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Archeologia Medievale
Quarant’anni
di Archeologia
Numero Speciale
Medievale
in Italia
La rivista, i temi, la teoria e i metodi
a cura di Sauro Gelichi
di
Numero Speciale
Quarant’anni
QUARANT’ANNI
di ARCHEOLOGIA
MEDIEVALE
in ITALIA
La rivista, i temi, la teoria e i metodi
a cura di Sauro Gelichi
2014
Numero Speciale
SAURO GELICHI
Il ‘canto delle sirene’ e l’archeologia medievale del futuro.......................................................................................................7
SAURO GELICHI
I quarant’anni di Archeologia Medievale e l’archeologia in Italia negli ultimi quarant’anni...............................................11
VINCENzO FIOCCHI NICOLAI
Archeologia medievale e archeologia cristiana: due discipline a confronto....................................................................................21
CRISTINA TONGHINI
Archeologia medievale e archeologia islamica...............................................................................................................................33
MARCO MILANESE
Dall’archeologia postclassica all’archeologia postmedievale. Temi e problemi, vecchie e nuove tendenze.............................................41
JUAN ANTONIO QUIRÓ S CASTILLO
Archeobiologie e Archeologia Medievale. Dall’archeometria all’archeologia ambientale....................................................51
FRANCO CAMBI
Archeologia medievale e storia e archeologia dei paesaggi...........................................................................................................63
ENRICO GIANNICHEDDA
Archeologia della produzione.................................................................................................................................................75
ALESSANDRA MOLINARI
Archeologia medievale e storia economica.....................................................................................................................................95
IRENE BARBIERA
Sepolture e necropoli medievali nei quarant’anni di vita di Archeologia Medievale.....................................................................111
MARCO VALENTI
Archeologia delle campagne altomedievali: diacronia e forme dell’insediamento.............................................................123
GIAN PIETRO BROGIOLO
Costruire castelli nell’arco alpino tra V e VI secolo...............................................................................................................143
GIOvANNA BIANCHI
Archeologia della signoria di castello (X-XIII secolo)............................................................................................................157
ANDREA AUGENTI
Archeologia della città medievale.........................................................................................................................................173
GUIDO VANNINI, MICHELE NUCCIOTTI, CHIARA BONACCHI
Archeologia pubblica e archeologia medievale.............................................................................................................................183
MARTIN OSwALD HUGH CARvER
Medieval archaeology: families and freedoms.............................................................................................................................197
RICHARD HODGES
Medieval Archaeology and Civic Society: Celebrating 40 years of Archeologia Medievale.........................................................205
CHRIS WICKHAM
Reflections: forty years of Archeologia Medievale.................................................................................................................................. 213
Numero Speciale, 2014, pp. 183-195
BoNAccHI 2009).
«Gli storici studiano le epoche passate, ma sono figli del
loro tempo. A questa antinomia non si può sfuggire, essa è
inerente alla nostra professione (…) Il lavoro dello storico,
come quello di ogni altro ricercatore, comincia quando ci si
pone delle domande. (…) i risultati della ricerca dipendono
in buona misura dalle domande a cui si cerca di rispondere.
E il modo di formulare le domande sul passato dipende da
come lo storico giudica e comprende la sua epoca»
(MoDzELEwsKI 2008, Introduzione). Questa condizione
richiamata da Karol Modzelewski non solo può riferirsi
anche all’archeologia ma rappresenta la cornice, classica se
si vuole, in cui si inscrive anche un’altra, più recente,
interpretazione della disciplina, che tende a strutturare un
rapporto con la società contempo- ranea, sempre a partire
dai risultati della ricerca sul campo, per contributi in
particolare ai grandi settori della produzione di servizi e/o
di reddito, della comunicazione come strumento strategico
di progettualità sostenibili, di governo consapevole e
condiviso del complesso dei BBCC archeologici (in senso
lato, in un’accezione preferibilmente territoriale), di apporti
identitari per le comunità interessate a cominciare (ma solo
a cominciare) da quelle locali. L’‘Archeologia Pubblica’ –
non a caso preceduta e accompagnata dalla Public History
(NoIRET 2009) – strutturatasi una dozzina di anni fa nel
sistema accademico britannico ed in questo ultimo lustro in
via di diffusione in tutta Europa, anche in Italia (prima che
altrove) è entrata nel dibattito e, con una significativa tem-
pestività, nella stessa prassi di alcune esperienze disciplinari,
in specie, con altrettanta interessante priorità, di ambito
medievistico 1. E non si tratta, in Italia, di un tema agevole,
dovendo ‘prima’ superare un pregiudizio antico («Carmina
non dant panem», scriveva Orazio), fino alla più modesta
sintesi tremontiana “con la cultura non si mangia”:
troppo facile ricordare in proposito i danni che la retorica
dei BBCC come ‘giacimenti’ da sfruttare ha comportato
per una loro autentica valorizzazione anche sul piano
professionale (con le tonnellate di inutili schede
‘neopositivistiche’…) e che tuttora dobbiamo scontare per
una credibilità da ricostruire almeno sul piano della
comunicazione (ciò che, nella società attuale, non è un
dettaglio).
1
Le radici di questo ambito disciplinare sono da rintracciarsi nella Public
Archaeology intesa come gestione delle risorse naturali e culturali (Cultural
Resource Management), affermatasi negli Stati Uniti dagli anni ’70 in risposta
all’inadeguatezza della legislazione in materia di tutela del patrimonio. In
questi termini il settore si è sviluppato rapidamente anche in Gran Bretagna,
dove però verrà diversamente riletto e interpretato, soprattutto grazie al
contributo della ricerca condotta presso l’University College di Londra (cfr.
183
Se infatti nel Workhop di Firenze del 2010 2 e nel I Con-
gresso Nazionale 3 possono riconoscersi le prime
pionieristi- che manifestazioni d’interesse per un
inserimento – fra ricerca pura e applicata – di questo
‘nuovo’ settore della disciplina in Italia, realtà e presenze a
pieno titolo, sia per prassi, magari sperimentale 4, sia per
formazione di competenze già speci- fiche si erano
costituite sfruttando le pieghe dei nostri rigidi regolamenti
accademici 5: tutti segni, indizi, prove infine, di
un’esigenza di ‘coprire’ un settore che si sta rivelando
come strategico per lo stesso futuro della disciplina (fig.
2).
2
«L’Archeologia Pubblica è l’area disciplinare che ricerca e, su base scienti-
fica, promuove il rapporto che l’archeologia ha instaurato o può instaurare
con la società civile. Il potenziale di innovazione del settore risiede nella
capacità di creare un tessuto connettivo forte tra ricerca archeologica e
comunità (locali, regionali o nazionali). I settori che ricadono entro la sua
sfera di interesse sono tre: comunicazione, economia e politiche
dell’archeologia» (PAPT in VANNINI 2011, p. 139).
3
Il Congresso è stato organizzato da Università e Comune a Firenze
(Palazzo Vecchio, ottobre 2012; (coordinamento scientifico di Michele
Nucciotti e Chiara Bonacchi); il programma era stato elaborato da un
ampio comitato scientifico nazionale e internazionale, rappresentativo delle
categorie interessate (ricercatori, amministratori pubblici, imprenditori etc),
che si è riunito in varie sedi, a cadenze regolari, costituendo esso stesso un
primo forum/osservatorio sull’Archeologia Pubblica in Italia (cfr. anche
BoNAccHI 2013a e ZUANNI 2013).
4
Come il progetto relativo alla villa dei Quintili, all’origine dello
splendido (oramai classico) saggio di RIccI 2006; o la prima mostra in Italia
redatta secondo i criteri dell’Archeologia Pubblica (VANNINI, NUccIoTTI
2009; BoNAccHI 2011, pp. 103-112); un fatto che risulta anche da un
censimento sistematico condotto per la tesi di Laurea in Archeologia
Medievale di Laura Lazzerini 2010. Il test della mostra Da Petra a Shawbak
sulle potenzialità di un simile approccio ha dimostrato, in particolare, l’utilità
della progettazione museologica e degli studi sul pubblico nella definizione
dell’impatto socio-economico delle mostre tem- poranee sulle comunità
residenti. Ciò perché costituiva parte di un programma più complesso di
archeologia pubblica che si proponeva di ‘mettere in serie’ i suoi diversi
ambiti di interesse. Schematizzando, i settori da fare interagire erano due:
quello ‘esterno’, affidato ad una scelta di ‘comunicazione’ da giocarsi su di
un palcoscenico di rilievo internazionale come quello europeo della reggia
medicea di Firenze (con una immissione nel sistema economico della città
del 430% (±4%) superiore all’investimento); quello ‘interno’, centrato su
programmi mirati a contribuire allo sviluppo delle comunità locali ed a
produrre servizi per il turismo internazionale. Così, accordi con enti locali e
centrali nell’am- bito di un progetto europeo di sviluppo territoriale Liaisons
for Growth (Italia, Giordania, Armenia) CIUDAD-ENPI, ha portato ad un
radicale aumento dei flussi turistici e dell’occupazione in soli due anni.
L’attività, si è concentrata a costituire e ‘coltivare’ una rete integrata
multilivello (locale, centrale, settoriale, ong etc.) e ad elaborare strumenti
progettuali altrettanto integrati ed interdipen- denti: master plan turistici,
attività concordate con le autorità regionali ed il sito Unesco di Petra,
inserimento di strutture ed organizzazioni locali, etc.; ciò che, fra l’altro, ha
portato ad un alto incremento di addetti contrattualizzati, ad un aumento del
24% del flusso turistico, all’apertura di un albergo con standard
internazionali (fig. 1): a Shawbak, il primo dal Medioevo…
5
Come l’esperienza, che si riferiva direttamente alla Scuola anglosassone, di
Armando De Guio, con i suoi ‘elementi di archeologia pubblica’ impartiti
fino dagli anni ’90 presso l’Università degli Studi di Padova o l’analogo
seminario tenuto da Paolo Peduto nella sua Università di Salerno da
almeno una decina d’anni, fino ai moduli tenuti negli ultimi anni da
Chiara Bonacchi presso la Specializzazione dell’Università di Firenze.
184
G. vANNINI, M. NUCCIOTTI, C. BONACCHI
fig. 3 – Lettura del territorio con gli strumenti metodologici dell’archeologia ‘leggera’: ricomporre una sintassi diacronica del contesto
paesaggistico, scavi e ricognizioni ad intensità variabile, per una lettura storica del paesaggio del Pratomagno e come strumento gestibile
all’interno dei SIT comunali e provinciali, per segnare/valorizzare il paesaggio e le sue componenti.
Con una rapidità ed efficacia (sia pure un po’ a macchia che riprendono – con originalità ed appunto
di leopardo, com’è del resto nelle nostre tradizioni) che reinterpretan- do in chiave di archeologia pubblica
costituisce in sé un motivo di riflessione, gli ultimi anni specifiche iniziative di comunicazione per i grandi scavi
hanno visto proliferare iniziative, variamente indirizzate ma che stanno conducendo sul territorio (come ora
tutte ascrivibili alla specificità d’approccio, peraltro in genere l’‘Archeodromo’ di Poggibonsi) – l’inten- sa, sistematica
esplicitamente indicata, proprie della public archaeology; solo impostazione che, sull’intero territorio senese e grossetano,
per esemplificare, l’attività messa in campo negli ultimi aveva dato, anche in questo anticipando i tempi, il
due anni – ancora una volta, significativamente – dalle magistero di Riccardo Francovich. Naturalmente, esempi
Cattedre di Archeologia Medievale: a Padova, per impulso anche di notevole significato si potrebbero citare anche per
di Gian Pietro Brogiolo, in particolare tramite contributi di altri settori dell’archeologia, ma certo che (a parte la
sistema affidati a forum elettivamente italo-britannici presente circostanza dedicata al Medioevo e ciò che, in
ospitati con rilievo su PCA, ma anche come promotore poco più di un lustro, è davvero sorprendente) le
(insieme a M.C. Parrello ed altri) del recente Convegno di iniziative in ambito medievistico sono davvero numerose,
Agrigento6; a Sassari, con le ini- ziative di estremo interesse crescenti e in più casi, come quelli citati (si potrebbero
ed originalità di Marco Milanese, con caratteri di marcata aggiungere Giuliano Volpe a Foggia, Paolo Peduto a
originalità anche rispetto ai ‘modelli’ anglosassoni, che Salerno, Sauro Gelichi a Venezia, Paul Arthur a Lecce …),
coniugano in particolare esiti di ricerche di archeologia tendenzialmente già a sistema, oltre singoli progetti. Tutto
territoriale sistematica con soluzioni innovative legate a ciò si spiega anche per la ricca, articola- ta, competente
strutture di comunicazione appositamente costituite (segno tradizione non solo di studi ma di uso sociale
in sé, fra l’altro, di un convinto coinvolgimento di realtà dell’archeologia, sia pure condotto in altra ottica, per così
locali); a Siena con Marco Valenti e Giovanna Bianchi dire fra mecenatismo ed alta professionalità, già matura e
6
AA.VV 2012, Convegno locale dedicato appunto all’archeologia pub-
disponi- bile per coltivare il ‘nuovo’ settore muovendo da
blica in Sicilia (Archeologia pubblica al tempo della crisi, organizzato dal Parco una risorsa (bbcc e competenze) ineguagliabile
archeologico e paesaggistico della Valle del Templi, il 29-30 novembre 2013, (potenzialmente…) 7.
ad Agrigento; cfr. BoNAccHI 2013a).
7
Citerei due esperienze di percorsi archeologici, in ambito di
archeologia urbana, che possono rappresentare una sensibilità ed una prassi
diffusa nella
G. vANNINI, M. NUCCIOTTI, C. BONACCHI
Nel contesto attuale, credo si possa considerare tematica dinamico (fra una quindicina di contributi, fra i quali citerei il caso di Kalisz
portato da Tadeusz Baranowski (IAEPAN), il primo in Polonia; cfr. BoNAccHI
e prassi, fra ricerca applicata e formazione avanzata, 2014).
dell’Arche- ologia Pubblica anche come una risposta mirata
ad affrontare, nel contempo, un rinnovamento di ruolo
dell’archeologia accademica e la messa in cantiere di
nuove progettualità sostenibili da proporre e condividere
con realtà diverse della società civile, dalla ricerca
scientifica – che potrebbe trarne significativi sostegni in un
momento delicato come l’attuale
– allo sviluppo economico (tramite servizi mirati8,
strutture9, eventi 10), ad una diffusione indirizzata a segmenti
specifici della società di prodotti (ma anche procedure) della
disciplina in opera. Si tratta anche (in significativa
coincidenza con il suo rapido diffondersi in tutta Europa 11)
di uno strumento potenzialmente in grado di affrontare
una crisi che morde la società oramai strutturalmente
reagendo in modo altret- tanto strutturale; interpretare
l’attuale come un momento di svolta (appunto ‘crisi’) con
anche, quindi, l’‘opportunità’ di ripensare convinzioni
consolidate e/o abitudini incrostate (VANNINI 2011;
BRoGIoLo 2012). Si tratta anche, sui tali basi, di progettare
‘prodotti culturali’ attraverso la costruzione di una filiera
complessa fondata su due elementi base: i beni culturali
(come ‘materia prima’) e la ricerca scientifica (come
‘bene/prodotto’).
La sfida, a partire dalla dimensione scientifica, sta nel
se- lezionare una serie opportuna di risultati per contribuire
allo sviluppo delle comunità di riferimento; locali per un
verso (identità consapevole e come processo, dal passato al
futuro, per un presente condiviso), più ampie per altri
aspetti (dal
19
Si veda la lista dei componenti del comitato scientifico in
NUccIoTTI, BoNAccHI 2012. Anche online su:
www.archeopubblica2012.it.
20
«Il premio Riccardo Francovich è destinato annualmente al
museo o al parco archeologico che, a livello nazionale, rappresenti un
caso di best practice di allestimento museografico, attività didattico-
comunicative e qualità scientifica in grado di rappresentare adeguatamente le
tematiche e le metodo- logie dell’archeologia post-classica»
(http://archeologiamedievale.unisi.it/sami/ premio-riccardo-francovich).
21
Sito ufficiale: www.museobiddas.it; sono inoltre disponibili online (a.
2014) video-presentazioni del museo con la partecipazione del direttore
Marco
G. vANNINI, M. NUCCIOTTI, C. BONACCHI
La disponibilità della redazione della principale rivista di sui temi affrontati nella discussione: BoNAccHI 2013a; ZUANNI 2013.
settore dell’archeologia medievale italiana a ospitare questo e
altri interventi dedicati all’archeologia pubblica
confermano, infine, questo trend.
L’ARcHEoLoGIA pUBBLIcA IN ITALIA
pRIMA DELL’ ARcHEoLoGIA pUBBLIcA
Nel quadro logico 22 sviluppato per il ‘Primo congresso
di Archeologia pubblica in Italia’ 23 il contesto in cui si
andava a collocare l’iniziativa veniva così sintetizzato:
1. Insufficienti esperienze italiane di archeologia pubblica
(AP)
2. Disponibilità a livello nazionale di un’ampia casistica
di progetti pilota di messa in valore dei beni
archeologici attuati dal pubblico dei destinatari 24.
Conseguente presenza di expertise inquadrabile
nell’ambito dell’AP.
3. Disponibilità a livello internazionale delle conoscenze di
AP integrative a quelle presenti in Italia.
4. Disponibilità di giovani studenti e ricercatori disposti ad
apprendere obiettivi e metodi dell’AP partecipando volon-
tariamente alla realizzazione del progetto
A parte il punto quattro, che rappresentava una con-
tingenza di carattere soprattutto organizzativo, la sintesi
(tuttora attuale) evidenzia al punto due la presenza di quelle
competenze, inquadrabili come ‘di archeologia pubblica’,
già sviluppate in Italia prima del 2012. Esperienze di
successo nella valorizzazione socio-economica del
patrimonio arche- ologico divenute punto di riferimento
(nazionale e non solo) per buone pratiche di gestione. È
qui, infatti, che si rintrac- ciano le vere premesse
strategiche per un pieno auspicabile sviluppo
dell’archeologia pubblica italiana.
In questo quadro il 25% circa dei partecipanti alle tavole
rotonde del congresso nazionale25 erano archeologi medievisti
e hanno offerto una casistica di rilevanza nazionale (e inter-
nazionale) di esperienze di integrazione tra ricerca,
sviluppo socio-economico locale e tutela 26. A tale
proposito i lavori del congresso hanno messo in evidenza
gli apporti ‘genetici’ forniti alla discussione sulla relazione
tra ricerca archeologica e società civile da figure di primo
piano dell’archeologia me- dievale italiana contemporanea e
recente, tra i quali merita particolare attenzione il lavoro di
Riccardo Francovich, pre- cocemente orientato a rendere
esplicita la funzione necessaria della ricerca archeologica (e
medievistica) nella moderna pianificazione territoriale.
Nel volume del 2009 (PREITE 2009), ad esempio, veniva
presentato, in forma pubblica, un masterplan che delineava
pianificazione e implementazione delle strategie territoriali
Milanese: www.youtube.com/watch?v=LXGHS2HtBGA
22
Il congresso era stato pensato come un progetto di archeologia pubblica
e si era dotato di strumenti di monitoraggio e valutazione ex-ante, in-
itinere ed ex-post basati sulla Logical framework analysis per la stesura di un
quadro logico (o log-frame).
23
Sito ufficiale: www.archeopubblica2012.it/.
24
Settori destinatari dell’iniziativa individuati dal comitato scientifico:
accademico, amministrativo, politico, piccola e media impresa, Onlus.
25
Dieci interventi su un totale di trentotto (NUccIoTTI, BoNAccHI
2012).
26
Per gli abstracts degli interventi: NUccIoTTi, BoNAccHI 2012; per gli
articoli della sezione Progetti: DE FALco et al. 2012; per una discussione critica
di valorizzazione del patrimonio e dei paesaggi minerari delle un coordinatore generale) per l’accesso turistico e lo sviluppo delle attività
culturali/formative del parco.
Colline Metallifere (in provincia di Grosseto). Il lavoro, in
italiano e inglese, era articolato in cinque capitoli dedicati
rispettivamente al paesaggio minerario, al patrimonio mi-
nerario, alla presentazione della logica del masterplan, ai
progetti realizzati nei comuni del parco (9 in tutto di cui
4 direttamente o parzialmente ricollegabili a
musealizzazione e/o valorizzazione di aree archeologiche
medievali – Castel di Pietra, Monterotondo Marittimo,
Montieri, Montemassi) e al rapporto tra il masterplan e
la pianificazione vigente. Si trattava di un’opera rivolta
essenzialmente a portatori di interesse locali/specifici e alla
comunità scientifica nazionale e internazionale 27, con una
forte impronta metodologica.
Per quanto riguarda l’interesse per il pubblico, la “Carta
dei prinicipi” (ibid., pp. 191-194), ratificata nel 2007
dai rappresentanti del parco 28 contiene un riferimento
esplicito ai benefici socio-economici attesi per la
popolazione resi- dente. Tra i principi della carta, infatti,
al secondo punto si definisce il ruolo del patrimonio del
parco come: «risorsa utile per promuovere virtuosi
processi di sviluppo locale impostati su principi di
sostenibilità ambientale e di rispetto dell’identità
territoriale» (ibid., p. 192). Il masterplanning delle Colline
Metallifere rappresentava quindi una declinazione
“multivocale”, pluridisciplinare e territoriale (dal basso)
dei principi insiti nel decreto istitutivo del parco stesso,
emanato dal ministro dell’ambiente il 2 maggio 2002 29.
Dal punto di vista della governance il volume del 2009
mostrava inoltre compiutamente la traduzione operativa di
tematiche schiet- tamente scientifiche quali l’archeologia
dell’architettura, l’archeologia dei paesaggi e l’archeologia
della produzione, nel quadro degli strumenti di gestione
amministrativa del parco, in questo adottando una
prospettiva analoga a quan- to sperimentato in Val di
Cornia (GUIDERI 2012), in area amiatina-maremmana
(NUccIoTTI 2008) o, ancora negli stessi anni, in Puglia
(VoLpE, DI ZANNI, LAURENzA 2009).
VERso UN NUovo RUoLo DEL pUBBLIco?
L’archeologia pubblica viene invece esplicitamente
men- zionata tra le metodologie utilizzate nel progetto
europeo di cooperazione Liaisons for Growth (2009-2012)
per la creazione di distretti turistico-archeologici in
Giordania, Italia e Armenia (NUccIoTTI, SEGNINI
2013). Il pubblico dei destinatari di questo intervento è
stato estesamente analizzato attraverso campagne di
studio dei visitatori e dei fruitori potenziali dei diversi
prodotti della ricerca, basate su interviste e
somministrazione di questionari di valutazione e
progettazione partecipata. Nell’area di progetto giordana
(il distretto di Shawbak, Ma’an) i rilevamenti condotti
hanno tra l’altro consentito di osservare il positivo
impatto della
27
Per certi versi assimilabile al Plan director de restauracion della cattedrale
di Vitoria (AzKARATE et al. 2001).
28
Tutti riferibili a livelli di governo locale (5 sindaci e i presidenti
della comunità montana e della provincia di Grosseto) a esclusione del
presidente, in rappresentanza del governo nazionale.
29
Dal punto di vista organizzativo il parco è un consorzio gestito «da
un comitato rappresentativo di tutte le Amministrazioni pubbliche
coinvolte» (CoRsI 2009, p. 8). La “comunicazione istituzionale” si articola
attraverso una serie di punti di accesso detti “Porte del parco” concepiti
come presidi locali (la gestione è affidata ai singoli comuni con l’ausilio di
ARCHEOLOGIA PUBBLICA E ARCHEOLOGIA MEDIEvALE
tab. 1 – Azioni previste per la validazione di Archeologia Pubblica sulle tipologie progettuali sviluppate dal PAPT (NUccIoTTI 2011, pp. 148-
149, testo di Chiara Bonacchi).
mostra Da Petra a Shawbak. Archeologia di una Frontiera spettive e le potenzialità espresse da soggetti generalmente
(BoNAccHI 2009b, 2011) sul contesto locale, con un sottorappresentati nella governance dei BB.CC. (in parte
aumento della visibilità del sito archeologico di Shawbak in analogia con le pratiche della Community Archaeology –
nel quadro dell’offerta turistica nazionale e un contributo SMITH, WATERToN 2009).
alla crescita dei visitatori (+22% visitatori internazionali Illuminante a questo proposito l’esito dello studio
tra 2009 e 2010). Al termine del progetto inoltre, nel (2010- 2011) condotto sui visitatori potenziali del ‘museo’
dicembre 2012, l’attività di rete realizzata (basata sul della Rocca di Arcidosso (GR), nel quadro del progetto di
“metodo Leader”, v. SEGNINI 2011), mostrava di aver distretto turi- stico “Amiata-Maremma” previsto in Liaisons
favorito un notevole au- mento dell’occupazione nel settore for Growth. Le circa 200 interviste su questionario hanno
turistico-ricettivo locale, i cui addetti risultavano passati da infatti evidenziato una significativa incapacità di computare
2 unità (2009) a circa 50 (2012). Inoltre (e si tratta di un il tempo in secoli e di collocare temporalmente il Medioevo
dato qualificante), la crescita occupazionale ha riguardato (in due casi esteso fino al XIX secolo) da parte di alcuni
soprattutto il settore privato/ imprenditoriale locale. degli intervistati. La conoscenza tempestiva di questo
Rispetto al masterplan delle Colline Metallifere e ai casi dato, correlato alla com- posizione della popolazione
analoghi, i cui i modelli di intervento fanno più o meno rappresentata 31, ha determinato modifiche nel lessico, nella
direttamente riferimento al Cultural Resources sintassi e nella selezione degli argomenti del ‘museo’ stesso.
Management (McGIMsEY 1972), in Liaisons for Growth Al contrario, senza la ricerca sul pubblico, i testi prodotti (ad
l’instaurazione dei rapporti di rete è stata estesa a tutti i esempio quelli per i pannelli – cfr. ZIFFERERo 1999)
soggetti pubblici e privati potenzialmente interessati allo avrebbero potuto presentare difficoltà
sviluppo socio-economico del contesto di progetto. Il
“pubblico” non è stato cioè ‘descritto’ a priori ma è 31
«The sample that was analysed was composed for the most part of
diventato esso stesso un oggetto della ricerca, la cui residents (58%), whereas 35% were tourists; half of the latter were
conoscenza (progressiva) ha interagito in modo dinamico visiting parents or friends during the summer, and 7% of the sample was
con la progettazione dei prodotti previsti, modificandoli 30. composed of people who had travelled to Arcidosso for reasons related to
their business. The sample, was rather evenly subdivided into men and
Un approccio che, tra l’altro, ha consentito di integrare women (56% and 44% of the total, respectively), and shows a prevalence of
nelle strategie e negli obiettivi progettuali i punti di vista, people between 46 and 75 years old (55% of the total sample). The least
le pro- represented group was the one of young people aged 25 to 36 years old
(10%). The education level attained was generally low: 34% had attended up
to lower secondary school and 44% had also obtained an upper secondary
school diploma. Only 17% held a university degree and a meagre 5% a
30
Ad esempio, nel masterplan delle Colline Metallifere non vengono postgraduate qualification as well. This information will be taken into
espli- citamente definite le strategie e le metodologie di coinvolgimento di consideration when developing the interpretation strategy for the Museum.
residenti e visitatori che presiedono all’attivazione dei valori potenziali del 25% of the sample consisted of retired people. Among active workers, the most
parco, e/o all’integrazione del “pubblico” nei processi decisionali. Aspetti invece recurrent professions were: clerks (14%); qualified professions in commerce and
centrali sia in Liaisons for Growth, sia nella proposta di creazione di un polo services (14%); artisans, specialized plumbers and farmers (14%)», da:
di archeologia pubblica in Toscana (NUccIoTTI 2011). Liaisons for Growth: Final Narrative Report, p. 32 e ss. (offprint).
G. vANNINI, M. NUCCIOTTI, C. BONACCHI
di decifrazione e comprensione per i visitatori, tali da comunicazione in archeologia è stata oggetto di crescente
inficiare (parzialmente) gli obiettivi dell’intera azione. interesse da parte
La centralità del pubblico e il suo ruolo attivo nella
progettazione, gestione e monitoraggio dei progetti di
valorizzazione socio-economica di beni e ricerche archeo-
logiche potrebbe quindi rappresentare (analogamente a
quanto accaduto soprattutto nel Regno Unito) una delle
attuali frontiere (forse quella più caratterizzante) della
giovane archeologia pubblica italiana. Integrando
progressivamente conoscenze e metodologie di carattere
sociologico nei dataset (e nelle pratiche – v. RIccI 2006) di
ricerche archeologiche e progetti di valorizzazione (ovvero,
agendo sui processi), si dovrebbero cioè ottenere
innovazioni migliorative nei pro- dotti. Aspettativa per ora
confortata dai (pochi) casi studio nazionali a disposizione.
Un aspetto strettamente collegato al precedente è, infine,
quello del monitoraggio qualitativo e quantitativo, da in-
tendersi come ‘motore di sviluppo’ progettuale e strumento
centrale di validazione del raggiungimento degli obiettivi
prefissati. In questo senso, ad esempio, Simpson e Williams
(2008) propongono di considerare la ricerca di un affidabile
metodo di valutazione dell’impatto delle azioni di archeo-
logia pubblica (e community archaeology) come una
priorità generale per il settore archeologico tout-court, in
quanto «for archaeology to survive on the government’s
political agenda, when funding for heritage is under
increasing pressure, it must provide the public service it
claims to provide» (ibid., p. 87).
In questo senso sarebbe auspicabile una progressiva
defi- nizione condivisa delle conoscenze da integrare nei
progetti di ricerca archeologica (pura e applicata) al fine di
validare un set di pratiche tra loro confrontabili,
all’interno della comunità scientifica italiana. Per il
momento l’unica meto- dologia pubblicata in Italia si
riferisce al Polo di archeologia pubblica per la Toscana
(PAPT – NUccIoTTI 2011), proget- tata in collaborazione
tra rappresentanti di tutti i settori archeologici delle
università statali toscane e rappresentanti dei soggetti
territoriali pubblici e privati di sviluppo rurale. La proposta
è stata inoltre ‘validata’ dal supporto espresso da
rappresentanti nazionali e internazionali dei portatori di
interesse ‘esterni’ (ibid., 151 e ss.). Si tratta, ovviamente, di
un lavoro prodotto in occasione di una precisa contingenza
e senza alcun fine manualistico. Tuttavia, rappresentando il
frutto di una progettazione concettuale ed operativa
piuttosto ampia e multidisciplinare e proponendo una
declinazione ‘esecutiva’ delle pratiche di archeologia
pubblica (9 degli autori sono inoltre archeologi medievisti),
il PAPT può essere considerato un utile punto di partenza
per una riflessione più generale e inclusiva sugli obiettivi a
breve e medio termine di un’archeologia pubblica (anche
medievale) in Italia.
M.N.
anni, rispetto ai 65 della Gran Bretagna (BoNAccHI 2012). Gallery è, infatti, il risultato di una ristrutturazione della
La stessa comunicazione televisiva ha assunto un volto sezione me- dievale originaria, compiuta al fine di
profon- damente diverso nei due paesi e, mentre in Italia aggiornare il percorso espositivo alla luce delle scoperte
sono stati prodotti prevalentemente format di carattere archeologiche intervenute
giornalistico, nel Regno Unito ha conosciuto grande
popolarità, per quasi un ventennio (dal 1994 al 2013), il
programma televisivo Time Team (BoNAccHI 2013b,
2014; TAYLoR 1998). In questa serie TV, un presentatore
(Tony Robinson) segue il lavoro di un gruppo di
archeologi impegnati in attività di scavo e incarna il
punto di vista del telespettatore che, interessato, pone
domande agli ‘esperti’ (BoNAccHI 2013b; TAYLoR 1998).
tab. 2
tab. 3
ranea, si è chiesto ai visitatori che lasciavano i due spazi La distribuzione delle risposte mostra che la
museali di fornire una definizione di ‘archeologia’. Ciò ha maggioranza dei visitatori della Gallery residenti nel
consentito di valutare la conoscenza della disciplina che i Regno Unito (71%) ha definito l’archeologia come una
rispondenti possedevano al termine del percorso espositivo. disciplina storica, mentre solo il 21% l’ha descritta come
Interviste sia in entrata che in uscita avrebbero semplice operazione di scavo e senza menzionare il fine
consentito una misurazione più accurata dell’impatto ultimo di individuare una risposta a interrogativi storici di
dell’esperienza di visita al netto delle conoscenze pregresse ricerca. Percentuali molto più basse di rispondenti hanno
dei rispondenti, ma non è stato purtroppo logisticamente identificato l’archeologia con la cultura materiale (5%),
possibile effettuare una survey all’ingresso della mostra. oppure, in termini più generici, con un ‘viag- gio nel
L’analisi rimane tuttavia giustificabile alla luce di uno studio tempo’ (2%). Più in particolare, del 71% costituito da
sull’apprendimento dei visitatori che ha dimostrato un coloro che hanno riconosciuto la vocazione
accrescimento conoscitivo diffuso sia tra i visitatori della dell’archeologia come disciplina storica, il 15,5% ne ha
Medieval Gallery che tra quelli del percorso Da Petra a posto in evidenza la capacità di facilitare una più
Shawbak (BoNAccHI 2014). approfondita conoscenza del presente, utile anche a
A coloro che hanno partecipato alle due survey, è
stato progettare il futuro della nostra società. Rispondendo alla
chiesto: “How would you define archaeology? ” (ai stessa domanda, il campione della mostra Da Petra a
rispondenti di madrelingua italiana: “Come definirebbe Shawbak. Archeologia di una Frontiera ha invece fornito
l’archeologia?”) e le risposte fornite dai due campioni sono definizioni classificate come segue: ‘studio del
state analizzate separatamente. Per i visitatori della passato/ricostruzione della storia attraverso manufatti e altri
Medieval Gallery sono state individuate quattordici resti materiali’; ‘storia’; ‘studio del passato per
categorie di risposta di cui si è misurata la ricorrenza (tab. comprendere il presente e costruire il futuro’, ‘lo studio
3) e queste classi di risultati sono state poi ulteriormente delle civiltà’, ‘una avventura nello spazio e nel tempo o
raggruppate e ridotte alle seguenti cinque: ‘archeologia attraverso la conoscenza e l’immaginazione’, ‘lo studio del
come disciplina avente uno scopo storico o come storia’, passato e la ricostruzione della storia attraverso lo scavo e
‘archeologia come cultura materiale’, ‘archeologia come l’interpretazione dei manufat- ti’, ‘scavo’, ‘altro’. La maggior
processo (senza l’identificazione di uno scopo storico)’, parte dei rispondenti ritiene che l’archeologia sia ‘lo studio
‘archeologia come viaggio nel tempo’, ‘altro’. del passato/la ricostruzione della storia’ (26%), facendo
pertanto riferimento allo scopo storico
G. vANNINI, M. NUCCIOTTI, C. BONACCHI
della disciplina ma non ai metodi della ricerca. Il 20% dei FALK J., DIERKING L., 2000, Learning from Museums. Visitor
visitatori intervistati ha poi dimostrato di cogliere i caratteri Experiences and the Making of Meaning, Walnut Creek.
di attualità dell’archeologia, descrivendo quest’ultima come
un modo di studiare il passato che aiuta la comprensione
del presente e contribuisce positivamente alla costruzione
informata del futuro. Questo dato, in particolare, rivela la
più marcata efficacia della mostra, rispetto alla Medieval
Gallery del Museum of London, nel presentare l’archeologia
come materia di potenziale interesse per la contemporaneità.
Le considerazioni contenute in questo breve testo dedicato
alla comunicazione in archeologia contribuiscono a mostrare
come l’università italiana e i gruppi di ricerca al suo interno
possano svolgere un ruolo significativo per lo sviluppo ef-
fettivo dell’Archeologia Pubblica in Italia, anche attraverso
percorsi museali capaci di promuovere una maggiore consa-
pevolezza del valore dell’archeologia come disciplina storica;
un valore che deriva dalla ricerca pura e dalle interpretazioni
che questa produce. Com’è stato qui esemplificato, l’Arche-
ologia Pubblica fornisce quel framework di teoria e metodo
che permette di individuare e monitorare i migliori ‘usi
pubblici’ degli assets archeologici. Si rende pertanto più che
mai auspicabile, in Italia, una istituzionalizzazione di questo
settore che dia concretamente seguito alle riflessioni condivise
su questi temi, negli ultimi anni (BoNAccHI 2009b,
2013a,
2014; BRoGIoLo 2012; VANNINI 2011).
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