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FONTI ALTERNATIVE E AMBIENTE

Ing. Domenico Bufalino


TECNOLOGIE E PROGETTAZIONE DI SISTEMI ELETTRICI ED ELETTRONICI

ISTITUTO TECNICO
INDUSTRIALE STATALE
“G.GALILEI”
Sviluppo e sostenibilità

I tre pilastri dello


sviluppo sostenibile sono:
crescita economica,
equità sociale e
protezione dell’ambiente

Definizione di sostenibilità (rapporto «Our Common Future» della commissione


Brundtland, 1987): lo Sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del
presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i
propri bisogni.

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Sviluppo e sostenibilità
Nel 1991 le Nazioni Unite e il WWF definiscono lo
sviluppo sostenibile come:

Un miglioramento della qualità della vita, senza eccedere


la capacità di carico degli ecosistemi di supporto, dai
quali essa dipende

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Sviluppo e sostenibilità
La realizzazione di uno sviluppo sostenibile non può essere raggiunta agendo solo
sull’aspetto ambientale del problema, ma è necessaria anche l’integrazione con le
politiche economiche e sociali, e può essere attuato intraprendendo attività, pratiche e
azioni di breve, lungo e medio periodo.
La componente economica prevede la massimizzazione del benessere, e di
conseguenza l’eliminazione della povertà, ma con un utilizzo efficiente delle risorse
naturali. Le “esigenze” cui fa riferimento la definizione del rapporto sono soprattutto
quelle di base dei poveri, cui occorre dare la priorità.
La componente sociale vuol promuovere un maggior benessere diffuso, migliorando
l’accesso all’istruzione e ai servizi medici di base, garantendo il rispetto per i diritti
umani, valorizzando le diverse culture, il pluralismo, la partecipazione dei cittadini nei
processi decisionali. L’equità, intesa come distribuzione di benefici e accesso alle
risorse, è una componente essenziale delle dimensioni economica e sociale dello
sviluppo sostenibile.
La componente ambientale è connessa alla conservazione e al miglioramento delle
risorse fisiche e biologiche dell’ecosistema.

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Lo sviluppo e le sue conseguenze

Il miglioramento della
qualità della vita ( cibo ,
igiene, cure mediche )
ha comportato un
incremento della
popolazione mondiale.

Nel 2040 ci saranno 9


miliardi di persone.

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Lo sviluppo e le sue conseguenze

Lo sviluppo della società


è finora legato
all’incremento dei
consumi

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L’Agenda 2030
Nel settembre 2015 i governi di 193 Paesi membri dell’ONU hanno sottoscritto un
programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, denominato Agenda 2030.
Questo programma, avviatosi con l’inizio del 2016, ingloba 17 obiettivi per lo sviluppo
sostenibile. I Paesi si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.
Questi obiettivi rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per
lo sviluppo. Il termine ‘obiettivi comuni’ significa che riguardano tutti i Paesi e tutti gli
individui: nessuno ne è escluso e nessuno deve essere lasciato indietro lungo il cammino
necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità.

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L’allegoria del buono e del cattivo governo
L’Università di Siena ha prodotto un video che individua i 17 Obiettivi di
sviluppo sostenibile nell’affresco “L’allegoria del buono e del cattivo governo”
di Ambrogio Lorenzetti.
Uno dei cicli di affreschi civici più importanti del Medioevo si trova sulle pareti
del magnifico palazzo pubblico di Siena, cuore del potere civile della città.
L'affresco del Lorenzetti del 1338 inerente alle conseguenze del buon governo
sulla città e la campagna è un vero e proprio manifesto politico.
È proprio grazie alla forza comunicativa del Buon governo e alle riflessioni
dell’artista su concetti universali che oggi è possibile guardare l’opera sì, con
gli occhi del futuro, essendo passati sette secoli, ma anche utilizzarla come una
mappa iconografica dove ritrovare i 17 obiettivi dell’Agenda 2030.

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Il video

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Gli aspetti della sostenibilità
Tra gli obiettivi dell’Agenda 2030:
⚫ assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e
moderni (ob. 7);
⚫ garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo (ob. 12);

⚫ promuovere azioni a tutti i livelli per combattere il cambiamento climatico (ob. 13)

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Economia solidale
Con il termine Economia Solidale si definisce un sistema economico alternativo a quello
vigente (capitalismo finanziario, neoliberista, globalizzato); essa pone le sue basi sui
concetti di Solidarietà, Filiera corta, Eticità e Giustizia.
La Solidarietà va intesa in due sensi:
• L'azione Solidale di tutte le persone che agiscono per il bene della Comunità, anziché
per il proprio profitto personale, come avviene invece nell'economia liberista.
• La Solidarietà verso i soggetti più deboli, gli anziani, gli svantaggiati e tutti coloro che
non potrebbero procurarsi una vita dignitosa attraverso il lavoro.
Per Filiera corta intendiamo il passaggio dei beni dal produttore al consumatore con il
minor numero di passaggi, possibilmente diretto. Inoltre si tende a ridurre al minimo la
distanza dai produttori e si scelgono prodotti stagionali.
Per eticità intendiamo metodi lavorativi rispettosi dell'ambiente, l'impiego di materie prime
di qualità, la realizzazione di prodotti genuini, la sincerità nell'etichettatura.
Per giustizia intendiamo un rapporto equo con i lavoratori, assunti con contratti regolari e
remunerati in modo adeguato.

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Economia solidale
Mentre nell'economia liberista si mette al centro il prezzo dei prodotti e il profitto dei
produttori, nell'economia solidale questi due parametri perdono importanza; si dà
invece enorme risalto alla qualità, intesa in molti sensi: la qualità dei prodotti, del lavoro,
dello stile di vita e dell'impatto ambientale.
Il termine Solidale non deve trarre in inganno facendoci credere che questo tipo di
economia sia in qualche modo povera. Al contrario, parliamo di un'economia ricca, in cui
la ricchezza è distribuita in modo equo e non si basa sullo sfruttamento umano,
animale o ambientale.
Il liberismo invece, da molti percepito come un'economia ricca, si rivela in realtà povero,
perché accentra le ricchezze nelle mani di pochi, non garantendo una vita dignitosa a
miliardi di persone e sfruttando l'ambiente oltre le sue potenzialità.

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Economia solidale
Perché la convenienza e il risparmio estremi non sono compatibili con un sistema equo? Il
motivo è che quando si mira ad abbassare costantemente il prezzo dei prodotti si vanno ad
abbattere principalmente lo stipendio dei lavoratori, le loro condizioni di sicurezza, la
salvaguardia dell'ambiente e spesso anche la qualità del prodotto stesso.
Tratto in inganno dalla filosofia capitalista, il consumatore, concentrandosi quasi
esclusivamente sul prezzo, viene indotto ad acquistare merci realizzate all'estero, senza
considerare lo sfruttamento e la scarsa qualità che c'è alla base e senza valutare
minimamente l'impatto economico di questa scelta.
In effetti il risparmio conseguito in questo modo è finalizzato esclusivamente ad un profitto
personale e non tiene in considerazione l'impoverimento collettivo che ne consegue.
Pagare un prezzo più elevato per acquistare prodotti di qualità locali, porta i lavoratori ad
ottenere stipendi più elevati che permettono loro l'acquisto di prodotti a loro volta migliori: è
una spirale verso l'alto che si autoalimenta, mentre possiamo ben osservare la spirale
verso il basso portata dal Capitalismo. Tante piccole e medie imprese sono costrette a
chiudere, nonostante l'elevata qualità, solamente perché non riescono ad essere
competitive in termini di prezzi. Ciò porta ad una perdita progressiva di posti di lavoro,
aumento della microcriminalità e disagi sociali di ogni genere.
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Economia solidale
L'Economia Solidale può quindi essere la soluzione ai problemi che stanno affliggendo
l'Italia e il mondo intero:
• Economici: contrastando la disoccupazione, garantendo più posti di lavoro, meglio
retribuiti, più sicuri e dignitosi.
• Ambientali: il modello produttivo rurale è quello dell'agricoltura biologica e
biodinamica e dell'allevamento non intensivo, con minor uso di sostanze nocive;
mentre per il settore secondario si preferisce l'artigianato alla produzione industriale
riducendo quindi fortemente l'inquinamento.
• Sociali: dietro ogni prodotto c'è il volto umano di chi lo ha realizzato; le persone
svantaggiate e gli anziani non vengono lasciati soli; la comunità, più ricca, può
finanziare servizi migliori, dalla scuola alla sanità.
Ma non è solo questo. Alla base ci sono dei valori elevati che possiamo identificare nei
concetti di giustizia, equità, rispetto. Si tratta di un vero e proprio cambiamento filosofico:
educare ed educarci a valori nuovi, a guardare oltre noi stessi e ai nostri piccoli
interessi, ad aprirci agli altri, a ricominciare a sognare.

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Produzione dell’energia elettrica
Produrre energia vuol dire trasformare in “elettricità” l’energia ricavata
da fonti primarie.
Questa trasformazione avviene nelle centrali elettriche.
La produzione, nei tipi di centrali più comuni, è fatta mediante un
generatore sincrono trifase detto alternatore, che eroga energia ad
una tensione variabile tra i 10 ed i 25 kV, con potenze comprese tra i 25
ed i 500 MVA
La tensione non può salire oltre per motivi tecnologici; una tale tensione
è troppo BASSA per la successiva trasmissione (le perdite in linea
sarebbero intollerabilmente elevate)
Per questo motivo, a pochi metri dall’alternatore (di regola nel piazzale
esterno al capannone in cui questo si trova), viene installato un
trasformatore elevatore trifase, che ha la funzione di portare la
tensione dal valore fornito dall’alternatore, al valore più adatto per la rete
di trasmissione.
Impianti di produzione
La produzione di energia elettrica ha luogo in impianti che trasformano
in elettricità altre forme di energia e la immettono nella rete di trasporto,
che la conduce poi fino al cliente finale.
Gli impianti di produzione sono:
⚫ impianti termoelettrici (funzionanti generalmente a carbone o a olio
combustibile);
⚫ impianti a ciclo combinato (funzionanti a gas metano e
caratterizzati da elevati rendimenti energetici);
⚫ impianti idroelettrici (caratterizzati da grosse turbine azionate dal
movimento dell’acqua);
⚫ Altri impianti da fonti rinnovabili (geotermico, fotovoltaico, eolico,
da biomasse)
Fonti primarie e fonti secondarie
La prima distinzione tra le varie fonti energetiche che si deve fare è tra fonti energetiche
potenzialmente utilizzabili ma che hanno bisogno di una "trasformazione" per l'effettivo
utilizzo (fonti energetiche primarie) e quelle che sono immediatamente utilizzabili in
impianti o dispositivi energetici o che utilizzano energia (fonti energetiche secondarie).
Si definiscono fonti energetiche primarie quelle presenti in natura prima di avere
subito una qualunque trasformazione. Tra le fonti esauribili troviamo il petrolio grezzo,
il gas naturale, il carbone e i materiali fissili e tra quelle rinnovabili si posso citare
l’energia solare, eolica, idrica, da biomasse, geotermica e le fonti da risparmio
energetico.
Si definiscono invece fonti energetiche secondarie quelle che derivano da una
trasformazione di quelle primarie quali la benzina, che si ottiene dal trattamento del
petrolio greggio, il metano, che viene estratto dai gas naturali, l’energia elettrica, che
deriva dalla trasformazione di energia meccanica o chimica o fisica, l'idrogeno che può
essere estratto dall'acqua o da combustibili fossili.
Fonti di energia rinnovabili
Le Fonti di Energia Rinnovabili (F.E.R.) sono in larga parte
derivanti dall'energia solare. Le FER sono dette anche fonti di
energia alternativa, termine improprio dato che in origine sono
state fonti esauribili come il carbone e il petrolio ad essere
alternative alle fonti rinnovabili quali la legna e la forza cinetica
dell'acqua e del vento, già utilizzate prima dell'impiego dei
combustibili fossili.
Oggi le FER sono impiegate marginalmente, solo le tecnologie
idroelettriche sono sopravvissute in modo significativo
all'introduzione delle fonti esauribili, con un contributo
energetico totale dell’8% dato dalla produzione del 19% di
energia elettrica a livello globale.
ENEA: dal ‘91 coordina la ricerca e l'attività industriale nei settori delle fonti rinnovabili di
energia, della protezione dell'ambiente, del risparmio energetico e della salute dei cittadini
in rapporto ai grandi impianti per la produzione di energia. Dal 1999 al 2005 presidente
dell’Ente è stato Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica.
Combustibili fossili
I combustibili fossili sono fonti energetiche rinnovabili?

SI, ma i tempi con cui si rinnova sono dell’ordine dei milioni di anni.

L’incremento demografico e la crescente necessità di energia (per


riscaldare le case, per trasformare la materia e per il trasporto) ha rotto
l’equilibrio che si era mantenuto prima dell’inurbamento.

Sono da considerarsi energie rinnovabili quelle forme di energia generate


da fonti il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali o che per loro
intrinseca caratteristica si rigenerano o non sono «esauribili» nella scala
dei tempi umani.

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Produzione lorda di energia elettrica in Italia (in GWh)

1997 2001 2005 2008 2011


Solidi 20.518 31.730 43.606 43.074 44.726
Gas naturale 60.649 95.906 149.259 172.697 144.539
Prodotti petroliferi 111.226 75.009 35.846 19.195 8.474
Altri 7.668 14.147 18.207 18.840 19.935
Totale termoelettrico (A) 200.061 216.792 246.918 253.806 217.674
Idroelettrico da pompaggi (B) 4.953 7.115 6.860 5.604 1.934
Idroelettrico (da apporti naturali) 41.600 46.810 36.067 41.623 45.823
Eolico 118 1.179 2.343 4.861 9.856
Fotovoltaico 6 5 4 193 10.796
Geotermico 3.905 4.506 5.325 5.520 5.654
Biomassa e rifiuti 820 2.587 6.155 7.523 10.832
Totale rinnovabili (C) 46.449 55.087 49.893 59.720 82.962
Risorse disponibili

Riserve disponibili Ritmo di consumo attuale Autonomia


Petrolio 1350000 milioni di barili 31000 milioni di barili/anno 43 anni
Carbone 2600000 milioni di ton 4500 milioni di ton/anno 570 anni
Gas naturale 135000000 milioni di m3 2450000 milioni di m3/anno 55 anni

pag. 21
Potenziale attuale delle FER
Attualmente la richiesta globale di energia è per una potenza di
circa 10 TW.
L'energia captabile con le tecnologie già sviluppate o in via di
perfezionamento è valutata in circa 80-90 TW
Classificazione delle fonti rinnovabili
Secondo l’IEA (International Energy Agency), le fonti energetiche
rinnovabili possono essere raggruppate nelle seguenti categorie:
⚫ Biomasse, biocombustibili e rifiuti: biomassa solida, prodotti
animali, gas/liquidi da biomassa, rifiuti solidi urbani (frazione
rinnovabile)
⚫ Energia idraulica: large & small hydro

⚫ Fonti alternative o nuove: energia geotermica, energia solare


(termico e fotovoltaico), energia eolica, energia delle maree, delle
onde e degli oceani.

pag. 23
L’energia nella storia

pag. 24
Le fonti classiche di energia nelle varie epoche

pag. 25
La disuguaglianza nei consumi

pag. 26
Effetto serra
L’effetto serra è il risultato della presenza attorno alla terra di un’atmosfera che assorbe
parte di raggi infrarossi emessi dal suolo riscaldato dalla radiazione solare.
È utile ribadire che in condizioni normali, cioè in assenza di inquinanti le radiazioni
solari assorbite dal suolo vengono riemesse nell’atmosfera sottoforma di radiazioni
infrarosse che in parte si disperdono nello spazio e il resto, dopo essere stato assorbito
dal vapore acqueo, dalla CO2 e da alcuni gas presenti nell’atmosfera, viene riflesso
nuovamente verso la superficie terrestre (effetto serra). Si tratta di un fenomeno
normale: la superficie della terra irraggia il proprio calore, ma esiste nell’atmosfera una
sorta di schermo per cui parte della radiazione ritorna sulla Terra.
Ciò determina nello strato inferiore della troposfera, e quindi in prossimità della
superficie terrestre, una temperatura media dell’aria di 15 °C che rende vivibile il
pianeta Terra. Tuttavia, attualmente la concentrazione dei gas serra e soprattutto di
anidride carbonica sta lentamente aumentando.

pag. 27
Meccanismo dell’effetto serra

Il fenomeno del ritorno a terra della radiazione termica irraggiata è responsabile del fatto
che la temperatura media alla superficie terrestre è di 15 °C anziché -18 °C, la
temperatura che si registrerebbe in assenza di atmosfera.

pag. 28
Meccanismo dell’effetto serra

pag. 29
Gas responsabili dell’effetto serra
I principali gas dell’atmosfera terrestre N2 e O2 non sono in grado di assorbire radiazione
IR. I gas responsabili dell’effetto serra sono principalmente due:

L’azione dell’acqua come gas serra si apprezza facilmente nei deserti dove l’elevata
aridità rende assai piccolo l’effetto serra, per cui durante la notte si raggiungono
temperature molto basse, proprio a causa del fatto che la radiazione terrestre sfugge
quasi completamente.
Nelle regioni temperate umide invece si hanno notti tiepide con escursione termiche
notte-giorno molto più basse. La ragione sta nell’elevata umidità atmosferica che cattura
buona parte della radiazione in uscita e la ritrasmette alla superficie per cui la perdita di
calore durante la notte è ridotta, soprattutto se il cielo è coperto da nuvole.

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Variazione della temperatura terrestre
La temperatura media della Terra nelle epoche passate può essere approssimativamente
ricostruita sulla base di evidenze indirette, come gli anelli di accrescimento degli alberi.
Fino all’inizio della rivoluzione industriale del 1800 la temperatura media è andata lievemente
diminuendo ma dopo il 1850 la tendenza si è invertita e si è osservato un aumento medio pur
con andamento oscillante.
Questo effetto si è fortemente radicalizzato dal 1970 in poi con un riscaldamento medio mai
visto prima: in 30 anni la temperatura è aumentata di circa 0.5 °C, con una velocità attuale
di aumento di poco meno di 2 °C per secolo.
Le fluttuazioni di temperatura di 0.1-0.2 °C si possono spiegare invocando la variazione dello
schermo magnetico terrestre, la quantità delle macchie solari e fluttuazioni della componente
UV dello spettro solare. Viceversa, un aumento così netto e costante della temperatura deve
essere imputato all’aumento dei gas serra nell’atmosfera (principalmente biossido di
carbonio) risultante dalle accresciute attività antropiche susseguenti alla rivoluzione
industriale.
Come vedremo nel seguito l’aumento di temperatura appare fortemente correlato con un
aumento della quantità di CO2 nell’atmosfera.

pag. 31
Variazione della temperatura terrestre

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Biossido di carbonio
Le misure effettuate sull’aria racchiusa nei ghiacciai perenni indicano che la
concentrazione atmosferica di CO2 prima della rivoluzione industriale era di circa 280 ppm.
Intorno al 2002 tale concentrazione era di 380 ppm e nel 2014 aveva ormai raggiunto i 400
ppm. Come illustrato nella figura sotto a sinistra si è osservato un rilevante aumento dal
1900 in poi ed il tasso di crescita risulta sempre maggiore nel tempo. Anche negli ultimi
anni il tasso di crescita è in lieve aumento, come si deduce dalla figura a destra. Dal 1990 il
tasso di crescita è circa dello 0.4-0.5 %, il doppio di quello osservato intorno agli anni 60.

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Biossido di carbonio
È evidente che il grafico dell’aumento di CO2
correla fortemente con l’aumento della
temperatura terrestre, per cui non vi è alcun
dubbio che un’importante causa del riscaldamento
globale (Global Warming, GW) è l’accresciuta
quantità di CO2 nell’aria.
Le fluttuazioni stagionali della CO2 sono
pronunciate nell'emisfero nord, che conta la
maggior estensione di terre emerse e quindi di
vegetazione.
Notare che quando la CO2 cresce nell’emisfero
nord essa diminuisce nell’emisfero sud poiché nei
due emisferi le stagioni sono opposte a causa
dell’inclinazione dell’asse terrestre rispetto al
piano dell’eclittica Terra-Sole.

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Le misurazioni di CO2
Le misurazioni della concentrazione di CO2 a largo di
Mauna Loa (Hawaii) hanno evidenziato un incremento
costante dal 1958 ad oggi.

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Immissioni di CO2 nell’aria
Ogni processo che fa aumentare la quantità di una certa sostanza viene chiamato
sorgente (source, in inglese), mentre ogni processo che la fa diminuire è detto pozzo
(sink).
La maggiore causa dell’aumento di CO2 (sorgente) è dovuta alle attività umane e
riguarda la combustione di combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale) per
trazione, riscaldamento, produzione di energia elettrica e altro. Si è calcolato che per
ogni persona che vive nei paesi industrializzati, vengono emesse 5 t di CO2 nell’aria
ogni anno. In pratica ogni attività economica è accompagnata da emissioni di CO2
nell’aria.
Una seconda causa rilevante di immissione di CO2 nell’aria è la estesa deforestazione
realizzata mediante incendi allo scopo di ottenere nuovi terreni agricoli. Nei secoli
passati questa attività si è prodotta nelle zone temperate (Canada, USA) mentre
attualmente si è spostata nelle zone tropicali. Attualmente, il paese che ha il primato di
deforestazione è il Brasile (foresta amazzonica) accompagnato dall’America centrale e
dal sud-est asiatico. Si stima che questa attività antropica sia responsabile di 1/4 delle
emissioni, mentre la combustione dei combustibili fossili contribuisce per i rimanenti 3/4.

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Immissioni di CO2 nell’aria
Una minore fonte di CO2 riguarda la produzione di cemento. Il processo consiste
nell'arrostimento di una miscela di carbonati e silicati, per ottenere ossidi di Ca, Si, Al,
etc, con liberazione di CO2 attraverso la reazione

Naturalmente oltre alle attività antropiche vi sono le attività naturali che influenzano la
quantità di anidride carbonica nell’aria. La più importante è la respirazione degli esseri
viventi e la decomposizione di materiale organico che viene ossidato a CO2. Le
attività naturali immettono nell’atmosfera una quantità molto maggiore di quella derivante
dalle attività antropiche.
Comunque la fotosintesi clorofilliana compensa le attività naturali in modo molto
preciso. La prova è che prima dell’epoca industriale le fluttuazioni di CO2 sono avvenute
attorno ad un valore medio stabile, mentre dopo, oltre alle oscillazioni, si è evidenziato
un deciso aumento.

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Emissioni di CO2 dei vari combustibili

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Pozzi per il biossido di carbonio
Il tempo di residenza della CO2 nell’aria è legato alla velocità dei processi che ne
provocano la distruzione. La fotosintesi rappresenta un pozzo temporaneo, dato che il
carbonio assorbito viene reimmesso nell’aria dopo pochi anni.
L’unico pozzo permanente dell’anidride carbonica è rappresentato dalla deposizione
nella profondità degli oceani sotto forma di carbonato di calcio CaCO3 insolubile in
acqua. Questo processo richiede che la CO2 dell’aria si sciolga nelle acque superficiali e
in seguito diffonda in profondità, dove precipita in modo definitivo. Mentre il primo
processo è abbastanza rapido (alcuni anni), il passaggio alle acque profonde è lento,
per cui si stima che per eliminare l’aumentata quantità di CO2 nell’aria siano necessari
da 50 a 200 anni.
Un altro pozzo di grande importanza è costituito dall’aumento della fotosintesi
clorofilliana nell’emisfero nord indotto sia dall’aumento della quantità di biossido di
carbonio nell’aria, sia dalla più alta temperatura terrestre. Ciò ha dato luogo a una
crescita molto veloce delle piante dell’emisfero nord che sembra sia la ragione principale
per cui l’aumento di CO2 nell’aria è circa la metà di quanto ci si aspetterebbe in base
all’aumento di immissioni antropiche.

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Il ciclo della CO2

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Metano
Dopo l’acqua e il biossido di carbonio, il
metano CH4 è il terzo gas per importanza
nei riguardi dell’effetto serra.
Si calcola che una molecola di metano
contribuisca al riscaldamento globale 23
volte rispetto a una molecola di anidride
carbonica a causa della più elevata
probabilità che ha di assorbire un fotone.
L’aumento di metano nell’atmosfera
provoca perciò un riscaldamento molto
maggiore di quanto ne provochi un
corrispondente aumento di CO2. Tuttavia la
quantità di CO2 è attualmente più di 200
volte quella del CH4 per cui il risultato è che
il biossido di carbonio risulta più importante
ai fini dell’effetto serra.

pag. 41
Piogge acide
Nelle città i processi di combustione degli autoveicoli, del
riscaldamento, delle attività industriali immettono
nell’atmosfera un’elevata quantità di gas come SO2, CO2,
NOx, che, reagendo con H2O, formano i rispettivi acidi
(solforoso, carbonico e nitrico).
Acidi che corrodono il calcare dei monumenti, ma
soprattutto sono dannosi per le piante sia in modo diretto
che attraverso l’acidificazione del suolo.
Nel Nord America e nel Nord Europa, a causa di questo
fenomeno si è avuta una riduzione delle foreste. Ogni
anno sul suolo svedese cadono, con la pioggia,
migliaia di tonnellate di zolfo; un quinto del patrimonio
boschivo della Germania è già stato danneggiato; più
di metà dei boschi tedeschi o di quelli inglesi è
gravemente malata; in Italia le piogge acide hanno già
danneggiato il 10% del patrimonio boschivo.

pag. 42
Piogge acide
Le piante col processo fotosintetico consumano la CO2 riducendone la concentrazione
in atmosfera. Ciò significa che indirettamente, distruggendo le foreste, le piogge acide
concorrono ad aumentare la concentrazione di CO2 nell’atmosfera. A causa della
circolazione generale dei venti, le nubi si spostano velocemente interessando anche
zone lontane dalle fonti inquinanti.

pag. 43
Alcuni segni del riscaldamento globale
La copertura di ghiaccio della Terra sta diminuendo
⚫ A causa del riscaldamento globale i ghiacciai, le calotte polari ed i ghiacci dei mari
polari stanno fondendo a velocità maggiore che nel passato. Con il tasso di
scongelamento attuale, si calcola che molti ghiacciai scompariranno nel giro di venti
trenta anni. Dalla fine degli anni 1960 la copertura nevosa del mondo diminuita del
10% ed i ghiacci marini dell’Artide sono diminuiti del 9%.
Si registra un aumento del livello degli oceani
⚫ La diminuzione di ghiacci provoca un innalzamento del livello del mare che rischia
di sommergere delle isole e diminuire la quantità di terre emerse. Nell’ultimo secolo
l’aumento è stato pressoché costante e dal 1900 al 2000 il livello è cresciuto di circa
20 cm.

pag. 44
Alcuni segni del riscaldamento globale
In molte aree si registra un aumento delle precipitazioni
⚫ La quantità di vapore acqueo nell’atmosfera aumenta con la temperatura media
delle acque superficiali a causa dell’aumento della tensione di vapore dei liquidi con
la temperatura. Questo provoca un generale aumento delle piogge sul pianeta.
Tuttavia l’aumento non è distribuito uniformemente su tutte le regioni; si registra un
aumento di precipitazioni nelle zone equatoriali e temperate mentre delle
diminuzioni sono state registrate in diverse zone tropicali dell’Africa con
conseguenze negative sulla produzione di cibo.
Aumento di manifestazioni climatiche estreme
⚫ La frequenza con cui si verificano eventi metereologici violenti è aumentata in molte
parti del mondo. Si tratta di tormente, tempeste violente con nevicate intense,
grandine nelle regioni settentrionali e ondate di caldo intenso, e uragani altrove. Un
innalzamento di temperatura implica un aumento dell’energia cinetica delle
molecole, che sono quindi più veloci e in grado di provocare fenomeni
energeticamente più rilevanti, cioè più estremi in senso meteorologico.

pag. 45
Il clima sta davvero cambiando?

pag. 46
Il clima sta davvero cambiando?

pag. 47
Il clima sta davvero cambiando?
Le misurazioni della
CO2 presente nei
ghiacciai permettono di
stabilire l’andamento
storico della
concentrazione in
atmosfera .

pag. 48
Tabella riassuntiva relativa ai gas serra
Il GWP (Global Warming Potenzial) viene espresso relativamente a un gas di riferimento
come la CO2 e comprende tutti gli effetti indiretti dei gas emessi.

pag. 49
Centrali termoelettriche e ambiente
Inquinamento e centrali termoelettriche
La produzione dell’energia elettrica, come del resto ogni altra
attività industriale, provoca un certo impatto sull’ambiente,
dipendente dal tipo di centrale e dalla tecnologia adottata.
Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, particolare
rilevanza assumono le problematiche ambientali connesse con
le centrali termoelettriche alimentate con combustibili fossili,
sia per la loro diffusione (coprono infatti circa i due terzi della
produzione mondiale di energia elettrica) sia per la presenza
dei prodotti residui della combustione.

pag. 51
Sostanze inquinanti
Le principali sostanze inquinanti emesse sono
1. l’anidride solforosa (SO2),
2. gli ossidi di azoto (NOx),
3. le polveri
4. e l ’anidride carbonica (CO2 )
Quest’ultima, favorisce l’effetto serra e, quindi, il riscaldamento
globale del pianeta.
Le tecnologie attuali sono abbastanza efficaci per l'abbattimento a
valori inferiori ai limiti imposti dalle normative dei primi tre inquinanti
indicati, mentre per l’anidride carbonica tali tecnologie presentano
ancora costi molto elevati e, soprattutto, è ancora insoluto il problema
dello smaltimento dei grandi quantitativi di prodotti di risulta che si
creano nel processo di trattamento dell'anidride. Occorre pertanto
limitare alla fonte la produzione di CO2, nelle centrali.
pag. 52
Riduzione degli inquinanti
Dato che il problema dell'inquinamento atmosferico non deriva solo dalla
produzione dell'energia elettrica e non dipende soltanto da un singolo Stato,
sono stati stipulati dei protocolli internazionali, che riguardano:
⚫ la riduzione delle emissioni globali di ossidi di zolfo (Helsinki 1985 e Oslo 1944);
⚫ la riduzione degli ossidi di azoto (Sofia 1988);
⚫ la riduzione dei gas che contribuiscono all'effetto serra, di cui il principale è
l’anidride carbonica (Kyoto 1997).
L'adeguamento della legislazione italiana a queste nuove esigenze ha
portato a due decreti interministeriali: quello dell'8 maggio 1989 ha fissato i
limiti delle emissioni di SO2, NOX e polveri per i nuovi impianti termoelettrici,
mentre il decreto del 12 luglio 1990 ha stabilito i limiti di emissione anche per
gli impianti esistenti, ampliando le restrizioni a un centinaio di altre sostanze.
Il rispetto dei limiti di emissione degli inquinanti comporta l'adozione di
particolari misure nella gestione delle centrali termoelettriche.

pag. 53
Zolfo
Gli ossidi di zolfo, che sono una delle cause delle piogge acide, sono tipicamente frutto
della combustione del carbone e sono strettamente regolamentati.
Per la riduzione degli inquinanti a base di zolfo si adottano interventi sia di tipo
gestionale che impiantistico.
I primi consistono nell'impiego di combustibili con bassissimo tenore di zolfo (non
superiore allo 0,25% in peso) oppure nell'uso combinato di olio combustibile, con
percentuale di zolfo superiore, e di gas naturale, mentre i secondi richiedono
l'installazione di impianti di desolforazione dei fumi.
Si distinguono tre tipologie di rimozione: pre-combustione (trattando precedentemente il
carbone), in caldaia (iniettando composti di calcio che vanno a legarsi con lo zolfo per
dare gesso inerte), post-combustione (in questo caso si utilizzano impianti di
desolforazione dei fumi).
Una tecnica di desolforazione dei fumi tre le più diffuse è nota come processo a calcare
e gesso: si utilizza una soluzione di composti del calcio che porta all'ottenimento di
gesso, che può poi essere impiegato nella produzione di cementi o di pannelli in
cartongesso oppure smaltito in discarica
pag. 54
Ossidi di azoto
L’abbattimento degli ossidi di azoto è un problema comune a tutte le
centrali a combustione. La riduzione degli ossidi di azoto si basa su
interventi primari e secondari di denitrificazione.
I primi hanno lo scopo di ridurre la formazione di tali ossidi e vengono
attuati regolando opportunamente la combustione, ossia riducendo le
temperature massime di combustione, i tempi di permanenza del
combustibile nelle zone calde e il tenore di ossigeno nelle zone di
combustione.
Gli interventi secondari, invece, servono per l'abbattimento degli ossidi di
azoto dopo la combustione e consistono nel prelevare i fumi provenienti
dalla caldaia a valle dell'economizzatore e inviarli in reattori catalitici,
dove avviene l'abbattimento mediante reazione con ammoniaca o urea.

pag. 55
Ceneri o polveri
Per quanto riguarda la riduzione delle polveri contenute nei fumi,
polveri presenti in maggiore quantità negli impianti a carbone e a
olio combustibile, si usano i precipitatori.
⚫ Precipitatori meccanici: provocano la caduta delle particelle
solide sospese nei gas facendone variare la velocità mediante
allargamenti di sezione o bruschi cambiamenti di direzione.
⚫ Precipitatori elettrostatici: (vedi figure) si basano sul principio
dell'attrazione tra corpi dotati di carica elettrica di segno opposto
e sono costituiti da elementi metallici filiformi e da piastre
metalliche, disposti in verticale lungo il condotto dei fumi e
collegati rispettivamente all'elettrodo negativo e a quello positivo
di un sistema di alimentazione a corrente continua in alta
tensione (50 kV circa). Le particelle solide in sospensione
vengono caricate negativamente dagli elementi filiformi e attratti
dalle piastre positive.
Periodicamente le piastre vengono sottoposte a vibrazioni e
scuotimenti in modo da far cadere la fuliggine nelle apposite
tramogge di raccolta.

pag. 56
Anidride carbonica
Negli ultimi anni, all'abbattimento degli inquinanti tradizionali, grande attenzione è stata
posta nell'abbattimento delle emissioni di anidride carbonica per il suo contributo
all'effetto serra.
Questa necessità ha spinto verso impianti sempre più efficienti e verso lo sviluppo e la
sperimentazioni di impianti con cattura e sequestro del carbonio. Le tecniche di
separazione si dividono in tre gruppi principali:
⚫ Cattura pre-combustione prevede la rimozione del carbonio dal carburante
alimentato alla centrale, che viene così a funzionare bruciando praticamente solo
idrogeno.
⚫ Ossicombustione prevede la combustione del carburante in atmosfera di ossigeno
puro, così da poter poi separare facilmente l'anidride carbonica dagli altri componenti
senza la grande diluizione tipica delle combustioni in aria.
⚫ Cattura post-combustione prevede, con tecniche relativamente simili a quelle post-
combustione per l'abbattimento degli ossidi di zolfo, di rimuovere l'anidride carbonica
dal flusso allo scarico della centrale.

pag. 57
Altri aspetti
Si deve tener conto, infine, che l’impatto ambientale
provocato da una centrale non riguarda solo il rilascio
di sostanze inquinanti originate dalla combustione, ma
comprende anche altri aspetti:
⚫ L’inquinamento idrico
⚫ La modificazione del paesaggio

⚫ Lo smaltimento dei rifiuti solidi

⚫ Il controllo dell’inquinamento da rumore

pag. 58
Altri aspetti
L’inquinamento idrico è dovuto all’aumento di
temperatura dell’acqua di raffreddamento usata per la
condensazione del vapore, alle acque reflue risultanti
dal lavaggio delle apparecchiature, alle acque piovane
inquinabili da oli e da altri agenti.
Disposizioni legislative stabiliscono, per esempio, il
valore limite del pH, della concentrazione di metalli e
dal salto termico dell’acqua di refrigerazione.

pag. 59
Altri aspetti
La modificazione del paesaggio è causata dalle
opere necessarie per la costruzione della centrale,
delle vie di accesso e dei sistemi di
approvvigionamento e deposito del combustibile.
Di particolare impatto risultano essere i camini, data la
loro considerevole altezza (anche superiore a 200 m).

pag. 60
Altri aspetti
Lo smaltimento dei rifiuti solidi riguarda principalmente,
per le centrali a carbone, quello della cenere che viene
ceduta a industrie per la produzione di cementi e
calcestruzzi.
Il controllo dell’inquinamento da rumore riguarda sia
l’ambiente esterno che quello interno alla centrale e impone
l’adozione di pareti insonorizzanti intorno ai macchinari più
rumorosi.

pag. 61
Petroliere in fiamme

pag. 62
La marea nera

pag. 63
La marea nera

pag. 64
La marea nera

pag. 65
2002 Costa spagnola

pag. 66
Exxon Valdez

pag. 67
Effetti sulla fauna

pag. 68
Effetti sulla fauna

pag. 69
Sforzi di bonifica

pag. 70
Sforzi di bonifica

pag. 71
Piattaforma Deepwater Horizon (20 aprile 2010)

pag. 72
pag. 73
Fumo visto dal satellite

pag. 74
pag. 75
pag. 76
Centrali idroelettriche e ambiente
Laghi artificiali e ambiente
L’energia idroelettrica richiede grandi opere sul
territorio per predisporre il bacino di raccolta.

Le più grandi opere sono state realizzate da


governi forti o autoritari che hanno deportato
intere popolazioni in altre zone per liberare il
territorio da sommergere.

L’elettricità di origine idroelettrica ha il costo più


basso in assoluto.

pag. 78
Impatto ambientale
Intervento edilizio, come la costruzione di laghi artificiali
Nn fase di costruzione ha un impatto visivo ed estetico
molto forte
Impatto ambientale
Alterazione delle portata fluviale e conseguente
cambiamento del microclima
Problemi di sicurezza in caso di terremoti e frane
Esodi forzati di popolazione
Diminuzione della fertilità dei terreni a valle
Diffusione di malattie trasmesse dai parassiti che si
moltiplicano nei bacini
Problemi per il letto fluviale
la naturale sedimentazione riempie il letto fluviale;
sbarramenti bloccano il trasporto solido dei fiumi;
alterazione dell’equilibrio tra l’apporto solido e l‘attività
erosiva nel corso dell’acqua a valle;
erosione delle coste;
Il disastro del Vajont
9 ottobre 1963 alle ore
22.39

una frana staccatasi dal


monte Toc precipita nel
bacino della diga del
Vajont

un'onda scavalca la diga e


travolge distruggendolo il
paese di Longarone

1910 vittime
La vigilia della tragedia

La valle del Vajont La valle di Longarone


Panoramica della Valle del Vajont. Si nota la frana di 260 milioni di metri cubi staccatasi dal
Monte Toc e precipitata nel bacino artificiale.
Il giorno dopo la tragedia

La valle del Vajont La valle di Longarone


Il disastro del Vajont
La diga delle Tre Gole
È una diga per la produzione di energia
idroelettrica costruita sul Fiume Azzurro, nella
provincia di Hubei in Cina, e rappresenta
l'impianto con la maggiore capacità di
produzione idroelettrica mai realizzato.
Completata il 20 maggio 2006, la diga fa parte di
un più vasto complesso ad essa annesso, che è
stato interamente ultimato nel 2009.
Capacità
energetica 18.200
MW;
è stata allagata
una zona di 600
km x 2 km;
23 città demolite;
1,3 milioni di
persone evacuate.
Le guerre dell’oro blu

La diga sul fiume Gange;


Turchia, Siria e Iraq;
Cecoslovacchia e Ungheria
Turchia, Siria e Iraq
La Turchia intende realizzare 22 dighe sull’Eufrate, che diminuirebbero
drasticamente il livello delle acque del fiume disponibili per l’Iraq;
La più grande (Ataturk) completata nel ’91 è alta 454 m;
Nel 1995 si prospettò la minaccia di un nuovo dirompente conflitto per
l’acqua nel bacino del Tigri – Eufrate, quando la Turchia chiese ai
governi occidentali finanziamenti per la costruzione di una nuova diga
(la diga Birecik sull’Eufrate).
◼ Similmente, quando la Siria nel 1968
cominciò il riempimento della nuova
grande diga di Tabqa sull’Eufrate,
questo causò la diminuzione di un
quarto della portata idrica in Iraq;
◼ Per tutta risposta Saddam Hussein
nel 1974 schierò le sue truppe alla
frontiera, minacciando esplicitamente
la diga.
Cecoslovacchia e Ungheria
Nel ’77 danno il via al progetto Gabcikovo-Nagymaros per la
gestione delle acque del fiume Danubio che prevede la
realizzazione di un sistema di sbarramenti e due centrali
idroelettriche;
Un nuovo studio sugli impatti ambientali dimostra che la
diga di Nagymaros può nuocere all’ecosistema del fiume e
ridurre le scorte di acqua potabile;
La Cecoslovacchia vuole una revisione del progetto, mentre
l’Ungheria preme per l’accantonamento definitivo del
progetto;
Il conflitto termina nel ’92.
La diga sul Gange

◼ L’ultima diga terminata nel ’74-


’75 a 18 km dal confine ha
provocato tensioni tra India e
Bangladesh.

L’India continua a costruire sbarramenti, impoverendo così la riserva


idrica del Bangladesh, prosciugando 80 fiumi.
Vantaggi e svantaggi del nucleare
Vantaggi Svantaggi
dalla singola reazione si Sicurezza: occorre uno stretto
ottiene un’enorme controllo del reattore perché la
quantità di energia reazione non sfugga al
controllo
non si consumano
Scorie: nella reazione si
combustibili fossili come
producono delle scorie
il petrolio e il metano
radioattive di lunga vita media
non si produce alcun tipo Proliferazione: nella reazione si
di “gas serra” come la producono elementi come il
CO2 che sono invece plutonio usati per costruire
prodotti in abbondanza armi nucleari
nella combustione di
Inefficienza e costi: solo una
combustibili fossili
piccola parte dell’energia
nucleare disponibile nell’uranio
viene utilizzata.
pag. 92
Centrali nucleari e ambiente
Nucleare e ambiente
L’energia nucleare non produce praticamente gas serra.
Essa è quindi considerata da nuove correnti ambientaliste (v. James Lovelock) l’unicA
fonte che può permettere in tempi brevi di evitare il «global warming».
⚫ Le fonti rinnovabili rappresentano un’alternativa in cui investire per il futuro, ma al
momento sono poco efficienti e non possono produrre il «carico di base»
⚫ Il nucleare è pronto, le tecnologie per farlo in sicurezza esistono

⚫ Il mondo ha sempre più bisogno di energia per soddisfare le esigenze di chi chiede
sviluppo e benessere (Cina, India, Africa)
⚫ In combinazione con l’idrogeno potrebbe considerevolmente soppiantare i
combustibili fossili.
Non si tratta di essere «pro» o «contro» il nucleare: si tratta di riconoscere che l’energia
nucleare ha un ruolo che può svolgere nel modo più efficace per rendere sostenibile lo
sviluppo.

pag. 94
Problemi del nucleare da fissione termica
Il problema delle scorie:le catture da U238 producono nuclei
transuranici radioattivi con vite medie lunghissime (Pu e attinidi minori) di
difficile smaltimento
Il problema delle risorse :l’uso intensivo della Energia Nucleare
potrebbe produrre oltre fine secolo qualche carenza nelle risorse di U
naturale
Il problema della sicurezza:accrescere il gia’ notevole grado di
sicurezza delle attuali centrali con metodi il piu’ possibile indipendenti da
(errati) interventi umani
Il problema della proliferazione:l’estrazione di Pu dalle scorie con
procedimenti gia’ in uso potrebbe rendere di piu’ facile disponibilita’
questo materiale altamente strategico.

pag. 95
Sorgenti di radiazione e unità di misura dosimetriche
Siamo soggetti naturalmente a sorgenti di radiazioni di vario tipo:
⚫ Raggi cosmici

⚫ Radionuclidi presenti nell’ambiente (87Rb, 232Th, 238U, 222Rn)

⚫ Radionuclidi presenti nel corpo (40K, 14C)

Per valutare gli effetti sul corpo dell’assorbimento di energia dovuta alle radiazioni
ionizzanti sono state introdotte varie unità dosimetriche;
⚫ Attività (numero di decadimenti nell’unità di tempo): unità di misura il bequerel (Bq)
che corrisponde a una disintegrazione al secondo.
⚫ Dose assorbita (energia depositata per unità di massa): unità di misura il gray (Gy)
che corrisponde a 1 Joule/kg
⚫ Dose equivalente (dose assorbita pesata su un «fattore di qualità» della particolare
radiazione (i neutroni e i nuclei pesanti danneggiano il corpo maggiormente dei
fotoni e degli elettroni che hanno peso 1): unità di misura il sievert (Sv)

pag. 96
Qualche dato
Tipicamente:
⚫ La radiazione cosmica è circa 0,3 mSv/anno al livello del mare (circa il doppio a 1000
m di quota); un viaggio in aereo di 5 ore può accumulare una dose do 0,03 mSv;
⚫ La radioattività ambientale varia molto da zona a zona, come riportato nella tabella
per alcune città italiane

Attenzione: il Radon
accumulatosi in locali
chiusi può fornire
anche 2 mSv/h

⚫ I radionuclidi presenti nel corpo umano forniscono circa 0,3-0,4 mSv/anno


Limite raccomandato di esposizione professionale: 20 mSv/anno come media su 5 anni e
limite massimo annuale di 50 mSv; limite per il pubblico: 1 mSv/anno con possibilità di
consentire un valore più alto purché la media su 5 anni resti di 1 mSv/anno.
Una dose acuta di 2,5-3 Sv è considerata letale.

pag. 97
Una tabella

A questi valori vanno sommate le dosi dovute a procedure mediche di tipo diagnostico e
terapeutico (più alte). Nelle pagine seguenti sono riportati alcuni valori tipici per
procedure diagnostiche standard registrati presso le ASL della Toscana.

pag. 98
Procedure di radiologia tradizionale
RADIOLOGIA TRADIZIONALE
ESAME Dose eff. (mSv)
RX tratto faringo-crico-esofageo-cardiale 0,04±0,01
Altra RX di ossa della faccia (ossa nasali) 0,004±0,001
RX della colonna cervicale 0,05±0,01
RX della colonna toracica 0,5±0,2
RX della colonna lombosacrale 0,6±0,2
RX completa della colonna 0,52±0,07
Altra RX di coste sterno e clavicola (scheletro costale) 0,7±0,2
RX del torace di routine 0,14±0,04
RX completa del tubo digerente 2,6±0,9
RX del tratto gastrointestinale superiore 1,71±0,06
RX dell’esofago con contrasto 1,0±0,3
RX dell’esofago con doppio contrasto 1,0±0,3
RX dello stomaco e del duodeno 1,4±0,3
Studio seriato dell’intestino tenue 0,9±0,3
RX del tratto gastrointestinale inferiore 1,3±0,6
Clisma opaco semplice 2,0±0,8
Clisma opaco a doppio contrasto 2,0±0,8
Urografia endovenosa 1,1±0,1
Cistouretrografia retrograda 1,1±0,4
Cistouretrografia minzionale 1,1±0,4
RX addome 0,5±0,1
RX della spalla e dell’arto superiore 0,029±0,006
RX di pelvi e anca 0,21±0,05
RX del femore, ginocchio e gamba 0,0017±0,0003
RX completa degli arti inferiori e del bacino sotto carico 0,19±0,07
Mammografia bilaterale 0,74±0,06

pag. 99
Procedure di tomografia computerizzata
TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA
ESAME Dose eff. (mSv)
TAC capo 2,3±0,1
TAC capo senza e con contrasto 4,5±0,3
TAC del massiccio facciale 1,0±0,1
TAC del massiccio facciale senza e con contrasto 2,1±0,3
TAC del collo 2,4±0,3
TAC del collo senza e con contrasto 5,3±0,8
TAC del torace 7,3±0,6
Tac del torace senza e con contrasto 15,0±1,0
TAC addome superiore 5,8±0,6
TAC addome superiore senza e con contrasto 16,0±2,0
TAC addome inferiore 4,6±0,3
TAC addome inferiore senza e con contrasto 12,0±2,0
TAC addome completo 8,6±0,8
TAC addome completo senza e con contrasto 27,0±4,0
TAC rachide e speco vertebrale 10,0±1,0
TAC rachide e speco vertebrale senza e con contrasto 20,0±2,0
TAC arto superiore 4,6±0,6
TAC bacino 7,0±1,0

pag. 100
Procedure di medicina nucleare
MEDICINA NUCLEARE
ESAME Dose eff. (mSv)
Scintigrafia tiroidea 2,1±0,2
Scintigrafia sequenziale renale 0,8±0,1
Scintigrafia miocardica di perfusione 7,0±1,0
Angiocardioscintigrafia all’equilibrio 3,55±0,05
Tomoscintigrafia miocardica (SPET) di perfusione a riposo o 7,5±0,9
dopo stimolo
Tomoscintigrafia cerebrale (SPET) 4,5±0,4
Tomoscintigrafia cerebrale (PET) – Studio qualitativo 3,9±0,2
Scintigrafia ossea o articolare segmentaria 3,60±0,03
Scintigrafia ossea o articolare segmentaria polifasica 3,60±0,03
Scintigrafia polmonare perfusionale (6 proiezioni) 2,7±0,4
Tomoscintigrafia polmonare 2,7±0,5
Scintigrafia ossea o articolare 3,60±0,03
Ricerca di metastasi di tumori tiroidei 11,9±0,6
Scintigrafia globale corporea con cellule autologhe marcate 5,9±0,9
Scintigrafia globale corporea con traccianti immunologici e 8,0±0,7
recettoriali
Tomoscintigrafia globale corporea (PET) 4,9±0,4
Scintigrafia segmentaria dopo scintigrafia total body 4,0±0,1
Tomoscintigrafia (SPET) con indicatori positivi 9,2±0,9

pag. 101
Procedure di radiologia interventistica

RADIOLOGIA INTERVENTISTICA
ESAME Dose eff. (mSv)
Inserzione di uno stent vascolare 9±3
Inserzione di due stent vascolari 18±4
Inserzione di tre stent vascolari 28±7
Inserzione di quattro o più stent vascolari 60±20
Angioplastica percutanea coronarica transluminare (PTCA) 12±5
Valvuloplastica aortica impianto valvola aortica (TAVI) 29±6
Valvuloplastica mitralica 27±7
Contropulsazione aortica 3±1
Impianto pacemaker 3±1
Carotidografia 2,6±0,7
Aortografia toracica 6±3
Aortografia addominale 14±8
Arteriografia selettiva periferica 9±5
Posizionamento di endoprotesi in aorta addominale 30±20
Atriografia destra 11±4
Arteriografia coronarica con catetere singolo 10±5
Arteriografia coronarica con catetere doppio 15±5

pag. 102
Cosa sono le scorie
Le scorie vengono prodotte dalla fissione nucleare e sono costituite da
isotopi radioattivi la cui vita media può essere anche molto lunga (fino a
migliaia o centinaia di migliaia di anni)
In particolare:
⚫ Le scorie ad alta attività, le sole di cui ci si debba seriamente
preoccupare, costituiscono il 3% del volume totale e contengono il
95% della radioattività
⚫ Le scorie a media attività sono il 7% in volume e contengono il 4%
della radioattività
⚫ Le scorie a bassa attività costituiscono il 90% in volume e l’1% in
radioattività
Il punto di forza del nucleare in relazione alle scorie prodotte sono le
piccole quantità di massa coinvolte a parità di energia prodotta.
pag. 103
La quantità delle scorie
Una centrale da 1000 MWe produce
annualmente scorie ad alta attività per un
totale di circa 6-10 tonnellate, includendo la
matrice vetrosa che le ingloba.
Se prodotta con carbone, la stessa energia
darebbe luogo a centinaia di migliaia di
tonnellate di ceneri e milioni di tonnellate di
CO2.
Una celebre immagine mostra la quantità di
scorie ad alta attività inglobate in matrice
vetrosa che risulta dalla produzione
dell’energia necessaria per sopperire al
consumo energetico di una persona in un
paese industrializzato per tutta la sua vita.

pag. 104
Il trattamento delle scorie
Le scorie nucleari possono essere inglobate in matrice inerte (vetro, cemento) a sua
volta inclusa in recipienti (ad esempio acciaio inox) che vengono sepolti in formazioni
geologiche stabili (sale o granito)
Un deposito di questo genere è attivo dal 1999 nel New Mexico ed accoglierà scorie fino
al 2035 (Waste Isolation Pilot Plant)
Gli Stati Uniti stanno mettendo a
punto la repository «retrievable» di
Yucca Mountain
Molti paesi impegnati nel nucleare
stanno individuando siti per la
deposizione finale delle scorie.
Il riprocessamento del combustibile,
il partizionamento e la
trasmutazione permetteranno tempi
di decadimento più brevi e lo
sfruttamento del plutonio.

pag. 105
Scala INES degli incidenti nucleari
International Nuclear and Radiological Event Scale (INES)

pag. 106
I peggiori incidenti nucleari
Livello Esempio

Disastro di Chernobyl (Ucraina, URSS, 26 aprile 1986)


7
Disastro di Fukushima Daiichi (Giappone, 11 marzo 2011)

Incidente di Kyštym, Majak, (Russia, URSS, 29 settembre 1957


6
Incidente di First Chalk River (Canada, 12 dicembre 1952)
5
Incidente di Windscale (Regno Unito, 10 ottobre 1957)
Incidente di Three Mile Island (USA, 28 marzo 1979)
Incidente di Goiânia (Brasile, 13 settembre 1987)

I reattori nucleari funzionanti hanno totalizzato più di 12000 anni-reattore di funzionamento sicuro
IN INGEGNERIA E’ SICURO SOLO CIO’ CHE HA PROVATO DI ESSERLO

pag. 107
Disastro di Černobyl
Il 26 aprile 1986 alle ore 01:23 locali la centrale stava effettuando un esperimento definito
come test di sicurezza: si voleva verificare se, in assenza di alimentazione esterna, la turbina
accoppiata all'alternatore potesse continuare a produrre energia elettrica sfruttando l'inerzia
del gruppo turbo-alternatore anche quando il circuito di raffreddamento non producesse più
vapore, per alimentare le pompe di circolazione.
Per consentire l'esperimento furono disabilitati alcuni circuiti di emergenza. Il test mirava a
colmare il lasso di tempo di 60 secondi che intercorreva tra l'interruzione di produzione di
energia elettrica del reattore e l'intervento del gruppo diesel di emergenza.
Sono evidenti le gravi debolezze intrinseche di progettazione del reattore nucleare RBMK; un
elemento importante, tra gli altri, risultò essere un errore nella progettazione delle barre di
controllo. I dati accertati sono che, nel suo complesso, l'evento fu il risultato di
un'impressionante somma di fattori di rischio, una catena di errori e mancanze, riguardanti sia
le caratteristiche intrinseche fondamentali del tipo di macchina, sia errori di progetto in alcuni
particolari meccanici, sia il sistema di gestione economico e amministrativo (la centrale
elettrica era priva di personale qualificato e aggiornato sulle caratteristiche dell'impianto),
infine per la scelta del personale direttivo di effettuare un rischioso "esperimento" che,
essenzialmente, portò all'incidente, poiché effettuato con errori di coordinamento e manovre
particolarmente incaute e sfortunate.
pag. 108
Disastro di Černobyl
Si verificarono due esplosioni a distanza di pochi secondi l'una dall'altra. La prima fu una
liberazione di vapore surriscaldato ad altissima pressione che sparò in aria il pesante disco
di copertura – detto 'Elena', pesante oltre 1 000 tonnellate – che chiudeva il cilindro
ermetico contenente il nocciolo del reattore. Il disco ricadde verticalmente sull'apertura,
lasciando il reattore scoperto. Pochi secondi dopo il grande volume di idrogeno e polvere di
grafite ad altissima temperatura liberati dal nocciolo, a contatto con l'aria produssero una
seconda esplosione, più potente, che distrusse la copertura dell'edificio del reattore. Seguì
un violento incendio della grafite contenuta nel nocciolo. L'incendio per alcune ore disperse
nell'atmosfera un'enorme quantità di isotopi radioattivi, i prodotti di reazione fissili contenuti
all'interno.
Le esplosioni non furono di tipo nucleare ma furono termochimiche: il surriscaldamento del
nocciolo, dovuto all'improvvisa perdita di controllo sulla reazione nucleare, portò al
raggiungimento di una temperatura elevatissima che fece arrivare la pressione del vapore
dell'impianto di raffreddamento a un livello esplosivo. Si erano innescate, inoltre, reazioni
fra le sostanze chimiche contenute (acqua e metalli), inclusa la scissione dell'acqua in
ossigeno e idrogeno per effetto delle temperature raggiunte, che contribuirono a sviluppare
grandi volumi di gas.

pag. 109
Disastro di Černobyl

In conclusione cause dell’incidente furono carenze nella progettazione (nessun


contenimento e instabilità di funzionamento) e negligenza nella gestione
dell’impianto (con violazione dei principi base della sicurezza). L’incidente avrebbe
dovuto mettere in discussione il nucleare sovietico, ma al contrario ha avuto risonanza
solo in Occidente, laddove i reattori sono fatti in modo ben diverso).

pag. 110
Disastro di Fukushima Dai-ichi
L’incidente fu una conseguenza del terremoto e maremoto del Tōhoku dell'11 marzo
2011. Al momento del terremoto i reattori si spensero automaticamente, con procedura
SCRAM attivata dal sistema di sicurezza per allarme sismico.
Lo tsunami che si abbatté sulla centrale, alcune decine di minuti dopo, distrusse i gruppi
di generazione diesel-elettrici di emergenza che alimentavano i sistemi di
raffreddamento dei reattori 1, 2 e 3.
I reattori, del tipo BWR, pur avendo cessato la reazione nucleare sostenuta, avrebbero
comunque richiesto la continuazione del raffreddamento per dissipare il calore generato
dalle reazioni nucleari residue.
L’interruzione dei sistemi di raffreddamento e di ogni fonte di alimentazione elettrica,
nelle ore successive causò la perdita di controllo di tre reattori che erano attivi al
momento del terremoto. Nel corso delle ore e dei giorni successivi vi furono quattro
distinte esplosioni, causate da fughe di idrogeno, alcune delle quali distrussero strutture
superiori degli edifici di due reattori. I noccioli di tutte e tre le Unità coinvolte subirono il
meltdown completo, in momenti diversi.

pag. 111
Disastro di Fukushima Dai-ichi

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Disastro di Fukushima Dai-ichi
In un rapporto pubblicato nel 2014 (UNSCEAR 2013 Report), il comitato
scientifico delle Nazioni Unite sugli effetti delle radiazioni atomiche, a
pagina 10, riporta che, non solo non è stata conclusivamente osservato
alcuna morte o sindrome acuta da radiazione a causa dell'incidente, ma
che le dosi verso il pubblico generale, sia nel primo anno, che durante la
loro vita, sono generalmente da basse a molto basse.
Non ci si aspetta alcun effetto rilevabile sulla salute per incidenza da
questa radiazione, né tra i viventi, né tra i loro discendenti. Sono invece
stati segnalati effetti psicologici, come depressione e tensioni a seguito del
trauma per lo spavento di fronte alla gravità delle notizie.
Per gli adulti nella Prefettura di Fukushima, il comitato stima una dose
effettiva media nella vita restante pari o meno di 10 mSv. Per 12 lavoratori
esaminati il livello di dose assorbita risultante fa indurre in un aumentato
rischio di sviluppare cancro o altri disturbi alla tiroide. Degli altri 160
lavoratori, con dosi stimate entro i 100 mSv, ci si può attendere un
aumento del rischio di cancro, ma si ritiene che tale aumento sia talmente
modesto da non essere discernibile su base statistica.
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Disastro di Fukushima Dai-ichi
Valori delle dosi nell’acqua locale nella prefettura di Fukushima in μSv/h rilevati nel
2018. Per convertire a mSv/anno moltiplicare per 8,76: ad esempio il valore limite di 1
mSv/anno corrisponde a 0,11 μSv/h, ma si deve tenere conto che i valori misurati
includono anche le altre fonti naturali.

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Nucleare e proliferazione
Come per molte altre tecnologie, le applicazioni pacifiche sono venute
dopo quelle militari
Il plutonio prodotto nei reattori PWR e BWR (la maggioranza) non può
essere utilizzato per scopi militari perché contiene anche isotopi di
numero di massa pari che rendono altamente inefficienti gli ordigni.
La produzione di plutonio per scopi bellici è avvenuta utilizzando reattori
specificamente progettati per questo scopo.
I futuri reattori di quarta generazione allo studio si propongono una
resistenza alla proliferazione anche maggiore e il plutonio da essi
prodotto dovrà essere utilizzato per scopi pacifici.

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Centrali eoliche e ambiente
Eolico e ambiente
Fonte rinnovabile, inesauribile e gratuita
Non emette sostanze inquinanti di alcun genere
Minore impatto, in confronto delle altre fonti di energia, sulla vita umana
Contenimento dell’uso dei combustibili fossili e delle emissioni ad essi
associate
Occupazione del territorio limitata. Mantenimento della preesistente
destinazione d’uso
Valorizzazione di aree marginali ed abbandonate
Opposizione di una parte minoritaria di ambientalisti
Ricerca di un inserimento armonico dell’eolico nel paesaggio italiano, in
considerazione del pregio ambientale e storico del nostro paese

pag. 117
Eolico e ambiente
Le critiche di una parte di ambientalisti si sono, in alcuni casi, scagliate
anche contro i piloni delle macchine a vento nate proprio sulla spinta
delle contestazioni al nucleare e ai combustibili fossili e della ricerca di
"energia pulita".
Sono state fatte critiche spesso infondate e fonte di pregiudizi o di poca
conoscenza del problema: critiche sull'estetica delle macchine, sulla
rumorosità, sull'interferenza con gli uccelli, dei disturbi elettromagnetici
alle onde radio e TV ed addirittura ci sono state in passato
preoccupazioni sulla eventualità che schegge di ghiaccio formatesi sulle
pale potessero staccarsi e colpire qualche persona!!

pag. 118
Interferenze elettromagnetiche
Gli aerogeneratori possono essere fonte di interferenza elettromagnetica a
causa della riflessione e della diffusione delle onde radio che investono la
struttura. Per misurare gli effetti di questo fenomeno si può far ricorso sia a
prove sperimentali che a previsioni teoriche. Il primo metodo consiste nel
controllare, tramite rilevamenti effettuati a varie distanze dagli
aerogeneratori, la qualità dell'immagine ricevuta, correlandola al livello del
segnale riflesso o diffuso dalla struttura del generatore stesso.
Esistono inoltre modelli matematici predittivi per calcolare i livelli del
segnale riflesso e diffuso dalle strutture in movimento. Questi permettono
di individuare, in maniera conservativa, una zona di rispetto oltre la quale il
rapporto tra segnale e disturbo è di entità tale da non incidere sulla qualità
del radioservizio stesso.
In base ai risultati delle prove e alla letteratura si ritiene che il rischio di tali
disturbi possa considerarsi irrilevante per gli aerogeneratori dell’attuale
generazione che utilizzano pale in materiale non metallico ed
antiriflettente.

pag. 119
Inquinamento acustico
La questione del rumore, tanto per iniziare da un dato effettivo, è in
primo piano nei progetti di nuove macchine e appare, nel frattempo,
assai meno problematica se la confrontiamo non con l'assoluto (e mai
tale, in realtà) silenzio della campagna, ma con altri rumori assai più
insistenti con cui conviviamo ogni giorno.
A meno che non si voglia metter su casa entro un raggio di trecento
metri da una wind farm, scopriamo che il ronzio degli aerogeneratori è
ben al di sotto, in termini di decibel, del chiasso di un ufficio pubblico o
del rumore che sentiamo stando in automobile o in mezzo al traffico,
senza mai arrivare a quello di molte industrie attive nelle periferie delle
città.
Lo stesso vento che soffia, di per sè, certe notti fa più rumore di una
wind farm.

pag. 120
Emissione sonora da fonti diverse
Jet airplane

Industrial noise
Pneumatic drill

Stereo music
Inside car

Typing pool
Office

Home
Wind turbine

Whispering
Falling leaves

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Estetica
A chi protesta per la presenza di macchine a vento che turbano il
paesaggio, per esempio, possono essere ricordate le vicende della torre
Eiffel e di molte altre architetture industriali, o comunque innovative, che
per anni e anni sono state criticate e denigrate, per poi essere pienamente
integrate e accettate nel "paesaggio" naturale e culturale in cui erano
immerse. Certamente le wind farm, per funzionare bene, devono sorgere
in posizioni esposte, su altipiani, sulle coste o comunque su terreni aperti,
così da rendere massima la resa elettrica. Dovranno "vedersi", in
sostanza, ma non è detto che non possano competere "in simpatia" con i
vecchi mulini a vento.
Ciò non toglie che il fattore estetico debba far parte delle precauzioni da
osservare al momento di costruire un impianto soprattutto per quanto
riguarda: il terreno su cui va costruito e le sue caratteristiche, il numero e il
formato degli aerogeneratori, il design e i colori delle macchine, la
disposizione e l'allineamento, il profilo del paesaggio in cui l'impianto deve
inserirsi. Oggi si preferiscono macchine disposte su una sola fila e colori
neutri (come il bianco) per le macchine.
pag. 122
Estetica

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Il MIPS
Il Material Input per Unit of Service o MIPS consente di misurare in unità
omogenee normalizzate (massa) la quantità di risorse di ogni genere (aria, acqua,
biotico, abiotico), che deve essere prelevata dall’ambiente per la realizzazione di
un prodotto o di un servizio.
Lo studio condotto relativamente alla realizzazione di una centrale eolica dotata di
macchine tipo Vestas V52 (da 850 kW di potenza di targa), considerando ogni fase
dalla installazione, gestione e manutenzione durante un ciclo vita stimato di 20
anni fino al successivo smantellamento, ha restituito un valore del MIPS pari a
0,049 kg di materia per ogni kWh prodotto.
In sostanza per produrre da una centrale eolica 1 kWh occorre utilizzare, a vario
titolo, 0,049 kg di materia prelevata dall’ambiente.

pag. 124
Il MIPS
Valori noti e normalizzati all’energia eolica del MIPS delle varie fonti

MIPS MIPS normalizzato


all’energia eolica

energia eolica 0,049 //


carbone 0,97 19,8
elettricità import. 0,41 8,4
gas naturale 0,2 4,1
petrolio 0,32 6,5
torba 0,7 14,3
idroelettrico 0,11 2,2
nucleare 0,31 6,3

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Impatto sull’avifauna
Gli animali non sembrano risentire della presenza delle nuove macchine a
vento. Ai piedi degli aerogeneratori la campagna può continuare
tranquillamente la sua vita e i suoi ritmi. Non a caso le distanze tra le
macchine permettono la coltivazione del terreno e il pascolo del bestiame.
Per gli uccelli c'è stato qualche pericolo in più, specialmente in passato,
quando le macchine eoliche avevano tutt'altra tecnologia. A questo
riguardo, sono stati condotti studi specifici che hanno potuto constatare
come le perdite siano praticamente irrilevanti e comunque molto inferiori a
quelle dovute al traffico di auto e agli stessi pali della luce e del telefono;
questi animali, spesso dotati di ottima vista, non hanno problemi
nell'individuare in volo queste grosse macchine (alte fino a 80-100m e con
pale larghe anche 2 m). E' comunque una nota raccomandazione e cura di
ogni buon costruttore di wind farm quella di tenere in considerazione le
rotte degli uccelli migratori.
Rispettando tutte queste accortezze si può ben dire che, tra tutte le
industrie produttrici di energia, quella eolica è certo tra le più pulite e sicure.

pag. 126
Impatto sull’avifauna

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Vantaggi dell’eolico
La generazione di energia elettrica per via eolica presenta l'indiscutibile
vantaggio ambientale di non immettere nell'ecosfera sostanze
inquinanti, polveri, calore, come invece accade nel caso dei metodi
tradizionali di generazione per via termoelettrica.
In particolare le emissioni che vengono ridotte in modo significativo
sono:

CO2 - anidride carbonica: 1000g/kWh;


SO2 - anidride solforosa: 1,4 g/kWh;
NO2 - ossidi d'azoto: 1,9 g/kWh.

Altri benefici di tipo indiretto sono la minore dipendenza dalle fonti


energetiche estere, la diversificazione delle fonti e la riorganizzazione a
livello regionale della produzione di energie.

pag. 128
Terre rare e ambiente
Terre rare e ambiente
Con il termine di terre rare si fa riferimento a
un gruppo di elementi della tavola periodica di
cui fanno parte 15 lantanidi (gli elementi che
hanno numero atomico compreso tra 57 e 71),
lo scandio e l’ittrio (rispettivamente numero
atomico 21 e 39). Particolari coperture di celle
di pannelli solari dotate di drogaggio al Cerio,
riescono a prevenire l’oscuramento del
pannello permettendone un utilizzo più
longevo. Terre rare sono comunque utilizzate
nell’industria elettrica ed elettronica in genere.

pag. 130
Terre rare e ambiente
Dalla figura si possono intuire i campi di applicazione delle terre rare. Per i magneti
(usati nell’eolico) sono utilizzati samario, neodimio, praseodimio, disprosio e terbio.
Sicuramente il campo d’applicazione più importante dal nostro punto di vista e quello
maggiormente interessato dalla crisi delle terre rare, è quello riguardante i magneti
permanenti con tutte le sue ramificazioni.
Le terre rare sono parte integrante di magneti permanenti al neodimio-ferro-boro
(NdFeB) e al Samario-Cobalto (SmCo). I magneti al SmCo, ricoprono un ruolo di minore
importanza in quanto, nella maggior parte dei casi, vengono preferiti i magneti al Nd per
le migliori caratteristiche magnetiche, superiori quindi anche a quelle dei magneti a base
di Ferro e Alluminio.

pag. 131
Terre rare e ambiente
La formula chimica di base dei magneti al Nd è Nd2Fe14B, che comprende un mix di
neodimio e praseodimio (circa 30%) mentre, additivi come disprosio (circa 3%) e terbio,
hanno contenuti minori.
Neodimio e praseodimio appartengono alle terre rare che hanno un prezzo medio, mentre
disprosio e terbio solo elementi molto costosi. La domanda futura di magneti permanenti è
significativamente determinata dallo sviluppo di turbine eoliche, ma anche di motori per
veicoli elettrici ed ibridi, e di hard disk drives.
Generalmente molti dei depositi di terre rare, contengono materiale radioattivo che impone
la massima cautela per quanto riguarda il pericolo di polveri e di inquinamento delle acque
oltre a una serie di danni potenziali dovuti alle emissioni in aria e contaminazioni del suolo
e del territorio. Il governo cinese intende quindi diminuire il danno ambientale
promuovendo l’utilizzo di nuove tecnologie a minore inquinamento nei siti di grandi
dimensioni, e diminuendo il numero dei piccoli siti d’estrazione che non superano
determinati standard d’impatto ambientale. Tuttavia la grossa pressione mondiale per
l’approvvigionamento, potrebbe portare all’apertura di nuovi giacimenti fuori dalla Cina con
inaccettabili standard ambientali; un esempio è costituito dalla possibilità di estrazione nel
territorio della Groenlandia.
pag. 132
Terre rare e ambiente
Le terre rare non sono affatto rare. Nella seconda metà del 2010 la Cina, per
dimostrare di avere in mano le sorti del mercato mondiale della tecnologia, ha
ridotto del 70% l’esportazione delle terre rare mandando alle stelle i prezzi,
con picchi superiori all’850%. La speranza di mettere in ginocchio gli altri paesi
si è rivelata però una bolla: non solo il resto del mondo aveva riserve
sufficienti per supplire alla mancanza di alcuni minerali, ma hanno dimostrato
come si poteva anche lavorare con quantità più basse di questi elementi.
Questi elementi continuano ad avere l’etichetta di terre rare sebbene sia
dimostrato che così rari questi elementi non sono. Lo stesso termine, “terre
rare”, è stato coniato quando questi minerali vennero scoperti, e la loro rarità
era dovuta non tanto alla scarsa disponibilità quanto alla enorme difficoltà di
lavorazione e estrazione del minerale puro. Giusto per dare un’idea il Cerio,
una delle “terre rare”, è diffusa sulla terra quanto il rame, eppure quest’ultimo
è considerato un elemento comune. Nonostante il big bang abbia regalato alla
Cina una buona percentuale dei giacimenti terrestri, si stima che lo stato
asiatico abbia solo il 38% di questi giacimenti, il resto è sparso ovunque. tutto
il mondo.
pag. 133
Terre rare e ambiente
I giacimenti delle terre rare sono ben distribuiti in tutto il
mondo.
Dove sta quindi il problema delle terre rare? Che
non si trovano in forma pura, e tendono a
legarsi tra di loro e agli altri minerali.
L’estrazione e la separazione delle terre rare è
quindi difficile, laboriosa e altamente inquinante.
Basta guardare il grafico sotto per rendersi conto
di cosa è successo nel mondo delle terre rare
dalla loro scoperta a oggi.
La Cina è diventata il più importante esportatore di
terre rare (44 milioni di tonnellate di riserve)
con una produzione annua di oltre 130.000
tonnellate solo quando gli altri Paesi, negli anni
80, si sono tirati indietro dopo essersi resi conto
che il processo per separare, estrarre e dividere
questi elementi è lungo e pericoloso.

pag. 134
Terre rare e ambiente
Come già detto le terre rare non sono geologicamente limitate. Come per
molte altre risorse minerarie, vengono continuamente identificati nuovi
giacimenti (ora la Groenlandia viene identificata come nuova possibile
fonte di elementi delle terre rare).
Il problema invece riguarda l’accessibilità dei minerali e dei metalli, e se la
loro estrazione possa continuare a essere redditizia, tenendo conto anche
delle problematiche ambientali legate all’estrazione delle terre rare.
Nei prossimi decenni, la sfida per garantire un’offerta di mercato
sufficiente non è limitata a elementi poco conosciuti. Si estende anche a
risorse più comuni, come il fosforo, minerale vitale per l’agricoltura, e a
metalli come rame e oro. Poiché tali risorse non sono rinnovabili, un
gruppo sempre più folto di analisti teme che, mentre nel 20° secolo le
risorse minerari ed i metalli erano più facilmente accessibili ed economici
da estrarre, in questo secolo, le risorse non rinnovabili da portare sul
mercato potrebbero essere sempre più scarse e costose.

pag. 135
Terre rare e ambiente
Per ricavare appena un chilogrammo di vanadio vanno purificare 8,5
tonnellate di roccia. Un chilo di cerio ne richiede il doppio, il gallio 50 e il
lutezio ben 200. Le basse concentrazioni dei depositi rendono insostenibili
i costi di estrazione, a meno che il costo della manodopera sia ridotto o
venga sostenuto da sussidi statali.
Come se non bastasse, la purificazione di ciascuna tonnellata di terre rare
richiede almeno duecento metri cubi di acqua che, al passaggio, si carica
di acidi e metalli pesanti. Per essere smaltite esse devono
necessariamente subire lunghi e costosi trattamenti chimico-fisici.
Insomma, affinché una miniera di metalli rari sia redditizia è necessaria
una tutela ambientale debole o, ancora meglio, del tutto assente.
Il procedimento per separare i metalli rari dai minerali radioattivi a cui si
trovano naturalmente associati nella crosta terrestre, come il torio o
l’uranio, produce radiazioni in proporzioni non trascurabili. Nei villaggi
delle miniere della Mongolia, ribattezzati “villaggi del cancro”, uomini di
appena trent’anni vedono i propri capelli diventare improvvisamente
bianchi, i bambini crescono senza denti.
pag. 136
Terre rare e ambiente
Lavorare le terre rare è devastante per l’ambiente
Le terre rare infatti devono essere disciolte a più stadi
in acidi, filtrate, ripulite, un processo decisamente poco
green. Inoltre le miscele di acidi vanno modificate ogni
volta a seconda del suolo e della posizione della
miniera, e la lavorazione emette prodotti tossici e
anche radioattivi.
Il giornalista Tim Maughan, in un reportage del
2015 che ha realizzato per l’emittente televisiva
BBC, ha visitato la zona di Baotou, Mongolia,
dove sono concentrate il 70% delle miniere.
E l'ha definita “Inferno terrestre” per
inquinamento ambientale, lavoro schiavista e
problemi di salute. Nell’immagine inferiore è
mostrato un lago tossico artificiale creato solo
con le scorie della lavorazione delle terre rare.

pag. 137
Terre rare e ambiente
Stati Uniti e Francia hanno da tempo abbandonato le loro prime
pionieristiche miniere di metalli rari, perché i rischi ambientali erano troppo
grandi e perché le somme necessarie alla modernizzazione degli
stabilimenti si erano fatte da subito proibitive.
La lezione è stata presto imparata dal resto dell’Occidente che ha preferito
trasferire la produzione, e l’inquinamento a essa associato, oltre che la
complessa gestione dei rifiuti, nei Paesi più poveri, dove le norme
ambientali, se ci sono, sono quasi sempre eludibili.
Nel trasferire altrove la responsabilità ambientale, i Paesi occidentali
hanno gradualmente rinunciato alla propria sovranità mineraria, divenendo
sempre più dipendenti dalle importazioni. Perfino nell’approvvigionamento
di risorse minerarie abbondanti dentro i propri confini o in quello di materie
indispensabili in settori delicati come la ricerca e la difesa. Tutto ciò, unito
alle strategie commerciali aggressive della Cina, hanno permesso
all’impero celeste di assicurarsi in un tempo relativamente breve
l’egemonia delle terre rare e di numerosi metalli rari..

pag. 138
RAEE
Nessun paese occidentale oggi riuscirebbe, con gli standard ambientali da rispettare, a
gestire la lavorazione e le estrazione delle terre rare e proprio per questo si cercano
alternative. Come il riciclaggio, che non è impossibile e c'è già chi lo ha dimostrato. La
maggior parte delle aziende sta cercando di fare a meno delle terre rare e cerca di
riciclare quelle già presenti nei prodotti tecnologici.
L’acronimo RAEE individua i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Queste
apparecchiature contengono sostanze nocive che devono essere bonificate.
Se vogliamo salvaguardare il nostro pianeta e il benessere delle generazioni future è
indispensabile cambiare le nostre abitudini quotidiane.
Anche i rifiuti possono concorrere a produrre inquinamento. Tuttavia, ognuno di noi,
contribuendo ad una loro corretta gestione, può evitare di produrre inquinamento.
Tra le sostanze nocive da recuperare vi sono anche le terre rare, che possono essere
riciclate e riutilizzate per la produzione di nuove apparecchiature elettriche ed
elettroniche, limitando quindi l’estrazione di altri minerali e il conseguente inquinamento.

pag. 139
Geotermico e ambiente
L'energia geotermica fa parte della categoria delle fonti energetiche rinnovabili, ed è
quindi a tutti gli effetti una energia pulita; il "geotermico" può avere un minimo impatto
ambientale dovuto ai gas incondensabili immessi in atmosfera.
Conoscendo però quali sono i punti più critici del sistema, è più semplice prevedere
già in fase di progetto le opportune soluzioni tecniche.

pag. 140
Emissioni gassose del geotermico
Per quanto riguarda le emissioni gassose risparmiate rispetto ad un
impianto a combustibili fossili: si hanno emissioni di solfuri pari a solo
0,2 kg/MWh, contro i 4,7 kg/MWh degli impianti ad olio combustibile e
5,4 kg/MWh degli impianti a carbone.
Il gas cui viene prestata la maggiore attenzione è l'idrogeno solforato.
Questo gas è prodotto anche da processi naturali: attività vulcaniche,
manifestazioni geotermiche spontanee (soffioni, fumarole), attività
termali. La massima concentrazione accettabile di idrogeno solforato è
di 10 parti per milione; presenta un odore caratteristico simile a quello
delle uova marce.
La emissione di anidride carbonica (dovuta ai gas incondensabili) è, in
media, solo 45 kg/MWh, contro i 660 kg/MWh degli impianti ad olio
combustibile e 900 kg/MWh degli impianti a carbone. Gli ossidi di azoto
non sono emessi.

pag. 141
Gas incondensabili
Ai fluidi geotermici sono sempre associati dei gas incondensabili che
sono solitamente disciolti all'interno del fluido geotermico.
Questi gas non condensano alla temperatura e pressione ambientale e
quindi, dopo l'utilizzazione dei fluidi, vengono estratti dal condensatore
(per non pregiudicarne l'efficienza) e rilasciati nell'atmosfera.
La quantità e la composizione di tali gas possono essere molto variabili
(anche all'interno dello stesso campo geotermico) ma solitamente sono
formati per buona parte da anidride carbonica (CO2), idrogeno solforato
(massimo 1%), metano (0,4%), idrogeno (0,1%) e tracce di radon.
Si tratta di sostanze già presenti nell'atmosfera e l'unica accortezza è
quella di far si che vengano diluiti nell'atmosfera in modo che non si
presentino a livello del suolo con concentrazioni potenzialmente nocive,
per evitare effetti dannosi locali.
C'è comunque da dire che la quantità di tali gas incondensabili è molto
variabile da impianto ad impianto, non raggiungendo mai valori elevati.

pag. 142
Fluidi geotermici di ritorno
Il fluido geotermico, dopo essere stato utilizzato per la produzione di
energia elettrica, deve essere portato fuori dalla centrale e fatto ritornare
nell'ambiente esterno.
I fluidi geotermici possono contenere una varietà di sostanze naturali,
alcune delle quali (come il boro, l'arsenico, il mercurio, il piombo e lo
zolfo) potenzialmente dannose per l'uomo e l'ambiente se presenti in
elevate concentrazioni e se vengono liberate in superficie.
Solitamente i reflui liquidi di produzione delle centrali sono generalmente
reiniettati nel sottosuolo (cioè dal luogo di provenienza) sia ai fini del loro
"smaltimento" che per una parziale ricarica del campo e dunque non
rappresentano un problema per l'uomo e l'ambiente.

pag. 143
Emissioni sonore
Le emissioni sonore di un impianto geotermico sono ridotte e limitate
ad un ben preciso periodo di tempo: la fase più delicata è quella
di perforazione dei pozzi, dove si possono raggiunge valori
abbastanza elevati di intensità sonora.
Successivamente, durante l'esercizio dell'impianto, i rumori prodotti
dipendono soprattutto dalle aperture delle valvole di sfioro conseguenti
alla messa fuori servizio. Tali valvole sono comunque dotate di sistemi
di silenziamento.
Anche nella sala macchine sia le turbine, sia i generatori di corrente
producono un rumore costante di parecchi decibel.
In definitiva il rumore è oggi un problema facilmente risolvibile e
praticamente irrilevante, come dimostrato dalle positive esperienze di
insonorizzazione delle centrali esistenti.

pag. 144
Estetica
I vecchi stabilimenti geotermici assomigliano ai
tanti complessi industriali presenti sul territorio,
ma con l'aspetto positivo di occupare molta
meno superficie; di un certo impatto potevano
essere le torri di refrigerazione dei fluidi, che
assumevano anche dimensioni importanti
(altezze dell'ordine dei 15-20 m), adesso invece
vengo costruite secondo una filosofia diversa ed
il loro impatto è pari a quello di un normale
edificio.
Nelle nuove realizzazioni e nei progetti di
riqualifica di quelli esistenti, grazie anche alle
idee di grandi architetti, si riescono a trovare
soluzioni esteticamente convincenti e che
differenziano notevolmente tali impianti dal resto
degli impianti industriali.

pag. 145
Rapporto con gli ecosistemi
Non vi sono particolari rapporti tra le centrali
geotermoelettriche e gli ecosistemi, a parte le
superfici occupate dagli impianti (minori delle
superfici occupate da altri impianti industriali),
che possono interferire solo marginalmente con
gli ecosistemi; per quanto riguarda le immissioni
dei gas incondensabili nell'atmosfera, si tratta di
piccole quantità di gas non inquinanti che
vengono immesse in bassissime concentrazioni.
Invece i fluidi geotermici estratti vengono
completamente reiniettati nel sottosuolo (dove
provenivano) evitando così dissesti nel
sottosuolo (subsidenza).
La subsidenza rappresenta il progressivo
abbassamento del piano di campagna dovuto
alla compattazione dei materiali.

pag. 146
Biomasse e ambiente
Vantaggi e svantaggi delle biomasse
VANTAGGI SVANTAGGI
− Abbondante: si trova in quasi ogni − Necessarie grandi aree a causa della bassa
parte della terra, dove siano presenti densità energetica: superficie minima 12.000
alghe, alberi, letame; ha, produzione superiore a 17-25 t per ha
− Fonte di energia rinnovabile: grazie − La produzione può richiedere elevati volumi
alla possibilità del rimboschimento; di fertilizzanti ed irrigazione;
− Immagazzinabile-Stoccabile − Sistema di risorse (logistica) complesso per
− Convertibile in combustibili solidi- assicurare la costante fornitura della risorsa;
liquidi-gassosi con buoni poteri − Problemi di trasporto, stoccaggio e
calorifici; movimentazione a causa della bassa densità
− Sfruttamento di zone inutilizzate (bulk density): la convenienza economica c’è
dall’agricoltura e conseguente se la distanza tra approvvigionamento ed
occupazione nelle zone rurali; impianto non supera i 160 Km;
− Ciclo di emissioni di CO2: le piante la − Produzione soggetta a variazioni legate alle
riassorbono durante la loro crescita condizioni ambientali-meteo
(fotosintesi) − Produzione non costante durante l’anno
− Contenuto di umidità variabile

pag. 148
Risvolti ambientale del bioetanolo
Emissioni
⚫ Il bioetanolo, essendo un prodotto derivato da biomassa, non comporta alcuna
emissione di anidride carbonica netta in ambiente: le biomasse, catturano,
durante il processo di fotosintesi”, il carbonio in atmosfera (sotto forma di CO2); la
CO2 verrà assorbita dalle nuove biomasse coltivate per produrre altro
biocombustibile
⚫ Eliminazione degli ossidi di zolfo, dei composti aromatici e in particolare del
benzene; Riduzione delle emissioni di monossido di carbonio e di idrocarburi
incombusti;
⚫ Aumento delle emissioni di formaldeide e quelle di acetaldeide

pag. 149
Il risparmio energetico
La più grande fonte di energia pulita
IL RISPARMIO ENERGETICO
dell’energia elettrica

Utilizzo consapevole dei dispositivi


Elettrodomestici ad alta efficienza
Lotta allo stand-by.

pag. 151
Risparmio energetico ed uso efficiente dell’energia
Il problema del risparmio energetico si è imposto
all'attenzione dei paesi sviluppati con la famosa crisi
petrolifera del 1973, scaturita dalla guerra del Kippur fra
Egitto e Israele, in seguito alla quale i produttori arabi di
petrolio quadruplicarono il prezzo del greggio.
L'improvvisa diminuzione della disponibilità di petrolio
determinò gravi difficoltà per i governi di tutto il mondo,
che fino ad allora avevano considerato il petrolio una
Fonti energetiche utilizzate, su scala fonte inesauribile di energia, fondando su tale risorsa lo
mondiale, per produrre elettricità.
sviluppo economico dei loro paesi.
Una seconda crisi petrolifera si ebbe nel 1979-80, a seguito del conflitto fra Iran e Iraq, con una
crescita ulteriore del prezzo del petrolio. L'economia mondiale subì un vero e proprio tracollo.
I paesi industrializzati reagirono applicando programmi di riduzione dell'uso complessivo di
combustibili, in particolare dei derivati del petrolio, di sfruttamento di risorse diverse, quali il
carbon fossile e l'energia nucleare, e soprattutto di risparmio energetico. Costretti dall'aumento di
prezzo dei combustibili, i cittadini cominciarono a risparmiare carburante ed energia, e a utilizzare
le risorse disponibili in maniera più efficiente.

pag. 152
Risparmio energetico ed uso efficiente dell’energia
Altri seri motivi consigliarono di perseverare nel risparmio energetico: la grave
situazione dell'inquinamento ambientale e soprattutto la minaccia del riscaldamento
globale. Le conseguenze del riscaldamento globale sono imprevedibili. Si ipotizzano
gravi squilibri nel clima del pianeta: mentre in alcune zone le precipitazioni tenderanno
ad aumentare, in altre il processo di desertificazione subirà un incremento drammatico.

Situazione in Italia
Effetto serra
Per scongiurare o almeno contenere le conseguenze
dell'effetto serra occorre diminuire sensibilmente le
emissioni di diossido di carbonio, e il modo migliore,
naturalmente, consiste nel bruciare una minore
quantità di combustibili fossili. A consigliare parsimonia
in questo senso, del resto, è anche la prospettiva di un
esaurimento, sia pure non a breve termine, delle
risorse di combustibili fossili.

pag. 153
La più grande fonte di energia pulita
IL RISPARMIO ENERGETICO
per produrre calore

Evitare se possibile scaldabagni e stufe elettriche


Utilizzare con accortezza frigo e condizionatore
Alta efficienza dispositivi
Isolamento termico delle abitazioni

pag. 154
La più grande fonte di energia pulita
IL RISPARMIO ENERGETICO
dispositivi più efficienti
Parte alta “le frecce“
La “classe A” è quella che garantisce maggior risparmio di
elettricità.
Questa etichetta ha avuto tanto successo che, ormai, non
solo non è possibile mettere in vendita classi inferiori alla D,
ma le case costruttrici sono arrivate a produrre frigoriferi e
lavatrici che garantiscono risparmi ancora superiori.
Sono così nati frigo A+ e A++, oppure lavatrici AA e AAA
che assicurano il massimo risparmio sia nel lavaggio, che
nella centrifuga (anche se il bucato è meglio asciugarlo
all'aria).

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La più grande fonte di energia pulita
IL RISPARMIO ENERGETICO
dispositivi più efficienti
Seconda parte “i consumi“

Appena sotto le frecce che indicano la classe energetica,


l'etichetta chiarisce anche il consumo di energia (in kWh) in
un anno di utilizzo “medio” e corretto dell'apparecchio.

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La più grande fonte di energia pulita
IL RISPARMIO ENERGETICO
dispositivi più efficienti
Terza parte “caratteristiche funzionali“

Nel settore ancora più in basso l'etichetta indica le


caratteristiche prestazionali fondamentali dell'apparecchio,
ad esempio il volume di frigoriferi e congelatori o il consumo
d'acqua.

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La più grande fonte di energia pulita
IL RISPARMIO ENERGETICO
dispositivi più efficienti

Costo
Costo elettricità
Elettrodomestico Classe Elettricità Classe
(euro/anno)
(euro/anno)
Frigorifero C 92 A++ Inferiore a 34
Lavatrici C 58 AAA Inferiore a 40
Lavastoviglie C 54 A Inferiore a 42
Forno elettrico C 24 A Inferiore a 14
Condizionatori C 180 A Inferiore a 160

Fonte Enea

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Strategie di risparmio energetico
5%
altro Nell'Europa occidentale il 40% dell'uso finale dell'energia è
30% 40%
riservato al settore domestico, il 25% all'industria e il 30% ai
trasporti
uso domestico trasporti.
Circa la metà dell'energia consumata nell'Europa occidentale è
uso industriale
utilizzata negli edifici. Attualmente, impiegando tecnologie già
25% sperimentate, si potrebbero ottenere riduzioni dei consumi fino
al 20%. Dovrebbe essere incoraggiata l'adozione di particolari
ENEL: il compito di esercitare sul
territorio italiano tutte le attività di accorgimenti di progettazione, soprattutto riguardo
produzione,
esportazione,
importazione,
trasporto,
all'isolamento termico e all'illuminazione. L'introduzione di
distribuzione e vendita dell'energia sistemi computerizzati di controllo energetico e l'installazione di
elettrica. Copre l'80% della
produzione di energia elettrica dispositivi più efficienti per riscaldare, raffreddare e cucinare
italiana ed è la terza società
elettrica del mondo.
sarebbero il necessario complemento ai miglioramenti
progettuali. Il settore dei trasporti è senza dubbio uno dei più
inquinanti, dal momento che libera nell'atmosfera una quantità
di diossido di carbonio nettamente superiore a quella prodotta
dalle centrali termoelettriche.

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Strategie di risparmio energetico
Nel mondo attualmente ci sono 500 milioni di auto: entro il 2020, le cifre attuali
raddoppieranno in Europa occidentale, mentre nei paesi in via di sviluppo la crescita
sarà ancora maggiore. Il rendimento dei motori per autoveicoli è migliorato notevolmente
nel corso degli anni, e spesso i modelli in commercio offrono prestazioni superiori a
quelle consentite dai codici stradali. La congestione del traffico nelle città e
l'inquinamento stanno comunque inducendo molte amministrazioni cittadine a puntare
sul potenziamento dei trasporti pubblici e a favorire i mezzi a trazione elettrica.
I consumatori spesso si dimostrano poco inclini ad adottare soluzioni più efficienti dal
punto di vista del consumo energetico. Un esempio è il successo relativamente scarso
delle lampade a fluorescenza: decisamente più care delle normali lampade a
incandescenza, permettono però di recuperare ampiamente l'investimento iniziale nel
giro di qualche anno, grazie al loro minore consumo. Alla luce di questo stato di cose, i
governi stanno cominciando a utilizzare lo strumento degli incentivi e delle
penalizzazioni fiscali, sia nei confronti del singolo cittadino che verso le aziende, per
incoraggiare le varie forme di risparmio energetico.

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