Sei sulla pagina 1di 6

IL LIBRO DEI PROVERBI

• A. BONORA, Proverbi, Sapienza. Sapere e felicità, Queriniana Brescia 1990


• M.GILBERT, La sapienza del cielo. Proverbi, Giobbe, Qohèlet, Siracide, Sapienza, EP Roma 2005
• S. PINTO, Proverbi, EP Roma 2013
• L.G. PERDUE, Proverbi, Claudiana Torino 2000

1. ASPETTI LETTERARI
I proverbi d’Israele sono molto antichi. In determinate epoche storiche sono stati raggruppati per raccolte. In
seguito un redattore finale ha assemblato le varie raccolte in un libro. Si possono riconoscere 9 raccolte:
I. c.1-9. Elogio della Sapienza. E’ la più recente, databile al 5° secolo.
II. 10,1 - 22,16: “Proverbi di Salomone”. Suddivisa in IIA (c.10-15) e IIB (c.16-22): IIA è la più antica
raccolta, dell’epoca salomonica (10° sec.), IIB è di circa un secolo posteriore.
III. 22,17 - 24,22: “Parole dei saggi”. Molto affine ai trenta capitoli (22,20) dell’opera egiziana denominata
“Saggezza di Amenemopé”, del 10° sec. Dell’epoca salomonica.
IV. 24,23-34: nuove “Parole dei saggi”. Del 8° secolo.
V. c.25-29: proverbi “raccolti dagli scribi di Ezechia”. Suddivisa in VA (c.25-27) e VB (c.28-29). Raccolta
compilata nel 8° sec. sulla base di materiali più antichi.
VI. 30,1-14: “Detti di Agur”. Più recente della precedente (7°-6° sec.).
VII. 30,15-23: proverbi numerici. Della stessa epoca della raccolta VI.
VIII. 31,1-9: “Parole di Lemuel”. Della stessa epoca della raccolta VI.
IX. 31,10-31: lode della donna virtuosa. Della stessa epoca della raccolta VI.

Per la datazione delle raccolte ci si basa innanzitutto sui dati del testo stesso (Salomone, Ezechia). In secondo
luogo sullo stile: i proverbi più brevi e meno motivati sono i più antichi (15,17.30), quelli più motivati e
parenetici sono più recenti (23,10-11.20-21; 3,11-12). Ed infine sui principi teologici soggiacenti, in particolare
la retribuzione divina e la personificazione della Sapienza (3,32-33; 8,22-36).

2. AMBIENTE STORICO-LETTERARIO DEI PROVERBI


Fin dal III millennio tutto l’Oriente - Egitto, Babilonia, Canaan - ha conosciuto una fioritura di opere
sapienziali1. Come la scrittura in generale, la letteratura sapienziale è opera degli scribi di corte, preoccupati di
far fronte ai capricci dei loro padroni e di non perdere il merito di tutta una vita di lavoro.
Per questo la sapienza orientale si indirizza soprattutto ai figli dell’aristocrazia, per insegnare loro l’arte di
riuscire (impegno nel lavoro, onestà, galateo, abilità sociale, adulazione dei superiori) e l’arte di vivere felici
(pazienza nella sventura, fiducia nel ritorno del successo, scelta della sposa e degli amici, economia). E’ una
morale di classe, che accorda un grande valore alla ricchezza ed al tesoro della tradizione.
La sapienza orientale ha fatto uso di varie forme espressive, ma soprattutto del proverbio, a causa del prestigio
straordinario della formula breve, ben trovata e facilmente memorizzabile. Inoltre quando non si vuol fare delle
grandi sintesi umanistiche o teologiche, ma solo dei sondaggi ristretti su dei campi esperienziali limitati, il
proverbio si rivela la forma più adatta. La letteratura sapienziale biblica è entrata in contatto ed in osmosi con
quella orientale. Anche Israele conosce la varietà del “mashal” (aforisma): dal paragone (15,16-17) al
macarismo (8,32.34), al detto numerico (30,18-19), al poema acrostico (31,10-31) all’istruzione (con la sua
triplice scansione di introduzione-insegnamento-perorazione – cfr 2,1-12), e soprattutto il proverbio, sinonimico
(15,30), antitetico (14,3ss) e sintetico (29,17).
Anche la sapienza biblica è, in gran parte, destinata a formare alla vita politica i giovani dell’élite, per fare
carriera come funzionario. Tuttavia manifesta una certa originalità. Se si paragona la sapienza orientale con
quella del libro dei Proverbi, si vede che questa è più democratica e meno riservata alla classe degli aristocratici
(27,23-27), è più buon senso popolare e meno un’etica professionale (25,9-10), ed è più religiosa: vizi e virtù
sono valutati più per il loro valore davanti al Signore e meno in funzione delle loro conseguenze sociali (17,15;
19,17).

3. VALORE RELIGIOSO

1
a) Temi principali. Proverbi è una summa della riflessione sapienziale d’Israele, tutti i temi del vivere
quotidiano sono affrontati. I temi del lavoro e della temperanza : diligenza-pigrizia (10,4-5; 6,6-11; 26,13-16),
sperpero-risparmio (29,3), sobrietà-ubriachezza (23,29-35) ecc. Temi sociali: il mondo è duro ed insidioso, la
prudenza s’impone, soprattutto la ponderazione nel parlare, l’umiltà, la modestia, la discrezione (10,11ss;
11,11-13; 12,17-19; 18,12.20-21; 20,18-19; 25,17), ma anche la giustizia e la misericordia (11,24-28; 14,31;
18,23; 21,6). Temi familiari: i proverbi sono indirizzati ai giovani, perciò insistono sulla castità nella giovinezza
(7,6-27), la scelta oculata della moglie (31,10-31), la fedeltà coniugale (5,15-20), l’educazione corretta e severa
dei figli (13,24; 22,6.15; 23,13; 20,30). I temi politici: i proverbi biblici sono più democratici di quelli orientali
perché mirano all’educazione dei giovani di varie classi sociali, ma non sono democratici in politica, il loro
ideale è la teocrazia monarchica (16,10-15; 21,1-3 25,1-6). Temi religiosi: il Signore Dio d’Israele è dovunque
presente con la sua giustizia e provvidenza: di fronte a lui l’attitudine giusta è quella del rispetto, ma senza
paura (1,7; 14,26-27; 15,16). I proverbi mostrano il valore religioso della vita presente: il saggio vuol piacere a
Dio in questo mondo, non attende nulla dalla vita futura dopo la morte (3,9-10).

b) prospettive teologiche. Se si mette i Proverbi a confronto con la Legge ed i Profeti, si vede che la coscienza
dell’elezione, la storia della salvezza e la rivelazione e l’alleanza non giocano alcun ruolo. Al loro posto appare
ovunque l’uomo, in generale. La Legge ed i Profeti pretendono essere normativi. Anche la sapienza proverbiale
ha le sue leggi e precetti (2,1; 3,1; 7,1) - sebbene preferisca dare consigli (9,9; 13,10; 19,20) - ma si tratta
sempre di insegnamenti che esigono non l’obbedienza ma l’intelligenza e la comprensione (17,27; 18,15),
opposte alle astuzie degli stolti (12,5; 14,8). La sapienza proverbiale non è nata dallo yahvismo, ma ha voluto
riflettere su molti ambiti (famiglia, affari, amicizia ecc.) che lo yahvismo non copriva, almeno esplicitamente.

c) Lo scopo dell’insegnamento proverbiale. Sovente è detto in modo esplicito che il Signore è colui che
retribuisce (3,5-10; 16,1-7), scruta i cuori e pesa gli spiriti (15,3; 16,2), è lui che ha stabilito i ciò che è giunto e
ciò che è insensato (15,9.26; 11,20; 17,15). Ma il più delle volte l’allusione al Signore è velata, la retribuzione è
considerata dal punto di vista dei benefici che Egli dona ai saggi (11,18.28; 15,6). La realizzazione dell’uomo è
sempre centrale: morale non è tanto ciò che è bene agli occhi del Signore, ma ciò che è bene per l’uomo (10,3;
12,9). Questo bene l’uomo lo conquista non tanto obbedendo a dei doveri quanto mobilitando le sue risorse.

d) Condizioni per essere felici. La sapienza proverbiale garantisce al suo allievo la sicurezza (3,21-26) e
stabilità (10,25; 12,7); egli dovrà perciò cercare ciò che è solido: la pietà (12,3), la fiducia nel Signore (29,25),
la vigilanza (4,26), il dominio delle passioni (13,16), la bomtà e la generosità (3,3.27-28) ecc. Solo così il
Signore assicura una buona riuscita al saggio, che non mancherà di ricchezza (8,18-21), salute (4,22), allegria
del cuore (29,2), consolazione (29,17) e soprattutto una lunga vita (3,16 4,10; 16,31).

d) La morte. Nel libro dei Proverbi la morte è sempre considerata come un evento causato dall’agire umano.
Proviene dall’abbandono della saggezza (8,36) e della giustizia (11,19; 12,28), dall’adulterio (2,18; 7,27).
Essendo dunque il salario del peccato, la morte fa paura se giunge improvvisa ed imprevista (1,26-27; 6,15),
mentre non fa problema se giunge nella pienezza dei giorni. La morte è il mezzo estremo della retribuzione
divina, la sorte del saggio è diversa da quello dello stolto: il primo se ne va quando è giunta la sua ora, il
secondo è sradicato prima del tempo (1,32; 10,27) e non lascia traccia nella storia (10,7).

2
1
PROVERBI DI AMENÈMOPET (Egitto 13°-11° sec.)
(1) Guardati dal derubare gli afflitti,
dall'opprimere i deboli.
Non sollevare la mano contro un vecchio che si avvicina,
così come non oseresti rivolgere la parola ai grandi.
Non gridare contro colui che hai danneggiato,
e non dargli risposta a tua giustificazione.
Le sponde gettano nel fiume colui che compie il male,
e le sue stesse acque alluvionali lo trascinano via.
Il vento del nord cala e ne conclude il tempo;
esso si unisce alla tempesta.
La nuvola della tempesta tuona, e cattivi sono i coccodrilli!
O uomo caldo, come stai adesso?
Egli grida, e la sua voce si leva fino al cielo sopra;
O Dio-Luna, leva il suo crimine contro di lui!

(2) Non tentare di imbrigliare il litigioso con una bocca accesa,


e non eccitarlo con le parole.
Sii piuttosto apatico davanti ad un nemico,
e ripiega indietro davanti ad uno che attacca.
Dormici sopra prima di dire alcunché,
perché l'uomo accalorato nella sua ora
è tempesta che dilaga come fuoco sulla paglia.
Arretra davanti a lui, lascia che ciò gli rimbalzi in faccia;
saprà Dio come rispondergli.
Se trascorri "il tempo della vita" con questi precetti nel cuore,
allora i tuoi figli vedranno [quanto hai prosperato].
Quanto all'uomo accalorato di un tempo [?],
è come un albero cresciuto in un vivaio:
nello spazio di un attimo perde i rami,
ed è portato alla sua fine nei cantieri navali;
viene fatto fluitare dal suo posto,
e la fiamma è la sua sepoltura.
Ma il vero uomo di quiete si mantiene al proprio posto;
è come un albero che cresce in un giardino;
è rigoglioso di fronde e abbonda di frutti;
si erge davanti al suo padrone.
Il suo frutto è dolce e la sua ombra piacevole,
e giunge alla fine nel suo giardino.

(6) Non unirti agli uomini dalla testa calda,


e non star loro vicino nella conversazione.
Sorveglia la lingua nel rispondere al tuo superiore,
e stai attento a non insultarlo;
perché egli può gettare le sue parole per prenderti al laccio!
Non parlare in modo falso con un uomo;
è un oltraggio per Dio!
Non separare il cuore dalla lingua,
e tutti i tuoi progetti avranno successo.
Avrai considerazione fra la gente,
e poserai sicuro nella mano di Dio!
Dio odia chi pronuncia parole insincere,
e l'ipocrita è il suo grande abominio!
Non bramare la proprietà di un poveretto,
e non aver fame del suo pane;
ciò che appartiene ad un poveretto è un soffocamento per la gola,
e un vomito per l'esofago.

(3) Non dire: "Oggi è come domani",


perché come possono andare a finire queste cose?
Quando il domani arriva e l'oggi non c'è più,
3
l'alluvione può essersi trasformata in secca,
i coccodrilli possono trovarsi allo scoperto dall'acqua,
gli ippopotami all'asciutto, i pesci boccheggianti,
i lupi saziati e gli uccelli in festa!
Ma l'uomo quieto dirà nel tempio:
"Grandi sono i favori di Ra!"
Vieni, sii un uomo di quiete, e avrai la vita;
il tuo corpo prospererà sulla terra!

(4) Non rimuovere la pietra di confine dai limiti di un campo;


non cambiare la posizione della corda di misurazione.
Non bramare nemmeno un cubito di terra,
e non violare il confine di una vedova.
Colui che prende a torto un solco di un campo,
anche se lo rivendica con falsi giuramenti,
sarà fatto prigioniero dal potere del Dio-Luna!
Ara nel tuo stesso campo
e troverai ciò di cui hai bisogno;
ricava il pane dalla tua stessa aia.
Meglio un solo bushel datoti da Dio
che cinquemila presi a torto.
Migliore è la povertà nella mano di Dio
che la ricchezza in un magazzino.
Migliore è il pane con cuore felice
che le ricchezze nel dolore!
Non lanciare il tuo cuore dietro alle ricchezze;
nessuno ignora la Dea-Fortuna!
Non lasciare che il tuo cuore brami le esteriorità;
per ogni uomo c'è un'ora designata!
Non ti dar pena di inseguire le ricchezze, di cercare l'eccesso
una volta che ti sia assicurato ciò di cui hai bisogno;
se ottieni la ricchezza attraverso il ladrocinio,
essa non si fermerà con te per la durata di una notte.
Allo spuntar del nuovo giorno non sarà più nella tua casa;
la terra avrà aperto la sua bocca e l'avrà inghiottita;
sarà sprofondata agli inferi.
Avrà messo le ali come le oche,
e sarà volata via in cielo!
Piuttosto loda il Sole quando esce e risplende,
e di' : "Dammi benessere e salute!".
Ed egli ti darà il necessario per questa vita,
e tu sarai libero dalla paura.

(7) Non danneggiare un uomo


con la penna su un papiro;
è un abominio per il Dio.
Non testimoniare con parole menzognere,
e non nuocere ad un altro con la lingua.
Non farla pagare a colui che non ha niente,
e non rendere falsa la tua penna.
Se accetti un grosso debito contro un pover'uomo,
dividilo in tre parti;
cancellane una e lasciane sopravvivere una,
scoprirai che ciò si conforma alle vie della vita!
Dormirai bene; e il mattino, superata la notte,
sarà come ricevere buone notizie!
Meglio essere elogiati come persona che ama gli uomini
che avere un magazzino di ricchezze!
Migliore è il pane quando il cuore è felice
che le ricchezze accompagnate da preoccupazioni!

4
MASSIME DI PTAHHOTEP (Egitto 25°-24° sec.)
Inizio delle massime del buon discorso,
dette dal Principe, Conte, Sacerdote di Dio,
l’Amato da Dio, il più Anziano Figlio Reale del Corpo del Re,
Protettore della Città, il Visir Ptahhotep
per portare l’ignorante alla conoscenza.
Inizio dell’elenco di saggezza
che è benefico a colui che Ascolta
e porta disgrazia a colui che lo rifiuta.
Così egli ha parlato a suo figlio:

Prima Massima
Non essere arrogante
riguardo alla tua sapienza,
né credi di essere uno che sa.
Chiedi consiglio all’ignorante
come al sapiente,
poiché i limiti dell’abilità non sono raggiunti
e nessun Artigiano possiede la perfezione.
Il Buon Discorso è più raro
della Pietra Verde,
tuttavia può essere trovato tra le serve che lavorano alla mola.

Seconda Massima
Se incontri un amante dei dibattiti in azione,
uno con autorità, superiore a te,
curva le braccia e piega la schiena.
Non afferrare il tuo cuore contro di lui,
Non sarà mai d’accordo con te
e ti sminuirà con il Male di ciò che dirà.
Non provare a opporti a lui nel suo momento,
poiché sarà chiamato un So-Niente
quando il tuo autocontrollo sarà paragonato alle sue pile (di parole).

Terza Massima
Se incontri un amante dei dibattiti in azione
che è un tuo eguale, un tuo pari,
la tua eccellenza lo sorpasserà tramite il tuo silenzio
mentre lui sta parlando erroneamente.
Ci sarà molto parlare tra gli ascoltatori,
e il tuo nome sarà ben stimato dai magistrati.

Quarta Massima
Se incontri un amante dei dibattiti in azione,
un uomo povero, non del tutto tuo eguale,
non opprimerlo a causa della sua debolezza.
Dagli terreno poiché lui confuterà se stesso.
Non rispondergli e il tuo cuore sarà contento.
Non rivelare te stesso a uno che è tuo nemico.
E’ una cosa spregevole ferire un uomo povero.
Uno vorrà fare ciò che il tuo cuore desidera.
Tu lo colpirai con il rimprovero dei magistrati.

ISTRUZIONI DI UN PADRE AL FIGLIO (Babilonia – 24°- 23° sec.)


Arriverai al successo tu, che frequenti i giardini pubblici?
Pensa dunque alle generazioni di un tempo,
frequenta la scuola; ne trarrai profitto.
Pensa alle generazioni di un tempo, informati su di esse.

5
Che delinquente io tengo sotto la mia sorveglianza...
io non sarei un uomo se non sorvegliassi mio figlio.
Ho interrogato i miei, confrontato gli individui,
ma non ho trovato tra essi nessuno come te.
Quel che sto per dirti trasforma il folle in saggio,
paralizza il serpente alla maniera degli incantesimi
e ti impedirà di prestar fede alle parole mendaci.

Poiché il mio cuore per causa tua si è colmato di fastidio,


mi sono staccato da te e non ho badato ai tuoi timori e ai tuoi borbottamenti.
Per le tue grida, si per le tue grida, ero in collera con te – sì, ero in collera con te.
Perché tu non cerchi di dar saggio delle doti di uomo,
il mio cuore è stato travolto come da un vento furioso.
Le tue recriminazioni mi hanno ferito, tu mi hai condotto alle soglie della morte.
Da che vivo non ti ho fatto portare le canne della giuncaia.
Le bracciate di giunchi che i ragazzi e i giovinetti trasportano,
da quando sei vivo non le hai mai toccate.
Io non ti ho detto mai: “Segui le mie carovane”.
Non ti ho fatto mai sgobbare nel mio campo.
Non ti ho mai costretto a dei lavori manuali.
Da che vivo non ti ho mai detto: “Va’ a lavorare per mantenermi”.
Altri da te diversi mantengono i loro genitori col proprio lavoro.
Se parlassi ai tuoi compagni e ne tenessi conto, tu li imiteresti.
Essi portano dieci gur di orzo ciascuno
– anche i piccoli trasportano dieci gur di orzo ciascuno al proprio padre -
lo provvedono di orzo, di olio e di lana.
Tu, invece, tu non sei un uomo se non quando bisogna far mostra di spirito polemico,
ma paragonato a quelli non sei affatto un uomo.
Certo non lavori come loro...
essi hanno padri che fanno lavorare i propri ragazzi,
ma io... io non ti ho fatto lavorare come loro.

Di tutti i mestieri umani che esistono sulla terra e ai quali Enlil ha dato il nome,
nessuno ve né di più difficile di quello dello scriba.
Poiché se non ci fosse la canzone (la poesia)... simile alla riva del mare, la riva dei lontani canali,
cuore della canzone lontana...,
tu non presteresti ascolto ai miei consigli e io non ti ripeterei la saggezza di mio padre.
In conformità alle prescrizioni di Enlil,
il figlio deve succedere al proprio padre nel suo mestiere.

Se siamo destinati a morire - allora spendiamo;


se invece vivremo a lungo - meglio risparmiare.
Quando un pover'uomo muore,
non cercare di richiamarlo in vita.
Chi possiede molto argento forse è felice;
Chi possiede molto orzo forse è felice;
Ma chi non possiede nulla, lui sì che dorme sonni tranquilli!
Per l'uomo che cerca il piacere, c'è il matrimonio;
Per l'uomo che ci riflette sopra, c'è il divorzio.
Non è il cuore che porta all'inimicizia;
è la lingua che porta all'inimicizia.
In una città senza cani da guardia
è la volpe a sorvegliare.

Potrebbero piacerti anche