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Il Satyricon di Petronio

Il Satyricon è l’unica opera di Petronio Arbitro che è giunta no a noi, è di argomento


erotico e avventuroso e composta da prosa e versi. L’opera è incompleta e molto
frammentaria.

Petronio. Di Petronio si sa poco: era stato menzionato negli Annales di Tacito come
“elegantiae arbiter” (maestro di cerimonie) presso la corte neroniana, dalla personalità
eccentrica e gaudente. Fu coinvolto nella congiura dei Pisoni contro Nerone e perciò fu
costretto al suicidio, un episodio che conferma la sua eccentricità: si dice che si tagliò le
vene e le apri e chiuse più volte mentre si godeva le ultime ore di vita.

Egli non sopportò di restare oltre sospeso tra la speranza e il timore; non volle tuttavia rinunciare
precipitosamente alla vita; si tagliò le vene e poi le fasciò, come il capriccio gli suggeriva, aprendosele poi
nuovamente e intrattenendo gli amici su temi non certo severi o tali che potessero acquistargli fama di rigida
fermezza
Trascorreva le giornate dormendo, le notti dedicandosi alle occupazioni e ai piaceri della vita…non era
ritenuto un crapulone né uno scialacquatore…ma un gaudente raf nato… fu accolto tra i pochi intimi di
Nerone, come arbitro del buon gust

La gura di Petronio è dunque contraddittoria: nella vita privata sarebbe dedito ai vizi, ma
nella vita pubblica impegnato e abile nella politica. Ricorda la gura del dandy

L’ambiente neroniano. Il testo è ricco di riferimenti alla vita politica, sociale e culturale
dell’età di Nerone. In particolare, alcuni aspetti del Satyricon lo testimoniano:

- Il ricordo di numerosi attori, cantanti, gladiatori famosi in quell’epoca. Molti vengono


nominati durante la Cena Trimalchionis.

- La presenza di liberti tra i personaggi (tra cui Trimalchione stesso).

- L’allusione forse critica e parodistica ai lussi e agli eccessi propri della corte imperiale.
Egli scrisse anche un testamento in cui parlò delle nefandezze dell’imperatore.

- La discussione sulle cause della decadenza dell’eloquenza e sulla funzione del poema
epico. Nel Satyricon è presente un brano (e una velata critica) di un Bellum Civile, che
fa presupporre che sia posteriore all’opera di Lucano, così come un riferimento alle
Troiae Halosis, che vuole forse essere una parodia dei cimenti poetici di Nerone (che
aveva scritto un poema sulla caduta di Troia).

- La lingua ricorda quella dell’Apokolokyntosis di Seneca.

La trama. Il protagonista è il giovane studente Encolpio, che narra le vicende di un


viaggio compiuto in compagnia del suo amante Gitone e del suo rivale in amore Ascilto. I
primi 14 libri sono andati perduti, ma possiamo dedurre che Encolpio fosse dovuto
fuggire da Marsiglia perseguitato dall’ira di Priapo.

Invitati dal retore Agamennone, partecipano poi alla Cena di Trimalcione, un ricco e
volgare liberto che vuole impressionare gli ospiti con la sua opulenza. La cena culmina
con la parodia dei funerali di Trimalcione, che per il chiasso fa accorrere i vigili di
quartiere. Nella confusione generale, i tre compagni si allontanano e riparano in una
locanda dove litigano.

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Lasciato solo, Encolpio capita in una pinacoteca dove incontra Eumolpo, un poeta
vagabondo. Questi, vedendo Encolpio interessato a un quadro su cui è dipinta la caduta
di Troia recita una sua composizione sulla distruzione di Troia. I presenti, infastiditi dalla
declamatio di Eumolpo, lo prendono a sassate.

Gitone si riunisce a loro. Da questo momento Ascilto scompare di scena. Il suo posto
viene preso da Eumolpo, nuovo rivale di Encolpio nella conquista del volubile Gitone.

Encolpio, Gitone ed Eumolpo si imbarcano sulla nave di Lica e dell’amante Trifena. Lica
vuole vendicarsi di Encolpio perché in precedenza è stato da lui tradito e Trifena vuole
impossessarsi di Gitone. Ne nasce una zu a furibonda. La pace torna per merito di
Eumolpo, che racconta la novella La matrona di Efeso, una piccante parodia dei propositi
di castità delle vedove.

Una tempesta fa naufragare la nave: Lica muore, Trifena si salva su una barca e i tre
avventurieri si salvano approdando a Crotone.

L’ultima parte del testo è la più lacunosa. A Crotone i tre vengono a sapere che in quella
città è ordinaria occupazione andare in cerca di eredità dei vecchi senza gli. Eumolpo,
allora, nge di essere un ricco vecchio senza prole, mentre Encolpio e Gitone si fanno
passare per suoi servi.

Una ricchissima donna, di nome Circe, si innamora di Encolpio. Questi però diviene
impotente per l’ira di Priapo, che continua a perseguitarlo; riacquista la virilità solo grazie
all’intervento di Mercurio. Intanto Eumolpo, per sfuggire ai cacciatori di dote, detta un
testamento secondo il quale soltanto coloro che mangeranno il suo cadavere potranno
ereditare i suoi beni.

Il romanzo. Solitamente viene chiamato romanzo, ma nell’antichità il romanzo non era


inteso come lo intendiamo oggi. Il romanzo antico è un genere a cui appartenevano
alcune opere come le Metamorfosi di Apuleio, che avevan in comune la caratteristica di
narrare trame lunghe e complesse, lungo l’asse narrativo del viaggio. Ma se ne discosta
perché è un prosimentro, che è una caratteristica della satira menippea, a cui fa
riferimento anche il titolo. Il titolo probabilmente è il genitivo plurale di “satirica” del greco
e sottintende “libri”, quindi “libri di cose satiriche” (come “Georgicon libri”). Il titolo
con rmerebbe il carattere dell’opera: una fusione di romanzo e satira menippea. Il
racconto di una lunga serie di peripezie al cui centro c’è un rapporto di amore non
eterosessuale come nelle opere greche, ma omosessuale. Si è dunque visto un intento
parodico del genere molto di uso del romanzo ellenistico.

Di recente dei papiri hanno riportato alla luce delle trame con amore omosessuale, quindi
in generale non c’è una netta di erenza con i romanzi ellenistici, anche se la critica pensa
comunque che abbia sfondo parodico per l’esasperazione e l’esagerazione del eventi.
C’è un’altra somiglianza con la satira menippea: la lingua e lo stile variegati, aperti a tutti i
registri linguistici e i temi (satira menippea di Varrone o di Orazio → cena di Nasivieno
nelle Satire di Orazio = cena a casa di Trimalchione). Petronio guarda quindi anche alla
commedia, avente come obiettivo una comicità bassa e come argomento il ceto basso.
La novella Milesia (chiamata così da Aristide da Mileto II sec. a.C., che aveva dato dignità
alla novella popolare) viene ripresa per la stesura delle 5 novelle contenute nell’opera, 3
brevi raccontate dai commensali a casa di Trimalchione e di argomento magico, le altre di
tipo erotico, raccontate da Eumolpo (tra cui la novella Milesia della Matrone di Efeso, che
si trovava anche tra le favole di Fedro). Come i romanzi e i mimi, che rientravano in quei
generi molto di usi in età ellenistica, della letteratura di intrattenimento, giunge a noi
come pastiche di romanzo. Petronio non a ronta nessun tema morale e la sua opera è
stata probabilmente estesa ( menippea) voleva solo intrattenere; gli unici temi che
a ronta con serietà sono l’arte e la letteratura.

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Nel testo non mancano elementi di parodia dell’Odissea omerica, come l’ira di Priapo,
che ricalca quella di Poseidone contro Odisseo. Sono presenti numerose reminiscenze
virgiliane.

Le cinque novelle. Esse sono: il vetro infrangibile, il manichino di paglia, il lupo mannaro,
la matrona di Efeso e il fanciullo di Pergamo. Il meccanismo narratologico è sempre lo
stesso: uno dei personaggi narra in prima persona, garantendo un legame con la trama
romanzesca. La questione del vetro infrangibile è un aneddoto di sapore contemporaneo:
l’ignoto imperatore fa uccidere l’inventore per paura che l’oro non perda valore in seguito
a quella scoperta. In altre, come quella del manichino di paglia, sono presenti elementi
folklorici e magici.

Il genere letterario. Non è possibile de nire con certezza il genere letterario a cui
appartiene. Si tratta infatti di un pastiche, di una cosciente mescolanza di generi diversi,
con intento parodistico e sperimentale.

Tra fantasia e realismo. Non ci è possibile interpretare unicamente l’opera, in costante


bilico tra fantasia e realismo. L’aspetto parodico, però, ci fa pensare che fosse destinata
ad un pubblico acculturato ( favole milesie), capace di scorgere gli echi realistici della
Roma contemporanea. Si parla di una generica Graeca urbs, e anche quando parla di
Crotone, sembra una città immaginaria. Riconoscibili erano invece le piazze, le strade, le
scuole, i templi, le case private, che esistevano realmente a Roma e in altre città. Per
questo si può parlare di realismo di Petronio, che secondo il critico Erich Auerbach, gli
permette di evidenziare un problema morale →moralismo del distacco.

I personaggi si possono de nire realistici per 3 motivi:

1. Essi sono espressine di un’umanità allora realmente esistente, per lo più socialmente
bassa o moralmente degradata.

2. Alcune loro azioni sembrano alludere a situazioni reali della società del tempo.

3. L’autore dà prova di intento mimetico-realistico, cercando di adattare lingua, stile e


mentalità al personaggio che vuole delineare.

Il labirinto, l’eros e lo spettro della morte. Son stati trovati nell’opera anche messaggi
di natura diversa, individuati dal critico Paolo Fedeli. Per esempio il “labirinto” di luoghi e
situazioni, simbolo delle profonde di coltà dell’uomo nel raggiungere la verità. L’eros, uno
dei temi chiave, compare nelle forme infelici nell’opera (perversione, impotenza,
prostituzione), allo stesso modo la Cena Trimalchionis è caratterizzata da discorsi a
proposito della morte e della caducità della vita, tanto da far fuggire i protagonisti.
Petronio coniuga quindi intrattenimento e ri essione.

Lingua e stile. Si possono notare diversi livelli di lingua (plurilinguismo) e di stile


(pluristilismo); i personaggi si esprimono infatti a seconda del loro livello sociale:

- I personaggi colti (Encolpio, Eumolpo, il retore Agamennone) utilizzano un latino


semplice ma elegante.

- I personaggi di livello sociale e culturale basso (i liberti) si esprimono per mezzo del
sermo plebeius, ricco di termini colloquiali, grecismi, diminutivi e neologismi. Numerosi
sono gli errori grammaticali o le forme irregolari. Questa lingua ha molte
corrispondenze con quella delle iscrizioni parietali dii Pompei e anticipa le lingue
romanze.

I nomi dei personaggi sono “parlanti”, caratterizzano la personalità di chi li detiene. In


greco, Encolpio = “che sta in grembo” → ingenuità; Eumolpo = “dal bel canto”. In latino
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Trimalchione = “tre volte potente” → prestigio, Fortunata.

Dal punto di vista dello stile, invece, i periodi sono spezzettati e paratattici, simili a quelli
della lingua parlata. Numerosi sono gli inserti poetici (Bellum Civile e Troiae halosis),
probabilmente con intento parodico.

Petronio modello di eroe decadente. Il Satyrikon non ebbe successo nel Medioevo e
durante l’Umanesimo, esso fu considerato anticlassico da Poggio Bracciolini. L’opera di
Petronio viene particolarmente apprezzata nell’800 dai Naturalisti, che vedono nel
Satyrikon una serie di spunti realistici. Nel 900, invece, la sua opera riscuote grande
successo la gura di Petronio, in quanto autore decadente. Viene per esempio apprezzato
da Joris Karl Huysmans, che presenta una società in disfacimento e nella sua opera Des
esseintes fa pronunciare un elogio a Petronio dal protagonista. Allo stesso modo si
possono trovare dei riferimenti allo scrittore in Oscar Wilde e Schwob.

La fortuna cinematogra ca. La fortuna di Petronio fu notevole nell’ambiente


cinematogra co del 900, che ebbe come spunto il romanzo Quo vadis dello scrittore
polacco Sienkiewicz. L’ambientazione è la Roma corrotta dell’età neroniana, Petronio
viene ritratto secondo le note di Tacito e racchiude i valori dello spirito del tempo.
L’incendio distrugge parte di Roma nel 64 d.C. e Nerone addossa la colpa ai cristiani. Il
lm di Mervin LeRoy uscì nel 1951. Di simile argomento è stat anche il lm di Federico
Fellini del 1969, basato anche sulle incisioni settecentesche di Giovan Battista Piranesi.

La matrona di Efeso
La novella della matrona di Efeso si rifà alle fabula Milesiae, raccolte dal greco Aristide di
Mileto e tradotte in latino da Cornelio Sisenna. Essa è narrata da Eumolpo, che
probabilmente vuole stuzzicare Lica, ricordandogli i tradimenti passati di sua moglie, nei
quali egli stesso era stato coinvolto. Si narra infatti di una virtuosa vedova di Efeso che,
mentre veglia nel sepolcro il corpo del marito defunto, cede ripetutamente alle voglie di
un militare di guardia ai croci ssi. Acconsente anche a sostituire il corpo di uno dei
banditi croci ssi sottratto dai suoi parenti con il corpo del marito, così che il militare non
venga punito → irrisione della pudicitia, dote fondamentale nel mos maiorum. Ma ci sono
anche molti elementi di parodia letteraria al romanzo greco e all’epos, in particolare del IV
libro dell’Eneide, dove Didone cedeva al fascino di Enea. Una favola simile era stata
narrata da Fedro, che aveva però lasciato meno spazio alle descrizioni.

Dal punto di vista della gura femminile, sul rapporto (presente in tutto il Satyrikon) tra
sensualità e angoscia per la morte si può dire che:

- La donna qui rappresentata rappresenta l’a evolito ideale della donna irreprensibile e
socialmente sottomessa. Ma ella non è solo facile da sedurre, è anche capace di
padroneggiare una situazione di cile → vittoria intellettuale della donna. Petronio si
astiene dunque da qualunque lettura moralistica.

- Il sesso e la morte sono protagonisti, così come la gioiosa superiorità del primo sulla
seconda.

Dal punto di vista linguistico è molto ra nato. Eumolpo, il narratore, è un poeta e perciò
sono frequenti le reminiscenze virgiliane, ma anche alcuni elementi desunti della lingua
parlata e del lessico militare. L’esito è una composita mescolanza di elementi dotti e
popolari (come i proverbi), che da una parte è adatta al personaggio narrante e dall’altra
enfatizza la dimensione parodistica.

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Cena Trimalchionis
Tra i modelli dell’episodio ci sono la satira Graziana (cena Nasidieni) e il Simposio di
Platone: Abinna, impresario di pompe funebri e amico di Trimalchione → Alcibiade. Alla
cena molti convitati sono liberti arricchiti, caratterizzati dall’avidità e la bassezza morale.

Trimalchione, di cui vengono descritte le immense ricchezze, sembra quasi essere una
caricatura degli eccessi di Nerone, anche se sembra invece avere forti contorni realistici.
Ci sono infatti importanti riscontri nella documentazione archeologica ed epigra ca: egli
avrebbe ricoperto la simbolica funzione di “seviro augustale”, ma sarebbe comunque
stato ossessionato dal lusso e dalla morte. Egli rappresenta quindi un tipico esempio di
parvenu, molto importante per gli storici (tra cui Paul Veyne) per lo studio degli schiavi e
dei liberti.

Da chi si va oggi? Trimalchione, un gran signore


Gli amici vengono invitati da Trimalchione, che in realtà non è un “gran signore”, bensì un
liberto. Petronio qui descrive gli eccessi di quest’ultimo: in questo caso sta giocando a
palla, circondato dai suoi servi, pronti a ogni suoi volere. Ma egli non si so erma solo su
questo; quando spiega che “ha nel triclinio un orologio e un trombettiere messo lì
apposta per ricordagli quanto tempo della sua vita ha consumato”, egli presenta un’altra
caratteristica importante di Trimalchione: il pensiero costante della morte, l’angoscia per il
futuro

Trimalchione giunge a tavola


Trimalchione arriva dopo l’antipasto. Quest’ultimo non solo è gustoso, ma è
“spettacolare”, per la prelibatezza degli ingredienti e il modo in cui sono serviti. La
ricchezza del padrone di casa è priva di qualsiasi ra natezza: è infatti un liberto che imita
go amente i ceti superiori, come lo ricorda il tovagliolo color porpora, come la veste dei
senatori. Il brano si conclude con la scoperta, il colpo odi scena, delle uova di pavone
ricoperte di pasta frolla e farcite, che erano nascoste sotto la gallina di legno in tavola.

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