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8 giugno 2021 - 15:06 > Versione online

Nel laboratorio hi-tech dove si


"fabbricano" mini organi 3D

Per la newsletter di Salute Seno siamo entrati nell'Ifom di Milano, uno dei centri italiani in
cui si allevano gli organoidi per studiare come si sviluppano i tumori È uno dei fronti più
affascinanti e innovativi della ricerca sul cancro: la riproduzione di organi 3D in provetta.
Con cellule che ricreano, in miniatura, le stesse strutture che si trovano negli organi reali.
Li chiamano organoidi. A cosa servono? Per esempio ad osservare dal vivo e in tempo
reale come si sviluppano e si diffondono i tumori, come raccontiamo nella newsletter di
Salute Seno ( qui il link per iscriversi gratuitamente
Comprendere come si diffonde il tumore al seno
Siamo nel laboratorio di Immunologia e Oncologia molecolare dell'Ifom di Milano, dove
un gruppo di ricercatori diretti da Massimiliano Pagani "alleva" organoidi e tumoroidi,
ossia avatar di diversi tumori solidi, tra cui quelli del seno. "Stiamo cercando di capire i
passaggi che stanno alla base della trasformazione di una cellula normale in tumorale",
spiega Pagani: "Nel caso del cancro del seno, vogliamo indagare prima di tutto gli
aspetti più pericolosi, quelli che inducono la diffusione del tumore e la formazione di
metastasi. La metastatizzazione è ancora oggi un buco nero nella nostra conoscenza
del cancro: un processo oscuro, su cui però si sta investendo moltissimo. Molti laboratori
stanno conducendo studi pionieristici e sarà sempre più importante fare massa critica,
per cercare e testare idee nuove".
Come si fabbricano gli organoidi
Per fabbricare gli organoidi si parte da cellule staminali prelevate dal tessuto umano
sano, mentre i tumoroidi derivano da tessuto tumorale, prelevato da diversi pazienti.
Queste cellule vengono poste all'interno di un gel con sostanze nutritive e tenute al
caldo, in una sorta di incubatrice. Con il passare del tempo, si aggregano e acquistano le
sembianze del mini organo umano o del tumore da cui sono state isolate. "Vedere
crescere delle piccole masse di tessuto è incredibile: è come allevare dei piccoli
tamagotchi, e se ti prendi bene cura di loro, ti consentono di indagare i più complessi
meccanismi alla base della crescita del tumore", dice Giulia Della Chiara , che ha
rifiutato più volte proposte per andare negli Usa, e dalla facoltà di biotecnologie
dell'Università di Urbino è approdata a Milano, per entrare a far parte di questo
progetto di ricerca.
I primi risultati nel tumore del colon-retto

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8 giugno 2021 - 15:06 > Versione online

Nel laboratorio di Pagani, Della Chiara è partita da zero e ha costruito mini-organi - in


particolare avatar di colon-retto - il cui studio ha portato a una scoperta molto
promettente, grazie anche alla collaborazione con le università di Milano e di Padova e
al finanziamento della Fondazione Airc. I risultati sono stati pubblicati su Nature
Communications : "Abbiamo individuato le sequenze di Dna comuni a più tumori del
colon-retto: una sorta di minimo comune denominatore molecolare". In parole semplici,
si tratta di un baco: una vulnerabilità del programma che accomuna questi tumori e che
potrebbe portare allo sviluppo di nuovi farmaci.
Sono state generate oltre 100 linee di organoidi (conservate a -180 gradi in azoto
liquido) e circa una trentina sono attualmente in coltura. "Gli organoidi e i tumoroidi
hanno due strutture completamente differenti", spiega Della Chiara: "L'organo sano ha
una forma molto più regolare che mima molto bene la fisiologia del tessuto sano e si
rigenera ogni 4-5 giorni, come accade normalmente. Il tumoroide, invece, per sua natura
non riesce a riprodurre tutte le cellule dell'intestino e la regolarità delle strutture". Oltre
che i tumori del colon-retto e del seno, i ricercatori stanno ricreando anche quelli di
polmone, ovaie, stomaco, esofago, melanoma e metastasi cerebrali, per vedere se
anche in questi esistono programmi genetici difettosi comuni da poter sfruttare a nostro
vantaggio.
Tumori e sistema immunitario
Questa è una parte dello studio. Ma da immunologo, Pagani punta sulle carte che
conosce meglio: "Il sistema immunitario - conclude - è il nostro migliore alleato nella lotta
ai tumori, nessuna terapia potrà mai essere altrettanto efficace, ma dobbiamo scoprire
perché ad un certo punto non riesce più a 'vedere' le cellule tumorali. Gli organoidi ci
aiuteranno a capire meglio come i tumori interagiscono con le cellule immunitarie".

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