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ESAME GENERALE STORIA DELLA FILOSOFIA

PLATONE

La dottrina delle idee

Origine:
Che cos’è l’idea?
• Non è un pensiero contenuto nella nostra mente, e ma è un termine greco che deriva, come il suo sinonimo
eidos, dal verbo idein, che vuol dire vedere. L'idea dunque è l'aspetto visibile, la forma: non si tratta quindi del
vedere dei sensi, ma del vedere dell'intelletto: perciò l'idea è l'oggetto dell'intelletto cioè la forma intelligibile.

• A differenza di quello che pensava Socrate, per Platone l'idea non è solo l'essenza, ossia l'elemento universale
presente in molte realtà particolari, bensì è anche il modello, l’esemplare perfetto, il paradeigma: È una realtà
essa stessa diversa dalle realtà particolari e separata da queste come il modello è in genere separato dalle cose
che gli assomigliano ed è nel grado più alto il carattere comune a tutte.
• L'idea quindi non è più soltanto l'essenza universale, ma è il modello stesso di tutto ciò che ha una certa
qualità.

• Nel Fedone Platone analizza l'idea di uguale: quando noi diciamo per esempio che due triangoli sono uguali,
diciamo qualcosa che è vero solo approssimativamente, perché in realtà i due triangoli che noi vediamo non
sono proprio esattamente uguali. Esiste però un uguale in sé, cioè uno uguale perfetto, diverso da tutti gli altri
uguali sensibili, che sono uguali in modo imperfetto.

• L’esistenza dell’idea è anche la condizione per fare scienza: nel Cratilo, libro intitolato proprio al discepolo di
di Eraclito che affermava che tutto scorre e perciò non è possibile immergersi nemmeno una volta nello stesso
fiume, Platone afferma che delle realtà sensibili non è effettivamente possibile fare scienza, infatti non si può
conoscere davvero una certa cosa se questa subito cambia. Platone ci dice però che noi abbiamo delle
conoscenze scientifiche, per esempio quelle della matematica, delle quali nessuno dubita. Della matematica
possiamo avere certezza e quindi scienza perché ci sono le idee, che sono realtà universali e immutabili, che
essendo diverse da quelle sensibili possono essere oggetto di scienza e di conoscenza.

Nei dialoghi della maturità:


• Platone afferma che esistono tante idee come per esempio il l'idea di bellezza, l'idea di grandezza e che tutte le
realtà sensibili partecipano di queste: per esempio le cose belle sono belle in quanto partecipano del bello in
sé.

• una stessa realtà sensibile può partecipare di più idee, anche tra loro opposte, invece un'idea non può
partecipare della sua opposta: per esempio l'idea di grandezza è essa stessa grande e perciò non può
partecipare dell'idea della piccolezza.

• sempre nel Fedone Platone afferma che le idee vengono conosciute dall'anima in quanto dotata di pensiero,
di intelletto, ma non in questa vita, dove l'anima è unita al corpo e i nostri sensi che sono il nostro mezzo di
conoscenza ci permettono di conoscere solo la realtà particolare che è imperfetta. Dunque Bisogna ammettere
che l'anima abbia conosciuto le idee prima di unirsi al corpo e che la conoscenza che noi ne conserviamo sia
in realtà una reminiscenza di cose già conosciute in precedenza.

• la realtà sensibile dunque, in quanto muta, non è il vero essere, E non è nemmeno pienamente conoscibile:
essa è una specie di via di mezzo tra l'essere è il nulla e quindi c'è una distinzione tra scienza e opinione nella
Repubblica Platone arricchisce la dottrina delle idee di un aspetto importante: afferma l'esistenza di una idea
suprema che è causa di tutte le altre: questa è l'idea del bene. Per illustrare la natura di queste idea suprema,
Platone ricorre il paragone con il sole: come il sole è causa della realtà sensibile, in quanto quella luce rende
visibili tutte le cose e col suo calore la fa vivere, così l'idea del bene è causa delle realtà intellegibili, cioè di
tutte le altre idee, in quanto le rende intellegibili, cioè causa della loro conoscibilità e le fa essere quelle che
sono.

• il corpo e visto come un limite è solo nella contemplazione delle idee si raggiunge la propria felicità: proprio
per questo il filosofo non deve avere paura della morte.

Nei dialoghi della vecchiaia:


Col tempo Platone corresse la sua teoria delle idee. La dottrina delle idee aveva questi problemi:

• Dobbiamo ammettere l'esistenza di idee non solo per le cose nobili, ma anche per quelle ignobili, i che è
assurdo perché l'idea è espressione di perfezione

• è difficile capire il rapporto di partecipazione tra le idee e le cose sensibili: Se infatti le idee sono separate
dalle cose e tuttavia le cose devono partecipare di esse, le idee partecipano delle cose ma sono allo stesso
tempo separate: assurdo!

• Inoltre ogni volta che molte cose hanno in comune un certo carattere, si deve ammettere l'esistenza di un'idea
separata da esse, avente anch'essa quel carattere e così si rischia di andare all'infinito - questo problema sarà
chiamato da Aristotele col nome di terzo uomo

- è anche difficile capire come ci possa essere conoscenza delle idee perché l'anima si muove e fa parte del
mondo del divenire e dunque dovrebbe rimanere estranea al mondo delle idee e quindi rischia di non poterle
conoscere.

Platone dunque corregge la sua dottrina delle idee:

• Intanto divide le idee in 5 generi: i primi tre sono: essere, identico e diverso e sono tre generi dei quali
partecipano tutte le altre idee (questo è importante per esempio perché il falso non è semplicemente non
essere), ma è essere diverso dal vero.

• a queste idee generalissime si aggiungono poi altri due generi cioè: il moto e la quiete: in questo modo
l'essere non è più limitato al solo mondo delle idee, cioè alla realtà immutabile, ma si tratta di un’amicizia tra
questi due mondi e così il mondo delle idee viene a comprendere in sé anche l'anima e costituisce dunque un
ulteriore raccordo con la realtà sensibile.

• le idee stesse comunicano attraverso il l'identico e il diverso e danno luogo alla comunicazione tra idee che
rende possibile il discorso, ovvero lo stesso pensiero. Quando un discorso è vero, cioè unisce un nome ed un
verbo che indicano in realtà effettivamente unite, Ciò significa che le idee ad essi corrispondenti comunicano
fra di loro, quando invece un discorso è falso, cioè unisce un nome ed un verbo che indicano realtà
effettivamente non unite, ciò significa che le idee ad essi corrispondenti non comunicano fra di loro.

• platone applica poi la tesi degli antichi pitagorici secondo cui principi di tutte le cose sono il limite e
l'illimitato e la applica alle idee, dichiarando che esse sono composte di Entrambi questi principi e perciò
sono costituiti ciascuno da una molteplicità che di per sé è tendenzialmente illimitata, Ma viene limitata dal
limite e si configura pertanto come un numero: la natura di ciascuna idea è definita dal numero di idee che di
essa partecipano e di cui essa partecipa, cioè dal posto esatto che essa occupa nella complessa rete formata da
tutte le idee questa tesi è applicabile anche alle realtà sensibile che quindi sono composte sempre dal limite,
dalle limitato e il misto che ne viene fuori. A questo punto però Platone aggiunge un quarto genere che è
quello di causa che è essenziale per il mescolamento tra limite è illimitato.
La conoscenza:
• alla distinzione tra idee e realtà sensibili corrisponde un'altra distinzione tra i due generi di conoscenza:
scienza e opinione. mentre la scienza, in quanto conoscenza di oggetti universali e immutabili, è
necessariamente vera, l'opinione, in quanto a progetto realtà particolari e mutevoli, può essere sia vera sia
falsa. Platone paragona la scienza Alle Statue di Menone, che sembrano sul punto di scappar via, Ma quando
vengono incatenate così che non fuggano. La scienza è dunque un'opinione incatenata.

• Quindi Platone riprende la differenza introdotta da Parmenide tra la via della verità è la via dell'opinione
dandosi la teoria della conoscenza, la gnoseologia, e grazie a questa dottrina può superare il relativismo di
Protagora, il quale affermava che tutte le opinioni erano vere in quanto l'uomo è misura di tutte le cose. Per
Platone la scienza ha valore assoluto dunque, come dirà nelle leggi, è Dio la misura di tutte le cose.

• secondo Platone la scienza è innanzitutto reminiscenza e non deriva dalla Conoscenza Sensibile, Infatti le
cose sensibili, che assomigliano alle idee portano solamente l'anima a Ricordarsi di queste: la vera conoscenza
si ritrova dentro di te.

• Platone poi distingue opinione e scienza in due gradi successivi e paragona dunque l'intera conoscenza ad una
linea divisa in quattro segmenti: i primi due corrispondono alla Conoscenza Sensibile e quindi sono
Innanzitutto l'immagine e poi la conoscenza delle realtà sensibili, dunque La credenza. Per quanto riguarda
la scienza, il primo grado è la ragione, Il secondo è l'intelletto, che consiste nel cogliere con il pensiero una
verità che non dipende da altro.

• sempre nella Repubblica illustra la stessa dottrina della conoscenza attraverso il mito della caverna: un
uomo è legato in fondo a una caverna sotto terra e vede solamente le ombre di statuette proiettate su una
parete: questa corrisponde all’immagine. Poi il prigioniero si riesce a liberare e vede che le stesse statuette
proiettano le ombre. Poi esce dalla caverna vede il riflesso delle piante degli animali nell'acqua in questo
passaggio corrisponde alla ragione. Infine alza lo sguardo e scopre addirittura il sole che le illumina e quindi
arriva all’intelletto.

• secondo Platone la matematica non è vera scienza, perché parte da ipotesi e ne deriva le conseguenze, Ma è
vera quindi solo se le ipotesi sono anch'esse vere. L’unica vera scienza è la filosofia perché parte anch'essa da
ipotesi, ma non le considera come se fossero autentici principi, Ma le usa soltanto come scalini, come punti di
appoggio, per salire fino a una conoscenza di un principio autentico, dotato di verità assoluta e non
semplicemente presupposto. questo è il principio anipotetico.

La dialettica come confutazione:


• la concezione della filosofia come dialettica è derivata sicuramente da Socrate.
• Nel Menone Platone contrappone in modo di discutere e di confutare praticato dai sofisti che mira al
successo anche attraverso l'imbroglio ed è quindi eristica, al modo di discutere praticato tra amici, dove
qualcuno dipende ugualmente la propria tesi solo con mezzi leciti. quest'ultima è la vera dialettica, L'arte di
confutare sulla base delle premesse concesse dal proprio interlocutore.

• Nel Fedone Platone ci dice che la dialettica consiste nel formulare un’ipotesi circa ciò che si vuole sapere e
nell'esaminare quali conseguenze ne derivano: se sono in contraddizione fra loro, l'ipotesi deve ritenersi falsa.
Se invece le sue conseguenze sono in armonia fra loro si può procedere cercando di rendere ragione delle
ipotesi e cioè vedere se questa sia riconducibile ad un’ipotesi più generale finché non si riesce aggiungere ad
un punto sufficiente, cioè ad un principio la cui verità sia stata accertata con sicurezza.

- quindi per esempio se noi vogliamo sapere che cosa sia la giustizia bisognerà prima formulare tutte le ipotesi
possibile e cercare di distruggerle e rimarrà solamente un'ipotesi vera, rimarrà solo un principio non ipotetico.
Tuttavia il metodo di Platone non è come quello di Zenone: bisogna assumere anche l'ipotesi opposta alla prima
e dedurne le conseguenze per vedere se anche queste siano contraddittorie tra di loro punto. Dunque solo la
confutazione della ipotesi opposta ci può assicurare che quella non confutata sia vera.
• si vede chiaramente che Platone presuppone la verità di quello che sarà chiamato come principio di non
contraddizione è il principio del terzo escluso che permette di passare attraverso tutte le confutazioni in modo
da individuare l'unica verità.

La dialettica come unificazione e divisione:


• la dialettica si configura quindi come la vera Scienza della realtà, cioè delle idee e Platone La Precisa
ulteriormente come un procedimento, come un metodo.

• Nel Fedro Platone afferma che la dialettica è l'arte di ricondurre il molteplice all'uno e l'arte di dividere l'uno
nel molteplice.

• nel Sofista dirà poi che la dialettica è l'arte del dividere per generi, scoprendo quali idee comunichino fra loro
e quali non: solo in questo modo si può fare una scienza universale perché sono così sia si ha condizione di
fare discorsi veri e di evitare discorsi falsi.

• La dottrina della dialettica si evolverà tantissimo negli anni fino a raggiungere il suo apice nel Filebo, dove
Platone aveva scoperto il carattere numerico delle idee e affermare che la dialettica consiste nel cercare la
caratteristica unitaria ad una molteplicità di cose ma anche vedere se questa caratteristica unitaria ne
comprenda altre due o altre tre o altre quattro e così via. La dialettica di viene quindi l'arte di misurare, ossia
di stabilire il numero di idee contenute in ciascuna, per determinare così l'intera struttura della realtà.
ARISTOTELE

DOTTRINA DELLE CATEGORIE

• Dal Sofista di Platone, Aristotele riprende la concezione della dialettica, cioè della filosofia come
procedimento di divisione e quindi di classificazione di tutte le idee.

• Innanzitutto Aristotele distingue quattro diversi tipi di predicazione a cui corrispondono altrettanti tipi di
predicabili o predicati. Questa distinzione viene espressa nei Topici, appunto 8 libri che riguardano luoghi
comuni, o schemi di argomentazione, di cui ci si può servire nelle discussioni dialettiche.

• il primo dei 4 predicabili è quello della definizione: Questa è costituita dal genere, Cioè dal predicato più
ampio di questo oggetto costituisce un caso particolare e dalla differenza specifica da un altro predicato
punto per esempio nella definizione di uomo: l'uomo è animale razionale: animale è il genere e razionale è la
differenza specifica punto la definizione è il discorso quindi che esprime l'essenza di una cosa.
• Il secondo predicabile è il genere
• il terzo predicabile è il proprio, ovvero una caratteristica che può appartenere soltanto al soggetto
• il quarto predicabile è l'accidente, cioè un predicato soggetto

• le realtà che fungono esclusivamente da soggetto nei confronti della loro specie e dei loro generi sono
chiamate da Aristotele sostanze prime, perché sono realtà fondamentali senza le quali non esisterebbero tutte
le altre: per esempio se non esistesse nemmeno un individuo umano, non esisterebbe la specie uomo. Sostanza
quindi è la condizione di esistenza delle cose.

- sempre nei Topici e nelle categorie Aristotele osserva che i termini usati nelle predicazioni sono essi stessi
sostanze, prime o seconde, che sono riconducibili a 10 generi supremi, detti categorie: sostanza, quantità,
qualità, relazione, dove, quando, stare, avere, fare e patire.
• la sostanza prima soggiace alle alle altre sostanze e non ammette gradazioni di esistenza cosa che invece
possono ammettere gli accidenti.

La critica della dottrina delle idee:


• Aristotele osserva che la dottrina delle idee, ponendo un'idea separate per ciascun genere e ciascuna specie di
realtà sensibili aumenta di molto il numero delle realtà esistenti e il che non facilita il compito di spiegarle
( Ricordiamoci che il compito di Platone Era proprio quello di dare un oggetto alla scienza, ma Aristotele nota
che non è necessario ammettere idee separate), bensì basta soltanto ammettere l'esistenza di caratteri
universali presenti nelle realtà sensibili questi caratteri universali non devono essere intesi come soggetti
altrimenti, per esempio, se vogliamo spiegare la presenza del carattere di un uomo è tutti gli uomini sensibili,
si deve ammettere l'esistenza di un uomo ideale avente egli stesso quel questo carattere, allora per spiegare la
presenza del carattere di un uomo terzo si dovrà ammettere l'esistenza di un terzo uomo e così via all’infinito.

• Inoltre se le idee fossero separate dalle cose esse dovrebbero essere sostanze prime in base alla dottrina
aristotelica delle categorie, mentre invece sono state ammesse come oggetti di scienza e quindi come realtà
universali: ora universale o è sostanza seconda o è accidente per Aristotele, quindi non può mai esistere
separatamente dalla sostanza prima che è l'individuo sensibile

• Inoltre le idee di cui parla Platone secondo Aristotele sono inutili per spiegare le cose: infatti sono esterne alle
cose e non sono nemmeno la causa del loro divenire perché sono realtà inerti: parlare di partecipazione delle
cose alle idee o di imitazione delle idee da partire delle cose equivale a usare metafore tratte dall'attività
umana e quindi non applicabili alla realtà più generale: Aristotele rifiuta dunque anche la dottrina secondo cui
demiurgo la smetterebbe le cose è immagini delle idee perché la considero com'era concezione troppo
antropomorfica della divinità.

La critica della dottrina dei principi:


• Aristotele critica la riduzione compresa da Platone delle idee a numeri osservando che i numeri sono quantità
o relazioni e non sostanza e perciò non possono esistere separati dalle cose. Non basta Infatti rilevare che le
cose hanno dei caratteri esprimibili in numeri per concludere che i numeri sono causa delle cose.

• Aristotele critica e accoglie l'uno e la diade: Critica l’uno perché, se inteso come unità di misura, assume
tanti significati diversi Quanti sono i generi di oggetti da misurare e quindi non può essere il medesimo
principio di tutti - Se invece è inteso come predicato di tutti gli enti Allora è universale e come tale non è
sostanza e cioè non può esistere separatamente dagli altri enti.

• Aristotele critica poi la diade osservando che essa è una quantità o una relazione, perciò non è sostanza e non
può essere principio delle sostanze. Critica anche il fatto di avere posto due principi identici per tutti gli enti e
di averli intesi come contrari fra loro: gli enti non possono avere Infatti tutti gli stessi principi perché rientrano
in generi diversi e irriducibili fra loro, ovvero le categorie. I principi dunque possono essere gli stessi solo per
analogia, ma sono individualmente diversi

• non basta Inoltre a mettere per ogni genere due principi fra loro contrari perché i contrari non sono sostanza
in quanto le sostanze non hanno contrari. È necessario ammettere oltre due contrari anche un terzo principio
che funga da sostrato, cioè da supporto, nel quale i contrari vengano a trovarsi successivamente perché questi
possono essere accolti in una medesima sostanza: Aristotele opera così una profonda revisione del platonismo
recuperando la molteplicità è la varietà di aspetti che è propria del mondo dell'esperienza

Fisica
Tre generi di principi e tre generi di cause
• come abbiamo visto Aristotele rifiuta la dottrina delle idee e pensa che la realtà di cui la filosofia debba
cercare le cause prime sia quella del mondo sensibile, Ovvero la natura. Per Aristotele la filosofia nasce
Anzitutto come ricerca dei principi della natura, cioè come fisica. La fisica dunque si configura per la prima
volta come scienza in quanto il suo oggetto è autentica realtà.

• Nel criticare i principi posti da Platone, Aristotele aveva rilevato che non basta porre due contrari ma è
necessario ammettere un sostrato, cioè un principio, capace di accogliere in sé i due contrari. Aristotele nota
che ogni qualvolta che una cosa muta succede che questa prima non aveva un carattere e poi lo acquisisce. Per
spiegare questo processo ammette l'esistenza di tre principi: la cosa che muta, cioè il sostrato e poi la
mancanza di un certo carattere, cioè la privazione e infine la forma, il carattere che è stato acquistato
• Aristotele formula qui la differenza tra potenza e atto: potenza è la materia e l'atto è la forma. La potenza e
l'atto si possono rintracciare in tutte le cose.

• Se Parmenide aveva negato il divenire perché presupponeva il passaggio dall'essere al non essere e dal non-
essere all'essere, Aristotele ammette la sua esistenza perché si passa da una potenza ad un atto, Cioè non da un
non essere a un essere, ma da un tipo di essere all’altro.

- questi principi tuttavia non bastano per spiegare tutto il movimento: abbiamo bisogno di una causa motrice e
di una causa finale. Quest’ultima coincide con la forma perché è il fine del processo.
• poiché anche la materia e la forma servono a spiegare il divenire, Esse possono ugualmente essere chiamate
cause, cioè causa materiale è causa formale: in conclusione, per spiegare completamente il divenire sono
necessari secondo Aristotele 4 tipi di Cause: la causa motrice, la causa materiale, la causa formale, La
causa finale.

La natura nel suo complesso


• secondo Aristotele la natura è l'insieme degli enti che hanno in se stessi Il principio del loro mutamento, Nel
senso che non dipende dall'uomo. Questi si distinguono dagli enti artificiali, che hanno nel principio del loro
mutamento e della loro quiete l'uomo. A ciò va aggiunto però che l'uomo è a sua volta la natura.

• L'arte è nettamente subordinata alla natura nel senso che la imita o la integra. Come l'arte agisce sempre in
vista di un fine, così fa la natura e ciò è mostrato dalla costanza e dalla regolarità dei suoi processi i quali si
ripetono quasi sempre: la natura non è governata dal caso ma è orientata verso un fine che non è qualcosa di
esterno ad essa, ma è dentro ogni ente naturale. negli esseri umani per esempio il loro fine, la loro perfezione
nel età adulta quando sono capaci di generare un ente simile a loro, assicurando così la sopravvivenza della
propria specie.

• questa concezione finalistica della natura non preclude l'esistenza del caso: quando un processo naturale non
raggiunge un fine si determina una situazione dovuta al caso perché la materia non si lascia sempre plasmare
perfettamente dalla forma e nel margine che rimane tra i sempre e il perlopiù trova spazio il caso, la fortuna.

• Aristotele distingue 4 tipi di mutamento: mutamento di qualità, mutamento di quantità, mutamento di


sostanza è l'infinito. Quest'ultimo è possibile solo impotenza ma non esiste mai in atto.

il cielo, la terra e i loro elementi


• il primo tipo di causa della natura che Aristotele ricerca è la causa motrice: tutto ciò che muta richiede una
causa motrice e ciò risulta dal concetto stesso di mutamento, inteso come acquisizione in atto di una forma e
si possiede solo in Potenza: anche io a ciò che muta non può darsi da sé la forma che deve acquisire perché in
tal caso già la avrebbe e dunque sarebbe già in atto e non in potenza. Tutto ciò che muta deve ricevere la
propria forma da qualcosa che già la possiede, Non si può Tuttavia a riferire all'infinito nella ricerca di una
casa motrice ed è quindi necessario una causa prima immobile. Questo sarà il primo motore immobile che
verrà analizzato nella metafisica e quindi nella filosofia prima.

• nel de Caelo, Aristotele si occupa quindi di ciò che è mosso dal primo motore immobile, cioè il cielo che è
una sostanza intermedia tra il motore immobile e le realtà terrestri. Il cielo è concepito come un insieme di
sfere concentriche nella prima delle quali si trovano le stelle e nella seconda i pianeti. Questi si muovono di
moto circolare perfetto e per poter fare questo devono essere costituiti da una materia speciale diversa da
quella dei quattro elementi tradizionali, e sono costituiti Dunque da etere, che il corpo dei cieli perché questi
hanno anche un’anima.
• al centro dell'universo si trova la terra anch'essa di forma sferica che è costituita da 4 elementi tradizionali:
acqua, Aria, Terra e Fuoco i quali non possiedono il moto circolare eterno, ma sono soggetti a moti locali
rettilinei. ciascuno di questi elementi ha un luogo naturale Il luogo più alto è quello del fuoco, poi c'è il luogo
dell'aria, poi quello dell'acqua e infine nel punto più basso quello della terra punto Questi elementi possono
essere anche mossi in altre direzioni, Ma allora si tratta di moti violenti, cioè contrari alla loro natura

• poiché le cose mutano l'una nell'altra Aristotele e poi costretto ad ammettere l'esistenza di una materia prima,
di un sostrato ad essi, che non esiste mai allo stato puro così ha separato da qualche forma

• Infine le forme degli elementi terrestri sono quattro qualità fondamentali: caldo, freddo, secco e umido e le
conformazioni di questi elementi producono i vari fenomeni metereologici.

L'anima
• i corpi terrestri si dividono in privi di vita e viventi: gli esseri viventi hanno come materia e gli stessi elementi
degli esseri non viventi, ma non ha forma diversa che non è solo la combinazione di alcune qualità elementari,
Ma è un principio più elevato chiamato col nome di anima.

• Nel de anima Aristotele definisce l'anima come la forma di un corpo naturale che ha la vita in Potenza o come
l'atto primo di un corpo naturale dotato di organi. L'anima non è una sostanza indipendente dal corpo, unita a
questo solo accidentalmente come era per Platone, ma al contrario è l'organizzazione stessa del corpo vivente
è un corpo senza anima non è più un corpo vivente ma un cadavere

• le attività fondamentali in cui consiste la vita sono di tre livelli: quelle dell'anima vegetativa, quelle
dell'anima sensitiva e quelle dell'anima intellettiva. I tipi di anima più elevati comprendono anche quelli
meno elevati.

• La sensibilità è presente anche negli animali ed è la capacità di provare sensazioni o meglio percezioni che
avvengono per opera dei Cinque Sensi e di un senso comune che percepisce stimoli comuni a sensi diversi,
per esempio il movimento era percezione consiste nell'assunzione da parte dell'organo di senso della forma
sensibile propria di un oggetto: questa soluzione avviene attraverso un mezzo oppure direttamente: la luce per
la vista è un mezzo, mentre il gusto ci fa conoscere direttamente l'io in virtù della percezione si formano gli
organi di senso è una specie di immagine, un phantasma, phantasia, che viene conservata nella memoria e può
essere riprodotta dall’immaginazione.

• Aristotele analizza poi il pensiero, cioè la formazione dei concetti: essa avviene per opera dell'intelletto il
quale coglie nell'immagine sensibile degli oggetti la loro forma intelligibile, cioè la loro essenza: condizione
indispensabile per avere delle conoscenze razionali e dunque l'esperienza Senza la quale non è possibile
alcuna conoscenza. La sua dottrina è opposta quella di Platone ed è stata chiamata empirismo. Ma se questo è
vero, è vero anche che per Aristotele la conoscenza umana può andare ben oltre l’esperienza.

• distingue quindi tra intelletto attivo, che fa passare all'atto la forma intelligibile presente allo stato sensibile
solo in Potenza e poi l'intelletto passivo che apprendo tale forma passando esso stesso da intelligente in
Potenza intelligente in atto. L'intelletto attivo e dunque produttivo, è già in atto ed è come la luce. e secondo
principio all'intelletto passivo che è prima in potenza e poi passa all'atto assumendo in se qualsiasi forma
intellegibile. L’intelletto attivo è privo di Potenza e quindi è immateriale, cioè totalmente indipendente dal
corpo e quindi immortale. Dalla sensibilità dall'intelletto dipendono secondo Aristotele i desideri e le
tendenze, dal primo quello quelle sensibili dal secondo quelle razionali: la conoscenza precede sempre il
desiderio Nel senso che si desidera solo ciò che prima si conosce come buono per i sensi e per l'intelletto e il
movimento avviene poi quando uno in un oggetto conosciuto come buono attrarre a sé l'anima suscitando in
essa il desiderio: l'oggetto del desiderio dunque muove l'anima restando immobile.

Biologia

• Nel de partibus animalium e nella historia animalium, classifica gli animali per genere: Innanzitutto li divide
in forniti di sangue e privi di sangue quindi per la divisione moderna sono vertebrati e invertebrati punto tra i
primi distingue i mammiferi, i rettili e gli anfibi e gli uccelli e i pesci… Stabilisce poi altre funzioni più
complesse fondate per esempio sulla durezza o sulla mollezza della pelle e su altri criteri.

- è il primo ad applicare la dissezione per cercare le cause, Soprattutto quella finale che gli permetterebbe di
scoprirne le rispettive funzioni già che pensava che fosse la funzione a spiegare l'organo: solo Infatti scoprendo a
che cosa serve un certo organo, si comprende perché esso è fatto in un certo modo. Aristotele per esempio
assegna al cuore una funzione fondamentale: Lo considera la fonte del calore vitale che cuoce i cibi e li
trasforma in sangue e diffondendo il sangue per tutto l'organismo lo nutre lo fa vivere.
• applica poi i criteri della analogia scoprendo importante è finita tra parti di animali di specie diverse, per
esempio quella tre polmoni dei mammiferi e le branchie dei pesci e infatti classifica delfini e balene già tra i
mammiferi anziché tra i pesci come comunemente si credeva. Egli crea anche una classifica di perfezione dei
tutti gli animali: al vertice c'è l’uomo.

- nel de generatione animalium Aristotele studia il modo in cui gli animali si riproducono: la generazione
consiste secondo lui nella trasmissione della forma, ce l'hai principio vitale dalla parte del seme maschile alla
materia, che è costituita dal sangue mestruale femminile. Così nasce da questa unione l'embrione. La forma è
identica per tutti gli individui della stessa specie ed assicura alla specie medesima. Per Aristotele ciascuna specie
è eterna. Studiando quello sviluppo dell’embrione, Aristotele ha scoperto che esso cresce non per una
progressiva esplicitazione di organi già formati, Ma per una generazione aggiuntiva di organi nuovi finalizzati a
determinate funzioni.
Sebbene la biologia di Aristotele sia rimasta la più elevata per 2000 anni commette degli errori, come quello di
credere che Nella riproduzione la forma derivi solo dal genitore maschio e la malattia del genitore femmina e che
la respirazione serva solo a raffreddare il sangue, ma dagli errori sono dovuti soprattutto alla mancanza di
strumenti raffinati che gli potessero permettere. la scoperta delle vere funzioni delle varie parti del corpo.

Metafisica

L'essere in quanto essere e le sue proprietà


- Aristotele ha ripreso il concetto platonico di filosofia come scienza dei Principi o delle cause prime
applicandolo Però anche allo studio della natura. Alcune delle cause prime della natura però vanno oltre l'ambito
della natura come per esempio i motori mobili dei cieli e l'intelletto attivo e dunque non fanno parte della natura
propriamente detta. la filosofia dunque, come ricerca delle cause prime, è la scienza dell'essere in quanto essere.
Aristotele la chiama filosofia prima in quanto essa sola perviene alle cause prime e di conseguenza la fisica a
filosofia sono filosofie seconde: nasce così la distinzione tra fisica e metafisica.
• Se la metafisica è la scienza dell'essere in quanto essere, Aristotele rileva che la parola essere ha molti
significati diversi, quindi supera la concezione univoca dell'essere parmenidea, dicendo che ci sono diversi
modi di essere i quali non sono particolari di un unico essere universale ma sono diversi.

• Sebbene non ci sia una completa unità, è comunque possibile fare scienza infatti tutti gli enti hanno a che fare
con la sostanza, cioè sono tutte relative a qualcosa di 1primo. La sostanza tuttavia non è principio allo stesso
modo in quello era l'uno di Platone, Ma è una categoria fra le altre che tuttavia è condizione dell'essere di
tutte le altre. per trovare le cause prime dell'essere in quanto essere bisognerà cercare le cause prima della
sostanza.
• prima di compiere questa ricerca Aristotele illustra alcune proprietà universali dell'essere in quanto essere: la
più importante è il principio di non contraddizione, secondo cui è impossibile che una cosa appartenga e
non appartenga alla stessa cosa: non si può dimostrare il principio di non contraddizione perché esso è
evidente ed è necessario per qualsiasi dimostrazione punto un altro principio dell'essere in quanto essere
espressa da principio del terzo escluso secondo cui è impossibile che fra due predicati contraddittori vi sia un
termine intermedio qualunque esso sia

le cause prime della sostanza


• I caratteri distintivi della sostanza sono secondo Aristotele il fatto di esistere separata, Cioè sussistente in se
stessa e non in altro, e di essere una realtà determinata in modo ultimo e non Intesa a determinare altro. in
base a questi caratteri non si può stabilire che la sostanza sia la sola materia perché non può esistere
separatamente dalla forma e di per sé non è determinata in quanto accoglie determinazioni contrarie, ma
nemmeno può essere sostanza solo la forma perché in tal caso, pur essendo in realtà determinata, non è altro
che la determinazione posseduta della materia, ossia non posso assistere separatamente da quest'ultima: la
sostanza è per forza l'insieme di materia e forma, un sinolo.

• la vera causa formale della sostanza è la differenza specifica, Questa è la vera forma: per esempio nel caso
dell’uomo, l'anima intellettiva lo differenzia da tutti gli altri animali. La forma e anche la causa prima del
genere delle cause finali: il fine Infatti a cui tende ogni mutamento delle sostanze è la realizzazione piena
della loro forma, cioè della loro perfezione.

La potenza e l'atto
• potenza e atto sono l'espressione dinamica della materia e della forma, ma anche due modalità universali
dell'essere in quanto essere e non si possono definire, ma si possono solamente illustrare mediante esempi
perché sono universali.

• Aristotele distingue tra potenza Attiva, cioè la potenza di agire e quella passiva, cioè la potenza di patire. Poi
distingue anche la potenza razionale per esempio quella della medicina di produrre tanto la salute quanto la
malattia e quella è razionale, cioèla potenza di un solo contrario, per esempio quella del fuoco di riscaldare
non di raffreddare.

• distingue Poi vari tipi di atto: l'atto perfetto, attività che ha in sé il proprio fine era atto imperfetto o in
movimento, che ha il fine in un altro.

• una precisazione importante è che l'atto è secondo la sua nozione anteriore rispetto alla potenza Perché non si
può avere la nozione della potenza se prima non sia a quella dell’atto

• poi c'è anche il tempo e infine secondo la sostanza, perché nelle sostanze corruttibili ogni mutamento
presuppone l'esistenza precedente di una sostanza già in atto Turbo.

le sostanze immobili
- nella metafisica, Aristotele riprende l'argomentazione già svolta nella fisica precisando che il moto dei cieli è
eterno, cioè circolare e continuo, perché il tempo è eterno ed è misura di esso è un moto eterno esige una causa
motrice tutta in atto perché se questa che in parte fosse in Potenza allora Potrebbe non passare all'atto e nel qual
caso il movimento dovrebbe interrompersi, cosa che non è possibile.
• una causa motrice tutta in atto è necessariamente immobile perché può esserci movimento solo dove c'è
Potenza. e per questo la causa motrice prima dei celi deve essere un motore immobile: questo sarà puro atto e
quindi pure a forma, Cioè in materiale, senza grandezza è dotato di una potenza infinita.Questo motore
immobile non potrà muovere i cieli per contatto, ma dovrà farlo come un oggetto d'amore

• i motori immobili sono tanti quanti sono le sfere celesti, Tuttavia fra di esse esiste una una gerarchia e
all'apice c'è il primo motore immobile. La sostanza di questi motori immobili è il pensiero e perché sono
pensiero sono anche viventi, Sono eterne e quindi felici e ciascuno di essi anche un Dio. Che cosa pensa Dio?
Non può pensare che l'oggetto più degno, Cioè se spesso, perché se Pensasse un oggetto diverso da sé,
sarebbe in potenza rispetto a questo oggetto: Dunque dio supremo è pensiero del pensiero.

CRISTIANESIMO E FILOSOFIA GRECA


• già nel terzo secolo avanti Cristo, si stabilì ad Alessandria d'Egitto una numerosa comunità ebraica emigrata
dalla Palestina in seguito all'occupazione degli stessi Tolomei e poi dei Seleucidi. In quegli anni Tolomeo II
fece tradurre in greco L'Antico Testamento per collocarlo nella biblioteca del museo.

• Le convergenze tra la filosofia greca e la Bibbia sono chiare, anche se sono presenti tante differenze: per
esempio il Dio biblico si rivela all'uomo ed esige di essere riconosciuto dall'uomo come unico vero dio ed in
compenso lo assiste e lo protegge. Inoltre l'uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, e dunque è
uno spirito superiore a tutte le altre creature che abitano la terra ed ha diritto di disporne per la propria utilità.
• Solo un popolo, ovvero gli ebrei, hanno saputo conservare la fede nel l'unico vero Dio e Dio ha promesso di
proteggerli e li ha Liberati dalla schiavitù d'Egitto e ha dato loro la sua legge, che essi poi hanno perduto per
la propria infedeltà. Ma Dio Gli ha promesso un Salvatore, il Messia, che un giorno verrà sulla terra ed
installerà il regno di Dio: l'intera storia umana acquista un senso, diventa un processo lineare che ha un inizio,
Ovvero la creazione del mondo da parte di Dio ed una meta, ovvero l'avvento del messia.
• Aristobulo, un filosofo ebreo Alessandrino ritenne che I filosofi Greci avessero letto la Bibbia per formulare
le loro teorie, ma questo è un falso storico: solo dopo il terzo secolo avanti Cristo la Bibbia è la filosofia greca
cominciarono ad influenzarsi reciprocamente.

FILONE DI ALESSANDRIA
• Filone di Alessandria fu il primo filosofo a formulare una grande sintesi tra le idee contenute della Bibbia e
quelle della filosofia greca: usò il metodo dell' interpretazione allegorica perché pensava che la Bibbia fosse
un travestimento simbolico di un significato nascosto.

• Innanzitutto Identifica il Dio co e una sintesi tra l'idea del bene della Repubblica è il demiurgo del Timeo.
egli Pensa che il nome più adatto a Dio sia essere: lo stesso Dio rivelò a Mosè di essere colui che è. Essere
platonicamente significa eterno, significa immutabile e dunque questo nome è perfetto per Dio
• Dio ha creato Innanzitutto La Sapienza Che filone concepisce come il pensiero stesso di Dio o come la sua
parola e che viene poi identificata come il mondo delle idee, cioè come i modelli delle cose perfette che sono
dentro la mente Divina, che verrà chiamata logos.

• Dio ha creato la materia Che filone concepisce come fonte di ogni imperfezione infine ha creato tutte le altre
cose plasmando la materia sul modello delle idee contenute nella sua mente: anche l'uomo è stato così creato,
però Dio ha introdotto nella natura umana, formata platonicamente da corpo e anima, il suo spirito e
nell'uomo pertanto sono presenti tre componenti ovvero il corpo l'anima e lo spirito. Quest’ultima superiore
ed è immortale perché è stato infuso direttamente da Dio e ci serve per ritornare a Dio.

NEOPLATONISMO
• Plotino è il fondatore del neoplatonismo: pensava di riproporre semplicemente pensiero di Platone, ma in
realtà compie una sintesi originale tra platonismo, aristotelismo, stoicismo ed elementi desunti dalla religione
ebraica.

• Plotino afferma che tutte le cose sono quello che sono in virtù dell'Unità che è propria di ciascuno e che il
principio supremo dalle quali tutte derivano è l'uno: è infinito e Indeterminato e non si può dire cosa sia, ma
solo cosa non è e la denominazione che più gli si addice in senso analogico è quella di bene

• Tutte le cose derivano dall'uno nello stesso modo in cui la luce si diffonde a partire dal sole: e dunque un
processo necessario, per emanazione e non per creazione, perché lui non può fare a meno di produrre le cose
per la sua stessa natura

• la prima realtà che deriva dall'uno, detta prima ipostasi, prima sostanza, è l’intelletto. La seconda ipostasi è
insieme di essere pensato e pensiero dell'essere: l'uno Infatti non è né pensiero né essere perché è al di sopra
di entrambi: l'intelletto è invece essere che pensa a se stesso, qua è chiaro che Plotino riprende la concezione
aristotelica del Dio, ma l'intelletto assume una connotazione platonica quando Plotino afferma che oltre al
principio dell'Unità, c'è il principio della molteplicità e dall'unità e dalla dualità contenute nell'intelletto
derivano le molte idee che sono numeri e potenze attive e si raggruppano in 5 grandi generi due punti essere,
identico, diverso, quiete e moto.

• l'ipostasi successiva all'intelletto è l'anima del mondo, cioè il principio della vita del movimento: fa parte del
mondo intelligibile ed è anch'essa una e molteplice non comprendendo in sé le molte anime particolari. Una
forma inferiore di questa anima è presente nella realtà sensibile che da esso viene generata e ne costituisce la
natura immanente. La materia deriva anch'essa dell'anima del mondo e quindi direttamente dall'unità
all'intelletto, ma non è una realtà positiva, bensì è il venir meno della potenza generativa dell’uno, il suo
esaurimento, cioè il non essere. Essa per Plotino è il male, ma un male come semplice assenza di bene.

• La più alta realtà sensibile è il cielo, il cui movimento rotatorio e misurato dal tempo, generato anche
dell'anima come immagine sensibile dell’eternità: nel cielo ci sono gli astri che Plotino identifica con gli dei
della religione politeistica e tra Cielo e terra ci sono i demoni, realtà intermedie tra gli dei e gli uomini punto
sulla terra vive l'uomo.

• l'uomo, per ritrovare se stesso e cioè la sua anima, deve cercare di staccarsi dal corpo mediante la virtù che è
essenzialmente purificazione ovvero catarsi. purificazione che culmina nel letto tesi si ottiene attraverso
l'arte, che amore per il bello, e attraverso l'etica è la politica, Ma soprattutto attraverso la contemplazione.

LA PATRISTICA GRECA
• col termine patristica si intendono i grandi pensatori cristiani impegnati in compiti di tipo pastorale o di
governo all'interno della Chiesa. Questi elaborarono la nuova teologia Cristiana, c'è una riflessione razionale
dei dati intorno a Dio e rivelati dalla Fede: non è dunque una filosofia, però adotta metodi filosofici. Esistono
una patristica greca e una patristica Latina

Clemente Alessandrino
- secondo Clemente l'insieme delle varie discipline non filosofiche è propedeutica alla filosofia la quale è a sua
volta una propedeutica alla Fede. Quest’ultima ci dà la vera conoscenza, detta anche Sapienza..
- colui che guida l'uomo alla filosofia e dalla filosofia alla Sapienza è il Logos, cioè il verbo Divino che illumina
la ragione umana è c'è dunque una armonia.

ORIGENE
• anche per Origene, l'intera filosofia è una propedeutica alla gnosi, che egli Chiama teologia, che è una sintesi
tra il contenuto della Sacra scrittura e la filosofia greca, tra specialmente quella platonica e quella Stoica.

• nel interpretare la sacra scrittura e gli distinse significato materiale, cioè letterale, da quello spirituale, cioè
allegorico, riprendendo così l'interpretazione di Filone.

• Origene mette come principio di tutte le cose Dio, da lui concepito platonicamente come il bene, e da Dio fa
derivare il figlio, cioè il logos, concepito come il platonico mondo delle idee e poi lo Spirito Santo che però
deriva attraverso il figlio e quindi è subordinato a quest’ultimo. Anche il figlio, cioè il logos, è subordinato al
padre, perché Origene non distingue il processo della generazione con cui Dio dà origine al figlio è quello
della creazione con cui Dio dà origine al mondo

- La creazione del mondo Innanzitutto una creazione di enti spirituali, cioè di angeli, che si dispongono in una
gerarchia di gradi. la materia viene prodotta solo successivamente, in seguito alla caduta di alcuni angeli che si
trasformano in demoni e delle anime umane che entrano in tal modo in un corpo, ma sono adesso preesistenti
punto Tale caduta non è necessaria, Ma è frutto del Peccato, perché è causata da una volontà libera. L’uomo
Tuttavia puoi ritornare a Dio nell'Unione con il Logos. Il ritorno a Dio non riguarda solamente l'uomo, ma
coinvolge l'intero mondo creato, che è destinato ad una reintegrazione finale, cioè tutte le cose saranno
riassorbite definitivamente invio punto questa dottrina fu considerata eretica.

controversie teologiche e dogmi cristiani:


• La prima controversia teologica ebbe ad oggetto il rapporto fra le tre persone della Trinità e fu occasionata
dall'eresia di Ario il quale sosteneva che il figlio era inferiore al padre perché era stato generato da esso: Il
padre era sempre stato mentre il figlio era venuto solamente in seguito: in tal modo Cristo veniva privato della
sua divinità

• quella di Ario è un'eresia opposta al docetismo, si considerava solo apparente la natura umana di Cristo,
nonché al modalismo, che riduceva le tre persone della Trinità a tre modi di un'unica persona e al
patripassianismo che identificava il figlio col padre al punto da mettere che anche quest'ultimo avesse subito
la passione e la morte. Una somiglianza si nota invece con l'adozione Adozionismo, secondo la quale Cristo
Sarebbe solo il figlio adottivo del padre e quindi sprovvisto di una natura Divina. L'arianesimo fu combattuto
anch'esso ad Alessandria soprattutto da San Atanasio, il quale sostenne che Cristo Non solo è vero uomo, Ma
è anche vero Dio perché consustanziale, della sesta sostanza del padre.

• Tuttavia l'arianesimo sopravvisse nelle chiese orientali per la sua affinità col neoplatonismo, c'era confusione
tra generazione e creazione, che comporta la subordinazione del figlio esattamente come il processo di
emanazione sostenuto dal neoplatonismo. Forma moderata dell’arianesimo fu il semiarianesimo, che
considerava il figlio simile al padre. Queste eresie furono sconfitte nel Concilio di Costantinopoli dove viene
data la definizione di dogma trinitario, ovvero c'è una distinzione tra creazione e generazione e lo Spirito
Santo procede da entrambi, sia Dio sia Cristo

• Nestorio di Antiochia sostenne poi che in Cristo abitano due nature, quella umana e quella Divina, senza
essere uniti in un'unica persona, Perciò egli è diviso in due persone e quindi Maria non è veramente Madre di
Dio, bensì solo madre di Gesù. Contro il nestorianesimo si scagliò San Cirillo il quale affermò l'unione
ipostatica delle due nature di Cristo e ottenere ragione dal concilio di Efeso che proclamò Maria Madre di
Dio. tuttavia l'inconsistenza di questa unione portò il monaco Eutiche ad attribuire a Cristo una sola natura,
cioè quella Divina, dando origine al Monofisismo, che venne condannato nel Concilio di Calcedonia che
stabilì che in Cristo ci sono due nature, quella Divina è quella umana in una sola persona.

le scuole di Alessandria, Cesarea e Antiochia


• Sinesio di Cirene ad Alessandria ammise la preesistenza dell'anima al corpo, il carattere imperituro del
mondo e la resurrezione intesa come spiritualizzazione del corpo: dottrine di tendenza platonica e
neoplatonica.

• Basilio considerò come Clemente ad origine la filosofia greca una propedeutica alla Sacra scrittura e combatte
il neoplatonismo sostenendo che Dio essere, che il figlio è uguale al padre e che lo Spirito Santo procede dal
padre attraverso il figlio.

• Gregorio Nisseno chiarì il rapporto tra filosofia e Fede affermando che la prima è un discorso razionale che
funge da Introduzione alla seconda, la quale va oltre i limiti della ragione

• Nemesio di Emesa affermò l'unità tra corpo e l'anima, negando la preesistenza dell'anima al corpo e concepì
l'uomo come un microcosmo, cioè come un mondo più piccolo sintesi del mondo intero e insistente nel
sottolineare la libertà della volontà umana

Minucio Felice e Tertulliano


• il primo dimostrò razionalmente argomenti a favore della fede Cristiana, in particolare l'esistenza di un unico
Dio intelligente e l'immortalità dell'anima con argomenti di origine Stoica

• Il secondo, Tertulliano, disse invece che la vera religione non si fonda su argomentazioni filosofiche, ma
sulla fede, sui fatti narrati alla Sacra scrittura e sulla tradizione della Chiesa. La filosofia non solo è inutile alla
Fede, ma anzi è nociva perché la causa di tutte le eresie. C'è quindi una esaltazione di una fede storta, cioè il
razionale "credo quia absurdum”

• Tertulliano polemizzò anche contro l'impero romano accusandolo di essere fondato sulla guerra e quindi
sull'ingiustizia . Sostenne anche che tutto ciò che esiste deve avere un corpo e quindi ritenne che Dio avesse
corporeità e negò l'immortalità dell'anima, ammettendo solo la resurrezione dalla morte.

Arnobio
• Arnobio concepisce la fede come unica salvezza dalla morte e svaluta ogni capacità umana. Inizialmente era
pagano e nella sua teologia mantiene per esempio l'ammissione dell'esistenza di molteplici dei, considerati
come inferiori al dio supremo e ha la convinzione che le anime siano create da questi ultimi

• Nella sua teologia c’è anche qualche residuo di gnosticismo perché ammette la resurrezione per i soli eletti

• Fa una sintesi tra religione cristiana e l'ideale ciceroniano della Humanitas, infatti tutti gli uomini sono figli di
Dio. Non mancano però dottrine teologiche per esempio sul fatto che Dio avrebbe generato oltre al figlio uno
spirito del male, un anticristo, e che la storia umana sarebbe stata destinata a conoscere il regno di Cristo e
successivamente la ribellione dell'anticristo e si sarebbe conclusa con una conflagrazione cosmica e con la
trasformazione dei giusti in angeli.

• Mario Vittorino recuperò cristianamente la filosofia pagana. Affermò la tesi della consustanzialità del figlio
al padre però questo non gli impedì di vedere nel Vangelo di Giovanni le prime ipostasi della filosofia
plotiniana, ovvero Dio corrispondente all'Uno, il logos corrispondente all'intelletto e il Battista corrispondente
all'anima del mondo.

• Il maggiore dei padri della Chiesa fu Sant'Ambrogio che rivendico l'indipendenza della Chiesa dall'autorità
politica e completò la serie delle Virtù aggiungendo a quelle della cultura Pagana le virtù cristiane di castità,
della Pietà Verso Dio e della Carità verso il prossimo.

SANT’AGOSTINO
• Le opere di Sant'Agostino riflettono il suo itinerario di pensiero. Per esempio supera lo scetticismo nel contra
academicos dicendo che anche se ci si sbaglia in tutto, come pretendono gli scettici, Tuttavia si ha la certezza
di esistere: si fallor sum,  cioè si sa di essere e si sa di pensare e queste sono verità innegabili. Dunque noi
siamo in possesso di qualche verità, ma non possiamo essere noi la fonte di tale verità proprio perché noi ci
sbagliamo e poiché le verità sono immutabili, mentre noi siamo in continuo mutamento. Pertanto la fonte di
verità sarà superiore a noi e sarà immutabile e questa avrà il nome di Dio.

• Questo argomento non è solo una dimostrazione dell'esistenza di Dio e dell'immortalità dell'anima, Infatti se
le verità sono eterne l'anima che le contiene deve essere immortale, neanche la più grande affermazione del
valore dell'interiorità: la prima verità si ritrova nel l'interiorità e non dalla certezza dell'esistenza del mondo
esterno.

• Secondo Agostino esiste un senso interno che percepisce, distingue e confronta le sensazioni e che quindi è
infallibile . C'è poi la facoltà di pronunciare giudizi, La ratio la ragione, la quale superiore le sensazioni
perché attinge la realtà intelligibile, ma è fallibile e avrà bisogno di un'altra facoltà che per Agostino è
l'intelletto che non si costruisce da se i criteri della verità, ma li intuisce come dati. Tutto questo processo si
svolge all'interno dell'anima che conserva i suoi vari momenti perché essenzialmente memoria ed è grazie
alla memoria che Agostino riesce a spiegare l'illuminazione da parte di Dio e la concezione del tempo.

• L’intelletto riceve criteri della verità da Dio: questo atto è l'illuminazione: l'intelletto viene illuminato dal
Logos nel quale sono contenute le idee di tutte le cose e quindi anche i criteri della verità. L’illuminazione
non è un processo soprannaturale, come la rivelazione, nel processo al naturale dovuto al fatto che la nostra
mente è stata creata da Dio e pertanto dipende dal suo verbo. L’illuminazioni Inoltre non comunica dei
contenuti, ma solo criteri universali e necessari della verità: è una forma di reminiscenza in quanto ci fa
ritrovare nella nostra anima, cioè nella memoria, la presenza di Dio che pertanto viene ad essere per noi più
intimo del nostro intimo. Questo non implica però una preesistenza dell’anima.

Dio, la creazione
• Dio è la verità Suprema e quindi è anche ogni nostra aspirazione, cioè ciò che ci suscita una continua
inquietudine e un’incessante ricerca.
• Dio è una sostanza immateriale, puro essere, e sostanza perfettissima. Per Agostino la filosofia viene a
soddisfare la ricerca di verità in cui consiste la fede, non bisogna però confondere la comprensione razionale
della Fede con la teologia che invece è la chiarificazione ulteriore per mezzo della ragione, dei contenuti della
rivelazione, i quali sono indimostrabili dalla ragione.

La trinità
• Il mistero della Trinità è oggetto di chiarificazione nel de trinitate e a tale scopo Agostino ricorre ad Una
analogia con l'anima umana: l'anima è mente o memoria e in ciò consiste il suo essere, poi è coscienza di sé, e
infine amore di sé. Così Dio è anzitutto essere, cioè il padre, poi pensiero di sé, cioè il verbo, infine amore di
se, cioè lo spirito santo. La seconda persona, cioè il verbo, è identificato da Agostino con l'intelletto di cui
parla Plotino, che hai generato dal padre ma non creato, ma tuttavia è a lui uguale.

• Agostino spiega l'incarnazione del verbo ancora con Una analogia: il pensiero è concepito interiormente e poi
è preferito esteriormente nella voce, così il verbo Divino esiste prima esternamente a Dio e poi si è fatto
carne. 

Creazione
• A differenza del neoplatonici Agostino afferma che Dio ha dato origine al mondo mediante un atto di
creazione, cioè di produzione dal nulla, quindi non traendolo dalla propria sostanza come avviene nel
neoplatonismo né da un’altra come avviene per la materia nel Timeo di Platone.
• La creazione non è avvenuta nel tempo, perché il tempo stesso è stato creato e ha avuto inizio insieme a quel
mondo. Il tempo non è infatti misura del movimento come sosteneva Aristotele, ma misura del movimento è
l'anima Dunque il tempo è l'estensione dell'anima e con la memoria ricorda il passato e con l'intuizione con il
presente e con l'attesa si protende verso il futuro.

• L’uomo è anima e corpo, ma l'anima è superiore al corpo ed è una sostanza indipendente che usa il corpo
come strumento. Tuttavia solo l'anima del primo uomo è stata creata direttamente da Dio: tutte le altre sono
generate l'una per l’altra.

Il problema del male, la libertà e la grazia


• Inizialmente Agostino aderì al manicheismo, che spiegava che il male esisteva attraverso la missione di un
principio cattivo, le tenebre, che erano contrapposte alla luce. Questa spiegazione però non poteva
accontentare Agostino perché era in contrasto con la dottrina Cristiana della creazione secondo la quale Esiste
un unico principio, cioè Dio e tutte le realtà sono state create da lui. Agostino trova allora un primo spunto dal
neoplatonismo e concepisce il male come non essere, ma lo sviluppa ulteriormente. Poiché tutte le cose sono
state create da Dio, sono buone, anche se in gradi diversi è inferiore a Dio,  dunque il male non esiste come
realtà in sé, ma è un non essere, un mancanza di realtà, cioè il limite naturale che ciascuna creatura possiede
in quanto non è Dio, ma è stata creata da Dio.

• E’ vero male il male morale, cioè il peccato, il cattivo uso della Libertà e tutti gli altri mali, cioè quelli fisici
che sono conseguenze del male morale. Ci avessero la pena per il peccato commesso dall'uomo, in seguito al
quale l'intera natura risultata corrotta: la vera fonte del male è dunque l’uomo
• Anche se il male ha avuto origine della Libertà, non è un male il libero arbitrio, perché è anch'esso creato da
Dio ed è ciò che rende l'uomo superiore a tutti gli altri animali. Il male è solo cattivo uso della Libertà fatto
dall’uomo. Il peccato originale commesso da Adamo ha corrotto la natura umana determinando in tutti gli
uomini una forte inclinazione a peccare continuamente.
• L’unico rimedio al Peccato è la grazia di Dio, cioè la benevolenza che ha avuto inviando suo figlio in terra a
soffrire morire per il peccato commesso da Adamo. Solo i meriti acquistati da Cristo, con la sua passione e
morte, possono salvare l'uomo dal peccato: non dalla morte fisica, ma dalla morte eterna, cioè dall'eterna
dannazione. La risoluzione del male è teologica, non filosofica. Agostino va anche oltre, cioè afferma che
l'uomo non può fare nulla per salvarsi e che il merito è solo di Cristo e che la stessa Fede non dipende da
un'iniziativa umana, ma è soltanto un dono di Dio. Dio stabilisce attraverso una predestinazione quali uomini
saranno eletti ad avere la Fede e quali non lo saranno.
• La visione pessimistica della natura umana secondo Agostino è accentuata dal fatto stesso che la
concupiscenza è legata al lato fisico della procreazione ed è di per sé stesso un peccato.

La teologia della storia


• Il problema di dare un senso la storia umana è inesistente nella filosofia greca, ma emerge nella Bibbia,
quando la storia si presenta come un processo rettilineo.

• Secondo Agostino tutta la storia è caratterizzata dalla contrapposizione della città terrena, il cui simbolo è
Roma, e la città di Dio che sono fondate sull’amore di sé fino al disprezzo di Dio sull'amore di Dio condotto
sino al disprezzo di sé. Questa contrapposizione inizia da quella ribellione degli Angeli malvagi, i quali
crearono una società alternativa a quella formata gli angeli buoni con Dio. Dopo la venuta di Cristo le due
città continueranno a esistere occupando lo stesso luogo: la città di Dio è costituita dai cristiani e la città
terrena è costituita da l'impero romano, destinato alla rovina. Ciascuna di queste due città aspira alla pace, ma
la pace a cui aspira la città di Dio è la pace eterna, cioè la beatitudine è riservata ai salvati, mentre la pace per
spiare la città terrena è tranquillità dell’ordine.
• Secondo Agostino il potere politico è reso necessario dalla corruzione, che è la caduta della natura umana a
seguito del Peccato Originale.

- Dopo la seconda venuta di Cristo sulla Terra, le due città saranno separate anche materialmente, Cioè si avrà la
vera Resurrezione dei morti e da una parte andranno i buoni, destinati alla beatitudine, Mentre dall'altra
andranno i malvagi, la maggior parte del genere umano, che sono destinati al supplizio eterno. Appunto questa è
una visione escatologica in quanto indica il senso della storia nel suo esito estremo o ultimo, escathon.

BOEZIO
- La filosofia di Boezio è un tentativo di conciliare Platone e Aristotele 
• Boezio afferma che i generi e le specie esistono realmente nelle sostanze individuali da dove sono stati estratti
ad opera dell'intelletto. Nelle opere di teologia invece dà una risposta di tipo platonico, cioè afferma che i
generi delle specie sono sostanze separate da quelle individuali, ossia sono le idee eterne esistenti nella mente
di Dio. I generi e le specie esistono tanto separatamente delle sostanze individuali, quanto unitamente a
queste, ma, sebbene in questa teoria si possa vedere un po’ di aristotelismo, è chiaro il carattere
complessivamente platonico della dottrina. 
• Il merito principale di Boezio è quello di aver trasferito in lingua latina ii più importanti concetti filosofici
greci e di averli definiti: traduce ousia con essentia e indica che questa è la forma, la causa dell’essere, esse, 
delle cose. Traduce persona, che voleva dire Appunto maschera, con appunto la parola persona. 

• La concezione generale della realtà professata da Boezio si può ricavare dal de consolatione philosophiae,  da
cui risulta che egli pone un Dio Supremo ha creato tutte le cose mosso dalla sua stessa essenza, che è il bene:
l'ordine che regna nell'universo è immagine della razionalità propria delle idee divine. Le singole cose sono
dotate di un'anima e, proveniente da Dio, è destinata a ritornare per volontà Divina alla sua fonte prima. In
tutta l'opera non viene mai nominato Cristo e ciò ha fatto dubitare del suo cristianesimo.

La filosofia cristiana in Oriente


• La filosofia cristiana orientale è dominata dalla personalità di un anonimo, cioè l'autore di un Corpus di opere
tramandate come appartenenti a San Dionigi l’areopagita. Solo nel rinascimento Si scoprì che questa
tradizione era errata e solo dopo si capì che era molto influenzata dalla filosofia di Proclo. Del Corpus
dionisianum  fanno parte quattro opere e alcune lettere: questo complesso esercita un'influenza enorme sulla
filosofia e la teologia medievali.
• Secondo lo pseudo Dionigi ci sono tre tipi di teologia, ovvero tre discorsi attorno a Dio: la teologia positiva,
che consiste nel dire cosa Dio è ed è la più inadeguata perché quest'ultimo è infinitamente superiore alla
capacità intellettive della nostra mente e fa uso di una serie di nomi di Dio che vengono usati in senso
puramente metaforico e hanno solo un significato simbolico. Poi c'è la teologia negativa che consiste nel dire
cosa Dio non è, ma la più adeguata è però la teologia mistica che consiste nel silenzio, Un silenzio carico di
significato in quanto espressione di una esperienza diretta del mistero di Dio. l'immagine che ricorre nello
pseudo Dionigi l'areopagita per spiegare Dio è quella della luce, una luce talmente forte da risultare tenebra
• Quando Dionigi espone la derivazione del mondo da Dio, si serve del linguaggio metaforico della teologia
positiva e Paragona Dio al sole definendolo come un bene che si diffonde spontaneamente, per sua stessa
natura. Questo processo fa pensare all'emanazione neoplatonica. In realtà ciò che deriva da Dio dispone di una
serie di gradi: i primi dei quali sono costituiti dagli angeli, distribuiti i nove cori raggruppati a tre per tre
secondo una gerarchia discendente di perfezione. Questa gerarchia è presente nella Commedia di Dante e alla
gerarchia Angelica corrisponde alla gerarchia ecclesiastica.

• Al di sotto degli Angeli si collocano le anime distribuite anche in gradi di perfezione: prima quelle intellettive,
proprie degli uomini, poi quelle che sono semplicemente il principio di vita, proprie di tutti gli esseri viventi e
infine quelle che sono semplicemente principio di essere, proprie delle realtà inerti. Ci sono quindi 3 gradi
fondamentali di crescente perfezione esistenti nel creato. 

• Questa gerarchia non è un ordine statico, ma un flusso dinamico di realtà che procede da Dio e a lui ritorna:
egli parla proprio di un rivolgersi: epistrephestai dell'anima al bello, che è tutt'uno col bene, che riprende
esattamente il concetto di ritorno teorizzato da Proclo.
• L’intero processo di derivazione della realtà da Dio è la manifestazione di Dio, mentre il processo di ritorno
all'intera realtà è una divinizzazione, theosis,  cioè un'unione Mistica e una immedesimazione con Dio stesso:
la sua filosofia è certamente più platonica che Cristiana

Massimo il confessore e Giovanni Damasceno


• Massimo riprende il concetto di teologia mistica interpreta la creazione come emanazione, distinguendo la
generazione del figlio dal padre e la creazione dell’universo. La prima avviene all'interno di Dio e la seconda
all'esterno. Ammette poi un ritorno di tutte le cose all’Uno e interpreta la storia con una progressiva
divinizzazione dell'uomo promosso della redenzione operata da Cristo. 
- San Giovanni Damasceno si preoccupa di preservare il contenuto della fede Cristiana dal pericolo di
cancellazione ad opera dell’Islam e scrisse un'opera intitolata fonte della conoscenza in cui espone l'intera
dottrina Cristiana che nel fare questo si serve gli elementi desunti da Aristotele, quali la dimostrazione
dell'esistenza di Dio a partire dal Movimento esistente nel creato e soprattutto dal neoplatonismo, quale il
concetto di un Dio al di sopra dell'essere inconoscibile all'uomo. 

Anselmo d'Aosta
- Anselmo fu un dialettico perché fece ampio uso delle argomentazioni razionali per chiarire e dimostrare la
verità della fede. Nella sua concezione, la ragione si esercita all'interno della fede perché la Fede domanda di
essere compresa razionalmente: credo ut intelligam: questo rapporto di reciproca implicazione tra Fede e
ragione si manifesta a proposito della dimostrazione dell'esistenza di Dio della quale Anselmo fornisce quattro
argomenti: 

1) Noi desideriamo cose dotate di diverse bontà, le quali per essere tali implicano come principio della loro
bontà un ente sommamente buono che è Dio
2) noi percepiamo cose dotati di diversa grandezza, le quali Per lo stesso motivo implicano niente Solamente
grande, che è Dio 
3) le cose esistono in virtù di qualcosa e non in virtù del nulla, dunque implicano niente che esiste in virtù di se
stesso, il quale è Dio
4) noi percepiamo nelle cose gradi diversi di perfezione, i quali implicano un ente perfettissimo, che è Dio
• Sono argomenti platonizzanti perché sono fondati sulla partecipazione delle cose a un modello perfetto. Ma
Anselmo non era del tutto soddisfatto di questi argomenti perché erano molti e nessuno di essi era pienamente
sufficiente e quindi nel proslogion propose un nuovo argomento presentandolo come unico e del tutto
soddisfacente: questo non parte da un dato empirico, ma dalla nozione stessa di Dio e perciò in seguito Fu
detto a priori: Dio e ciò di cui non si può pensare nulla di più grande. A questo punto l'argomento di Anselmo
si configura come confutazione, cioè come dimostrazione che l'incipiente è in contraddizione con se stesso: se
infatti l’incipiente concepisce Dio come ciò di cui non si può pensare nulla di più grande, ma nega che Dio
esista, egli ammette che di che di ciò di cui non si può pensare nulla di più grande che esista solo nel nostro
pensiero e non anche nella realtà punto Questo è contraddittorio perché si può pensare sempre qualcosa di più
grande di ciò che esiste solo nel pensiero. Dobbiamo quindi ammettere che Dio in quanto è veramente ciò di
cui non si può pensare nulla di più grande, esiste anche nella realtà

• Questo argomento ho rifiutato dal monaco Lione di Marmoutier, il quale sostenne che dalla semplice nozione
di un ente non si può ricavare la sua esistenza dicendo per esempio che possiamo pensare a un isola piena di
ricchezze e di Delizie, Ma questa semplice nozione Non deriva dal fatto e quest'isola esista veramente.
Anselmo rispose a questa obiezione dicendo che l'esempio dell'isola non vale perché la nozione di essa è solo
quella della più bella Fra tutte le terre abitate, non quella di ciò di cui non si può pensare nulla di più grande:
solo da questa ultima nozione si può ricavare fra negazione dell'esistenza del soggetto e contraddittorio
oltre che dell'esistenza di Dio Anselmo tratto anche della sua esperienza, affermando che Dio e la somma
essenza, cioè il puro essere esiste ed è creatore di tutte le cose dal nulla. Dio, pensando se stesso ed esprimendo
tale pensiero in una parola, genera il verbo nel quale risiedono le eterne idee, modelli perfetti delle cose.
dall'amore tra Dio e il suo verbo procede allo Spirito Santo: in tal modo Egli ritiene di aver dimostrato
razionalmente Il mistero della trinità
• Allo stesso modo Anselmo spiega anche il mistero dell'incarnazione affermando nel cur Deus homo?  che Dio
si è fatto uomo perché solo un uomo poteva espiare la colpa commessa da un uomo.
• Anselmo pensa che la mente umana sia fatta e immagine della Trinità e che i concetti contenuti siano
immagini delle cose reali le quali sono loro a volta immagini delle idee che costituiscono il verbo Divino: la
verità consiste nella rettitudine, Cioè nella correttezza dell'immagine, nella perfetta conformità di pensieri alle
cose. Oltre alla verità l'uomo possiede anche il libero arbitrio che non contrasta con la presenza del divino,
perché questa conosce dall'eternità, Cioè non necessita tutto ciò che esiste, dunque conosce con necessità
anche l’esistenza della Libertà. 

Alberto Magno
• Accorsero quasi totalmente la filosofia di Aristotele, specialmente della fisica e della metafisica per la
distinzione netta operata tra filosofia e teologia 

• Sant'Alberto Magno accorse integralmente la filosofia di Aristotele giudicandola conciliabile col


cristianesimo, mediata dall’influenza neoplatonica del de causis dello pseudo Dionigi. Egli stabilì una netta
distinzione tra filosofia e teologia, concependo la prima come fondata sulla ragione ed utile per lo studio della
natura, mentre la seconda fondata sulla fede è utile soprattutto per fondare la morale.

• Secondo Alberto Magno, Dio è l'essere necessario che crea il mondo mediante un atto di libera volontà: il
mondo Pertanto è contingente. 

• Il domenicano ammette in base al principio e neoplatonico dell'uno che dall'uno può derivare solamente
qualcosa di uno, che da Dio procede Innanzitutto l'intelligenza del cielo supremo e da questa  intelligenza gli
altri cieli identificate come gli angeli: questi ultimi non sono realtà corporea, Cioè non sono composte di
materia e forma, ma sono forma pura.
• Secondo Alberto, Dio contiene nella sua mente le forme eterne di tutte le cose che sono pertanto degli
universali che precedono le cose, ma nel creare le cose porta con questo sviluppo le forme incipienti da lui
collocate inizialmente nella materia: questo riferisce alla natura un ordine che deve essere portato alla luce
mediante ricerche di tipo fisico e li sostiene contro Averroè l’individualità dell'intelletto agente e l’immortalità
dell'anima individuale. Questa è forma del corpo ma quanto alla sua natura e sostanza immateriale, c'è
sostanza costituita di cura forma nello stesso modo in cui ci sono gli angeli per conoscere. 

TOMMASO D’AQUINO
Secondo San Tommaso la filosofia si fonda esclusivamente su conoscenze naturali, quali l'esperienza e la
ragione, perciò è del tutto autonoma dalla Fede e dalla teologia. Essa può conoscere le verità che sono
preliminari alla Fede purché esse siano interamente accessibili alla ragione: tipici esempi tali verità sono
esistenza di Dio e l'immortalità dell'anima, ma non può dire nulla a proposito dei misteri rivelati per esempio la
trinità e l'incarnazione Divina.
La teologia invece si fonda sulla rivelazione cioè sulle verità soprannaturali accolte esclusivamente per Fede.
Questo essere deduce razionalmente le conseguenze che ne derivano le quali non sono in contrasto con la
ragione, ma al di sopra della portata fondativa di questa.

Egli fonda l'armonia tra filosofia e Fede su un argomento di Fede, cioè il fatto che tanto la ragione quanto la
rivelazione hanno come sorgente Dio stesso, creatore della ragione e autore della rivelazione e pertanto non
posso essere né insufficienti nel loro ambito né in contrasto tra di loro

Essenza ed esistenza di Dio


La prima nozione che l'intelletto percepisce è la nozione di Ente, ossia di qualcosa che c'è e questa nozione è
possibile distinguere due componenti: le scienza, ossia il che cosa o la natura di qualcosa e l'essere, cioè l'atto
per cui quella cosa è.
L'essenza può essere definita come pura forma oppure può essere definita come forma di una materia 
L'essere, non è un accidente dell'essenza, ma dell'atto, ossia la realizzazione perfetta rispetto a cui l'essenza è
soltanto potenza. Quindi secondo Tommaso l’ente è essere essenzialmente come atto. In base a questa dottrina
egli può concepire Dio come l'essere stesso sussistente, definizione della quale Tommaso crede di ritrovare ciò
che dio disse a Mosè nell'esodo, cioè che lui è colui che è. Tutti gli altri enti invece non sono per essenza, Ma
solo perché ricevono l'essere da Dio.
Benché l'esistenza di Dio sia contenuta nella sua essenza, non c'è già nota, per questo Tommaso rifiuta
l'argomento di Anselmo in quanto presuppone che noi conosciamo l'esistenza di Dio. Secondo Tommaso
possiamo conoscere l'esistenza di Dio attraverso argomenti naturali e a questo proposito ha elaborato Le cinque
vie le quali hanno tutte le caratteristiche di partire dall'esperienza e perciò sono dette a posteriori:
1) La prima via parte dal fatto che qualcosa si muove e quindi se qualcosa che si muove e tutto ciò che si
muove mosso da altro ci deve essere un motore a sua volta in movimento, ma non si può andare all'infinito
nella serie di motori, altrimenti il mondo sensibile sarebbe qualcosa che si muove senza essere mosso da
altro che contraddice il principio sopra esposto: Dunque deve esserci un motore immobile quale è ciò che
comunemente si chiama Dio

2) La seconda via parte dalla constatazione che le realtà sono effetti prodotti da cause e osserva che non tutte
le cause possono essere a loro volta effetti altrimenti il mondo nel suo complesso sarebbe un effetto senza
causa, in esse possono essere effetto di se stessa. Perciò deve esistere una causa prima che noi chiamiamo
Dio 

3) La terza via parte dalla constatazione che le realtà sensibili sono contingenti, ma non tutto ciò che esiste
questo è contingente Altrimenti potrebbe darsi che in qualche momento non sia esistito nulla e non si
spiegherebbe come ora esista qualcosa: Dunque deve esistere un ente necessario
4) La quarta via parte dalla constatazione che nella realtà sensibile esistono diversi gradi di perfezione e
osserva che deve essere un ente assolutamente Perfetto In riferimento al quale si possono distinguere i
gradi in meno perfetti: questo Ente perfetti mi hai chiamato Dio

5) La quinta via parte dalla constatazione che nel mondo alcuni enti agiscono in vista di un fine.Pertanto deve
esistere un’intelligenza Suprema che li diriga al fine che identifichiamo con Dio

La prima via deriva da Aristotele, la seconda e la quarta da neoplatonismo, la terza da Avicenna e la quinta
riprende concetti della fisica medievale.
Dopo aver dimostrato è solamente l'esistenza, Tommaso chiarisce quale conoscenza si può avere della sua
essenza: Innanzitutto attraverso la teologia negativa, ma anche per analogia, Cioè per mezzo di una teologia
razionale fondata sulla dottrina.

Il mondo, l'uomo e la conoscenza


secondo Tommaso, Dio ha creato Innanzitutto le cose immateriali, cioè gli angeli che sono forme sussistenti, poi
ha creato le sostanze materiali, cioè le varie sostanze naturali, di quali sono composti di materia e forma. Questa
dottrina assicura una certa autonomia alla natura, permettendo di spiegarne i processi concause puramente
naturali. 
secondo Tommaso Ciò che distingue una specie da un'altra è la forma, la quale Pertanto è principio di
determinazione, mentre Ciò che distingue la sostanza materiale da un'altra della stessa specie è la sua materia, la
quale Dunque il principio di individuazione.
L’uomo è formato di materia, corpo e forma.  la forma è l'anima intellettiva, la quale svolge anche le funzioni di
anima vegetativa e sensitiva: Tommaso Dunque rifiuta la dottrina della pluralità delle forme.
La conoscenza umana inizia dalla sensazione, la quale può conoscere la specie sensibile. Da questo intelletto
ricava per astrazione la specie intellegibile, cioè l'universale che esiste in potenza nelle cose.
Secondo Tommaso la verità è adeguatio intellectus ed Rem, cioè una adeguazione reciproca del una all'altra, Nel
senso che l'intelletto, quando è vero, assume la stessa forma della cosa e si identifica con questo perciò
l'intelletto può avere coscienza di sé e riflettere su se stesso solo all'atto in cui intende qualcosa.
L’intelletto contiene in sé alcune verità prime, Qual è la nozione di Ente e Principi logici che stanno alla base
dell'interazione di qualsiasi oggetto.

Etica, politica ed estetica

Ha ripreso le dottrine di Aristotele, armonizzandola poi al cristianesimo: afferma che il bene dell'uomo, cioè il
suo fine ultimo è la felicità che questa può essere raggiunta solo mediante l'attività intellettuale, ma questa
felicità è questa attività intellettuale è una contemplazione di Dio, il quale è il fine ultimo dell'uomo perché lo ha
creato in vista di se stesso. Questa contemplazione può essere raggiunta solo dopo la morte, mentre nella vita
terrena Dio non è direttamente visibile, perché l'uomo è libero di scegliere i beni che non lo allontanano da Dio.
L'uomo deve applicare i principi universali in cui consiste la legge morale.
La legge morale è la legge naturale, la quale a sua volta è legge eterna, cioè l'ordine secondo il quale Dio ha
creato il mondo: a questa deve conformarsi la legge positiva, cioè le leggi scritte dagli uomini. così Tommaso si
rifà a Cicerone, secondo cui il diritto civile romano che arriva dal diritto naturale.
Esiste poi la legge divina, cioè la volontà di Dio rese nota all'uomo mediante la rivelazione, la quale è
indispensabile per la vita religiosa e soprannaturale
L'uomo è animale politico e deve rispettare le leggi positive infatti la società politica rientra nel piano della
creazione Divina ed è indipendente dal peccato originale che ha soltantanto ferito ma non definitivamente
corrotto la natura dell’uomo: è una visione estremamente positiva
Le costituzioni buone secondo Tommaso Sono la democrazia moderata, l'aristocrazia e la monarchia. la migliore
fra tutte la monarchia Dov'è il principe riceve dal popolo l'autorità che Dio ha conferito all'intera società politica
ed è pertanto vicario del Popolo, mentre la peggiore è la tirannide e per questo consente Addirittura il
tirannicidio.
L'autorità del principe deve però sottostare quella del Papa per lo stesso motivo per cui l’autorità politica è
subordinata al fine dell'uomo, cioè alla contemplazione di Dio nell'altra vita nuova. Tommaso elabora una nuova
concezione secondo la quale tutto ciò che esiste oltre che vero e buono è anche bello : il vero, il bene e il bello
sono pertanto dei trascendentali, cioè delle proprietà che trascendono le realtà particolari abbracciano l'essere
nella sua totalità. il vero È l'essere in quanto progetto l'intelletto, il bene L'essere in quanto concetto della volontà
e il bello È l'essere quanto suscita piacere nel venire contemplato. 

SCETTICISMI

Socrate non scrisse nulla, quindi il suo pensiero deve essere ricostruito in base a quanto ci riferiscono i suoi
testimoni, come il commediografo Aristofane, lo storico Senofonte che nei suoi memorabilia riproduce alcuni
dialoghi, il filosofo Platone e Aristotele che si pose per primo il problema di quale fosse il vero pensiero di
Socrate e dove invece fare inziare quello di Platone
La questione socratica sta appunto nel stabilire quale delle testimonianze sia più attendibile. Secondo Aristotele
ciò che differenzia la dottrina socratica da quella di Platone è quella delle idee, che non è presente in Socrate ed è
probabile che all'inizio Platone quando non aveva ancora sviluppato un pensiero proprio abbia esposto quello del
suo maestro, mentre in seguito abbia attribuito a Socrate quella che ormai era la sua stessa filosofia: i primi
dialoghi sono Infatti chiamati socratici

la virtù come scienza


Mentre i primi filosofi studiavano la natura, e i sofisti la vita della città, Socrate si interessa dei problemi di etica,
cioè al problema della vita umana di che cosa è bene per l'uomo che cosa lo renda felice
nell’  Alcibiade primo Socrate dice che innanzitutto Per essere buoni politici, Cioè per fare il bene della città, sia
necessario essere uomini di valore e per essere un uomo di valore Bisogna migliorare se stessi e per farlo è
necessario conoscere sé stessi, come comanda l'iscrizione sul Tempio di Apollo a Delfi
Il sé stesso è l'anima e il bene dell'anima, come il bene del corpo, è la salute, cioè la virtù che è l'unica fonte di
felicità 
La salute dell'anima è la virtù, la sua malattia è il vizio, l'ingiustizia Ed è proprio per questo che è meglio subire
l'ingiustizia che commetterla, in quanto il commettere ingiustizia rovina la propria anima e dunque perde se
stesso
Quando l'uomo Ha pienamente raggiunto la sua virtù diventa felice Infatti ha raggiunto la sua perfezione e ha
pienamente realizzato se stesso. 
a questa dottrina Socrate ne aggiunse un'altra, secondo cui ogni virtù consiste essenzialmente nel sapere, nella
scienza: non è possibile infatti essere virtuosi se non si sa che cosa sia la virtù. Bisogna quindi non si tutto
conoscere il bene: la virtù è essenzialmente sapere perché Chi conosce il bene è automaticamente virtuoso e
nessuno fa il male volontariamente, cioè sapendo che quello che sta facendo è male Infatti sarebbe insensato
secondo Socrate volere il proprio male. egli non tiene conto che nell'uomo c'è anche l'incoerenza, cioè
l'incapacità di seguire la propria ragione e la tendenza ad agire in senso contrario a essa.

 la scienza come conoscenza del Che cos'è


 la domanda che cos'è Non mira a conoscere un caso particolare di una determinata qualità, per esempio la
giustizia, ma sapere cosa sia la giustizia in generale, ossia che cosa accomuni tutte le singole azioni giuste.
questo carattere che caratterizzerà ugualmente tutte le azioni di un certo tipo sarà chiamato da Platone idea e da
Aristotele universale.
La risposta a questa domanda è chiamata anche concetto, ma il termine è estraneo a Socrate. mentre casi
particolari vengono conosciuti mediante la percezione sensibile e, il carattere universale che li accomuna tutti
può essere colto solo dalla mente. Socrate ha scoperto la necessità di salire dalla Conoscenza Sensibile alla
conoscenza razionale, o meglio che la scienza non era Conoscenza Sensibile, ma razionale. Socrate ha scoperto
il procedimento induttivo, dirà Aristotele, o sia il procedimento conoscitivo che sta nel risalire da molti casi
particolari simili tra loro ad un unico carattere che le accomuna tutti detto universale. 

 il metodo socratico


Sebbene l'esito della ricerca di Socrate sia inconcludente, il contributo di Socrate alla filosofia è enorme, sia
perché egli ha posto l'esigenza di trovarlo universale, cioè il concetto, sia per il metodo che gli ha praticato nella
ricerca:
 parte dal dialogo e Socrate coinvolge direttamente il suo interlocutore. è necessario che l'interlocutore creda di
sapere la risposta e Socrate finge di credere che essi la sappiano esercitando nei loro confronti l’ironia. C'è una
finta ammirazione. Il dialogo si configura come un vero esame, peyra, in cui Socrate esamina il presunto sapere
del suo interlocutore. Solo che non è soddisfatto della risposta e la demolisce mediante confutazione cioè
deducendo conseguenze autocontraddittorie
Socrate quindi praticava la dialettica differenziandosi da Zenone perché dialogava e da Protagora perché
confutava, Cioè riteneva inaccettabili la contraddizione 
Un altro elemento fondamentale del metodo socratico e riconoscimento della propria ignoranza: Socrate sa di
non sapere: all'inizio solo Socrate consapevole della sua ignoranza, Mentre alla fine anche gli interlocutori sono
stati da lui Resi consapevoli di essere ignoranti. 
Socrate dichiarando di non sapere si Paragona ad una levatrice che non partorisce essa stessa, ma aiuta le altre
donne a partorire. L'arte di aiutare a partorire, detta maieutica, è anche un'indicazione di come Socrate intendesse
l'educazione: non introduzione di nozioni nella mente dell'allievo come facevano i sofisti, Ma come processo
consistente nella stimolazione della allievo a tirar fuori dalla propria mente ciò che è contenuto. 

LO SCETTICISMO E L’ACCADEMIA MEDIA


Pirrone fonda lo scetticismo, termine che deriva da skepsis, ricerca, indagine e sta a indicare una ricerca fine a
se stessa che non approda mai ad alcuna verità.
Non è possibile conoscere la natura delle cose perché queste sono tutte uguali fra loro, Cioè non differiscono per
carattere o per valore: i sensi e ragione Ci ingannano in quanto le differenze attestate sono solo apparenti.
L'unico atteggiamento da desumere nei confronti della realtà è pertanto l'astensione da ogni opinione, adoxia,
cioè la rinuncia a parlare, afasia, o la sospensione del giudizio, epoché.
Sul piano etico bisogna essere indifferenti e impassibili, come nello stoicismo.
A conclusioni analoghe giunsero Arcesilao e Carneade. Secondo arcesilao non è possibile conoscere nulla
perciò bisogna sospendere il giudizio. è probabile che arcesilao si riallacciasse ai primi dialoghi di Platone nei
quali non si giungeva ad alcuna conclusione. Arcesilao consigliava di attenersi a ciò che è probabile, o sia
ragionevole anche se non rigorosamente dimostrabile come vero, perciò la sua posizione chiamata probabilismo.
Alcune generazioni dopo Arcesilao, Carneade dice sempre che non si può conoscere niente con certezza, Cioè
non esiste alcun criterio di verità, nei sensi ne nella ragione: i sensi spesso ci ingannano e la ragione non può
dimostrare nulla perché è dimostrazione devono sempre partire da premesse indimostrabili
Carneade criticava la dottrina Stoica della provvidenza divina, indicando a smentita i vari Mali che esistono nel
mondo, criticando anche la concezione storica della divinità razionale, affermando che essa conducesse a
contraddizioni insuperabili. Infine negava anche l'esistenza di norme valide nel campo dell’etica. Fu scandaloso
il discorso che tenne a Roma prima a favore e poi contro l'idea di giustizia. Anche gli consigliava di attenersi al
criterio del probabile, aggiungendo a distinguere tre gradi diversi di probabilità: la rappresentazione
semplicemente probabile, la rappresentazione persuasiva è quella che resiste ad ogni esame. Nessuno dei 3  gradi
è certo 

Umanesimo e Rinascimento in Europa


Nel 1400 l'umanesimo fu un fenomeno quasi esclusivamente italiano il quale contribuì a far rinascere la cultura e
la filosofia degli antichi. Lo stesso fenomeno si sviluppò in Europa nel 1500 e determinò non solo la rinascita
della cultura Antica, ma un vero rinnovamento dell'intera cultura e della vita spirituale che si fa chiamare
Rinascimento:
reso possibile anche dall'invenzione della Stampa.

Erasmo da Rotterdam
Erasmo non elaborò una filosofia originale, ma teorizzò una forma di saggezza in cui erano Fusi assieme i
precetti dell'età antica, specialmente Socrate, Platone, Cicerone e Seneca e quelli della morale Cristiana, ritenuti
perfettamente compatibili tra loro . Erasmo nutriva un profondo amore per i padri della Chiesa: il grande ideale
di Erasmo fu il ritorno al cristianesimo delle origini sia nel senso che al ritorno alla lettura della scrittura, sia nel
senso del ritorno alla vita semplice delle prime comunità cristiane, al di là della corruzione della chiesa punto
egli chiamò la sua posizione filosofia Cristi.
Si tratta di una vera e propria proposta di riforma religiosa: Sebbene non si staccò mai dalla Chiesa Cattolica,
criticò anche Lutero, Calvino e Zwingli  per essersi allontanati Dalla Chiesa Cattolica, ma fu critico anche nei
confronti della Chiesa Cattolica per essersi pronunciata contro Lutero. Credeva Infatti nella pace.
Ciò che lo divideva da Lutero era il fatto che questo negasse il libero arbitrio: secondo Erasmo è libero arbitrio è
necessario per scegliere tra salvezza e Dannazione eterna
È famoso il suo elogio alla pazzia: non è intesa come una malattia, ma come l'autentica saggezza, quella che
quasi nessuno ascolta perché non conduce al piacere, ma porta invece ad una vita cristiana semplice. La
personificazione di questa saggezza era per lui Tommaso Moro su cui scherza sul significato del suo nome,
Infatti pazzia si dice Moria, non sapendo ancora la sorte tragica che avrebbe affrontato quest'ultimo proprio per
l'identità tra saggezza e pazzia.

Giusto Lipsio fu indotto ad aderire all'etica antica soprattutto nella versione di Seneca da lui ritenuta
compatibile col cristianesimo
Un'altro importante umanista francese fu Henri Estienne che curò l'edizione a stampa di tutto Platone, ma
soprattutto introdusse in Francia la conoscenza di Sesto empirico determinando così la rinascita dello scetticismo
La figura di maggior rilievo è Micheal de Montaigne, autore degli Essais, un’autobiografia spirituale nella
quale si svolgono varie considerazioni sulla cultura antica dal punto di vista filosofico e religioso. l’ispirazione
fondamentale è di tipo scettico e si esprime nella domanda: cosa so? È stata formulata da  Montaigne a proposito
di ogni problema importante. Questo scetticismo, generato anche dallo spettacolo delle guerre di religione, lo
portò ad un atteggiamento di grande tolleranza riguardo alle diverse posizioni e fa del suo pensiero più una
forma di saggezza pratica, che un vero e proprio sistema filosofico.
Lo scetticismo di Montaigne  fu ripreso da Pierre Charron in cui la saggezza pratica, attraverso il rifiuto di ogni
conoscenza si empirica che razionale, approda, da te la situazione personale dell'autore, a un atteggiamento
esclusivamente di Fede che è giusto definire fideismo. 

Lutero
La riforma protestante ebbe una notevole influenza in tutta l'età moderna. L’iniziatore di essa fu Lutero.
La base di tutta la riflessione religiosa di Lutero è il Passo della Lettera ai Romani in cui San Paolo afferma che
il giusto vivrà per Fede: Ciò significa che la sola giustificazione possibile per l'uomo, cioè la sola garanzia di
salvarsi l'anima, è la giustificazione per Fede, ovvero che solo la fede in Gesù Cristo può salvare l'uomo.
Lutero afferma che la natura umana sia stata totalmente corrotta dal peccato originale per cui l'uomo è incapace
di fare il bene e qualunque cosa egli faccia non potrebbe mai avere alcun merito di fronte a Dio. Può riacquistare
la grazia soltanto mediante la fede in Cristo e solo Dio, grazie alla sua infinita Misericordia, decide, in modo
misterioso, chi deve essere salvo: la salvezza pertanto dipende esclusivamente dalla predestinazione Divina.
Questa dottrina non può considerarsi eretica perché Sanpaolo afferma la necessità della Fede per la salvezza.
All’affermazione di Sanpaolo tuttavia aggiunge una svalutazione totale delle opere condotta fino alla negazione
del valore salvifico dei sacramenti la quale comporta l'esclusione di qualsiasi funzione Mediatrice della chiesa:
non c'è alcun intermediario tra Dio e l'uomo questi si pone direttamente il rapporto con Dio nell'intimo della sua
coscienza In questo rapporto consiste l'essenza della religione:i ogni uomo pertanto è sacerdote.
Lutero quindi è in contrasto non solo con la Chiesa, ma anche con i principali umanisti europei, perché sono
svalutazione della natura umana che è stata vista come negazione della dignità dell'uomo in particolare con una
negazione del libero arbitrio
A questa concezione connette anche la svalutazione completa della ragione e quindi della stessa filosofia, che è
dannosa per la fede in quanto espressione della superbia umana: Lutero polemizza in particolare contro la
filosofia scolastica che ha voluto dimostrare razionalmente l'esistenza degli attributi di Dio: Aristotele è
considerato la causa principale dell'inquinamento razionalistico della filosofia cristiana. Probabilmente queste
posizioni sono dovute anche all'influenza del fideismo occamistico
Un altro caposaldo del pensiero di Lutero è l'affermazione del diritto di ciascuno a ricavare direttamente dalla
sacra scrittura il contenuto della propria fede, cioè il diritto al libero esame della scrittura: c'è quindi l'esclusione
di una autorità ufficiale stabilisca l'interpretazione ortodossa del testo: l'unica autorità è la stessa sacra scrittura
La totale interiorizzazione della religione porta a una separazione tra vita privata e vita pubblica: il
comportamento esterno deve essere disciplinato dall'autorità civile, che svolge anche la funzione di quella
religiosa, imponendo l'obbedienza tanto delle leggi umane tanto di quelle Divine. È riconoscibile la concezione
negativa del potere civile proprio dell’agostinismo politico medievale che giustifica la autorità solo come
strumento di repressione. 

CARTESIO 

Critica alla cultura tradizionale


Nella prima parte del discorso sul metodo Cartesio espone la sua critica alla cultura tradizionale quindi rompe
col passato. Critica in particolare le discipline letterarie e storiche in quanto inutili alla vita moderna rivelando in
tal modo di essere alla ricerca di un sapere che fosse soprattutto utile, cioè che avesse un intento pratico.
Cartesio dichiara anche di aver ammirato la matematica per la certezza e l'evidenza dei suoi ragionamenti ma
rifiuta la filosofia scolastica, Considerandola soltanto un arte di argomentare su qualsiasi problema in modo
veramente verosimile. Quanto invece alla teologia, egli pensa che sia una trattazione di temi superiori alla
portata della ragione umana e comunque non necessari alla salvezza dell’anima.

Il nuovo metodo del sapere


La scoperta di Cartesio consiste essenzialmente nella possibilità di concatenare tra loro tutte le scienze e
costruire in tal modo una scienza universale deducibile tutta da alcuni principi innati nella mente allo stesso
modo in cui le proposizioni della  matematica sono dedotte dai loro assiomi e postulati: bisognava applicare
all'intero sapere il metodo, il modo di procedere tipico della matematica.
Nella seconda parte del discorso sul metodo Cartesio descrive questo metodo come risultato di una sintesi tra ciò
che c’è di meglio nella logica, nella geometria e nell’algebra.
Dalla logica Cartesio identifica soprattutto l'arte combinatoria di Raimondo Lullo, anche se Cartesio critica la
mancanza di forza dimostrativa che a suo avviso era proprio della logica nelle sue versioni tradizionali.

Dalla geometria accoglie il procedimento di analisi e di sintesi, formulati da Pappo di Alessandria. Dall’algebra
riprende l'uso dei simboli, anche se li critica in quanto troppo complessi.
Il metodo viene esposto sempre nel Discorso sul metodo in quattro regole:
1) L’evidenza, intesa come chiarezza e distinzione
2) la divisione di ogni problema in parti, cioè l’analisi
3) Procede dagli gli oggetti più semplici ai più complessi, cioè la sintesi
4) L'enumerazione, c'è il ripercorrere in entrambi i sensi il progetto compiuto con l'analisi la sintesi

L’evidenza è la caratteristica dell'intuizione per mezzo del quale si coglie un oggetto nella sua interezza,
indipendentemente da tutti gli altri. Tale evidenza comprende dunque la chiarezza, vale a dire la visione
completa di un oggetto e la distinzione, c'è la possibilità di cogliere l'oggetto separato da tutti gli altri.
Applicazione della sintesi e dell'analisi in tutte le scienze riprende un'idea che era già stata proposta dal
neoplatonico Proclo, ma con la differenza che mentre questa scienza universale è subalterna alla dialettica, che è
la filosofia vera, per Cartesio essa stessa è la filosofia.
Naturalmente l'applicazione del metodo, matematica tutte le scienze presuppone la convinzione che l'intera realtà
sia strutturata secondo concatenazioni altrettanto necessarie a quelli esistenti per le proposizioni della
matematica.
Si tratta di un matematismo molto radicale e più esplicito di quello riscontrato in Galilei invece assente in
Bacone.
Il metodo di Cartesio che gli pone alla base della sua filosofia non è solo un innocuo procedimento, ma
presuppone a sua volta o l'intera filosofia che ben difficilmente può conciliare con la Fede Cristiana, per il fatto
che collegando necessariamente le cause con gli effetti, compromette la stessa Indipendenza di Dio dal mondo.
Prima c'è la sua trascendenza, e uniformando ogni cosa sotto la digitale necessità dell'ordine matematico, rischia
di negare la sesta differenza qualitativa tra materia e spirito, cioè tra corpo e anima.

Fede Cristiana, morale provvisoria e dubbio metodico


Della difficoltà di conciliare la sua filosofia quella Fede Cristiana se ne rese conto lo stesso Cartesio perché
afferma la necessità, Per poter comunque continuare a vivere, di darsi una morale provvisoria, cioè quelle
massime relative al comportamento pratico, esattamente come chi dovendo costruire da capo la propria casa,
provvede ad un'abitazione provvisoria nella quale poter trovare alloggio durante i lavori di ricostruzione 
La prima massima consiste nel serbare Fede alla religione nella quale Dio mi ha fatto Grazia di essere educato.
Le altre due massime invece hanno importanza minore e sono quella di cercare il dominio di sé piuttosto che
degli eventi, che riecheggia la morale stoica e il mantenersi costante e risoluto nelle proprie decisioni
Il punto di partenza della filosofia cartesiana è il dubbio metodico, che rigetta come assolutamente falso tutto
ciò di cui si può insinuare il minimo dubbio: bisogna dubitare di tutto, sia dei sensi e sia della ragione, ma non è
un dubbio scettico, perché non esclude che possa esistere una verità. Cartesio mette in dubbio anche la veridicità
della matematica con il dubbio iperbolico che potrebbe sussistere solamente se ci fosse un genio maligno così
potente da farci dubitare anche di questa disciplina che a lui pare certa.
Cartesio si rende conto che se lui dubita di pensare che una cosa possa essere falsa, non può dubitare di dubitare,
Non può dubitare di pensare e dunque Cogito ergo sum: io penso dunque esisto. Questa è un'intuizione, cioè un
unico atto di conoscenza in cui il non essere non è ricavato dal mio pensare. Si può cercare un precedente al
Cogito ergo sum nel si fallor sum  di Sant'Agostino, che così aveva confutato lo scetticismo dell'Accademia
media, Ma sebbene i due argomenti abbiano in comune il fatto di fondarsi su una certezza interiore, di fondare
tutta la verità su una certezza interiore. Per Agostino questa è un illuminazione Divina all'interno dell'uomo,
mentre Cartesio si vede la prova la capacità umana di giungere ad una verità indubitabile.
Cartesio così dice che la Res cogitans è l'anima, che essendo indipendente dal corpo è immortale ed è per questo
che Cartesio credo di aver dimostrato la sostanzialità dell'anima, ma l'argomento di Cartesio Dimostra solo la
capacità di svolgere un'attività immateriale, quale il pensiero, non la sua capacità di farlo anche
indipendentemente dal corpo e dal mondo materiale
La seconda tesi che Cartesio vuole dimostrare è la verità dell'esistenza di Dio di quegli porta tre dimostrazioni
Ho l'idea di un essere perfetto che non mi può venire da me stesso perché sono imperfetto e non può venire da
alcune realtà del mondo perché queste non mi sembra un perfetto: Dunque essa non mi può venire che da un
essere perfetto fuori di me, cioè Dio.
Io so di essere imperfetto dunque non esisto da solo e indipendentemente da ogni altra realtà, altrimenti avrei
potuto darmi da me stesso. Allora esiste un Dio dal quale ho ricevuto tutto ciò che Possiedo.
L'idea di un essere perfetto è l'idea di un essere di cui l'essenza comprende l'esistenza, perché se gli mancasse
esso non sarebbe perfetto.
La prima dimostrazione si fonda sulla prima regola del metodo, La terza è una versione  dell'argomento
ontologico di Sant'Anselmo e la seconda a una certa autonomia dal metodo matematico perché si fonda sulla
constatazione della nostra imperfezione, ma implica l'idea di dipendenza, quale non è altro che l'idea di causalità
derivante dalla scolastica che Cartesio proprio in questo contesto critica.
Dalla esistenza di Dio Cartesio deriva la garanzia della verità di tutte le idee chiare e distinte. Queste sono vere
perché ci vengono da Dio, il quale, essendo perfetto, non può avere messo in noi idee false. Le idee chiare e
distinte sono idee innate e queste sole sono vere, tutte le altre idee che ci vengono dal mondo esterno sono
avventizie oppure fittizie e non hanno nessuna garanzia di verità.
Dio non solo infonde nella nostra mente le idee innate, ma crea anche le verità matematiche che sono
immutabili, ma dipendenti da lui.
Molti filosofi successivi notano il fatto che Cartesio sia caduto in un circolo vizioso perché prima ha fondato
l'esistenza di Dio sulla validità delle idee e delle dimostrazioni matematiche in seguito perché non rifondare la
validità delle idee chiare e distinte e della stessa matematica sull'esistenza e anzi sulla volontà di Dio: la causa di
ciò è sempre L'assunzione dogmatica del metodo matematico come criterio di ogni verità, assunzione
incompatibile col dubbio metodico

La fisica: mondo e corpo umano


Cartesio può finalmente dedicarsi ad applicare il suo metodo nel campo della fisica, cioè della conoscenza
dell'universo.
Cartesio era preoccupato di mettersi nella situazione di Galileo Galilei, dunque nel discorso sul metodo diede un
riassunto della sua dottrina dell'universo dicendo però la dottrina che aveva esposto non si riferiva all'universo
realmente esistente, che era stato creato da Dio Nel modo descritto dalla Bibbia, ma ad Universo immaginario e
Dio avrebbe potuto creare, ma non lo creò: è solamente una favola che ci può aiutare a capire ma funziona il
nostro mondo. 
Secondo Cartesio Dio creò all'inizio buona materia continua, senza alcun vuoto e fluida, c'è formata di parti
infinitamente piccole e continuamente agitata in tutti i sensi in modo caotico. l'effetto di questo movimento sulla
vista è la luce, Perciò il Trattato sul mondo s'intitolava anche trattato sulla luce. Tale materia era del tutto priva
di forme di qualità aveva come qualità soltanto l’estensione e il movimento. Cioè era una sostanza puramente
estesa, Extensa
Essendo queste due proprietà misurabili e suscettibili all'applicazione del calcolo matematico, l'universo può
essere studiato soltanto attraverso la matematica e i soliti fenomeni possibili in questo universo sono i movimenti
spaziali dei corpi materiali: non esiste un mutamento qualitativo perché non esistono qualità, nel comportamento
orientato al fine, quale la generazione o la corruzione delle sostanze: erano concezione matematica e
meccanicistica dell’universo.
Secondo Cartesio Dio ha posto alcune leggi necessarie e immutabili nella materia, le cosiddette leggi della
natura che da sole bastano a spiegare tutto ciò che accade senza che vi sia bisogno di alcun intervento divino:
sono le leggi della Meccanica già scoperte da Galilei
Secondo Cartesio, in base alle leggi della natura, il movimento della materia diede luogo necessariamente a dei
vortici, simili a quelli che si producono nei liquidi e si formarono i vari astri, compreso il sole, che ha tra i suoi
pianeti la terra e quindi si vede la teoria copernicana è sempre in base alle stesse leggi, la materia della terra si
dispose in modo che tutti gli elementi della terra si trova solo nel luogo in cui si trovano ora: il mondo è
un'immensa macchina
Il corpo umano, come quello di tutti gli altri gli animali, è composto della stessa materia di cui sono composte
tutte le altre cose e a questo corpo. Dio aggiunto, mediante creazione diretta, è un animale razionale e tutti gli
altri esseri viventi non possiedono un'anima e sono semplicemente degli automi

 etica: l'uomo, le passioni 


Per Aristotele l'uomo è un'unica sostanza di cui il corpo costituisce la materia è l'anima costituisce la forma. per
Cartesio invece l'uomo è costituito da due sostanze indipendenti l'una dall'altra
 l'anima che è una vera e propria sostanza Pensante, indipendente dal corpo e quindi sottratta al determinismo è
creata direttamente da Dio ed è dotata di volontà libera ed è immortale
 il corpo è una sostanza puramente estesa paragonabile in tutto e per tutto a una macchina funzionante secondo le
leggi della natura e quindi immortale

Secondo Cartesio anima e corpo si mettono in contatto nella ghiandola pineale: questa soluzione fu molto
criticata perché attribuisce una sostanza spirituale non è quello che azione nello spazio è un contatto con la
sostanza materiale
Poi Cartesio spiega come si formano nell'uomo le idee avventizie, cioè derivante dalle sensazioni: quando un
corpo esterno entra in contatto con il corpo umano attraverso gli organi di senso, questi subiscono una modifica
chi viene trasmessa sino alla ghiandola pineale che scuote l'anima razionale e di conseguenza si forma un'idea
corrispondente al corpo esterno: Così noi non cogliamo mai direttamente le cose esistenti nel mondo esterno, ma
vogliamo solo le idee delle cose contenute nella nostra anima. Le sensazioni non garantiscono in alcun modo la
verità delle idee che l'anima si forma in conseguenza.
Secondo Cartesio le passioni possono essere di tre tipi a seconda che nella loro formazione prevalga l'influenza
del corpo oppure l'influenza del corpo sia pari a quella dell'anima oppure se prevalga influenza della volontà
 le passioni di primo tipo sono fisiologiche e dunque la sensazione : Il piacere è il dolore
 le passioni del secondo tipo sono psicologiche E in queste si crea un equilibrio tra sensazione e volontà, per
esempio l'amore e l'odio
 Le passioni del terzo tipo sono morali mi sono quelli in cui la volontà si impone sulle sensazioni
Cartesio costruisce Dunque un'etica definitiva che consiste nell'affermare il primato della ragione sulle passioni e
dunque bisogna seguire sempre la ragione che è capace di conoscenza vera e per le pressioni bisogna seguire
quelle dove prevale la volontà, in particolare la generosità ci porta a riconoscere anche negli altri uomini la
stessa libertà che possediamo noi in virtù della ragione e quindi a istituire un rapporto di solidarietà

 il fine pratico della filosofia


La filosofia vuole riuscire a realizzare il dominio dell'uomo sulla natura: è una filosofia pratica
Il settore in cui Cartesio ritiene che si debba concentrare lo sforzo del dominio è quello della medicina, Ossia
della scienza che guarda alla conservazione della Salute perché a nulla verrà procurare all'uomo infinite
ricchezze se non sarai sciolto il problema della conservazione della vita fisica.
Un tratto tipicamente moderno è quello in cui c'è una stretta relazione tra progresso della Scienza e progressivo
arricchimento economico: in entrambi i casi i primi passi permettono di fare  app oppure l'affermazione gli altri
uomini devono concorrere alle spese necessarie affinché lo scienziato abbia tutte le risorse a disposizione per
dedicarsi alle sue ricerche.
 Cartesio Dunque è importante perché ha dato vita alla filosofia moderna: come Bacone ha indicato il fine
pratico della filosofia nel dominio della natura e ha visto che condizione necessaria per attuarlo era la riduzione
di tutti i fenomeni naturali a movimenti meccanici, Ma a differenza di Bacone ha compreso il valore che
possiede la matematica come disciplina che è capace di misurare e di operare attraverso il movimento meccanico
e ha reso quindi la matematica e modello stesso della filosofia sia pure al prezzo di alcune incoerenze nell'ambito
metafisico.
La concezione dualistica dell'uomo non è solo dovuta a non voler entrare in contrasto con la Chiesa Cattolica,
ma serve anche a provare ad assicurare all'uomo la preminenza sulla natura senza la quale su stesso dominio non
sarebbe possibile: Se l'uomo fosse soltanto Res Extensa, non si sottrarrebbe in alcun modo al determinismo delle
leggi naturali. 

PENSIERO POLITICO

MACHIAVELLI
Il primo pensatore in cui si avverte l'esistenza dello Stato moderno anche se non lo definisce esplicitamente è
stato Niccolò Machiavelli.
nel Principe Machiavelli concentra la sua attenzione sulla nuova forma di organizzazione politica nata nell'Italia
del suo tempo, cioè il Principato per descrivere come gli stati nascono, si mantengono e periscono
lo Stato viene considerato come un individuo dotato di vita propria e le leggi che si applicano allo stato sono le
leggi che valgono per la vita degli individui cioè che servono a sopravvivere e che hanno  come unico fine
semplicemente l'esistenza,  non la felicità, non vivere bene di ciascuno come diceva Aristotele, né il bene
comune Come dicevano gli scolastici
La politica di Machiavelli è autonoma dall'etica e si occupa solo della conservazione del potere: il principe deve
essere come il Leone: Egli deve sapersi avvalere della fortuna, Deve prevedere gli eventi della fortuna e fare in
modo ma che questi si era un vantaggio per lui è la capacità di fare questo è la virtù: non ha significato morale,
ma è abilità politica 
È importante notare che Machiavelli non considerava il Principato lo Stato ideale, ma il Principato era un modo
per liberarsi dalla dominazione straniera iniziata Proprio negli anni della sua vita.
Nei discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, Machiavelli Esamina non i Principati esistenti, Ma la Repubblica
che egli considera preferibile e la realizzazione esemplare si è avuta nell'antica Roma. Egli Pensa che la migliore
Costituzione sia mista, cioè comprenda un elemento monarchico, i consoli, un elemento aristocratico, il Senato è
un elemento democratico cioè i tribuni della plebe e la Costituzione migliore è quella più capace di assicurare la
maggiore stabilità allo Stato: non ci sono caratteri etici, ma solo politici, cioè di biologia sociale Come si
riscontra in alcuni autori antichi quali Polibio
Secondo Guicciardini Machiavelli si sbaglia Infatti quest'ultimo considera la storia come oggetto di leggi
immutabili, ma la storia è fatta sempre di situazioni nuove e irripetibili e la scienza politica deve cercare leggi
universali che sappiano tenere conto soprattutto delle motivazione in particolari che muovono gli uomini alle
diverse situazioni 

CAMPANELLA
Campanella concepisce l'intera realtà come pervasa di sensibilità: tutte le cose sono dotate di senso e quindi di
vita e di anima.
L'uomo è diverso da tutte le altre cose perché è dotato del senso di sé, della percezione del proprio essere, sensus
inditus,  che però rimane celato alla nostra coscienza ed è perciò chiamato sensus abditus  fino a quando l'uomo
non percepisce qualcosa di diverso da se e mediante questo è l'uomo percepisce di essere stato modificato da
un'altra cosa e solo in tal modo può prendere davvero coscienza.
secondo la metafisica di campanella tutte le cose, Essendo state fatte dal creatore,  possiedono tre qualità:
potenza, sapienza e amore.
 ogni cosa in quanto è può essere, Dunque è Potenza. Sa di essere e quindi ha Sapienza in quanto percepisce di
essere e tende a rimanere nell'essere e ama il suo essere e perciò possiede amore: la presenza di questi caratteri in
tutte le cose giustifica la magia, c'è l'intervento dell'uomo sulle forze naturali e l’astrologia Cioè l'influenza degli
Astri sulle vite umane
 la religione che appunto viene dalla parola religio unisce fra loro tutte le cose e quindi tutte le cose sono
dipendenti da Dio.
Il cristianesimo è la più alta di tutte queste religioni ed è la religione vera: la concezione politica di questo autore
è teocratica perché tutti i popoli devono essere sottomessi a Dio in un unico regno universale.
Nella Città del Sole Campanella scrive la sua utopia politica e immagina uno stato composto da uomini dediti al
culto del Sole governato in forma monarchica da un sommo sacerdote, chiamato dallo stesso sole, che prescrive i
doveri sia civili sia religiosi.
E’ un senza perché queste sono minacce all'unità dello Stato: c'è comunione dei beni e delle donne e gli stessi 
accoppiamenti sono decisi dallo Stato per migliorare la Stirpe: alla base dello Stato deve stare il lavoro, l’unica
cosa capace di differenziare i cittadini in base ai loro meriti. 

HOBBES

Il fine della filosofia


Hobbes disprezza la filosofia greca e in particolare la logica aristotelica nonché la teologia scolastica, mentre
amerà la nuova Scienza della natura: Pensava che la filosofia greca avesse insegnato a discutere ma a far sì che
ognuno decidesse secondo il proprio arbitrio anziché secondo le leggi, mentre pensava che la teologia scolastica
non si fosse limitata a trasmettere la pura Fede Cristiana, Ma che invece avete fatto ricorso alle opinioni dei
privati, cioè I filosofi: sono atteggiamenti autoritari, antidialettici e fideistici
Il filosofo pensa che la filosofia debba procurare utilità all'uomo, ma non è solo dominio nella natura, ma è
necessario per assicurare all'uomo la pace : la filosofia deve costruire scientificamente le regole del vivere
umano che poi portano al assolutismo politico che è l'unica condizione per garantire la pace.
l'unica scienza capace di fornire le basi a questa concessione politica era meccanica: solo questa è la vera realtà e
tutto il resto è semplicemente soggettivo e non esiste:su questa concezione meccanicistica fonda una nuova
Concezione della politica come scienza
 la nuova scienza politica
 il filosofo sostiene che la sola fonte della conoscenza siano le sensazioni che sono prodotti dal movimento dei
corpi esterni e si trasmettono agli organi di senso e non sono altro che movimenti meccanici. Un organismo è un
corpo dotato di movimento Vitale e tutte le passioni dell'uomo sono provenienti dall'istinto all'autoconservazione
 nel de cive  il filosofo parte dal presupposto che l'uomo sia un individuo preoccupato solamente di conservare il
proprio moto Vitale, cioè di sopravvivere: ogni uomo agisce in modo totalmente egoistico e si comporta verso
gli altri  come un lupo: Homo hominis lupus.  condizione di natura di Tutti contro tutti
 è una concezione totalmente contraria quella aristotelica: La condizione primitiva dell'uomo è l'opposto della
cultura. Tuttavia proprio per natura l'uomo non può sopravvivere allo stato naturale perché a causa della guerra
di Tutti contro tutti è continuamente in pericolo: l'uomo si mette d'accordo con gli altri individui e decide di
rinunciare al diritto su tutto per riuscire a sopravvivere
il procedimento di Hobbes è deduttivo: parte dalla premessa dello stato di natura Da quale in base alle leggi
naturali si deduce la necessità di uno stato diverso e successivo che è lo stato civile, la creazione della società:
quest'ultimo è un corpo artificiale. La decisione di passare dallo stato naturale allo stato civile e rappresentato dal
contratto sociale.

Questo contratto sociale non è sufficiente a costituire la società politica perché i patti non vengono mantenuti se
non c'è un potere coercitivo che stringa rispettarli ed è dunque necessario il patto di soggezione Con quale i
contraenti denunciano ai propri diritti tranne al diritto alla sopravvivenza, consegnandoci totalmente le mani di
un sovrano che non è vincolato da questo patto e non è tenuto a rispettare le leggi nemmeno da lui stesso poste.
 lo stato è un'unica persona , il sovrano, nella quale si assumono tutte le altre persone cioè i sudditi: ha per unico
fine la difesa della Pace interna e quindi deve mantenere l'ordine pubblico che è la condizione della
sopravvivenza fisica dei sudditi. 
Con questa dottrina il filosofo diventato il massimo teorico dello Stato moderno: non era strettamente
monarchico, Cioè lui preferiva il re, Ma stabilirà che può essere anche un dittatore eletto anche un'assemblea, per
esempio il Parlamento: L’importante è che fosse in grado di assicurare l'ordine pubblico.
Nel Leviatano insiste sui rapporti tra lo Stato e la chiesa perché questi soprattutto in quest'epoca assumevano i
caratteri di contrasti politici ed erano causa di guerre civili.
il sovrano è chiamato anche Dio mortale perché essa rappresenta Dio sulla terra e il Monarca detiene, oltre la
Suprema autorità, anche la Suprema autorità religiosa ed è anche capo della chiesa e pertanto il potere di
legiferare di nominare i vescovi: ossia è favorevole alla struttura della chiesa anglicana che la più conforma
questa dottrina e definisce la Chiesa Cattolica Il regno delle tenebre perché riconosce con l'autorità il Papa che
diverso come sovrano dallo Stato punto.
Alta espressione delle tenebre sono le università perché vi insegnano le dottrine di Aristotele

logica, fisica ed etica


Nel de corpore e nel de homine espose la sua filosofia dei corpi inanimati, cioè la fisica è quella dei corpi
animati, quindi l'etica: ad entrambe dovete premettere una logica di tipo nominalistico secondo la tradizione
dell'occamismo.
Ritiene che la sua conoscenza è valida se la sensazione la quale ha sempre un carattere particolare e i concetti
non sono altro che immagini delle cose esterne prodotte dalle sensazioni e pertanto sono anch'essi particolari,
mentre solo i nomi che sono segni per mezzo dei quali vengono indicati più concetti, hanno carattere universale:
I nomi sono puramente convenzionali e le proposizioni sono semplici unioni di nomi e hanno anche’esse un
carattere convenzionale.
Non esiste alcuna conoscenza universale e i ragionamenti non sono altro che calcoli.

Questa Concezione nominalistica riveste anche la matematica in quanto forma di ragionamento: la matematica è
nostra costruzione: se principi sono convenzionali pertanto non consente di conoscere la realtà fisica: alla base di
questa concezione il presupposto che ne conosciamo solo ciò che facciamo: verum ipsum factum , quindi
l'applicazione della matematica alla fisica compiuta da Galilei conferisce alla conoscenza fisica sono un valore
ipotetico e l'unica verità certe della fisica sono i corpi in movimento perché attestati dalle sensazioni mentre le
leggi fisiche sono semplici ipotesi.
Questo però non toglie che il filosofo costruisca la sua fisica in modo meccanicistico deterministico a mettendo
connessioni necessarie di cause ed effetti, mentre non esistono come per Cartesio cause finali.

Nega l'esistenza del vuoto a mettendo che i corpi si spostano all'interno di una materia fluida ed omogenea e
sostiene che la caduta dei gravi si è causata dall'attrazione esercitata su di essi dalla Terra. Col passare del tempo
ritiene la fisica sempre più autonoma rispetto alla matematica
Pensa che l'uomo sia semplicemente un corpo dotato di movimento Vitale e esclusivamente tendente a
conservare questo movimento: tutto è determinato dalla necessità è l'uomo ha solo la libertà di fare ciò che
necessariamente vuole: l'unica etica possibile è un'etica convenzionalistica Secondo la quale i valori di bene e di
male, giusto ingiusto Sono relativi soltanto all'utilità degli individui e alle circostanze. fu accusato di ateismo,
ma dice che l'esistenza di Dio fosse materia di pura Fede e non di conoscenza anche se Dio, se esistesse,
dovrebbe avere egli stesso un corpo.

ILLUMINISMI

Il significato della rivoluzione scientifica:

Tra 500 e 600 si verificò una vera e propria rivoluzione scientifica: la principale differenza  tra la scienza
medievale, che era in continuità con quella aristotelica, era che quest’ultima era qualitativa e finalistica, mentre
dopo la rivoluzione scientifica questa diventò quantitativa e meccanicistica: cominciò ad indagare soltanto gli
aspetti quantitativi, cioè misurabili, della realtà e si serve soltanto di cause efficienti, quelle cause che spiegano
in movimento meccanico cercando di ridurre a questo tutti gli altri tipi di mutamenti 
il modello della Scienza aristotelica è biomorfico, cioè gli organismi viventi hanno tanti organi miranti ad un
fine, Mentre nella scienza moderna Il modello è meccanico: il corpo e la macchina composta da molti ingranaggi
e si trasmette il movimento attraverso un'azione materiale dell'uno sull'altro
Secondo Keplero, Galilei e Cartesio l'unica scienza Antica in grado di giungere a conclusioni necessarie era la
matematica. Questi volevano ottenere in tutte le altre scienze le stesse dimostrazioni che erano tipiche della
matematica e dunque volevano capire la matematica lo studio della natura.
Giacché i sensi possono comunque ingannarci e noi dobbiamo partire dai questi, dobbiamo aiutarli attraverso
degli strumenti di osservazione che aumentano la capacità degli organi di senso mediante esperimenti e la sintesi
della dimostrazione matematica e la necessarietà dell’esperimento è proprio alla base del metodo matematico
sperimentale tipico della Scienza moderna.
La scienza diventa così un mezzo per dominare la natura e soppianta la magia rinascimentale. La la rivoluzione
scientifica è stata resa possibile dalla nascita della borghesia, composta da individui che lavorano per se stessi e
che quindi cercano di arricchirsi sempre più attraverso lo sfruttamento delle Forze della natura. Secondo altri
invece la rivoluzione scientifica sarebbe dipesa dal imporsi definitivo della concezione Cristiana sulla
concezione antica, reso possibile soprattutto dalla Riforma Protestante la quale ha portato escludere dalla natura
ogni residuo di divinità rendendo la natura totalmente disponibile all'intervento trasformatore dell’uomo.

BOYLE
Boyle nacque in Irlanda, viaggiò per l'Europa e conobbe la scienza galileiana per poi trasferirsi e stabilirsi nel
1654 a Oxford dove entra nel gruppo dei filosofi sperimentali dove si dedicò a ricerche di fisica e di chimica e
dimostrò anche l'esistenza del vuoto.
Boyle attribuisce alla conoscenza della natura una priorità agli esperimenti, tuttavia ammette che questi debbono
essere guidati da un'ipotesi formulata dalla ragione: apprezza così il metodo di Cartesio e si vede quindi che
come Galilei è favorevole ad una sintesi di ragione l'esperienza
Boyle professò una visione meccanicistica della natura anche se la considera sempre come un'ipotesi aperta e
aggiunse la propria teoria corpuscolare secondo cui è la base dei corpi fisici non esistono elementi
qualitativamente caratterizzati, ma solo corpuscoli sempre ulteriormente divisibili e trasformabili.
L’esistenza e la natura di Dio è un argomento di portata superiore a quella della ragione quindi non possiamo
conoscere Dio, ma non possiamo nemmeno escludere la sua esistenza.

LOCKE

Legge naturale e tolleranza religiosa


Nei saggi sulla legge di natura sostenne l'esistenza di una legge naturale universale stabilita da Dio e conoscibile
da tutti gli uomini mediante il lume della ragione il cui rispetto si risolve in un vantaggio per tutti. Questa
dottrina si avvicina alla concezione aristotelico tomistica portata in Inghilterra da fortescue e hooker  e si
allontana dal giusnaturalismo laico di Groszo e dal giusnaturalismo pessimistico di Hobbes.
Nel saggio sulla tolleranza, deluso per l'irrigidimento assolutistico della monarchia, si schiera a favore della
tolleranza religiosa giustificando l'intervento del magistrato civile solo nelle materie religiose che possono
avere ripercussioni sulla vita della società ma escludendo da tutti gli aspetti della religione che hanno a che fare
soltanto con la vita privata: lo stato non ha alcun diritto di intervenire nella vita privata dei singoli

In questa dottrina è evidente la caratteristica del liberalismo di tendere a separare l'ambito Civile da quello
religioso e relegare la regione esclusivamente nella sfera della vita privata

Locke nega però la tolleranza nei confronti cattolici perché sono sudditi di un altro sovrano e sono dunque
potenziali traditori e agli atei che non riconoscendo Dio non riconoscono nemmeno la legge naturale da Dio
istituita.

La  concessione empiristica della conoscenza


Locke analizza la conoscenza umana Nel saggio sull'intelletto umano. Locke intende i contenuti della mente,
cioè le idee, accumulando a questa designazione sia le nozioni razionali sia quelle sensibili: le idee di Platone e i
concetti aristotelici non c'entrano niente con questo termine, Infatti le idee qui sono come per Cartesio delle
rappresentazioni, delle immagini mentali che prendono il posto delle cose e costituiscono ciò che si conosce.
Locke a differenza di Cartesio esclude che ci possono essere idee innate, Il che è evidente dal fatto che sono
sconosciute ai bambini e Agli ignoranti e ai diversi popoli a seconda della loro cultura: la mente umana è un
foglio bianco e tutte le idee vengono dall'esperienza e non hanno altre garanzie di certezza che l'esperienza
aspetta: Questo è l'empirismo di Locke
L'esperienza è di due tipi: la sensazione, o esperienza esterna di corpi fisici esistenti fuori di noi e la riflessione,
o esperienza interna di fatti psichici esistenti dentro di noi: questi tipi di esperienza producono idee semplici e
sono corrispondenti a singole qualità dei corpi fisici o a singoli fatti psichici
Le qualità dei corpi fisici poi possono essere oggetto di una singola sensazione, come il colore oppure di più
sensazioni come la solidità, l'estensione o la figura. Queste ultime tre sono qualità primarie inseparabili dai corpi
e cause dirette di sensazione e pensa che le qualità secondarie invece producano una sensazione solo qualità
primaria. questa distinzione corrisponde a quella fatta da Galilei da Cartesio tra qualità oggettive esistenti nei
corpi e qualità soggettive esistenti solo nei nostri pensi.
Quando molte idee semplici si raggruppano insieme si forma un'idea complessa: non sono idee Generali o
universali come i concetti aristotelici perché hanno sempre un contenuto particolare e universale, sono soltanto i
nomi, perciò segue il nominalismo di Hobbes. Le idee complesse possono essere idee di sostanze, cioè di cose
esistenti in sé stesse, di modi, cioè di affezioni distinti nelle sostanze o di relazioni intercorrenti tra le sostanze
Secondo Locke noi non abbiamo mai direttamente esperienza di una sostanza perché questa non è un'idea
semplice, cioè derivante direttamente da una sensazione e questo non aiuta, ma solo singole qualità e dunque
quando le idee semplici si raggruppano costantemente insieme noi Formiamo l'idea complessa di qualcosa che le
sostiene e le tiene unite, Cioè un sostrato comune alle varie qualità che però è oscuro in quanto esistente ma non
conoscibile e al quale corrisponde un'idea complessa che ha stravolto oscura e confusa mente le idee semplici
delle cose sono chiare e distinte.
Per Locke non conosciamo mai le stanze reali delle cose, come per Galilei, di ciò che esprimiamo nelle
definizioni sono solo delle essenze nominali, cioè significati dei non mi stessi necessari per identificare le
sostanze.
Anche le idee quando si riferiscono a cose esistenti fuori di noi non sono mai chiare e distinte, ma hanno
continuamente bisogno di essere verificate attraverso l’esperienza. Perciò le scienze della natura hanno valore
solo sperimentale, non valore assoluto perché le loro conclusioni devono essere confermate, per essere valide,
attraverso esperimenti

Solo le idee di relazioni a noi perfettamente note, come le relazioni matematiche che esistono solo nella nostra
mente o quelle stabilite dalle leggi morale che sono rivelate da Dio o fatte dagli uomini possono essere
conosciute con assoluta chiarezza per mezzo dell'intuizione ed è la dimostrazione e pertanto solo la matematica e
la morale sono dotate di necessità assoluta
Il fatto di essere intelligenti implica la nostra esistenza e l'identità della persona umana dipende esclusivamente
dalla coscienza che essa ha di sé e la permanenza di tale identità dipende non dal suo essere una sostanza, perché
la sostanza inconoscibile, ma dalla permanenza della sua coscienza, Cioè dalla memoria.
La presenza di Dio ha bisogno della dimostrazione e Locke la dimostra attraverso l'idea della causalità. Quanto
all'esistenza degli altri corpi deve essere garantita dalla sensazione e non può garantire nulla invece può garantire
l'esistenza di altri spiriti

il pensiero  etico
Locke oscilla tra concezione dell'etica come scienza dimostrativa è una concezione di tipo empiristico
alla prima possiamo dedurre dalla legge divina le norme del nostro comportamento e in base alla seconda egli
osserva che gli uomini agiscono sempre in vista del piacere, ovvero verso l'utile, cioè col bene e per eliminare il
disagio che proviene dalla mancanza di qualche cosa, l'etica deve quindi indicare le norme da seguire per
ottenere il maggior numero possibile di piaceri, cioè la felicità.
la conciliazione per le due diverse concezioni è data dalla legge naturale: questa, in quanto creata da Dio, è
espressione della sua volontà e quindi conforme alla legge divina e dall'altro è quella che spinge gli uomini ad
agire in vista del piacere: per riconoscere la legge naturale bisogna Quindi seguire la propria inclinazione al
piacere, ma non immediatamente, ma ragionando, cioè tenendo conto della complessità dei rapporti che si
stabiliscono tra diversi beni.

il liberalismo politico
Fonda Il liberalismo moderno. nei primi due trattati sul governo polemizza contro Filmer, il quale nel Patriarcha
aveva sostenuto che la società politica doveva essere organizzata come una famiglia i cui membri sono diseguali
per natura e devono obbedire al padre che gode su di essi di poteri assoluti e quindi questo sosteneva che i
sudditi devono essere sottomessi al monarca che, discendendo per via ereditaria da Adamo, che riceve la sua
autorità da Dio stesso e concede l'autorità a tutti i suoi legittimi successori e quindi regna un diritto divino.
il filosofo inglese ribatte però che Adamo non ricevette da Dio un'autorità assoluta su tutti gli uomini, che gli
uomini sono per natura tutti uguali e quindi nemmeno il padre possiede pieni poteri sulla sua famiglia e infine
che la solita politica si basa non sul diritto Divino ma sul consenso di tutti.
 nel secondo Trattato sul Governo il filosofo polemizza contro Hobbes sostenendo che per natura gli uomini
sono animati da tendenze socievoli cioè tendono a vivere aspirando ciascuno la massima libertà e procurandosi
ciascuno una certa proprietà: la vita, la libertà è la proprietà fanno parte dei diritti naturali. Il diritto di proprietà
si fonda secondo Locke sul lavoro: Se la terra fosse stata data da Dio a disposizione di tutti, ciascuno col proprio
lavoro la ha modificata e vi ha introdotto la sua persona.
Poiché gli uomini a volte si allontanano dal autentico stato di natura minacciando la proprietà, libertà è la stessa
vita degli altri uomini si rende necessaria un'autorità che impedisca tutto questo passando dallo Stato di natura
allo stato civile: quest'ultimo non è la negazione del primo come per Hobbes: l'autorità serve a tutelare lo stato
naturale e viene instaurata mediante il contratto sociale che espressione del consenso di tutti i cittadini. Gli
uomini non rinunciano a nessun diritto naturale, ma affidano la loro difesa ad un sovrano che si impegnerà a
rispettare la vita e la libertà dei suoi sudditi e a difendere le loro proprietà. il contratto viene garantito da una
Costituzione che vincola sia il sovrano sia i sudditi che sancisce la divisione dei poteri. L’insieme dei poteri
forma allo stato il quale è distinto della società civile e non deve interferire nella vita privata dei cittadini.
qualora lo Stato Violi qualcuna di queste libertà i cittadini hanno il diritto di ribellarsi. Questa teoria è chiamata
liberalismo politico ed è opposta allo salutismo politico di Hobbes.
Locke pensa che, già che è stata inventata la moneta, la proprietà può essere accresciuta in misura illimitata
senza fare alcun danno agli altri e lo stato non deve porre limiti alle iniziative economiche dei cittadini, ma
lasciare che queste si sviluppino liberamente: al liberalismo politico si accompagna Dunque il liberismo
economico.

 il pensiero religioso


  nella ragionevolezza del Cristianesimo sostiene che il cristianesimo è una religione ragionevole perché i suoi
contenuti sono razionali E perché essi sono al di sopra delle capacità conoscitive della ragione e non sono
irrazionali perché si fondono sulla rivelazione proveniente da una fonte degna di credito, Cioè Dio stesso, del
quale la ragione può dimostrare l'esistenza e la credibilità
se poi ci fosse qualcosa di irrazionale nella religione cristiana, nessuno sarebbe tenuto a credervi: il cristianesimo
consiste essenzialmente Nel messaggio di salvezza annunciato da Cristo e non ha bisogno di complicato
spiegazioni teologiche: la sua morale è conforme alla legge naturale e porta a un culto Inferiore. Come in Boyle,
vediamo la preoccupazione di tenere separato l'ambito della ragione da quello della fede anche se è innegabile
certo primato della ragione per il fatto che adesso aspetta di decidere quali contenuti della fede siano accettabili
quali non lo siano.

Che cos'è l'Illuminismo?


E’ una tendenza filosofica prevalente nel XVIII secolo fondata sulla convinzione che la ragione è alla luce
capace di illuminare o rischiarare l'umanità liberandola dalle tenebre dell'ignoranza, della superstizione e del
pregiudizio
La ragione non è metafisica, con cui Cartesio Spinoza e leibniz hanno elaborato i loro Sistemi, ma la ragione
scientifico tecnica di cui si sono serviti Galilei e Newton per costruire la scienza moderna: è una ragione che non
si oppone alla esperienza, ma la presuppone e si muove quasi esclusivamente nell'ambito di questa come avviene
nella filosofia sperimentale
 caratteri Generali dell'illuminismo sono:
• fiducia nella ragione, cioè un sapere puramente il naturale costruito interamente dall'uomo e rifiuto di ogni
rivelazione soprannaturale
•  esaltazione della libertà dell'uomo contro ogni forma di autoritarismo sia di carattere religioso che di carattere
politico
• la convinzione che esista una natura umana immutabile costituita appunto dalla ragione sulla quale si fondono
i principali diritti
• la convinzione che  la storia sia essenzialmente un progresso sia dal punto di vista materiale, sia da quello
conoscitivo e persino da quello morale
• la tendenza a divulgare il sapere
Fu soprattutto la filosofia della classe Borghese impegnata la rivendicazione dei propri diritti contro il clero e la
nobiltà: è la filosofia dei Liberali e dal punto di vista religioso la filosofia dei liberi pensatori, disposti ad
accettare dalla religione solo ciò che è dimostrabile razionalmente oppure pronte rifiutare qualsiasi religione

Le idee dell'illuminismo trovarono espressione nella massoneria, società segreta che imita nel nome della
corporazione medievale dei muratori. Ad essa aderirono grandissimi filosofi e musicisti e politici.
L'illuminismo nacque in Inghilterra perché lo sviluppo fu favorevole Grazie all'installazione della monarchia
costituzionale e raggiunse la sua forma più compiuta in Francia con la rivoluzione francese, in Germania ed in
Italia

 il deismo e i suoi critici


La  prima caratteristica dell'illuminismo fu il deismo: sono accettabili della fede solo gli aspetti razionali, ossia
la religione naturale, mentre vanno respinti quelli rivelati, cioè i dogmi e misteri. Il deismo fu favorito dal
proliferare di varie confessioni cristiane e suo precedente immediato fu la ragionevolezza del Cristianesimo di
Locke che assunse la tendenza a valutare il cristianesimo alla luce della ragione.

Toland fu il primo a dichiararsi deista ed esclude dal cristianesimo tutti gli elementi soprannaturali rendendolo
così un insegnamento essenzialmente morale senza misteri e senza Chiesa. Nelle sue ultime opere si orientò
verso l'esistenza di una materia dotata di movimento intrinseco e quindi verso un panteismo.
Collins identificò la ragione con Libero Pensiero, inteso come esclusione di ogni verità sopra la quale e affermò
che solo questa è in grado di assicurare un comportamento virtuoso
Tindal sostiene che il Vangelo non è altro che la riproposizione di una legge morale antica quanto la creazione,
cioè la morale naturale la quale è sufficiente a regolare il comportamento degli uomini ed è superiore a qualsiasi
religione per rivelata
Clarke  è uno degli esponenti e sostiene che la ragione può dimostrare con metodo matematico l'esistenza e gli
attributi di Dio, ma contro i deisti afferma che tutto questo è solo un preludio all'accettazione della rivelazione.
Egli però negherà Il mistero della Trinità aderendo alla Setta degli unitariani.

I critici del deismo come swift e butler  sostengono che, sebbene sia possibile dimostrare l'esistenza di Dio
razionalmente e l'immortalità dell'anima, la ragione non è sufficiente a spiegare l'intera realtà e perciò ha bisogno
di essere integrata dalla rivelazione. Tra l'ordine naturale e quello soprannaturale esiste una perfetta analogia
perché entrambi sono opera di Dio, Perciò come si accetta l'uno si deve accettare anche l’altro. Buon esempio di
questa analogia era la coscienza morale che con la sua approvazione delle azioni buone e la riproduzione di
quelle cattive conferma la concezione Cristiana del paradiso e dell'inferno.

  l'etica del sentimento morale e i suoi critici


Intento attivo dell'illuminismo inglese è quello di costruire un'etica autonoma dalla religione, quindi puramente
naturale punto alcuni autori cercarono di costruire l'etica sul sentimento morale, cioè solo la capacità innata che
l'uomo avrebbe di distinguere il bene dal male: l'iniziatore di questa tendenza fu anthony ashley cooper 
questo sostiene che l'anima possiede un robusto senso della bellezza e della moralità per mezzo del quale è in
grado di distinguere le azioni nobili da quelle turpi e di provare ammirazione per le prime e disprezzo per le
seconde: il bene e il male non sono dimostrati dalla ragione, ma percepiti immediatamente così come la bellezza.
Il sentimento morale deve essere di fondamento alla religione e non dipendente da essa. Per comportarsi bene
bisogna quindi seguire le inclinazioni della propria natura, quelle rivolte al bene proprio e al bene altrui. Di
queste due tendenze devono essere equilibrate tra loro perché solo in questo equilibrio si raggiunge la felicità.
Il suo discepolo Hutcheson  sostiene che oltre al senso della Bellezza ne possediamo anche in senso morale, cioè
la disposizione a provare piacere nella contemplazione delle azioni virtuose indipendentemente dall’utilità che
ne possiamo ricavare: non sentimento di benevolenza verso gli altri che ci spinge ad a trovare la maggior felicità
del maggior numero di persone
Un critico dell'etica del sentimento morale può essere considerato invece Bernard de Mandeville noto per la
favola delle api, ossia i vizi privati come  benefici pubblici nella quale egli descrive due fasi successive della vita
di un alveare: Nella prima fase le api si comportano in modo vizioso, ma l'alveare nel suo complesso risulta
prospero. Nella seconda fase le api si ravvedono e decidono di comportarsi in modo virtuoso è l'alveare decade
nella più squallida miseria e diviene facile preda dei nemici. Secondo Mandeville i vizi privati si risolvono in un
beneficio pubblico, mentre le virtù portano solo all'infelicità generale: si riferiva all'economia capitalistica basata
sulla libera concorrenza e per questo può essere considerato un precursore della Scienza Economica Moderna.

HUME
Il progetto di una scienza dell'uomo
Hume fin dalla giovinezza voleva costruire una nuova filosofia, che trovò la sua prima espressione nel trattato
sulla natura umana: essa consisteva in una scienza della natura umana realizzata con lo stesso metodo con cui
Newton aveva costruito la scienza della natura fisica. I fenomeni che questa scienza doveva descrivere erano i
fenomeni morali, i quali dovrebbero essere ricondotti ad una natura comune a tutti gli uomini e doveva dunque
diventare la sintesi di tutte le scienze morali: etica, politica, estetica e religione naturale
E’ evidente il carattere illuministico di questo progetto sia per la considerazione della Scienza sperimentale come
unica fonte di conoscenza sia per la presupposizione di una comune natura umana.
 impressioni e idee
Sulla scia di Locke e di Berkeley, Hume concepiva l'esperienza come costituita esclusivamente da sensazioni e
da idee, Solo che per Hume non c'è differenza tra le une e le altre se non il grado di vivacità e di forza : egli
Chiama col nome di impressioni al fine di sottolineare la maggiore forza e lascia il nome di idee alle immagini
delle sensazioni
Le idee derivano dalle impressioni e sono tutte particolari per cui non ha senso parlare di concetti universali.
Hume nota che le idee tendono ad associarsi tra di loro, cioè hanno una tendenza analoga all'attrazione reciproca
fra i corpi, cioè la forza di gravità. Anche questa attrazione è governata da leggi precise: la legge di somiglianza,
la legge di continuità spazio-temporale e infine la legge di causalità. In base a queste leggi per esempio quando
abbiamo tante idee di cose particolari simili le associamo e per abitudine le colleghiamo con lo stesso nome e
dunque un universale, ma non corrisponde a nessuna idea universale, è semplicemente un insieme che indica
molte cose.

Alle relazioni tra idee hume e riconduce tutte le proposizioni della matematica, le quali sono valide
Necessariamente, ma come Locke e berkeley non ritiene che la matematica sia applicabile alla fisica perché
quest'ultima ha a che fare NON con le relazioni tra idee e, ma con questioni di fatto 

Critica dell'idea di causalità


La causalità è la connessione che si stabilisce in questioni di fatto tra le idee di due cose particolari: per esempio
l'idea di fuoco e l'idea di fumo in base alla quale la prima è considerata causa e la seconda effetto
Hume osserva che trattandosi di questioni di fatto la connessione deve essere ricavata dall'esperienza, Ma
l'esperienza a testa semplicemente che ogni qualvolta c'è del fumo non lontano da esso c'è anche del fuoco e la
successione temporale, ma non attesta la connessione necessaria per le due cose: non è contraddittorio infatti e si
possa essere del fumo senza fuoco o del fuoco senza fumo 
secondo Hume noi diciamo che una cosa è causa e l'altra è l'effetto per abitudine perché siamo abituati a vedere
che ogni qualvolta c'è del fumo c'è anche del fuoco e crediamo che il fuoco sia effettivamente causa del fumo: la
fisica è fondata su una semplice credenza quindi le sue leggi non hanno un valore necessario ma solo un valore
probabile e la credenza di cui parla hume non è un effettiva conoscenza, cioè un'impressione, perché non deriva
dall'esperienza, Ma è solo un sentimento. Tuttavia un'impressione innaturale che appartiene per natura a tutti gli
uomini ed è ciò che è fonte di ogni certezza per la natura umana
Hume critica anche l'idea di sostanza che noi abbiamo a proposito dei corpi esterni E a proposito di noi stessi,
cioè la sostanza materiale e la sostanza spirituale.
noi non abbiamo alcuna esperienza dell'esistenza di corpi materiali intesi come sostanze, ma abbiamo
impressioni solo del colore, della forma, della solidità, del peso e l'etica dunque non può fondarsi sulla ragione.
Per questo non possiamo affermare che le sostanze materiali esistano: hume porta all'estremo l'affermazione di
Locke secondo cui la sostanza non è altro che il suo strato scuro delle qualità.
noi crediamo nella esistenza dei corpi per abitudine e la stessa esistenza dei corpi e dunque oggetto di credenza,
esattamente come lo è l'idea di causalità
Hume supera anche Berkley, che credeva che fosse fuori discussione la non esistenza della sostanza spirituale,
Ma secondo hume noi non abbiamo esperienza del nostro io, ma solo dei nostri stati di coscienza: noi non siamo
una sostanza sempre identica a se stessa, ma siamo soltanto un fascio di impressioni e si susseguono nel tempo:
se io fossi una sostanza tutte le cose le quali non sono altro che impressioni sarebbero modi di questa sostanza e
ti avrebbe pertanto una concezione panteistica come quella di Spinoza.
A causa di queste dottrine hume è accusato di scetticismo, ma riteneva di essere uno scettico moderato perché
non negava l'esistenza dei corpi, ma soltanto una loro conoscibilità e vi sostituiva una serie di credenze e in
questo modo riteneva di avere costruito l'autentica scienze dell’uomo.

 la morale
L'intento di Hume non era solo quello di spiegare i fenomeni psichici, ma anche quello di costruire una morale:
nel trattato sulla natura umana e nelle ricerche sui principi della morale svolge un'analisi delle passioni: le
passioni non sono derivanti dall'esperienza, ma da altre impressioni e la stessa volontà per hume non è altro che
una passione la quale nasce dall'impressione che noi abbiamo di produrre qualche movimento del corpo o
qualche idea della mente ed essa è libera solo nel senso che non è soggetta a costrizioni esterne.
Le impressioni non dipendono in alcun modo dalla ragione e la ragione dunque è impotente nell’ orientare le
azioni umane, come nella facoltà di conoscere i fatti, me la ragione puoi dire soltanto come una cosa è e non
come deve essere 
Per questo pensiero è stato considerato l'autore della legge di Hume, secondo la quale è vietato dedurre da
proposizioni descrittive proposizioni prescrittive e quindi l'etica non può fondarsi su nessuna conoscenza perché
il mondo della conoscenza e quello dell'azione sono separati l'uno dall'altro: passare da proposizioni formulate
col verbo essere a proposizioni in formulate col verbo dovere è scorretto dal punto di vista logico.
Secondo Hume la  la l'amore si sul sentimento morale, cioè se la propensione proprio della natura umana a
provare un senso di compiacimento di fronte all'azione virtuose in un senso di ripugnanza di fronte alle azioni
malvagie: è un sentimento disinteressato che ci spinge ad agire non solo in vista del nostro utile, ma anche in
vista dell'utile altrui: una delle passioni caratteristiche della natura umana e la simpatia, la benevolenza degli altri
l'uomo Infatti è per natura socievole contrariamente a quanto affermava Hobbes e quindi desidera l'approvazione
degli altri e né teme la disapprovazione

 Politica e religione
Sostenendo che l'uomo è un animale sociale, rifiuta la spiegazione contrattualistica della società avanzata da
Hobbes e da Locke ritenendo che la società esistente sia perfettamente naturale, cioè conforme alla natura umana
il maggior utile possibile per il maggior numero di persone proposto come fine all'etica costituisce per hume
anche la giustizia e consiste nel garantire a ciascuno la possibilità di godere liberamente la sua proprietà privata.
È favorevole ad una Costituzione mista
Nella storia della religione naturale e nei dialoghi sulla religione naturale, Hume dice che la religione non ha
alcun fondamento razionale e che tutti i tentativi di dimostrare l'esistenza di Dio non sono validi perché si
fondano sull'estensione dell'idea di causalità al di fuori dell'esperienza e che non è ammissibile: anche la
religione si fonda puramente sui sentimenti, in particolare sul sentimento di terrore provato dagli uomini
primitivi di fronte a certi fenomeni naturali che hanno portato gli uomini ad immaginare l'esistenza di essere
simili a loro responsabile dei fenomeni, nacque così il politeismo da cui deriva il monoteismo che Tuttavia ha
conservato tracce del politeismo nel culto dei Santi e nella credenza degli Angeli e dei demoni. Hume non
tuttavia non condivide nemmeno l'ateismo perché afferma che un popolo privo di religione non può esistere o se
esistesse, sarebbe del tutto simile ad un popolo di bruti

ILLUMINISMO FRANCESE
In Francia l'Illuminismo assunse caratteri radicali: infatti in Francia c'era un regime assolutistico e le tendenze
liberali si erano già diffuse dall’Inghilterra. Qui erano totalmente represse e anche la religione cattolica era usata
come mezzo per mantenere il potere politico: questo portò anche all'ateismo e al rifiuto del deismo.
Iniziò quindi una di una divaricazione profonda tra cristianesimo cultura moderna
Un carattere tipico dell'illuminismo francese è l'enciclopedismo, Ovvero la divulgazione del sapere, Infatti si
pensava che la diffusione della cultura avrebbe liberato il popolo dai pregiudizi soprattutto religiosi e avrebbe
portato ad una trasformazione della società nel senso di una maggiore Libertà religiosa e politica.
nacquero i philosophes,  intellettuali impegnati nella vita politica che mettevano le loro idee al servizio della
divulgazione della cultura. il genere letterario preferito dai philosophes  era il Trattato e le enciclopedie 

MONTESQUIEU
Introdusse in Francia Il liberalismo ispirato alla costituzione inglese.
Le diverse forme di regime politico sono riconducibili a democrazia, monarchia e dispotismo
la democrazia si fonda sulla virtù dei cittadini ed è adatta a popoli di piccole dimensioni. la monarchia, intesa
come costituzionale, si fonda sull'onore, cioè solo La fedeltà di sudditi ed è adatta ai popoli più vasti
il dispotismo si fonda sulla paura ed è la forma più corrotta di governo ed è realizzato in Cina, in Russia
nell'Impero Ottomano, ma anche in Francia con l’assolutismo
 in una democrazia C'è la suddivisione dei poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario: il potere legislativo e
affidato al parlamento che non deve avere potere esecutivo per non correre il rischio di istituire Leggi tiranniche,
il potere esecutivo deve essere affidato al governo che non deve assumere anche potere legislativo e il potere
giudiziario che deve essere affidato ai magistrati.   Egli si muove nella direzione di un riformismo moderato.
Interessante la riflessione sull'influenza del clima nella forma di governo secondo le quali i popoli settentrionali
hanno molte virtù e poche passioni, quelli meridionali in molte passioni e poche virtù mentre nei climi temperati
sono mescolanza di entrambe.

A proposito delle diverse religioni: il protestantesimo è adatto slle repubbliche, il cattolicesimo le monarchie e
l'islamismo ai dispotismi

VOLTAIRE
Aderì alla meccanica newtoniana, riuscendo ad imporla sulla cultura francese al posto della fisica cartesiana. A
questa unisce anche una forma di deismo, ma negando la possibilità per l'uomo di conoscerne l'esistenza e di
stabilire con esso dei rapporti personali.
Assunse le posizioni di Locke, negando la possibilità di spingere conoscenze oltre l'esperienza e proponendo
quindi una forma di scetticismo: rifiutò ogni forma di religione rivelata, ma combatté anche ogni forma di
ateismo.
All'inizio Voltaire aderì a una forma di un moderato ottimismo che trovò espressione nelle lettere filosofiche e
può condensata nell'espressione “va tutto bene”: criticò il pessimismo di Pascal, affermando che l'uomo non è
affatto un mistero, ma può essere spiegato. Dopo il terremoto di Lisbona, Voltaire cambiò opinione e si fece
portavoce di un moderato pessimismo: “non si può dire va tutto bene, ma un giorno tutto andrà bene.”

Si occupò anche di politica, ma la sua ricerca non porto però ad una vera forma di liberalismo costituzionalistico
di tipo inglese, ma ha un dispotismo illuminato, incarnato da Federico di Prussia, cioè la necessità che i monarca
promuovesse spontaneamente riforme.
Nella propaganda illuministica rientra la critica all'intolleranza religiosa che si è espressa negli scritti di esegesi
biblica, intesa dimostrare l’inautenticità dei Testi Sacri. Tenne una concezione razionalistica della storia
contraria a qualsiasi spiegazione di un tipo provvidenzialistico.

Gli enciclopedisti Diderot e d'Alembert


Una delle maggiori espressioni dell'illuminismo francese fu l’enciclopedia, pubblicata a partire dal 1750 sotto la
direzione prima di Diderot e d'Alembert e poi solo Diderot con la collaborazione dei più famosi filosofi tra cui e
Montesquieu, Voltaire, Russeau e moltissimi altri.
Dopo la pubblicazione dei primi 7 volumi, la prosecuzione dell'Opera fu vietata dalle autorità politiche e
condannata anche da papa Clemente XIII, ma in seguito potrà essere completata.
Per una raccolta puramente quantitativa di tutte le conoscenze scientifiche allora possedute, basata sulla
convinzione che la divulgazione della Scienza sia una liberazione dell'umanità e di progresso morale e politico:
esso non vuole esporre tutto ciò che si è pensato nei secoli, ma soltanto ciò che si è pensato di vero ossia ciò che
è dimostrabile alla luce della fisica newtoniana e della filosofia di Locke e si fonda sulla convinzione che la
scienza abbia rappresentato il trionfo della ragione sulle barbarie e sull'ignoranza nel Medioevo.
C'è grande fiducia nel progresso continuo illimitato delle conoscenze. Infatti lo stesso Diderot afferma che
l'opera dovrà essere continuata in futuro
 Per quanto riguarda diderot assunse prima non atteggiamento indeciso sulla dottrina biblica della creazione per
la probabilità del Universo nato dal caso, ma in seguito ammise perlomeno in forma di ipotesi una natura
spontaneamente creatrice dotata di movimento e di sensibilità dalla quale arriverebbero per progressiva
evoluzione tutti gli altri esseri.

Afferma il carattere puramente convenzionale della matematica. Dal punto di vista morale, dopo un periodo
scetticheggiante, passò all'esaltazione di una morale naturale consistente nel seguire gli istinti della natura umana
e la contrappose come Rousseau alla corruzione dell'ancien regime.
 D’alembert aderiva più alla fisica di Newton che quella di Cartesio, riteneva che la filosofia avesse ormai
raggiunto il sistema vero dell'universo, cioè una conoscenza effettiva basata sui fatti e non su ipotesi metafisiche
Anche a proposito della matematica affermò che i suoi principi contengono soltanto ciò che noi abbiamo messo
per cui sono opera nostra e pur non negando invece valore della religione d'alembert la riduce sostanzialmente ad
una serie di precetti pratici

CONDILLAC
Elaborò una dottrina della conoscenza di tipo integralmente sensistico: parte da Locke del quale radicalizza
l’empirismo riducendo le due fonti della conoscenza ammesse dal filosofo inglese, cioè la sensazione è la
riflessione, ad una sola sensazione: tutte le idee non sono altro che sensazioni trasformate.
il termine medio tra sensazione e riflessione è il segno che serve caratterizzare le idee su cui riflettere Per questo
il passaggio fra le operazioni psichiche più elevate da quelle più elementari è il linguaggio, cioè il complesso dei
segni inventati dagli uomini: il pensiero è solo una lingua ben fatta e tutti sistemi filosofici non sono altro che
mere ricostruzioni del linguaggio.
Nel trattato delle sensazioni, dimostra il sensismo paragonando l'uomo ad una statua organizzato internamente
come noi, cioè dotata di cinque sensi e Supponendo di aprire uno dopo l'altro questi cinque sensi verso la realtà
esterna: la sua tesi e che attraversa un simile processo la stato in grado di acquistare l'intera vita psichica proprio
di un uomo non si dimostra e che questa deriva tutta da semplici sensazioni: si cominciamo ad aprirle il senso
dell'olfatto la stato si formerà le idee degli odori. Questi le riescono gradevoli e sgradevoli e la statua comincerà
a provare piacere e dolore e poi paragonare agli odori tra di loro imparando a giudicare in immagini simili per
pensare. Aprendo successivamente gli altri sensi, la stato si arricchirà di nuove sensazioni e di nuove idee.
Soltanto in virtù del del tatto che ci fa concepire lo spazio, il movimento della statua Sarà in grado di assicurarsi
dell'esistenza di un mondo esterno: il tatto è Dunque il sistema più profondo e filosofico Infatti attraverso questo
percepisci le diverse parti di se stesso giungendo la coscienza di te e successivamente percepisce l'azione
esercitata dagli oggetti esterni sul proprio corpo
se è possibile spiegare verso le sensazioni tutta la vita psichica di una statua, perché non presupporre che ciò sia
possibile anche nel caso dell'uomo?

 il materialismo
 la mettrie  rifiuta il dualismo tra res cogitans e Res Extensa sostenuto da Cartesio e afferma che l'uomo è solo
materia, una materia è dotata di forza e di sensibilità capace anche di pensare: l'uomo è esattamente sullo stesso
piano degli altri animali i quali aveva dimostrato lo stesso Cartesio essere macchine. Il corpo umano è una
macchina che monta da sé le sue molle, ovvero una macchina più complessa di tutte le altre: esiste solo una
differenza di Grado Nel senso che l'uomo così impossibile A maggior grado di complessità, la stessa differenza
che esiste tra piante e animali e non viventi: tutto ciò che esiste e dispone secondo una scala graduata
progressivamente
all'origine di in tutta la realtà non si non ci sono né Dio né il caso ma la natura costituita unicamente dalla
materia dotata di sensibilità la quale si sviluppa con continuità dando origine al regno minerale, regno vegetale a
quello animale

Helvetius
Professa una dottrina molto simile al sensismo affermando che tutte le idee derivano dalla sensibilità e dalla
memoria di cui la seconda non è che uno sviluppo della prima, cioè una sensibilità affievolita. Mentre però
condillac  non escludeva l'esistenza di un'anima spirituale, lui pensa che l'uomo sia soltanto materia, una materia
dotata di sensibilità: è necessario combattere il dispotismo politico. Il fanatismo religioso è utile a tale scopo è
l'educazione che libera gli uomini dall'ignoranza e che pertanto dovrebbe essere in partita dallo Stato ed essere
alla portata di tutti

dietrich barone d’holbach


La religione Cerca solo di tenere il popolo ignorante sottomesso al potere dispotico ed è quindi dannosa:
dobbiamo rovesciare le istituzioni esistenti al fine di promuovere la pubblica felicità: Guarda società di atei e
dunque perfettamente possibile perché l'esistenza di Dio È un'ipotesi inutile 

Ruosseau

I due discorsi

Nel primo dei due discorsi presenta quello che sarà il presupposto fondamentale di tutto il suo pensiero: la tesi
che l'uomo è naturalmente buono e soltanto le istituzioni lo rendono malvagio: critica quindi le scienze e le arti
che corrompono i costumi e sono solo strumenti di dominio nelle mani dei tiranni e contro l'intera civiltà. oppone
l'uomo nello stato di natura, il buon selvaggio moderno. Il buon Selvaggio è innocente perché non è ancora
contaminato dai vizi frutto della società del Progresso
non crede all'esistenza reale dello stato di natura, ma ne parla solo come una semplice ipotesi necessari per
spiegare la natura dell'uomo e la sua produzione attuale. Buono lo stato di natura, non è né buono né cattivo,
semplicemente innocente come può esserlo soltanto il suo istinto: l'istinto è amore di sé che non esclude l'amore
per gli altri.
Rousseau  condivide con Hobbes la nozione di natura come condizione primitiva contrapposta a quella di
cultura, soltanto che al posto di quest'ultima contrappone la natura dell'uomo come fondamentalmente socievole.

Nel secondo discorso, quello sull'origine della disuguaglianza approfondisce il tema dicendo che gli uomini
vivevano felici perché erano tutti uguali e la disuguaglianza è stata introdotta dalla proprietà privata nel
momento in cui un uomo per la prima volta circondò con un recinto un pezzo di terra e disse “Questo è mio”: gli
uomini diventano schiavi e padroni di questa espressione di corruzione sono anche le istituzioni politiche
esistenti che Mirano esclusivamente a conservare la proprietà e la disuguaglianza e pertanto devono venir
rovesciate.

Il contratto sociale
Propone di ricostruire ex novo la società sulla base di un patto il quale ristabilisca le condizioni naturali di libertà
ed uguaglianza per tutti gli uomini: per creare una società è necessario un patto perché per natura nessun uomo
ha diritto di esercitare una qualsiasi autorità su di un altro  e dunque solo il consenso dell'altro può autorizzare un
uomo ad esercitare la sua autorità su di lui
Non può essere un patto di soggezione, ma un patto di unione, cioè un patto con cui ciascun individuo cede tutti i
propri diritti a tutti gli altri e nessuno viene a trovarsi in una condizione Superiore: poiché Tale condizione è
uguale per tutti, Nessuno ha interesse a renderla onerosa per gli altri in quanto c'è chi verrebbe a renderla
onerosa anche per se stesso e dunque tutti ne traggono il massimo vantaggio.
L'unione è perfetta perché solo cedendo a tutti gli altri la propria Libertà, ciascuno riacquista Integra la propria
libertà: si forma quindi la volontà generale che non è la somma delle volontà di ciascuno, me la volontà unica
indivisibile perché la volontà del corpo sociale dei punti ha la volontà generale Tutti devono essere sottomessi
Marco sociale è un tutto di cui Ciascun individuo è una parte
il corpo sociale è il popolo e solo il popolo è titolare della sovranità: Ciascun individuo affida con il suo
consenso tutti i poteri al popolo e si impegna sottostare integralmente alla volontà del Popolo e si rappresenta
come volontà generale.
il Popolo esercita questa sovranità in maniera assoluta e riunito in assemblea costituisce lo stato il quale detiene
tutti i poteri e la volontà generale è infallibile.
Riprende la dottrina della sovranità, cioè ammette che lo Stato si identifichi con un soggetto che non riconosce
nulla al di sopra di sé e gode di un potere illimitato su tutti gli altri soggetti. È una dottrina di tipo assolutistico,
ma la differenza e che assoluto non è il sovrano, ma il corpo sociale.

Rousseau è diventato così il teorico della democrazia, ma di una democrazia che non è più liberale, ma
è totalitaria.
La volontà generale viene ad essere la volontà della maggioranza: se tutti avessero davvero a cuore il bene
comune però non dovrebbe esserci maggioranza e minoranza: avvenuta generale Infatti si esprime nelle leggi e
tutti sono ugualmente tenuti ad obbedire alle leggi perché solo nell'obbedienza adesso ciascuno realizza la sua
libertà e quindi la sua felicità.

 L’EMILIE
La condizione per favorire il contratto sociale è l'educazione, un tipo particolare di educazione, l'educazione
negativa perché consiste nel lasciare i ragazzi liberi, evitando qualsiasi intervento di tipo costruttivo
Se loro per natura sono innocenti, l'educazione deve cercare di non interferire nella libera espressione della
natura: il fanciullo deve essere lasciato libero perché l’unica maestra deve essere la natura e quindi egli deve
imparare ciò che è necessario da solo seguendo il proprio istinto.
L'istinto è chiamato anche sentimento ed è buono punto l'educazione espone una religione naturale, ovvero il
deismo, in cui si ammettono esistenza di Dio e molti aspetti, Ma si negano poi aspetti soprannaturali della
religione cristiana: Rousseau Infatti non crede nel peccato originale perché ritiene che loro per natura sia
innocente e che solo la società lo corrompe e quindi non c'è nemmeno bisogno di una redenzione punto. Alla
base della religione c'è il sentimento, facoltà spontanea è naturale, che ci assicura delle esistenza di Dio della sua
benevolenza verso l’uomo, dell'immortalità dell'anima eccetera

TURGOT 
In questo autore si trova la formulazione più esplicita della Concezione illuministica della storia come progresso.
sostiene la differenza di Rousseau secondo il quale nella natura non c'è Progresso, perché tutto si svolge secondo
leggi immutabili, invece nella storia umana c'è un sostanziale Progresso sia intellettuale che morale e civile,
dovuto alla libertà dell'uomo punto il fattore principale di tale progresso è la luce della ragione punto di questa
luce espressione anche il cristianesimo che ha liberato i popoli dalle tenebre della superstizione dell'idolatria, Ma
la luce della ragione Massimo splendore grazie alla scienza moderna

CONDORCET
Ritiene che dall'analisi scientifica della natura dell'uomo sia ricavabile un'arte politica e sociale, capace di
trasformarli istituzioni ripristinando per tutti la libertà è l'uguaglianza chi appartenevano allo stato di natura.
È necessario abrogare le leggi che stabiliscono le differenze di ricchezza mi assicurare tutti i mezzi necessario
mediante un sistema di assistenza sociale di uguale istruzione mediante un sistema di insegnamento pubblico
Uno strumento fondamentale dell'arte politica e sociale è la matematica sociale, cioè il calcolo statistico dei
fenomeni sociali.
E’ convinto anche che la storia umana sia un Progresso sia dal punto di vista intellettuale che dal punto di vista
morale e di tale Progresso descrive le tappe fondamentali. Si i susseguono così 10 epoche: la prima delle quali
coincide con l'età degli antichi greci la e la nonna coincide con l'età moderna è la decima si inizia con
quest'ultima ed è destinata a comprendere i progressi future dello spirito umano. Solo con l'affermarsi del
Cristianesimo si ebbe un periodo di barbaria in cui la filosofia Le Scienze furono represse. nell'epoca Futura è da
prevedere che le scienze diventeranno patrimonio di ogni uomo e si realizzerà l'uguaglianza completa e
Trionferà la Giustizia nei rapporti tra gli uomini 
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ILLUMINISMO TEDESCO
Anche in Germania si sviluppò un movimento illuministico: aveva una grande fiducia nella ragione in quanto
capace di rischiarare, ovvero di illuminare l'uomo consentendogli di diventare migliore.
l'intento pratico dell'illuminismo tedesco non è tanto scientifico tecnico, cioè come dominio dell'uomo sulla
natura, ma è etico, cioè è visto come perfezionamento morale dell'uomo e realizzazione della sua felicità: scopo
della filosofia e di essere utile alla vita e di guidare l'uomo nel mondo
illuminismo tedesco rimane legato alla tradizione scolastica e a questo contribuisce anche influenza di leibniz di
costruire teorie complete quindi articolati in varie parti organicamente connessi tra loro.
Meno forte la critica alla religione e la critica al sistema politico vigente. Dopo al trattato di Westfalia, del 1648,
la Germania era stata divisa in una pluralità di piccoli stati retti da un principe e legati ciascuno alla confessione
religiosa di questo, secondo il principio cuius Regio eius religio: illuminismo tedesco si sviluppò in una critica
all'assolutismo, ma non il nome del liberalismo costituzionalistico, bensì come un dispotismo illuminato
un movimento religioso che fu molto influente fu il pietismo fondato Francoforte sul Meno nel 1670 da spenet:
questo movimento breve voleva ristorare il significato più genuino della Riforma Protestante identificato in una
religiosità intima, libertà contro ogni dogma della chiesa e si esprime in un atteggiamento di pietà. È ostile alla
scolastica e all'uso della ragione nelle questioni di fede ed era invece favorevole alla libertà di coscienza e a
un'interpretazione pratica del cristianismo concepito non come un agire.

ILLUMINISMO ITALIANO
In Italia la prima metà del Settecento aveva visto fiorire il pensiero di Giambattista Vico, mentre nella seconda
metà del secolo si fece sentire l'influenza dell'illuminismo specialmente inglese francese, il quale determina il
sorgere di un illuminismo italiano in particolare nella città di Milano e nella città di Napoli, le capitali di due
stati governati da dinastie europee e quindi più aperte al fenomeno del dispotismo illuminato e quindi lasciavano
un maggiore spazio alle riforme
A Milano il movimento illuministico si sviluppò intorno all' Accademia dei pugni fondata da Pietro Verri e da
Cesare Beccaria, la quale si proponeva di realizzare la piena libertà di discussione sugli argomenti filosofici e
scientifici e politici. L’organo dell'Accademia fu il Caffè così chiamato perché si proponeva di imitare le
discussioni che si svolgevano abitualmente nelle botteghe del caffè
Nelle sue opere di economia politica Pietro Verri sostenne il liberismo, quindi un'economia competitiva che
portava alla promozione delle classi e medie inferiori.
condivise la fiducia illuministica nella ragione nella scienza come strumento di promozione sociale e di
miglioramento degli uomini. l'unica su dottrina originale e quella concernente Il piacere è il dolore e sostiene che
il piacere acquista un senso soltanto della sua opposizione al dolore e che quindi il dolore è la realtà dominante
della vita umana. il dolore hanno funzione positiva perché fondamentalmente un bisogno e stimolazione Affina
l'ingegno ed è In somma il principio motore del Progresso umano.
Beccaria invece scrive il Trattato Dei delitti e delle pene costituito dal contrattualismo ed all'utilitarismo: la
società nasce da un contratto col quale gli individui rinunciano ad una parte delle proprie Libertà, la parte più
piccola possibile, per ottenere in cambio diversi vantaggi tra cui In primo luogo la sicurezza: il fine delle leggi la
massima felicità divisa nel maggior numero. tra le minacce alla sicurezza ci sono i delitti che vanno impediti per
mezzo delle pene e il fine delle pene pertanto è quello di impedire al Reo di fare nuovi danni ai cittadini e di
rimuovere gli altri dal farne di uguali
C'è quindi L'abolizione della tortura: se il delitto è certo, non c'è bisogno di  confessione, se è incerto, non è
giusto punire con la tortura una persona che si deve presumere innocente.
Un'altra conseguenza è L'abolizione della pena di morte, sostenuta anzitutto con l'argomentazione per cui la
privazione della vita non rientra nel contratto sociale perché non avrebbe senso rinunciare alla Vita in cambio di
sicurezza e poi perché la legge non può infliggere un danno che salta e punisce come omicidio

-  A Napoli invece era ancora presente l'influenza di Vico e una ma politica di moderato riformismo concessa da
alcuni ministri dei Borboni rese possibili ai Filosofi un un impegno politico. La figura più importante è Antonio
Genovesi
-  Genovesi tu sostanzialmente un eclettico, cioè rivendicò la libertà di filosofare e poter scegliere con giudizio
gli elementi più validi di tutte le filosofie: si richiamò alla fisica di Galilei e di Newton, la filosofia di Bacone e
di Locke per la conoscenza dello spirito umano e fu ossequiente nei confronti della religione. Anzi cercò di
difendere l'esistenza di Dio e l'immortalità dell'anima con argomenti desunti dal della nuova scienza e della
filosofia moderna: la filosofia deve essere utile alla vita sia dal punto di vista morale sia dal punto di vista
economico perciò anche i rapporti economici devono essere sottoposti alle leggi della ragione.

Rifiutò la la teoria di Rousseau secondo cui l'uomo nasce buono e le scienze e le arti lo corrompono e ritiene che
gli ignoranti non sono buoni e felici, mentre solo la ragione ben istruita rende gli uomini migliori.
il filosofo Galliani sul trattato della moneta analizza i vari fenomeni economici quali l'inflazione, la
manipolazione delle  monete e a circolazione del denaro. Famosa è rimasta la dottrina del valore delle merci da
lui definita come un'idea di proporzione tra il possesso della cosa è quello di un'altra nel concetto di un uomo è
stabile in questo modo una stretta relazione tra il carattere di una merce, cioè la sua utilità e la sua rarità gli altri
grandezze quali il lavoro è il tempo necessario per produrla.
il filosofo Grimaldi cercò di conciliare direzione l'uguaglianza con le disuguaglianze fatalmente prodotte dalla
libertà. Pagano combatte anche gli la tortura e partecipo al governo della Repubblica partenopea e fu condannato
a morte. Gaetano Filangieri sostenne che la legge deve essere l'incarnazione stessa della ragione ed avere come
scopo la felicità dei cittadini e giunse ad aspettare d'accordo che la massoneria era una nuova religione capace di
conciliare la fede quella morale e di pure l'idea della divinità a sostegno della legge razionale. 

CRITICA DELLA RAGION PURA

Il problema critico
Kant dichiara che la metafisica, in quanto espressione dell'aspirazione della ragione a conoscere realtà
trascendendo l'esperienza, è diventata un campo di lotta senza fine che induce a dubitare fortemente della sua
scientificità: è necessario Dunque istituire un tribunale della ragione, cioè è necessaria una critica che accerti le
sue capacità di conoscere: la ragione che viene sottoposta a fare critica è la ragion pura perché la facoltà che
aspira a conoscere indipendentemente da Ogni esperienza, cioè la facoltà con cui si vuol fare metafisica
Kant precisa che la matematica e la fisica, a differenza della metafisica, sono sicuramente scienze e lo sono
diventate nel momento in cui si è compiuta al loro interno una rivoluzione, Cioè si è compreso che non è il
soggetto Conoscente che deve adeguarsi all'oggetto da conoscere, bensì è Quest'ultimo che deve adeguarsi al
soggetto conoscente: comprende che la ragione conosce scientificamente, Cioè a priori, con universalità e
necessità, un oggetto solo quando essa Cerca in un oggetto ciò che essa stessa ha posto, così ha i suoi stessi
concetti, i quali sono a priori, cioè universali e necessari.  nella matematica per esempio i Greci capirono che per
avere scienza delle figure geometriche, vi bisognava costruirle a priori per mezzo di definizioni e dedurre le loro
proprietà da queste definizioni. lo stesso è accaduto alla fisica che ha capito che per avere Scienza della natura,
bisogna interrogarla mediante l'esperimento e vedere se essa si comporta o meno secondo le leggi che la ragione
stessa ha costruito 
Così si è compiuta una rivoluzione copernicana, cioè si è rovesciato il rapporto tradizionale tra il soggetto e
l'oggetto: come Copernico vedendo che non riusciva a spiegare i moti degli astri facendoli girare attorno
all’osservatore, li ha spiegati facendo girare L'Osservatore attorno ad essi, così La ragione vede che i suoi
concetti non riescono a regolarsi sulle cose e deve ammettere che le cose siano regolate dai suoi concetti, cioè
deve limitarsi a conoscere ciò che essa stessa, per mezzo dei suoi concetti a priori, mette nelle cose: il vero
oggetto della ragione non sono più le cose in sé stesse, bensì ciò che la ragione stessa ha messo nelle cose.
Questo non è possibile nella metafisica perché non dispone né delle intuizioni pure proprie della matematica, né
della possibilità di ricorrere ad esperimenti propri della fisica. questo è il problema della critica
Innanzitutto Kant distingue i giudizi, cioè quelli conoscitivi con cui si attribuisce un predicato di un soggetto, in
giudizi analitici, consistenti nell'attribuire Al soggetto un predicato già contenuto nel concetto stesso e perciò
equivalenti ad una analisi o scomposizione del concetto stesso del soggetto i giudizi sintetici, consistenti
nell'attribuire Al soggetto un predicato non contenuto nel concetto di esso è perciò equivalenti ad una vera e
propria sintesi fra due concetti distinti
I giudizi analitici sono sempre a priori, Cioè non hanno bisogno dell'esperienza perché derivano dai concetti e
perciò sono universali, cioè valgono in tutti necessariamente: Sono tautologici. per esempio giudizio analitico a
priori è il giudizio tutti i corpi sono estesi, che vale sempre ma non aggiunge nulla al concetto di corpo il quale
contiene già in sé il carattere dell’estensione.
Quando l’esperienza diviene fondamentale per stabilire l'appartenenza di un predicato Al soggetto e quindi si
parla di giudizi sintetici a posteriori, cioè totalmente dipendenti dall'esperienza oppure possono essere
indipendenti dall'esperienza in tal caso si parla d giù  giudizi sintetici a priori. I giudizi sintetici a posteriori
hanno valore del tutto particolare e contingente, Cioè non producono autentica scienza, mentre quelli sintetici a
priori portano una nuova conoscenza e hanno anche un valore universale e necessario e cioè producono una vera
e propria scienza.
Un esempio di giudizio sintetico a posteriori è per Kant tutti i corpi sono pesanti, il quali aggiunge qualcosa al
concerto di corpo perché non è evidente che ogni corpo sia pesante, ma non ha un valore universale perché non
si può escludere che in futuro si scopra qualche corpo realmente leggero,  mentre giudizi sintetici a priori sono
giudizi della matematica e sono universali come nelle addizioni o nel concetto di retta.  sono sintetici a priori
anche quelli della fisica per esempio il giudizio nel mutamento la quantità di materia resta invariato Dov'è il
concetto di quantità di materia non contiene di per sé il carattere dell'invarianza eppure gli appartiene
Universalmente e necessariamente Come si può dimostrare attraverso una serie di esperimenti. Infatti il giudizio
in questione è una vera e propria legge fisica
l'unica disciplina di cui Kant è veramente critico è la metafisica Come appare nella formulazione che di tali
problemi egli dà al termine dell'introduzione, cioè:
1) com’è possibile la Matematica Pura?
2) com'è possibile la fisica pura?
3) come possibile una metafisica?

Si dà per scontato che la matematica e la fisica siano scienze e si chiede solo a quali condizioni possano esserlo e
invece non si è dato per scontato che la metafisica sia scienza, Perciò prima di chiedersi a quali condizioni si ha
scienza, si chiede giustamente se in generale possa esserlo

estetica trascendentale
La Critica Della Ragion pura comprende una dottrina trascendentale degli elementi e una dottrina trascendentale
del metodo
il termine trascendentale, come il termine trascendente, è stato coniato dalla scolastica medievale, Ma già Allora
avevano Due significati diversi perché trascendente è ciò che trascende il mondo dell'esperienza, precisamente
Dio mentre trascendentale e ciò che trascende qualsiasi esperienza, per cui è sinonimo di a priori: questo termine
qui contrassegna non delle realtà esistenti in sé,  ma le forme proprie della ragione, cioè il soggetto conoscente.
La dottrina trascendentale degli elementi è lo studio delle forme trascendentali, Cioè a priori, con cui la ragione
conosce i suoi oggetti, mentre la dottrina trascendentale del metodo è lo studio del modo in cui la ragione
costruisce il sistema completo delle sue conoscenze.
Il termine estetica È ricondotto da Kant al significato di scienza della sensibilità, cioè sensazione o percezione
sensoriale.
la sensibilità è la facoltà attraverso cui gli oggetti ci sono dati, cioè modificano in qualche modo il nostro Spirito
e gli atti conoscitivi propri della sensibilità sono le intuizioni dei loro oggetti: questi ultimi però non sono gli
oggetti esterni, bensì gli effetti che questi producono sulla nostra sensibilità, cioè le modifiche che i nostri sensi
patiscono ad opera delle cose esterne,
La conoscenza ha per oggetto le modifiche che le cose Producono in noi e sono cose le intuizioni che possono
essere solo sensibili, non dell'intelletto perché l'intelletto non è direttamente in contatto con i suoi oggetti e le
intuizioni sensibili sono rese possibili dalle intuizioni pure, cioè dallo spazio e dal tempo, che di esse
costituiscono la forma mentis.

Le sensazioni propriamente dette ne costituiscono la materia. Lo spazio ed il tempo non sono Infatti i concetti di
origine empirica ma sono dati a priori come condizioni necessarie di questi. Non sono proprietà della cosa in sé,
ma di essi si può parlare solo dal punto di vista dell’uomo. Lo spazio e il tempo sono condizioni di giudizi
sintetici a priori come dimostrato nel caso della geometria, la quale determina la proprietà dello spazio sia a
priori.

la matematica è una scienza non nel senso che ci fa conoscere le cose come sono in sé stesse, ma nel senso che
essa ci fa conoscere le cose come appaiono a noi, ossia come fenomeni: ogni nostra intuizione è la
rappresentazione di un fenomeno e noi delle cose conosciamo solo il nostro modo di percepirle che ci è peculiare
ed appartiene a tutti gli uomini: matematica ci permette di avere scienza di quegli aspetti del mondo sensibile
che si lasciano ricondurre rapporti di spazio e di tempo, cioè degli aspetti quantitativi, Ma questi non
costituiscono affatto l'essenza intima delle cose che ci rimane ignota. Questa è la fine del matematismo moderno
perché mostra che la matematica può essere scienza, ossia conoscenza universale necessaria, in quanto non è
conoscenza di come stanno le cose in sé stesse, bensì soltanto di certi aspetti delle cose che appaiono
esclusivamente a noi. Concilia quindi il carattere convenzionale della matematica con questo Carattere
Scientifico

 analitica trascendentale
 la logica trascendentale è lo studio delle forme a priori della seconda grande fonte di conoscenza umana, cioè
l'intelletto. Essa si distingue dalla logica generale, quella aristotelica, perché non si limita allo studio degli
elementi della conoscenza intellettiva a prescindere dal loro rapporto con l'oggetto, Ma le studia come forme
della conoscenza degli oggetti.

la logica generale si distingueva in analitica, o studio degli elementi del pensiero a fine di determinarne le regole
d'uso in una dialettica, o uso illegittimo di tali regole come organo per la produzione di conoscenze, le quali non
possono essere che false
anche la logica trascendentale si divide in una analitica trascendentale, la quale Studia gli elementi del pensiero
nel loro rapporto con gli oggetti e Dimostra che essi possono essere applicati solo agli oggetti di esperienza in
una dialettica trascendentale, la quale pretende di usare tali elementi per conoscere oggetti che stanno al di là
dell'esperienza, facendo in tal modo un uso illegittimo e produce soltanto Illusione con questo si riferisce alla
metafisica di Wolff
gli elementi del pensiero sono costituiti da concetti, perciò Kant espone la analitica dei concetti, ma non si
occupa dei concetti empirici, bensì di concetti puri e non l'esperienza Che secondo Kant sono ciò che permette
all'intelletto di collegare tra loro le rappresentazioni, con intuizioni empiriche per formulare Dei giudizi
la funzione dell'intelletto è quella di giudicare, cioè di unificare tra loro le rappresentazioni empiriche mediante
giudizi sintetici a priori. I giudizi delle intelletto però non sono quelli della matematica e collegano tra loro
rappresentazioni diverse in virtù dei loro aspetti quantitativi, ma secondo un ordine più complesso, quello delle
leggi della fisica
ciò che permette tali giudizi sono i concetti puri dell'intelletto e questi sono pertanto delle forme, delle
condizioni a priori Dei giudizi di cui le rappresentazioni empiriche costituiscono la materia e sono ciò che nel
giudizio sintetico a priori costituisce il legame tra il soggetto e il predicato 
L'intelletto si comporta con un soggetto che riceve dei messaggi da un corrispondente a lui sconosciuto  e cerchi
di ricostruire l'identità di questo sconosciuto collegano tra di loro tutti i suoi messaggi

se i concetti puri sono in funzione dei giudizi, cioè servono a permettere l'unificazione tra le rappresentazione
operate nei giudizi, essi corrisponderanno ai 12 tipi fondamentali di giudizio sotto i grandi caratteri di quantità,
qualità, relazione in modalità. Avremo così 12 concetti puri, 12 categorie, cioè tre per la quantità, tre per la
qualità, tre per la relazione e tre per la modalità. in tal modo Kant ha dedotto le sue categorie dei tipi di giudizio
classificati della stessa logica aristotelica, Cioè ha mostrato che essi devono essere necessariamente tali, mentre
Aristotele mi aveva dato una semplice esposizione disordinata. Infatti le categorie di Aristotele sono infatti e
ricavate dall'esperienza, mentre quelle di Kant sono del tutto a priori, ce ne sono delle forme dell'intelletto e
quindi devono avere un ordine razionale 
tra le categorie della relazione Kant indica il concetto di sostanza e concetto di causa, due concetti molto
contestati dalla filosofia moderna. Facendole dei concetti a priori possono essere desunti dall'esperienza, ma non
per questo sono privati di qualsiasi valore, anzi attribuisce loro il valore di condizioni universali e necessarie
della stessa esperienza. Nelle leggi fisiche basate sulla relazione di causa ed effetto, lungi dall'essere soltanto
un'abitudine psicologica, hanno valore universale e necessario.
Dei fenomeni è possibile avere autentica scienza proprio perché questo ordine necessario è introdotto
nell'oggetto cioè nel fenomeno dal soggetto stesso.
Resta da chiarire il problema più importante relativamente alle categorie la cui soluzione costituisce la tecnica
scoperta compiuta dalla Critica Della Ragion pura, Cioè che cosa garantisce il riferimento delle categorie
all'oggetto che sta oltre l'esperienza, ovvero su che cosa si fonda la validità dell'Unità che le categorie
attribuiscono alle rappresentazioni di tale oggetto
 bisogna operare la deduzione trascendentale delle categorie, cioè giustificarle nella loro funzione di concetti
capaci di riferirsi ad un oggetto che si ricavano dall’esperienza. La soluzione proposta da Kant al problema della
deduzione trascendentale è che il fondamento, la legittimazione dell'Unità operata dalle categorie, è costituita
dalle unità dello stesso soggetto Pensante, Cioè da quel che Kant Chiama L’io penso, Ovvero l’appercezione
trascendentale: questo non è altro che la coscienza che noi abbiamo di noi stessi come soggetti pensanti, cioè la
coscienza e tutte le nostre rappresentazioni appartengono ad una stessa coscienza, al nostro io. Di ciò che ha una
percezione che non è empirica, Cioè non deriva dall'esperienza perché la condizione di ogni nostra esperienza:
perciò Kant la Chiama a percezione pura o trascendentale

Kant, ritenendo che l'intelletto non posso attingere direttamente l'oggetto delle varie rappresentazioni, attribuisce
al soggetto conoscente il diritto di conferire lui alle varie rappresentazioni l'unità che si devono avere per poter
essere legittimamente ritenute rappresentazione dell’oggetto. Sostituisce all'inattingibile dell'oggetto l'originaria
unità del soggetto, mettendo per così dire al posto dell'oggetto il soggetto. Questa è la rivoluzione copernicana.
l'unità in tal modo e oggettiva in quanto unica unità possibile, ma non nel senso di appartenente all'oggetto, bensì
nel senso di valida necessariamente
A proposito dei concetti puri dell'intelletto Kant si chiede che cosa permette alla loro applicazione alle
rappresentazioni empiriche, Dato che tra concetti rappresentazioni c'è eterogeneità. La sua risposta e la dottrina
dello schematismo dei concetti puri. tale schema è prodotto dall'immaginazione che una facoltà intermedia della
sensibilità e intelletto E chi è quindi un carattere produttivo
si chiede poi quali siano i principi supremi dell'intelletto, cioè i giudizi a priori supremi su cui si fondano tutti gli
altri giudizi formulati per mezzo dei concetti puri punto è la analitica dei principi che costituisce la seconda parte
dell' analitica trascendentale punto. Il principio supremo di tutti i giudizi analitici e il principio di non
contraddizione da lui formulato come a nessuna cosa conviene un predicato che la contraddica.

invece il principio supremo di tutti i giudizi sintetici a priori è l’io penso che viene espresso nella seguente
formulazione: le condizioni della possibilità dell'esperienza in generale sono ad un tempo condizioni della
possibilità degli oggetti dell'esperienza, dove le condizioni della possibilità dell'esperienza, cioè io penso, e le
categorie che su di esso si fondano, risultano essere principi costitutivi degli stessi oggetti dell'esperienza
accanto ai Principi Supremi dell'intelletto ci sono anche per esempio le analogie dell'esperienza che
corrispondono alle categorie di relazione e sono il principio della permanenza della sostanza, la legge di
causalità e la legge dell'azione reciproca. S recuperano le principali leggi della Meccanica newtoniana
confermando ancora una volta il carattere scientifico di questo. 
canto poco si conclude l'anno litiga trascendentale mediante la distinzione di tutti gli oggetti in fenomeni e
numeri, dichiarando che l'intelletto può fare solo un uso empirico e sui concetti a priori, non mai un uso
trascendente cioè pubblicare i suoi fenomeni e mai alle cose in sé 
il numero è tale solo in senso negativo, o sia solo come qualcosa che non è oggetto della nostra intuizione
sensibile punto è problematico, Ostia non contiene nessuna contraddizione ed è necessario perché si connette con
tutti gli altri concetti come esperimento è una loro limitazione Ma la sua verità oggettiva non può essere in alcun
modo conosciuta punto noi non possiamo conoscere la natura, cioè l'essenza del numero, perciò non possiamo
avere un concetto positivo, Tuttavia ne conosciamo l'esistenza. del numero pertanto si conosce Non solo
l'esistenza, ma anche la necessità, Nel senso che il suo concetto indica il limite necessario della nostra
Conoscenza scientifica e comincio a testa l'esistenza di oggetti che stanno al di là del mondo sensibile. in virtù di
questa sua dottrina canta rifiutò sempre Qualsiasi interpretazione del suo pensiero in senso idealistico. 

DIALETTICA TRASCENDENTALE
L'ultima parte è dedicata falla dialettica trascendentale, cioè alla logica dell'apparenza e alla sua critica punto
Tale apparenza detta illusione trascendentale è un illusione inevitabile È naturale per la ragione perché la natura
della ragione è proprio quella di tendere ad una conoscenza superiore a quella data dell'esperienza illusione
trascendentale non potrà mai venire eliminata dopo quanti L'unica cosa che si può fare e rendersi conto è il suo
carattere di illusione perché nessuna scienza è possibile al di là dell'esperienza
la facoltà a cui appartengono i principi in questione è detta ragione E comprende due facoltà distinte: l'intelletto
che la facoltà di unificare tra loro i fenomeni mediante alcune regole, cioè mediante le categorie e la ragione Nel
senso che specifico, definita da Cantù me le porta di unificare tra di loro le regole dell'intelletto per mezzo di
principi superiori
mentre tutta la filosofia precedente aveva affermato la superiorità dell'intelletto, Kant afferma la superiorità della
ragione sull'intelletto, perché il tipo di unità per spiare La ragione è superiore a quella realizzata dall' intelletto
punto il principio supremo per mezzo del quale la ragione cerca di unificare i risultati dell' intelletto si basa
sull'idea dell'incondizionato e consiste nell'affermare che, sei dato incondizionato, ossia ciò che hai conosciuto
dall'intelletto, deve essere data anche l'intera serie delle sue condizioni, l'acqua Radi per te e incondizionato.
questo principio è l'espressione di un esigenza legittima della ragione cioè quella di ricondurre la moltiplicità dei
condizionato alla massima velocità possibile punto Tuttavia quando questo principio viene scambiato con una
conoscenza oggettiva si rivela illusorio perché la realtà non c'è mai da te nel esperienza e dunque non può mai
costituire l'oggetto di un concetto puro 
l'idea dell'incondizionato si Specifica in 3D è più particolari, le idee trascendentali, le quali della ragione gigante
Chiama idee per distinguere dalle categorie e assume il termine idea nel senso platonico, cioè di principio a cui
nulla è adeguato nelle esperienza punto possono essere ricondotte a tre modi: attraverso la loro relazione a
soggetto Pensante, attraverso la loro relazione all'oggetto pensato e attraverso la loro relazione all'unità della
realtà in generale, cioè l'idea di anima, l'idea di mondo e l'idea di Dio punto la pretesa di conoscere
scientificamente gli oggetti di queste tre idee è la metafisica tradizionale virgolo la pretesa di avere scienza
dell'anima e la psicologia razionale, lo perché devi avere scienza del mondo inteso come cosa in sé e la
cosmologia razionale e la pretesa di aver scienza di Dio e la teologia razionale punto
la metafisica pretende di conoscere l'essenza dell'anima, del mondo e di Dio e li dedurne tutte le proprietà, ma
ciò che è proprio quello che secondo canto non si deve fare perché la ragione non possiede nessuna conoscenza
dell' essenza dell'anima
psicologia razionale invece si fonda su un paralogismo, cioè su un falso sillogismo, il cuore partendo dalla
coscienza che ne abbiamo del nostro pensiero pretende di dedurre la conclusione che noi stiamo una sostanza
Pensante alla quale Però non si può mai applicare la categoria di sostanza punto Lio non è il concetto di un
soggetto reale, ma è solo la coscienza mi accompagna ogni concetto, cioè il soggetto logico della proposizione Io
penso
la cosmologia razionale invece approda a quattro antinomie, Cioè ha 4 coppie di proposizioni tra loro opposte
Sì sì E mettili poter conoscere il mondo così come cose in se è possibile dimostrare:
 sia che il mondo ha un'inizio nel tempo è un link nello spazio, sia che esso non ha limiti di tempo nei di spazio
si sa che il mondo è composto case divisibili, sia che nessuna delle sostanze che costituiscono il mondo è
divisibile in parti semplici
si sa che nel mondo non esiste altra causalità e quella delle leggi di natura, siete nel mondo esiste anche una
causalità libera
si è che il mondo ha una ha come causa un Ester necessario, mi sa che non esiste nessun essere necessario che
causa del mondo

 le prime due antinomie dimostro come la cosmologia razionale non sia fatto una scienza, quarta antinomia
invece ci conduce alla teologia razionale ma la più interessante e la terza che parla di determinismo e di libertà
la teologia razionale invece pretende di dimostrare l'esistenza di Dio attraverso la prova conto logica, prova
cosmologica che dalla contingenza del mondo argomenti e la necessità di un snc essario come causa del mondo
spesso dalla prova fisico teologica ed all'ordine che all'inizio del mondo aumenta la necessità di un essere
intelligente il mio attuale Italia ordine. secondo Kant e nessuna delle prove regge perché
 l'esistenza non è una perfezione che possa essere compresa accanto ad altre nel senso di alcunché, ad esempio
l'esistenza o meno di 100 totale delle mie tasche non è qualcosa che entri nella nozione di 100 talleri in modo da
farne variare il numero 
non si può applicare il concetto di causa ad un ente del quale non si abbia esperienza, perché la causa è una
categoria della ragione che serve solo ad operare la sintesi delle rappresentazioni empiriche
la prova desunta dell'ordine è solo argomento empirico basato sull' analogia con l'arte umana

L'illusorietà del uso trascendentale dell'idea della ragione non significa tuttavia che non esista anche un buon uso
di S defunti Esiste il cosiddetto uso regolativo, consistente nel ordinare per mezzo delle idee le conoscenze
dell'intelletto al fine di realizzare la maggiore unità possibile  di   queste. Dobbiamo considerare le cose del
mondo come se fossero state create dal intelligenza suprema, dobbiamo ricondurre tutti i fenomeni psichici ad
una unità incondizionata per mezzo dell'idea di anima come se essi fossero manifestazione di un'anima perché
ciò permette di interpretare più esattamente la realtà interna spiegazione più completa punto Dobbiamo
considerare l'ordine del mondo come se fosse voluto da un intelligenza Suprema perché l'Unità finalistica ci fa
conoscere meglio la natura punto la metafisica quindi trova l'uso regolativo delle idee insufficienza esperienza
sotto tendenza ordinarsi unitariamente verso un principio trascendente E tale principio non è mai oggetto di
conoscenza diretta

 Religione, storia, diritto e politica


 nella religione entro i limiti della sola ragione Kant presenta la sua concezione puramente razionale della
religione riducendola ad un fatto esclusivamente morale punto la religione essenzialmente la conoscenza che
l'uomo ha dei propri doveri presentati come comandamenti Divini e nasce da una esigenza morale,  affinché ogni
uomo ci senta confortato nella sua lotta contro il male stimolato nel suo impegno a fare il bene punto al fondo
della natura umana.
Attraverso questa unione le persone si aiutano reciprocamente e si orientano verso la ragione e questa società di
spiriti e secondo Kant e la vera chiesa alla quale ogni uomo appartiene in quanto rispetta la legge morale Nuova
riga Perché l'uomo è anche un essere sensibile ha bisogno anche di una chiesa visibile e ha bisogno di
rappresentarsi comandi la legge morale come comandamenti divini accompagnati da un premio per chi osserva
ed è un castigo per kg Vignolo punto nasce così l'idea di una rivelazione e con essa si passa  dalla religione
razionale e alla religione positiva o rivelata. il cristianesimo è l'unica religione positiva che possa essere ridotta a
pure religione naturale Perciò è la più alta tra tu fra tutte le religioni positive ma più alta ancora è la religione
naturale 
 nelle idee per una storia universale nello scritto per la pace perpetua Kant elabora anche una propria concezione
della storia presentando quest'ultimo come  contenente Una tendenza finalistica verso la pace e le guerre non
servono a nulla perché non fanno che sostituire ad ordini precedenti nuovi ordini destinati anch'essi ad essere
distrutti punto le condizioni indicate da Kant per l'istituzione della pace perpetua sono l'adozione da parte di ogni
Stato di una Costituzione repubblicana Perché dove tutti possono scegliere si preferisce la pace rispetto alla
guerra, la creazione di una federazione mondiale fra tutti gli stati e la creazione di un diritto cosmopolitico locali
gay nella metafisica dei costumi Kant ricava dalla seconda formulazione dell'imperativo categorico quella che
comanda di considerare le persone sempre anche come finì e mai soltanto come mezzi una serie di norme ti
permettono di lavorare una concezione del diritto della politica. distingue tra legalità e moralità e il diritto è un
insieme di norme che regolano le azioni esterne prescindendo completamente da l'intenzione di Chi agisce punto
non sempre le norme del diritto sono giustificabili dalla ragione, Tuttavia la ragione prescrive di obbedire
sempre punto quando le leggi sono giustificabili dalla ragione sono leggi naturali, Mentre quando non lo sono
sono leggi positive punto c'è un diritto naturale il quale dovrebbe fornire i principi immutabili per ogni
legislazione positiva e questi principi si riducono fondamentalmente a 1,4 secondo cui l'arbitrio e di ciascuno
deve accordarsi con l'arbitro di ciascun altro 2 punti ciascuno deve essere libero di agire entro i limiti in cui la
sua libertà non impedisca la libertà di tutti gli altri
la società politica Non nasce in vista della felicità né in vista della semplice sicurezza Ma gli uomini si uniscono
per poter vivere liberi e passaggio dallo stato di natura lo stato civile anche per canti contratto sociale e non è da
concepirsi come ho fatto storico, Ma come unità della ragione
ogni stato deve avvicinarsi sempre di più allo stato ideale seguendo i principi pure del diritto cioè la libertà,
l'uguaglianza e l'indipendenza punto la libertà dice che in ciascuna sia libero di cercare la propria felicità nel
mondo perché non impedisca libertà di tutti gli altri leitender allo stesso scopo, l'uguaglianza la condizione in cui
tutti si trovano davanti alla legge e l'indipendenza la possibilità di ciascuno di partecipare potere legislativo
attraverso il voto e secondo cantano devi chiudo soltanto coloro che siano padroni di se stessi dove riga la
condizione necessaria per realizzare i suddetti principi e la divisione dei poteri punto potere legislativo deve
appartenere a tutto il popolo Perché solo in tal modo non si può essere ingiustizia punto non significa che lo
Stato ideale sia necessariamente Democratico e quindi il suo pensiero si colloca tra quello di Montesquieu e
quello di Rousseau punto canterà che contraria a qualsiasi rivoluzione e ritenevo doveroso obbedire comunque
all'autorità riservandosi però il diritto di più di criticarla. 

ROMANTICISMO
Da un punto di vista terminologico, la parola Romantic era state usata in Inghilterra nella metà del Seicento per
indicare in senso dispregiativo le componenti fantastiche della letteratura romanzesca del tempo.
Rousseau invece introdusse questo termine in Francia come sinonimo di pittoresco inizialmente e poi per
indicare quel indefinito effetto di malinconia che un certo paesaggio suscita nell'animo umano. Solo in Germania
il termine acquisisce un significato positivo e viene usato per descrivere un intero clima spirituale ed estetico.

TEMI
L'uomo viene concepito come soggettività e come io e vengono rivalutati di sentimento e la passione contro la
ragione fredda dell’illuminismo. La vita umana appare dominata da instabilità e irrequietezza. L'uomo diventa
passione dell'infinito e da qui deriva lo stato d'animo tipicamente romantico della Sehnsucht,  termine che
significa malattia dell’anelare e  che indica il languore, lo struggimento e la nostalgia di colui che, nella
consapevolezza del irraggiungibilità dell'oggetto agognato, non smette per questo di ricercarlo.
La tensione verso l'infinito si può realizzare in due direzioni: verso il divino e verso la natura. Si rivaluta  così la
natura e si riscoprono le mitologie. La natura non è più concepita come un meccanismo, bensì come un
organismo animato, come una totalità vivente e Divina e si giunge così a concezioni panteistiche: infatti furono
riscoperte le filosofie panteistiche come quella di Spinoza.
la modalità di espressione per eccellenza della soggettività diventa l'arte e le viene assegnato un valore
filosofico. l'arte oltrepassa i canoni e le regole e viene considerata il frutto della fantasia e della genialità e il
poeta, come l'artista, ha un compito quasi sacerdotale di mediazione tra finito e l'infinito.
 Sì riscopre anche la storia, che non è più vista come un inevitabile museo degli errori attraverso i quali l'umanità
deve passare nel suo Progresso verso il meglio, ma riacquista un valore positivo. ritornano quindi le tradizioni e
al posto del l'idea di una marcia trionfale della ragione nella storia, stupenda è la convinzione che ogni popolo
abbia il proprio spirito, ossia un proprio linguaggio, una propria religione e una propria Nazione.
 il nuovo senso della storia sollecita i grandi ritorni a civiltà dimenticate, come la scoperta della Grecia,  ma
anche del Medioevo Cristiano è Germanico
Infine un altro motivo privilegiato di romantici è l'amore concepito come passione e liberato dai legami e dalle
convinzioni sociali e congiunto spesso con l'idea dell'emancipazione femminile.

HAMANN
interpreta la figura di Socrate in riferimento alla storia della salvezza Cristiana come prefigurazione di Cristo e
come annuncio pagano della fede Cristiana: la Morte di Socrate equivale al martirio, il suo “sapere di non
sapere” è inteso come sentimento divinamente ispirato dell'impotenza della ragione e come primo presentimento
dell'imperfezione naturale dell'uomo e della necessità della sua redenzione.
Sceglie anche San Paolo come figura di opposizione alla Sapienza mondana,  un po' paragonabile a quella dei
sofisti.

Non sostiene tanto un irrazionalismo, ma un illuminismo dell'illuminismo che evidenzia i limiti che gli
impediscono di aprirsi al Mistero della Fede 
propone anche una fondazione dell'estetica su basi teologiche intendendo la come Baumgarten  dottrina della
sensibilità prima ancora che come teoria del bello: Infatti Dio non parla tanto alla ragione, ma piuttosto ai sensi

HERDER
 è alunno di Hamann.  afferma che il linguaggio è un organo essenziale della ragione umana, Infatti senza
linguaggio l'uomo non ha ragione e senza ragione non ha linguaggio ed è quindi il linguaggio che consente
all'uomo di imparare, di formarsi un mondo di una conoscenza distinguendosi dall'animale.
L'uomo è un essere incompleto perché è privato nel suo rapporto col mondo della sicurezza che è data
lal'animale dall'istinto, ma tale incompletezza, nella quale linguaggio era ragione sopperiscono all'istinto,
Significa al tempo stesso libertà, apertura e possibilità di creare autonomamente una seconda natura. L’uomo sta
in questo senso al centro della creazione.

Pensa che la natura sia un'unità, un organismo regolato dal principio fondamentale della misura è il panteismo di
Spinoza è da lui trasformato in un panenteismo  in cui la natura il mondo sono considerati divini e sembra che
Dio sia identificato con essi: tutto è divino, ma non tutto è Dio

 pensa che ogni epoca storica abbia il suo spirito e per questo considerato uno dei padri della coscienza storica.
Contro Rousseau  dice che lo stato civile è lo stato naturale dell'uomo e bisogna promuoverlo attraverso
l'educazione alla ragione e all'umanità.

FICHTE
- Inizialmente è un kantiano, ma poi supererà Kant

Qual è il problema di Kant?


- La critica della ragion pura è terminata con l’ammissione della non conoscibilità del noumeno, ma con
l’esaltazione della consoscbilità del fenomeno. Dunque la matematica, la fisica sono scienze. La metafisica no.
- I postkantiani non si rassegnano alla non conoscibilità del noumeno. Se il noumeno esiste, allora va conosciuto.
- Per conoscere il noumeno bisogna rivoluzionare Kant: parte da una mutazione dell’io: quello di Fichte non sarà
più quello di Kant
- Per Kant l’io è il soggetto individuabile conoscitivo, che si rapporta al mondo e lo conosce, ma la conoscenza è
universale perché tutti gli uomini conoscono nello stesso modo. Noi siamo i soggetti che formano la natura, la
consociamo, ma la natura è come noi la percepiamo, non come è essa in sé di per sé.
- Quindi Kant ha sancito la non conoscibilità della cosa in sé, ma il soggetto individuale ha formato la natura in
quanto fenomeno. 
- Fichte e gli altri idealisti vogliono conoscere il noumeno. 
- L’io limitato kantiano è valido dentro  i fenomeni. Per conoscere il noumeno bisogna infinitizzare l’io. L’io
diventa un soggetto infinito universale, che è principio conoscitivo e principio agente. 
- L’io si è creato, ha creato la realtà e consente la conoscibilità del mondo. 
- Non c’è quindi nulla al di fuori dell’io e l’io è un soggetto universale. L’io genera se stesso ed è tutta la realtà
dentro l’io stesso e al di fuori dell’io non vi è nulla. 
- Il problema del noumeno è risolto: esiste un infinito che creerà se stesso, che creerà l’uomo che creerà la
natura. 
- Quando la mia soggettività individuale, incontra l’oggettività naturale di un oggetto, non c’è uno scarto tra
soggetto individuale e fenomeno, ma è un rapporto diretto. Siamo tutti parte d un io soggetto finito, che ha posto
tutto e quindi quando mi rapporto ale cose, non mi pongo più la domanda se mi appare l’oggetto fenomeno o
l’oggetto noumeno.
- L’io di cui parla Fichte quindi è infinito. Quello di Kant è finito.

DOTTRINA DELLA SCIENZA

- L’io è infinita volontà creatrice che crea se stessa e poi crea ciò che è diverso da se stessa. Il processo è
chiamato tathandlung: prodotto di un attività. lL’io è soggetto agente e oggetto prodotto. È una soggettività che
crea se stessa e crea le conseguenze di se stessa. 
- Questo avviene tramite 3 principi della dottrina della scienza: 
1. L’Io pone nell’io stesso se stesso. L’io si pone come io ed è pienamente in sé: infinito, soggettività assoluta
2. L’io infinito pone in se stesso, opposto a se stesso, il non io. Pone in se stesso quindi qualcosa di opposto a se
stesso, un non io finito e divisibile
3. L’io infinito pone nell’io infinito opposto al non io finito divisibile un io finito e divisibile.

Questa è la deduzione metafisica assoluta della realtà ed è una fondazione di tipo dialettico: si divide sin 3 parti.
Tesi, antitesi e sintesi. La dialettica è un modo di essere del soggetto.

Il primo principio è la tesi: cioè l’io si è posto in quanto io, in base al principio A=A. L’io è autocreazione
volontà infinita.

L’antitetesi è l’io che pone il non io, che si è negato opponendo a sé qualcosa di completamente diverso da sé. Il
non io è la natura.Quindi l’io si pone e si contrappone creando la natura.

Ma ha creato la natura per poi ricuperarla e siamo alla sintesi: l’io oppone al non io infinito e divisibile un io
finito e divisibile. L’uomo è un soggetto particolare. Dentro di noi c’è l’io come infinita capacità di creazione.
L’io infinito soggetto universale si è negato facendo la natura per ricuperarlo attraverso le opere dell’uomo.
L’uomo è un piccolo grande dio finito che ha una tensione costante all’infinito. 

Noi siamo delle gocce di infinito nel mondo che tendono a ritornare all’infinito. L’essenza nell’uomo è essere
tesi verso il bersaglio.

Questi tre momenti sono contemporanei. L’io si pone, si nega.. nello stesso tempo.
L’uomo è finito e infinito allo stesso tempo e la specie umana è infinito. La missione dell’io finito e i tendere all’
io infinito.
La libertà è il fine dell’agire dell’uomo. L’uomo è una freccia lanciata sulla libertà, ma la libertà è una
condizione verso cui si tende. 

È un pensiero finalizzato all’azione. Quindi la missione dell’uomo è la libertà. Si tende alla libertà soltanto
quando la realtà che ci circonda entra in contrasto con la nostra sensibilità. La natura contro cui i nostri cinque
sensi rischiano di rimanere limitati, quella natura, va superata con lo slancio creatore. 

La libertà la otteniamo se trasformiamo. La realtà non va catalogata, ma va trasformata attraverso la produzione. 

Perché l’uomo può essere potenza creatrice? Perché nell’uomo alberga l’infinito. 

Visto che la missione dell’uomo è tendere alla libertà. Noi creando trasformiamo la realtà. 

La missione sociale dell’uomo non è la libertà individuale, ma la libertà collettiva, non è la libertà
angloamericana.
Un uomo non è libero, se non è libero anche l’altro uomo. La libertà non è individuale ma nella comunità in cui
si vive. Il tutto è superiore alle parti. La libertà è un orizzonte verso la quale deve tendere la comunità. 

La libertà del dotto: è un intellettuale, un artista, è un uomo che ha colto la tensione all’infinito, che sa tendere
all’infinito ma che educa gli uomini ad andare all’infinito. Non è colui che semplicemente insegna, ma prende il
popolo e lo educa ai valori dell’infinito, è colui che come esempio trasmette e pone. È un educatore di anima,
educatore della patria. Mazzini è un educatore, perché prospetta la patria Italia a dei giovani ragazzi. 

I tedeschi si sentiranno superiori., saranno educati a essere superiori.

Missione del popolo tedesco: tra tuti i popoli il popolo tedesco ha in sé una missione storica più alta. C’è un
popolo dotto che deve educare gli altri popoli al senso della libertà, l’Europa secondo Fichte deve partire dallo
spirito indomito dei tedeschi. Il popolo tedesco deve guidare l’Europa all’espansione. Devono liberarsi dai
vincoli e realizzare una libertà comunitaria, l’Europa dei popoli e della comunità. Prevalgono i diritti
universalistici. 

La superieoirà è basata dal fatto che il popolo tedesco non si è fatto conquistare: popolo del coraggio. Ha
spezzato le catene del vassallaggio. La lingua è pura. Spirito indomito. I tedeschi saranno il popolo su cui verrà
edificata la nuova Europa. 

Per essere autonomi i popoli devono essere una nazione. Si è liberi quando si è indipendenti e autonomi.

STURM UND DRANG -tempesta e impeto


Questa denominazione fu suggerita da Kaufmann  e indica l'irruenza di questi giovani scrittori tedeschi che
aderirono a questo movimento, come Goethe, Schiller…  gli altri esponenti furono quasi tutti amici di Goethe 

 l'inizio del movimento, in quale durò all'incirca un decennio, viene fatto risalire all'incontro del giovane Goethe
con Herder,  il manifesto si chiamava “ del carattere e dell'arte dei tedeschi”.

Un motivo predominante fu l'opposizione al razionalismo illuministico. Consideravano la ragione entità astratta


che doveva essere superata attraverso una rivalutazione del sentimento. L’impulso Maggiore venne dal pensiero
di Rousseau e dalla sua critica del razionalismo della civiltà moderna ed alla conseguente programmazione della
necessità di un ritorno all'originalità della natura e all'ingenuità del sentimento.  furono esaltati quindi
sentimento, la passione, la naturalità, l'istintività, la libertà, la fantasia, Il fanciullo, il genio, per la sua capacità di
scuotere ogni regola E canone Avviene appunto un'emancipazione dai canoni che impedivano l'espressione
spontanea è l'opera più intesa come espressione assolutamente individuale e inconfondibile di una soggettività
creatrice che imita nel finito l’io infinito di Dio nell'universo è l'attività artistica come una via per pretendere
l'esistenza fino all'infinito.

CLASSICISMO E L’ETA’ DI GOETHE 

Gli stessi fondatori dello Sturm und drang si accorsero che il loro movimento aveva un atteggiamento troppo
giovanile che rischiava di diventare inconcludente e dunque maturarono esperienze più complete ed equilibrate

 riscoprire uno quindi alcuni modelli, primo fra tutti quello dell'antichità, concepita non come passato bensì
come classicità. Studiarono Winckelmann che nella sua Storia dell’Antichità Aveva visto nella scultura greca un
modello da imitare, quasi una forma e una regola ideale, valida per tutti i tempi. Questi però modificarono il
rapporto con l'antichità classica, lasciando cadere l'atteggiamento puramente imitativo contemplativo e
sostenendo la necessità di una vera e propria palingenesi dei valori esemplari della classicità.

GOETHE
  elabora la sua filosofia della natura nel libro: tentativo di spiegare la metamorfosi delle piante, che Getta le basi
per un'intera serie di ricerche naturali combinate nella teoria dei colori, nel quale proposi un paradigma
qualitativo per lo studio della natura. Era una filosofia della natura concepita come morfologia: servendosi
dell'intuizione, Indaga le forme naturali nella loro unità dinamica fino a cogliere il fenomeno originario. Al
fondo della natura ipotizza una vita insondabile con funzioni analoghe a quelle svolte dalla kantiana cosa in sé,
nella quale sono attive forze e si oppongono in una polarità dinamica, quali spirito e materia, attrazione
repulsione, contrazione ed espansione.

SCHILLER
 il classicismo di Schiller  è caratterizzato dalla malinconica consapevolezza di una duplice frattura Radicale:
quella che nell'uomo oppone l'ideale alla vita è quella che nella storia separa il mondo ingenuo e felice degli
antichi da Quello moderno, nel quale la terra, abbandonata dagli dei Greci, è ridotta a deserto. Causa principale
di questa frattura è considerato il cristianesimo. 

Una mediazione del conflitto tra l'ideale e la vita è prospettata nello scritto sulla grazia e sulla dignità. Attraverso
la figura dell'anima bella, nella quale l'inseminazione sensibile e il dovere morale si armonizzano liberamente
dando luogo alla bellezza e alla Grazia, intese ad un tempo come qualità estetiche e morali. nelle figure della
dignità e del Sublime ha invece luogo di imporsi della ragione sulla sensibilità. 

All'educazione estetica viene qui assegnato solo il compito di educare alla conciliazione tra l'istinto materiale e
l'istinto alla forma attraverso l'elemento del gioco e l'esperienza della totalità, Ma viene assegnata pure
L'importante funzione di educazione alla libertà, consentendo in tal modo il passaggio dallo stato di natura allo
stato razionale. Schiller arriva per questa via a prospettare il l'utopia di uno Stato estetico.

HOLDERLIN
- Studiò con Hegel e Schelling, purtroppo Fu colpito da una crisi e cadde in un obnubilamento mentale dal quale
non si riprese più. Fu quindi rinchiuso in una torre e continua a produrre testi di difficile interpretazione

 Recupera il mondo greco come un mondo ideale perduto, che unisce in se bellezza, amore Libertà, ma senza
vagheggiar lo in termini classicheggianti punto in questo recupero compaiono i motivi centrali del suo pensiero,
come la funzione della bellezza e della poesia, capaci di cogliere l'uno tutto, il sentimento di appartenenza a
questo uno tutto inteso come natura che sta al di sopra degli Dei e dei mortali, infine il compito profetico e
quello sacerdotale del Pensatore poeta. 
IL ROMANTICISMO TEDESCO
La nascita vera e propria del Romanticismo tedesco avvenne per opera del gruppo di Jena.  con questa
denominazione si intendono Gli scrittori, i poeti e i pensatori che furono attivi alla rivista Athenaum  fondata dai
fratelli Wilhem  e Shlegel,  che diedero il primo contributo sistematico a una teorizzazione del pensiero
romantico. facevano parte del gruppo anche Fichte e Schelling nella fase del programma protoromantico, I due
aspetti filosofici più importanti nelle riflessioni di schlegel sono L'idea di una poesia trascendentale, Ossia una
poesia della poesia, Come forma Suprema dello spirito capace di comporne e le lacerazioni presenti, e la
teorizzazione del concetto di ironia, concepito come atteggiamento metodologico e spirituale che, consentendo
di relativizzare quindi di superare ogni immediatezza finita, si propone quale apertura delle esperienze
dell'infinito.

La sua filosofia assunse nell'ultimo periodo una connotazione Mistica e religiosa e la sua preoccupazione
principale fu quella di superare i sistemi dell'idealismo per arrivare alla restaurazione di un teismo universale
punto considerava l'idealismo un sistema ormai concluso di qua per sistemi: quelli di Kant, Jacobi, Fichte e
Schelling.  schlegel voleva Dunque uscire dalla idealismo al fine di cogliere nella sua pienezza, Ma questo non
gli pareva possibile me per mezzo del metodo speculativo di Fichte di Schelling, nei per mezzo di un salto
mortale, bensì cogliendo il principio della vita stessa come personalità

 molto vicino Ashley del Fu novalis Chi fu il poeta più significativo del primo Romanticismo. il tema
fondamentale delle sue opere è la conciliazione tra natura e Spirito e viene diviso in tre periodi: Il primo è
segnato dalla lettura di sitte e dalla pubblicazione degli inni alla notte: la notte viene vista come regno infinito
della fantasia e del sogno, in cui l'esperienza fondamentale è quella della morte interpretata come soglia verso
una forma di vita Superiore

 La seconda è la fase dell'idealismo magico nella quale il poeta Cerca la sublimazione della natura nello spirito e
al posto del io ragione di Fichte, novalis pone L’io immaginazione .

 nell'ultima fase novalis annuncia un Vangelo dell'Armonia che riconosce il divino nella fusione di spirito e
natura incontro importante per il romanticismo politico divenne poi l'ho scritto la cristianità ossia l'Europa, nel
quale il medioevo era celebrato come epoca di un unità politica e spirituale 

Il romanticismo posteriore
a Heidelberg  si formò un importante gruppo di romantici raccolto intorno alle personalità di brentano, dei
fratelli Jacob aigrim, la cui opera è fondamentale nel campo della linguistica storica e per lo studio delle
tradizioni popolari della mitologia delle fiabe tedesche.
 infine importante è anche Gorres  che ha un certo rilievo filosofico Infatti se scritti politici si oppongono
radicalmente all'illuminismo e a Napoleone, considerato L'anticristo, e si iscrivono nel movimento del
Romanticismo politico

muller  è l'esponente più tipico del cosiddetto romanticismo politico, al quale contribuirono anche novalis è
l'ultimo schlegel. Ispirandosi alla teocrazia medievale e al Pensiero politico di Burke, Muller si oppose alla
Concezione illuministica e sostenne l'idea di uno Stato Cristiano concepito come organismo . la realizzazione
concreta di tale progetto fu affidata al circolo Cristiano Germanico, un'associazione di aristocratici fortemente
conservatori, i quali oltre che a Muller, si ispirarono alla restaurazione della scienza dello stato di Karl Ludwig
von Haller, fautori di una concezione patriarcale e legittimistica dello Stato.

SCHELLING
Nel periodo di Lipsia Per risolvere la riduzione fichtiana della natura a non io,  Schelling elabora una filosofia
della natura, esposta nei due scritti idee per una filosofia della natura e dell'anima del mondo

 Esiste un legame, un nisus formativus, uno stesso slancio Vitale che unisce natura e Spirito, mondo e io, realtà
materiale e realtà ideale. la natura e spirito visibile e lo spirito natura invisibile. il sistema della natura e sistema
dello spirito mettono Dunque in luce due aspetti di uno stesso essere 

Concepire la natura come spirito significa per Schelling spiegarne l'origine muovendo da quello stesso principio
attivo dal quale Fichte aveva fatto derivare anche la vita dello spirito. Da qui deriva l'idea di un parallelismo
costante tra natura e spirito: al potenziamento della natura corrisponde allo sviluppo di forme di conoscenza
sempre più complesse, tale che tra la natura è lo spirito non va il processo teleologico ascendente, ma piuttosto
una circolarità.  la natura anticipa lo spirito  perché in se lo contiene continuando essere se stesso e per questo
Schelling potrà dire che la pianta è l'organigramma dell'anima

la natura anzitutto è attività, cioè creatività e la sua attività può essere positiva, cioè generatrice e negativa, cioè
corruttrice. dalla loro incessante opposizione si sviluppa quella che Schelling chiama la storia della natura, la
quale si dispiega secondo Tre Potenze reali, Cioè secondo tre principi: la materia, quella formazione dello spazio
e della corporeità, la luce, con la rivelazione del Regno delle infinite forme visibili e l'organismo, con
l'organizzazione dinamica Delle specie viventi

 la struttura che scandisce il ritmo dei processi naturali e la polarità, la natura e finalità, totalità e a fondamento di
questo pensiero sta L'anima del mondo, il principio che connette tutti fenomeni della natura In un processo
teleologico unitario in un organismo universale. Ma se la natura è in tal modo tutto ciò che anche lo spirito è ,
essa Lo è però in modo diverso, Cioè in modo inconscio e con la prevalenza del polo oggettivo

il punto di partenza dell'analisi di Schelling della vita dello spirito è l'intuizione intellettuale, nella quale l'io si
intuisce e si  istituisce come soggetto che sa e che è, ovvero Come sapere e come essere E dalla quale tutta la vita
dello spirito è dedotta

 la filosofia teoretica spiega l'idealità del limite, mostrando come limite che li ho conoscenze trova posto dinanzi
a te altro non è che un prodotto della sua stessa attività inconscio. questa connessione viene raggiunta attraverso
l'analisi della potenza ideale del sapere e della corrispondente idea del vero

 La filosofia pratica muove dal punto di arrivo di quella teoretica, Cioè dalla volontà.  la potenza ideale dell'agire
analizzata dalla filosofia pratica si manifesta nella posizione fondamentale di libertà e necessità. la libertà è di
ogni singolo soggetto agente e è il fulcro della morale. la composizione del conflitto tra libertà e necessità
avviene nella storia: Ines all'agire che ogni singolo individuo a fare da un lato come libero, ma dall'altro i suoi
presupposti suoi risultati appaiono dipendenti da una forza superiore e necessitante, il destino, la natura, la
provvidenza…

 Ma la storia non è in grado di comprendere L'opposizione fondamentale di spirito e natura e questo è il compito
della filosofia dell'arte, la quale indica come al fondo dell'una e dell'altra sia operante uno stesso principio punto
la bellezza rappresenta il punto di convergenza di infinito è finito, di spirito e natura, di conscio o inconscio,.  il
condimento del  senso dell'Unità e della totalità è demandato all'intuizione estetica e propria dell' arte, la quale
porta complimento l'intuizione intellettuale della filosofia. la filosofia dell'arte rappresenta Dunque il
complimento del sistema dell'idealismo trascendentale che è per questo il tempo stesso un idealismo estetico.

nella sua filosofia dell'identità cerca di pensare L'identità è l'indifferenza di spirito e natura, da cui deriva poi il
parallelismo di filosofia della natura e idealismo trascendentale punto l'assoluto che Schelling pure così al centro
del suo pensiero non è né natura né spirito, né oggetto nel soggetto, né inconscio né coscienza,  ma assoluta
identità e indifferenza di entrambi e quindi può essere riassunto dalla formula logica A=B 
l'ho scritto del 1809, sull'essenza della Libertà umana, Segna una svolta decisiva nel pensiero di Schelling punto
egli trasforma il suo panteismo naturalistico di stampo romantico in una teosofia gnostica, per la quale Dio non è
soltanto principio del bene e della luce, ma è pure un essere della natura abissale insondabile che porta in sé la
propria antitesi, il principe delle tenebre e del male.
 secondo Schelling Dio è persona è vita e dunque deve avere in sé anche i caratteri contraddittori della vita e
della personalità. Dio non è solo Logos, ma anche volontà oscura, non solo bene, ma anche male

 Dio è indifferenza originaria, un fondo primordiale. si tratta di un indifferenza e di unità originaria di fondo e
desistenza, essendo il fondo ciò che deve essere eternamente vinto Perché Dio possa essere esistenza in atto. Dio
non è atto puro, ma include la dualità di potenza e atto, di fondo ed esistenza, e che il passaggio dall'uno all'altro
implica una processualità .

Dio e al tempo stesso origine del bene e radici del male e così viene spiegato il male radicale che canta non
sapeva come spiegare e da Schelling e ancorato metafisicamente alla stessa essenza di Dio e, strettamente
connesso al bene, né diviene così la condizione di possibilità, in quanto il bene può realizzarsi solo nella vittoria
sul male

 le età del mondo


in questo pera proponeva di esporre l'evoluzione di Dio a partire da sé stesso, ovvero il processo del divenire
consapevole del divenire compiutamente persona di Dio, tentando in tal modo di spiegare l'esistenza che, a
differenza dell' essenza che, in quanto universale è intellegibile, Nel senso che il pensiero non può risalire a un
prima di essa per me rendermi Hai ragione. le età del mondo sono concepite come eoni, cioè come periodi
cosmici divini: Il passato è il tempo precedente il mondo, il futuro è quello che lo seguirà e il presente è il tempo
del nostro mondo 

HEGEL
- È il massimo esponente dell’idealismo ed è l’ultimo a creare un sistema complesso.

RAPPORTO FINITO-INFINITO
Il finito si risolve nell’infinito e l’infinito si manifesta nel finito. La realtà è un organismo unitario. L’infinito si
autodetermina dell’infinito. Il finito è autodeterminazione dell’infinito.

Il termine infinito può trovare espressione anche nelle parole di Dio, Assoluto, Ragione.

RAPPORTO RAGIONE REALTA’:


Tutto ciò che è razionale è reale. Tutto ciò che è reale è razionale.

La ragione per Hegel non è un dover essere, ma è una ragione che è, che si concretizza. Non è la ragione
dell’essere kantiano, è la ragione assoluta, che non rimane astratta, ma si concretizza sempre nella realtà. 

La realtà è un prodotto della razionalità: il reale è il grande prodotto della razionalità. Che si è concretizzata e
non è rimasta nell’astrazione. Possiamo parlare di un panlogismo. Il tutto è logico, il tutto è razionale.

FUNZIONE DEL PENSIERO


Se tutto ciò che accade è razionale, allora la filosofia deve essere giustificatrice. Se la realtà è come dev’essere
ed è manifestazione della razionalità, allora la filosofia è la disciplina che comprende la realtà.

Come la nottola di Minerva giunge quando la giornata è passata, giunge alla fine della realtà che si è manifestata
e la comprende, la colloca dove dev’essere collocata. 
Il filosofo non interpreta la realtà per trasformarla, ma prende atto che la realtà si è manifesta per come essa è e
per come essa deve essere. La filosofia consiste nel comprendere che ciò che è realtà è razionale. 
Attraverso il filosofo la ragione ha utilizzato i filosofi per comprendersi. 
Ma se tutto è razionale come giudicare la negatività? Giusto o sbagliato è qualcosa di umano. La presunta
irrazionalità di un gesto non è nulla nel divenire del tutto.
Hegel lavora al travaglio del negativo: dunque il negativo del mondo è il travaglio necessario per il negarsi di
una nuova razionalità. 
Questa filosofia troverà la sua fine naturalmente con la prima guerra mondiale. 
Dopo Auschwitz si può pensare che la filosofia sia negazione della realtà? Forse sì, però si rischia di giustificare
sempre la realtà.

SCRITTI GIOVANILI

CRISTIANESIMO
Le religioni positive hanno sviluppato una prospettiva dogmatica, cioè hanno esaltato la legge esteriore, fatta di
rigidi comandamenti. 
Ha chiaramente studiato Kant. Dunque distingue la legge esteriore della cristianità positiva e storica dalla
religiosità interiore portata avanti da Gesù: il messaggio Gesù non è un messaggio di norme e precetti. La legge
di Gesù è la legge del cuore. 

Gesù è amore, fratellanza, mentre la religione cristiana ha fatto prevalere i dogmi, i precetti, sullo slancio
religioso. Le religioni hanno creato dei criteri di verità oggettivi, i dogmi: contro questa visione, propone una
visione diversa, anche in parte recuperata da un cristianesimo della comunità. 

Il messaggio di Gesù è un messaggio d’amore che unifica gli uomini e va contro tanto il mondo ebraico, quanto
quello greco. 
Gli ebrei sono gettati nel mondo e Dio non si è fatto carne. Il popolo ebraico è abbandonato nel dolore. 

Al contempo il mondo greco ci ha detto che l’uomo e la natura sono in armonia. 


Questo mondo greco è insufficiente a cogliere il messaggio Gesù perché bisogna andare oltre quella dimensione
antropomorfizzata degli dei greci per andare verso un Gesù che è amore universale. 

Nei greci e in Gesù bisogna ritrovare l’armonioa del tutto universale come orizzonte del vivere. 
Va oltre il particolarismo del mondo greco e procede l’astrazione. Gesù è un concreto uomo che ha in sé
l’assoluto amore divino.

Ebrei: uomini abbandonati da Dio


Greci: antitesi natura con dei antropomorfizzati
Cristo: sintesi tra l’uomo e natura. Spirito di Bellezza. Unione assoluto e non particolare e come tutte le sintesi
porta ad una realtà più razionale. 
Un ritorno a Gesù e il ritorno ad una profondità concreta, alla possibilità di conciliare un’etica pratica interiore. 

CONTRO KANT
L’etica formale può sperare enormemente tra formalità e l’uomo. lL’etica però deve essere nel mondo che è: la
vita di Gesù va esaltata non come dover essere, ma per come è. 
Se Gesù fosse rimasto in Dio sarebbe qualcosa di astratto, di formale, ma Dio si è fatto carne e ha fatto scelte
concrete. 
Questo Dio che sia è fatto carne è la grandezza del cristianesimo che serve per tornare ad un’armonia che il
poploo ebraico ha perduto. 
FILOSOFIA 
Scienza rigorosa che interpreta la realtà. La realtà è un processo che eternamente diviene e quindi recupera la
filosofia di Eracclito. 
Questa realtà coincide con la razionalità. Il tutto coincide con la ragione e la verità coincide con la comprensione
adeguata del tutto.
La filosofia deve comprendere il tutto, deve comprendere la realtà, deve giungere alla verità. 

FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO

È la storia romanzata dello spirito, della ragione, dell’infinito, dell’assoluto. Come questo si sia manifestato nella
storia. Hegel quindi ci racconta le tappe della ragione e quest’opera è quindi neccessaria alla comprensione del
sistema filosofico.

Ci racconta come la ragione, che era in sé, sia uscita da sé e stia ritornando a sé. La fenomenologia dello spirito è
il racconto della ragione che è uscita a se, si è manifestata in fenomeni e sta ritornando a sé, ma questo ritorno è
raccontato attraverso l’utilizzo di figure storiche ideali. 

1. Servo e padrone
2. Stoicismo e Scetticismo
4. Coscienza infelice

Quindi è il racconto di un processo dialettico dato da tesi, antitesi e sintesi. La sintesi è il momento più fecondo
perché ha dentro di sé la tesi, la antitesi e il superamento di questo scontro. 
Senza antitesi non ci sarebbe sintesi e da qui travaglio del negativo. Il dolore è necessario. 

I 3 momenti sono coscienza, autocoscienza e ragione. La coscienza è la tesi. l’idea in sé (per Fichte era l’io puro
che pone se stesso), poi l’autocoscienza, l’idea che esce da sé, perché per arricchirsi deve uscire da sé. La
coscienza si disperde, si aliena, si scontra. In questo momento l’idea fuoriuscendo da sé si scontra con le altre
coscienze e diventa autocoscienza. Quindi quando l’idea esce da sé si arricchisce, si scontra e diventa
autocoscienza. 

Dall’autocoscienza si passa alla ragione. Noi siamo ragione che plasma il  mondo

Il momento dell’autocpscoenza SERVO E PADRONE


La coscienza per tornare a sé deve passare dal momento antitetico dell’autocoscienza  per arrivare a essere
ragione.

Un soggetto diventa se stesso quando è messo di fronte ad un altro soggetto. Il conflitto è insidpesabile per
passare dalla cosicenzialità all’autocoscienza. 
Le soggettività sono in lotta per la vita e per la morte. 
L’individualità si fa autocoscienza quando nel tavolo c’è il rischio della vita e della morte. 
Chi non mette in gioco la propria vita perché teme la morte è riconosciuto dall’altro soggetto, ma viene
riconosciuto come persona non autonoma e per essere una persona autonoma deve avere la orza di mettere a
rischio la propria vita. Se il soggetto mette in gioco la propria vita ha la forza di mettere in discussione la. Vita
dell’altro. Non temendo la morte sfida l’altro e va verso la dinamica della morte dell’altro, verso la liberazione.
Se non hai il coraggio di mettere in gioco la tua vita, sei nella condizione di persona dipendente. 
Il servo, temendo la morte, si è rinchiuso in sé stesso, ha accettato il dominio del parole. Sono gli schiavi che
cedono alla schiavitù. I servi della gleba. I riders. 

Il rapporto però non è statico, è sempre in divenire: la vittoria del padrone sul servo è temporanea. Il padrone nel
periodo medio-lungo  dipenderà sempre più dai servigi del servo. 

Il padrone diventerà quindi servo dei servi e ci sarà un rovesciamento della soggettività. La libertà è passata dalla
lotta allo scontro.

Autocoscienza: STOICISMO SCETTICISIMO 


Alla dialettica servo padrone succede lo stoicismo, che ha avuto il merito di voler prendere le distanze dal
mondo esterno. Il logos permeava tutte le cose, era un panteismo logico razionale e tutto accadeva perché
doveva accadere. Questa ragione coincideva con l’universo e portava il gli stoici ad accettare la vita. Il saggio
stoico, comprendendo la necessità del tutto, si adegua al tutto. 

L’autocosicnezialità sta nell’essere autonomo. Il mondo non intacca la  nostra autonomia. Ma il limite è che è
un’autonomia interiore. Seneca dice che il saggio è libero anche in Catene. Però è un autonomia dell’interiorità. 

Gli scettici sostengono che la verità è irraggiungibile e l’indipendenza rispetto alla verità si prende dalla non
conoscibilità della verità. 
Gli scettici che hanno voluto negare la veridicità di una realtà, hanno assunto in se stessi una verità, quella della
sospensione di giudizio. 

Questi cadono in contraddizione. Lo scontro degli stoici e degli scettici non si è risolto perché l’assoluto è
l’orizzonte che attrae l’uomo verso cui l’uomo non riesce ad avere piena consapevolezza. 

Secondo Hegel allo sceetticismo subentra il cristianesimo, la figura storica ideale che ha provato ad avvicinarsi
all’assoluto. 
Se gli ebrei sono stati abbandonati da Dio, invece i cristiani hanno un rapporto diverso. La cristianità ha una
dinamica dialettica. Dio ha creato il mondo, ma si è fatto carne, è stato crocifisso, rinnegato. 

I cristiani sono quindi per la riconciliazione con Dio. Noi aneliamo all’ìassoluto ma non lo troviamo. Il culmine
è l’asceta medievale che ha. Provato a ricongiungersi a dio, ma lamcoscejza è infelice perché tende a qualcosa
che sa che c’è, marche non riesce a raggiungere. 

L’autocoscienza p pronta a trasformarsi in ragione.

LOGICA
La logica si occupa dell’idea in sé. La filosofia della natura si occupa dell’idea fuori di sé. La filosofia dello
spirito si applica dell’idea che fa ritorno a sé. 
La logica è analizzata all’interno dell’opera “scienza della logica” dove affronta il tema affermando che la logica
non è propedeutica alla comprensione del sistema hegeliano, ma è la prima parte. 

La logica è Dio nella sua intima essenza. 


I concetti e le categorie studiate non sono schemi del pensiero, ma sono strutture del pensiero. Se per Kant le
categorie sono principi soggettivi che modellano la realtà per hegel i concetti e le categorie non sono pensieri
soggettivi, sono pensieri, strutture oggettive, strutture ideali della realtà. 

La logica e la metafisica dunque coincidono e studia non le forme concettuali dell’uomo, ma quelle della realtà e
si diede quindi in logica dell’essere. 
KIERKEGGARD

IL CONCETTO DI IRONIA
Il concetto di ironia è la tesi di laurea di Kierkegaard e contiene già le indicazioni di quello che sarà il suo
pensiero dall'inizio al suo distacco da Hegel.
L'ironia socratica era già stata oggetto dell'attenzione dei romantici che l'avevano interpretata come
relativizzazione del finito e quindi apertura all'infinito, cioè come una specie di punto di vista divino. Questa
interpretazione era stata poi criticata da Hegel per il quale l'ironia socratica è semplicemente l'espressione di una
dialettica puramente soggettiva, cioè una dialettica che si svolge soltanto tra persone, che dissolve dall'interno il
dato immediato senza fornire alcuna ulteriore indicazione positiva. L’ironia dei romantici invece esprime un
atteggiamento di tipo fichtiano, cioè il punto di vista di una soggettività assoluta che si fa gioco di ogni cosa
Riducendo il tutto ad apparenza ovvero dissolvendo tutto nel nulla.
Kierkegaard condivide la critica di Hegel all'ironia romantica e riconosce che L'ironia socratica è un
atteggiamento negativo, espressione del sapere di non sapere, ma afferma anche il valore come critica della
realtà finita come esigenza di una realtà ideale. Ironia socratica è la negatività infinita. È sì una negatività
infinita, perché nega tutto, ma al tempo stesso nega in virtù di qualcosa di superiore, che Tuttavia essa non
conosce. l'ironia è una determinazione della soggettività perché in esse il soggetto è libero dello stato di
costrizione in cui lo tiene la realtà, anche se libero soltanto in negativo. Nell’ironia il principio nuovo in virtù del
quale si nega  la realtà data, è presente come possibilità. Il singolo, il soggetto io finito, nega la realtà data e
quindi ne rivela la finitezza, l'inadeguatezza rispetto all'idea, all'assoluto, ma in tale negazione è contenuta la
possibilità di una soggettività infinita, c'è di un assoluto inteso anche come simbolo. Il rapporto tra uomo e Dio è
concepito in termini di pura libertà, di semplice possibilità e già significa che l'uomo non si rapporta al Dio
Necessariamente, ma liberamente, Cioè può farlo e anche non farlo, perché queste per lui una semplice
possibilità

In questa dottrina è presente una critica ad Hegel. Infatti nella conclusione dell'opera dichiara che la scienza è
entrata oggi in possesso di un risultato troppo colossale per essere in regola e la competenza anche nei misteri
della divinità viene offerta così a buon mercato da risultare completamente sospetta: la filosofia di Hegel
pretende di spiegare tutto, di razionalizzare gli stessi misteri della fede, e che è impossibile all’uomo. Contro
tale pretese bisogna Dunque far valere l'ironia, anche se questa non offre spiegazione alternativa, ma solo una
possibilità. la possibilità a cui kierkegaard allude quella della fede non è una spiegazione razionale tale da
dimostrare la necessità del suo oggetto, ma non è nemmeno impossibile, cioè irrazionale

Gli stadi della vita


 la prima importante opera è aut aut, il titolo indica la sua opposizione a Hegel: mentre nella filosofia hegeliana
tutte le opposizioni venivano mediate, Kierkegaard pensa che queste non possono essere mediate, cioè risolte in
una sintesi, ma rimangano tali e impongono una scelta a favore di una possibilità oppure quella opposta:
vengono così spiegate la vita estetica e la vita etica
 per Kierkegaard, la vita vissuta come godimento del singolo istante senza alcuna preoccupazione per il futuro è
la figura dell'esteta incarnata dal Don Giovanni, personaggio che seduce migliaia di donne ma non riesce ad
amarne veramente nessuna. Anche il fatto che Don Giovanni sempre stato immortalato nella musica contribuisce
a fare il simbolo della sensualità. l'esteta sceglie questa attività per sfuggire alla noia, ma il fatto che egli non
riesca mai a fissare l'oggetto della sua passione, ha come conseguenza di nuovo la noia. Ecco che si prospetta
Allora la possibilità di una vita completamente diversa che non è Conseguenza della vita precedente, ma può
essere abbracciata solo attraverso Una libera scelta: la vita etica
Della vita etica e simbolo l'assessore Guglielmo, il quale essenzialmente è un marito Fedele, un professionista
onesto e un funzionario esemplare, tuttavia nemmeno la vita Etica è pienamente soddisfacente. Infatti per quanto
l'uomo si impegni a raggiungere la perfezione, si rende conto che non vi riuscirà mai e che questo tipo di vita
non è sufficiente a ridimmelo dai suoi peccati.

Si prospetta dunque la possibilità di un terzo tipo di vita, la vita religiosa, scelta liberamente può diventare anche
il terzo stadio nel cammino della vita. Appunto questa vita è descritta nell'opera timore e tremore: l'uomo si trova
solo di fronte a Dio e ne teme giustamente la punizione decide di Abbandonarsi completamente a lui con un atto
di Fede che non era conseguenza di un ragionamento, bensì un salto, cioè una decisione pura, motivata e
totalmente libera. Il simbolo di questa vita è Abramo pronto a sacrificare il proprio figlio Isacco andando contro
tutti i dettami dell'etica per obbedire unicamente alla sua fede in Dio.

 esistenza, possibilità, angoscia


Finora Kierkegaard ha espresso il suo pensiero servendosi più che di concetti di figure. Nelle opere successive
invece fa uso anche di veri e proprie categorie filosofiche. la prima tra queste quella di esistenza, intesa come
l'opposto dell'essenza. l'essenza è l'oggetto del concetto, cioè l’universale, su cui verte la filosofia di Hegel che
riduce l'intera realtà ad estensione, disperde invece la condizione in cui si trova l'individuo che è la vera realtà.

È evidente l'influenza di trendelenburg che kierkegaard cita più volte con ammirazione per la sua conoscenza di
Aristotele e per la sua critica Hegel punto questo infatti aveva criticato Hegel Nel senso che osservò che dalle
categorie pure della logica hegeliana, essere e nulla, non si riesce a ricavare senza ricorso all'intuizione sensibile
il divenire. l'esistenza corrisponde alla realtà singolare, al singolo è essere sta fuori e non coincide col concetto.
questo restar fuori del concetto esprime il significato del verbo existere  in latino, cioè Appunto Lo stare fuori.
La causa di tale dottrina era Considerato il precursore dell'esistenzialismo.
 ciò che caratterizza l'esistenza è la possibilità, cioè l'opposto di ciò che caratterizza l'essenza, quella dire la
necessità punto Anche qui è evidente la polemica contro Hegel: per lui la filosofia era la comprensione della
razionalità del reale, c'è la spiegazione della sua necessità quindi per filosofia Tutto accade necessariamente.
Secondo chi è che invece nella vera realtà, che l'esistenza, nulla è necessario e tutto è possibile. nella storia in
particolare nulla è predeterminato, ma tutto dipende dalla libera scelta dell'individuo, del singolo.
la pura possibilità caratterizza anche l'atteggiamento del singolo di fronte a Dio.Kierkegaard preferisce appunto
parlare del singolo, perché così sottolinea il carattere propriamente umano dell'esistente e il suo rapporto unico
con Dio. Se ogni uomo Infatti è creato da Dio con un atto singolare nella sua salvezza, dipende dal rapporto
altrettanto singolare, cioè personale.
La possibilità contrassegna l’esistenza del singolo e suscita nell'uomo angoscia: è un sentimento che si prova di
fronte all'ignoto, quando non si sa che cosa ci accadrà, quando si ha l'impressione di essere di fronte al nulla
perché questa è la condizione dell'uomo nell’esistenza. L'angoscia si può paragonare alla vertigine il
presentimento che si prova guardando in giù in quel vuoto che costituito dalle infinite possibilità di scelta che
costituiscono la nostra libertà
L'angoscia è la condizione che piace della scelta e perché quest'ultima può portare tanto al Peccato quando la
salvezza. L’angoscia tuttavia non deve essere confusa con la disperazione, cioè quella perdita di qualsiasi
speranza di salvarsi. La disperazione è una malattia mortale perché è la negazione della possibilità, cioè della
libertà e quindi della stessa esistenza dell’uomo.

filosofia e religione
 è esattamente l'opposto di quella hegeliana. Mentre per Hegel la religione è solo una rappresentazione, c'è un
contenuto di verità espresso per mezzo di una forma inadeguata e trova la sua espressione adeguata storia nella
filosofia, per kierkegaard la religione è nella fede pura, non riducibile ad una filosofia
polemizza contro la critica storica della religione ritenendo del tutto irrilevante la verità storica e la rivelazione
che anche la precisazione dei suoi contenuti, perché la Fede dipende esclusivamente da un atto di libertà.
Polemizza anche contro la considerazione speculativa della religione, cioè contro la concezione hegeliana che
prendeva di spiegare la religione per mezzo della filosofia punto
La religione essenzialmente è un paradosso, un rifiuto della razionalità. La religione è una verità soggettiva
Dov'è quest'ultimo termine non indica il limite, ma esprime lo stretto legame della verità col soggetto esistente, è
quella vita del singolo uomo punto alla religione non interessa una verità oggettiva, ma solo la verità vissuta
interiormente nell'intimità della propria coscienza
La religione di cui kierkegaard parla Non è una religione qualsiasi, ma soltanto il cristianesimo, perciò la Fede
che essa richiede non è da intendersi genericamente, bensì e precisamente la fede in Gesù Cristo nel Dio che si è
fattouomo per riscattare L'uomo dal peccato.  È una filosofia specificamente Cristiana, con indubbi venature di
tipo fideistico e protestante 
NIETZSCHE
L'interpretazione della grecità e la decadenza della civiltà  occidentale

Nel pensiero di Nietzsche Possono essere distinte tre fasi: La prima è caratterizzata dall'incontro con la filosofia
di Schopenhauer e da una originale interpretazione del mondo greco e della decadenza della civiltà occidentale e
quindi alla critica di tale decadenza e dall'ideale di rinnovamento dello spirito attraverso la catarsi dell'Arte e
della musica
Dalla lettura del mondo come volontà e rappresentazione di Schopenhauer, Nietzsche ricava la convinzione che
una profonda irrazionalità caratterizzi il divenire e la vita dell'universo. Nell'orizzonte di questo pessimismo,
l'esistenza individuale appare come un guizzo effimero nel fluire perenne delle cose, destinato a non lasciare
traccia. la soluzione di Schopenhauer per sottrarsi alle catene del divenire è l'atteggiamento della rinuncia alla
volontà, dell’ascesi e della noluntas. pernice invece l'atteggiamento adeguato è  quello della accettazione e
dell'affermazione del divenire nel sentimento tragico della vita
Nella nascita della tragedia dallo spirito della musica, Nietzsche vede storicamente incarnata la forma di
esistenza nella tragedia Attica di Eschilo e di Sofocle, Cioè nella grecità precedente la svolta intellettualistica
incominciata con l'insegnamento di Socrate contro l'immagine della grecità creata e valorizzata dal secondo
Umanesimo dell'età di Goethe. Nietzsche rivaluta la Grecia dei tragici e dei pensatori presocratici e spiega
specialmente Eraclito E pensa che l'interpretazione comune della classicità come armonia dipenderebbe dai
pensatori cristiani, che hanno conosciuto il mondo della grecità solo nella fase della decadenza, quando ormai
prevaleva l'elemento razionale intellettualistico opposto alla vita.
l'ipotesi di Nietzsche che fu attaccata dalla filologia del tempo ne fu difesa solo da Rhode e Wagner e che la
tragicità originaria componesse un rapporto equilibrato tra due impulsi fondamentali, che in disarmonia
corrompono la vita: il dionisiaco e l'apollineo e la grande tragedia greca esprime se la sintesi equilibrata di questi
due impulsi, Ma se l'armonia viene ben presto dissolta per il prevalere dell’apollineo che si impone sul
dionisiaco e lo soffoca, questa risoluzione cessa con la tragedia di Euripide nella Quale è recepito l'insegnamento
intellettualistico di Socrate. L’avventura razionalistica segna l'inizio della decadenza occidentale in quanto
arrivano prevalere valori contrari alla vita e gli impulsi originari vengono così mortificati da non essere più in
grado di agire. Questa è la situazione raggiunta nel mondo moderno nel quale l'uomo è diventato incapace di
azione storica.
Nelle considerazioni inattuali Nietzsche critica l'ipertrofia storicistica, cioè l’eccesso e la saturazione di storia
che caratterizza la coscienza dell'uomo contemporaneo e la considera come la conseguenza estrema della
negazione della vita dell' incapacità di agire. Nietzsche distingue nei confronti della storia tre atteggiamenti
possibili: la storia monumentale, cioè la considerazione del  passato come esempio e modello, la storia antiquaria
c'è la raccolta del referti del proprio passato come alcunché da esibire e la storia critica, cioè l'atteggiamento
vigile che discerne e condanna di impedimento nella realizzazione del presente punto questa ultima era
disposizione sana che toglie gli impedimenti

 la critica della morale e del Cristianesimo, la morte di Dio è il nichilismo


Nel 1876 si distacca definitivamente dallo Schopenhauerismo e da Wagner inizia una fase caratterizzata dal
mantenimento costante dell’accettazione della vita, dall'abbandono dell'estetismo tragico giovanile e
dall'assunzione di un'attitudine scettica e relativistica
in questo periodo la critica alla civiltà occidentale non è orientata verso l'ideale di una rinascita, Ma è una critica
verso la morale occidentale messa in opera attraverso l'analisi e la scomposizione delle sue idee fondamentali. In
questa fase riprende i motivi della filosofia dei moralisti e degli illuministi francesi, ma elabora anche alcune
idee del naturalismo positivistico e il materialismo del darwinismo.
la critica della morale occidentale prende di Mira il platonismo, la morale ebraico-cristiana e le ideologie
democratiche ugualitarie e socialiste che attraverso un procedimento genealogico, soprattutto in Al di là del bene
e del male e genealogia della morale, e intende mostrare come dietro ai sentimenti morali stia un determinato
atteggiamento di fondo nei confronti del divenire e della vita che può essere di accettazione del degli istinti vitali
o di rifiuto.
il platonismo, la religione e la morale ebraico-cristiana con le ideologie democratiche egualitarie sono la
maggiore espressione dell' atteggiamento di negazione della vita e dei suoi valori e sono frutto del di umanità
debole priva di istinto Vitale. Il platonismo introduce la dottrina dei Due Mondi, negando quello sensibile che
invece è il vero mondo. La morale ebraico-cristiana rappresenta anch'essa una radicale negazione dei valori
Vitali e la celebrazione dei valori opposti che anestetizzano la vita. Punta sull'amore per il prossimo,
l'uguaglianza e la Pietà sono i principi della morale della decadenza, la morale Da Schiavi di cui le ideologie
democratiche e Socialiste sono l'ultima appendice. Dietro i valori comuni, predicati da tale morale c'è il
risentimento degli spiriti deboli contro gli spiriti forti. Dietro L'opposizione tra i principi del bene del male è
celato il vero contrasto, quello tra il comune e volgare, da un lato, e nobile e l'aristocratico dall’altro.
È necessaria una trasvalutazione di tutti i valori che significa tornare a essere Fedeli alla terra, abbandonare il
crocifisso per riabbracciare Dioniso. questa trasformazione Non può essere immediata, ma deve passare
dall'esperienza della morte di Dio e dal nichilismo.  l'immagine della morte di Dio fai svenire i valori
trascendenti e produce come effetto il vuoto, il nichilismo, in quanto viene a mancare l'orientamento che si
rappresentavano. l'ateismo di Nietzsche consapevole di quanto sia Arduo vivere nell'assenza di un Dio e di quali
sacrifici comporti la attraversare ii deserto che avanza del nichilismo dell'esperienza che per essere vissuta è
necessario mutare da un nichilismo passivo che subisce la consunzione dei valori tradizionali a quello attivo, che
porta al compimento  dando inizio alla trasmutazione dei valori

 la volontà di potenza, il superuomo, l'eterno ritorno


Il principio di ogni vita secondo Nietzsche è la volontà di potenza che indica l'impulso elementare che spinge
ogni essere non solo alla conservazione di sé, ma anche a potenziarsi. Nell’uomo la volontà di potenza trova la
sua realizzazione estrema e diventa volontà di volontà. La volontà di potenza spinge l'uomo ad andare oltre se
stesso e a superarsi. il superuomo è colui che capovolge il tu devi nell’Io voglio, cioè colui che trasforma i
doveri imperativi della morale tradizionale nella affermazione della propria volontà di potenza. Per l’ uomo è il
tramonto del vecchio Uomo e l’inizio di quello nuovo che non si lascia più lusingare da promesse ultraterrene,
ma ama la vita e rimane fedele alla Terra
il superuomo è quello che vuole l'eterno ritorno dell’uguale: importante di questa dottrina non è tanto l'aspetto
cosmologico, ma piuttosto le sue implicazioni morali, c'è il fatto che essa comporta l'assunzione di un
atteggiamento di coerenza e fedeltà alla Terra e di massima conformità al nichilismo perfetto. Volere l'eterno
ritorno significa che bisogna vivere come se i singoli momenti dell'accadere avessero il loro fine non oltre se
stessi,  ma avessero fine in sé, cioè significa vivere senza voler imporre alla vita un ordine, ma Amandola così
come viene nell'assoluta fedeltà alla terra, al di là del bene e del male e nell'attitudine dell'amor Fati.

SARTRE 
È stato il maggior esponente dell’esistenzialismo francese: non fu soltanto filosofo, ma anche scrittore di
romanzi e di opere teatrali e partecipò attivamente alla politica contemporanea.
Attraverso i suoi studi iniziali di psicologia fenomenologica, Sartre arriva al problema che sta anche al centro
dell'essere e il nulla, vare a dire la complementarietà contraddittorio d'essere della coscienza, che è libertà e il
modo d’essere del mondo, che è sostrato Bruto e opaco su cui la coscienza esplica la sua attività intenzionale.
Confrontandosi con questa tematica, egli perviene al problema di determinare la peculiarità dell'esistenza
Sartre sostiene che l'uomo è l'unico essere nel quale l'esistenza precede l'essenza: Cioè significa che l'uomo non è
determinato da una definizione della sua essenza, Ma esiste prima di essere definito da un concetto ed è ciò che
diventa, ossia ciò che vuole e che sceglie di essere: egli è libero, ma la sua libertà e al tempo stesso una condanna
che gli impone ogni istante di inventare se stesso.
Questa struttura dell'esistere costringe a negare l'esistenza di Dio: se Dio esistesse ci sarebbe prima e al di sopra
dell'uomo e quindi determinerebbe la natura umana, ma l'essenza dell'uomo sarebbe anteriore alla sua esistenza
tra condizionerebbe. Dio e la libertà umana Sono due cose che non possono coesistere e quindi l'esistenzialismo
sartriano sarà per ragioni di principio ateo.
la libertà umana non è una libertà astratta.  il mondo è l'insieme dei fenomeni e rappresenta il dato primo che si
manifesta la coscienza, ma che non deriva da essa. esso è detto linsen, l'essere per antonomasia ed è contrapposto
alla coscienza: è il fatto bruto e contingente che non nasconde nulla oltre se stesso fisico uomo
ma le cose per la loro gratuità suscitano nell’uomo, al pari di quando si è sazi col cibo, un senso di nausea. È
questo per Sartre un sentimento fondamentale che Rivela all'uomo il senso delle cose a cui egli assegna il valore
di indice ontologico. l'uomo vuole costantemente rimuovere la nausea cercando di togliere alle cose loro gratuita
La scienza, la magia, la follia prospettano altrettante possibilità di farlo. La scienza riconduce il contingente al
necessario, la magia evoca significati profondi. la follia induce l'uomo è immaginare un ente Perfetto, un Dio, e
conferisce senso al tutto.

Il senso della nausea sopravviene quindi a illuminare l'uomo sul vero senso del linsen, lo porta a sbarazzarsi
della ceca credenza nella scienza, del fascino delle parole magiche e della tirannia dell'assoluto. l’uomo è
risvrgliato al coraggio dalla nausea. Si pone nudo di fronte al proprio esistere e lo ama veramente
incondizionatamente.
L'uomo non si riduce nel suo passato e nel suo presente. Egli è libertà alla quale quale non può sottrarsi e con
cui, liberandosi di ogni sé, si proietta nel nulla. La libertà dell'esistenza è dunque una nientificazione nel senso
che essa produce una annhilatio mundi e impone all'uomo di essere se stesso. La libertà Dunque in quanto essere
che si fa mancanza di essere viene a coincidere col nulla.
come il vero senso delle cose si rivela all'uomo nella nausea, così egli esperisce questa sua condizione di fatale
libertà, è perennemente condannato a reiventare se stesso e a proiettarsi nel nulla, senza alcun soccorso e senza
alcun sostegno, in un altro sentimento ontologico fondamentale: l'angoscia. l'uomo tenta di sfuggire a questo
stato d'animo spaesante, ma la consapevolezza dei miti, e doveri morali e della loro convenzionalità e arbitrarietà
è insopprimibile e l'atteggiamento eroico da assumere è allora per Sartre quello della lucidità, Cioè quello di
colui che, rompendo ogni barriera dal libro corso e la propria libertà, non cercando altre stabilita, altro in sé, se
non quello del proprio per sé: è l'atteggiamento di colui che tende a diventare un in sé per sé, Cioè a essere Dio.
Ma questo è intrinsecamente contraddittorio giacché se la libertà umana implica necessariamente che non ci si
dia l'essenza che precede il suo esistere, la libertà non può diventare mai fondamento a se stesso ed è solo con la
morte l'uomo raggiunge la fissità.

 oltre che in relazione con se stesso e con le cose, l'uomo è in relazione con gli altri. negli altri Sartre Vede
solamente un ulteriore minaccia alla libertà del per sé. la presenza degli altri incombe sul per sé e lo trasforma in
un essere per gli altri: Il senso della vergogna che si prova quando gli altri ti fissano, cioè al tempo stesso ci
guardano ci rendono oggetti. C’è la minaccia concreta di poter essere fatto oggetto per il progetto di un altro
essere . anche l'amore, in quanto volontà è progetto di farsi amare, e interpretato come un tentativo di asservire
della libertà altrui trattando l'altro come strumento per i propri Fini.
d'altra parte però riconosce la libertà altrui ed è costretto a farlo solo perché essa minaccia la sua ed egli Mira
all’annientamento dell’altro. l'odio è dunque L'espressione della Libertà umana protesa ad affermare se stessa,
ma è intrinsecamente contraddittorio in quanto non può far sì che gli altri non siano e non lo minacciano
costantemente.

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