Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
tato avanti dagli anni ottanta agli anni duemila nei confronti della persistenza di
rappresentazioni visuali coloniali e di prassi non inclusive negli spazi museali, nel-
BLOCCA IL PENSIERO” le loro collezioni e nei loro progetti temporanei, ha senza dubbio aperto le porte
alla “tematizzazione” di questioni come il colonialismo e la migrazione in espo-
SOMATECHNICS COME ASSEMBLEA sizioni, programmi didattici e programmi pubblici in seno alle istituzioni museali,
ma ha raramente generato cambiamenti strutturali e programmatici nel mondo
in cui le istituzioni museali occidentali gestiscono la presenza, spesso sinottica, di
Simone Frangi razzismo e sessismo nelle proprie politiche culturali.
Osservava già nel 2012 Marina Garcès nel suo articolo Honesty with the real 4,
che l’arte sembra essere diventata una soglia di ripoliticizzazione di tutta la cre-
azione contemporanea, anche se queste trasformazioni, spesso giocate solo a li-
vello tematico, non sono la garanzia di una nuova solidarietà tra la creazione e il
politico, ma anzi, producono piuttosto nuove forme di banalità e aprono spazi di
auto-riconoscimento critico molto preoccupanti5.
In Beyond Repair: An Anti-Racist Praxeology of Curating, testo a firma di Na-
talie Bayer e Mark Terkessidis inserito nell’antologia a cura di Bayer, Kazeem-Ka-
miński e Sternfeld, si avanza l’ipotesi concreta che forme di curatela anti-razzista
(per quanto tautologica l’espressione possa essere per la natura profondamente
non discriminante che dovrebbe avere il “curare”) corrispondano a una pragmati-
ca opposizione, nel fare, a quelle forme di “oggettività scientifica” che spesso re-
golano le prassi curatoriali in ambito istituzionale. L’anti-razzismo nella curatela
deve in particolar modo rettificare quelle pratiche che, per la strategica necessità
di bilanciare “staticamente” la propria diversità istituzionale, regolano la propria
politica degli inviti su forme di tokenism e forme di identificazione (spesso razzia-
lizzanti e sessiste) al solo fine di produrre categorie minoritarie nice-to-have da
inserire nel proprio spettro strutturale.
Il progetto Somatechnics – generatosi in risposta all’invito da parte di Mu-
seion di pensare a un progetto che potesse riconnettersi con la missione origina-
ria dell’istituzione, nata come principio di dialogo tra mediterraneità e nordicità
Nel 2017, Natalie Bayer, Belinda Kazeem-Kamiński e Nora Sternfeld, editano l’anto- in un territorio di confine, che tra questi due “spiriti” funge da cerniera – è lenta-
logia Curating as Anti-Racist Practice1, in cui riuniscono una serie di approcci cri- mente emerso negoziando il proprio spazio operativo con queste domande cru-
tici fondati in genealogie femministe post-coloniali che propongono una riforma ciali poste dalle prospettive anti-razziste e anti-sessiste nel mondo della ricerca
della pratica della curatela indipendente e della curatela nelle istituzioni musea- artistica e curatoriale.
li in direzione anti-razzista. Un’antologia necessaria, che crea uno spazio di iner- Con la volontà di visibilizzare criticamente quelle tecnologie che rendono
zia teorico, pratico e pragmatico rispetto alle ingiunzioni che l’attuale involuzione certi corpi piuttosto che altri trasparenti e liberi, relegando quei corpi che resisto-
dei contesti sociali e politici europei impone sulle pratiche culturali. Come sugge- no nell’opacità a uno stato di negazione oscura, Somatechnics ha cercato di ve-
risce infatti anche il lavoro seminale di Frantz Fanon, il razzismo è “l’elemento più rificare le sue preoccupazioni strutturali mettendole in risonanza con la storia di
visibile, più quotidiano, a volte insomma il più rozzo”2 di una determinata struttura una regione segnata da una storia civica conflittuale e da un’attualità che è sen-
culturale. E dunque “studiare i rapporti tra razzismo e cultura significa porsi il pro- za dubbio evoluta nella sua morfologia grazie alle dissidenze e le obiezioni di co-
blema della loro relazione reciproca […] il razzismo è un vero e proprio elemento scienza contro il monolinguismo e la segmentazione etnica.
culturale […] Questo elemento culturale non si è però incistato. Il razzismo non ha Il legame con il territorio in cui Museion opera non è, nell’economia di Soma-
potuto sclerotizzassi. È stato costretto a rinnovarsi, a differenziarsi, a mutare fisio- technics, aneddotico o strumentale: esso è stato, sin da subito, ciò che ha fatto
nomia. Ha dovuto subire la sorte dell’insieme culturale che gli dava vita”3. pressione al pensiero per creare un progetto che fosse “situato”, in risonanza con
In About Curating as Anti-Racist practice, testo collettivo che introduce i con- il contesto in cui si posizionava, ma anche un prisma estremamente efficace per
tributi dell’antologia, le tre editrici sottolineando che il prezioso lavoro critico por-
4 M. Garcès, Honesty with the real, in Journal of Aesthetics & Culture, vol. 4, 2012.
1 N. Bayer, B. Kazeem-Kamiński, N. Sternfeld (a cura di), Kuratieren als antirassistische Praxis (Cura- 5 Cfr. “Art today would seem to be the spearhead of a re-politicisation of contemporary creation. Its
ting as Anti-Racist Practice), De Gruyter, Berlin/Boston 2017. themes, spilling into the real, and its processes, increasingly collective and open to public space, appear
2 F. Fanon, Razzismo e cultura (1954), in Fanon. Opere Scelte, a cura di G. Pirelli, Einaudi, Torino 1962, to attest to this. Yet, such transformations are not necessarily the guarantee of a re-encounter between
p. 48. the creation and the political. We see how easily they reproduce new forms of banality and new spac-
3 Ibidem. es for self-consumption and recognition”, Marina Garcès, op. cit..
de” opera nel processo artistico di Husni Bey come un oggetto mnemonico, rico- 35 “So, no matter what I do or do not do about my racial identity, someone is bound to feel uncom-
fortable. But I have resolved it is no longer going to be me”, A. Piper Passing for White, Passing for Black
struito contestualmente tramite la geografia oggettiva e i ricordi infantili di una (1991), in Transitions (1992), ristampato in A. Piper, Out of Order, Out of Sight, volume I: Selected Essays
in Meta-Art 1968-1992, MIT Press, Cambridge 1996.
36 “I think of being ambiguous, of being not-quite, of being a light-skinned Arab, an Italian whose last
name is threatening, who can’t quite speak either language. I think of how you brilliantly describe that
28 N. Poidimani, op. cit., p. 45. position of slow banishment from both camps, from all camps to which we unwittingly belong”,
29 Ivi, p. 54. A. Husni Bey, Open Letters to Adrian Piper, op. cit.
30 A. Langer, op. cit. p. 135. 37 “Identity would seem to be the garment with which one covers the nakedness of the self”, ibidem.
31 Ibidem. 38 A. Langer, op. cit., p. 137.
32 Ibidem. 39 Ibidem.
33 Ivi, p. 140. 40 Ivi, p. 138.
e sfigura il volto della cultura che la pratica […] un gruppo sociale, un paese, una 43 Ivi, 129.
44 Ivi, p. 134
civiltà non possono essere razzisti inconsciamente. […] Il razzismo non è una sco- 45 Ivi , p. 130, corsivo nostro.
perta casuale. Non è un elemento nascosto e dissimulato. Non occorrono sforzi 46 Ivi, p. 146.
47 Ivi, p. 147.
sovrumani per evidenziarlo”41. 48 Ibidem.
51 Ibidem.
52 A. Langer, op. cit., p. 130.
53 Cfr. Grossberg, L., Stuart Hall on race and racism: cultural studies and the practice of contextuali-
sm, in Culture, Politics, Race and Diaspora: The Thought of Stuart Hall, ed. B. Meeks, Lawrence & Wishart,
Londra 2007.
54 A. Langer, op. cit., p. 156.
55 Ivi, p. 157.
56 Ivi, p. 159.
52 Siehe L. Grossberg (2007), Stuart Hall on race and racism: cultural studies and the practice of
contextualism, in: Culture, Politics, Race and Diaspora: The Thought of Stuart Hall, hrsg. von B. Meeks,
London.
53 A. Langer, a.a.O., S. 71.
54 Ebd., S. 71-72.
55 Ebd., S. 73.
4 Marina Garcès, “Honesty with the Real,” in Journal of Aesthetics & Culture, vol. 4 (2012).
1 Curating as Anti-Racist Practice, edited by Natalie Bayer, Belinda Kazeem-Kamiński, Nora Sternfeld 5 Ibid. “Art today would seem to be the spearhead of a re-politicization of contemporary creation.
(De Gruyter: Berlin/Boston, 2017). Its themes, spilling into the real, and its processes, increasingly collective and open to public space,
2 Frantz Fanon, “Racism and Culture,” in Toward the African Revolution—Political Essays, trans. appear to attest to this. Yet, such transformations are not necessarily the guarantee of a re-encounter
Haakon Chevalier (Grove Press: New York, 1967), p. 32. between the creation and the political. We see how easily they reproduce new forms of banality and
3 Ibid. new spaces for self-consumption and recognition.”
12 Manning Marable, Beyond Black and White (1995), (Verso: London, 2016). 19 Nicholas Mirzoeff, “The Right to Look,” in Critical Inquiry, vol. 37, no. 3 (spring 2011), pp. 473–96.
13 Ibid., p. 1. 20 Ibid, pp. 473f. “The right to look is not about merely seeing. It begins at a personal level with the
14 Ibid. look into someone else’s eyes to express friendship, solidarity, or love. That look must be mutual, each
15 Ibid., p. 3. inventing the other, or it fails. As such, it is unrepresentable. The right to look claims autonomy, not in-
16 Ibid., p. 6. dividualism or voyeurism, but the claim to a political subjectivity and collectivity. […] It is the claim to
17 Yto Barrada, “A Conversation Between Yto Barrada and Philosopher Nadia Tazi (Extracts),” , in Yto a subjectivity that has the autonomy to arrange the relations of the visible and the sayable. Visuality’s
Barrada, A Life Full of Holes—The Strait Project (Autograph ABP: London, 2005), p. 59. first domains were the slave plantations, monitored by the surveillance of the overseer, the surrogate
18 Ibid., p. 8. of the sovereign.”
51 Ibid.
52 A. Langer, as in note 10, p. 130.
53 Cf. Lawrence Grossberg, “Stuart Hall on Race and Racism: Cultural Studies and the Practice of
Contextualism,” in Culture, Politics, Race, and Diaspora: The Thought of Stuart Hall, edited by Brian
Meeks (Lawrence & Wishart: London, 2007).
54 A. Langer, as in note 10, p. 156.
55 Ibid., p. 157.
56 Ibid., p. 159.