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Sommario 29
Allenamento respiratorio
e prestazione nel calcio
51
Le lesioni muscolari nel calcio
internazionale
Luca Pagani, Matteo Levi Micheli, Rosario D‘Onofrio, Vincenzo Manzi,
Mario Marella Antonio Pintus, Stefano D‘Ottavio
3
Dirigere e motivare
Una ricerca sulle modificazioni indotte
dall’allenamento respiratorio in calciatori
Epidemiologia delle lesioni muscolari
nel calcio internazionale: fattori di rischio
Craig Handford professionisti legati alla gestualità tecnico-atletica
Creare e gestire una squadra di alto livello
(parte seconda). La motivazione: cosa dob-
biamo sapere?
59
Attraverso la cute...
Massimiliano Noseda, Annamaria Storelli
7
Sport e intervento sociale
Principi di istologia, fisiologia ed igiene
della cute applicati allo sport
Alberto Madella
Lo sport come strumento d’intervento
sociale: miti e fatti
69
Trainer’s digest
A cura di Mario Gulinelli
19
Sport di squadra e resistenza 38 Pechino
41
La pubalgia dell’atleta
Gian Nicola Bisciotti
La pubalgia dell’atleta: inquadramento
clinico e strategie terapeutiche
PSICOLOGIA
Dirigere e motivare
Creare e gestire una squadra di alto livello (parte seconda) 3
La motivazione: cosa dobbiamo sapere?
Dopo avere messo in luce l’importanza di comprendere quali siano i motivi che spingono le persone a comportarsi in
un certo modo si trattano vari aspetti legati alla motivazione: l’orientamento motivazionale (orientamento al compito,
orientamento al Sé), le credenze sui fattori alla base del successo, i motivi dei comportamenti, il clima motivazionale.
Infine si fornisce una serie di criteri per creare un clima motivazionale ideale, orientato al successo.
Introduzione fitta, è molto stretto, quasi infinitesimale e
per molti l’esperienza più frequente è avere
Il panorama moderno dello sport d’alto mancato di poco il successo importante.
livello è caratterizzato da un approccio Una delle qualità fondamentali per i diri-
specialistico nel quale allenatori e atleti genti che lavorano in questo settore è capi-
ricevono un input significativo da una re le persone e quali fattori, che cosa, li
notevole quantità di tecnici, esperti in aree spinga a comportarsi in un dato modo per
che comprendono diverse scienze, la raggiungere determinati obiettivi, spesso a
medicina, il management, ecc. La costru- costo di dovere superare notevoli difficoltà.
zione e il mantenimento dell’efficienza di La valutazione di questi fattori si ripercuote
4 squadre che siano in grado di ottenere chiaramente sulla gestione del reclutamen-
grandi prestazioni sono diventati una to e sullo sviluppo dell’attività in quanto
componente sostanziale di ciò che fanno i mira a garantire che siano pienamente
Direttori tecnici, i Capi allenatori, ecc. soddisfatte le motivazioni a impegnarsi e a
Nell’articolo precedente (cfr., C. Hanford, partecipare e che esse siano in linea con la
Creare e gestire una squadra di alto livello, realizzazione degli obiettivi che si vogliono
Sds-Scuola dello sport, 69, 3-7) è stato ottenere. Queste abilità, indubbiamente,
presentato un semplice modello per esa- debbono essere applicate a coloro che deb-
minare il risultato prodotto da una squa- bono realizzare prestazioni (gli atleti, ndt),
dra, che si basava sulla relazione tra ma sono altrettanto rilevanti per ciò che
potenziale della squadra e perdite provo- concerne la direzione e la gestione di tutti
cate da processi relativi alla squadra stes- coloro che ruotano intorno ad una squa-
sa. È stato poi esposto un schema per esa- dra, compresi i preparatori atleti, gli assi-
FOTO CALZETTI & MARIUCCI EDITORI
minare vari fattori di successo riferiti al stenti dell’allenatore, il personale ammini-
processo nel contesto delle tre più impor- strativo, i responsabili medici e scientifici,
tanti funzioni che interagiscono in una ecc. Per cui occorre chiedersi che cosa sap-
squadra (compito, individuo, squadra), piamo delle motivazioni. Un comportamen-
Compito
ponendo l’accento su quegli elementi del to chiaramente motivato è strettamente
processo che possono essere considerati legato a fattori che sono correlati con l’o- Elevato Basso
importanti nella formazione di una squa- rientamento delle persone e con le loro
dra e presentano una natura più struttu- caratteristiche individuali (personalità,
Elevato
rale e organizzativa: obiettivi chiari, reclu- obiettivi, interessi, convinzioni, ecc.). Elevato Basso
tamento dei membri della squadra, carat- Tutti coloro che conoscono bene gli Elevato Elevato
teristiche/diversità dei membri, chiarezza ambienti nei quali si ottengono successi o
dei ruoli. Ora, dopo avere stabilizzato que- rendimenti elevati, però, possono citare
Sè
ste aree della prestazione di una squadra, esempi nei quali le motivazioni individuali
per chi la dirige è essenziale che rivolga la sono significativamente influenzate da fat-
Basso
Elevato Basso
sua attenzione sulla necessità di ridurre al tori che si riferiscono alle situazioni o alle Basso Basso
minimo le perdite prodotte da processi condizioni in cui si opera (stile direttivo,
errati che avvengono in altre aree. Il punto definizione degli obiettivi, ricompense, feed-
focale di questo articolo si sposta, quindi, back). È solo il caso di sottolineare che, per
su fattori che sono di natura più personale definire quale debba essere il coinvolgimen- Figura 1 –
e riflettono la dinamica quotidiana della to delle singole persone nel perseguimento
vita di una squadra. Tratteremo, essenzial- degli obiettivi, è importante che coloro che
mente, quei problemi che riguardano la dirigono considerino entrambi questi fattori persone sono, prevalentemente, orientate
gestione delle persone coinvolte in essa: (situazioni e condizioni) e comprendano al compito, e si concentrano sul processo
atleti, allenatori e staff di supporto. come si sviluppano e si influenzano recipro- e sul miglioramento rispetto a precisi
Quando si prende in considerazione il camente. standard personali, piuttosto che sul risul-
“lavoro di squadra” è logico che il pensiero tato in sé. Altri, invece, preferiscono obiet-
si rivolga all’esame delle interazioni tra L’orientamento motivazionale tivi che sono più strettamente connessi al
coloro che sono coinvolti in esso, però, le risultato e la loro motivazione si basa sul
ricerche hanno mostrato più volte che L’orientamento verso gli obiettivi confronto con le altre persone e sulla
l’attenzione rivolta ai bisogni degli indivi- dimostrazione della loro superiorità. Per
dui per quanto riguarda i loro diritti, può Un modo attraverso il quale chi dirige può queste persone, orientate al Sé, il risultato
essere altrettanto importante per ottenere cominciare a comprendere le motivazioni è fondamentale e vincere, in genere realiz-
un successo elevato. di una persona è quello di esaminare zando il minimo investimento in termini
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Il mondo dei Direttori e dei Commissari tec- quale sia il tipo di obiettivi che preferisce d’impegno personale, è l’aspetto più rile-
nici e di chi dirige una squadra è caratteriz- perseguire. Le prime ipotesi avanzate su vante. Come è naturale vi sono numerosi
zato dall’elevato livello di risultati raggiunto, questo tema suggerivano che gli individui esempi di persone che presentano livelli
dalla forte competitività e dal grande impe- mostrassero una tendenza ad adottare di elevati di motivazione in entrambe le dire-
gno. Sia i singoli atleti sia le squadre sono preferenza uno dei due tipi generali di zioni e vi sono molti soggetti che non
sfidati a compiere azioni straordinarie che obiettivi. Così per alcuni la motivazione sono affatto motivati né da compito né
richiedono anni di intensa e costante prepa- primaria è rappresentata dal miglioramen- dal risultato. Ciò ci porta a definire quat-
razione. Spesso il margine che divide il suc- to di se stessi, dal desiderio di apprendere, tro possibili profili in termini di obiettivi
cesso dall’insuccesso, la vittoria dalla scon- sviluppare e padroneggiare abilità. Queste per ogni singolo individuo (figura 1).
Le credenze sul successo protezione del proprio Io. Quando si preve-
dono o si vivono prestazioni insufficienti, si
È stato dimostrato, inoltre, che le credenze percepisce l’esistenza di un pericolo per la
che hanno le persone sulle cause del suc- propria autostima. Una persona orientata al
cesso e dell’insuccesso incidono sulle rispo- Sé, quindi, probabilmente porrà in atto una
ste emotive, le aspettative future e le moti- serie di strategie di difesa che chi dirige
vazioni che spingono a impegnarsi in deve essere in grado di riconoscere. Un
maniera continuativa in un’attività. modo per mantenere intatta la fiducia nelle
Chi dirige deve comprendere che è molto proprie elevate capacità è quello di evitare
probabile che l’idea che una persona ha d’impegnarsi nel compito e costruirsi una
della propria capacità personale, sia uno giustificazione per le prestazioni insufficien-
dei fattori di maggiore rilevanza quando si ti che sia aperta al cambiamento piuttosto
tratta di valutare le ragioni alla base dei che un’entità fissa. Un’ulteriore strategia di
risultati ottenuti, e che si pensa sia un fat- difesa dell’Io, alla quale fanno spesso ricorso
tore primario nel determinare un compor- queste persone, è la preferenza accordata
tamento che porta al successo. Una perso- alla scelta di compiti incompatibili con la
na può ritenere che la propria capacità sia percezione della propria capacità (general-
un “dono divino”, un talento proveniente mente troppo facili o troppo difficili). In casi
dal Cielo e qualcosa di relativamente stabile estremi, alcuni possono persino ricorrere a
e fisso (entity beliefs) o, in alternativa, qual- strategie illecite o non etiche pur di evitare
cosa che può essere modificato, che può una valutazione negativa. Anche se si riesce
essere progressivamente acquisito e miglio- a mantenere una certa stabilità nessuno di
rato con l’impegno (incremental beliefs). Le questi approcci è auspicabile in termini di
ricerche hanno dimostrato recentemente miglioramento della prestazione.
ricercatori hanno cominciato ad esaminare
Motivi alla base dei comportamenti più a fondo il comportamento e sono stati
0,5 in grado di stabilire che i comportamenti
0,4
Sia il tipo di obiettivi (compito/Se) che sono indotti da varie motivazioni. La clas-
sono stati scelti, sia le credenze sul succes- sificazione si basa sulla percezione del
0,3 so sono strettamente correlati con i motivi livello di autonomia nel controllo del com-
che si trovano alla base dei comportamenti portamento e sul possesso delle ragioni
0,2
individuali. Secondo precedenti interpreta- alla base del successo e dell’insuccesso. I
0,1 zioni si ipotizzava che le motivazioni vari livelli di autonomia sono classificati
potessero essere prevalentemente estrinse- secondo una scala di valori che va da
0
che, ovvero esterne alla persona (ricom- “controllato” o acquiescenza passiva a
-0,1 pense, trofei, medaglie, stato sociale, fama, “autodeterminato”, caratterizzato dall’im-
pubblicità, timore, ecc.) o intrinseche, basa- pegno personale. In questo continuum, si
-0,2 te cioè su fattori di natura maggiormente possono individuare quattro principali
Compito Sè Divertimento
individuale (interesse, realizzazione, orgo- tipologie di motivazione (Ryan, Connell
Incremento Entità glio, bravura, ecc.). Più recentemente i 1989) (figura 3).
Figura 2 –
Motivi del comportamento
che le convinzioni individuali sulla proprie
capacità sono correlate al tipo di obiettivi Controllato Autodeterminato
(compito/Sé) precedentemente citati. Le Esterna Introiettata Identificata Intrinseca
persone che presentano un orientamento al
compito sembrano avere una relazione Il comportamento Il comportamento Il comportamento Le azioni sono
positiva con gli incremental beliefs e nega- individuale è diretto individuale è individuale è totalmente dettate
tiva con gli entity beliefs, mentre le persone alla soddisfazione controllato determinato da motivazioni
di una autorità internamente e autonomamente che riguardano
tendenzialmente orientate al Sè mostrano esterna o guidato le pulsioni interne sulla base di valori la soddisfazione
di avere una qualche forma di rapporto da esigenze e/o ad agire sono e obiettivi personali: personale e
positivo con entrambe le forme di credenze ricompense, ad regolate dalla “Voglio…”, l’interesse verso
esempio, timore necessità di evitare “Ho deciso…”. il compito
con una predominanza di entity beliefs delle punizioni, il senso di colpa, L’azione viene da svolgere
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Per queste ragioni le agende politiche uffi- Alle autorità pubbliche, lo sport sembra for- competenze degli operatori e un forte
ciali di numerosi Paesi hanno scelto di nire opportunità tutto sommato a buon sostegno al volontariato, inteso inevitabil-
promuovere la pratica sportiva come stru- mercato e assai “visibili” per affrontare mente come l’attore chiave del processo. Il
mento primario di “social intervention”, alcuni problemi di inclusione sociale (immi- settore volontario tende infatti ad assu-
nell’ambito di una visione rinnovata del grazione, criminalità) che certamente sono mere quasi sempre il ruolo principale in
welfare e del rapporto Stato-cittadino al centro delle preoccupazioni dei cittadini simili programmi di intervento sociale,
(Collins, Kennett 1999; Hartmann 2003; (Arnaud 1996). cogliendo così l’opportunità di diventare
Heinemann 2005; Houlihan 2000; Gli esempi in tal senso sono pressoché destinatario di importanti sovvenzioni
Theeboom, De Knop 1992). Con riferimen- innumerevoli; in Italia a partire dagli anni pubbliche (Room 1993).
Nell’ambito di questa prospettiva analitica,
Vale la pena di sottolineare che sulla base della valorizzazione a fini sociali dello sport, le organizza- diventa anche importante considerare che
zioni sportive hanno sollecitato sempre più, non solo un riconoscimento istituzionale, che in alcuni attualmente i servizi sportivi sono erogati
casi mancava (si pensi all’ambito scolastico dove l’educazione fisica e sportiva è stata spesso consi- da tre categorie principali di attori:
derata di secondo ordine, Hardman 2003), ma anche un sostegno di carattere logistico ed economi-
co. In effetti, negli ultimi anni molte amministrazioni pubbliche hanno indirizzato le loro sovvenzioni 1. il settore privato commerciale (imprese
verso progetti sportivi con una implicazione socializzante ed educativa, ritirando invece via via il sup- con finalità primariamente orientate al
porto alle tradizionali attività associative (Ewing et al. 2002; Crompton, McGregor 1994; Pelucchi, profitto e personale professionale);
Corrente 2002) di tipo agonistico-federale. In qualche modo queste tendenze ricalcano in parte le 2. l'associazionismo su base volontaria;
vecchie tesi della fine degli anni ’60/inizio anni ’70 che vedevano nello sport agonistico un insieme di 3. le strutture statali o pubbliche, incluse
pratiche non automaticamente educative e sollecitavano l’adozione di un modello di sport per tutti le scuole. 9
senza competizioni o con gare su scala assai ridotta.
Negli ultimi anni certamente il settore che
si è sviluppato con maggiore dinamismo è
Peraltro le funzioni educative, socializzanti riflessione critica di sociologi ed addetti ai proprio quello privato commerciale, mentre
e di promozione dello sviluppo della per- lavori, si sta facendo strada una visione lo sport associativo e quello proposto in
sonalità individuale attraverso lo sport si più sfumata e spesso relativista. A distan- ambito pubblico e scolastico in molti paesi
collocano all’interno di un ventaglio assai za di diversi anni, alcuni dei maggiori hanno certamente conosciuto momenti
più ampio di funzioni sociali che addetti ai sociologi tedeschi dello sport hanno con- piuttosto difficili, in coincidenza anche con
lavori e sociologi hanno più volte indicato testato con forza l’esistenza di un effetto la diminuzione delle risorse economiche
e che includono - tra l’altro - il migliora- socializzante dello sport sui giovani disponibili alle Società sportive e agli Enti
mento della condizione fisica e del benes- (Heinemann 1974; Brettschneider, Kleine locali.
sere psicologico individuale, la risposta ai 2001). A simili conclusioni erano giunti Le logiche a cui questi soggetti eterogenei
bisogni di affermazione personale, di pia- diversi sociologi americani di spicco come (privati, non profit e settore pubblico) si
cere, gioco, divertimento, la promozione Loy, Ingham (1973), Kenyon (1968), ispirano sono profondamente diverse,
dell’economia e del prestigio politico di un McPherson (1978). Altri noti psicologi e come diverse sono le modalità di promo-
paese, la rigenerazione urbana. sociologi dello sport hanno messo in zione e gestione dei loro servizi. Diviene
La realizzazione delle diverse funzioni si guardia a proposito dell’assunto semplici- così importante domandarsi quale sia la
interseca variamente con l’azione di diverse stico per cui “lo sport costruisce il caratte- coerenza tra queste filosofie operative e
forme organizzative che le perseguono in re” (Ogilvie, Tutko 1970; Loy, Mc Pherson, l’impatto socializzante dello sport e come
modo più o meno specializzato. Ne deriva il Kenyon 1978; Coakley 1998; Sage 1988), possa effettivamente funzionare in questo
grande affollamento di personaggi e di isti- evidenziando, ad esempio, le conseguenze settore la sussidiarietà che si nota in altri
tuzioni nei sistemi sportivi, soprattutto in psicologiche negative dell’abbandono contesti nell’erogazione di servizi sociali al
Europa, dove a diverso titolo sono coinvolti dello sport (Eitzen 1984). Questi primi cittadino (Room 1993; Smith 2001). In
nelle attività sportive gli Stati centrali, gli riferimenti indicano l’emergenza di dati e altre parole, ci si deve domandare se tale
Enti locali, i Comitati olimpici, le Federazioni considerazioni più attente al contesto in impatto sia realizzabile indipendentemen-
sportive nazionali e internazionali, le Leghe, cui la pratica sportiva si impianta e alla te dalle logiche e dalla mission delle
le Organizzazioni dello sport per tutti, la coerenza delle forze che agiscono in que- rispettive organizzazioni o se invece esso
galassia delle associazioni sportive, le asso- sto contesto nella prospettiva della socia- ne viene in qualche modo influenzato.
ciazioni professionali, le organizzazioni lizzazione e delle funzioni educative. Altra questione è se effettivamente si
internazionali non sportive, le istituzioni È stata così posta maggiore attenzione sui possa manifestare un gioco di squadra e
religiose ed educative, e l’enorme universo requisiti necessari per la realizzazione della un networking tra organizzazioni che
degli operatori del business sportivo (Camy, funzione educativa, ad esempio sull’azione hanno finalità così diverse nell’ottica di
Clijsens, Madella, Pilkington 2004). Se più di tecnica, metodologica e pedagogica specifi- uno specifico welfare mix (Fedele 2002;
una volta questo affollamento è sinonimo ca di organizzazioni e operatori. In mancan- Porro 2003).
di duplicazioni, disfunzioni e difficoltà di za di queste condizioni la funzione socializ-
coordinamento, questa molteplicità di attori zante e integrativa dello sport potrebbe non Socializzazione
appare una caratteristica sempre più evi- manifestarsi in modo significativo o addirit- e inclusione sociale
dente nella maggior parte dei paesi europei, tura prendere strade assai diverse. In effetti, attraverso lo sport
proprio perché apparentemente capace di i critici dello sport hanno sempre avuto
rispondere meglio ai diversi ruoli e funzioni facile gioco nel mostrare, che nell’universo Quello di socializzazione è certamente un
che lo sport può assumere nella società. delle pratiche sportive abbondano gli esem- concetto chiave per i sociologi, come è
L’evoluzione recente che notiamo nei paesi pi di devianze nonché di comportamenti comprovato da una vastissima letteratura
dell’Est, che fino a pochi anni fa erano criminali o socialmente biasimevoli da parte specifica. Si tratta essenzialmente del pro-
dominati da un solo attore, lo Stato, sembra di atleti, ma anche di tecnici, dirigenti, spet- cesso di apprendimento sociale di abilità,
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confermare questo trend. tatori. Non si tratta peraltro solo di devian- atteggiamenti, valori e comportamenti
La questione che ci preme affrontare in za, ma di forti opzioni di valore, con un rap- richiesti per partecipare alla vita della
questa sede riguarda l’effettiva capacità porto potenzialmente ambiguo con le fina- società in cui si vive. Socializzare una per-
delle pratiche sportive di realizzare un’a- lità di carattere educativo: il successo, la sona significa, quindi, renderla in qualche
zione importante di natura educativa e promozione individuale, il nazionalismo cer- modo idonea a vivere e a muoversi in
socializzante. Se nei discorsi di senso tamente corrispondono a valori su cui il modo efficace nella società di apparte-
comune quotidiano, può sembrare che lo consenso sociale è spesso estremamente nenza, e proprio in quella, cogliendone le
sport realizzi pressoché automaticamente alto, ma che al tempo stesso costituiscono opportunità e i limiti: questo è indubbia-
questa sua potenzialità e quindi vada discutibili sfondi per l’azione educativa mente il fine essenziale di ogni sistema
sostenuto tout court, nell’ambito della (Bodin, Robéne, Heas 2004)1. educativo.
Quando si afferma il valore socializzante dello sport si vuole intendere che:
1. la pratica sistematica dell’attività sportiva produce adesione a valori socialmente condivisi, pro-
muove comportamenti desiderabili dal punto di vista sociale e può contribuire – sotto vari aspetti –
all’educazione dei cittadini, al rinforzo dell’identità comunitaria o nazionale, alla prevenzione del
crimine giovanile e alla lotta alla devianza;
2. la partecipazione sportiva può sostenere la lotta all’esclusione sociale e l’integrazione armoniosa
di gruppi e individui di differenti gruppi etnici, l’inclusione dei disabili, di coloro che soffrono di
malattie, tossicomani, reclusi e – più in generale – di tutti i soggetti svantaggiati, vulnerabili e
10 sociologicamente “diversi”. Sono in genere proprio questi soggetti, unitamente a quelli con più
bassa capacità professionale e salute più precaria a mostrare nei diversi paesi la più ridotta parte-
cipazione sportiva (Collins, Kennett 1999). Il concetto di inclusione (o di lotta all’inclusione) socia-
le si riferisce alla possibilità da un lato di potere conseguire un livello adeguato di condizioni di vita
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e dall’altro di potere partecipare alle principali istituzioni sociali e professionali di una società.
molto diverse: si pensi ad esempio agli alle difficoltà, l’impegno a lungo termine sistema educativo (si pensi ad esempio al
sport estremi, agli sport di combattimento, nel quadro di una strategia programmata e sistema universitario americano o alle Little
a quelli collettivi. Ci si può rendere conto razionale). Leagues giovanili). Proprio per questa gran-
facilmente come sia pertanto difficile o L’idea che i giochi e lo sport abbiano una de potenzialità di controllo sociale, lo sport
addirittura impossibile giungere a genera- funzione socializzate essenziale la ritrovia- è stato definito da alcuni vero e proprio
lizzazioni valide per ogni tipo di sport o per mo da tempo anche nella letteratura scien- moderno “oppio dei popoli” (Eitzen 2000;
ciascun contesto di pratica a proposito del tifica di diverse discipline, condivisa da Lever 1983), sia per l’effetto obnubilante dei
loro impatto sociale o dell’influenza sullo autori di grande reputazione, da Piaget a grandi eventi sportivi sia per la funzione di
sviluppo individuale. Mead, da Caillois a Erikson e Denzin e da mobilità sociale ascendente che lo sport
11
professionistico può svolgere per (pochi e) mentre nelle considerazioni che seguono Gli sport di situazione valorizzano partico-
valenti atleti delle classi sociali più svantag- cercheremo meglio di articolare la riflessio- larmente processi cognitivi determinanti
giate. I paesi comunisti hanno tradizional- ne a proposito di quella che Gulinelli defini- come l'anticipazione, la presa di informa-
mente utilizzato lo sport in questo senso, e sce la seconda direzione di intervento della zione, la presa di decisione rapida. È facile
l’imponente investimento nello sport di un pedagogia delle attività fisiche e sportive, poi notare l’impatto degli sport di resi-
paese come Cuba, capace di vincere quindi- ovvero l’incidenza sullo sviluppo sociale stenza sul controllo dei processi volitivi o
ci volte più medaglie pro capite rispetto a dell’uomo. Quest’ultimo aspetto viene di quelli di squadra sulla co-operazione. A
paesi come USA o Germania ne è tuttora affrontato da Gulinelli soprattutto sulla differenza dei videogame, così popolari
evidente testimonianza. Peraltro il crescen- base dell’approccio di Cagical (1984), peda- presso il pubblico giovanile, l’attività
te interventismo degli Stati centrali nello gogista convinto assertore della valenza motoria e sportiva stimola particolarmen-
sport olimpico di élite con il finanziamento educativa dello sport. te il collegamento tra processi cognitivi e
di Istituti di sport e di programmi di soste- Vi sono indubbiamente molte e docu- processi senso-motori garantendo quindi
gno agli atleti di élite (Chelladurai, Madella mentate ragioni che sembrano legittima- l'accoppiamento della percezione con il
2006) evidenzia che il legame tra sport e re l’attività motoria e sportiva come movimento e con lo sviluppo tecnico-
controllo e legittimazione sociale non si “luogo” privilegiato dal punto di vista coordinativo. Tutto questo avviene all'in-
limita affatto ai paesi comunisti. Ad esem- delle prospettive educative e della socia- terno di una cornice di riferimento in cui
pio, come ha notato Swift (1995), la costru- lizzazione. Lo sport infatti, perlomeno lo sportivo deve spesso compiere rapida-
zione della nuova identità del Sudafrica quando praticato in contesto organizza- mente delle scelte, assumersi responsabi-
post-apartheid è strettamente mescolata to, è un ambito sociale abbastanza circo- lità, per governare l’incertezza, tenendo
allo sport, specie al rugby, ai suoi simboli e scritto nel quale le regole non sono solo conto dell'obiettivo, ma anche della confi-
alla sua evoluzione organizzativa. descritte in teoria, ma vengono sempre denza nelle proprie possibilità.
In effetti, la grande visibilità televisiva applicate in pratica all’interno di contesti Questi e altri vantaggi di varia natura,
attuale dello sport conferma in un certo in genere formali e organizzati (gare, documentati in relazione alla pratica del-
senso questa visione, data la forte pressio- associazioni). Attraverso lo sport, i prati- l’attività motoria e sportiva, si possono
ne dei media e il loro ruolo sostituivo nei canti possono essere esposti a modelli riverberare anche in altre sfere della vita
processi attuali di socializzazione. Sciolla, positivi di ruolo e di comportamento, vei- favorendo l’autostima, l'abbassamento
Ricolfi (1989) a questo proposito hanno colati essenzialmente da istruttori e alle- dell'ansia e della tensione, lo sviluppo di
definito questa generazione come “la natori. Questo avviene in modo massiccio un umore positivo (Badenoch,1998;
generazione senza padri né maestri” rife- a partire già dall’età infantile (Martens Barrett, Grenaway, 1995; Coalter 2001;
rendosi proprio al ruolo sostitutivo assun- 1986; Augustini et al. 1994). Inoltre l’atti- Potas, Vining, Wilson 1990; Sullivan, 1998;
to dai media direttamente nei processi vità motoria e sportiva ha una elevata Weiss 1993) e almeno in certe fasce d’età
educativi e al progressivo indebolimento potenzialità di coinvolgimento e di iden- lo stesso sviluppo intellettuale e perfor-
dei processi educativi formali rispetto a tificazione in quanto possiede la capacità mance scolastica (Snyder 1989; Thomas et
quelli informali. di produrre un alto impatto espressivo ed al., 1994)2. L’effetto sull’autostima acqui-
emotivo e di accentuare lo sviluppo di sta un’importanza fondamentale quando
Sport, individuo e società una coscienza del sé, del controllo emoti- si parla di valore sociale dell’attività edu-
vo e dell’autovalutazione, attraverso il cativa svolta attraverso l’educazione spor-
Una recente rassegna di Gulinelli (2005) ha piacere della scoperta e della percezione tiva. L’autostima però è un prodotto diret-
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analizzato in notevole dettaglio sia le prin- del proprio progresso, nella performance to delle esperienze di successo vissute:
cipali prospettive di intervento della cosid- e nel controllo delle abilità motorie. È una conoscenza precisa su come gli allievi
detta pedagogia delle attività fisiche e proprio questa ricchezza emotiva asso- costruiscono l’autostima attraverso lo svi-
sportive, sia le conoscenze scientifiche ciata alla pratica attività motoria e spor- luppo di una percezione di competenza in
attualmente disponibili a sostegno della tiva a consentire nell’opinione di molti campo motorio oggi non è del tutto
rilevanza educativa della pratica sportiva. un'importante attivazione di processi disponibile. Su questo aspetto vi sono
Alla lettura di questo lavoro rimandiamo il cognitivi e di apprendimenti motori e, numerose ricerche (es. quelle della Harter
lettore interessato, soprattutto per quanto contemporaneamente, a consolidare sul 1978, 1981 o di Roberts, Kleiber, Duda
riguarda l’effetto dell’azione pedagogica ed piano più strettamente psicologico lo svi- 1981; si veda anche Cei 1998) che docu-
educativa sugli aspetti biologici e psichici, luppo dell'identità individuale. mentano bene il ruolo della percezione
della competenza motoria (sapere fare ben descritto da Mead già negli anni ’30 (1989), studiando in generale la socializza-
bene qualche cosa) come mediatore sia (1934). Ciò avviene primariamente attraver- zione senza riferimenti al contesto sporti-
della motivazione ma anche delle stesse so l'assunzione di ruoli nel corso del gioco e vo, hanno enucleato alcuni aspetti specifi-
reazioni di carattere affettivo ad una serie la partecipazione a processi sociali assai ci in cui l'impatto dei processi di socializ-
di pratiche sociali, incluse quelle sportive. dinamici come, ad esempio, l'emergere zazione si definisce e che sembrano parti-
Va peraltro detto che come può contribui- spontaneo di una leadership o di rapporti colarmente rilevanti per lo sport:
re all’autostima, la pratica dello sport può sociali particolari (es. di collaborazione e
anche determinare una percezione di ina- divisione dei ruoli) in un piccolo gruppo. Ciò 1. accettazione del proprio corpo
deguatezza in coloro che si ritengono ina- avviene meglio se viene mantenuta una dia- 2. comprensione dei ruoli sociali
datti o hanno difficoltà nell’espressione lettica costante tra il gioco spontaneo e le 3. capacità di costruire relazioni con altri soggetti
12 motoria (Patriksson 1995). In parte, ciò forme di gioco istituzionalizzato tipico dello 4. indipendenza emotiva
dipende presumibilmente dalla natura del- sport. D’altra parte, come per ogni processo 5. preparazione alla vita familiare e professionale
l’intervento didattico che accompagna la socializzante (Purdy, Richard 1983), va rite- 6. assunzione di responsabilità sociali
proposta sportiva, che può risultare più o nuto che se la proposta sportiva non va al di 7. creazione di un sistema di valori e comporta-
meno idoneo a trattare le differenze di là di una certa soglia di frequenza di pratica, menti sociali.
livello individuale. Talvolta in alcune disci- di adesione emotiva e di orientamento
pline anche la presenza un buon istruttore motivazionale, non si può certamente pen-
non è sempre in grado di neutralizzare del sare che gli effetti ipotizzati possano mani- L’attività motoria e sportiva può avere cer-
tutto il senso di frustrazione e inferiorità festarsi per il solo fatto che il bambino si è tamente un impatto significativo su tali
che la sfida sportiva implica. iscritto ad un centro sportivo (Segrave, aspetti del processo non solo perché forni-
Peraltro le ricerche mostrano che la prati- Hastad 1994). sce norme e regole, aspettative e compor-
ca sportiva può anche agire come accele- tamenti di ruolo con le forme corrispon-
ratore di spersonalizzazione, stress e isola- denti di identificazione, ma anche perché
Per socializzare attraverso lo sport è quindi
mento, a causa della restrizione delle reti necessario dapprima socializzarsi allo sport, in
favorisce continuamente la transizione tra
sociali disponibili al giovane atleta. Tali modo che lo sport costituisca una prolungata i ruoli, stimolando altresì forme del tutto
esiti non sono probabilmente riferibili esperienza “saliente” per l’individuo (Coalter originali di cooperazione (Orlick 1980) e
all'attività motoria e sportiva in quanto 2001). articolazione dei rapporti sociali.
tale, ma sicuramente alle sue accentuazio- Certamente l'attuazione dello sport in
ni agonistiche tipiche di contesti iperspe- contesto scolastico con forme e obiettivi
cializzanti e anticipatori. Non mancano tipici della scuola appare particolarmente
inoltre studi (Brettschneider, Klein 2001) idonea a garantire il massimo impatto
che non rilevano particolari vantaggi deri- educativo dell’attività motoria e sportiva,
vanti dalla pratica sportiva in termini di ma sicuramente esistono esperienze ed
stabilità emotiva e capacità di auto-con- evidenze che anche lo sport praticato nelle
trollo. associazioni sportive può portare a questi
risultati. Anzi in alcuni casi, il legame con i
Socializzazione allo sport – compagni di allenamento si presenta più
socializzazione attraverso forte rispetto a quello che si crea con i
lo sport compagni di scuola, proprio per la forza
emotiva del contenitore sportivo. Essa ben
Il carattere di “attivatore” e di supporto di è rappresentata dall’esultanza collettiva
processi di socializzazione svolto dallo sport dopo la vittoria o dalla frustrazione comu-
viene sottolineato in particolare per l'indivi- ne dopo la sconfitta.
duo in fase di crescita, anche se è erroneo Diverse ricerche declinano però in modo più
pensare che la socializzazione termini con la articolato questa visione ottimistica,
maggiore età. Lo sport può avere una impor- mostrando che l'effetto socializzante della
tante funzione di socializzazione o di ri- pratica sportiva non è né generalizzato, né
socializzazione anche per un adulto (Digel automatico né lineare, ma deve essere age-
1985), un pensionato, un immigrato, un pro- volato dalla presenza di opportune condi-
fessionista che si trasferisce da un contesto zioni in cui collocare l'apprendimento di
lavorativo ad un altro a chilometri di distan- valori, atteggiamenti e comportamenti.
za. Attraverso l’inserimento in un contesto Coerentemente con le più accreditare teorie
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sportivo, tende a crescere il potenziale di dell’apprendimento sociale (Bandura 1965;
contatti sociali, si sviluppano le capacità di Bandura, Walters 1963) che sottolineano il
comunicazione e nuovi ruoli possono essere Se torniamo ancora agli effetti socializ- ruolo del modeling e dell’apprendimento
appresi. Il valore dell’attività motoria e spor- zanti della pratica sportiva organizzata, osservativo, Cratty (1984), ad esempio, ha
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tiva per anziani è quasi sempre descritto ipotizzando che essa sia effettivamente evidenziato che il contesto in cui si pratica
anche in questi termini oltre che con riferi- sostenuta da tutto il contesto personale un'attività ne modifica e orienta assai
mento al contrasto degli effetti fisici più dello sportivo, notiamo che diversi studi di profondamente i significati. Friedrich et al.
marcati del processo di invecchiamento. carattere sociologico (Sage 1986; Svoboda (2002) hanno a loro volta indicato che il
Ma certamente è soprattutto per i bambini, 1994; Patriksson 1995; Argent 2004) sistema di relazioni sociali che si configura
in età compresa tra sette e undici anni, che hanno documentato la parziale trasferibi- all’interno delle società sportive giovanili
si ritiene che l'attività motoria e sportiva in lità di alcuni apprendimenti conseguiti non è necessariamente diverso da quello
generale possano assumere una elevata attraverso l'attività motoria e sportiva in che si riscontra al di fuori di esse con gli
funzione di carattere socializzante, come fu altre sfere della vita sociale. Abele, Brehm altri coetanei.
e la durata della pratica di uno o più sport e le modalità di correzione degli errori e
È quindi la combinazione di vari fattori che dà (Loy, Mc Pherson, Kenyon 1978). l'uso del feedback durante l'allenamento
conto dei diversi esiti dell’esposizione alla pra- In generale, è nelle fasi di transizione della (Madella et al. 1997; Maugham, Ellis 1991).
tica sportiva in termini di socializzazione e svi-
vita dell’individuo che cresce o si modifica Una delle esperienze più interessanti con-
luppo della personalità:
l’impatto relativo delle varie agenzie di dotta in Inghilterra, è stata quella del Leeds
1. fattori individuali, in particolare dipendenti
socializzazione: ciò si evidenzia particolar- United, club di Prima divisione che malgra-
dalla personalità e da bisogni specifici, dal mente nel periodo adolescenziale durante do il “marchio” affermato ha messo in
ruolo attivo svolto dall’individuo nelle situa- il quale i mutamenti biologici e cognitivi campo un nutrito staff, con una metodolo-
zioni di apprendimento e, soprattutto, dalla influenzano profondamente lo sviluppo gia di azione, studiata ad hoc, in occasione
percezione del proprio livello tecnico e del concetto di sé che emerge peraltro del programma Playing for success desti-
come prodotto dei processi di interazione nato a bambini in difficoltà scolare, non 13
motorio e delle proprie possibilità di suc-
cesso. È naturalmente molto probabile che sociale, in quel momento già fortemente limitandosi quindi ad offrire l’opportunità
un utente, soprattutto tra i ragazzi, che per- incentrati sul gruppo. A questo punto sono di giocare a calcio in un contesto prestigio-
cepisca di avere basse possibilità di suc- le comitive, i gruppi di coetanei, ad assu- so (Sharp et al. 1999). Esperienze e risultati
cesso sportivo risulti meno coinvolto e si mere un peso crescente nell’orientare le analoghi sono riportati da Coalter et al.
metta a coltivare altre esperienze che gli scelte e i comportamenti (Evans, Roberts (2000).
danno più successo e gratificazione; 1997; Loy, Mc Pherson, Kenyon 1978;
2. fattori dipendenti dalle esperienze vissute Silbereisen, Vaskovics, Zinnecker 1997).
nelle situazioni sportive che sono state Molte ricerche sull’abbandono sportivo Se le metodologie didattiche non rispondono
sperimentate durante la vita del ragazzo hanno messo in evidenza proprio la diffi- alle necessità degli allievi, aumenta la proba-
(ad esempio, il modo specifico in cui lo bilità della rinuncia alla partecipazione, dell’ab-
coltà delle proposte sportive di competere
sport è stato attuato nella scuola, nei club, bandono o di una partecipazione “alienata”, di
con successo con la pressione dei gruppi di
nei gruppi spontanei, ecc.); routine e rassegnata alle attività proposte.
pari (Brettschneider, Kleine 2001). Abbandono e mancata partecipazione non
3. fattori dipendenti dall’integrazione con l’a-
zione degli altri agenti di socializzazione, sono certamente fenomeni facili da analizzare:
ovvero dal modo in cui coloro che dovreb- La funzione socializzante è però realizzabile essi non hanno una sola causa ma molte
bero favorire la socializzazione dei giovani solo se prima la socializzazione alle attività ragioni tra loro spesso assai diverse: dalla
allo sport svolgono quotidianamente questo fisiche e sportive ha avuto successo, quindi se noia, dalla ripetitività alle aspettative eccessive
loro ruolo. Vanno compresi tra questi sog- l’individuo è “diventato” uno sportivo. Per chi di genitori o allenatori, all’eccessivo stress del-
getti soprattutto la famiglia, i pari, la scuola opera nel settore dello sport competitivo è l’allenamento o della competizione. A ciò va
e indirettamente gli stessi mass-media che importante rivolgere grande attenzione al pro- aggiunto che talvolta l’abbandono si manifesta
veicolano, tra l’altro, l’immagine degli idoli cesso attraverso il quale i bambini e giovani si anche in allievi soddisfatti dei loro istruttori e
sportivi. trasformano da principianti in atleti. della loro prestazione, in corrispondenza di
orientamenti esistenziali che vanno alla ricerca
di una maggiore autonomia e auto-determina-
Va soprattutto sempre tenuto in considera- Questo processo, letto anche in termini dif- zione, come avviene tipicamente nell’adole-
zione che la Società sportiva non costitui- ferenze di genere e status sociale, è stato scenza (Mantovani, Madella, Machetti 2004).
sce l’unico agente di socializzazione indivi- uno degli argomenti preferiti dell’analisi
duale data la compresenza di altre agenzie sociologica sullo sport già a partire dagli
socializzanti sicuramente prioritarie, capeg- anni ’70 (Allison 1982; Augustini et al. L’attività fisica e lo sport organizzato ven-
giate dalla famiglia e dalla scuola che ten- 1994; Greendorfer, Lewko 1978; Hasbrook gono spesso percepiti dai ragazzi come
denzialmente hanno maggiore influenza sui 1987; Loy, McPherson, Kenyon, 1978; un’attività del tutto “comandata” e guida-
processi di “trasmissione” di valori e di Snyder, Spreitzer 1976). ta da altri, ovvero dagli adulti, che tendo-
atteggiamenti. Su questa base ci sentiamo Tale processo ha l'obiettivo di consentire no a subordinare questa pratica non tanto
di dire che l’impatto educativo dello sport non solo l'incremento delle capacità tecni- alle necessità degli utenti, specie dei
risulta tanto più probabile quando esiste che e motorie dei ragazzi, ma anche di ragazzi, quanto alle proprie o a quelle dei
una convergenza di tutti o una gran parte favorire l'apprendimento di norme e modelli programmi scolastici, dei regolamenti e
di questi attori verso una trasmissione di comportamento che risultino poi adatti del sistema delle competizioni federali o
cosciente e intenzionale di valori, norme, ad accettare le necessità e le logiche delle scolastiche che siano (Madella 1994), ma
conoscenze e atteggiamenti specifici a attività di allenamento e di competizione. se vogliamo anche alle finalità educative
situazioni concrete, e di acquisizioni tangi- Vengono appresi in questo modo anche stesse. Tale sistema è spesso molto lonta-
bili risultanti dall’apprendimento. atteggiamenti come quelli verso l'impegno no da quello che i ragazzi vorrebbero e
In particolare, il ruolo della famiglia man- regolare, il controllo delle emozioni in gara, farebbero se fossero liberi di decidere e di
tiene la sua centralità nell’esporre il giovane il rispetto dell'avversario e delle regole, del- organizzarsi in modo spontaneo. Ognuno
ad un modello di relazioni interpersonali, e l'autorità dell'allenatore. può convincersi facilmente di ciò se si sof-
a standard di ruolo e atteggiamenti. La Elementi che sono stati spesso indicati agli ferma un attimo a pensare a come i bam-
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stessa partecipazione sportiva risulta forte- istruttori e ai tecnici per sostenere al bini gestiscono il tempo libero dalla scuola
mente influenzata dall’atteggiamento fami- meglio le potenzialità educative specifiche e dai compiti organizzando e partecipando
liare. Tuttora il ruolo primario nell’avvia- della pratica sportiva riguardano fattori spontaneamente a giochi e tornei sportivi
mento alla pratica di uno sport spetta pro- quali le forme della comunicazione, le tec- (Gasparini 2003).
prio alla famiglia, perlomeno fino a dieci- niche di programmazione didattica, le tec- Ovviamente non può essere messo in
undici anni, anche se l’autonomia decisio- niche di osservazione sistematica, le tecni- discussione il fatto che per raggiungere
nale dei giovanissimi appare crescente e che motivazionali e di coinvolgimento, le alti risultati agonistici nello sport o effetti
numerosi fattori come il sesso o l’apparte- strategie di presentazione dei compiti fisiologici specifici, bisogna allenarsi o
nenza a gruppi o a subculture possono (ovvero delle esercitazioni da realizzare e esercitarsi molto. In molte attività sportive
avere un’influenza significativa sulla natura degli obiettivi da raggiungere), le tecniche è necessario acquisire molto presto le abi-
lità tecniche necessarie. Ciò determina una
possibile contraddizione che non è facile Questo in effetti è uno degli argomenti princi-
da affrontare da parte delle organizzazioni pali del cosiddetto “Studio di Brettschneider”,
sportive: il sistema probabilmente potreb- (Brettschneider, Kleine 2001) accolto con
be essere meglio armonizzato rispetto alle una forte ostilità dalle organizzazioni sportive
esigenze dei ragazzi soprattutto attraverso tedesche. Lo studio considerava assai plausi-
una rivalutazione degli aspetti pedagogici bile che, in effetti, nelle associazioni sportive
e motivazionali, attribuendo agli allievi affluiscano ragazzi e ragazze con caratteristi-
spazi di autonomia maggiore, adottando che e qualità personali particolarmente “posi-
sostanziali innovazioni di metodo e di tive” e contestava che fosse il lavoro condotto
14 contenuto. nelle società sportive a migliorare le stesse
qualità. Nei giovani sportivi tedeschi lo studio
longitudinale di Brettschneider non ha rilevato
L’integrazione sociale
differenze significative per ciò che riguardava il
attraverso lo sport consumo di alcool e di droghe illegali, né per i
e la prevenzione comportamenti delinquenziali più gravi e rile-
dei comportamenti devianti vava solo una moderata differenza a vantaggio
degli sportivi per quanto riguarda la delinquen-
Un corollario di grande interesse della za minore e l’astensione dal fumo, con l’ecce-
funzione socializzante che lo sport può zione dei giovani calciatori che mostrano con-
svolgere in generale per tutti i cittadini, sumi particolarmente elevati tanto di birra, e
può essere individuato nella sua supposta stata evidenziato un significativo calo di di superalcolici che di tabacco. Crabbe
capacità di: 1. prevenire i comportamenti nuove incarcerazioni per coloro che ave- (2000) aveva ottenuto risultati molto simili sui
di carattere deviante, specie nei gruppi a vano partecipato al programma per oltre giovani giocatori di calcio inglese, affermando
rischio (Best 1999; Collins et al. 1999) e 2. otto settimane (Nichols, Taylor 1996; ad es. che le due esperienze (di giocatore e di
di favorire l’integrazione di gruppi social- Waddington 2000). consumatore di alcool e droghe) non erano
mente marginali, come le minoranze etni- Molti studi condotti a tal proposito presen- affatto mutuamente esclusive, ma anzi sem-
che e gli immigrati (Putnam 2000; Elling, tano risultati contraddittori e poca evidenza bravano avere qualche elemento di affinità.
Knopper, De Knop 2001; Jarvie 2003). (Bramham, Hylton, Jackson 2001; Coalter,
Sulla scorta di quanto da tempo accaduto Allison, 1996; Glyptis 1989; Hartmann
negli Usa, i progetti di intervento sociale 2003; Howell 1995; Long, Sanderson 1998), In altri studi, la devianza si è rivelata mag-
attraverso lo sport sono divenuti via via configurandosi come semplici aneddoti o giore tra gli sportivi piuttosto che tra i non
più popolari in Italia e in Europa negli ulti- life-histories, prive spesso di indicatori di sportivi, specie nel caso di pratica di sport
mi quindici anni e hanno ricevuto cre- efficacia scientificamente accettabili. Se, ad collettivi maschili. Messner (1990), Rees,
scente supporto. Tuttavia, mentre gli esempio, Segrave (1986) e Buhrman (1977) Howell, Miracle (1990), Begg et al. (1996),
effetti dell’impatto dell’attività fisica sulla hanno trovato una correlazione negativa tra Rowe (1998), partendo da prospettive disci-
salute o le capacità di prestazione motoria pratica dello sport e percentuali di devianza plinari e metodologie di indagine assai
sono abbastanza ben documentabili, gli e Narring et al. (2002) hanno mostrato che diverse, attestano una frequenza assai più
effetti della pratica sportiva sull’inclusione lo sport offre al giovane, specie all’adole- elevata di comportamenti violenti ed
sociale e sulla prevenzione della devianza scente, un contesto in cui tensioni di altra aggressivi negli atleti piuttosto che nei non
in generale sono molto più difficili da natura, associate alla crescita o al cambia- sportivi. Nelle donne, diversi studi hanno
dimostrare. In primo luogo ciò avviene mento dei ruoli sociali, possono essere atte- rilevato un’elevata associazione tra pratica
perché gli stessi programmi di prevenzione nuate o frenate, in altri studi non è stato sportiva e disordini alimentari, ben superiori
e recupero sociale hanno spesso obiettivi rilevato alcun effetto positivo significativo a quelli delle non sportive. Pfister (1986) e
piuttosto vaghi e generici, ma soprattutto della pratica sportiva per se in termini di Endresen, Olweus (2005) dimostrano che la
perché tali effetti richiedono periodi piut- prevenzione della devianza giovanile. maggior parte degli studi condotti sul tema
tosto lunghi di tempo per potersi eviden- Va aggiunto che, con riferimento agli studi non conferma il cosiddetto “effetto catarti-
ziare (De Knop, Elling 2004; Madella 2004; che evidenziano la correlazione negativa co” dello sport in termini di riduzione del-
Svoboda 1995). Infatti le ricerche scientifi- tra partecipazione sportiva e devianza, non l’aggressività e dei comportamenti antiso-
che in materia sono poco numerose e è sempre possibile escludere effetti di pre- ciali. Nel loro studio su studenti norvegesi
quelle disponibili sono spesso contraddit- selezione. In altre parole, non si può esclu- coinvolti in sport di potenza e combattimen-
torie e non decisive, malgrado il potenziale dere che allo sport vengano avviati soprat- to, essi rilevano invece un aumento dei
dello sport in questo campo sia molto tutto giovani e ragazzi con caratteristiche comportamenti antisociali, probabilmente in
atteso e desiderabile (Correira 1997; psicologiche e sociali tali da risultare più connessione con l’esposizione a modelli di
Hartmann 2003; Robins 1990; Witt, adeguati al processo di socializzazione allo ruolo machisti e altri apprendimenti conte-
Crompton 1996). Programmi di intervento sport e che, per le stesse ragioni, questi stuali, replicando così i risultati già conse-
molto noti e assai controversi in termini di soggetti risultino alla fine meno inclini a guiti da Trulson (1986) e Begg et al. (1996).
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effetto, come quelli delle cosiddette comportamenti di carattere deviante. Serok Non mancano peraltro per gli stessi sport,
Midnight basketball leagues, non sono (1975) e Sugden, Yiannakis (1982) avevano studi che non trovano alcuna relazione tra i
stati accompagnati in effetti da studi e già evidenziato che molti adolescenti a due aspetti (Anderson 1999) o studi con
monitoraggi significativi (Hartmann 2001; maggior rischio di devianza non si avvici- esito opposto come quelli condotti da
Nichols, Booth 1999; Pitter, Andrews nano allo sport perché vi ritrovano regole, Skelton et al. (1991), Twemlow, Sacco (1998)
1997). Dubbi metodologici (es. numero- regolamenti, mete importa dall’esterno e Biorkqvist, Varhama (2001), alcuni dei
sità del campione) sono stati avanzati a ovvero proprio quel complesso di elementi quali proprio sulle arti marziali, che invece
proposito di altri programmi come lo West che già tendono a rifiutare nei contesti mostravano una minore inclinazione dei
Yorkshire Sporting Scheme per il quale è scolastici e familiari. praticanti alla risoluzione violenta dei con-
riguardava la difficoltà di discriminare
l’effetto di tali schemi di intervento sociale
realizzati attraverso lo sport da quello di
altri programmi, che non coinvolgevano lo
sport, ma riguardavano le stesse aree ter-
ritoriali e in alcuni casi perfino gli stessi
soggetti. Date le difficoltà metodologiche
non ci si deve meravigliare se in effetti
l’influenza dei programmi di riduzione
della devianza sia così difficile da misura-
re. Da un lato, ci sembra di potere acco- 15
gliere la posizione espressa a suo tempo
da Sport England: “è ingenuo pensare che
lo sport da solo possa ridurre i livelli di
criminalità… tuttavia c’è una crescente
evidenza esperienziale che lo sport possa
giocare un ruolo qualche importanza …
specie dove c’era un vuoto nella vita dei
giovani” (1999, 17), al tempo stesso i risul-
tati raccolti sembrano attestare che certa-
mente i programmi di intervento sociale
attraverso gioco e sport non sono in grado
di produrre una riduzione permanente del
crimine e della devianza se non sono
accompagnati da altri tipi di misure e
forme di intervento sociale più stabili e
strutturali. Questo aspetto è ben eviden-
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ziato da Smith (2001), che avendo analiz-
zato i nove rapporti della Social Exclusion
flitti al di fuori dello sport e una tendenza agli altri. Non c’era inoltre modo di verifi- Unit del governo britannico con riferimen-
alla riduzione di tali comportamenti aggres- care la riduzione dei consumi di stupefa- to alle politiche pubbliche condotte nel
sivi col migliorare del livello sportivo. centi, mentre certamente era ben dimo- periodo 1997-2000, sottolinea che biso-
Ancora una volta qui sembrano importanti strabile il raggiungimento dell’aumento gna assicurare che “tutti gli interventi
le differenze tra sport (Elling, De Knop, della partecipazione sportiva nei soggetti finalizzati ad affrontare l’esclusione socia-
Knoppers 2001). Più efficaci nel ridurre target. le siano integrati, sostenibili e coinvolgano
l’effetto della devianza sembrano, sulla Nel periodo 2000-2001, sempre in Gran sempre iniziative locali e di self-help”, con
base anche di numerosi studi europei, gli Bretagna, è stato finanziato con circa due particolare riferimento alle società sporti-
sport non convenzionali e alcuni sport milioni di sterline, anche il programma ve, con volontari adeguatamente formati.
individuali, ma ancora una volta l’evidenza Summer Splash, diretto a giovani di tredi- Robins (1990), invocando un approccio
empirica non è certo sufficiente. ci-diciassette anni di aree deprivate, ai bottom up, aggiunge che più formali e
Su un piano non scientifico sociale sono quali venivano proposte attività sportive e rigidi sono i programmi di intervento, più
stati ovviamente effettuati numerosi ten- anche artistiche. Una valutazione assai essi saranno tendenzialmente rifiutati
tativi di valutare l’impatto delle azioni di approfondita, con strumenti metodologici proprio dai soggetti a maggiore rischio di
intervento, in considerazione dell’elevato avanzati, è stata compiuta su sei dei cen- comportamenti devianti.
impegno economico e della significativa tocinque progetti territoriali proposti Meno restrittiva o contraddittoria sembra
responsabilità politica assunta dai promo- (Loxley, Curtin, Brown 2001). Il numero di invece l’evidenza relativa ai progetti mirati
tori di tali azioni. Il programma Positive progetti che erano stati accompagnati da all’inclusione sociale: i legami che abbiamo
Futures, promosso in Inghilterra nel 2000 una riduzione della criminalità delle stesse descritto tra partecipazione sportiva e
con l’obiettivo di riduzione dei comporta- fasce d’età era esattamente lo stesso di acquisizione di confidenza, autostima,
menti criminali dei ragazzi tra 10 e 11 quelli che erano stati accompagnati da un capacità di costruzione di legami e contatti
anni attraverso l’aumento della partecipa- aumento della criminalità e dal manteni- sembrano generare più facilmente abilità
zione sportiva è stato oggetto di valuta- mento dei livelli precedenti. trasferibili in altre aree della vita sociale e
zione attraverso il monitoraggio di venti- Anche l’effetto di uno dei programmi tradi- concorrere così alla costruzione del capitale
quattro schemi specifici di intervento zionalmente più citati nelle rassegne inter- sociale dell’individuo (Long, Sanderson
messi in atto. Tale valutazione mostrava nazionali dell’intervento sociale attraverso 1998; Jarvie 2003), favorendone quindi l’in-
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che tutti i soggetti coinvolti percepivano lo sport, SPACE (Staffordshire Police tegrazione. Le conclusioni del monitoraggio
un effetto positivo dei progetti nel breve Activity and Community Enterprise), mal- di numerosi progetti evidenziano che sog-
termine, ma erano assai meno certi nella grado i riconosciuti risultati positivi in ter- getti deprivati e marginalizzati coinvolti in
prospettiva di lungo termine. Le statistiche mini di produzione di “capitale sociale” per simili azioni, almeno nel breve periodo, riu-
raccolte mostravano una riduzione dei i partecipanti, non era accompagnato da scivano ad inserirsi in nuove reti relazionali,
tassi di criminalità nelle aree in cui i pro- dati probanti con riferimento alla riduzione a partecipare a progetti e azioni comunita-
getti erano stati attuati, ma non c’era dei comportamenti criminali (Coalter, 1988; rie e perfino a assumere ruoli operativi (es.
modo di distinguere se questa riduzione Heal, Laycock, 1987; Robins, 1990). istruttori e animatori) in successivi progetti
dei comportamenti illegali riguardava più i Un problema metodologico addizionale destinati ad altri soggetti deprivati dello
soggetti coinvolti nei programmi rispetto che si è evidenziato in numerosi casi, stesso territorio (Sport England 1999).
Viene anche mostrato un generale apprez- nella maggior parte dei casi tali iniziative un disegno più generale di integrazione
zamento per queste iniziative di intervento sono generalmente rivolte ad un target sociale dei quartieri deprivati dei centri
sociale attraverso lo sport sia da parte degli maschile o comunque riproducono gli ste- urbani. Sulla base dell’osservazione parteci-
organizzatori che degli utenti. reotipi sessuali più comuni (Coalter 2001). pante dell’esperienza dell’operatore sportivo
Larry Hawkins con settantacinque studenti
afro-americani di età compresa tra dodici e
Tuttavia anche in questo caso lo sport non Complessivamente le ricerche sottolineano
sembra in grado di perseguire da solo l’obietti-
diciannove anni a Chicago, attraverso uno
che le potenzialità di integrazione richiedono specifico mix di sport, educazione e promo-
vo di integrazione, ma ha bisogno di collocarsi che misure addizionali di sostegno alla lotta
in una prospettiva di network nella quale diver- zione comunitaria, Waddington (2000) e
alla marginalizzazione vengano messe in atto
se agenzie di socializzazione e diverse proget- Hartmann (2003) concludono che molto
16 oltre alla semplice pratica sportiva (Bianchini
spesso i programmi di intervento sociale
tualità si muovono in direzione comune. In 1998; Hartmann 2003; Utting 1996). Sono
generale, la maggior parte delle ricerche con- inoltre necessari indicatori specifici e a lungo attraverso lo sport mancano di un quadro
dotte sul tema sembrano mostrare che quan- termine di inclusione sociale e/o di riduzione concettuale sufficientemente comprensivo.
do lo sport è il solo oggetto o contenuto di dei comportamenti devianti che possano esse- Il successo di progetti come quello gestito
queste progettualità, non riesce a raggiungere re sperimentati e valutati su un tempo suffi- da Hawkins, secondo Hartmann è da adde-
l‘obiettivo dell’inclusione (Hartmann 2003). cientemente lungo e quindi tecniche di valuta- bitare in primo luogo all’adeguato bilancia-
zione dei progetti che non prendano in consi- mento tra componente sportiva (certamen-
derazione solo gli aspetti tipicamente gestio- te fondamentale e da non sottovalutare) e
Nella maggior parte dei casi, le iniziative di nali di ciascuna iniziativa o gli effetti in termini componente non sportiva e alla chiara
inclusione attraverso lo sport sono state di partecipazione sportiva (Theboom, Van den assunzione di responsabilità degli operatori
percepite come occasionali e assai rara- Bergh, De Knop 2004). Un altro aspetto che coinvolti, che non devono considerarsi
mente hanno dato poi opportunità reale di si presenta assolutamente carente è l’analisi esclusivamente “istruttori di sport”. Nel
inserimento stabile dei partecipanti nelle della relazione tra risorse investite (denaro ero- programma Kansas City Night Hoop che è
organizzazioni sportive. Numerosi parteci- gato ai gestori dei progetti) e esiti specifici. stato assai celebrato per la supposta ridu-
panti a questi programmi hanno rilevato zione del 25% del tasso locale di criminalità
una insufficiente attenzione alla pratica (Wilkins 1997), la componente sportiva era
competitiva, un loro scarso coinvolgimento solo una parte di un insieme assai più arti-
di esperienze ghetto è piuttosto elevato sante è quello descritto da Theboom (2003) efficaci strutture di coordinamento e monito-
(Porro 2003). Ciò corrisponde a quanto indi- con riferimento al progetto Neighbourhood raggio di queste reti e delle azioni da esse
cato da Theboom, Van den Bergh, De Knop Sport che ha visto l’evoluzione di un riusci- attuate e alla sostenibilità dello sviluppo pro-
(2004) che negli immigrati nelle Fiandre to progetto di Streetsoccer, poi allargato a mosso attraverso i programmi di intervento.
hanno rilevato una forte preferenza per atti- pallacanestro e pallavolo, capace di attirare Ciò implica l’esistenza di strutture di volonta-
vità sportive “segregate” condotte quindi migliaia di giovani e decine di comuni riato specifiche di alta professionalità sia nella
con membri della stessa comunità (si veda fiamminghi, in uno strumento di intervento gestione delle attività sportive, che nella pro-
anche CUS Padova 2006, per un’esperienza sociale, aggregatore di diversi stakeholders gettazione e nel management di progetto.
italiana). Oltre a ciò è stato sottolineato che tradizionalmente indipendenti, all’interno di
Tradizionalmente molte delle strutture esi- e dell’integrazione può perfino impedire il modello di contatti sociali formali e infor-
stenti tendono a lavorare in modo indipen- conseguimento delle finalità ricercate, dal mali formativi. È bene però essere coscien-
dente e a non essere sempre pronte alla momento che l’effetto dell’intervento ti del fatto che questo non sempre si
collaborazione interorganizzativa. La ricerca sociale non sembra essere essenzialmente manifesta, perché nella pratica dello sport
già accennata di Theboom (2003), mostra associato allo sport di per sé, ma ad un sono presenti elementi costitutivi che
soprattutto quanto i Club sportivi tradizio- ambito più ampio di fattori chiave. Essi sicuramente possono portare in direzioni
nali abbiano difficoltà a collocarsi all’inter- includono l’azione specifica contingente opposte (Weis 1978).
no di reti di questo tipo. Osservazioni simili degli operatori, il loro riconoscimento degli Una cattiva gestione del proprio ruolo da
sono sviluppate da Porro (2003), con riferi- obiettivi di integrazione come driver primari parte degli operatori si realizza ogni volta
mento all’elaborazione di strategie di inclu- delle iniziative progettate, il corretto accor- in cui non viene data abbastanza impor-
sione sociale attraverso lo sport nella pro- do tra lo sport scelto e la popolazione tar- tanza alle esigenze dei partecipanti, alle 17
vincia di Torino. Nel caso dei progetti diretti get, la preparazione professionale ed espe- loro differenze e alle tappe della loro evo-
all’integrazione degli immigrati, queste rienza specifica dello staff coinvolto, un luzione sia fisica sia, soprattutto, psicolo-
strutture gestionali devono inoltre affron- modello efficace di governance e controllo gica. Questa mancanza di attenzione che
tare in modo corretto la sfida posta dalle e un budget orientato sulla base delle prio- troppo spesso si rileva in alcuni operatori
specifiche policies nazionali di integrazione rità (Madella 2004; Porro 2003). Nello stes- scolastici e sportivi, evidentemente, può
e assimilazione che mantengono, almeno so tempo è necessario che sia condotta una determinare un insieme di esperienze
nei vari paesi europei, una sostanziale valutazione sistematica delle esperienze e negative che impediscono o rendono inef-
diversità e un diverso grado di interazione dei progetti, specie con riferimento alle ficace il processo di socializzazione dell’u-
potenziale con le politiche pubbliche in diverse forme di co-operazione tra i diversi tente di sport, facendolo abbandonare
materia di sport (Henry, Amara, Aquilina attori sull’uso ottimale delle risorse. quasi immediatamente o non appena per-
2004). cepisca l’insostenibilità del carico fisico ed
emotivo associato alla partecipazione
Il valore educativo di uno sport, non può esse-
Conclusioni re quindi semplicemente considerato come il
sportiva.
risultato delle caratteristiche specifiche dell'at-
Oltre alle variabili individuali legate all’in-
Sulla base delle considerazioni che abbia- tività in sé, ma dipende soprattutto dalle segnante, ve ne sono altre, per così dire
mo svolto, sembra che l'attività motoria e caratteristiche del contesto, dalla competenza tecniche o strategiche, ovvero gli stili di
sportiva possa avere un ruolo importante degli operatori coinvolti e della loro capacità di insegnamento più o meno democratici
da giocare, dal momento che costituisce affrontare e sostenere i bisogni dei parteci- adottati dagli istruttori o i modelli orga-
probabilmente una delle opportunità più panti attraverso un'opportuna organizzazione nizzativi stessi dei Club, il sistema delle
efficaci e più largamente disponibili per i tecnica e metodologica delle attività proposte. competizioni sportive e la coerenza dei
giovani che vivono nelle società moderne Soprattutto dipende dalla qualità dell’azione comportamenti dei loro dirigenti con i
di dare significato alla propria esistenza e pedagogica che accompagna lo sport. Ciò valori educativi ricercati.
alle proprie esperienze individuali (Bretts- non esclude affatto lo sport agonistico. Si può Le considerazioni svolte fino a questo
chneider, Brautigam 1991; Madella 1995). infatti ipotizzare che la valenza emotiva dell’at- momento indicano chiaramente la neces-
Lo sport può costituire un fattore essen- tività agonistica, la progettazione delle mete, sità da un lato di promuovere maggiori e
ziale di sostegno dello sviluppo della per- la spinta all’autovalutazione in termini genera- migliori ricerche, con una maggiore cura
sonalità, di qualità della vita, spazio per li, rendano particolarmente efficace questa delle metodologie utilizzate per affrontare
emozioni e libertà che, in altri contesti, modalità di pratica rispetto a quella occasio- queste difficili tematiche, e una migliore
sono sottratti ai giovani dalla quotidianità nale, non finalizzata e più soggetta a rapidi comprensione dei meccanismi attraverso i
e dalla routine. cambiamenti e mode. Ciò rinforza, però, l'idea quali i programmi di intervento sociale
della necessità di una leadership appropriata potrebbero funzionare (Baldwin 2000;
alla situazione e capace di costruire un reale
Nichols 1997). Dall’altra parte, appare
Tutto ciò non corrisponde sempre con il modo rapporto uno-a-uno con i partecipanti, obietti-
opportuno rendere maggiormente consa-
in cui lo sport viene effettivamente proposto vo non sempre realizzato quando si lanciano
programmi di massa che puntano sostanzial-
pevoli di queste problematiche e dei risul-
nelle diverse circostanze in cui è praticato e tati delle ricerche soprattutto gli operatori
questo spiega perché esso può facilmente mente alla quantità dei partecipanti. I cambia-
menti in determinate condotte sociali e in che operano nel volontariato sportivo.
soccombere alla concorrenza di pratiche di Tutto ciò può volere dire però che assicu-
tempo libero non-sportive. "abilità sociali" come la comunicazione, l'inte-
razione, la collaborazione, negli atteggiamenti, rare condizioni di successo ai programmi
nei valori, avvengono con maggiore facilità, o di intervento sociale attraverso lo sport
addirittura non possono prescindere, da una può risultare più costoso in termini di
Sulla base dei risultati delle ricerche dispo- forma ottimale di supervisione del processo, allocazione di risorse, di intensità e durata
nibili, sembra anche che la retorica dell’e- quindi da quella fornita dagli operatori in delle attività, di quando si può supporre se
ducazione e della prevenzione sociale attra- modo consapevole. si accetta la tradizionale visione idealistica
verso lo sport possa essere di ostacolo anzi- Alla formazione e continuo aggiornamento di dello sport come rimedio automatico alle
questi ultimi deve quindi essere attribuita par-
SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXV n.70
ché di vantaggio per dispiegare il potenziale carenze di socializzazione. Sulla base della
socializzante dello sport. Infatti essa può ticolare attenzione e condizioni favorevoli di rassegna delle principali esperienze anglo-
precludere la reale comprensione delle operatività (MacDonald, Tungatt, 1992). sassoni Collins et al. (1999), ad esempio,
dinamiche dell’integrazione sociale attra- hanno suggerito che la durata minima di
verso lo sport e di ciò che è necessario per questi programmi sia almeno di cinque
farla manifestare. Ci possono essere anche anni, partendo dall’idea che progetti di
delle conseguenze inattese che derivano da Quando le condizioni opportune vengono poche ore non hanno la possibilità di con-
questo fraintendimento. Una sopravvaluta- realizzate, l’attività sportiva appare parti- trastare in maniera adeguata anni di
zione della capacità “automatica” dello colarmente idonea alle finalità educative esposizione ad ambienti e condizioni
sport a conseguire le mete dell’educazione socializzanti, offrendo un vero e proprio deprivate. In ogni caso, lo sport non dovrà
mai essere considerato come uno stru-
mento miracoloso che da solo può “ripara-
re” guasti e deficit sociali, soprattutto in
un ottica di breve periodo.
Anziché invocare semplicemente i “veri
valori dello sport” o lo spirito olimpico,
pensiamo che sia più appropriato che gli
operatori sportivi riflettano sulle modalità
con cui una specifica attività sportiva
viene effettivamente accompagnata da un
esplicito progetto o da un “contenitore”
capace di mediarne efficacemente gli
effetti educativi e socializzanti, superando
le visioni ideologiche e idealistiche. Inoltre
va considerato che il potenziale di integra-
zione sociale dello sport interagisce con
una molteplicità di fattori quali lo status
sociale, il tipo di sport, le motivazioni e
identità individuali, le reti di relazioni
sociali e perfino lo stato di salute e la con-
dizione fisica personale.
Nello stesso modo, potrà essere utile stu-
diare più a fondo le caratteristiche dei
diversi programmi di intervento sociale,
valutando ad esempio meglio l’impatto
delle diverse tipologie specifiche. Ad
esempio, potrebbe risultare utile valutare
eventuali differenze tra programmi mag-
giormente orientati al controllo sociale
dei soggetti a rischio, alla promozione
delle opportunità o alla riduzione dei
deficit.
Note
(1)
Alcuni esempi, davvero da repertorio, di
famose frasi di coach importanti sono parti-
colarmente illustrativi in tal senso:
• La sconfitta è peggio della morte, perché
devi poi vivere con la sconfitta (Bill
Musselman)
• Nessuno impara mai nulla quando perde
(Don Shula)
• Un pareggio è come baciare tua sorella
(Duffy Daugherty)
(2)
Per un parere contrapposto si veda Lindner
1999.
Indirizzo dell’autore:
Alberto Madella, Scuola dello Sport, Largo G.
Onesti, 1, 00197 Roma.
19
Sport di squadra
e resistenza alla velocità
La resistenza alla velocità è la chiave della
preparazione atletica degli sport di squadra?
8,6
6,4 *
* 8,4 *
* * *
Tempo di sprint (s)
6,2 30 s
Velocità (m/s)
* * 8,2
* 120 s
6,0 8,0 * *
* * *
* * *
5,8 * 7,8
60 s
7,6 * 60 s
5,6
120 s 7,4 *
5,4 *
7,2 *
* *
30 s
1 3 5 7 9 11 13 15 1 3 5 7 9 11 13 15
Numero di sprint Numero di sprint
Figura 2 – Andamento dei tempi ottenuti durante 15 sprint di 40 m in Figura 3 – Andamento della velocità di corsa dai 30 ai 40 metri in funzio-
funzione dell’utilizzo di tre diverse pause di recupero: 120 s (linea inferio- ne delle tre diverse pause di recupero: 120 s (linea superiore), 60 secon-
re), 60 s (linea centrale), 30 s (linea superiore) (Balsom e coll. 1992a). di (linea centrale), 30 secondi (linea inferiore) (Balsom e coll., 1992a).
2,9
Tempo di sprint (s)
2,8 * 30 s
* *
2,7
* *
60 s
2,6
SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXV n.70
120 s
2,5
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15
Numero di sprint
6,0
Tempo di sprint (s)
5,5
5,0
22
30 m
4,5
3,0
2,62 s
2,63 s 15 m
2,5
0 40 120 200 280 360 440 520 600
Distanza cumulativa (m)
effettuati con pause di 120 s, mentre cità di correre velocemente il primo sprint. tra le venti accelerazioni massimali è stato
appare un aumento statisticamente signi- Che metodologicamente corrisponde a di 20 s (R 20).
ficativo a partire dall’11a prova quando i dire: è necessario migliorare la velocità I risultati ottenuti sembrano concordare
tempi di recupero sono di 60 s e addirittu- dell’atleta sulla singola prova e non alle- con quanto affermato da Balsom: le venti
ra dalla 3a accelerazione per le prove con nare la resistenza alla velocità che parreb- prove di accelerazione massimale effet-
pause di recupero di 30 s. be non incidere sul miglioramento della tuate con 30 s di intervallo non hanno evi-
In una successiva ricerca Balsom (Balsom capacità di accelerazione e sulla velocità denziato cali di prestazione (figura 6). Ma
e coll. 1992b) anziché far variare il tempo massima. la valutazione effettuata sui parametri di
di recupero usando sempre le stesse corsa ha mostrato che è diminuita la fre-
distanze di corsa, ha pensato di utilizzare La resistenza alla velocità quenza (figura 7) dei passi, mentre sono
una pausa di recupero costante e far dei calciatori aumentati la lunghezza e i tempi di con-
variare la durata dello sforzo. Gli sprint tatto dei piedi sul terreno (figure 8 e 9).
sono stati effettuati su diverse distanze: Sprint di 15 m con 30 s di recupero Le conclusioni della ricerca per il protocol-
15 m (40 ripetizioni), 30 m (10 ripetizioni) lo R 30 coincidono con quelle proposte da
e 40 m (8 ripetizioni) per una distanza Nell’ambito delle tipologie brevi di sprint Balsom nelle ricerche prima descritte: in
totale di 600 m, mentre i tempi di recupe- ripetuti, effettuati con un tempo di recu- sprint ripetuti di 15 m, se si utilizzano 30 s
ro erano di 30 s. pero costante, si è cercato di indagare di recupero, la prestazione non viene alte-
Per gli sprint ripetuti sui 15 m non si sono nella medesima direzione e, in particolare, rata dal numero (in questo caso venti) di
registrate diminuzioni di performance: si è cercato di verificare se i risultati di ripetizioni.
2,62 s nella prima prova di accelerazione e una ricerca, condotta su una decina di Tuttavia, anche se la velocità di corsa non
2,63 secondi per l’ultima. Al contrario, per soggetti (tutti giocatori di calcio di livello cambia, variano sia la frequenza sia l’am-
le distanze di 40 metri, si è verificato un regionale e studenti della Facoltà di scien- piezza del passo: la frequenza diminuisce
calo di velocità a partire dalla terza prova za dello sport di Digione, del corso UFR- con l’affaticamento, mentre la lunghezza
(figura 5). Quindi, per gli sprint su distanze STAPS - opzione calcio), fossero di signifi- del passo aumenta nelle ultime ripetizioni.
brevi (15 metri), ripetuti con 30 s di recu- cato affine a quelli ottenuti da Balsom. Conseguentemente aumentano i tempi di
pero non è comparso alcun calo di velocità Lo studio è stato condotto da Jérome appoggio e verosimilmente è proprio l’au-
nel corso delle quaranta ripetizioni. Méry presso il Centre d’Expertise de la mento dei tempi di contatto a determinare
Torna utile ricordare che in nessuno degli Performance dell’Università di Digione la diminuzione della frequenza.
sport di squadra considerati, secondo le (Méry, Cometti 2004).
diverse valutazioni di match analysis Allo scopo di verificare gli studi condotti Sprint di 15 m con 20 s di recupero
effettuate da autori diversi, si realizzano da Balsom, ma anche di ottenere informa-
sprint separati da una pausa media infe- zioni ulteriori sulle modalità di accelera- Rispetto al protocollo precedente, il recupe-
SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXV n.70
riore ai 30 secondi di recupero. zione, si è pensato di misurare oltre al ro di 20 s tra le venti ripetizioni ha compor-
tempo espresso sui 15 m di sprint, anche tato un netto peggioramento dei tempi. È
Per concludere: come e cosa fare per la lunghezza e la frequenza dei passi di quindi interessante comprendere le moda-
migliorare la velocità di corsa dopo il qua- corsa. Lo schema del lavoro è stato il lità di questo peggioramento: nella figura
rantesimo sprint ripetuto? (In altre parole seguente: nel primo protocollo (R 30) i 10 si osserva un deciso aumento della lun-
cosa fare per contrastare la perdita di dieci soggetti hanno effettuato venti ghezza del passo, statisticamente significa-
velocità dopo il quarantesimo sprint?). sprint di 15 m, alla massima velocità con tivo dal 10o al 20o sprint, nella figura 11, un
La risposta sembra scontata: migliorando pause di recupero di 30 s; nel secondo calo della frequenza che risulta significativo
la capacità di accelerazione, cioè la capa- protocollo il tempo di recupero utilizzato a partire dalla quinta prova.
Tempo, s Frequenza, p/s
2,66 4,300
2,64 4,280
2,62 4,260
2,60
4,240 *
4,220 *
2,58 4,200
2,56 4,180
2,54 4,160 23
R 20 4,140
2,52
R 30 4,120
2,50 4,100
2,48 4,080
S10
S11
S12
S13
S14
S15
S16
S17
S18
S19
S20
S1
S2
S3
S4
S5
S6
S7
S8
S9
Figure 6 – Confronto delle prestazioni su sprint di 15 m durante 20 ripe- Figura 7 – Il grafico mostra una diminuzione della frequenza del passo
tizioni con 20 s (R20) e 30 s di recupero (R30). durante l’esercizio R30. Il calo di frequenza diventa significativo
(p<0,05) a partire dall’11o sprint e precisamente da S11-15 e da S16-20.
Tempo, s *
Lunghezza, cm
0,165
154,000 *
152,000 0,160
150,000
0,155
148,000
146,000 0,150
144,000
0,145
142,000
140,000 0,140
138,000
136,000 0,135
134,000
0,130
S1 – S5 S6 – S10 S11 – S15 S16 – S20 S1-5 S6-10 S11-15 S16-20
Figura 8 – Il grafico illustra la variazione della lunghezza del passo che Figura 9 – Il grafico mostra l’andamento dei tempi di appoggio e si osser-
aumenta in modo significativo tra il 16o e il 20o sprint (S16-20 p<0,05). va un progressivo aumento dei tempi. Il tempo di contatto aumenta pro-
gressivamente durante tutta la serie, ma diventa significativo nelle ultime
ripetizioni (S16-20 p<0,05).
154,000 4,250
*
152,000 4,150 ** **
150,000 4,050
3,950
148,000
SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXV n.70
3,850
146,000
3,750
144,000 S1-5 S6-10 S11-15 S16-20
S1-5 S6-10 S11-15 S16-20
Figura 10 – Andamento della lunghezza del passo per il protocollo R20: Figura 11 – Andamento della frequenza del passo per il protocollo R20. Il
per la media dei primi 5 sprint (S1-5), per quelli da 6 a 10 (S6-10), poi da 11 grafico espone la media dei primi 5 sprint (S1-5), delle accelerazioni da 6 a
a 15 (S11-15) e infine da 16 a 20 (S16-20). Si può notare un aumento signifi- 10 (S6-10), da 11 a 15 (S11-15) e da 16 a 20 (S16-20). Come si può notare la
cativo della lunghezza del passo dal 10o al 20o sprint. diminuzione della frequenza diventa significativa a partire dal 5o sprint.
impiegato a correre un solo sprint) di un
soggetto può essere considerato un fatto-
Tempo, s Giocatori “lenti” Tempo, s Giocatori “veloci” re che influisce positivamente sulla resi-
2,800 2,800 stenza alla velocità?
* * Si potrebbe pensare che più un giocatore è
2,750 2,750
* veloce e più difficoltà potrebbe incontrare
2,700 2,700 ad effettuare sprint consecutivi e mante-
2,650 2,650 nere alta la sua velocità.
2,600 2,600
Per ottenere risposta al quesito, i soggetti
dello studio sono stati suddivisi in due
24 2,550 2,550 gruppi: il gruppo dei giocatori più veloci e
2,500 2,500 quello dei più lenti. Il grafico a della figura
2,450 2,450 12 illustra l’andamento dei tempi ottenuti
S1-5 S6-10 S11-15 S16-20 S1-S5 S6-S10 S11-S15 S16-S20 sui 15 m (media dei tempi per gruppi di
cinque sprint) dai giocatori “lenti”: si nota
un aumento significativo dei tempi. Questi
soggetti non sono riusciti a mantenere la
Figura 12 – A sinistra è riportato il grafico con le prestazioni ottenute dai giocatori più lenti: i
tempi peggiorano rapidamente e poi si stabilizzano (S6-10, S11-15 et S16-20 p<0,05). Il grafico di loro performance iniziale. Per contro il
destra si riferisce ai giocatori più rapidi: si nota che i tempi subiscono un lieve incremento che non gruppo dei giocatori “veloci” (grafico b
risulta significativo. Entrambi i grafici si riferiscono alle serie effettuate con 20 s di pausa. della figura 12) sembra in grado, anche
per le ripetizioni effettuate con 20 s di
pausa, di mantenere la performance (le
differenze tra i primi cinque sprint e gli
Velocità, m/s Giocatori “lenti” Velocità, m/s Giocatori “veloci” altri non sono significative).
6,8 6,8
La velocità espressa ad ogni falcata
6,7 6,7
6,6 6,6 Si è poi pensato di valutare la velocità che
6,5 6,5 ciascun soggetto aveva espresso ad ogni
*
6,4 ** 6,4 falcata. Nella figura 13 si può osservare
6,3 ** 6,3 l’andamento della velocità: contrariamente
6,2 6,2 a ciò che si verifica nei soggetti “veloci”, la
6,1 6,1 velocità dei soggetti “lenti” si abbassa in
6,0 6,0 modo significativo.
5,9 5,9
S1-5 S6-10 S11-15 S16-20 S1-S5 S6-S10 S11-S15 S16-S20 In conclusione: i giocatori più veloci non
“perdono” velocità e pertanto dimostrano
di essere più resistenti alla velocità.
Figura 13 – Per i soggetti più lenti (grafico di sinistra) la velocità misurata a ciascun appoggio
diminuisce nettamente nel corso delle ripetizioni (S6-10 p<0,05; S11-15 e S16-20 p<0,01). Il gruppo La frequenza dei passi
dei soggetti più veloci (grafico di destra) non mostra differenze significative tra i primi sprint e i
successivi. Le serie di sprint ai quali si riferiscono i due grafici della figura, sono quelli effettuati
con le pause di 20 secondi.
Se ora si osserva l’andamento della fre-
quenza dei passi, sempre negli sprint con
3,8 3,8
Diversità di risposta alle serie
di sprint ripetuti tra giocatori 3,7 3,7
veloci e giocatori più lenti S1-5 S6-10 S11-15 S16-20 S1-S5 S6-S10 S11-S15 S16-S20
0,155 0,155
0,150 0,150
0,145 0,145
25
0,140 0,140
0,135 0,135
S1-5 S6-10 S11-15 S16-20 S1-S5 S6-S10 S11-S15 S16-S20
Figura 15 – I grafici si riferiscono all’esercizio R30, a sinistra i tempi di contatto dei giocatori
lenti, a destra quelli dei soggetti rapidi. L’andamento dei tempi di appoggio per i soggetti lenti non
mostra nessuna variazione significativa, al contrario, per i soggetti rapidi, differenze significative
appaiono alla fine delle serie (S16-20 p<0,01).
Tempo, s
2,90
2,85 **
2,80
dopo
2,75
* prima
2,70
2,65
**
2,60 Test 1
Test 2
2,55
2,50
S10
S11
S12
S13
S14
S15
S16
S17
S18
S19
S20
S1
S2
S3
S4
S5
S6
S7
S8
S9
Figura 16 – In blu e in rosso le curve dei test effettuati rispettivamente prima e dopo le tre setti-
mane di allenamento dal gruppo “frequenza”.
20 s di recupero, si può notare che il calo In conclusione: la capacità di velocità (o netto calo della frequenza. Si è quindi
di frequenza nei giocatori più rapidi non più correttamente, di accelerazione) dei pensato di procedere ad un ulteriore
risulta statisticamente significativo, al soggetti più rapidi permette loro di man- indagine e distribuire i soggetti in due
contrario di quanto capita ai giocatori più tenere il livello di prestazione attraverso il gruppi di dieci. L’allenamento è durato tre
lenti: il calo è netto e le differenze sono mantenimento della capacità di frequenza. settimane in ragione di tre allenamenti
significative (figura 14). Si potrebbe anche dire, in anticipo rispetto alla settimana e si è così differenziato: un
Si può quindi pensare che il calo di perfor- a quanto verrà affermato alla fine dell’ar- gruppo (gruppo sprint-frequenza) si è
mance dei soggetti più lenti sia dovuto ticolo che la frequenza è legata alla qua- allenato utilizzando esercizi specifici per
alla diminuzione della frequenza dei passi lità dei tempi di contatto dei piedi al suolo migliorare la frequenza dei passi, mentre
visto che i dati sulla lunghezza dei passi e quindi alle capacità di potenza muscola- l’altro (gruppo potenziamento) ha svolto
non mostrano nessuna variazione. re (forza esplosiva). un lavoro per aumentare la lunghezza dei
passi attraverso un allenamento di forza
I tempi di appoggio Gli effetti dell’allenamento
SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXV n.70
massimale.
Con i recuperi di 20 s non si registrano Come migliorare la capacità di conservare Risultati del gruppo “sprint-frequenza”
variazioni significative, mentre quando i la prestazione in serie di ripetizioni con
recuperi sono di 30 s appaiono diversità recupero breve (20 s)? La soluzione più Nella figura 16 sono illustrati nel grafico
statistiche: i soggetti rapidi si distinguono ovvia è che i soggetti più lenti dovrebbero i test del gruppo di allenamento sulla
da quelli lenti. allenare la velocità e non la resistenza alla frequenza effettuati prima e dopo le tre
Nella figura 15 sono illustrati i risultati dei velocità. Ma la velocità dipende da due settimane. Come si può notare l’anda-
giocatori rapidi: i tempi di appoggio aumen- fattori: la frequenza e lunghezza del mento delle due curve è pressoché iden-
tano alla fine delle ripetizioni. passo e i risultati ottenuti mostrano un tico e non compaiono differenze signifi-
Le conclusioni relative a questa ricerca
Tempo, s
** possono essere così riepilogate: un allena-
2,90
** mento di potenziamento muscolare orien-
2,85
tato all’incremento della forza massimale
sembra essere in grado di migliorare la
2,80 capacità di resistenza alla velocità in modo
prima
più efficace rispetto a un allenamento
2,75 orientato al miglioramento della frequenza
dei passi.
2,70 dopo
26 Breve discussione sugli studi
2,65
**
**
che hanno valutato
2,60 Test 1 la “resistenza alla velocità”
Test 2
2,55 Nel 2005 Spencer e coll. hanno pubblicato
un’eccellente review degli studi scientifici
2,50
relativi alla resistenza alla velocità con
S10
S11
S12
S13
S14
S15
S16
S17
S18
S19
S20
S1
S2
S3
S4
S5
S6
S7
S8
S9
cative. I tratti orizzontali contrassegnati Risultati del gruppo “potenziamento” In questa review Spencer e coll. affermano
da asterisco indicano quando il tempo che quasi tutte le ricerche prese in esame
impiegato aumenta sullo stesso test in Se si osservano i risultati del gruppo “poten- assegnano agli sprint effettuati una durata
modo significativo: a partire dalla sesta ziamento” (figura 17) si può notare un netto compresa tra 2 e 3 s, per distanze varianti
ripetuta si verifica un peggioramento sia miglioramento dei tempi di corsa che indica da 10 a 20 m, intervallati da un recupero
nei risultati “pre” che in quelli “post”. un marcato miglioramento della perfor- superiore a 60 s. Relly, Thomas (1976), nel
L’unica differenza tra i due test (pre e mance in seguito alle tre settimane di alle- calcio professionistico avevano valutato tra
post) è la presenza di significatività da S4 namento. L’allenamento della forza massi- gli sprint un recupero complessivo di 90
a S6 nel test “pre”. Evidentemente l’alle- male sembra quindi essere molto efficace secondi, distinto in 79 secondi per i centro-
namento ha limitato l’affaticamento tra per evitare l’effetto dell’affaticamento nel campisti e 83 per gli attaccanti. Come già
le due ripetizioni. test di sprint ripetuti. ricordato in precedenza, sempre nel calcio,
NR = non riferito; Cicl – cicloergometro; Corsa = corsa su pista o su terreno; Nastro m = corsa su ergometro a nastro con motore;
Nastro sm = corsa su ergometro a nastro senza motore; Ped = pedalando lentamente; Camm = recupero al passo; LB = a scelta del soggetto
Tabella 2 – Quadro sinottico degli studi che hanno proposto test per valutare la resistenza alla velocità (Spencer et coll., 2005).
Forse per questo, anche Castagna e coll.
(2005), che pure hanno studiato con preci-
Durata di sprint e recuperi sione i tipi di sprint effettuati nella pallaca-
Durata di sprint e recuperi
nei test proposti nestro, propongono un test di dieci volte
negli sport di squadra
dalle diverse ricerche 15 (o 30) m a navetta con 30 s di recupero,
quando il giocatore di basket non supera
15 metri. D’altro canto D’Ottavio e coll.
(2005), utilizzando lo stesso. protocollo,
constatano che il livello di VO2max non
Sprint Recuperi Sprint Recuperi influenza la resistenza alla velocità in gio-
catori di pallacanestro molto allenati. 27
Tornando alla review, Spencer e coll. fanno
notare che i protocolli utilizzati dai diversi
Autori non corrispondono ai modelli pre-
<3s > 60 s >6s < 30 s stativi degli sport di squadra (la durata
degli sforzi è troppo lunga e i recuperi
troppo brevi) e concludono affermando la
Figura 18 – Confronto tra i tempi e recuperi dei giochi di squadra e i test per valutare la resistenza necessità di realizzare altre ricerche i cui
alla velocità proposti dalle diverse ricerche. protocolli riproducano più fedelmente i
Bibliografia
Balsom P. D., Seger J. Y, Sjodin B., Ekblom B., Maximal-Intensity Intermittent Margaria R., Oliva R. D., di Prampero P. E., Cerretelli P., Energy utilization in
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CALCIO
Dopo aver descritto l’importanza che hanno i muscoli respiratori su una prestazione d’alto livello, si propone uno strumento
con il quale tale sistema muscolare può essere allenato: lo SpiroTiger. Questo nuovo mezzo permette un allenamento
specifico della muscolatura respiratoria, senza sovraccaricare l’apparato cardio-circolatorio nè portare alla iperproduzione di
acido lattico. I benefici indotti da tale sistema di allenamento all’interno di un programma individualizzato sono molteplici
sia in termini di prestazione sportiva sia nella fitness in generale. Scopo del presente studio è stato quello di capire quanto
un protocollo di allenamento respiratorio possa incidere sulla prestazione calcistica. Per raggiungere tale obiettivo è stata
proposta una serie di test su un gruppo di calciatori professionisti (serie C) prima e dopo un protocollo di allenamento
respiratorio, confrontandoli con un gruppo di controllo che non eseguiva la ginnastica respiratoria. I risultati emersi
evidenziano i benefici che gli atleti possano trarre da tale allenamento.
Introduzione Lo SpiroTiger®
La teoria dell’allenamento, in quanto scien- Lo SpiroTiger® è uno strumento che permet-
za applicata, risente delle scoperte che te di allenare in maniera intensa e specifica i
O2 O2
avvengono in altre discipline, quali la fisio- muscoli che presiedono alla respirazione.
logia dello sport, la biochimica, la biomec- CO2 CO2 Questo sistema di allenamento di resisten-
canica, e altre ancora. za per la respirazione nasce nei laboratori
È proprio da questi continui studi che di Fisiologia del Politecnico federale di
nascono nuovi sistemi integrativi nella pre- Zurigo grazie agli studi svolti dal prof. Urs
parazione fisica degli atleti, in grado di Boutellier (1982), uno dei maggiori espo-
30 migliorare la performance in ogni suo più nenti a livello mondiale riguardo il sistema
minuzioso tassello. Tra questi, negli ultimi muscolare respiratorio.
tempi, è emersa una metodica di allena- CO2 CO2 Lo strumento si compone fondamental-
CO2
mento, molto innovativa, in grado di svilup- CO2 mente di due elementi:
pare alcuni aspetti della preparazione fisica
che, sino a poco tempo fa, erano sconosciuti 1. una manopola portatile dotata di sacca
o tralasciati nella convinzione che fossero Figura 1 – Meccanismo con il quale lo SpiroTiger di respirazione;
trattati già sufficientemente nel training esercita il principio dell’iperpnea isocapnica. 2. una stazione base.
“convenzionale”.
La volontà di capire quanto i muscoli respi- Nella manopola portatile è presente l’unità
ratori incidano sulla prestazione è nata centrale, all’interno della quale risiede una
dalla presenza di una letteratura interna- valvola sospesa in un campo magnetico e
zionale abbastanza contrastante, che da grazie alla quale l’allenamento può svol-
una parte riporta importanti miglioramenti gersi rispettando i parametri precedente-
dopo lo svolgimento di protocolli di allena- mente impostati (quali quelli relativi al
mento, ma che dall’altra evidenzia l’incapa- volume della sacca di respirazione da uti-
cità di mostrare le cause che muovono tali lizzare e della frequenza di respiro).
miglioramenti. Uno studio del prof. Urs Attraverso un sistema di sorveglianza elet-
Boutellier, dimostra. come un’attività fisica tronico, facilmente utilizzabile, l’allenamen-
intensa (>85% del VO2max) può indurre un to si svolge in maniera sicura e precisa.
affaticamento del muscolo diaframma, L’aspetto rivoluzionario di questa recente
compromettendo in maniera importante metodologia è legato proprio al principio
l’intera performance (Perret et al. 2000); sul quale lo strumento si basa, ossia la pos-
Dempsey et al. (1998) affermano che i costi sibilità di eseguire dei cicli respiratori a fre-
metabolici dei muscoli che presiedono alla quenze e profondità elevate, senza appor-
respirazione in condizione di sforzi elevati tare a livello ematico un disequilibrio nel
richiedono sino al 16% della gettata cardia- rapporto ossigeno/anidride carbonica (prin-
ca. Da queste due importanti ricerche si cipio dell’iperpnea isocapnica1, figura 1).
evince: È esperienza comune come l’aumento della
frequenza respiratoria (nonché della profon-
1. la possibilità che la muscolatura respi- dità), senza una reale richiesta da parte del-
ratoria possa andare incontro ad affati- Boccaglio l’organismo, comporti da una parte un
Componenti
camento, se non opportunamente alle- per la respirazione aumento dei valori di ossigeno nel sangue
nata; Stazione base (iperossia), dall’altra una diminuzione della
2. l’elevata richiesta metabolica dei muscoli pressione parziale di anidride carbonica
respiratori durante esercizio fisico intenso. (ipocapnia). Tale condizione innesca dei pro-
Sacca cessi biochimici che portano ad una riduzio-
Il sistema di allenamento che verrà espo- di respirazione ne del flusso sanguigno a livello cerebrale,
sto permette di allenare in maniera seletti- dovuto al fenomeno vaso-costrittorio che si
va e intensa i muscoli che presiedono alla realizza. Gli effetti nocivi che tale situazione
respirazione, senza impegnare in maniera determina si ripercuotono sull'efficienza del
elevata il sistema cardio-circolatorio né metabolismo dei tessuti, sulla funzione
portare alla iperproduzione di acido lattico respiratoria, sul cuore, sull'attività nervosa e
da parte della muscolatura scheletrica muscolare (senso di vertigine, ipoacusia,
(Boutellier et al. 1986). riduzione della vista, irrigidimento muscola-
Sino ad oggi è stato utilizzato soprattutto re). Lo strumento (figura 2) previene tutti gli
SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXV n.70
dagli atleti che praticano attività di resi- effetti collaterali propri dell’iperpnea.
stenza quali lo sci di fondo, la maratona, il Figura 2 – L’utilizzo dello Spiro Tiger è molto
nuoto, il ciclismo; recentemente sono ini- semplice e intuitivo in quanto utilizza la natura- Materiali e metodi
le respirazione per allenare i muscoli che la
ziate alcune sperimentazioni in discipline
sottintendono. L’atleta (con il boccaglio pre-
di tipo misto, aerobico-anaerobico alter- sente nella manopola portatile introdotto nella
Soggetti
nato ed in particolare nel calcio, per valu- cavità orale) realizza l’allenamento respirando
tare se la mancanza di allenamento della alle frequenze e intensità che lo strumento gli In questo studio sono stati presi in ogget-
muscolatura respiratoria possa limitare la impone e che sono preventivamente impostate to venti calciatori professionisti apparte-
prestazione sportiva di alto livello. dall’allenatore. nenti ad una squadra partecipante al
GStudio N = 10 GCont N = 10
Protocollo
Età media 24,3 ± 4,7 anni Età media 25 ± 5,5 anni I soggetti del GStudio abbinava al normale
Altezza media 182 ± 5,6 cm Altezza media 181,4 ± 2,3 cm lavoro atletico e tecnico-tattico, svolto in
Peso medio 76,25 ± 6,7 kg Peso medio 74,2 ± 2,9 kg campo, il protocollo di lavoro respiratorio,
BMI 23 ± 1 BMI 22,4 ± 1 mentre i soggetti del GCont non svolgeva
alcun tipo di allenamento respiratorio in
Tabella 1 – Caratteristiche del GStudio e del GCont. aggiunta alle consuete sedute svolte in
campo.
Gli atleti del GStudio per tutta la durata
Fasi d’allenamento
del protocollo di lavoro hanno svolto due 31
di apprendimento di incremento dei volumi di mantenimento sedute di allenamento respiratorio la set-
a b c timana, per una durata complessiva di
Obiettivo: Obiettivo: Obiettivo: otto settimane (da marzo a maggio 2005)
20 minuti migliorare le riserve mantenere cosi suddivise:
senza della muscolatura la condizione
interruzioni respiratoria raggiunta
Rendimento
I parametri rilevati alla fine del test erano: 900 4s VI° passaggio
È opportuno precisare come il Vivian test, 1050 4min40s VII° passaggio
sia stato somministrato solo nel GStudio, in • frequenza cardiaca finale 1200 5min20s VIII° passaggio
quanto la strumentazione in nostro posses- • prelievo di lattato 1350 6s IX° passaggio
so non ci permetteva di eseguire tali test in • frequenza cardiaca dopo un minuto dal ter-
entrambi i gruppi. Per tali ragioni i risultati mine della prova
emersi da questo test, non potranno essere Tabella 3 – Test di Mognoni modificato:
messi a raffronto con quelli del GCont ma distanze e tempi.
analizzati solo all’interno del GStudio.
Volumi totali ventilati
Rilevazione delle frequenze cardiache L’indice maggiormente rappresentativo
in telemetria durante una gara della buona prova offerta nell’esecuzione
del Vivian test è il volume totale ventilato.
La valutazione degli atleti attraverso l’esecuzio-
Attraverso tale parametro è possibile
ne dei test visti precedentemente, fornisce un
quantificare in maniera chiara ed inequi-
quadro preciso, ma molto generale e poco
riconducibile al modello prestativo del gioco del
vocabile la capacità dei muscoli respiratori
calcio. Dunque test importanti ed efficaci, ma di mobilitare il maggior volume di aria
che non hanno potuto esimerci dal proporre possibile nel corso di una prova massimale
incrementale. 33
delle valutazioni maggiormente specifiche.
Perciò ci siamo indirizzati verso l’uso di una Il volume di aria medio mobilitato dal
valutazione più veritiera e vicina alla gara, GStudio nel corso del Vivian test pre è
facendo sì che si monitorasse l’andamento stato di 1984,33 ± 506,3 l, mentre il suo
delle frequenze cardiache proprio durante lo volume nel Vivian test post è stato di
svolgersi di una partita amichevole infrasetti- 2635,67 ± 600,5 l, facendo cosi registrare
manale, svolta all’interno del gruppo-squadra. un miglioramento pari al 32,8% (figura 7).
Il monitoraggio delle frequenze cardiache si è svolto grazie all’ausilio di un sistema in grado di tra-
smettere, in telemetria, i valori registrati sugli atleti durante la gara in tempo reale (Hosand TM 200). Box volumi ventilati
Le formazioni che si fronteggiavano erano state scelte in maniera tale da rendere equilibrato il match
Volumi ventilati
di due tempi di 35 min.
Al termine del protocollo di lavoro abbiamo ritenuto opportuno somministrare un questionario di valu-
pre
tazione soggettiva della metodica, in grado di rilevare quelle che erano le sensazioni, nonché il giudi-
zio globale degli atleti in merito al processo di lavoro svolto durante il disegno di ricerca. La compila-
zione del questionario consisteva nel rispondere a sette domande a risposta chiusa in forma del tutto
anonima con una scala di valutazione a cinque item. Le domande proposte erano relative, sia alle dif-
Volumi ventilati
ficoltà incontrate dagli atleti nell’acquisire la nuova metodica, sia ai benefici che tale metodica offre in
termini di: rendimento fisico, lucidità mentale e recuperi dopo attività.
post
Risultati A priori era presumibile aspettarsi un tale
1100 1600 2100 2600 3100 3600
incremento dei valori, in quanto ogni nuova Litri
Vivian test metodica di allenamento è spesso caratte-
rizzata da rapidi e importanti miglioramenti Figura 7 – Box medie e deviazioni standard
Volumi sacche respiratorie dei risultati, in virtù del “terreno fertile” su relativi ai volumi totali ventilati, nel Vivian test
cui si va a lavorare. prima e dopo lo svolgimento del protocollo
Analizzando i valori, emerge come il A rafforzare questo andamento, si nota d’allenamento.
GStudio (oggetto del protocollo di lavoro dal grafico delle frequenze come ci sia
respiratorio) ha utilizzato nel Vivian test stato un netto incremento di atleti che Dall’analisi delle frequenze degli atleti si
pre un volume di sacca respiratoria pari a hanno utilizzato delle sacche respiratorie osserva come si sia verificato uno sposta-
2,65 ± 0,27 l (media e deviazione stan- più grandi. mento verso destra dei valori, che si tra-
dard), mentre le sacche di respirazione uti- Questo è dunque sinonimo di acquisita e duce in un maggior numero di atleti che
lizzate nel Vivian test post erano di 3,03 ± accresciuta capacità dei muscoli respirato- sono riusciti a mobilitare una maggiore
0,18 l, evidenziando cosi un incremento ri di compiere sforzi maggiormente impe- quantità di aria rispetto al Vivian test pre
pari al 14,3% (figura 5). gnativi (figura 6). (figura 8).
3
pre
(Numero atleti)
4
(Numero atleti)
Frequenza
Frequenza
0
1
Volume sacche
4
SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXV n.70
post
8 5
1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0
2,3 2,5 2,7 2,9 3,1 3,3 3,5 2,2 2,5 2,8 3,1 3,4 3,7
Vivian test post (x 1000,0
Litri Volume sacche Vivian test post (litri)
Volume totale ventilato litri)
Figura 5 – Box medie e deviazioni standard Figura 6 – Box frequenze: si evidenziano il nume- Figura 8 – Box frequenze: si evidenziano il
relativi ai volumi delle sacche respiratorie uti- ro di atleti ed i relativi volumi delle sacche di numero di atleti e i relativi volumi ventilati nel
lizzate nel Vivian test prima e dopo lo svolgi- respirazione utilizzate nel Vivian test prima e Vivian test prima e dopo lo svolgimento del
mento del protocollo d’allenamento. dopo lo svolgimento del protocollo d’allenamento. protocollo d’allenamento.
Box tempi Vivian test Tempo totale Vivian test pre (s) Litri
4 35
Tempi raggiunti Tempi raggiunti
2
25
20
0
15
post
34 2 10 V sacche
14,3
5 T totale
4 8,4
0
720 820 920 1020 1120 1220 700 800 900 1000 1100 1200
Tempo totale (s) Miglioramenti in %
Tempo totale Vivian test post (s)
Figura 9 – Box medie e deviazioni standard Figura 10 – Box frequenze: si evidenziano il Figura 11 – Vivian test, confronto fra test
relativi alla durata del test (in s) prima e dopo numero di atleti e i relativi tempi di durata del “pre” e “post”.
lo svolgimento del protocollo d’allenamento. Vivian test prima e dopo lo svolgimento del
protocollo d’allenamento.
Tempo totale impiegato Test di Mognoni modificato mento (+ 5,7%) più consistente (tabella 5).
Per quanto riguarda l’indice di recupero
Altro parametro di indubbio valore che In prima approssimazione, dall’analisi dei della frequenza cardiaca passato un minu-
scaturisce dal Vivian test è il tempo totale dati emersi dal test di Mognoni modifica- to dalla fine del test, si nota in entrambi i
impiegato dall’atleta prima di interrompe- to, non si notano sostanziali differenze fra gruppi un peggioramento dei valori, che
re la prova. il GStudio e il GCont. Paradossalmente, nel risulta essere però inferiore nel GCont.
Come tutti i test di tipo incrementale mas- GCont si evidenzia un miglioramento (pur Per quanto riguarda le concentrazioni ema-
simale, protrarre la durata del test il più a non significativo) di tutti i parametri ana- tiche di lattato, i valori indicano una dimi-
lungo possibile è indice di grande capacità lizzati, sia per quanto riguarda le frequen- nuzione in percentuale maggiore nel GCont,
di resistere nel tempo a sforzi che diventa- ze cardiache che i livelli di lattato ematico. confermando anche in questo caso l’ineffi-
no, man mano, sempre più impegnativi e Questo ci induce ad ipotizzare che la cacia della metodica di allenamento respira-
spossanti, sia per i distretti muscolari diret- metodica di allenamento non abbia influi- torio.
tamente impegnati che per l’intero organi- to (in questa valutazione) positivamente Come mostra il grafico della figura 12, la
smo. sui risultati emersi. diminuzione ematica del lattato è stata
Importante è ricordare come una simile Se si prendono in considerazione le fre- maggiore nel GCont (maggiore inclinazio-
comparazione tra i valori scaturiti nel quenze cardiache finali, si nota come il ne nella linea di tendenza). Il GStudio ha
primo test e il secondo siano poco pro- GStudio abbia abbassato in media di solo fatto registrare una diminuzione di lattato
duttivi, in quanto gli atleti hanno utilizza- 1 battito le frequenze (da 174,3 ± 11,2 a ematico pari a 1,05 mmol/l (valori medi del
to nel primo caso sacche respiratorie di 173,3 ± 7,0), facendo registrare un miglio- gruppo) corrispondente ad un migliora-
capienza molto minore rispetto al test ramento pressoché nullo (+ 0,5%) (tabella mento del 20,2%, mentre nel GCont il
finale (+14,3%); nonostante ciò i valori 4) rispetto al GCont, che è passato da una miglioramento è stato pari al 37,5% (dimi-
hanno evidenziato importanti migliora- frequenza finale di 184,0 ± 7,0 ad una di nuzione ematica media pari a 1,5 mmol/l)
menti, manifestando una acquisita capa- 174,1 ± 7,6, evidenziando un migliora- (tabella 6).
cità da parte degli atleti di assolvere a
sforzi respiratori sempre più impegnativi e Media ± DS FC FC dopo 1 min Lattato ematico (mmol/l)
per un tempo più lungo.
Dall’analisi dei dati si evidenzia che gli atle- Test 174,3 ± 11,2 137,6 ± 16,1 6,05 ± 1,7
ti del GStudio sono riusciti a protrarre lo di Mognoni pre
sforzo per un tempo totale medio pari a
926 ± 122 secondi nel Vivian test pre ed un Test 173,3 ± 7,0 139,8 ± 16,4 4,4 ± 2,2
di Mognoni post
tempo di 1004 ± 103,8 secondi nel Vivian
test post, mostrando così un miglioramen-
to pari al 8,4% (figura 9). Questo andamen- Tabella 4 – Test di Mognoni modificato: frequenze cardiache medie del GStudio.
to viene ad essere confermato anche dal
grafico delle frequenze (figura 10), che evi-
SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXV n.70
denzia uno spostamento verso destra, ossia Media ± DS FC FC dopo 1 min Lattato ematico (mmol/l)
un numero maggiore di atleti in grado pro-
trarre il test per un tempo maggiore rispet- Test 184,0 ± 7,0 140,3 ± 16,5 6,9 ± 2,2
to al test pre. di Mognoni pre
La figura 11 riassume in ordine crescente,
Test 174,1 ± 7,6 132,2 ± 7,3 3,3 ± 1,4
i miglioramenti in percentuale di tutti e di Mognoni post
tre gli indici presi in esame nel Vivian test
(tempo totale test, volume sacche respira-
torie, volume totale ventilato). Tabella 5 – Test di Mognoni modificato: frequenze cardiache medie del GControllo.
Inoltre, in letteratura i test utilizzati nei
più importanti articoli scientifici sono
Gruppo di controllo Gruppo studio
7
rappresentati o da prove brevi massimali
7
o da prove prolungate sub-massimali. Un
6 6 importante articolo pubblicato sulla rivi-
sta Medicine & Science in Sports &
5 5
Exercise riporta: “..tuttavia, l’affaticamen-
to dei muscoli respiratori dopo un pro-
mmol/l
mmol/l
4 4
lungato esercizio sub-massimale, cosi
3 3
come un esercizio massimale breve, ha
suggerito che il sistema ventilatorio 35
2 2
potrebbe contribuire alla limitazione del-
1 1 l’esercizio[…]”(Volianitis et. al. 2001)
0 0
oppure “..l’affaticamento dei muscoli
inspiratori avviene dopo un prolungato
esercizio sub-massimale o un breve eser-
cizio massimale. La prova derivante da
Figura 12 – Rilevazioni dei valori di lattato ematico prima e dopo il protocollo di allenamento respi- numerosi fonti suggerisce che tale affa-
ratorio in entrambi i gruppi. ticamento potrebbe influenzare la tolle-
rabilità all’esercizio in giovani in salute”
(Romer et. al. 2002) . La necessità di uti-
Media ± DS Test di Mognoni “pre” Test di Mognoni “post” lizzare prove massimali brevi o submassi-
mali prolungate è confermata da:
Gruppo Studio 6,25 ± 1,7 5,2 ± 2,0 Spengler et al. 1999; Perret et al. 2000;
McMahon et al. 2002; Edward, Cooke
Gruppo Controllo 5,5 ± 1,4 4,0 ± 1,4 2004.
2. Alcuni dei giocatori appartenenti al
Tabella 6 – Valori (mmol/l) di lattato ematico rilevati nei test di Mognoni modificato pre e post. GCont, inizialmente non titolari, durante il
periodo di studio hanno avuto la possibi-
lità di disputare un maggior numero di
I dati della lattacidemia mostrano come la A conferma di ciò, a riposo e nel corso partite con probabili benefici nel loro stato
metodica di allenamento respiratorio non di lavoro leggero, il fabbisogno energe- di forma.
abbia apportato miglioramenti dei parametri. tico dei muscoli respiratori è relativa-
Riguardo ai risultati complessivi del test di mente basso (1,9-3,1 ml di ossigeno per Rilevazione delle frequenze
Mognoni si possono formulare due ipotesi: ogni litro di ventilazione polmonare) cardiache in telemetria
mentre con l’aumentare della ventila- durante una gara
1. Trattandosi di un test submassimale di zione, il fabbisogno energetico dei
breve durata non riesce a discriminare, muscoli respiratori passa a 2,1-4,5 ml I valori delle frequenze cardiache, registrate
nei gruppi, il livello di allenamento della per litro di ventilazione polmonare. Nel nel corso della gara, hanno messo in evi-
muscolatura respiratoria. Per calciatori corso di un lavoro che porti al massimo denza risultati interessanti, che contrastano
professionisti, quindi, un esercizio sub- consumo di ossigeno, il fabbisogno quelli ottenuti nel test di Mognoni modifi-
massimale della durata di 6 min, non è energetico dei muscoli respiratori rap- cato, dimostrando l’efficacia della metodi-
limitato dal grado di condizionamento presenta l’8-11% del consumo di ossi- ca. I valori di frequenza cardiaca sono
della muscolatura respiratoria geno totale (Levison, Cherniak 1968). espressi in percentuale rispetto alle massi-
me utili di ogni soggetto (ottenute tramite
test di Léger ad inizio stagione); non ver-
ranno quindi indicate le frequenze cardia-
che assolute, ma quelle relative.
Sono stati analizzati i seguenti parametri:
Tabella 7 – Rilevazioni delle frequenze cardiache (battiti/min) dei GStudio e GControllo nella prima
frazione di gioco.
Tabella 8 – Rilevazioni delle frequenze cardiache (battiti/min) durante l’intervallo tra la prima e la
seconda frazione di gioco.
La 1 a domanda verteva sulle difficoltà domanda cercava di stabilire se si fosse Indirizzo degli Autori:
incontrate dagli atleti nell’acquisire la nuova verificata una migliore coordinazione respi- Dott. L. Pagani, Via Della Ripa, 21, 50136 Rov-
ezzano (FI)
metodica di allenamento; la 2a domanda era ratoria. I risultati sono riassunti nella figura E-Mail: paganiluca@libero.it
relativa alla valutazione dei benefici appor- 13. Si può osservare l’assenza di valutazioni
tati; la 3a domanda aveva come obiettivo negative e che i giudizi migliori sono quelli Dott. M. Levi Micheli
specifico un giudizio sulla riduzione della relativi alla facilità di apprendimento ed alla Via degli Angeli, 8, 50014 Fiesole (FI)
sensazione di affanno; la 4a domanda era diminuzione dei tempi di recupero. Ad una E-Mail: matlevi@libero.it
formulata con l’intento di stimare un’even- 7a domanda, infine, inerente alla possibilità
Prof. M. Marella, Laboratorio di Metodologia del-
tuale accresciuta lucidità mentale; la 5a di consigliare questa metodologia di allena- l’allenamento e biomeccanica applicata, Via
domanda era posta per analizzare la possibi- mento ad altri colleghi, è stato risposto D’Annunzio, 138 – 50135 Firenze
le riduzione dei tempi di recupero; la 6a positivamente in maniera unanime. E-Mail: laboratorio.cov@figc.it
Bibliografia
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SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXV n.70
Trainer’s
anche perché ha dimensioni corporee maggiori e un rapporto più favore-
vole tra massa magra e massa grassa. Ma ciò non è vero per tutti i gruppi
muscolari. Ulteriori ricerche hanno dimostrato che una atleta principiante
è comunque dal 40 al 60% più debole nella parte superiore del corpo e
circa del 25% nella parte inferiore, del suo equivalente di sesso maschile.
Comunque, se la forza viene espressa in termini relativi alla massa corpo-
rea magra, in alcuni casi non esistono differenze di genere. La ragione
SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXV n.70
digest
principale dei minori livelli di forza della parte superiore del corpo femmi-
nile è la distribuzione dei muscoli: nella donna la proporzione maggiore
della massa corporea si trova nella parte inferiore del corpo. Si deve sot-
tolineare che l’allenamento della forza e il condizionamento fisico offro-
no gli stessi benefici sia all’uomo sia alla donna. Le donne possono miglio-
rare la forza allo stesso tasso degli uomini e il risultato è rappresentato da
un incremento della massa magra corporea e un decremento della per-
centuale di grasso, due fattori che hanno ambedue implicazioni per il
miglioramento della prestazione. In una sua ricerca, Hakkinen nel 1989 ha
notato che le donne in un programma intensivo di incremento della forza
(carichi superiori all’80%) tendono a un plateau dopo tre-cinque mesi.
Secondo Meg Stone esistono molti metodi che, potenzialmente, permet-
tono di compensare questo plateau. Ad esempio, per ottenere un conti-
nuo miglioramento della prestazione è importante variare il programma e
lo si può realizzare in vari modi cambiando l’intensità, il volume, la scelta
degli esercizi, ecc. Durante il processo di allenamento, per mantenere vici-
ni al massimo i livelli di forza e l’optimum di produzione di potenza, è
possibile che le atlete abbiano bisogno di un maggiore lavoro con carichi
all’80%, od oltre, della loro controparte maschile. Si tratta di programmi
definiti di “rifinitura” (topping up) e richiedono che l’allenatore dedichi 39
molta attenzione alla loro pianificazione. Con le atlete giovani, se si desi-
dera incrementare il loro livello di condizione fisica, può essere opportuno
tornare ad un programma di condizionamento generale con volume ele-
vato e esercizi con carichi di scarsa intensità. Generalmente, ricorda la
Stone, le donne presentano un sistema scheletrico con ossa più corte, un
bacino più largo e il femore inclinato all’interno verso il ginocchio. La
maggior larghezza del bacino nelle ragazze accentua il valgismo fisiologi-
co delle ginocchia. Ciò può rappresentare una difficoltà per l’allenatore
della forza in quanto la tecnica di piegamento sugli arti inferiori (squat)
richiede che le ginocchia vengano ruotate leggermente all’esterno in linea
con le punte dei piedi. Per questa ragione le atlete con un notevole ango-
lo Q (cfr. riquadro A) e un notevole ginocchio valgo, durante il movimen- FOTO SAGINARIO
to di piegamento possono avere bisogno di dedicare una maggiore atten-
zione alla posizione corretta degli arti inferiori. Nello squat ciò può porta-
re a utilizzare carichi di lavoro più leggeri, fino a quando non si è stabiliz- A
zata la posizione corretta. Naturalmente tutto ciò presenta la stessa diffi-
L’angolo Q
coltà in ambedue le tecniche di strappo (accosciata e divaricata) partico-
larmente nella fase di ritorno alla posizione iniziale e in ogni altro eserci-
L’angolo Q rappresenta l’angolo d’inserzione della linea di trazione del
zio nel quale è richiesto un movimento di piegamento completo sugli arti
quadricipite sulla rotula con la linea di connessione del centro della
inferiori. Nel progettare un programma per una atleta è interessante
rotula e del centro della tuberosità della tibia dove s’inserisce il tendine.
notare, secondo Meg Stone, che negli Usa le ricerche mostrano che le
Si misura tracciando una retta dalla spina iliaca antero-superiore al cen-
atlete hanno una probabilità sei volte maggiore di lacerarsi i legamenti
tro della rotula, e dal centro della rotula alla tuberosità tibiale. È ritenuto
crociati anteriori del ginocchio degli atleti praticanti lo stesso sport (cfr.
un fattore nel maggiore tasso di lesioni del legamento crociato anteriore
riquadro B). È probabile che ciò non sia provocato da un singolo fattore,
nelle atlete.
ma sia dovuto a numerosi fattori anatomici, ambientali, ormonali e bio-
meccanici. Generalmente queste lesioni si producono in situazioni in cui
non vi è contatto fisico, in attività che richiedono movimenti laterali,
rotazioni e decelerazioni. Vi sono varie cause che meritano attenzione.
Anzitutto, generalmente, la donna atleta può presentare una carenza di
forza negli arti inferiori, sia dal punto di vista generale, sia dal punto di
vista relativo, a causa del minore stato di allenamento rispetto all’uomo.
Poi può avere bisogno di più tempo per sviluppare lo stesso livello di forza
relativa della sua controparte maschile (la velocità di sviluppo della forza
è minore). Per mantenere l’integrità del ginocchio, poi, può essere impor-
tante il rafforzamento dei muscoli posteriori della coscia (bicipite femora-
le, m. semitendinoso, m. semimembranoso). Un ginocchio nel quale domi- 12° 16°
na la forza del quadricipite può produrre una maggiore traslazione ante-
riore e, quindi, è più esposto a traumi. Infine durante movimenti di piega-
mento su un solo arto inferiore le donne non assumono la stessa posizio-
ne dell’uomo, c’è una maggiore flessione dorsale della caviglia e una
extrarotazione del bacino. Si tratta di due fattori che contribuiscono,
ambedue, ai traumi del legamento anteriore del ginocchio (cfr. riquadro
B). La Stone ricorda poi che l’analisi di numerosi programmi di forza fa
ipotizzare che le atlete tendono a sospendere o a ridurre i loro programmi
di forza e di condizionamento fisico durante la stagione di gara. La giusti-
ficazione che viene addotta è necessità di ridurre il carico legata a consi-
derazioni dovute al tapering o al peaking. I preparatori atletici, quindi,
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Negli Stati uniti, negli sport che prevedono salti e movimenti di rotazione,
le atlete incorrono in lesioni del legamento crociato anteriore in una per-
centuale che è da quattro a sei volte maggiore che atleti praticanti gli stes-
si sport. Un fenomeno che è stato spiegato con differenze di natura biolo-
gica, cioè anatomiche, ormonali e biomeccaniche. Ma vi sono anche stati
tentativi di spiegazione di natura sociale. Le atlete, specialmente se giova-
40
ni, presenterebbero una minore disponibilità a costruire attraverso un alle-
namento della forza la muscolatura che protegge l’articolazione del ginoc-
chio e a migliorare, attraverso programmi adeguati, il controllo neurmusco-
lare degli arti inferiori. Ciò non avverrebbe nei ragazzi grazie alla loro pratica
precoce di un grande numero di sport tra i quali il football americano, che
notoriamente è, con il baseball, lo sport nazionale statunitense. Alcuni
ricercatori statunitensi della Cincinnati Children’s Hospital Research
Foundation (Ford K. R., Myer G. D., Toms H. E., Hewett T. E, Gender diffe-
rences in the kinematics of unanticipated cutting in young athletes, Med.
Sci. Sports Exerc., 37, 2005, 1, 124-129) hanno studiato su 126 gioca-
trici e giocatori di pallacanestro (72 femmine e 54 maschi) dell’età di 14
anni, due settimane prima dell’inizio della stagione, servendosi di otto
FOTO SAGINARIO
videocamere e di otto piattaforme dinamometriche (poste a una distanza
di 8 cm) movimenti improvvisi (non anticipati) di rotazione sugli arti inferio-
ri, come quelli che si presentano frequentemente nella pallacanestro. I soggetti della ricerca, partendo da una posizione da fermo fissa, di base (utilizzata
come posizione iniziale in tutte le misurazioni), eseguivano un salto in avanti (0,40 m) con arresto e dopo 0,3 s veniva mostrata loro, attraverso l’accensio-
ne di una freccia verde, la direzione verso la quale dovevano eseguire un passo laterale e quindi uno scatto in avanti di 2,50 m. Quando i giocatori scatta-
vano verso destra dovevano spingere con la gamba sinistra. Se incrociavano il passo la prova non era considerata valida. Nell’esecuzione dei movimenti
furono rilevate significative differenze di genere: in generale, le femmine presentavano un angolo d’ abduzione del ginocchio significativamente maggiore
(valgismo), per cui una maggiore percentuale delle forze reattive agiva sui legamenti piuttosto che sull’apparato muscolare. Anche nella ricaduta dopo il
salto, le femmine ruotavano i piedi verso l’esterrno in modo significativamente maggiore, mentre non si evidenziavano differenze negli angoli di flessione del
ginocchio. Secondo gli Autori, quindi, le differenze di genere nella cinematica sul piano frontale durante questo tipo di movimento possono spiegare le diffe-
renze tra maschi e femmine nella percentuali di traumi dei legamenti crociati anteriori del ginocchio. Considerato che una parte del problema si trova già
nella posizione iniziale (e nei movimenti della vita quotidiana) gli Autori raccomandano di migliorare le posizioni statiche dell’angolo del ginocchio prima di
allenare i cambiamenti dinamici, in modo da ottenere una dominanza dei muscoli nei movimenti di rotazione.
A cura di Arnd Krüger
struttura corporea più leggera e un centro di gravità più basso. Tutto ciò bono aggiungere alcune che sono determinate da fattori ormonali, legate
può avere implicazioni sulla corsa e sulla meccanica del sollevamento di soprattutto al ciclo mestruale. Per varie ragioni, soprattutto a causa delle
pesi, ambedue elementi chiave di un valido programma di allenamento variazioni nella struttura del ciclo, il ciclo mestruale della donna atleta
della forza e di condizionamento fisico. Il preparatore atletico deve anche non è stato ben studiato. Vi sono dati contrastanti che hanno collocato il
prestare attenzione ad un altro fattore che deve essere considerato quan- momento migliore per incrementi della forza in tempi diversi tra ambe-
do si cerca di aumentare la forza della parte superiore del corpo, legato due le fasi, follicolare e luteale. Ciò che sappiamo è che esiste un picco nel
all’angolo del gomito, un problema strutturale che può esigere che si rilascio del testosterone durante l’ovulazione, ma come utilizzare questo
dedichi un’attenzione supplementare al rafforzamento dei legamenti e incremento di testosterone nello sviluppo della forza è ancora incerto. Per
dei tendini del polso, del gomito e della spalla, in particolare come prere- concludere, secondo Meg Stone, il programma di allenamento di una
quisito per sollevamenti sopra la testa, come avviene nello strappo, che atleta dovrebbe essere caratterizzato da sedute di allenamento strutturate
viene normalmente usato in molti sport per rafforzare tutti i movimenti su più serie; da una prevalente utilizzazione di pesi liberi e macchine con
sopra la testa. Per quanto riguarda i movimenti di corsa la minore dimen- pesi liberi; da esercizi sopra la testa e a carico naturale per incrementare il
sione delle spalle rispetto alla larghezza del bacino può portare ad una lavoro diretto a rafforzare il tronco; dalle alzate olimpiche, insegnate ed
notevole rotazione del busto, come si osserva in alcune giovani velociste. eseguite correttamente, per migliorare l’esplosività. Un simile programma
Ciò può essere rettificato accentuando, durante la prima fase di prepara- deve prevedere sempre i tre elementi chiave di qualsiasi programma di
zione generale dell’allenamento, gli esercizi di rafforzamento della parte allenamento: specificità, variazione e carico crescente. Per riassumere,
superiore del corpo nel lavoro iniziale delle giovani velociste. L’ipertrofia e secondo Meg Stone, nei programmi di allenamento con i pesi utilizzati
il lavoro d’irrobustimento possono servire a ridurre il problema dell’ecces- con le atlete vi dovrebbero essere poche differenze rispetto a quelli usati
so di rotazione del busto, aumentando così una buona meccanica della con gli atleti, poiché le differenze individuali sono più determinate dall’al-
SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXV n.70
corsa veloce. Un ulteriore problema, sul quale pone l’accento Meg Stone, lenamento specifico in uno sport che dal sesso. Una atleta principiante
è che molte atlete tendono a realizzare un grande volume di lavoro assu- potrebbe avere bisogno di un periodo maggiore di preparazione generale
mendo una quantità minore di calorie di quella necessaria. Questa restri- della sua controparte maschile per elevare il suo livello generale di prepa-
zione nell’assunzione di calorie produce una riduzione di quella di razione fisica. Inoltre, le atlete potrebbero avere bisogno di realizzare una
nutrienti essenziali per una prestazione ottimale. Per questa ragione chi quantità maggiore di lavoro per il rafforzamento della parte superiore del
segue la preparazione della forza delle atlete deve osservare e controllare corpo. Infine, per comprendere quali siano per la donna atleta i vantaggi
il loro comportamento per quanto riguarda i segnali di fatica in generale, e i potenziali svantaggio del ciclo mestruale è necessario un approfondi-
ma anche i segnali direttamente collegati a un’assunzione minore di calo- mento delle ricerche.
rie e, se è il caso, consigliare all’atleta di ricorrere ai consigli di un nutri-
zionista. Inoltre, alle considerazioni esposte precedentemente se ne deb- A cura di Mario Gulinelli
TRAUMATOLOGIA SPORTIVA
Gian Nicola Biscotti, Cattedra di riabilitazione funzionale dell’atleta, Centro di ricerca e d’innovazione per lo sport,
Facoltà di Scienze dello sport, Università Claude Bernard, Lione
La pubalgia dell’atleta 41
La pubalgia dell’atleta:
inquadramento clinico e strategie terapeutiche
La pubalgia è una patologia di difficile e controversa interpretazione, soprattutto in virtù della complessità anatomica
della regione pubica, nonché del frequente sovrapporsi di diverse ed ulteriori patologie che rendono il quadro clinico
spesso non chiaro. La prima parte di questo lavoro passa in rassegna le differenti interpretazioni e le diverse scuole
di pensiero, riguardanti le variegate forme cliniche. In seguito viene illustrato il protocollo conservativo maggiormente
indicato nel quadro pubalgico. Infine, vengono descritte le tecniche chirurgiche a tutt’oggi maggiormente utilizzate.
Introduzione importanza di una corretta diagnosi, senza
la quale, risulta di fatto impossibile poter
La pubalgia è una patologia la cui epidemio- impostare un piano di trattamento razionale
logia resta poco chiara, soprattutto in ragio- ed efficace. Il primo passo in questo senso ci
ne della complessità di tipo anatomico della sembra l’adozione di un corretto e razionale
regione pubica e del frequente sovrapporsi, quadro di riferimento nosologico.
al quadro clinico, di altri tipi di patologia Attualmente, uno dei riferimenti nosologici
(Bouvard e coll. 2004). Anche il termine maggiormente sistematico e funzionale, ci
stesso di pubalgia si presenta, secondo alcu- sembra quello derivante dai lavori di Brunet
ni Autori, come ambiguo, o per lo meno (1983) e di Durey e Rondineau (1976).
42 riduttivo e comunque non consono alla Secondo l’esperienza di questi Autori, la
complessità della patologia in questione pubalgia dello sportivo, farebbe riferimento
(Vidalin e coll. 2004). A dispetto di questa a tre entità anatomo-cliniche, tra loro spes-
“disomogeneità concettuale”, sia in termini so associate:
diagnostici, sia per ciò che riguarda i possi-
bili interventi terapeutici, la pubalgia è dive- 1. la patologia parieto-addominale, che inte-
nuta, da patologia tipica dei soli atleti di alto ressa la parte inferiore dei muscoli larghi del-
profilo agonistico, un problema sempre più l’addome (grande obliquo, piccolo obliquo e
diffuso ad ogni livello sportivo, tanto da traverso) e gli elementi anatomici che costi-
interessare attualmente soprattutto gli atleti tuiscono il canale inguinale2;
di livello intermedio, in ragione delle condi- operare meccanicamente la colonna del cal-
zioni di pratica spesso non idonee ad una ciatore costretto, dalle esigenze biomeccani- 2. la patologia dei muscoli adduttori , che
sua prevenzione (Puig e coll. 2004). La prima che di gioco, ad un costante atteggiamento riguarda prevalentemente la loggia superfi-
diagnosi di pubalgia si deve a Spinelli e risa- iperlordotico. Questa particolare situazione ciale, ossia l’adduttore lungo ed il pettineo;
le a più di settanta anni fa (Spinelli 1932), provoca, a livello della cerniera dorso-lom-
da allora non ha mai smesso di suscitare bare, un conflitto tra le articolazioni verte- 3. la patologia a carico della sinfisi pubica.
polemiche interpretative e concettuali brali ed il piccolo ed il grande nervo addo-
(Irschad e coll. 2001). Da quanto reperibile mino-genitale, responsabile, quest’ultimo,
in bibliografia, in Europa le attività sportive dell’innervazione sensitiva della regione Interessante e degna di nota è anche la teo-
maggiormente a rischio sarebbero rappre- inguinale. ria di Bouvard e coll. (2004), che hanno
sentate in primo luogo dal calcio e, ad un recentemente riproposto una rivisitazione
livello minore, dall’hockey, dal rugby e dalla I quadri clinici della classificazione di Brunet, Durey e di
corsa di fondo (Arezky e coll. 1991; Berger Rondineau. Questi Autori, propongono di
2000; Durey, Rodineau 1976; Durey 1987; I quadri clinici inerenti la patologia pubalgi- definire con il termine di pubalgia, un’unica
Ekstrand, Hilding 1999; Gibbon 1999; ca, vengono distinti in base al tipo di lesione patologia, caratterizzata da una sintomato-
Gilmore 1998; Le Gall 1993; Volpi 1992; Gal, anatomo-patologica ed alla sintomatologia logia dolorosa della zona pubica, derivante
2000). Tuttavia, occorre sottolineare che riportata del paziente. Tuttavia, molto spes- dalla pratica sportiva che raggruppa, in
nessuno dei lavori citati rapporta l’incidenza so diagnosi imprecise, alle quali conseguono modo isolato od associato, quattro forme
della patologia al numero dei tesserati nelle degli inadeguati interventi terapeutici, cliniche:
varie discipline sportive in questione, e che, fanno della pubalgia una patologia molto
soprattutto, la maggior parte di questi studi invalidante che, a volte, costringe l’atleta a 1. l’osteoartropatia pubica, che interessa l’arti-
sarebbe scartata se si seguissero i criteri lunghe sospensioni dall’attività sportiva, che colazione sinfisaria e le branche ossee ad
minimi di una meta analisi (Orchard e coll. possono talvolta arrivare a compromettere essa adiacenti. In questo caso l’analisi clinica
2000). In ogni caso nell’ambito del calcio un’intera stagione agonistica. A nostro avvi- permetterà di differenziare le sofferenze della
esistono senza dubbio molti gesti tecnici so tale difformità di giudizi clinici, viene sinfisi di eziologia microtraumatica dalle rare
che possono favorire l’insorgenza della principalmente generata dall’eccessiva osteo-artriti pubiche infettive (Baril e coll.
patologia: salti, dribbling, movimenti di cut- sovrapposizione di possibili quadri clinici, 1998; Durey 1987, Ross, Hu 2003). In que-
ting in generale, contrasti in fase di gioco peraltro di per sé molto sovrapponibili dal sto quadro clinico, le alterazioni ossee posso-
effettuati in scivolata (e quindi con gamba punto di vista sintomatologico, che rendono no essere talvolta molto evidenti, presentan-
abdotta e muscolatura abduttoria in tensio- inevitabilmente difficile la formulazione di dosi sotto forma di erosioni, oppure di veri
ne), costituiscono indubbiamente dei fattori una corretta diagnosi. A titolo d’esempio, propri “colpi d’unghia”, a volte con presenza
che causano forti sollecitazioni a livello della ricordiamo come alcuni Autori (Jarvinen e di frammenti. Occasionalmente le erosioni
sinfisi pubica, innescando un meccanismo di coll. 1997; Gal 2000) individuino da quindici possono presentarsi in modo così marcato e
tipo sinergico e combinato tra muscolatura a settantadue cause di pubalgia, che com- vistoso, tanto da far comprendere, nella dia-
abduttoria ed addominale (Benazzo e coll. prendono per la maggior parte patologie gnosi differenziale, anche le osteopatie erosi-
ve neoplastiche (Ferrario e coll. 2000);
1999). Oltre a ciò, il gesto stesso del calciare muscolari e tendinee (tendinopatie inserzio-
SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXV n.70
Molto vicina a questo quadro clinico, Oltre a questi due tipi di inquadramento Anche altri Autori, si allineano, in un certo
soprattutto in termini di razionalità nosolo- clinico, ritroviamo, comunque, molti qual modo a questa visione clinica.
gica, è la classificazione proposta da Autori che considerano ancora la pubalgia, Secondo Gilmore (1988), nel quadro clini-
Benazzo e coll. (1999), che suddivide didat- alla stregua di un’entità clinica “unica” che co da lui definito con il termine di groin
ticamente i possibili quadri clinici in tre si riassume, sia in una patologia del canale pain disruption, è possibile ritrovare sia
gruppi. inguinale (sport ernia) (Berger 2000; una lesione del tendine congiunto, sia una
Christel e coll. 1993; Christel e coll. 1997; disinserzione di quest’ultimo sul tubercolo
Gilmore 1998), sia ad una tendinopatia pubico, sia una lesione dell’aponeurosi
adduttoria (Nicholas, Tyler 2002; Orchard dell’obliquo esterno, oppure una deiscenza
Gruppo 1: costituito dalle tendinopatie inserzio-
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Figura 8 – L’albero dell’imbarcazione rappre- Figura 9 – Il rinforzo dei muscoli obliqui, rap-
senta il muscolo retto addominale, la vela i presentato nel disegno dalla fissazione della
muscoli obliqui, la chiglia i muscoli adduttori, vela allo scafo, permette di eliminare le forze
infine, lo scafo della nave rappresenta il pube. perturbanti a livello del pube.
(Anderson e coll. 1989; Brunet 1983; uno scarso equilibrio monopodalico. vativo della pubalgia deve necessariamen-
Brunet e coll. 1984; Christel e coll. 1993; Tuttavia, la nostra esperienza terapeutica te conformarsi ai seguenti criteri:
Christel e coll. 1997; Kremer, Demuth non ci permette di condividere quest’a-
1998). Per alcuni Autori (Kremer Demuth spetto, essendo peraltro la gestione dell’e- - la tipologia anatomo-clinica;
1998), l’ipertonia del muscolo quadricipite quilibrio, sia statico, che dinamico, ricon- - l’età e la motivazione del paziente;
femorale parteciperebbe a questo disequi- ducibile ad una modalità di controllo - il livello sportivo dell’atleta;
librio funzionale, aggravandolo. estremamente multifattoriale, che rende - l’intensità e la tipologia della sintomato-
A titolo esemplificativo, possiamo utilizza- difficile ogni tipo di inferenza, ancor più logia dolorosa.
re l’esempio della barca a vela. Come è in questo campo specifico.
possibile osservare in figura 8, il muscolo A livello anatomico, è importante ricorda- Normalmente, alla terapia conservativa, si
retto addominale è paragonabile all’albero re che ben sei, dei sette muscoli adduttori, associa un periodo di riposo completo suffi-
di un’imbarcazione, la vela rappresente- sono innervati dal nervo otturatore 5 e cientemente prolungato, per ottenere un
rebbe i muscoli obliqui, mentre lo scafo e come la loro origine si situi nelle imme- consolidamento degli elementi tendineo-
la chiglia costituirebbero rispettivamente il diate vicinanze del pube, permettendogli muscolo-aponevrotici interessati dalla lesio-
pube ed i muscoli adduttori della coscia biomeccanicamente di agire come degli ne. Oltre a ciò, generalmente, è prevista una
(figura 8). Se i muscoli obliqui sono troppo adduttori dell’anca in catena cinetica terapia antalgica a base di FANS (Brunet e
deboli, accade quello che si verificherebbe aperta, ma di ricoprire anche un impor- coll. 1984; Fournier e Richon 1992; Zeitoun
nel caso in cui la vela non fosse ben fissa- tante ruolo di stabilizzatori in catena cine- e coll. 1995) e/o di steroidi per os (Batt e
ta e brandeggiasse sotto un forte vento: in tica chiusa. Non a caso, gli atleti affetti da coll. 1995). In casi particolarmente acuti e
questo caso le forze eccessive, trasmesse pubalgia, mostrano un forte potenziale ribelli può essere indicata una terapia infil-
all’albero causerebbero una suo cedimen- muscolare concentrico della muscolatura trativa (Holt e coll. 1995). Molte volte nella
to. Quindi, nel caso specifico della pubal- dell’arto inferiore in toto, ma contestual- terapia infiltrativa vengono utilizzati anche
gia, le forti tensioni a livello della musco- mente dimostrano un deficit di forza resi- farmaci ad azione anestetica (normalmente
latura addominale, causerebbero dei danni stente dei muscoli posturali (Bouvard e xilocaina al 2%), allo scopo di poter rendere
a livello pubico, in corrispondenza delle coll. 2004; Nicholas, Tyler 2002). disponibile l’atleta all’attività agonistica. È
inserzioni del retto addominale e della chiaro che questo tipo d’intervento presup-
muscolatura adduttoria. In questo caso, il Il trattamento conservativo pone componenti di rischio non indifferenti
rinforzo dei muscoli obliqui, che nel nostro per l’integrità fisica dell’atleta, che non rice-
esempio equivarrebbe alla fissazione della Allo stato attuale delle conoscenze, i dati vendo più stimoli nocicettivi, può superare i
vela allo scafo (figura 9), ridurrebbe drasti- ritrovabili in letteratura non permettono limiti funzionali imposti dalla patologia, con
camente le forze tensive a livello pubico. di trovare un unanime consenso per ciò tutti i rischi che ne conseguono. Nelle forme
Occorre comunque ricordare come altri che riguarda la durata di un possibile trat- cronicizzate è anche in uso utilizzare una
Autori identifichino, come ulteriore fattore tamento di tipo conservativo della sindro- tecnica di ricostruzione del tessuto tendi-
di rischio pubalgico, un rapporto minore me pubalgica nell’atleta. La durata di que- neo, che consiste nell’iniettare in loco
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all’80% tra forza tensiva dei muscoli st’ultimo, va infatti da due a tre settimane sostanze solubili, appartenenti ad altre spe-
adduttori e quella dei muscoli abduttori secondo alcuni Autori (Gilmore 1988), cie animali, ottenendo in tal modo, per
(Nicholas, Tyler 2002) ed altri ancora, un sino a sei mesi secondo altri (Holt e coll. rigetto biologico, la formazione di nuovo
rapporto deficitario tra forza dei muscoli 1995). In linea di massima comunque la tessuto fibroso. Tale tessuto di neo-forma-
estensori del busto e muscoli flessori. maggior parte degli Autori concorda su di zione viene poi plasmato con programmi di
Anche in questo caso il valore normativo un trattamento conservativo la cui durata lavoro basati su contrazione eccentrica,
di riferimento sarebbe pari a 0,8 (Gal, è di circa tre mesi (Brunet e coll. 1984; stretching assistito e posture, in modo tale
2000). Infine altri studi (Bouvard e coll. Fournier, Richon 1992; Zeitoun e coll. da ottenere un corretto orientamento delle
2004), includono tra i fattori predisponenti 1995). In ogni caso il trattamento conser- fibre neo-formate lungo le linee direzionali
di forza del tendine. In tal modo si otterreb-
be lo sviluppo di un neo-tendine che può Esercizio 1 – il crunch e le sue varianti rap-
sostituire, o comunque rinforzare, la strut- presentano gli esercizi migliori per sollecitare
tura tendinea deteriorata (Ferrario e coll. il retto addominale. Occorre assumere una
2000) A queste prime fasi, segue un secon- posizione piuttosto “chiusa” mettendo le
do periodo basato sul trattamento fisiokine- mani sulle tempie ed effettuare un movimento
siterapico (Fournier, Richon 1992). Secondo molto breve portando i gomiti verso le anche.
i dati desumibili in letteratura, il trattamen- Il movimento dovrà essere molto “corto”, la
to conservativo permette di raggiungere la colonna deve rimanere in una posizione di
cifosi accentuata e soprattutto non dovrà mai
guarigione completa in circa l’80% dei casi,
toccare terra. Il numero delle serie da effet- 47
ed è comunque raccomandato, come prima tuare è compreso tra 3 e 5 e in ogni serie
scelta terapeutica, dalla maggioranza degli occorre cercare di effettuare il massimo
Autori (Bouvard e coll. 2004; Irschad e coll. numero di ripetizioni possibili, indipendente-
2001; Morelli, Smith 2001; Orchard e coll. mente dal loro numero, le ultime due o tre ripetizioni dovrebbero effettivamente provocare
2000; Baquie 2000; Fon, Spencer 2000; una sensazione di forte bruciore. Siccome gli addominali sono prevalentemente composti da
Linch, Renström 1999; Gilmore 1998; fibre a contrazione lenta (Polgar e coll. 1973; Caix e coll. 1984), occorre farli lavorare
Kremer, Demuth 1998; Wodecki e coll. 1998; rispettando i principi di base dell’allenamento della forza resistente; per questo motivo la
Christel e coll. 1997; Djian 1997; Arezki e pausa tra le serie deve essere molto breve: si potrà iniziare con una pausa di circa 30 s e,
coll. 1991; Durey 1984; Brunet 1983; Durey, con il miglioramento del tono della parete addominale, portarla progressivamente a 10 s.
Rondineau 1976). Solamente nel caso del
fallimento di un trattamento conservativo, Esercizio 2 – Il V Up e le sue varianti. Anche
condotto secondo appropriate tecniche se non è corretto suddividere gli esercizi per
terapeutiche, e protratto per un tempo suf- la muscolatura addominale in esercitazioni
ficientemente lungo, occorre giocoforza per i cosiddetti, quanto inesistenti da un
considerare la soluzione chirurgica (Christel punto di vista anatomico, “addominali bassi”
ed “addominali alti”, possiamo comunque
e coll. 1993). In base alla nostra esperienza ragionevolmente affermare, soprattutto in
terapeutica, un trattamento conservativo virtù della diversa innervazione tra la parte
deve rispettare i seguenti punti: superiore e la parte inferiore della muscolatu-
ra addominale, che esercizi come il V Up, sol-
- rinforzo della muscolatura addominale lecitano maggiormente la parte bassa del
in toto ed in particolar modo dei retto addominale, mentre esercizi come il
muscoli obliqui e del terzo inferiore del crunch, interessano maggiormente la porzio-
retto addominale; ne alta di quest’ultimo (Sarti e coll. 1996; Tyson 1997a; Tyson 1997b; Iscoe 1998). Per
- allungamento e detensione della musco- eseguire l’esercizio di V Up occorre assumere la posizione supina, con le braccia lungo i fian-
latura adduttoria; chi in modo tale da stabilizzare la posizione stessa. Contraendo gli addominali si devono sol-
- condizionamento muscolare della levare da terra bacino e glutei, portando i piedi verso l’alto. Si deve escludere ogni movimen-
muscolatura adduttoria contestuale al to di spinta delle gambe concentrandosi sulla sola contrazione della muscolatura addomina-
le. I criteri da adottare per quanto riguarda il numero delle serie, delle ripetizioni e l’entità
progressivo rinforzo della muscolatura della pausa di recupero, sono gli stessi adottati per l’esercizio precedente.
addominale;
- condizionamento e rinforzo sinergico
Esercizio 3 – Un efficace variante del crunch
della muscolatura addominale, addutto-
è costituita dal crunch obliquo. Questo eser-
ria e lombare. cizio permette, se ben eseguito, un forte
coinvolgimento del muscolo grande obliquo.
Inoltre, occorre sottolineare che, anche in Come nel crunch, bisogna assumere una
caso di sintomatologia unilaterale, è sem- posizione piuttosto “chiusa” mettendo le
pre buona norma, soprattutto a scopo mani sulle tempie ed aprendo un gomito
preventivo, effettuare tutti gli esercizi verso l’esterno. Per ottenere il massimo
contemplati nel piano di lavoro, in forma impegno del muscolo grande obliquo, è
bilaterale (Renström, Peterson 1980). necessario ruotare la testa in modo tale da
Analizzeremo ora i quattro punti sopra avere lo sguardo rivolto verso il gomito ester-
citati, fornendo anche, seppur in linea no, effettuando un movimento molto breve,
generale, i principi ed i mezzi terapeutici ai portando il gomito interno verso l’anca.
quali attenersi in ognuna delle quattro
tappe considerate.
addominale
Il condizionamento muscolare
della muscolatura adduttoria
Dopo una prima fase di rinforzo essenzial- Esercizio 6 – Mantenimento della posizione isometrica a ginocchia tese, con resistenza a
mente a carico della muscolatura addomi- livello prossimale (riquadro a), oppure distale (riquadro b).
nale, deve seguire un contestuale condi-
zionamento della muscolatura adduttoria,
soprattutto nei casi in cui la situazione
tendineo-inserzionale di quest’ultima sia a b
carente dal punto di vista strutturale. Le
linee guida del condizionamento dei
muscoli adduttori seguono la stessa gerar-
chizzazione, in termini di tipo di contra-
zione proposta, utilizzata per la muscola-
tura addominale: contrazione isometrica
seguita da contrazione concentrica ed
infine da contrazione eccentrica.
La contrazione di tipo isometrico prevede
due tipi di angolazione: a gambe tese (a
carico prevalentemente dell’adduttore
lungo) ed a gambe flesse (gracile e semi- c
tendinoso). Riportiamo a fianco alcuni
esempi esercitativi (esercizi 5-6).
La contrazione di tipo isotonico, preferibil-
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Il trattamento chirurgico
Di norma, l’indicazione chirurgica, dovrebbe
essere riservata ai pazienti che non abbiano
fatto registrare nessun tipo di miglioramen-
to clinico evidente, dopo essere stati sotto- a b
posti ad un adeguato trattamento conserva-
tivo della durata di almeno tre mesi e che
Esercizio 10 – Sulla Swiss ball è possibile effettuare l’esercizio di crunch (a) e tutte le sue
presentino un’eziologia parieto-addominale varianti (b).
(Durey 1984; Gilmore 1988; Fournier,
Richon 1992; Christel e coll. 1993; Moyen e
coll. 1993; Christel e coll. 1996). In linea
generale la pubalgia può essere corretta chi-
rurgicamente sia attraverso una detensione
dei muscoli adduttori, che attraverso un
ritensionamento dei muscoli larghi dell’ad-
dome (Christel e coll. 1993, 1996). La deten-
sione della muscolatura adduttoria può
essere realizzata sia grazie ad una tenotomia
per-cutanea, essenzialmente a carico del-
l’adduttore lungo (Vidalin e coll. 2004), sia
SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXV n.70
Rosario D’Onofrio, Vincenzo Manzi, Corso di Laurea in scienze motorie, Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Antonio Pintus, Juventus F.C., Università degli Studi di Torino
Stefano D’Ottavio, Corso di Laurea in scienze motorie, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Federazione Italiana Giuoco Calcio
Si analizzano le evidenze scientifiche sulle lesioni muscolari nel calcio internazionale alla ricerca di sinergie e
convergenze, tra le varie scuole calcistiche, che potrebbero portare a un decremento dei fattori di rischio. In campo
europeo dal punto di vista eziopatogenico il denominatore comune primario di queste lesioni è rappresentato da
squilibri muscolari in termini di forza, flessibilità e strutturazioni errate nella pianificazione dell’allenamento.
Le percentuali maggiori di infortuni sono state riscontrate durante la preparazione pre-campionato rispetto alla
stagione sportiva, durante gli allenamenti rispetto alla gara e negli ultimi 15 minuti di entrambi i tempi di gioco.
La fatica muscolare è stata identificata come un alto fattore di rischio e sembra che possa parzialmente spiegare
l’aumento dell’incidenza delle lesioni osservate nella seconda metà del tempo di gara. Si evince ulteriormente come il
rischio di recidive e di complicanze nel trattamento delle lesioni muscolari nel calciatore, siano tutt’altro che secondari.
Particolare attenzione deve essere posta alla riorganizzazione del ritorno allo sport agonistico rispettando sia i ruoli
nella gestione multidisciplinare, sia i tempi e le modalità di guarigione clinica e sportiva dell’atleta infortunato.
30% dei casi durante il contrasto/contatto, caratterizzati dal numero più alto di azioni
e per il 54% durante la corsa. Il 35% dei Le sedici specifiche azioni di gioco analiz- di gioco, sono quelli con lesioni di grado
giocatori infortunati risultavano assenti zate, sono state classificate in tre catego- elevato (p<0,01).
per più di un mese dal calcio giocato. rie: La maggior parte delle lesioni di lieve entità
Lo studio di Nielsen (Nielsen, Yde 1989) si è verificata all’interno dell'area di rigore,
dimostra, quindi, che l'incidenza del “danno 1. quelle che provocano lesioni quelle moderate, nella zona adiacente l’area
muscolare” e il modello di lesione variano 2. quelle con un potenziale indice di lesione di rigore, mentre i grandi eventi traumatici
tra i giocatori in relazione ai diversi livelli di (classificato come lieve, moderato, alto) si sono riscontrati quasi sempre nella 3/4 di
competizione nel gioco. 3. quelle a basso rischio di lesione1 attacco (p<0,001).
I° e II° grado. I due terzi di questi erano
Zona PL lieve PL moderato PL elevato Traumi Totale (PL + T) riscontrabili nelle fasi finali degli allenamen-
ti/partite; la percentuale maggiore di casi
1 124 21 11 156
2 633 146 36 1 816 riguardava gli attaccanti.
3 143 28 15 1 187 Hawkins, Hulse (2001) in una ricerca che
4 187 41 18 246 ha interessato novantuno dei novantadue
5 538 140 66 2 749 Club di calcio di quattro Leghe professioni-
6 169 64 21 2 256 stiche inglesi (Premier e le tre Football
7 463 141 56 1 661 Leagues) nel periodo dal luglio 1997 a fine
8 305 92 37 2 436
9 306 87 32 425 maggio 1999, su un totale di 2376 gioca-
tori (tabella 2) hanno osservato 6030 lesio- 53
10 321 109 42 1 473
11 234 72 31 334 ni, tra gara ed allenamento, con una media
12 397 114 50 4 565 di 1,3 traumi per giocatore per stagione
13 164 44 13 221 con una percentuale di lesioni prodottesi
14 595 142 87 824 durante gli allenamenti pari al 34% e
15 188 37 21 246
16 86 26 13 128 durante la competizione pari al 63%
17 638 124 32 3 797 (Hawkins, Hulse 2001).
18 127 21 19 167 L'incidenza dei traumi variava durante la
stagione, con un picco percentuale di
Totale 5618 1449 600 20 7687 lesioni durante l'allenamento nel mese di
luglio (p<0,05) e con un picco massimo
Tabella 1 – Azioni potenzialmente lesive (PL) e traumi reali (T) per zona del campo (Rahnama, nelle gare durante il mese di agosto (p
Reilly, Lees 2002). <0,05) (figura 2) (Hawkins, Hulse 2001).
Tabella 2 – Divisione, posizione di gioco ed età degli atleti della ricerca di Hawkins, Hulse 2001.
Nei dettagli, (cfr. tabella 1) il maggior Per Hawkins, Fuller (1996), in una loro
numero di azioni con potenziale di lesioni ricerca sulle lesioni durante i Campionati
lievi sono state individuate ai limiti dell’a- mondiali del 1994, la posizione di gioco può
rea di rigore (suddivisa nella figura 1 in essere un fattore influente, in quanto i
zona 2 e zona 17). difensori ricoprono un “ruolo a rischio di
Le azioni di gioco a moderato ed alto lesione” rispetto ai ruoli degli altri giocatori.
potenziale di rischio hanno trovato una Inoltre vari studi epidemiologici indicano
collocazione nelle zone adiacenti all'area che le lesioni subite dai calciatori sono
di rigore (suddivise nella figura 1 in zona 5 approssimativamente tre volte più probabili
e 14). in gara che in allenamento (McGregor, Rae
Sempre in relazione agli eventi traumatici, 1995).
è stato notato, inoltre, che il 50% di essi è Dadebo et al. (2004) hanno raccolto in uno
stato riscontrato nelle zone di campo 12, studio i risultati di uno screening eseguito
16 e 17. su trenta squadre distribuite nelle quattro
Il minor numero di azioni potenzialmente divisioni della Lega calcistica inglese
lesive è stato individuato nella zona 16, durante la stagione 1998/99.
lateralmente all’area di rigore (cfr. tabella 1). Le lesioni degli ischio crurali, rappresentava-
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Non è stata rilevata una differenza signifi- no l’11% di tutti i danni ed un terzo di tutti
cativa tra le partite giocate in casa e quelle gli stiramenti muscolari.
giocate in trasferta2. Le azioni di gioco, con Approssimativamente il 14% delle lesioni
un alto indice traumatologico, sono state dei flessori del ginocchio erano reinjuries. La
messe in relazione con la fase del possesso percentuale di lesioni era più elevata nella
palla (Rahnama 2002), anche se la maggior Premiership (13,3 (9,4)/1000 ore), l’incidenza
parte di ricercatori ha notato che la posizio- più bassa si evidenziava nella 2a Divisione
ne di gioco non influenza l'avvenimento (7,8 (2,9)/1000 ore). La maggior parte (97%)
lesivo (Engstrom, Johansson, Tornkvist degli stiramenti dei flessori del ginocchio,
1991; Hawkins, Fuller 1998). erano clinicamente inquadrabili in lesioni di
incidenza (71%) che si verifica durante le
4,0 gare di campionato (tabella 3).
3,5
La maggior parte dei meccanismi lesivi è
Partita
Allenamento
stata classificata come da non-contatto
3,0 (58% del totale), mentre il 38% è riferito al
Numero di lesioni
Agosto
Settembre
Ottobre
Novembre
Dicembre
Gennaio
Febbraio
Marzo
Aprile
Maggio
mento o una distorsione (rispettivamente
48% e 18%). La gravità della lesione da
recidiva è maggiore rispetto alla prima
Figura 2 – Numero medio delle lesioni durante l’allenamento e le partite (da Hawkins, Hulse 2001,
lesione (p<0,01) (Hawkins, Hulse 2001).
modificata). In una ricerca condotta in due stagioni
agonistiche su novantuno Club professioni-
sti inglesi (Woods et al. 2004), gli stiramenti
30 degli ischio crurali incidevano per il 12%
delle lesioni totali, del quale quasi la metà
25
(53%) interessavano il bicipite femorale.
Nei Club inglesi fu osservata una media di
cinque lesioni dei flessori del ginocchio
20 per stagione. A causa degli stiramenti dei
Lesioni (%)
Tabella 3 – Lesioni muscolari del quadricipite e degli ischio crurali (Hawkins, Hulse 2001).
Inoltre, era più probabile che le lesioni ischiocrurali e del gastrocnemio. Sembra
muscolari dei flessori del ginocchio si veri- invece non influire sulle lesioni a carico
ficassero quando lo squilibrio tra forza iso- del muscolo quadricipite.
metrica dei flessori di destra e sinistra era Le lesioni del quadricipite sono significati-
superiore a un range del 10% della forza vamente più comuni nell’arto calciante,
massima teorica isometrica. mentre non ci sono differenze significative
Da studi ecografici risulta che il retto femo- nella frequenza tra arti dominanti e non,
rale è l'ubicazione clinica più frequente dello sia per i muscoli flessori del ginocchio sia
stiramento del quadricipite, mentre nei per quelli della gamba. Tali lesioni sono
muscoli del polpaccio le lesioni si collocano riferite soprattutto a terreni di gioco
solitamente nella giunzione muscolo-tendi- bagnati, ricollegabili al gesto specifico del 55
nea, al terzo medio distale del gastrocnemio calciare con un’incidenza maggiore nel-
(Speer, Lohnes, Garet 1993). l’arto calciante.
L'evidenza scientifica generalmente suggeri- Non è stato stabilito se una lesione del
sce che gli stiramenti del gastrosoleo si veri- quadricipite si verifica durante:
ficano durante la fase di accelerazione della
corsa, gli stiramenti dei muscoli ischiocrurali 1. il calciare
durante la contemporanea estensione del- Come è stato comunemente riconosciuto 2. il contatto con la palla
l’anca e del ginocchio o alla massima velo- (Garret 1996), i muscoli flessori del ginoc- 3. la fase preparatoria-oscillatoria dell’arto
cità di uno sprint, oppure durante un cam- chio sono quelli che maggiormente incor- calciante
bio di direzione, mentre gli stiramenti del rono in stiramenti, in relazione a intense 4. oppure nello step finale, cioè quando il
quadricipite si verificano durante il movi- contrazioni eccentriche piede calciante, dopo aver toccato il pal-
mento di calcio o la fase di decelerazione. Le implicazioni funzionali e biomeccaniche lone, è nella fase del contatto a terra
di queste lesioni includono: un decremento
Analisi epidemiologica del range articolare e della flessibilità, con Durante il cammino e la corsa, i flessori
delle lesioni muscolari: un decremento della velocità di accorcia- del ginocchio lavorano primariamente
i fattori di rischio legati mento muscolare. Ma quella che è estesa- eccentricamente “concentrati” nel frenare
alla gestualità tecnico/atletica mente più riconosciuta è la perdita prolun- l’estensione del ginocchio opponendosi,
gata di forza. prima che il piede tocchi il suolo. Lo stesso
La patogenesi delle lesioni muscolari a cari- Nelle perdite eccessive di forza inquadrabili avviene per l’attività del quadricipite che
co degli ischiocrurali (bicipite femorale, nell’ordine del 35-50% post lesione, il recu- termina con un’assistenza sul controllo
semimembranoso, semitendinoso) è stata pero dei normali livelli può portare ad una dell'estensione dell'anca dopo che il piede
studiata estensivamente nella letteratura assenza dall’attività sportiva anche per un ha toccato il suolo.
internazionale. L'unico incontrovertibile fat- lungo periodo (Ingalls, Warren, Armstrong Studi attuali, sull'eziologia delle lesioni
tore di rischio per le lesioni muscolari è prio- 1998). sportive, richiedono valutazioni di modelli
ritariamente un deficit di forza inquadrabile L’età rimane un’importante e non secon- biomeccanici riferiti alla gestualità tecni-
nel rapporto flessori/estensori del ginocchio. dario fattore di rischio per le lesioni degli ca/atletica (figura 4).
Esistono numerosi studi che correlano
decrementi di forza e di flessibilità dei fles-
sori del ginocchio con future lesioni musco-
lari (Yamamoto 1993; Orchard et al. 1997).
La perdita di flessibilità è definita come una
diminuzione nell'abilità di un muscolo alla
deformazione (Billi, D’Onofrio 2005).
Le lesioni muscolo-scheletriche sono il
risultato di un trauma diretto (da impatto)
15
o da stiramento, quest’ultimo ricollegabile 14
13 15
12
ad uno status di contrazione eccentrica. È 10 11
9 14
noto anche che allenamenti eccentrici pro- 8
ducono microscopiche lesioni delle strut- 1 2 3
4
5 6
7
8
13
10 pallone
muscolo durante uno stato di tensione attiva 8
9 10
2360 cm/s
85 f/s
(Warren Gordon, Ingalls, Christopher 2001). 16° 38 m/h
Brockett et al. (2004), affermano che i grup- 9 pallone
pi muscolari “lesionati”, presentano un
accorciamento non fisiologico post lesione,
che li predispone maggiormente ad una
ulteriore lesione sotto regime eccentrico Figura 4 – Cinegramma del movimento della coscia e della gamba durante un movimento di tiro (da
(Brockett, Morgan, Proske 2004). Plangenhoef 1971, modificata).
Bisogna, insomma, prendere in considera- elaborativa da parte del SNC ovvero: viene Diventa interessante soffermarsi anche sulle
zione la sequenza degli eventi che possibil- alterata la capacità di rilevare uno stimolo e lesioni degli adduttori. Sport di squadra,
mente conducono o concorrono alla lesio- di trasformare rapidamente l’informazione come il calcio e l’hockey su ghiaccio ad
ne. La maggior parte di questi fattori di ricevuta in una risposta ottimale. Una com- esempio, richiedono, infatti, una forte con-
rischio, sono difficili da stimare e quantifi- promissione dei meccanorecettori, implica trazione eccentrica, stabilizzatrice, della
care, data la diversità delle variabili. una diminuzione del controllo automatico muscolatura degli adduttori durante l’e-
rivolto alla regolazione della coordinazione spressione della gestualità tecnico-atletica,
neuromuscolare. Con la lesione muscolare sia essa semplice o complessa.
Comunque i fattori di rischio delle lesioni
si verifica una crescente “deafferentazione”. Stiramenti acuti sono il risultato di una con-
muscolari nel calcio includono, come emerge
Il black–out delle informazioni predispone trazione eccentrica che eccede la forza della
56 dalla letteratura internazionale:
l’apparato muscolo scheletrico a lesioni giunzione muscolo-tendinea.
1. deficit di forza muscolare (Orchard et al. recidivanti. Recentemente, un decremento della forza e
1997; Bennel et al. 1998; Yamamoto Da una parte della letteratura, attualmen- della flessibilità degli adduttori, così come
1993); te, è ampiamente discusso il ruolo dello uno squilibrio muscolare adduttore-addut-
2. deficit di flessibilità (Ekstrand, Gillquist stretching: l’applicazione degli esercizi di tore (arto destro comparato con quello sini-
1982; Worrell et al. 1991); allungamento prima dell’allenamento/gara stro) sono stati collegati all’incremento del-
3. incremento della stiffness (Wilson et al. non riduce il rischio di lesioni muscolari l'incidenza dei stiramenti di questi muscoli.
1991); (Ekstrand 1983; Pope 2000; Mac Kay Altro tassello importante, che concorre ad
4. infelice postura lombare (Hennesy, Watson 2001; Wiemann 2001; D’Onofrio 2002; elevare i rischi di lesioni muscolari a carico
1993); Amako 2003; Witvrouw 2004; Anderson, degli adduttori sono i deficit del ROM (range
5. riscaldamento insufficiente (Dornan 1971); Strickland, Warren 2001). of motion) dell’articolazione dell’anca.
6. fatica muscolare (Mair et al. 1996); In contrapposizione c’è da evidenziare che Specificamente, è possibile evidenziare,
7. episodi pregressi di lesioni muscolari molti studi presenti in letteratura mostra- che anche un’alterazione del rapporto di
(Orchard et al. 1997; Ekstrand, Gillquist no al riguardo forme di studio incomplete forza adduttori/abduttori è stata identifi-
1982; Worrell et al. 1991; Hennesy, Watson e di valutazione non omogenee (Witvrouw cata come un fattore di rischio.
1993) et al. 2004). Tuttavia parte di queste con- Studi sul calcio scandinavo hanno riporta-
traddizioni, possono essere spiegate consi- to lesioni agli adduttori con frequenza di
derando il tipo di attività sportiva. dieci e diciotto casi ogni cento giocatori
La scansione ulteriore ci porta a dedurre È noto, invece, che un incremento della (Nielsen, Yde 1989; Engstrom, Johansson,
che l’incremento dell’età anagrafica, rap- flessibilità, in generale, corrisponde ad un Tornkvist 1991).
presenti un fattore evidente di rischio e diminuzione delle lesioni muscolari nel Ekstrand (Ekstrand, Gillquist 1983) ha docu-
questa influenza è riferita soprattutto alle calciatore. mentato trentadue lesioni agli adduttori in
ricadute da lesioni degli ischiocrurali e dei Gli allenamenti eccentrici incrementano e centottanta giocatori di calcio, con una per-
muscoli del polpaccio, ma non sicuramen- migliorano l’elasticità dei muscoli flessori centuale del 13% rispetto a tutte le lesioni
te alle lesioni del quadricipite. Il calciatore, del ginocchio rispetto a sedute di allunga- riscontrate nella stagione sportiva, oggetto
dai 28-30 anni in su, ha maggiori probabi- mento statico. dello studio.
lità di incorrere in lesioni muscolari (Lee, Atleti che allenano eccentricamente i pro- Il più delle volte il muscolo interessato alle
Garraway 1996; Orchard 1998). Un pri muscoli possono ridurre l’indice di lesioni è l'adduttore lungo. Il primario fat-
aumento nell’età di un anno, incrementa infortunabilità (Dudley et al. 1991). tore di rischio è, e rimane, come per gli
la probabilità di lesione ai flessori del È poco chiaro come altezza, peso e stile di altri gruppi muscolari, una lesione prece-
ginocchio di 1,3 volte. corsa dell'atleta con patologie alla colonna dente degli stessi muscoli.
Per Wilmore, Costill (2004) con l’aumenta- vertebrale e al ginocchio, per esempio,
re dell’età, diminuisce la massa magra che possano essere fattori di rischio e concor-
PSIS
è associata, parlando di apparato schele- rere ad una lesione muscolare degli ischio-
Orizzontale ASIS
trico, ad un calo significativo dei minerali crurali. Un osservazione interessante, fatta
ossei. da Verrall et al. (2001), ha rilevato che gli
Anteversione
È noto che la forza muscolare decresce atleti operati al legamento crociato ante- Estensione del bacino
con l'età. L’invecchiamento anagrafico ha, riore (LCA), durante la stagione sportiva dell’anca
quindi, un importante influsso sul decre- possono incorrere più facilmente in lesioni
mento della forza e sulle fibre muscolari. dei flessori del ginocchio, indipendente- Flessione
Si pensa che ad un aumento dell’età corri- mente dalla tecnica ricostruttiva utilizzata. dell’anca
sponda un incremento delle fibre ST, con Negli atleti con storie di lesioni il rischio di
un decremento delle fibre FT. Il motivo stiramento degli ischiocrurali del ginocchio Angolo
esatto della diminuzione di fibre FT non è lievita a 4,9 volte in più rispetto a quelli di estensione
dell’anca (-ve)
evidenziato chiaramente in letteratura, di senza lesioni, come è confermato da
certo è che si assiste complessivamente a numerosi studi presenti in letteratura
SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXV n.70
una diminuzione delle dimensioni e del (Garret 1996). Può essere presupposto che
numero di fibre muscolari. dopo una lesione al ginocchio o agli
In letteratura è stato anche evidenziato adduttori, le proprietà biomeccaniche e
che gli atleti con una prevalenza di fibre FT posturali subiscano uno “sconvolgimento”
(tipo II) sono più predisposti a lesioni che interessa tutto l'arto inferiore. Figura 5 – Rappresentazione schematica delle
muscolari. Ciò potrebbe essere causato dalla lesione misurazioni dell’anteversione del bacino e il
Sempre in letteratura è riportato che l’in- stessa o dal regime di riabilitazione intra- picco del range di estensione dell’anca durante
vecchiamento è associato anche ad un preso nella fase di recupero o da una com- la corsa. PSIS (spina iliaca antero-posteriore);
significativo cambiamento della capacità binazione dei due. ASIS (spina iliaca antero-superiore).
Studi precedenti (Ekstrand, Gillquist 1983)
hanno mostrato una correlazione tra defi- Test di Thomas 1
cit di flessibilità e/o di forza, alterazioni (valutazione dei flessori dell’anca)
posturali e lesioni muscolari. Dalle analisi
posturali si evidenzia, che i giocatori con Serve a valutare i muscoli flessori dell’anca (o
stiramenti degli adduttori, mostrano, un della coscia), in modo particolare l’ileo psoas
ridotto range di movimento all’articolazio- e il retto femorale.
ne dell’anca.
Tra l’altro, all’inverso, anche una limitata Esecuzione: il soggetto è supino su un lettino
flessibilità dell'estensione dell'anca, dovuta con le cosce appoggiate per tre quarti e le
all'accorciamento della muscolatura fles- gambe libere e flesse. Con questa postura si 57
evidenzierà subito l’accentuarsi della lordosi
soria o alle strutture capsulo legamentose
lombare per l’azione dei muscoli flessori del-
anteriori dell'anca, è causa di una possibile l’anca. A questo punto, afferrando una coscia, 2
inclinazione anteriore della pelvi durante si cerca di avvicinare il più possibile il ginoc-
la corsa, con una relativa accentuazione chio al petto cercando l’appiattimento del
della lordosi (figura 5). tratto lombare (cioè la retroversione del baci-
Anche se le lesioni muscolari del cingolo no). Per non compromettere la buona riuscita
pelvico, ricoprono una percentuale piutto- del test è importante che l’arto non venga
sto bassa, va messo in evidenza che, secon- “tirato” eccessivamente.
do Schache et al. (2000), le lesioni muscola-
ri del complesso “lombo-pelvico-coxo- Valutazione: da questa nuova postura si
femorale” da un punto di vista clinico e bio- osserva l’arto libero: se la coscia rimane nor-
meccanico necessitano di periodi prolunga- malmente appoggiata (1), è indice di buona
ti di riabilitazione rispetto ad altri eventi elasticità; se la coscia tende a sollevarsi con il 3
traumatici da sport. Questa considerazione ginocchio ben flesso (2), è identificabile un
è il risultato anche di altri studi (Emery et accorciamento dell’ileo psoas; se la coscia
al. 1999) che descrivono lesioni in questa tende a sollevarsi con il ginocchio non com-
regione anatomica. pletamente flesso (3), è indice di tensione
Appare evidente, comunque, che un’ante- oltre che dell’ileo psoas, dei muscoli flessori
versione del bacino è associata con un biarticolari (retto femorale, sartorio e tensore
della fascia lata). Solitamente il muscolo
aumento del grado di lordosi lombare
maggiormente interessato è il retto femorale.
durante la corsa.
Ovviamente, il test va eseguito testando
L'accorciamento dei flessori dell'anca, dell’ entrambi gli arti inferiori.
iliopsoas, del tensore della fascia lata, del
retto femorale, dell’apparato capsulo
legamentoso e delle strutture fasciali, può
ridurre la flessibilità dell'estensione del- Esercizi di potenziamento muscolare degli litazione atti ad evitare le ricadute da lesio-
l'anca durante la corsa e predisporre così adduttori, soprattutto di natura eccentrica, ni (Clanton, Coupe 1998; Kujala et al.
l’atleta ad infortuni. La valutazione ese- sembrano essere un efficace metodo atto a 1997). Uno stiramento dei flessori si verifi-
guita nella fase di pre-campionato, attra- ridurre i fattori di rischio delle lesioni. ca di solito alla giunzione muscolo tendinea
verso il test di Thomas (cfr. riquadro) può (Garrett 1990). Si pensa che il tessuto cica-
mettere in risalto un quadro biomeccani- Discussione triziale, neo formato, non sia funzionale
co-posturale atto ad attivare delle strate- come il tessuto originale, perciò il rischio
gie d’intervento finalizzate a ridurre i fat- Le lesioni dei muscoli ischiocrurali sono per un ulteriore danno è incrementato.
tori di rischio. Questa alterazione postura- fra le lesioni muscolari più comuni negli Ekstrand, Gillquist (1983) hanno attribuito
le rimane, alla lunga, un chiarissimo fat- atleti. La percentuale di reinjury ovvero di il 17% delle lesioni riportate nel loro studio
tore di rischio sia per gli adduttori, ma recidive rimane molto alta soprattutto nel ad una riabilitazione inadeguata; similmen-
soprattutto per gli ischiocrurali per via calcio (Agre 1985; Choiak 2000). Le lesioni te anche Nielsen, Yde (1989) hanno trovato
della continua tensione eccentrica a cui muscolari pregresse, sia recenti (entro le che il 25% dei giocatori ricadeva nello stes-
sono sottoposti. otto settimane) che passate (maggiori di so tipo di lesione e nello stesso punto a
L’incidenza degli stiramenti degli adduttori, otto settimane) rimangono un importante causa di una riabilitazione inadeguata. Le
ha subito un notevole incremento negli ulti- fattore di rischio (Bennell et al. 1998; ricadute da lesioni sono responsabili per il
mi sei anni. La percentuale di lesione è più Orchard 1998). 22% di tutti i danni riportati.
grande durante la fase preseason, quando Sembra ormai chiaro che gli squilibri in ter- La presenza di elevate forme di recidive è
questa viene comparata con la regular o con mini di flessibilità e di forza, la fatica ricollegabile a una condizione di “debolezza
SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXV n.70
59
Attraverso
la cute…
Principi di istologia,
fisiologia ed igiene della
cute applicati allo sport
La cute costituisce il rivestimento
esterno dell’organismo umano e
si trova in diretta continuità, a livello
degli orifizi, con le muscose degli
apparati respiratorio, digerente e
uro-genitale, a livello oculare con la
congiuntiva e l’epitelio di rivestimento
dei canali lacrimali e, a livello acustico,
ricopre interamente il meato acustico
esterno e la superficie laterale della
membrana timpanica. Per tali ragioni
è l’organo più esteso e pesante del
corpo umano, e come tale svolge una
serie di importanti funzioni. Attraverso
l’esposizione sintetica delle principali
nozioni di istologia, fisiologia e igiene
che caratterizzano la cute e i suoi
annessi si forniscono alcune
informazioni per permettere agli
operatori sportivi di conoscere i segreti
di questo organo per sfruttare al
meglio le sue potenzialità nello sport
e si forniscono alcuni consigli che
possono aiutare l’atleta a migliorare il
rapporto con la propria cute, evitando
in tal modo le più comuni affezioni
ad essa connesse.
Introduzione
La cute costituisce il rivestimento esterno
SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXV n.70
UVB 280-315 nm
UVC 100-280 nm
Figura 2 – Differenti fototipi: fototipo chiaro in un’atleta praticante nuoto sincronizzato e fototipo Tabella 3 – Classificazione delle radiazioni
scuro in due giocatori di pallacanestro. ultraviolette (Wheater 1994).
Tuttavia, differenze cromatiche si riscontra- Principi di istologia e citologia
no anche tra le diverse regioni corporee dello Positivi Indispensabile per la vita
stesso individuo (3, 6). Ciò è invece imputabi- Riscaldamento La cute può essere suddivisa in tre strati
Stimolazione della sintesi
le principalmente alla aumentata concentra- di vitamina D. ben distinti tra loro: un epitelio, detto epi-
zione locale di melanociti; infatti, presentano Effetto antidepressivo dermide, un tessuto connettivale, detto
un aspetto più scuro l’areola mammaria, i e stimolante derma, e un tessuto adiposo, detto ipo-
genitali, la regione estensoria degli arti e l’or- derma (3, 4, 5, 6, 11, 12).
Negativi Scottature e colpi di sole
lo roseo delle labbra. Tuttavia, altri importan- Fotosensibilizzazioni L’epidermide è lo strato più superficiale
ti fattori in grado di determinare variabilità (fotoallergia e fotosensibilità) della cute, posto direttamente a contatto
cromatica sono lo spessore cutaneo e la Fotoinvecchiamento cutaneo con l’ambiente circostante (figura 4).
vascolarizzazione locale (6). Anche l’età con- Fotocancerogenesi Costituisce, pertanto, la prima barriera 61
diziona, poi, il colorito della cute; infatti, l’a- contro i danni meccanici esogeni, la disi-
spetto omogeneo ed uniforme tipico del Tabella 4 – Effetti dell’esposizione al sole dratazione e l’aggressione batterica.
(Wheeater 1994).
bambino si perde progressivamente con il Embriologicamente deriva dall’ectoderma
sopraggiungere della senescenza, caratteriz- come il sistema nervoso e di esso conser-
zata dalla comparsa di aree iperpigmentate va alcune caratteristiche (neurotrasmetti-
prevalentemente in regioni fotoesposte tori e recettori) importanti per la vita di
come le mani, il volto, il decolté e le spalle (3, relazione (3, 4). L’epidermide non possiede
6). Discromie spesso transitorie si associano una propria vascolarizzazione e si nutre
anche tipicamente a particolari periodi della per processi di diffusione dal derma sotto-
vita come la pubertà, la menopausa o la gra- stante (3, 5, 6, 11). È costituita da un epi-
vidanza (6). In quest’ultimo caso si riscontra telio pavimentoso stratificato, il cui spes-
spesso una tendenza all’iperpigmentazione, sore varia da 50 mm a 1,5 mm, e si carat-
fenomeno che prende il nome di cloasma terizza per la presenza di quattro differen-
gravidico e che sembrerebbe dovuto almeno ti popolazioni cellulari: il cheratinocita, il
in parte alla situazione di stress che tale Figura 3 – Il tatuaggio cutaneo costituisce un melanocita, le cellule del Langherans e le
situazione induce nell’organismo umano con esempio di variazione cromatica indotta, volon- cellule di Merkel, con funzioni rispettiva-
conseguente aumento di cortisolo e ormone taria e permanente. mente di sostegno, produzione di pigmen-
adenocorticotropo (ACTH). L’ormone che sti- to, immunitaria e sensoriale (3, 4, 6, 11).
mola la produzione di melanina, detto mela- La stratificazione dell’epidermide in cin-
notropo, deriva, infatti, dallo splicing alterna- que strati riflette i vari stadi maturativi
5
tivo del RNA dell’ACTH. che la sua linea principale, ovvero il che-
Tra i fattori ambientali, invece, il più impor- ratinocita, attraversa nel processo fisiolo-
tante è sicuramente l’esposizione ai raggi gico di citomorfosi cornea (6). Si calcola
4
solari (4, 6). Tale evento induce, infatti, la 3
che il tempo medio necessario al cherati-
formazione di melanina, uno schermo chi- nocita per passare dallo strato basale allo
mico naturale finalizzato a ridurre il danno strato corneo sia di ventotto giorni (6).
cutaneo dovuto ai raggi solari (4). Altri fat- 2
Scarti temporali in eccesso o in difetto
tori acquisiti in grado di determinare discro- possono tuttavia essere considerati fisio-
mie indesiderate sono il fumo, che conferi- 1 logici e frequentemente si osservano
sce un aspetto giallognolo alla cute a causa Figura 4 – Nel reperto istologico possiamo anche in relazione a fattori esterni come
dell’azione di radicali liberi ed alla microan- osservare: 1. lo strato basale detto anche o temperatura, umidità e forze di frizione
giopatia conseguente all’ipossigenazione germinativo o malpighiano; 2. lo strato spinoso; applicate. Lo strato basale, detto anche
locale, e l’alimentazione, in quanto i pig- 3. Lo strato granuloso; 4. Lo strato lucido; 5. lo germinativo o malpighiano, è il più
menti, in particolare delle carote, ma in strato corneo. I cheratinocini originano nello profondo e, pertanto, è posto a diretto
genere di tutti i vegetali e i frutti colorati, strato basale e durante il processo di matura- contatto con la membrana basale (3, 6, 11,
possono accumularsi nel sottocute confe- zione cellulare risalgono agli strati epidermici 12). È costituito da una o due file di che-
rendo un aspetto sui toni dell’arancio e del arricchendosi progressivamente di cheratina. ratinociti di forma cuboide o prismatica
marrone (6). Vi sono poi alcune patologie con l’asse maggiore perpendicolare alla
epatiche come la cirrosi, o cardio-polmonari affetti da patologie congenite, come cardio- giunzione dermo-epidermica. Il loro
come la broncopneumopatia cronica ostrut- patie, o acquisite, come l’anemia post-chi- nucleo è grosso e allungato e il citoplasma
tiva, che conferiscono invece una colorazio- rurgica o da carenza di ferro. A questo tipo presenta un’elevata basofilia; questo per
ne tendente rispettivamente al giallo e bian- di alterazione cromatica si aggiungono poi via dell’elevata attività mitotica. Le cellule
co-blu, tanto più evidente quanto più avan- quelle indotte da farmaci, come ad esempio dello strato basale sono unite alla mem-
zato è lo stadio della malattia. Nelle patolo- da cordarone che in seguito all’esposizione brana basale, mediante emidesmosomi, e
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gie da insufficienza respiratoria o nelle ane- solare determina frequentemente macchie tra loro mediante blande e primordiali
mie, importante è anche la quantità di emo- grigie o blu (6). Infine, esistono casi in cui interazioni desmosomiali (6, 11, 12). Tali
globina circolante e la sua capacità intrinse- l’alterazione è appositamente ricercata e legami diventano più evidenti nello strato
ca di legare l’ossigeno. L’emoglobina legata indotta volontariamente dell’uomo. È questa soprastante, detto appunto spinoso, per la
all’ossigeno, detta ossiemoglobina, conferi- la moda dei tatuaggi che si realizzano iniet- comparsa dei desmosomi che al microsco-
sce, infatti, alla cute un aspetto roseo-rosso, tando localmente sostanze indelebili come il pio elettronico appaiono come strutture
mentre in assenza di ossigeno si parla di carbone (blu-nero), i sali di cadmio (giallo), spiniformi (11, 12). Queste sono costituite
emoglobina ridotta che determina invece un sali di ferro (bruno), sali di cromo (verde), da citocheratina, organizzata in tonofibril-
aspetto variabile dal bianco al blu. Ciò giu- sali di cobalto (azzurro ) e cannibar (rosso) le e tonofilamenti, e permettono alle cel-
stifica il colorito pallido di alcuni pazienti (figura 3). lule interazioni dinamiche di ancoraggio,
i melanosomi sono spesso piccoli e con-
globati; in quella nera, invece, sono più
grossi e disposti singolarmente; pertanto,
è la dimensione, la forma e la velocità di
produzione dei melanosomi che varia
principalmente tra individui della stessa
razza e tra gruppi etnici differenti.
Il sole, innescando un processo chimico,
oltre a determinare un ulteriore annerimen-
to della melanina precedentemente prodot-
62 ta, favorisce la sintesi di nuovo pigmento
attraverso un processo biochimico che par-
tono da un substrato amminoacidico: la
tirosina (4), che viene trasformata dall’enzi-
ma tirosinasi, attraverso composti intermedi
quali la 3-4diidrossifenilamina (DOPA) e il
DOPA-chinone, da cui origina la melanina
(6). Mediante un processo noto come cito-
crinia, i melanosomi sono trasferiti dai
melanociti alle cellule epiteliali circostanti,
ovvero si formano e si dissolvono all’oc- corneo (3, 6, 11, 12). Qui i cheratinociti che si arricchiscono in tale pigmento pur
correnza per consentire la migrazione del sono ormai appiattiti e assumono una non essendo in grado di produrlo autono-
cheratinocita verso gli strati sovrastanti. Le forma a lamella sottile, detta anche scaglia mamente. La secrezione basale di melanina
cellule dello strato spinoso sono disposte cornea, piena di cheratina, priva di nucleo è invece regolata dalla produzione di ormo-
su circa cinque file e tendono ad aumenta- e di ogni attività metabolica, posta a pro- ne melanostimolante (MSH), polipeptide di
re di dimensione progressivamente pur tezione degli stati sottostanti. Lo spessore natura aminoacidica, prodotto dalla parte
appiattendosi. Inoltre, salendo verso gli di tale strato dipende essenzialmente dagli intermedia dell’ipofisi. L’importanza di tale
strati superiori, la cromatina nucleare si stress meccanici a cui la regione cutanea è pigmento cutaneo consiste nella protezione
addensa progressivamente e il citoplasma sottoposta; infatti, ad esempio, il palmo degli strati epidermici profondi dal danno
perde progressivamente la sua basofilia delle mani e la pianta dei piedi hanno uno cromosomiale dovuto alle reazioni UV (3).
per l’aumento delle tonofibrille. Sempre a strato corneo duro e spesso fino a 80 µm, Quest’ultime possono, infatti, alterare irre-
livello dello strato spinoso vengono pro- mentre il viso è più delicato e sottile da 6 a versibilmente le catene nucleotidiche di
dotti l’involucrina, proteina responsabile 30 µm (3). L’alterazione progressiva delle DNA con possibile degenerazione neoplasti-
della formazione di un manto corneo subi- componenti desmosomiali promuove la ca. La presenza dei melanociti in prossimità
to sotto la membrana plasmatica, e la lori- desquamazione; è, pertanto, possibile del bulbo pilifero è responsabile invece del
crina, proteina facilitante l’adesione dei distinguere uno strato corneo profondo, colorito del pelo che si arricchisce in melani-
filamenti di cheratina con tale involucro detto compatto, da uno strato corneo na durante la sua crescita. Generalmente, in
(6). Lo strato sovrastante, costituito da una superficiale, detto disgiunto (6, 11, 12). La ogni individuo volto e genitali sono mag-
a quattro filiere cellulari, è invece detto produzione di sebo attribuisce a tale strato giormente pigmentati rispetto ad altre
granuloso per la comparsa nel citoplasma maggior elasticità, riducendo la desqua- regioni come il tronco o il palmo delle mani.
di granuli di cheratoialina, detti anche mazione (6). L’abbondanza di sostanze lipi- La terza linea cellulare dell’epidermide è
corpi lamellari di Odland, segnale d’inizio diche dello strato corneo, sia a livello rappresentata dalle cellule del Langherans
del processo di cheratinizzazione cellulare intracellulare (eleidina), sia extracellulare (3, 6, 11, 12). Tali cellule costituiscono il 3-
(6, 11, 12). La natura di tale sostanza è dif- (sebo ), conferisce alla cute una tipica 4% della cellularità epidermica e si localiz-
ferente da quella delle citocheratine delle untuosità e un caratteristico aspetto luci- zano principalmente a livello soprabasale.
proteine tonofibrillari; si ritiene comunque do, agendo inoltre da barriera chimica nei Originano dal midollo osseo e, come dimo-
che il processo di cheratinizzazione com- confronti di acqua e sostanze idrofile. strato dall’espressione di molecole di isto-
porti l’assemblaggio di tonofibrille e chera- Dopo i cheratinociti, i melanociti sono le compatibilità di classe II (HLA-DR), appar-
toialina. In tale strato, che costituisce la cellule più presente dell’epidermide (3, 6, tengono alla linea monocito-macrofagica.
zona di transizione tra gli elementi epider- 11, 12). La loro ultrastruttura suggerisce Esse hanno, infatti, la funzione di presen-
mici sottostanti ancora attivi e il materiale che si tratta di cellule neuro-ectodermiche, tare l’antigene (APC cells), dopo averlo
cheratinico posto superficialmente, le cel- localizzate prevalentemente nello strato processato ed espresso in associazione a
lule si appiattiscono ulteriormente e il basale (3, 11). I lunghi processi dendritici MHC di classe II, ai linfociti T CD4 median-
nucleo appare ridotto o assente. Lo strato di cui sono dotati si ramificano tra le cel- te migrazione ai linfociti regionali, parteci-
lucido, posto sopra al precedente, è poco lule epiteliali senza formare però giunzioni pando pertanto alla prima fase dei proces-
presente nella specie umana (3, 6, 11, 12). cellulari con queste in un rapporto costan- si difensivi (8). Al microscopio elettronico
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Risulta, tuttavia, più spesso a livello pal- te tra melanocita e cheratinociti di 1:36 appaiono prive di tonofilamenti o desmo-
mare e plantare dove è costituito da uno- (6). Tale raggruppamento è pertanto detto somi e presentano caratteristici organelli
tre filiere. Il citoplasma presenta residui unità funzionale melanino-epidermica. Il citoplasmatici, detti granuli di Birbeck (3,
nucleari, una porzione centrale caratteri- numero di melanociti è relativamente 6, 11, 12).
stica per la sua intensa eosinofilia dovuta costante nelle diverse razze, cosicchè la La quarta linea cellulare dell’epidermide è
ad una sostanza ricca di zolfo e lipidi, l’e- differenza di colore cutaneo è dovuta prin- costituita dalle cellule di Merkel, situate a
leidina, ed una porzione periferica accen- cipalmente alla quantità di melanina pro- ridosso dello strato basale e ancorate a
tuata dalla progressiva trasformazione dotta piuttosto che al numero dei melano- cheratinociti mediante desmosomi (3, 6,
cornea. Lo strato più superficiale è detto citi presenti (6). Nella razza bianca, infatti, 11, 12). Di derivazione epidermica, sono
provviste di un nucleo lobato e di granuli
citoplasmatici di forma sferica con core
elettrodenso, contengono filamenti di che-
ratina e producono neuropeptidi. Hanno la
funzione prevalente di rilevare stimoli tat-
tili e, pertanto, sono associati ad una sotti-
le terminazione nervosa non mielinizzata.
Il derma è un tessuto di origine mesenchi-
male, costituito da una membrana bianca-
stra e, pur essendo variabile nelle differenti
regioni corporee, ovvero 1 mm sul viso e 4 63
mm su dorso e cosce, rappresenta lo strato
più spesso della cute (3, 5, 6, 11, 12). È
pertanto, lo strato cutaneo che maggior-
mente va incontro ad involuzione e assot-
tigliamento con il progredire dell’età (5). È
una struttura al tempo stesso solida ed
elastica che svolge, quindi, principalmente FOTO CALZETTI & MARIUCCI EDITORI
una funzione di sostegno. È costituito da
una sostanza fondamentale amorfa in cui
sono contenute fibre connettivali (reticola- si possono osservare in forme immature mente perpendicolare alla superficie cuta-
ri e collagene, responsabili principalmente (oxitalano) ancorate alla membrana basale. nea, a differenza del derma reticolare dove
di coesione e compattezza, ed elastiche, Da un punto di vista funzionale, mentre il tali fibre hanno un decorso prevalentemen-
responsabili soprattutto di resistenza alla collagene permette l’estensione della cute, te parallelo alla stessa. Il derma papillare è
trazione e indeformabilità) e cellule proprie l’elastina ne consente il ritorno allo stato costituito da tipiche sporgenze coniche,
del derma come i fibroblasti, responsabili originale dopo trazione (11). Le fibre colla- dette papille dermiche, ciascuna delle quali
della biosintesi della matrice e delle fibre gene ed elastiche nel contesto dermico contiene plessi arteriosi, venosi e linfatici
in essa contenute, o di altra derivazione, sono opportunamente assemblate in una con un’ampia rete capillare e terminazioni
come ad esempio i macrofagi o i leucociti sostanza fondamentale costituita prevalen- libere sensitive associate, in taluni distretti
di provenienza ematica, responsabili della temente da glicosamminoglicani, tra i quali ad alta sensibilità, a piccoli corpuscoli sen-
sorveglianza immunitaria e della difesa l’acido ialuronico e i condroidin-solfati ne sitivi di Meissner. Tali strutture sono gene-
aspecifica (8). Nel derma, infatti, avvengo- sono i maggiori rappresentanti. Tali mole- ralmente rare e di volume ridotto in quasi
no anche alcune reazione difensive dell’or- cole, tutte prodotte dal fibroblasto, essendo tutta la superficie corporea; in taluni
ganismo, mediante liberazione di serotoni- fortemente idrofiliche, sono responsabili distretti, invece, come il palmo della mano
na ed istamina, la cui secrezione è influen- dello strato d’idratazione della cute e facil- o la pianta del piede, appaiono invece più
zata da stimoli locali (come agenti chimici mente evidenziabili con colorazioni tipo grandi e strettamente associati. In entrambi
irritanti ) o centrali (come manifestazioni alcian blu e ferro colloidale. Infine, la fibro- i casi, comunque, si ingranano con gli zaffi
cutanee da stress ) (6). Nel derma, infine, si nectina è una molecola glicoproteica epiteliali sovrastanti, determinando la
osservano fascicoli di fibre muscolari, sia importante per la sua funzione di ancorag- cosiddetta giunzione dermo-epidermica (3,
lisce che striate, vasi ematici e linfatici, gio del fibroblasto alla matrice extracellula- 6, 11, 12). Il derma è, infatti, separato dal-
terminazioni nervose e, nella sua parte più re (11). Il derma può essere ulteriormente l’epidermide da una membrana basale che
profonda, ghiandole sudoripare, sebacee e distinto, infine, in due parti: una profonda, appare al microscopio elettronico come una
formazioni pilifere (6, 11, 12). detta reticolare, e una superficiale, detta struttura trilaminare composta da una
Il fibroblasto produce l’intera gamma di papillare (6, 11, 12). La porzione reticolare è lamina lucida, una lamina densa e una sub-
proteine collageniche sotto forma di pro- una lamina connettivale paragonabile alla lamina densa (11, 12). Il suo andamento
collagene, che solo dopo essere stato secre- tonica propria delle mucose, costituita prin- complessivo ondulato è funzionale ad
to nello spazio intercellulare viene trasfor- cipalmente da fasci collagene ed elastici. La aumentare la superficie tra le due parti in
mato in collagene propriamente detto da direzione di tali fasci variamente intrecciati, modo da incrementare gli scambi nutritivi e
proteasi specifiche (11). Qui più molecole di che conferisce il nome a tale regione del l’ancoraggio. A tal proposito, l’increspatura
collagene si organizzano tra loro nello spa- derma, è differente in diversi distretti ana- è più marcata nelle zone sottoposte a mag-
zio in fibrille collageniche, assumendo al tomici e costituisce il substrato delle cosid- gior forze di frizione esterne, come ad
microscopio elettronico una tipica bandeg- dette linee di Langer. Un’eccessiva disten- esempio a livello del cuscinetto palmare (3).
giatura periodica. Quella del collagene è in sione dovuta ad esempio ad ingrassamento Costituisce, infine, una barriera fisica e chi-
realtà una famiglia di dodici differenti o gravidanza ne può determinare la rottura mica selettiva, consentendo, ad esempio, il
molecole: il tipo I è prevalente nel derma con formazione di linee biancastre, note passaggio nell’epidermide delle cellule pro-
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reticolare, il tipo III in quello papillare e il come smagliature o strie distensae (6). Tale infiammatorie, quali macrofagi e linfociti
tipo IV della membrana basale (11). Anche strato è, infine, attraversato da numerosi (8). L’adesione del cheratinocita alla lamina
le fibre elastiche sono prodotte dal fibrobla- annessi cutanei che si spingono in profon- lucida si realizza mediante emidesmosomi,
sto e sono costituite da un core centrale di dità. Lo strato papillare, localizzato più che ultrastrutturalmente si presentano
elastina circondato da microfibrille. In superficialmente, invece, presenta un mag- come addensamenti, regolarmente distri-
microscopia ottica, è possibile evidenziarle gior numero di fibroblasti e risulta ricca- buiti lungo il polo basale dei cheratinociti,
con colorazioni all’orceina o alla resorcina mente vascolarizzato e pertanto più lasso caratterizzati da una porzione intracellulare
(6, 11). Allo stato maturo, le fibre elastiche del precedente, pur essendo ricco anch’esso adesa alla membrana cellulare, detta placca
sono presenti solo negli strati più profondi di fibre collagene ed elastiche (6). Qui la di attacco, su cui si inseriscono i tonofila-
del derma, mentre in quelli più superficiali direzione delle fibre collagene è prevalente- menti, e una porzione extracellulare e, sem-
pre adesa alla membrana cellulare, detta Alla cute sono infine associate alcune Principi di fisiologia
placca densa sub-basale. Le principali pro- strutture dette annessi cutanei: le unghie
teine che determinano l’ancoraggio sono (formazioni cornee simil-trasparenti del- La cute, grazie alle caratteristiche struttu-
note come BPAG1, BPAG2, integrina α6β4, l’epidermide a forma di lamina quadran- rali precedentemente descritte, può svol-
HD1, laminina 5 e laminina 6 (6). golare a convessità superiore poste sulla gere simultaneamente diverse funzioni.
L’importanza di tali proteine nel garantire superficie dorsale delle falangi distali di
l’adesione tra derma ed epidermide è ben mani e piedi, caratterizzate da una radice, La funzione protettiva
nota poiché esse, ad esempio, rappresenta- un corpo e un’estremità libera) i peli (sot-
no i principali antigeni bersaglio in patolo- tili filamenti cornei prodotti dai follicoli La cute annulla o riduce i danni prove-
gie bollose autoimmuni (BPAG1 nel pemfi- piliferi); le ghiandole sebacee (associate ai nienti da insulti di varia natura: chimici,
64 goide bolloso e BPAG2 nell’herpes gestiona- follicoli, producono il sebo, una sostanza fisici, termici e biologici (6). Ciò è possibile
lis). La lamina sub-densa contiene altre protettiva e nutriente per l’epidermide); le principalmente grazie al cheratinocita a
strutture specifiche della giunzione dermo- ghiandole sebacee merocrine (ghiandole livello epidermico, al fibroblasto a livello
epidermica dette fibrille di ancoraggio. tubulo-glomerulari semplici che secernen- dermico e all’adipocita a livello ipodermico
Queste sono molto ricche di collagene di do direttamente sulla superficie cutanea il che conferiscono consistenza e integrità
tipo IV che, sfioccandosi a ventaglio dalla sudore attraverso un processo merocrino all’apparato tegumentario integrandosi tra
lamina densa, consentono la fissazione alle svolgono un ruolo primario nei processi di loro in un’efficace barriera naturale (8). In
strutture amorfe del derma. Tale ruolo è termoregolazione), e le ghiandole sebacee caso di urto, la cute è coadiuvata in tale
dimostrato dal fatto che una riduzione del- apocrine (localizzate a livello ascellare e funzione protettiva anche da altre parti
l’adesione tra derma e epidermide si mani- genitale nell’uomo, si differenziano dalle molli, ovvero dai muscoli e dallo strato
festa sia nell’epidermolisi bollosa acquisita, precedenti in quanto il secreto fluido adiposo, che complessivamente facilitano
dove tale tipo di collagene risulta essere il viene liberato nel follicolo pilifero anziché la dissipazione della forza e prevengono,
principale bersaglio antigenico della rispo- sulla superficie cutanea) (3, 5, 6, 11, 12). entro certi limiti, danni sottocutanei e
sta immunitaria, sia nell’epidermolisi bollo- fratture. Tale proprietà è notoriamente
sa distrofica, dove vi è ipoplasia e mancan- sfruttata in alcuni sport, come ad esempio
za di tale molecola (6). Altre strutture fibril- il sumo; in altri casi, invece, l’uso di ginoc-
lari della lamina sub-densa sono le fibre chiere, gomitiere o caschi non è altro che
ossitalaniche ed eluaniche (6). un metodo per potenziare artificialmente
L’ipoderma o strato sottocutaneo è lo stato tale funzione fisiologica (figura 5 ).
più profondo della cute a diretto contatto La resistenza ad insulti fisici è poi ulterior-
con le fasce muscolari, il periostio e il peri- mente incrementata dalla presenza dei
condrio (3, 4, 6, 11, 12). Lo spessore dell’i- melanociti, cellule che in presenza di raggi
poderma è variabile in relazione all’età, alla ultravioletti producono un’efficace scher-
razza, al sesso e alla regione corporea; in mo protettivo chimico: la melanina (10).
generale varia da 0,5 a 2 cm ed è virtual- Modificazioni del gene della tirosinasi,
mente assente in naso, palpebra e padiglio- enzima chiave in tale processo biochimico,
ne auricolare e massimo nella regione glu- determina una condizione clinica nota con
tea, sulla pianta del piede e sul palmo delle il nome di albinismo (6).
mani (3, 11, 12). È un tessuto di derivazione Anche i capelli svolgono una funzione
mesenchimale organizzato in lobi e lobuli, protettiva contro possibili danni attinici,
separati tra loro da setti connettivali, in cui salvaguardando il capo che costituisce la
scorrono vasi arteriosi e venosi che si dira- regione corporea primariamente esposta
mano in una rete capillare attorno alle cel- all’insulto solare. Mentre nella razza cau-
lule adipose. Laddove l’ipoderma è più casica sono presenti diverse varianti cro-
spesso, il diverso decorso dei retinacola, matiche (biondo, rosso, castano e nero),
più perpendicolare superficialmente e più nelle altre prevale il colore nero. Altre dif-
tangenziale profondamente, consente di ferenze si possono osservare riguardo alla
suddividere lo strato ipodermico in due forma che il capello assume nello spazio,
regioni, dette semplicemente ipoderma classificando così gli esseri umani in lisso-
superficiale e profondo (3, 6, 11, 12). trichi, chimotrichi o ulotrichi a seconda
Ciascuna di queste è delimitata in profon- che abbiano rispettivamente capelli lisci,
dità da una fascia, detta superficiale la mossi o crespi (3). Fisiologicamente, è
prima e profonda la seconda. L’adipocita è interessante osservare che la crescita del
la cellula situata in questo strato. Presenta capello non è continua nel tempo, ma
una forma rotondeggiante, un citoplasma attraversa tre momenti successivi: anagen
ricco di lipidi, soprattutto trigliceridi, e ovvero la fase di crescita, catagen ovvero
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Vale, infine, la pena di ricordare che più in umidità possono rendere difficoltoso tale Quest’ultimo è costituito da una miscela di
generale l’aspetto della cute e la sua cura processo (7). lipidi, in particolare di squalene, esteri di
giocano un ruolo fondamentale sia in Il corpo umano è però in grado all’occor- cere e trigliceridi, che si presentano allo
ambito personale che professionale: una renza anche di incrementare la ritenzione stato liquido a temperatura corporea. La
cute opaca, secca, deasquamata, sudata o di calore. Ciò è possibile stabilmente gra- secrezione sebacea è influenzata dal livello
maleodorante trasmette messaggi di tra- zie alla presenza di tessuto sottocutaneo e di androgeni circolanti, e in particolare dal
scuratezza e ostacola il rapporto interper- all’occorrenza mediante vasocostrizione e deidroepiandrosterone solfato, che varia
sonale. Al contrario una cute pulita, lucida, piloerezione. Negli animali, il pelo costitui- con il sesso e l’età. Le ghiandole sebacee,
morbida ed abbronzata induce messaggi sce un ulteriore mantello protettivo in infatti, sono ben sviluppate nel neonato per
positivi in ambito sociale. A tal proposito, grado di ridurre la dispersione termica. lo stimolo ormonale materno, subiscono
quindi un’involuzione nei primo decennio di mente su superfici, come nastri adesivi o
vita e si riattivano con la pubertà conse- vetri, in grado di conservarne la memoria
guentemente all’inizio della produzione anche per lungo tempo. Tale complessità
ormonale gonadica e surrenalica (6). strutturale, come quella dell’iride, è inoltre
utilizzata dai più moderni sistemi di ricono-
La funzione di assorbimento scimento informatizzati per inserire un ele-
vato controllo nell’accesso fisico o virtuale
La cute rappresenta una barriera selettiva in ad ambienti protetti o a banche dati riser-
grado di acquisire solo alcune sostanze vate.
mediante diffusione passiva: non esistono,
66 infatti, carrier specifici in grado di promuo- Prevenire è meglio che curare
vere attivamente tale processo. Per tale
motivo alcuni Autori preferiscono non uti- Alcuni semplici consigli possono aiutare l’a-
lizzare il termine “assorbimento” per descri- tleta a migliorare il rapporto con la propria
vere tale fenomeno e parlano solamente di cute, evitando in tal modo le più comuni
permeabilità selettiva (4). Inoltre, la liposo- affezioni ad essa connesse.
lubiltà del farmaco, le dimensioni delle par- Le comuni pratiche igieniche devono essere
ticelle, lo spessore dello strato corneo ed il eseguite al termine di ogni seduta di allena-
suo grado di idratazione sono alcune delle mento o di gara quanto prima possibile.
Figura 6 – I dermatoglifi o impronte digitali.
principali variabili che possono rendere Sono presenti sulla superficie cutanea palmare
Durante lo svolgimento delle stesse, l’atleta
ragione della possibilità di penetrazione di o plantare rispettivamente di mani e piedi (da dovrà essere educato ogni volta ad auto-
una sostanza attraversato lo strato epider- Balboni 1993). osservarsi, prestando particolare attenzione
mico. La cosmesi moderna sta lavorando in a macerazioni o arrossamenti soprattutto in
tal senso al fine di studiare forme fisiche, corrispondenza delle pieghe cutanee (addo-
chimiche e associazioni con promotori in altro (figura 6) (3, 6). Alterazioni caratteri- minali o inguinali) o nelle regioni sottopo-
grado di facilitare il passaggio di nutrienti stiche a carico dei dermatoglifi sono tutta- ste a intensa sudorazione o deodorazione
attraverso lo stato corneo. Alcune sostanze via presenti in patologie cromosomiche (ascelle). L’esame delle callosità della mano
per tale via possono, perfino, raggiungere il come la sindrome di Down, di Turner e di potrà suggerire durante la pratica sportiva
derma e, quindi, attraverso questo il circolo Klinefelter. In criminologia o medicina l’uso di guanti, ove necessario e permesso,
ematico. Tale strategia è oggi abitualmente forense, la presenza di un’impronta digitale o la modifica dell’impugnatura degli attrez-
utilizzata per la somministrazione di farma- costituisce spesso una prova fondamentale zi sportivi con opportune imbottiture ergo-
ci per via topica sfruttando il rilascio con- in quanto consente di risalire con precisio- nomiche. La comparsa di insolite manife-
trollato di cerotti medicati2. Variegata è poi ne al suo autore, individuandolo tra diversi stazioni cutanee dovrà indurre l’atleta a
la gamma di prodotti cosmetici edonistici sospettati. Quotidianamente tale reperto consultare tempestivamente un medico al
(creme, maschere, ecc.) volti a migliorare viene, infatti, apposto spesso involontaria- fine di consentire una rapida diagnosi e
lucentezza, morbidezza e trofismo della
cute. Da quanto qui esposto si deduce che
la permeabilità cutanea è più che altro una Biotipo Sotto-biotipo Caratteristiche
possibilità secondaria sfruttata dall’uomo e
non una funzione primaria dell’apparato 1. Normale È la pelle ideale con una equilibrata idratazione,
una buona elasticità, una adeguata produzione di sebo
tegumentario. e assenza di patologie. Per tali motivi rappresenta
il biotipo più raro
La funzione immunitària
2. Secca 2a. Disidratata Appare poco morbida, priva di luminosità, evidenza
di rughe, scarsa tenuta del make-up, per via
La cute rappresenta un organo di inizio e della ridotta idratazione locale successiva a scarsa
regolazione di risposte immuni ed infiam- capacità di ritenere localmente l’acqua o a scarso
matorie, possibili mediante mediatori solubi- apporto idrico generale
li, in particolare anticorpi, citochine, neuro-
peptidi, e componenti cellulari, come le cel- 2b. Arida Appare sottile, asciutta, ruvida al tatto, facilmente
asteatosica desquamante, con rughe evidenti per via
lule di Langherans situate a livello epidermi- della diminuzione della componente lipidica locale.
co o cellule dendritiche e mastociti localiz- Presenta inoltre una diminuita resistenza agli agenti
zate invece a livello dermico (8). Tuttavia, la esterni e un pH tendenzialmente acido
presenza di cellule immunocompetenti, che
3. Sebborroica 3a. Sebborroica Appare lucida e untuosa per via dell’aumentata
per motivi patologici non riconoscono più oleosa secrezione di sebo che fluisce liberamente attraverso
alcune strutture dell’organismo umano i pori dilatati di uno strato corneo inspessito.
scambiandole per agenti esterni nocivi, è Tipicamente presenta comedoni
SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXV n.70
Figura 7 – Differenti fototipi in tre atleti: scuro (a sinistra); intermedio (al centro); chiaro (a destra).
esterna naturale o artificiale. Ad ogni Gli Autori: dott. Massimiliano Noseda, membro
modo, soprattutto nel periodo estivo, si della Commissione federale e del Comitato anti-
consiglia di sfruttare le prime ora della doping presso la Federazione italiana di canot-
mattina e le ultime del pomeriggio per gli taggio a sedile fisso, specialista in medicina fisi-
ca e riabilitazione, esperto e consulente in medi-
allenamenti al fine di evitare lo stress ter- cina ad indirizzo estetico.
mico e ridurre il rischio del colpo di calore Annamaria Storelli, estetista, Studio Oasi, Como.
(7). Gli indumenti dovranno essere comodi
e non eccessivamente aderenti in modo da E.mail: massimiliano.noseda@tin.it
poter consentire un agevole gesto sportivo
ed una corretta traspirazione cutanea.
68 Quando possibile, si consiglia di evitare di
rimanere per tempi prolungati con indu- Note
menti bagnati o sudati, per prevenire
macerazioni cutanee o fenomeni irritativi,
e di sostituirli tempestivamente, meglio se (1)
I corpuscoli di Meissner per il tatto, i dischi di
dopo una rapida doccia. Indossare calza- Merckel per la pressione, i corpuscoli di
ture idonee per attività sportiva, numero e Ruffini per il caldo, i corpuscoli di Krause per
forma del piede, valutando la necessità di il freddo, i corpuscoli di Pacini per la vibra-
solette interne personalizzate per sport zione ed il solletico e le terminazioni libere
per il dolore.
che prevedono cammino o salto in modo (2)
È il caso della terapia ormonale sostitutiva
da ottimizzare il sistema ammortizzante: della menopausa, di alcuni farmaci attivi sul
l’usura interna della scarpa, e quella ester- sistema cardiocircolatorio come la clonidina,
na della suola e le callosità cutanee o di farmaci antidolorifici disponibili in forma
potranno essere un utile strumento per la di schiuma o di gel come il diclofenac.
(3)
progettazione e realizzazione di calzari su Ad esempio la dermatite atopica, l’alopecia
misura. In caso di sostituzione delle scar- areata, la vitiligine, il pemfigo, il pemfigoide,
pe, provarle preferibilmente in allenamen- la dermatite erpetiforme di Duhring e la sin-
to e per tempi progressivamente maggiori drome di Behcet.
al fine di evitare tendinopatie da compres-
sione, sovraccarico funzionale o problemi
Valutare, quindi, in relazione all’ora della cutanee come bolle calcaneari da sfrega-
giornata e alla temperatura ambientale mento. Evitare di scambiare con altri atleti Bibliografia
l’intervallo ottimale di riapplicazione, ciabatte, asciugamani ed indumenti in
ricordando che, fatta eccezione per i pro- modo da ridurre il rischio di trasmissione
dotti water-resistent, la maggior parte dei di malattie cutanee come le micosi (6). 1. Adams R.D., Victor M., Ropper A. H., Principi
solari viene rimossa dopo una doccia o un Utilizzare sempre le ciabatte in luoghi di neurologia, Milano, McGraw-Hill, 1998,
bagno in piscina, richiedendo pertanto una comuni come la doccia o gli spogliatoi e 146.
nuova applicazione. Evitare preparati oleo- interporre sempre un asciugamano tra il 2. Alloatti G., Fisiologia dell’uomo, Milano, Edi.
si o a scarso assorbimento soprattutto proprio corpo ed il piano di seduta in spo- Ermes, 2002, 436, 510.
3. Balboni G., Anatomia umana (3° ed.),
sulle mani, in modo da non compromette- gliatoi, saune o in palestra, avendo cura di
Milano, Edi. Ermes, 1993, 521-560.
re la presa o ridurre l’attrito, o sul volto, al utilizzalo sempre dalla stessa parte nel 4. Borellini U., Cosmetologia (4° ed.), Milano,
fine di evitare congiuntiviti chimiche pro- passaggio da un attrezzo all’altro. Ala Editrice, 2000, 6-10, 105-109, 201-221.
mosse dalla sudorazione della regione Per ciò che concerne l’idratazione, l’atleta 5. Bracaglia R., Gentileschi F., Cenni di anato-
frontale. Usare sempre una crema doposo- dovrebbe assumere mediamente due litri mo-fisiologia della cute ed in particolare
le al termine di un’esposizione solare, sia di acqua al giorno, diluendo l’introito idri- della cute dell’anziano, TOI, 2005, 7, 7-8.
essa volontaria o obbligata, per idratare la co in più assunzioni al fine di evitare un 6. Cainelli T., Giannetti A., Rebora A., Manuale
pelle e lenire l’eritema fotoindotto (4). sovraccarico di circolo, e adattando tale di dermatologia medica e chirurgica (3°
Controllare, infine, sempre la data di sca- quantità opportunamente in relazione non ed.), Milano, Mc Graw-Hill, 2004.
denza dei prodotti solari ed evitare solo all’acqua contenuta in altri alimenti 7. McArdle W.D., Katch F.I., Katch V.L.,
Fisiologia applicata allo sport, Milano, Casa
comunque di utilizzarli dopo nove mesi della propria dieta, ma anche al tipo, dura- Editrice Ambrosiana, 1998, 58-59.
dall’apertura della confezione. ta e intensità dell’attività sportiva, oltre 8. Noseda M., Torno M., Langosco P., Faraoni
In caso, invece, di ferite accidentali, lavare che alla temperatura e all’umidità esterna. S., Cassiano L., Medicazioni avanzate e col-
abbondantemente l’area interessata con Ricordarsi, infine, che la sudorazione ture cellulari, Ortho 2000, 2005, 6, 4-7.
acqua corrente, quindi detergere accurata- intensa può causare non solo uno stato di 9. Pazzaglia P., Clinica neurologica, Bologna,
mente con cotone sterile e disinfettante, disidratazione, ma anche una deplezione Esculapio Editore (1° edizione), 1998.
rimovendo per quanto possibile terriccio e di sali minerali e in particolare di sodio (7). 10. Regione Lombardia, Prevenzione dei rischi
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corpi estranei. Comprimere la regione Un’alimentazione equilibrata è di norma in da esposizioni a sorgenti artificiali di radia-
cutanea in caso di perdita ematica, ricor- grado di compensare tale depauperamen- zione ultravioletta in ambito estetico, luglio
2003.
rendo anche al bendaggio, e contattare to, pertanto la necessità del ricorso ad
11. Rosati P., Istologia, Milano, Edi-ermes (4°
prima l’allenatore ed successivamente integratori dovrebbe essere sempre sog- ed.), 2002.
anche un medico se necessario. getta a parere medico e presa in conside- 12. Wheater R., Atlante di istologia e anatomia
Per quanto concerne l’abbigliamento spor- razione, soprattutto in sport di resistenza, microscopica (3° ed.), Milano, Casa editrice
tivo, esso dovrà essere scelto non solo in e personalizzata per ciò che riguarda tipi Ambrosiana, 1994, 153-170.
funzione della specifica disciplina sportiva, di microelementi, dose di ciascuno e tempi
ma anche della specifica temperatura di somministrazione.
dott. Wilber in vari punti mostrano un inquinamento da 6 a 7, che scende
Trainer’s
a 4-5 nel Parco olimpico e a meno di 5 nei dintorni. Per un confronto, a
Los Angeles l’inquinamento si colloca a circa 5. I cinesi comunque hanno
un piano per ridurre l’inquinamento, prevedono di chiudere le fabbriche
prima dei Giochi e di provocare artificialmente la pioggia per ridurre la
polvere, anche se ciò potrebbe non essere necessario in agosto che è un
mese piovoso. La pioggia porta ad un’altra preoccupazione, l’umidità
digest
atmosferica che, unita alla temperatura elevata, è il secondo problema
ambientale. In agosto la temperatura media di Pechino è di circa 29° con
una umidità relativa del 69% che equivale ad una temperatura tra i 32-
34°. Nella Heat Index Chart (tabella dell’indice di calore) ci troviamo nella 69
zona indicata con “cautela”. Per questa ragione gli Autori consigliano:
una tempesta nel Gobi. Normalmente queste tempeste colpiscono in pri- - imparare a servirsi efficacemente dei trasporti pubblici.
mavera, per cui potrebbero non rappresentare un problema durante i
Giochi che si svolgerano dall’8 al 24 agosto. La seconda fonte di polvere è
rappresentata della enorme quantità di costruzioni attualmente in corso a In conclusione, anche se a meno di due anni dall’apertura dei Giochi olim-
Pechino, ognuna delle quali semina mucchi di terra polverosa per la città, pici di Pechino è giusto che dirigenti, allenatori e atleti siano avvertiti dei
che, malgrado si cerchi di ricoprirli con incerate verdi, restano comunque problemi che si troveranno di fronte, leggendo quanto scritto dagli esper-
una importante sorgente di inquinamento. Il problema principale per gli ti dell’Usoc Coaching Science non ci pare che essi porranno a chi vi parte-
atleti sarà però il monossido di carbonio, un gas inodore, incolore e insa- ciperà problemi maggiori di quelli già incontrati in altre sedi olimpiche,
pore che potenzialmente può influire molto negativamente sulle presta- non meno inquinate, calde e umide e con minori problemi di alimentazio-
zioni degli atleti. Su una scala da 1 a 10 i campioni di aria prelevati dal ne e trasporto.
Pechino 2 trampolini elastici tutti dotati di corde con cinture di sicurezza – e l’altra
per gli esercizi di forza e la ginnastica a corpo libero, soprattutto per gli
Con il secondo posto per numero di medaglie d’oro (32) dopo gli Stati esercizi acrobatici (salti). Oltre agli edifici, il Centro prevede un campo
uniti, trentatrè piazzamenti in più tra i primi dieci di ogni gara, con un sportivo in cemento, sul quale viene realizzata la ginnastica mattutina. Si
incremento del 20,8% rispetto ai precedenti Giochi olimpici, una squadra può quindi affermare che vci sia tutto ciò che è necessario per un allena-
d’età media di 23,3 anni e un tasso di rinnovamento del 45,5 %, la squa- mento ordinato, senza perdite di tempo. L’allenamento dei tuffatori, da
dra olimpica cinese è stata protagonista dei Giochi olimpici di Atene. Con anni, si svolge secondo lo stesso schema, come hanno avuto modo di veri-
questi presupposti non si è certamente lontani dal vero se si pensa che ficare, successivamente, gli Autori in occasione dei Campionati mondiali
essa sarà la dominatrice della prossima Olimpiade. Soprattutto negli sport juniores svoltisi in Russia e attraverso un colloquio con l’allenatore dei tuf-
tecnico-compositori, ad esempio i tuffi, gli atleti cinesi sono ai vertici fatori inglesi, cinese di nascita. L’allenamento prevede che vengano eserci-
70 mondiali da decenni. Una occhiata su cosa vi sia dietro ai successi degli tati tuffi con coefficienti di difficoltà da elevati a massimi, ogni tuffo da
atleti cinesi in questo sport ci è offerto, nella rubrica Aktuelles in Kürze da dieci a dodici volte. Le istruzioni degli allenatori non sono molto differenti
Kondrad Gruda, che ci riporta quanto riferito, dopo una loro visita in Cina, da quelle in uso in altri Paesi. Ecco un esempio tra i tanti del lavoro svolto:
dai polacchi Anna Wierniuk, allenatrice nazionale dei tuffi dal trampolino gli esercizi di riscaldamento alcuni giorni iniziano alle 6,30. Un gruppo di
e dalla piattaforma e Bartomiej Krynicki, anche esso allenatore di tuffi e bambini di circa 10 anni lavora sulle scale del suo internato eseguendo
collaboratore dell’Accademia dello sport di Varsavia, nel 2° numero del salti a piè pari sugli scalini, fino al terzo piano, con una cavigliera da 1 kg
2005 della rivista polacca Forum Trenera (Konrad Gruda, Trainingsalltag in ad ogni gamba e un giubbetto zavorrato di oltre 15 kg. Più una tortura
Cina, in Aktuelles in Kürze, Leistungssport 2, 2006, 27). In Cina, l’allena- che un allenamento, durante il quale bambini e bambine piangono, grida-
mento nei tuffi inizia con bambini di cinque anni e fin dall’inizio l’atteg- no, anche perché l’istruttore non solo li incita, ma li sferza con un frustino
giamento è quello verso un allenamento estremamente intensivo e il suc- fatto di corde intrecciate, ma continuano a esercitarsi. Chi si ribella o
cesso. La qualità viene raggiunta attraverso il numero delle ripetizioni. interrompe l’allenamento viene punito. Una punizione normale è mezz’ora
L’idea guida è quella che la prima cosa che si deve insegnare è il “senso per di verticale rovesciata alla parete. La differenza rispetto agli atleti che
il tuffo”. Secondo gli Autori polacchi, i carichi che si utilizzano con ragazzi sono seguiti dagli Autori è nel fatto che i giovani cinesi sono disposti a
da 7 a 10 anni non sarebbero pensabili nel loro Paese. Infatti, in Polonia, sottoporsi ad un regime intensivo di allenamento (cfr. tabella), a soffrire,
come in tutti i Paesi europei in primo piano c’è la salute dell’atleta e l’alle- diremmo a farsi “torturare”, coscientemente e con impegno, realizzando
namento è programmato in modo tale che se gli atleti terminano di prati- accuratamente i loro compiti d’allenamento. E non occorre, come invece
care sport a livello agonistico possono condurre una vita normale. In Cina avviene altrove, che l’allenatore controlli se stanno svolgendo il loro pro-
invece conta solo il successo a qualsiasi costo, indipendentemente dalle gramma di allenamento. Se ciò sia connaturato alla cultura del loro Paese,
conseguenze che potrebbe comportare. E la filosofia, vista anche l’ampiez- o frutto della pressione (o meglio repressione) sociale alla quale sono sog-
za del materiale umano sul quale possono contare, sembra essere quella, getti resta una domanda senza risposta. Ai Giochi olimpici di Pechino
propugnata qualche anno fa anche da qualche nostro allenatore, che un mancano solo due anni ed è legittimo chiedersi come sarà possibile oppor-
vero talento non si “rompe” mai. Un esempio della pratica dell’allenamen- si ad un impegno di allenamento così gigantesco visto che questo non
to in Cina è quello che i due allenatori polacchi che hanno ricavato da una riguarda solo i tuffi o gli sport tecnico-compositori. Sembra, infatti, che
visita al Centro d’allenamento olimpico di Bao Ding a circa 130 km da l’allenamento sia organizzato allo stesso modo anche in discipline nelle
Pechino, specializzato per i tuffi dal trampolino, dalla piattaforma e il quali gli atleti cinesi non hanno (per ora) un ruolo molto importante. Per
nuoto. Il Centro si compone di un edificio nel quale ha sede la direzione, questa ragione è certo che gli atleti degli altri Paesi non avranno vita faci-
una mensa per 150 persone e un internato nel quale alloggiano gli atleti. le in una edizione dei Giochi olimpici che il Governo cinese vuole che
Vi sono poi due settori. Nel primo si trovano una piscina di 50 m ad otto siano un’Olimpiade cinese, che deve mostrare a tutto il mondo la rinnova-
corsie e una di 25 m per il riscaldamento, una sala pesi e una palestra. Il ta potenza di un popolo che, non dimentichiamolo, ha subito l’umiliazione
secondo, il Centro tuffi, è dotato di una vasca tuffi con macchina per le di vedere scritto sulle cancellate delle concessioni europee che avevano
bollicine in acqua e una torre con una piattaforma larga circa 15 m, quat- sede sul suo proprio territorio: "Vietato ai cani e ai cinesi". Malgrado tutto
tro trampolini da 3 m e 4 da 1 m. Ne fanno parte anche due palestre – ciò, comunque, è bene non essere troppo pessimisti, perché il bello della
una attrezzata con sei trampolini da 3 m, quattro da 1 m per i tuffi a competizione sportiva rimane sempre l’imprevedibilità del suo esito.
secco su cumuli di materassoni e in fosse paracadute e quattro grandi A cura di Mario Gulinelli
Martedì 08.30-10.15 Allenamento acrobatico dal trampolino “a secco” e sul trampolino elastico, più esercizi di forza
10.15-11.45 Tuffi dal trampolino e dalla piattaforma (in vasca tuffi)
14.30-16.00 Allenamento acrobatico dal trampolino “a secco” e sul trampolino elastico
16.00-19.20 Tuffi dal trampolino e dalla piattaforma (in vasca tuffi)
Mercoledì 14.30-16.00 Allenamento acrobatico dal trampolino “a secco” e sul trampolino elastico
16.00-19.20 Tuffi dal trampolino e dalla piattaforma (in vasca tuffi)
Giovedì 08.30-10.15 Esercizi di forza e allenamento acrobatico dal trampolino “a secco” e sul trampolino elastico
10.15-11.45 Tuffi dal trampolino e dalla piattaforma (in vasca tuffi)
14.30-16.00 Allenamento acrobatico dal trampolino “a secco” e sul trampolino elastico
SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXV n.70
Sabato 08.30-10.15 Allenamento acrobatico dal trampolino “a secco” e sul trampolino elastico
10.15-11.45 Tuffi dal trampolino e dalla piattaforma (in vasca tuffi)
13.30-15.00 Tuffi dal trampolino e dalla piattaforma (in vasca tuffi)
15.00-16.30 Esercizi di forza e di salto
Domenica Riposo
Scuola dello Sport
Corsi
di
formazione
MANAGER SPORTIVI
Contenuti Contenuti
Legislazione di riferimento • sport e impianti sportivi • pianificazione I problemi della gestione dell’alimentazione degli atleti di alto livello
e programmazione • sostenibilità ambientale dello sport, degli impianti e nelle situazioni di preparazione alla gara e di gara • le problematiche
degli eventi sportivi • fasi dell’intervento edilizio • criteri preliminari alimentari nelle condizioni estreme della gara specie in contesti non abituali
di progettazione e normative tecniche di riferimento • costi di costruzione
e gestione • criteri, forme e soggetti della gestione • introduzione Periodo e modalità di svolgimento
ad argomenti specialistici • casi di studio Il seminario si svolgerà il 13 ottobre 2006
Obiettivi
Offrire un approccio culturale, una metodologia di riferimento, un quadro
LO STRETCHING: ATTUALITÀ E PROSPETTIVE
delle conoscenze tecniche e delle normative necessarie a progettare 5° Seminario per tecnici sportivi
gli impianti e complessi sportivi Obiettivi
Fornire le informazioni più attuali sull’importanza e l’utilizzazione
Contenuti dello stretching nella preparazione degli atleti e nel riscaldamento
L’attività di progettazione: scelta, localizzazione, dimensionamento pre-gara
dell’impianto • l’inserimento ambientale • le fasi di definizione tipologica
e tecnologica del progetto • approvazione, finanziamento, realizzazione, Contenuti
gestione dell’impianto Esperienze e conoscenze scientifiche sulle procedure per gestire in modo
integrato il recupero fisiologico-psicologico degli atleti dopo carichi notevoli
Periodo e modalità di svolgimento di allenamento e di gara • le modalità d’intervento del tecnico,
Il corso si svolgerà il 2-3 novembre 2006 del preparatore atletico, del medico, dello psicologo
Performance models in many sports require athletes to be able to repeat high tear ducts, and through the ears with the external acoustic apparatus and the
and medium intensity muscular actions such as sprints, jumps and other lateral surface of the eardrum membrane, it is in continuous contact with the
movements characterised by maximum muscular strain. In particular, team external environment. It is thus the heaviest and most extensive structure of
sports require an aptitude for performing a rapid series of sprints. Some the human body, and has a number of major functions. The work provides a
researchers and method theorists identify this athletic capacity with so-called brief illustration of the main notions of histology, physiology and hygiene
“resistance to speed”. However, the question is under what conditions these regarding the skin and related parts, with information to enable people in the
sprints or efforts can best be performed, and what is the duration of the sports sector to become more familiar with the secrets of the skin so as to
effort and of the recovery. This work attempts to answer these questions, and better exploit its potentials in sports. There is also advice on how to help ath-
to make an analysis for team sports performance, focusing on some of the letes have a better relationship with their skin and thus prevent some of the
many studies that have dealt with this particular athletic quality or aptitude. most commonly occurring problems.