle caratteristiche comuni. Oltre a questo,
metterò in evidenza le caratteristiche che sono coerenti con la tradizione e
dallʼaltra parte quelle nuove perché inventate da Dante.
"
42
sottocapo dei diavoli `Barbariccia, il suo nome è esplicito, formato da un nome
comune ʻbarbaʼ seguito da un aggettivo ʻricciaʼ, ovviamente riporta un tratto
fisico : la barba che è riccia. A parte il suo nome, Dante dà anche un altro
dettaglio della suo personalità volgare, osservato ovviamente con il gesto che
chiude il canto XXI. È lʼunica volta che Dante lascia i suoi personaggi ad agire
da soli , forse per lasciare unʼimpronta in questi due canti prodotti dalla sua
finzione e metterli in rilievo in tutto il poema. Alichino è il quarto personaggio
con un nome comico che deriva dal francese ʻHellequinʼ, il quale otre che
ricorda molto la ʻmasnada di Hellequinʼ, analizzata prima, è un nome che ha
come base un sostantivo ʻaliʼ, termine che testimonia la rapidità di movimento,
una caratteristica evidente in questo demone, anche nelle parole di Dante :
ʻSe tu ti cali,
Io non ti verrò dietro di galoppo,
ma batterò sovra la pece lʼaliʼ 57
" Tommaso di Salvo spiega il legame tra il nome e la sostanza del diavolo :
" Dante così, anche se questi personaggi sono frutto della sua fantasia,
attinge con la tradizione medievale siccome nella Commedia definisce i
personaggi che non fanno parte del mondo classico attraverso il loro nome,
come si è visto in questa sezione. Quindi, anche se non si sa assolutamente
niente di un personaggio, dal proprio nome si può già creare unʼimmagine delle
sue caratteristiche e aspetto. Oltre al nome, Dante usa anche degli aggettivi
che rappresentano la somma caratteristica del personaggio , alcuni esempi
sono: ʻil gran nemicoʼ o ʻlo salvo mioʼ riferendosi in questo caso a Lucifero e
Virgilio rispettivamente.
58 Cfr.T.Barolini, Danteʼs poets textuality and truth in the comedy,,Princeton university press, pp. 14-16
44
inserendone notevoli trasformazioni. In Dante, Caronte è il nocchiero infernale
che traghetta le anime dei dannati al di là dellʼAcheronte, un ruolo molto simile a
quello datogli da Virgilio nellʼEneide. La prima immagine che ci dà di Caronte è
più umana che diabolica, infatti sembra un vecchio,coperto di barba bianca e
occhi circondati da fiamme che è disceso dallʼantichità :
Questo si fa per il fatto che appunto i diavoli furono proprio degli uomini che
dopo la morte finivano nellʼInferno e si realizzavano pienamente come diavoli.
Caronte, come molti altri si oppone al passaggio di Dante, ma Virgilio lo fa stare
zitto con delle parole usate anche verso Minosse e Pluto :
64Cfr. A.Borghini, I nomi di Dante ai contemporanei, Convegno internazionale di onomastica & Letteratura.
Pisa, università degli studi, 1998, pp. 27-28
48
proprio pericolo di perdizione ed è per questo fatto che Virgilio gli copre il viso,
per proteggerlo. Altri pensano che le furie siano solo una parte della coreografia
dellʼInferno, e sono solo custodi del sesto cerchio, simbolo dellʼeresia.
"
" Un altro gruppo mitologico sono i minotauri e i centauri,sono personaggi
mitologici greci e che Ovidio introduce nella cultura latina, da cui lʼha tratti
Dante. Fin dalla loro creazione sono stati il simbolo della violenza, e infatti il loro
compito è quello di punire gli omicidi nel canto XII. Tutta la tradizione descrive i
minotauri come animali furiosi con la testa di un toro e il corpo di un uomo.
Come sempre, Dante non rimane fedele alla descrizione tradizionale, invece
decide di rovesciare queste due caratteristiche li descrive in modo grottesco,
avendo un corpo di toro e una testa umana. Dante fa questo per far sì che gli
stessi minotauri siano puniti per i loro peccati che consistono in violenza verso i
loro sudditi. Il rovesciamento del corpo con la testa è il simbolo della propria
sconfitta. Seguiranno, nello stesso canto altri tre personaggi mitologici: Nesso,
Folo e Chirione, che sono tutti e tre dei centauri, metà cavalli e metà uomini, i
quali secondo la tradizione girano il mondo armati di saette e spinti dalla loro
duplice natura proprio come i minotauri. Il primo di essi, Nesso, minaccia con
lʼarco Dante e Virgilio. Un fatto interessante è che questa volta Dante non
cambia niente della mitologia, neanche la sua storia dʼamore, che lascia
inalterata e in una terzina descrive tutta la sua storia. Il secondo, Folo come il
primo, Dante lo descrive in modo piuttosto negativo mettendo in rilievo la sua
ira ʻfu sì pien dʼiraʼ 65. Infine, Chirone è il comandante dei centauri e Dante loda
la sua saggezza e la sua capacità di distinguere lʼuomo vivo dai morti, al
contrario degli altri demoni. Molto probabilmente Dante gli dà belle qualità
umane per la sua fama di maestro di Achille. Infatti lʼaggettivo grottesco ʻ gran
Chironʼ non riferisce alla sua statura, ma proprio per la sua capacità di nutrire
lʼeroe greco con conoscenza e virtù.
"
" Si può notare che nei centauri danteschi è molto evidente la duplicità dei
loro comportamenti : da una parte la natura umana che rappresenta la
saggezza e magnanimità mentre dallʼaltra la natura bestiale composta da
violenza e sangue. Secondo Boccaccio, nei suoi centauri Dante vedeva
50
parole affettive come ʻpadreʼ, parole di rispetto che aumentano nella frequenza
più che si avvicina il momento della separazione dei due.
51
Conclusione
" Giunto alla conclusione della mia tesi vorrei ricordare lʼobiettivo principale ,
cioè quello di riflettere sui diavoli e demoni e vedere come Dante li descrive
nella sua Divina Commedia, mettendo in evidenza le differenze e similitudini
con la tradizione.
" Il diavolo nel folklore è discusso nella prima parte, grazie ad aiuti di testi
critici si scopre che molte volte è rappresentato in modo buffo , proprio come fa
Dante e questo avveniva per diminuire la paura dalla gente che era circondata
da questo tema.
" Grazie a questi studi ho ottenuto unʼimmagine del diavolo piuttosto chiara
nella mia mente e così sono stato capace di notare le differenze e somiglianze
tra il modo in cui lo descrive Dante e le la descrizione tradizionale, ad esempio
entrambi lo descrivono in forma di un animale, in Dante dimostrata proprio con
lʼimmagine delle malebranche e delle tre fiere nel proemio. Una differenza dalla
tradizione, dallʼaltra parte è che Dante ce lo presenta con tre faccie con colori
diverse; una descrizione mai vista prima nella tradizione. Lucifero di Dante è
rappresentato come lʼantitesi totale di Dio: si trova nel Cocito, il punto più basso
della terra e che è più in contrasto con la posizione di Dio, cioè quella in su, nel
cielo e messo in rilievo. Ho scritto anche sul fatto di contrasto tra lʼoscurità in cui
vive Lucifero e la luce che inonda il cielo.
" Anche il cambiamento nel linguaggio nei tre canti in cui ci sono i diavoli è
stato uno dei sottotitoli della mia tesi. Dante usa qui un linguaggio grottesco e
comico e lo fa per mettere questi due canti in rilievo, riservando proprio il
linguaggio che corrisponde al titolo Commedia per questi due canti speciali del
poema. Per questa ragione e per la loro immobilità sono anche dei canti
digressivi dalla struttura del poema, in cui Dante resta per due canti interi nella
stessa bolgia. Così si è visto che dove i diavoli sono i protagonisti la storia non
continua e lʼunico movimento è quello dei due viaggiatori verso il luogo erraneo.
" Dopo che il secondo era focalizzato di più su questi tre canti, nellʼultimo
capitolo ho preso in considerazione tutti i diavoli che compaiono nel poema che
52
si trovano in guardia ai vari cerchi dellʼInferno. Si è visto come essi sono degli
incarnazioni di Lucifero siccome possiedono delle caratteristiche molto simili a
lui. È data anche importanza ai nomi utilizzati da Dante, dei diavoli che sono
frutto della sua fantasia, e nella mia tesi ho spiegato uno per uno il significato di
ciascuno e anche le differenze e similitudini degli altri diavoli che non sono un
creazione dantesca.
" È un tema molto interessante che grazie ad altri studi può essere
approfondito molto di più. Durante la tesi ho sviluppato una concezione nuova
rispetto alla Divina Commedia siccome dopo aver speso un tempo così lungo
studiandola ho capito meglio che lʼautore della Commedia ha sempre uno
scopo: anche quando sceglie piccole cose come i nomi dei diavoli e la loro
descrizione, lo fa con una originalità che lo separa dalla tradizione da cui
comunque attinge.
53
Bibliografia
• H e n r y A n s g a r K e l l y, T h e d e v i l d e m o n o l o g y a n d w i t c h c r a f t ,
Doubleday&company Inc.
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