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Per la newsletter di Salute Seno siamo entrati nell'Ifom di Milano, uno dei centri italiani in
cui si allevano gli organoidi per studiare come si sviluppano i tumori È uno dei fronti più
affascinanti e innovativi della ricerca sul cancro: la riproduzione di organi 3D in provetta.
Con cellule che ricreano, in miniatura, le stesse strutture che si trovano negli organi reali.
Li chiamano organoidi. A cosa servono? Per esempio ad osservare dal vivo e in tempo
reale come si sviluppano e si diffondono i tumori, come raccontiamo nella newsletter di
Salute Seno ( qui il link per iscriversi gratuitamente
Comprendere come si diffonde il tumore al seno
Siamo nel laboratorio di Immunologia e Oncologia molecolare dell'Ifom di Milano, dove
un gruppo di ricercatori diretti da Massimiliano Pagani "alleva" organoidi e tumoroidi,
ossia avatar di diversi tumori solidi, tra cui quelli del seno. "Stiamo cercando di capire i
passaggi che stanno alla base della trasformazione di una cellula normale in tumorale",
spiega Pagani: "Nel caso del cancro del seno, vogliamo indagare prima di tutto gli
aspetti più pericolosi, quelli che inducono la diffusione del tumore e la formazione di
metastasi. La metastatizzazione è ancora oggi un buco nero nella nostra conoscenza
del cancro: un processo oscuro, su cui però si sta investendo moltissimo. Molti laboratori
stanno conducendo studi pionieristici e sarà sempre più importante fare massa critica,
per cercare e testare idee nuove".
Come si fabbricano gli organoidi
Per fabbricare gli organoidi si parte da cellule staminali prelevate dal tessuto umano
sano, mentre i tumoroidi derivano da tessuto tumorale, prelevato da diversi pazienti.
Queste cellule vengono poste all'interno di un gel con sostanze nutritive e tenute al
caldo, in una sorta di incubatrice. Con il passare del tempo, si aggregano e acquistano le
sembianze del mini organo umano o del tumore da cui sono state isolate. "Vedere
crescere delle piccole masse di tessuto è incredibile: è come allevare dei piccoli
tamagotchi, e se ti prendi bene cura di loro, ti consentono di indagare i più complessi
meccanismi alla base della crescita del tumore", dice Giulia Della Chiara , che ha
rifiutato più volte proposte per andare negli Usa, e dalla facoltà di biotecnologie
dell'Università di Urbino è approdata a Milano, per entrare a far parte di questo
progetto di ricerca.
I primi risultati nel tumore del colon-retto