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Thomas C. Hart
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Thomas C. Hart
Admiral Thomas C. Hart (1942).jpg
Soprannome "Terrible Tommy"
Nascita Davison, Michigan, 12 giugno 1877
Morte Sharon, Connecticut, 4 luglio 1971
Cause della morte Infarto miocardico acuto
Luogo di sepoltura Cimitero nazionale di Arlington
Dati militari
Paese servito Stati Uniti Stati Uniti
Forza armata Flag of the United States Navy.svg United States Navy
Arma Marina militare
Specialità Artiglieria navale
Armamento silurante
Sommergibili
Anni di servizio 1897-1945
Grado Ammiraglio
Guerre Guerra ispano-americana
Prima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
Campagne Campagna delle Filippine
Campagna delle Indie orientali olandesi
Battaglie Battaglia navale di Santiago de Cuba
Occupazione statunitense di Veracruz
Comandante di Cacciatorpediniere USS Lawrence, Hull
3ª, 4ª, 5ª e 18ª Divisione sommergibili
Incrociatore protetto Chicago
3ª Flottiglia sommergibili
Nave appoggio Beaver
Nave da battaglia Mississippi
Flotta dei sommergibili
Control Force
6ª e 5ª Divisione incrociatori; Scouting Force
Asiatic Fleet
Flotta dell'ABDACOM
Decorazioni Vedi qui
Studi militari United States Naval Academy (Annapolis)
Altre cariche Ispettore armamenti (silurificio di Newport)
Sovrintendente della United States Naval Academy
Membro e presidente del Comitato generale
Senatore (Connecticut)
Fonti citate nel corpo del testo
voci di militari presenti su Wikipedia
Manuale
Thomas Charles Hart (Davison, 12 giugno 1877 – Sharon, 4 luglio 1971) è stato un
ammiraglio statunitense, la cui carriera si sviluppò dalla guerra ispano-americana
a gran parte della seconda guerra mondiale.

Si arruolò nella United States Navy nel 1897 e partecipò in prima linea alla guerra
contro la Spagna l'anno successivo, facendosi notare. All'inizio del XX secolo si
specializzò in artiglieria navale e poi nel siluro, tanto da scrivere con un
superiore un manuale d'impiego. Questa versatilità fece sì che fosse imbarcato sia
su grandi navi da battaglia, sia su cacciatorpediniere che, anzi, rappresentarono
per lui i primi comandi in mare. Tra il 1911 e il 1914 lavorò inoltre in un
silurificio, acquisendo grande padronanza tecnica e avvicinandosi alle dinamiche
politiche di fabbrica: in questo periodo egli e Franklin Delano Roosevelt
svilupparono una reciproca antipatia. Nel 1916-1917 comandò una divisione di
sommergibili con risultati tanto buoni che raggiunse rapidamente il grado di
capitano di vascello, per poi partecipare alla prima guerra mondiale alla testa di
un gruppo di battelli distaccato nel Regno Unito. Negli anni venti continuò i
variegati incarichi: comandò una flottiglia sottomarina, una nave da battaglia,
concluse la propria formazione al Naval War College (1923), nel 1927-1929 fu
Ispettore degli armamenti nel silurificio doveva aveva già lavorato e, infine, fu
promosso contrammiraglio e messo a capo della forza sottomarina statunitense. Forte
della sua esperienza, fu sovrintendente della United States Naval Academy tra 1931
e 1934; tornò al servizio in mare alla testa di una divisione di incrociatori
pesanti e in seguito assunse il comando della "Scouting Force" della United States
Pacific Fleet, divenendo viceammiraglio. Alla fine degli anni trenta entrò nel
Comitato generale della Marina, nel quale ebbe grande influenza. Nel luglio 1939
salì al grado di ammiraglio e fu inviato a Manila, per prendere il comando della
United States Asiatic Fleet. Con il materiale spesso non moderno di cui dispose e
ostacolato anche da carenze logistiche, Hart si preparò a una possibile guerra
contro l'Impero giapponese.

Nelle prime ore di ostilità le forze aeree statunitensi furono annientate e l'unica
base navale attrezzata distrutta. Hart ripiegò con la propria flotta nelle Indie
orientali olandesi e, il 15 gennaio 1942, assunse il comando delle forze navali del
composito ABDACOM; colse un successo isolato a Balikpapan, ma fu sollevato dal
posto già il 15 febbraio per motivazioni politiche. Rimpatriò e ricoprì incarichi
minori fino al febbraio 1945, quando concluse il servizio attivo nelle forze armate
per divenire senatore del Connecticut. Scaduto il mandato si ritirò a vita privata
con la famiglia e morì in casa propria, a 94 anni.

Indice
1 Biografia
1.1 Giovinezza e inizio della carriera
1.2 Il primo Novecento e la Grande Guerra
1.3 Gli anni venti e trenta
1.4 La seconda guerra mondiale
1.4.1 Nelle Filippine
1.4.2 Nelle Indie orientali olandesi
1.5 Ultimi incarichi, ritiro e morte
2 Famiglia
3 Dedicazioni
4 Onorificenze
4.1 Nazionali
4.2 Straniere
5 Note
6 Bibliografia
7 Altri progetti
8 Collegamenti esterni
Biografia
Giovinezza e inizio della carriera
Thomas Charles Hart nacque il 12 giugno 1877 nel paese di Davison, situato nella
contea di Genesee in Michigan, da Thomas M. Hart e da Isabella Ramsey coniugata
Hart.[1] Nell'infanzia e nella prima adolescenza si formò nelle scuole pubbliche di
Davison e della vicina cittadina di Flint; espresse poi il desiderio di arruolarsi
nella United States Navy: riuscì a passare l'ammissione nel maggio 1893 ed entrò
nella United States Naval Academy di Annapolis, nel Maryland, e si diplomò il 4
giugno 1897,[1] settimo[2] o tredicesimo in una classe di quarantasette allievi.[3]
All'epoca i regolamenti della Marina statunitense prevedevano un periodo di due
anni prima che la recluta potesse ricevere nomine o incarichi ufficiali. Perciò,
con la qualifica di aspirante guardiamarina, Hart fu imbarcato sulla nave scuola
Alliance e vi rimase per sei mesi, completando la prevista prima crociera e un
addestramento basilare. Prima della fine del dicembre 1897 fu trasferito
all'equipaggio della moderna nave da battaglia USS Massachusetts, a bordo della
quale visse la sua prima esperienza bellica nel contesto della guerra ispano-
americana, scoppiata nel 1898.[4] La Massachussets fu infatti inviata con la
formazione preposta la blocco navale di Santiago di Cuba e combatté nella battaglia
navale del 3 luglio. Quando arrivò il momento di sbarcare, Hart fu tra i marinai
scelti per condurre le inadeguate barche a remi cariche di soldati: egli spiccò per
le abilità di navigazione tra scogliere e nel mare agitato. Ebbe una lettera
d'encomio e fu riassegnato all'equipaggio dello yacht USS Vixen, requisito
all'inizio delle ostilità. A bordo, Hart strinse una sincera e duratura amicizia
con il comandante, tenente di vascello Alexander Sharp jr., e il suo vice, il
guardiamarina Arthur MacArthur III, fratello maggiore del celebre generale. Per il
resto della guerra si occupò di ricevere i dispacci provenienti dall'United States
Army e recarli ai comandi a terra, impegnati nell'assedio di Santiago; a bordo del
Vixen, inoltre, era di solito preposto ad accogliere Theodore Roosevelt, vice del
Segretario alla Marina e coinvolto negli scontri contro gli spagnoli: Hart
rivestiva di solito il ruolo di ordinanza per l'ufficiale.[2][3] Il conflitto
terminò ad agosto e nel settembre 1898 Hart fu brevemente trasferito alla piccola
unità USS Hist prima di fare rapporto a bordo della nave da battaglia USS Indiana;
fu quindi assegnato per un periodo al servizio a terra prima di imbarcarsi,
nell'ottobre 1899, sul vecchio sloop-of-war USS Hartford. Sembra che già il 1º
luglio dello stesso anno avesse ricevuto la nomina a guardiamarina.[4]

Il primo Novecento e la Grande Guerra


All'inizio del XX secolo l'Accademia di Annapolis stava profondamente modificando
impostazione e scopi sotto gli stimoli del dinamico presidente Roosevelt, certo che
una marina militare numerosa e ben addestrata fosse la chiave per espandere
l'influenza statunitense. In quest'ottica, il promettente Hart fu richiamato
all'istituto nell'ottobre 1902 e creato istruttore reclute proprio in virtù della
preziosa esperienza bellica: insegnò nel Dipartimento armamenti e artiglieria
navale e collaborò con il capitano di fregata William Fullam nell'aggiornamento del
manuale relativo, usato ad Annapolis dal 1903 al 1918.[4][5] Concluso questo
servizio nel maggio 1904, fu assegnato alla nave da battaglia USS Missouri in
qualità di division officer, figura occupantesi del personale di leva a bordo di
una nave;[4] era intanto divenuto, in data non specificata dalle fonti, tenente di
vascello.[3] Dal dicembre 1905 al novembre 1906 ricevette il primo comando della
sua carriera, il cacciatorpediniere USS Lawrence. Hart rimase colpito dalle
potenzialità del siluro e si interessò personalmente a questa tecnologia, maturando
una solida conoscenza che lo rese l'ufficiale più esperto in questo campo nella
Marina statunitense coeva; proseguì dunque su questa strada quale supervisore
dell'allestimento finale del cacciatorpediniere USS Hull e ne divenne il primo
comandante. Nel giugno 1907, però, fu ridestinato a un posto nell'Ufficio armamenti
al ministero della Marina di Washington proprio in virtù della sua fama di esperto
di armi. Vi lavorò per due anni con profitto, confermando ai superiori le proprie
capacità, e nell'ultima fase di questo incarico (gennaio-giugno 1909) fu inoltre
aiutante di campo del Vicesegretario alla Marina.[4][5] Hart tornò al servizio in
mare a bordo della nave da battaglia USS Virginia come ufficiale all'artiglieria,
rimanendovi sino al dicembre 1909.[4] Il comandante dell'unità era allora il suo
amico Alexander Sharp, che lo incoraggiò a imporre un severo regime d'addestramento
nella pratica del tiro: ciò si tradusse in un'ottima prestazione della Virginia
durante una competizione interna alla Marina. Hart fu premiato con la promozione a
capitano di corvetta e a ulteriore riconoscimento delle sue doti gli fu affidata la
cura dell'allestimento finale della nuova nave da battaglia USS North Dakota: al
momento dell'entrata in servizio (11 aprile 1910) prese il posto di ufficiale capo
all'artiglieria.[4][6]
Operai a tecnici nello stabilimento per i siluri a Rhode Island: erano sotto la
responsabilità di Hart
Ormai noto e affermato negli ambienti militari, Hart fece rapporto nell'ottobre
1911[4] e fu inviato a Newport nel Rhode Island, dove era da poco in funzione una
fabbrica di siluri. Egli assunse la direzione del reparto tecnico e, attorniato da
altri specialisti, si dedicò a studiare i rivoluzionari siluri Whitehead forniti
dai britannici; li modificò secondo le specifiche inviate dagli alti comandi e
sviluppò il Mark 5 nel 1911. Il siluro era efficace e le commesse incrementarono,
tanto che Hart si occupò di razionalizzare la produzione e di assumere molti
lavoratori civili che, pur lavorando con turni pesanti, erano a stento in grado di
rispettare i tempi: ne nacque così una vertenza tra Hart e il sindacato dei
metalmeccanici. Il giovane ufficiale aveva rispetto per il lavoro manuale – la sua
famiglia proveniva dall'ambiente dell'artigianato – e sembra avesse deciso di
pagare stipendi superiori a quelli mediamente percepiti in aziende civili; egli,
perciò, si fece forte di queste concessioni per farsi amici i rappresentanti di
fabbrica e rintuzzare le denunce del sindacato. Tale strategia gli inimicò l'allora
Vicesegretario alla Marina Franklin Delano Roosevelt, preposto (tra le sue
funzioni) a supervisionare la forza lavoro civile della United States Navy e
sostenitore, al contrario, dei segretari dei sindacati. Il contrasto tra i due
rimase vivo negli anni.[7] Il mandato alla fabbrica si rivelò cruciale
nell'approfondimento delle applicazioni dei siluri, nonché della politica.[8] Nel
settembre 1914 Hart tornò al servizio in mare quale vicecomandante della nave da
battaglia USS Minnesota.[4] Con questa unità partecipò alla seconda fase
dell'intervento statunitense a Veracruz e fu provvisoriamente il capo di stato
maggiore del reparto marine della corazzata, sbarcato su suolo messicano;[8] il
ruolo lo portò a essere presente a più di una delle negoziazioni intercorse con le
milizie locali.[3] Dopo che la situazione in Messico era tornata sotto controllo,
Hart continuò a servire sulla Minnesota in regolari esercitazioni e crociere. Nel
febbraio 1916 nuovi ordini lo destinarono alla base di Pearl Harbor, nelle isole
Hawaii, per prendere il comando della 3ª Divisione sommergibili, parte della
Pacific Torpedo Flotilla: sebbene egli non avesse alcun genere di preparazione
specifica sui battelli subacquei, avrebbe potuto ciononostante rimediare ai difetti
che erano stati riscontrati nei siluri in uso. Giunto a Oahu, Hart si rese conto
sia che la divisione affidatagli era mediocre, sia che il posto era caratterizzato
da una vivace vita notturna; dispose dunque che i suoi sommergibili passassero
buona parte delle giornate a incrociare nelle acque dell'arcipelago, allo scopo di
mantenere in forma gli uomini e affinarne le capacità: lui stesso si impose questa
routine e diversi suoi sottoposti gli si fecero ostili. In tutta risposta, Hart ne
preparò il trasferimento sul continente senza avvisarli, se non quando li ebbe
ricevuti nel proprio ufficio, e l'episodio gli guadagnò il soprannome di "Terrible
Tommy". Egli si dedicò quindi all'esigente addestramento dei sommergibilisti che
dette i suoi frutti, ad esempio incrementando nettamente la precisione nel lancio
dei siluri e la forma fisica degli equipaggi. I risultati raggiunti gli valsero nel
gennaio 1917 la promozione a capitano di fregata e, informalmente, il
riconoscimento di essere parte della "vecchia guardia" della branca
sommergibilistica statunitense. Fu avanzato al grado di capitano di vascello tre
mesi più tardi, in concomitanza con l'entrata degli Stati Uniti nella prima guerra
mondiale.[9]

La Bushnell (qui nel 1947), nave ammiraglia di Hart nella prima guerra mondiale
In maggio lasciò la divisione e Pearl Harbor per tornare sulla costa orientale,
dove le alte sfere gli avevano assegnato in contemporanea il posto di comandante
della base di sommergibili a New London, di capo di stato maggiore del comandante
della forza sottomarina della United States Atlantic Fleet e di comandante
dell'incrociatore protetto USS Chicago. In ogni caso mantenne il triplo incarico
solo per il mese di luglio perché, nell'agosto 1917, fu messo a capo di una coppia
di divisioni sommergibili (la 4ª e la 5ª, la cui ammiraglia era la nave appoggio
sommergibili USS Bushnell) con l'ordine di spostarsi in Europa e contribuire alla
lotta contro gli U-Boot della Kaiserliche Marine.[4] Poiché le sue unità della
classe K[3] non erano capaci di navigare attraverso l'oceano Atlantico e arrivare
fino al Regno Unito, Hart escogitò un trasferimento in due scaglioni dei suoi
battelli mediante l'impiego di grandi rimorchiatori di squadra, che trainarono i
suoi undici sommergibili nella gran parte del viaggio da Filadelfia alle Azzorre.
Da qui essi proseguirono per l'Irlanda, dove arrivò anche Hart con due navi
appoggio;[10] egli organizzò le basi e la collaborazione con gli alleati britannici
a Queenstown, Portsmouth e Harwich tra l'aprile e il giugno 1918. Soggiornò
brevemente anche a Londra prima di essere richiamato durante luglio negli Stati
Uniti, dove il ministero della Marina, ad agosto, lo nominò responsabile dell'arma
sottomarina in seno all'Ufficio del Capo delle operazioni navali, alle dirette
dipendenze del dicastero.[4] Non appena insediatosi rese un rapporto dettagliato
sulla battaglia dell'Atlantico e sui provvedimenti adottati dai britannici,[10]
nonché sulla sua attività, invero priva di qualsivoglia evento degno di nota – i
suoi sommergibili non avvistarono neppure un U-Boot. Hart dedicò molte energie ad
avviare il suo dipartimento, appena fondato e senza una competenza ben delineata, e
si ritagliò uno spazio d'influenza nei nuovi progetti e nella definizione delle
norme generali.[3]

Gli anni venti e trenta

La corazzata Mississippi nel 1927: il comando di questa unità fu ritenuto da Hart


uno dei momenti più alti del suo servizio militare
Hart mantenne il suo ruolo fino al luglio 1920, quando fu informato di essere stato
nominato comandante della 3ª Flottiglia sommergibili, una delle componenti della
United States Asiatic Fleet suddivisa tra la Cina e la colonia delle Filippine.
Hart si trasferì dunque in Estremo Oriente con l'aggiuntivo ruolo di capitano della
nave appoggio del reparto, la USS Beaver, confermando le proprie doti tecniche e di
leadership, tanto che dal marzo all'agosto 1921 cumulò anche il controllo della 18ª
Divisione sommergibili.[4] Era però un ufficiale di bandiera che, ancora, non aveva
ricevuto una formale e completa preparazione: ottenne perciò di essere rimpatriato
(1922[3]) ed entrò al Naval War College di Newport, diplomandosi nel maggio 1923.
Poco tempo dopo fu contattato da emissari dell'United States Army e gli fu offerta
una cattedra all'Army War College di Washington, raro privilegio che Hart accettò;
fu quindi istruttore in quell'istituto per un anno.[11] Passato un breve periodo di
riposo, Hart viaggiò sino a Honolulu per prendere il posto di comandante della
moderna nave da battaglia USS Mississippi, il 6 giugno 1925.[12] Per i successivi
due anni Hart si costruì una solida esperienza sulle manovre complesse di una
flotta, nell'utilizzo armonioso di unità navali miste e nelle operazioni di squadre
di corazzate:[13] anni dopo egli ammise che aveva considerato quel periodo come il
massimo della sua carriera.[3] Nel 1927 fece ritorno sul continente e viaggiò fino
al 3º Distretto navale per fare rapporto al quartier generale, New York, dove
rimase alcune settimane in veste di vicecomandante; ricoprì quindi il ruolo di
supervisore generale per la parte militare del porto cittadino. Il 4 ottobre,
infatti, divenne Ispettore degli armamenti al silurificio di Newport ed esercitò
questo incarico fino al giugno 1929. Il mese successivo si sistemò sulla USS
Holland, centro nevralgico dal quale dirigeva tutte le formazioni di sommergibili
con la qualifica di "Commander Submarine Divisions": egli faceva riferimento al
comando della flotta da battaglia.[12] Durante il mese di settembre avanzò al grado
di contrammiraglio, in accordo alle sue nuove funzioni.[3] Tuttavia i trattati
navali di Washington e di Londra (quest'ultimo siglato nell'aprile 1930) imposero
limitazioni al numero e al tonnellaggio dei sommergibili per i firmatari: Hart fu
così costretto a ridurli da 106 a cinquantacinque, a redistribuirli nei due oceani
e a vedersi sospendere sine die tutti i progetti e le costruzioni.[13] Nel maggio
1930 assunse il comando della cosiddetta "Control Force" che era demandata a
difendere le rotte atlantiche, salvo riprendere il precedente ruolo nel gennaio
1931, che ora rispondeva al titolo di "Commander Submarine Force". Questo secondo
mandato durò pochi mesi e il 1º maggio Hart iniziò la sovrintendenza dell'Accademia
navale ad Annapolis. In genere era un posto riservato a un ammiraglio, ma i massimi
dirigenti della United States Navy avevano molta fiducia in Hart che, in effetti,
ottenne elogi per il proprio operato e mantenne il posto fino al 18 giugno 1934.
[12][13] In questi anni si avvicinò al tenente generale Douglas MacArthur, capo di
stato maggiore dell'esercito e che aveva avuto modo di conoscere in passato
attraverso il fratello maggiore.[3]

Hart in uniforme da contrammiraglio. Nella destra tiene una tradizionale feluca.


Ceduta la sovrintendenza, a luglio fu messo a capo della 6ª Divisione incrociatori,
parte della "Scouting Force", e issò la propria bandiera sull'incrociatore pesante
USS Louisville.[12] Hart aveva espresso la propria preferenza per gli incrociatori
e aveva declinato ciò che gli aveva offerto l'alto comando, ovvero una divisione di
navi da battaglia; egli, infatti, riteneva di aver già passato abbastanza tempo a
bordo delle corazzate, unità preziose che raramente agivano in maniera
indipendente. Al contrario, l'incrociatore pesante era un tipo di nave scaturito
dalle limitazioni agli armamenti navali e si caratterizzava per dinamicità
d'impiego.[3] Hart dette prova di maestria e nel febbraio 1935[14] o aprile 1935
divenne egli stesso comandante della "Scouting Force", cumulando inoltre il
controllo della 5ª Divisione incrociatori.[12] Le fonti non menzionano quando
avvenne la nomina a viceammiraglio, necessaria per tenere una posizione del genere.
Partecipò subito dopo a una delle complesse esercitazione generali (detta "Fleet
Problem XVI") nella parte di una formazione nemica; Hart radunò dodici degli
idrovolanti imbarcati sulle sue unità e li inviò in un fittizio bombardamento
contro le installazioni dell'atollo di Midway, mettendo in luce il proprio concetto
di utilizzo aggressivo degli incrociatori.[3] Cosa accadde dopo è dibattuto dalle
fonti: secondo una, Hart lasciò la Scouting Force nel giugno 1936 e fu poco dopo
integrato nel Comitato generale della Marina, una sorta di consiglio di decani per
l'alto comando e del quale divenne presidente nel dicembre 1936.[12] Un'altra
fonte, invece, afferma che soltanto il 23 gennaio 1937 arrivò l'assegnazione al
Comitato, una nomina curiosa poiché, per consuetudine, era data ad alti ufficiali
alla fine della carriera: nel 1937, tuttavia, ancora cinque anni separavano Hart
dalla pensione.[3] In ogni caso la nuova posizione gli permise di intervenire
incisivamente nella scelta dei nuovi progetti[14] e si oppose con tutti i suoi
poteri alla massiccia immissione di grandi sommergibili oceanici: Hart li riteneva
giganti inutili e, al contrario, era convinto assertore dell'efficacia dei battelli
costieri. Nel 1938 ne nacque un'accesa rivalità con il contrammiraglio Charles
Lockwood, risolta con la compromissoria ordinazione di solo sei esemplari classe
Tambor. Tra le altre questioni, il Comitato si occupò della innovativa classe
Atlanta e Hart figurò tra coloro che ne caldeggiarono l'adozione.[15] In ogni caso
questo consesso operò tra i limiti imposti dai trattati navali e le ristrettezze
economiche della Grande depressione; fu giocoforza tagliare i costi, indirizzare le
non enormi risorse verso pochi progetti, risparmiare su manutenzione e collaudi.
Furono distribuiti siluri e proietti sommariamente testati, che in guerra dovevano
rivelarsi di funzionamento erratico (specie i Mark 14 per i sommergibili).[16]

All'inizio del 1939 Hart era tra i nomi selezionabili per il ricambio ai vertici
della United States Pacific Fleet e della Asiatic Fleet. Con gli ottimi trascorsi
di servizio che poteva sfoggiare, Hart era un candidato papabile per la prima:
sembra però che Roosevelt, suo vecchio avversario ora presidente, ne abbia
ostacolato la nomina.[3] L'ufficiale fu così destinato all'Estremo Oriente, assunse
il nuovo comando il 25 luglio 1939 e concordemente fu elevato al grado di
ammiraglio.[15] All'epoca l'Asiatic Fleet comprendeva la nave ammiraglia USS
Augusta, l'incrociatore leggero USS Marblehead, tredici cacciatorpediniere della
vecchia classe Clemson con la propria nave appoggio, sei sommergibili classe S
(affiancati da un'altra unità d'appoggio), un grosso stormo di trentasei
idrovolanti Consolidated PBY Catalina servito da un paio di navi ausiliarie, una
variegata flottiglia di cannoniere costiere o fluviali e infine il 4º Reggimento
marine: le cannoniere e questo reparto terrestre erano schierati in Cina, a
Shanghai e lungo il Fiume Azzurro (cosiddetta "pattuglia dello Yangtze"), per
proteggere gli interessi statunitensi nel paese sconvolto dalla guerra.[17] Hart si
ritrovò dunque alla testa di una flotta dotata di materiale di modesto valore,
quando non obsoleto, chiamata a operare su una vasta area geografica, priva di
adeguato supporto logistico e in un'atmosfera di crescente tensione internazionale,
specie con il minaccioso Impero giapponese. Non appena arrivato a Manila, sede del
16º Distretto navale, preferì sollevarne il comandante che aveva dato segni di
squilibrio mentale; sino al novembre 1941 Hart cambiò altri cinque ufficiali in
questo ruolo poiché, secondo l'ammiraglio, Washington gli inviava individui «[...]
che non erano della qualità necessaria alle particolari condizioni».[18]

La seconda guerra mondiale


Nelle Filippine

Il presidente filippino Manuel Quezón (al centro), la giornalista Clare Boothe Luce
e Hart, in abiti civili, a un ricevimento a Manila, nell'ottobre 1941
Nel gennaio 1941 il capitano di fregata John McCrea, aiutante del Capo alle
operazioni navali Harold Rainsford Stark, arrivò a Manila ed ebbe un lungo incontro
con Hart e lo stato maggiore dell'Asiatic Fleet: fu loro presentato il più recente
piano di guerra (WPL-44 o "Rainbow 3"[3]) nel caso non inverosimile di un attacco
giapponese. Inoltre McCrea mise al corrente Hart dei contatti presi con i
britannici e con le autorità delle Indie orientali olandesi, allo scopo di
coordinare gli Alleati anche nel Sud-est asiatico. Il piano prevedeva rinforzi
sostanziosi per l'ammiraglio Hart ma, per ragioni politiche, Washington ribaltò le
direttive: egli avrebbe dovuto arrangiarsi con ciò che aveva, fornendo supporto
(soprattutto per quanto riguardava i cacciatorpediniere) alla Eastern Fleet
stanziata a Singapore che, presto, avrebbe integrato navi da battaglia e una
portaerei. Contatti e accordi con gli olandesi furono decisamente rari e gli
statunitensi, Hart compreso, facevano affidamento sul fatto che Londra e il governo
in esilio neerlandese avevano solide comunicazioni anche in ambito militare:
oltretutto Hart non si curò di conoscere meglio capi, scopi e mezzi della
Koninklijke Marine.[19] Problemi enormi e più immediati riguardavano la logistica e
Hart si dedicò in particolare a potenziare le strutture di Cavite, a disperdere
depositi di munizioni, fusti di benzina, riserve di carburante avio e a spostare in
tunnel gli apparecchi di comunicazione; l'isola di Corregidor fu dotata di
fortificazioni e numerosi pezzi d'artiglieria. La prevista stazione aerea a Cavite,
però, non fu mai costruita nonostante i 5 milioni di dollari già allocati. Hart
dirottò gli sforzi su due basi secondarie, a Mariveles e a Olongapo nella baia di
Subic, completate nell'estate 1941. A fine luglio, intanto, il generale Douglas
MacArthur aveva assunto il comando di tutte le forze terrestri nelle Filippine;
orgoglioso, borioso e certo che le forze navali non fossero poi così differenti
dall'esercito, MacArthur dimostrò una straordinaria mancanza di collaborazione.
Hart ne rimase stupito e irritato: sembra che il generale non sopportasse l'idea
che il collega avesse un grado in più e non risparmiava caustici commenti – Hart
riportò nel proprio diario che si sentì dire «[...] procurati una vera flotta,
Tommy, e così ti sentirai al tuo posto». MacArthur non volle tenerlo informato dei
propri piani, che coinvolgevano pressoché l'intera aeronautica sull'arcipelago, e
si ostinava a ripetergli che il Giappone avrebbe attaccato le Filippine solo nel
1945. L'ammiraglio fu poi indispettito dalle direttive confuse o irreali che gli
arrivavano dal ministero, il quale per giunta tardava a inviargli rinforzi. Con
leadership energica, Hart organizzò il trasferimento dalla Cina di tutte le
cannoniere capaci di affrontare il mare aperto alle Filippine; una fu ceduta a
Chiang Kai-shek, le altre cinque riuscirono nell'impresa e portarono a Manila anche
il contrammiraglio William Glassford, comandante della pattuglia dello Yangtze.
Tempestò Washington di dispacci e ottenne ventitré sommergibili con un'altra nave
appoggio, la vetusta portaerei/portaidrovolanti USS Langley e una squadriglia di
sei motosiluranti. Nel novembre 1940 aveva dovuto rinunciare all'incrociatore
Augusta e issare le proprie insegne sull'incrociatore pesante USS Houston;
tuttavia, il 4 dicembre 1941 incluse il moderno incrociatore leggero USS Boise,
arrivato a Manila con un convoglio.[20]

Cavite e la vicina base statunitense in fiamme, dopo il raid aereo giapponese del
dicembre 1941
Con il precipitare delle relazioni diplomatiche con Tokyo l'ammiraglio Stark inviò
a Hart, il 26 novembre 1941, un preavviso di guerra; secondo Rainbow 3 cominciò
subito a trasferire nelle Filippine meridionali o nelle Indie olandesi l'Asiatic
Fleet, lontano dal raggio d'azione dell'aviazione nipponica e meglio posizionata
per sostenere gli olandesi: lo Houston si ancorò a Iloilo, il Marblehead con otto
cacciatorpediniere e una delle navi appoggio andò nei porti del Borneo. Al contempo
Hart suddivise le sue forze in quattro Task force, dispiegò i sommergibili nei
punti strategici e ordinò una serie di ricognizioni con i Catalina.[21] Nei primi
giorni di dicembre ebbe un incontro con l'ammiraglio Thomas Phillips, comandante in
capo delle forze navali britanniche a Singapore, al quale garantì una divisione di
cacciatorpediniere. La sera del 7 dicembre, ovvero del 6 alle Hawaii a causa della
linea internazionale del cambio di data, andò a vedere un film in centro e si
coricò tardi.[3] Svegliato alle 03:30 dell'8 dicembre e informato dell'attacco di
Pearl Harbor, si precipitò all'edificio Marsman dove si trovava il quartier
generale e fece subito salpare lo Houston, la Langley e due cacciatorpediniere con
il contrammiraglio Glassford alla volta di Balikpapan.[22] Nel frattempo il
generale Lewis Brereton aveva richiesto a MacArthur di bombardare Formosa, allo
scopo sorprendere le forze aeree che si sapeva i giapponesi vi avevano concentrato,
ma ricevette una risposta negativa. Di conseguenza, anche a causa di una serie di
coincidenze e casualità, quando l'11ª Flotta aerea nipponica piombò sull'isola di
Luzon, colse a terra quasi tutti gli aeroplani e ne fece strage. I giapponesi
ottennero la superiorità aerea e ciò ridusse ancora di più le potenzialità
dell'Asiatic Fleet; d'altro canto, quella sera Hart indirizzò alle Indie olandesi
anche il Boise con tre unità minori.[23] Il 10 dicembre Cavite fu duramente colpita
da un'ottantina di bombardieri nipponici, la città fu devastata e sia la base, sia
l'arsenale statunitensi furono ridotti in rovina. Hart aveva assistito all'attacco
dal tetto del Marsman e fece evacuare verso sud tutte le unità sopravvissute
(cinque cacciatorpediniere e due dragamine), mentre il sommergibile USS Sealion,
troppo danneggiato, dovette essere mandato a fondo.[24][25] A Davao, intanto, due
Catalina erano stati distrutti e la nave appoggio USS William B. Preston fuggì
danneggiata nelle Indie olandesi. Il 12 un gruppo di Mitsubishi A6M assaltò
Olongapo ed eliminò i sette Catalina presenti.[26] Hart sperava di poter fare uso
proficuo dei sommergibili, pur essendo del tipo oceanico e non costiero (che egli
riteneva ben più utili nelle acque delle Filippine),[15] ma in generale la loro
efficacia fu ostacolata dai siluri difettosi che adoperavano; il 14 dicembre, ad
esempio, un attacco alla portaidrovolanti Sanyo Maru fallì proprio per mancato
innesco. Riuscirono a colare a picco solo due piccoli trasporti il 22 e 23
dicembre, al largo del Golfo di Lingayen, e a danneggiare un'altra unità.[27]
L'unico altro servizio utile fu l'avvistamento della flotta d'invasione nipponica
diretta nel golfo, effettuato dall'USS Stingray.[28] La situazione era critica e
Hart telegrafò al ministero che Manila non era più difendibile, informando che in
rada aveva ritenuto solo poche unità ausiliarie, mercantili e l'ammiraglia
sostitutiva – lo yacht/cannoniera Isabel. Allo stesso tempo i rapporti con
MacArthur si erano completamente deteriorati: il generale affermò che l'Asiatic
Fleet era inattiva e concedeva grande libertà alla Marina imperiale giapponese.[29]
Intanto le navi evacuate a sud si erano radunate a Balikpapan e, da lì, la squadra
statunitense decise sul momento di spostarsi a Soerabaja sull'isola di Giava; non
era stato preparato quasi nulla con gli olandesi. Secondo precisi ordini da
Washington, navi appoggio e unità minori proseguirono per Darwin, mentre
incrociatori e cacciatorpediniere furono messi a scortare convogli, invece di
pattugliare gli accessi a Giava.[30]

MacArthur si trovò presto in difficoltà a contenere le divisioni giapponesi che dal


Golfo di Lingayen calavano su Manila e, di sua iniziativa, annunciò il 24 dicembre
che Manila assumeva lo status di città aperta. Hart rimase ancora una volta
allibito, poiché il generale gli aveva assicurato, al contrario, che avrebbe
combattuto strenuamente prima di lasciare la capitale all'esercito nipponico. Non
era stato previsto alcun piano di evacuazione e, nella baia, erano rimasti solo un
Catalina, il sommergibile USS Shark e la nave appoggio Canopus. Nel caos della
rotta Hart fece salire gli ufficiali più capaci sull'idrovolante, egli prese posto
nel sommergibile con un'altra sessantina di persone e i due mezzi partirono il 25;
delle altre migliaia di uomini, compreso il 4º Reggimento marine ritirato da
Shanghai, solo una frazione trovò la salvezza su pochi altri sommergibili che,
cadute le Filippine, seguirono il resto dell'Asiatic Fleet. Tutto il materiale fu
lasciato pressoché intatto, poiché Hart non aveva avuto il tempo di pianificare
estesi sabotaggi.[31] Secondo un'altra fonte, invece, lo Shark salpò il 26
dicembre.[15]

Nelle Indie orientali olandesi

L'arrivo di Hart (in primo piano a sinistra) a Giava: il sommergibile sulla destra
è, presumibilmente, lo Shark
Lo Shark si fermò a Soerabaja il 2 gennaio 1942 dopo un viaggio assai scomodo e,
fattore grave, senza comunicazioni con l'esterno. Una volta a terra, Hart fu subito
avviato alla residenza del governatore generale a Batavia dove, il giorno
successivo, fu informato di essere stato scelto quale comandante supremo delle
forze navali del costituendo American-British-Dutch-Australian Command (ABDACOM).
Ricevette anche telegrammi dell'ammiraglio Stark che lo ragguagliavano sulla
campagna diffamatoria messa in atto da MacArthur in patria, ai danni dell'Asiatic
Fleet e di Hart in particolare.[32] Egli era però troppo prezioso in quel frangente
e lo dimostra il fatto che, pur avendo ormai 64 anni e avesse raggiunto i limiti
d'età secondo le leggi in vigore, Stark e il Segretario Frank Knox vollero
mantenerlo al suo posto.[3] Come COMABDAFLOAT, Hart ebbe il proprio vice nel
viceammiraglio Conrad Helfrich e uno stato maggiore misto: dapprima piazzò il
comando a Soerabaja, poi si trasferì a Batavia per migliore coordinazione con il
resto dell'ABDACOM che il 15 gennaio, con l'arrivo del generale Archibald Wavell,
divenne operativo. Pur conscio che gli olandesi si battevano per sopravvivere, Knox
ingiunse a Hart di combattere ma non di sacrificare le sue navi.[33] Vista la
carenza di supporto aereo e lo stato generale degli Alleati in Estremo Oriente,
l'ammiraglio fece quel che poté e dette un'impronta dinamica alle operazioni: nella
notte del 23-24 gennaio quattro cacciatorpediniere affondarono trasporti giapponesi
a Balikpapan e rientrarono indenni.[34] Il 2 febbraio riorganizzò le unità a sua
disposizione in una "forza d'urto" il cui comando fu affidato al contrammiraglio
Karel Doorman e che, due giorni dopo, inviò nella zona di Makassar per fermare
l'invasione di Celebes. Secondo un suo celebre ordine «[...] nessun vascello
[intendeva sia navi, sia sommergibili] lascerà la zona dell'azione fino a che non
sarà affondato o non avrà esaurito le munizioni». La squadra fu tuttavia
localizzata dai giapponesi e sostenne diversi attacchi aerei che danneggiarono il
Marblehead, rimandato negli Stati Uniti, e misero fuori uso una delle torrette
dello Houston; come contropartita, un sommergibile affondò il cacciatorpediniere
Natsushio l'8 febbraio.[12][35] Qualche giorno più tardi Hart inviò in pratica
l'intera flotta ABDACOM nelle acque di Sumatra sulla quale i giapponesi stavano
sbarcando, ma l'operazione fu un fiasco: un cacciatorpediniere olandese s'incagliò
su scogliere non mappate e, il 15 febbraio, Doorman manovrò per ore sotto gli
attacchi dei bombardieri giapponesi vicino all'isola di Bangka. Nessuna nave fu
colpita, ma gli Alleati ripiegarono per non incappare nella Marina imperiale, ormai
in guardia.[36]

Gli ammiragli Helfrich (sinistra) e Hart, vertice dell'ABDAFLOAT


Nel frattempo l'ABDACOM stava rivelando tutte le sue debolezze e rivalità interne.
I britannici si ritenevano scavalcati dagli americani. Gli olandesi pensavano che i
loro alleati non si impegnassero seriamente nel contrastare i giapponesi e, in
particolare, il viceammiraglio Helfrich era deluso sia dalle prestazioni dei
sommergibili statunitensi, sia dalla sua posizione in subordine a Hart pur essendo
il responsabile della Koninklijke Marine in Asia. Inoltre il generale MacArthur,
trincerato a Corregidor, si era visto negare un impossibile rifornimento via mare e
in una serie di messaggi al capo di stato maggiore, George Marshall, denunciò
apertamente l'ammiraglio come disfattista e codardo. Il generale Wavell era poi in
totale disaccordo con le valutazioni strategico-militari di Hart circa le forze
armate giapponesi, che il britannico sottovalutava, e fece comunicare al primo
ministro Winston Churchill che era sua opinione che ABDAFLOAT fosse affidata a un
ufficiale olandese. Nello stesso gennaio 1942 Churchill espose il delicato
argomento al presidente Roosevelt che, a sua volta, interloquì con il nuovo Capo
alle operazioni navali ammiraglio Ernest King; ma a sua insaputa Roosevelt aveva
già concordato in privato con Churchill che Hart doveva essere rimosso.
Quest'ultimo, il 29, ebbe un incontro con Wavell e, dopo avergli spiegato che si
trattava di una questione politica, gli disse che se Helfrich doveva succedergli,
era necessaria una lettera ufficiale dal governatore neerlandese: Hart sperava in
questo modo di mettere in una posizione difficile il suo interlocutore, invece
fornì involontariamente un appiglio a suoi avversari. King rimase deluso dalla
piega presa dagli avvenimenti, inviò un telegramma al collega per spiegargli la
situazione nel complesso (non ultima l'atmosfera a Washington) e gli confessò che
lo stesso presidente era ormai convinto che il vertice navale dell'ABDACOM doveva
essere cambiato: gli suggerì di richiedere una sostituzione per "ragioni di
salute". Con riluttanza, Hart accettò proprio durante la giornata del 15 febbraio e
il suo posto fu assunto da Helfrich.[37] Lasciò immediatamente Giava con un forte
senso di rimorso, secondo i testimoni, per dover abbandonare gli uomini e gli
equipaggi che aveva a lungo comandato.[3]

Ultimi incarichi, ritiro e morte

Conclusa la vita militare, Hart fu senatore del Connecticut


Hart rientrò negli Stati Uniti nel maggio 1942 e fu decorato da Roosevelt con una
Gold Star, rappresentante la seconda assegnazione della Navy Distinguished Service
Medal ottenuta negli anni dieci, e fu nominato presidente del Comitato generale
onorificenze. Un mese più tardi venne a sapere che la United States Asiatic Fleet
era stata ufficialmente sciolta, sebbene fosse già pressoché scomparsa dopo le
battaglie navali del Mare di Giava e della Sonda. Il 1º luglio fu collocato nella
lista degli ufficiali a riposo e, il mese successivo, tornò a occupare un seggio
nel Comitato generale della Marina: mantenne i due incarichi fino al 31 ottobre,
quando lasciò la presidenza del Comitato onorificenze. Nel febbraio 1944 il
Segretario alla Marina scelse Hart per presiedere una commissione relativa
all'attacco di Pearl Harbor: suo compito sarebbe stato quello di ascoltare,
registrare e catalogare le testimonianze di diverse persone a conoscenza di fatti o
episodi inerenti il 7 dicembre 1941. Poiché questi testimoni erano allora impegnati
al fronte (soprattutto gli ufficiali) e, perciò, irreperibili per un eventuale
processo, Hart viaggiò molto nelle settimane successive allo scopo di raccogliere e
preservare tali documentazioni orali; concluse l'incarico nell'aprile 1944, ma
continuò a servire nel Comitato generale, pur con ridotta influenza sugli
avvenimenti.[38]

Nel gennaio 1945 il senatore Francis Maloney del Connecticut morì improvvisamente.
Hart aveva da anni trasferito la sua residenza in quello Stato ed era molto
conosciuto: fu così contattato dal governatore dello Stato, che gli offrì il seggio
vacante per il resto del mandato, e accettò. Il 9 febbraio lasciò definitivamente
il servizio militare e, una settimana più tardi, assunse in via ufficiale le sue
nuove funzioni. Sedette al Senato fino al 3 gennaio 1947 e rifiutò di candidarsi
per le successive elezioni, sebbene il governatore gli avesse assicurato che
avrebbe potuto ottenere una schiacciante vittoria.[39][40]

Hart si ritirò a vita privata a casa sua nella cittadina di Sharon. Vi morì il 4
luglio 1971, alla veneranda età di 94 anni, a causa di infarto miocardico acuto. I
solenni funerali si tennero nella Chiesa di Cristo di Sharon e il corpo fu
seppellito l'8 luglio nel Cimitero nazionale di Arlington: Hart riposa nella tomba
5184-A, sezione 8.[3][39] La sua eredità più consistente fu il suo diario, che
aveva cominciato a tenere il 1º gennaio 1914. Continuò a scriverlo con regolarità
sino al 12 giugno 1952 e rappresenta un manoscritto di notevole importanza
storiografica.[41]

Famiglia
Durante il suo servizio come istruttore ad Annapolis (1902-1904) Hart iniziò a
corteggiare Caroline Brownson, figlia dell'allora Sovrintendente Willard Brownson
che non ebbe da obiettare alle nozze.[5] I coniugi andarono a vivere a Sharon e dal
matrimonio nacquero cinque figli: Isabella (nata nel Connecticut, ma a Taconic),
Roswell Roberts, Thomas Comins, Caroline (nata nel 1920 nel Vermont) e Harriet Taft
(partorita nel Massachusetts). Il terzogenito seguì le orme paterne e, con il grado
di capitano di corvetta, comandò il cacciatorpediniere USS Bullard durante la
battaglia di Okinawa; colpito da leucemia, nel luglio 1945 fu ricoverato in un
ospedale militare della costa occidentale. Hart e la moglie raggiunsero il
capezzale del figlio poco prima che spirasse; fu seppellito nel cimitero di
Arlington. Roswell Roberts morì nel 1980, la figlia Harriet si maritò con il
reverendo Francis B. Sayre e anche le sue sorelle si coniugarono. La moglie
Caroline sopravvisse a Hart per una decina d'anni: si spense nel 1982 e fu inumata
accanto al marito.[3]

Dedicazioni
Uno dei cacciatorpediniere classe Knox fu nominato in onore di Hart: fu impostato
nell'ottobre 1971, varato nell'agosto 1972 e immesso in servizio nel luglio 1973,
ma presto fu riclassificato come fregata. Schierato durante la Guerra del Golfo, la
United States Navy lo spostò nella flotta di riserva nell'agosto 1993 e lo cedette
in seguito alla Marina militare turca, che lo ribattezzò Zafer. Già nel 2012,
comunque, fu ritirato dal servizio attivo e fu affondato nel maggio 2016 nel corso
di un'esercitazione di flotta.[42]

Onorificenze
Dati tratti da Thomas C. Hart Papers e da Arlingtoncemetery.net.

Nazionali
Sampson Medal - nastrino per uniforme ordinaria Sampson Medal
Navy Spanish Campaign Medal - nastrino per uniforme ordinaria Navy Spanish
Campaign Medal
Mexican Service Medal - nastrino per uniforme ordinaria Mexican Service Medal
Navy Distinguished Service Medal con Gold Star - nastrino per uniforme ordinaria
Navy Distinguished Service Medal con Gold Star
World War I Victory Medal - nastrino per uniforme ordinariaWorld War I Victory
Medal
Submarine Warfare insignia - nastrino per uniforme ordinaria Submarine Warfare
insignia
China Service Medal - nastrino per uniforme ordinaria China Service Medal
American Defense Service Medal - nastrino per uniforme ordinaria American Defense
Service Medal
Asiatic-Pacific Campaign Medal - nastrino per uniforme ordinaria Asiatic-Pacific
Campaign Medal
American Campaign Medal - nastrino per uniforme ordinaria American Campaign Medal
World War II Victory Medal - nastrino per uniforme ordinaria World War II
Victory Medal
Straniere
Ordine di Orange-Nassau con spade - nastrino per uniforme ordinaria Ordine di
Orange-Nassau con spade
Note
Seaton, Grossnick 2013, p. 1.
DuBois 2014, p. 12.
(EN) Thomas Charles Hart, Admiral, su arlingtoncemetery.net. URL consultato l'11
maggio 2020.
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^ DuBois 2014, pp. 13-14.
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(EN) The Pacific War online Encyclopedia: Hart, Thomas C., su
pwencycl.kgbudge.com. URL consultato il 12 maggio 2020.
^ DuBois 2014, pp. 18-19.
^ DuBois 2014, pp. 19-20.
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^ DuBois 2014, pp. 20, 23-27.
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^ DuBois 2014, pp. 32, 34.
^ Millot 2002, pp. 92-95.
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^ Millot 2002, pp. 97-98.
^ Dull 2007, pp. 30-31.
^ Dull 2007, p. 33.
^ Millot 2002, p. 99.
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^ Millot 2002, pp. 114-115.
^ Dull 2007, pp. 49, 53.
^ Dull 2007, p. 66.
^ DuBois 2014, pp. 55-57.
^ Seaton, Grossnick 2013, pp. 3-4.
Seaton, Grossnick 2013, p. 4.
^ DuBois 2014, p. 58.
^ Seaton, Grossnick 2013, pp. 5-6.
^ (EN) Destroyer Escort Photo Index DE-1092 USS Thomas C. Hart, su navsource.org.
URL consultato il 15 maggio 2020.
Bibliografia
(EN) David DuBois, Admiral Thomas C. Hart and the Demise of the Asiatic Fleet,
1941-1942 (PDF), Johnson City (TN), School of Graduates Study, East Tennessee
University, maggio 2014. URL consultato il 12 maggio 2020.
Paul S. Dull, A Battle History of the Imperial Japanese Navy, 1941-1945, Annapolis
(MA), Naval Press Institute, 2007 [1978], ISBN 978-1-59114-219-5.
Bernard Millot, La Guerra del Pacifico, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2002
[1967], ISBN 88-17-12881-3.
(EN) Mae C. Seaton, Roy Grossnick, Thomas C. Hart Papers. Coll/147 (PDF),
Washington, Naval History and Heritage Command (Archives Branch), maggio 2013. URL
consultato il 12 maggio 2020.
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(EN) Thomas Charles Hart, Admiral, su arlingtoncemetery.net.
(EN) The Pacific War online Encyclopedia: Hart, Thomas C., su pwencycl.kgbudge.com.
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