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ETTORE PARATORE ANTICO E NUOVO SALVATORE SCIASCIA EDITORE ALCUNI CARATTERI DELLO STILE DELLA CANCELLERIA FEDERICIANA E un postulato della critica — e noi non intendiamo affatto scuoterne le basi — che lo stile della cancelleria federiciana sia un riflesso e uno sviluppo di quello della curia pontificia, nel suo periodo pit glorioso e di pit universale risonanza, il periodo del grande pontefice Innocenzo III. Antonino De Stefano, uno fra i pit re- centi ¢ pit acuti studiosi della cultura federiciana,’ ha lucidamente riassunto e convalidato i risultati cui era giunta gid da tempo la bibliografia sull’argomento, dal Norden al Kehr al Hampe al Niese, dallo Haskins al Kantorowicz, ecc. Non sono ignoti a nessuno i rapporti ch’ facile istituire fra lo stile della curia pontificia ¢ la vera ¢ propria scuola capuana di ars dictaminis, dal cui grembo sarebbe sorto il pit insigne maestro dello stile oratorio ed epistolare della corte federiciana, Pier della Vigna; ed é risaputo anche che Pier della Vigna raccolse nei suoi Dictamina modelli di lettere di Innocenzo III? Il De Stefano ha avuto il merito di ordinare e porre 1 La cultura alla corte di Federico 11 imperatore, Palermo 1938. * Sull’origine capuana dello stile coltivato da Pier della Vigna e sui rapporti fra la scuola di Capua e la Curia di Innocenzo III, cfr. anche Kantorowicz, Kaiser Friedrich der Zweite, Berlino 1928, I, Pp. 277-78. 117 in prospettiva tutti gli elementi che, secondo la critica pid recente, avrebbero confluito nella determinazione di questo cosi significativo modello della prosa latina me- dioevale: a p. 168, sulla base di P. Kehr,* egli addita in Tommaso da Gaeta, proveniente dalla cancelleria di re Tancredi e caro a Innocenzo III e a Onorio III, il primo tramite fra curia pontificia e curia federiciana; * a p. 169. ponendo I’accento sulla comune origine capuana dei prin- cipali dictatores sia della cancelleria pontificia sia di quella imperiale, richiama l'attenzione su Rinaldo, arci- vescovo di Capua, passato dalla prima ad incrementare la seconda e addita anche l’abbazia di Montecassino co- me centro secondario di formazione dello stile federicia- no. A pp. 170-171 egli formula, ma per escluderla subi- to, ipotesi che lo stile della cancelleria federiciana possa essere stato influenzato da quello della cancelleria nor- manna.* 3 Das Briefbuch des Thomas von Gaeta Iustitiars Friedrichs, Roma 1905 : 4 Pitt esattamente, forse, il Dr Capua, Lo stile della curia ro- mana e il «cursus » nelle epistole di Pier della Vigna e nei docu- menti della cancelleria sveva, in Giornale italiano di filologia, 1949, P. 97 segg., ravvisa questo primo tramite in Pietro di Blois, Pautore del Libellus de arte dictandi, che fu maestro di Guglielmo IL il buono e introdusse lo stile della curia romana alla corte di Palermo. 5 « Dialtra parte, la produzione della cancelleria_federiciana presenta un’impronta ica csi diversa che difficilmente pud. nonostante Vopera di Falcando o il contributo di Maione di Bari ¢ di Enrico Aristippo, essere considerata come una semplice con- tinuazione della tradizione letteraria della cancelleria normanna. Dal punto di vista stilistico, essa rappresenta nel Regno siciliano una corrente letteraria interamente nuova, le cui scaturigini e gl’in- flussi, che ne condizionano Io sviluppo, debbono essere piuttosto ricercati da una parte nella Curia romana per quanto riguarda principalmente Velemento espressivo, e dalValtra nei centri lette- rari dell’Italia settentrionale, per quanto riguarda gran parte del suo contenuto ». Perd quanto abbiamo ricordato alla nota prece- dente vale ad attenuare quest’affermazione, senza alterare tuttavia Yessenziale conclusione delV’influenza della cancelleria pontificia su quella del Regno. 118 Ma, fissando in tal modo il quadro delle ascendenze immediate dello stile curiale federiciano, il De Stefano ha poi sentito la necessita di additare anche le ascenden- ze remote. Sulle orme di W. Meyer,® egli ravvisa nella curia pontificia del sec. XI la prima scaturagine del nuo- vo stile e specie nella figura di Giovanni Caietanus, al tempo di Papa Urbano II (p. 173). Da Roma questa ten- denza stilistica, ad opera di Tommaso, arcivescovo di Reggio, era gia penetrata nella Sicilia normanna; si che, anche se si volesse sopravvalutare |’influsso della curia normanna sulla curia federiciana, si finirebbe per risa- lire alla medesima fonte.” Ma il De Stefano osserva che il nuovo orientamento fiorente a Roma sullo scorcio del sec. XI aveva avuto la sua origine in Francia: sembra testimoniarlo il gia ricordato Pietro di Blois che, nel suo Libellus, mostra una competenza quasi caratteristica ¢ tradizionale di certi problemi e certe tendenze, ravvisan- do nel cursus il segno distintivo d’autenticazione della scuola epistolare romana. Del resto, anche a voler esclu- dere un influsso originario francese e non romano sulla nascita del nuovo stile, é sempre sintomatico il fatto che questo, nel corso del sec. XII, si sarebbe trasferito da Roma in Francia, e qui si sarebbe arricchito, tornando. ancor pit: pomposo, nella capitale della cristianita e nel- la cancelleria del regno di Sicilia. Ma la cultura franco-provenzale, gia dalla prima meta del sec. XIU, informa di sé [Italia settentrionale. A p- 175 il De Stefano, pur additando la capitale figura ® Gesaminelte. Abhandlungen zur mittellateinischen Rhytmik, I, p. 267. 7 E cfr. quanto & stato detto alle nn. 4 e 5. Sul problema della formazione della prosa federiciana cft. anche De Guriiixck, L’es- sor de la littérature latine au XII sidcle, Bruxelles 1946, Tl, P. 54 segg. 119 dell’ anglonormanno Gaufrido di Vinsauf, che, sulla fine del sec. XII, risiedette a Bologna e fu autore di un’Ars dictaminis, con la sua Poetria nova combatten- do Ia poesia ritmica latina, e propugnd l’imitazione dei classici, e pur mostrando (p. 178) quanto si avvicini a maestro Bene da Firenze, uno dei dettatori fioriti a Bologna,’ il cclebre Roffredo da Benevento derivante dalla Curia romana e maestro anche lui dei dettatori imperiali, in quanto l'uno ¢ laltro propugnarono I'uso dei flosculi, tuttavia ritiene difficile che i dictatores della cancelleria federiciana si siano direttamente ispirati 7 quelli di Bologna. Ma d’altro canto, poco pit git 8 Sulla base del celebre manoscritto del principe di Fitalia, fol. 61-62, lo Hutarn-Brétonies (Vie et correspondance de Pierre de la Vigna, Parigi 1864, p. 300) ha giudicato scritta da maestro Terrisio di Atina e indirizzata a professori e studenti dell'Univer- sita di Bologna, in occasione della morte di maestro Bene, Ja lettera che il ms. 8390 di Middlehill attribuisce a Pier della Vigna e vuole indirizzata a professori e studenti dell'Universita di Napoli, per la morte di maestro Benedetto grammatico. Effettivamente Ia lettera nel codice Fitalia si conchiude con ritmi latin i cui primi due suonano: Cogunt flere bene laceros vos iure Camenae Pro doctore Bene docuit qui dogmata plene, © sono in realti esametri leonini, con Vallungamento in arsi della seconda sillaba di bene, cio’ colormai canonica liberta quantita- tiva della sillaba precedente la cesura. Sicché sembra di poter concludere che nel codice di Middlehill sia avvenuta una confu- sione fra questa lettera e quella di Pier della Vigna ai professori dell’Universita di Napoli per la morte di un grammatico che il medesimo codice di Middlehill chiama magister Girardinus; an- ch’essa & pubblicata dallo HUILLARD-BrénoL.es, op. cit., pp. 394-96- Su tutto cid cfr. anche De STEFANO, op. cit., p. 195 € n. 73; ma il De Stefano attribuisce la seconda lettera al fol. 47 del cod. Fi- talia, mentre lo Huillard-Bréholles la attribuisce al fol. 53. D'ora in poi indicheremo con la sigla HB le citazioni dalla gia ricordata opera dello Huillard-Bréholles, Dunque la lettera di macstro Ter- risio starebbe a significare un rapporto di maestro Bene con la corte federiciana anche per quanto concerne Vars dictaminis. 120 (pp. 182 © 185) egli finisce per tracciare, nei riguardi del- la cultura federiciana, due schemi contrapposti: da un lato rapporti tra Federico [I ¢ i suoi filosofi ¢ la scienza mussulmana e dall’altro rapporti fra la cancelleria fe- dericiana e lo Studio bolognese. Applicando alla lettera- tura in latino della corte di Federico la formula Da Bo- logna a Palermo coniata dal Monaci per Vorigine della scuola poetica siciliana e la genesi che per il medesimo fenomeno letterario ha tracciata il Bertoni, egli finisce per scorgere in Bologna il centro che assorbi dalla Fran- cia e smistd verso la corte di Federico la nuova cultura latina, almeno per quanto concerne il suo contenuto, se non i suoi modi espressivi. A p. 204, sulle orme del No- vati, egli addita linflusso dell'Italia settentrionale sulla cultura federiciana anche nell'ambito cosi strettamente affine dell’oratoria. Dal breve sommario tracciato fin qui si ricava che in fondo quell'interessantissimo prodotto che fu lo stile del- la curia federiciana si riallaccia, si, ad una corrente cul- turale univoca, di cui si possono individuare punto per punto le tappe e i centri di raccordo, ma finisce per isti- tuire volta per volta rapporti diretti con ogni singola manifestazione di questa medesima corrente, dimostran- do un senso sempre vigile della natura specifica di ogni apporto che dall’una o dall‘altra parte le provenga: Tin- flusso della curia romana si fa avvertire ora in forma di- retta, attraverso i modelli dell’epistolario innocenziano o le suggestioni di Pietro di Blois, Tommaso da Gaeta ¢ Roffredo da Benevento, ora pel tramite della scuola di Capua; non mancano influssi della cancelleria norman- na, specie per quanto concerne la formazione dello stile eulogico, che riguardo alla persona dell’imperatore e dei suoi ministri poteva trovare scarsi precedenti nelle ope- re della Curia pontificia 0 dei dictatores fiorenti a Bo- 121

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