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Sulle spalle di nessuno: il ruolo delle scienze sociali

nel dibattito culturale e politico italiano


Giuseppe A. Veltri

Questo capitolo discute del ruolo delle scienze sociali


nell’informare il mondo politico, sociale e culturale italiano.
L’importanza dello statuto epistemologico della conoscenza
ottenuta attraverso rigorosi studi nel campo delle scienze
sociali viene messa in relazione con la loro necessità di
arricchire il dibattito sull’Italia contemporanea. Verranno
discussi esempi di problemi metodologici ed epistemologici
identificati dalle scienze sociali nello studiare i fenomeni
sociali. In questo modo, si vuole porre l’accento sul
contributo unico che gli scienziati sociali italiani possono
dare al mondo politico e alle classi dirigenti in generale. Si
tratta di un capitolo tra il metodologico e l'advocacy, in cui
si definisce il contesto in cui questo libro è nato ed a cosa
ambisce. Infine, si discutono possibili studi futuri che
costituirebbero un importante contributo alla descrizione e
comprensione dell'Italia contemporanea.

Introduzione
Qual è la ragione di un libro come questo? Nel panorama
italiano esistono numerosi saggi sull’Italia contemporanea e i
suoi problemi, quale sarebbe quindi il valore aggiunto di
questo volume? Una domanda apparentemente banale come
questa cela una risposta molto più complessa di quanto
potrebbe inizialmente apparire. Questo accade perché è
necessario spiegare quale sia lo stato delle scienze sociali
italiane e della loro influenza sulla società e la politica per
comprendere le ragioni dietro un’iniziativa editoriale come
quella di questo libro. Partiamo da un falso mito, lo statuto
della conoscenza derivata da studi sociali non è abbastanza
solida per poter essere utilizzata in decisioni politiche o per
essere il punto di partenza di un dibattito nella sfera pubblica.
Mentre è, almeno dal punto di vista formale, accettato il
contributo di conoscenza specialistica che le scienze naturalii
possono apportare alle decisioni politiche o alla soluzione di
problemi, in Italia le scienze sociali non godono quasi mai di
questo status. L’unica disciplina che ha visibilità è l’economia
e gli economisti che spesso sono male interpretati o mobilitati
come semplici fornitori di prestigio in supporto di una causa
politica. Inoltre, sono spesso chiamati a descrivere e
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analizzare fenomeni sociali che non sono riducibili
unicamente a un punto di vista economico. E’ innegabile,
tuttavia, che esista una produzione scientifica e divulgativa in
ambito economico che, faticosamente, riesce ad arrivare ai
mass media nazionaliii. Il resto delle scienze sociali dalla
sociologia alla psicologia, dall’antropologia alle scienze
politiche sino alle discipline al confine tra le scienze sociali e
quelle umanistiche, come la storia e la filosofia, godono di
scarsa reputazione al di fuori delle aule universitarie (e spesso
neanche in quelle). Non è stato sempre cosi e nella storia delle
scienze sociali italiane vi sono nomi di prima grandezza come
Paretoiii, Mosca, Bobbio, Ferrarotti, ed altri. Questa scarsa
reputazione si traduce in pochi fondi per la ricerca sociale,
con il pretesto che sia uno spreco di denaro e che non sia
possibile monitorarne la qualità. In altri paesi europeiiv,
questo formidabile compito è possibile, rimane quindi
soltanto una scelta politica e culturale da prendere.
Eppure, questa necessità di poter separare risposte sensate
e aderenti il più possibile alla realtà dalle pure opinioni
rimane soprattutto su fenomeni sociali o problemi specifici
del Paese. Questo vuoto è stato riempito da altri attori.
Giornalisti e politici stessi si cimentano in analisi sui problemi
del paese offrendo diagnosi e cure. Questo non è certamente
un male, ma non avere a disposizione il bagaglio di
conoscenze, rigore, metodo e profondità di analisi fornite
dalle scienze sociali rende il panorama molto più povero.
Inoltre, spesso si cade in errori di giudizio dovuti all’ignorare
quanto è stato in precedenza studiato (e spesso criticato). In
altre parole, non si può stare «sulle spalle di giganti»,
cercando risposte a problemi e facendo esperienza delle
conoscenze sinora acquisite. La vita sociale, politica ed
economica di un Paese è troppo importante perché sia
soltanto oggetto di opinioni. Le scienze sociali italiane hanno
il dovere di giocare un ruolo maggiore nella vita del Paese,
non cedendo alla tentazione di rinunciare ad andare contro
corrente o di criticare quando necessario l’opinione comune.
In questo tentativo diventa cruciale lo sforzo divulgativo. Fare
divulgazione di conoscenza scientifica non è un compito facile
e lo sforzo del singolo ricercatore è spesso insufficiente se non
accompagnato da una collaborazione con il sistema
mediatico. Piuttosto che rinchiudersi in un’isolata purezza
accademica, lo sforzo divulgativo offre la possibilità di una
maggiore influenza sulla società ma allo stesso tempo espone
alla frustrazione dell’essere ignorato o male interpretato. La
trasformazione di teorie e concetti delle scienze naturali e
delle scienze sociali in forma di senso comune è una tendenza
che sembra essere ineludibile ed è l’oggetto di studio della
teoria delle rappresentazioni sociali (Moscovici, 2000).

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Inoltre, l’uso retorico o manipolatorio di dati e ricerche deve
essere oggetto di scrutinio da parte degli scienziati sociali per
valutarne la solidità di argomentazioni che spesso si vestono
di «scientificità» come un seducente attore in camice bianco
di uno spot televisivo. Nell’era dell’eccesso d’informazioni, il
ruolo critico di selezionare e confermare ciò che è ragionevole
da ciò che non lo è diventa ancora più importante.
Senza dubbio questo problema è stato posto molte volte da
tutti coloro che si sono occupati del ruolo degli intellettuali
nella società, inclusa quella italiana. Su questo è stato scritto
tanto (un esempio recente è l’ottimo saggio di Monica
Sassatelli 2006). La ragione, quindi, di un libro come questo è
quello di un esperimento di divulgazione cercando un
equilibrio tra solidità-rigore scientifico e capacità di
sintetizzare messaggi potenzialmente importanti per la
società italiana. Si tratta di un compito arduo che,
inevitabilmente, procederà per tentativi. Questo libro si basa
su un precedente lavoro in lingua inglese pubblicato
dall’editore accademico internazionale Routledge
(Mammone, A. & Veltri, G. A. 2010). Il volume inglese è una
raccolta di saggi di ricercatori italiani e stranieri su alcune
delle criticità dell’Italia contemporanea con un’attenzione
particolare ai fenomeni di lungo termine e con un approccio
multi-disciplinare necessario nell’affrontare una realtà
complessa come la società italiana.
In modo simile, questo volume cerca di fungere da ponte tra
la comunità di scienziati sociali che studia l’Italia (ovviamente
rappresentata soltanto da un numero limitato di contributi) e
il lettore che abbia l’interesse e la curiosità intellettuale di
andare oltre le osservazioni comuni sullo stato delle cose
italiane. Oltre ad offrire prospettive e angoli di lettura diversi
su temi comuni, il volume include contributi su aspetti meno
appariscenti ma non meno importanti della società italiana.
Lo scopo ultimo di questa raccolta di saggi è quello di
arricchire il dibattito sui problemi dell’Italia contemporanea.
I contributi presenti offrono tanti spunti di riflessione per la
classe dirigente di questo paese ma anche per il cittadino
comune. La qualità della politica di un paese riguarda anche il
rapporto che ha con la comunità scientifica nazionale incluse
le scienze sociali. Sono pochi ormai a negare l’importanza del
fare politica «evidence-based» (basata su dati empirici).
Questo non vuol dire sminuire il ruolo della politica, decisioni
politiche sono e saranno necessarie. Tuttavia, il dialogo con i
risultati di studi e ricerche favorisce il mantenere il dibattito e
la dialettica politica su una base più vicina possibile alla realtà
un concetto ribadito anche nel capitolo di Luca Verzichelli in
questo volume. Non solo. L’altra funzione è di correggere
errori e non cedere a pericolose tentazioni nel ragionare sui
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fenomeni sociali. Nella sezione successiva affronteremo
brevemente alcuni di questi errori e modi di considerare
processi sociali che spesso si ritrovano nei dibattiti della sfera
pubblica.

Errori e tentazioni

i
Un prestigio che si basa sull’idea che le scienze naturali
posseggano un metodo tale per cui è sempre possibile
scegliere tra teorie in competizione, scegliendo quella che si
adegua maggiormente alla realtà. Questa idea «forte» del
metodo scientifico è stata criticata fortemente da Thomas
Kuhn (Kuhn, 1978) mostrando come non sia così diretto e
inequivocabile scegliere tra teorie alternative.
ii
Ad esempio, il ruolo del gruppo di economisti che ruota
intorno al sito-rivista online lavoce.info (www.lavoce.info).
iii
Il Trattato di Sociologia Generale di Pareto (1923)
rappresenta uno dei testi classici della sociologia mondiale,
accostato ai lavori di Weber, Marx, Durkheim e Tocqueville.
iv
Ad esempio, i fondi e il meccanismo di valutazione
dell’Economic and Social Research Council britannico, o al
livello europeo l’esempio dello European Research Council.

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