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1. ASPETTI LETTERARI
I proverbi d’Israele sono molto antichi. In determinate epoche storiche sono stati raggruppati per raccolte. In
seguito un redattore finale ha assemblato le varie raccolte in un libro. Si possono riconoscere 9 raccolte:
I. c.1-9. Elogio della Sapienza. E’ la più recente, databile al 5° secolo.
II. 10,1 - 22,16: “Proverbi di Salomone”. Suddivisa in IIA (c.10-15) e IIB (c.16-22): IIA è la più antica
raccolta, dell’epoca salomonica (10° sec.), IIB è di circa un secolo posteriore.
III. 22,17 - 24,22: “Parole dei saggi”. Molto affine ai trenta capitoli (22,20) dell’opera egiziana denominata
“Saggezza di Amenemopé”, del 10° sec. Dell’epoca salomonica.
IV. 24,23-34: nuove “Parole dei saggi”. Del 8° secolo.
V. c.25-29: proverbi “raccolti dagli scribi di Ezechia”. Suddivisa in VA (c.25-27) e VB (c.28-29). Raccolta
compilata nel 8° sec. sulla base di materiali più antichi.
VI. 30,1-14: “Detti di Agur”. Più recente della precedente (7°-6° sec.).
VII. 30,15-23: proverbi numerici. Della stessa epoca della raccolta VI.
VIII. 31,1-9: “Parole di Lemuel”. Della stessa epoca della raccolta VI.
IX. 31,10-31: lode della donna virtuosa. Della stessa epoca della raccolta VI.
Per la datazione delle raccolte ci si basa innanzitutto sui dati del testo stesso (Salomone, Ezechia). In secondo
luogo sullo stile: i proverbi più brevi e meno motivati sono i più antichi (15,17.30), quelli più motivati e
parenetici sono più recenti (23,10-11.20-21; 3,11-12). Ed infine sui principi teologici soggiacenti, in particolare
la retribuzione divina e la personificazione della Sapienza (3,32-33; 8,22-36).
3. VALORE RELIGIOSO
1
a) Temi principali. Proverbi è una summa della riflessione sapienziale d’Israele, tutti i temi del vivere
quotidiano sono affrontati. I temi del lavoro e della temperanza : diligenza-pigrizia (10,4-5; 6,6-11; 26,13-16),
sperpero-risparmio (29,3), sobrietà-ubriachezza (23,29-35) ecc. Temi sociali: il mondo è duro ed insidioso, la
prudenza s’impone, soprattutto la ponderazione nel parlare, l’umiltà, la modestia, la discrezione (10,11ss;
11,11-13; 12,17-19; 18,12.20-21; 20,18-19; 25,17), ma anche la giustizia e la misericordia (11,24-28; 14,31;
18,23; 21,6). Temi familiari: i proverbi sono indirizzati ai giovani, perciò insistono sulla castità nella giovinezza
(7,6-27), la scelta oculata della moglie (31,10-31), la fedeltà coniugale (5,15-20), l’educazione corretta e severa
dei figli (13,24; 22,6.15; 23,13; 20,30). I temi politici: i proverbi biblici sono più democratici di quelli orientali
perché mirano all’educazione dei giovani di varie classi sociali, ma non sono democratici in politica, il loro
ideale è la teocrazia monarchica (16,10-15; 21,1-3 25,1-6). Temi religiosi: il Signore Dio d’Israele è dovunque
presente con la sua giustizia e provvidenza: di fronte a lui l’attitudine giusta è quella del rispetto, ma senza
paura (1,7; 14,26-27; 15,16). I proverbi mostrano il valore religioso della vita presente: il saggio vuol piacere a
Dio in questo mondo, non attende nulla dalla vita futura dopo la morte (3,9-10).
b) prospettive teologiche. Se si mette i Proverbi a confronto con la Legge ed i Profeti, si vede che la coscienza
dell’elezione, la storia della salvezza e la rivelazione e l’alleanza non giocano alcun ruolo. Al loro posto appare
ovunque l’uomo, in generale. La Legge ed i Profeti pretendono essere normativi. Anche la sapienza proverbiale
ha le sue leggi e precetti (2,1; 3,1; 7,1) - sebbene preferisca dare consigli (9,9; 13,10; 19,20) - ma si tratta
sempre di insegnamenti che esigono non l’obbedienza ma l’intelligenza e la comprensione (17,27; 18,15),
opposte alle astuzie degli stolti (12,5; 14,8). La sapienza proverbiale non è nata dallo yahvismo, ma ha voluto
riflettere su molti ambiti (famiglia, affari, amicizia ecc.) che lo yahvismo non copriva, almeno esplicitamente.
c) Lo scopo dell’insegnamento proverbiale. Sovente è detto in modo esplicito che il Signore è colui che
retribuisce (3,5-10; 16,1-7), scruta i cuori e pesa gli spiriti (15,3; 16,2), è lui che ha stabilito i ciò che è giunto e
ciò che è insensato (15,9.26; 11,20; 17,15). Ma il più delle volte l’allusione al Signore è velata, la retribuzione è
considerata dal punto di vista dei benefici che Egli dona ai saggi (11,18.28; 15,6). La realizzazione dell’uomo è
sempre centrale: morale non è tanto ciò che è bene agli occhi del Signore, ma ciò che è bene per l’uomo (10,3;
12,9). Questo bene l’uomo lo conquista non tanto obbedendo a dei doveri quanto mobilitando le sue risorse.
d) Condizioni per essere felici. La sapienza proverbiale garantisce al suo allievo la sicurezza (3,21-26) e
stabilità (10,25; 12,7); egli dovrà perciò cercare ciò che è solido: la pietà (12,3), la fiducia nel Signore (29,25),
la vigilanza (4,26), il dominio delle passioni (13,16), la bomtà e la generosità (3,3.27-28) ecc. Solo così il
Signore assicura una buona riuscita al saggio, che non mancherà di ricchezza (8,18-21), salute (4,22), allegria
del cuore (29,2), consolazione (29,17) e soprattutto una lunga vita (3,16 4,10; 16,31).
d) La morte. Nel libro dei Proverbi la morte è sempre considerata come un evento causato dall’agire umano.
Proviene dall’abbandono della saggezza (8,36) e della giustizia (11,19; 12,28), dall’adulterio (2,18; 7,27).
Essendo dunque il salario del peccato, la morte fa paura se giunge improvvisa ed imprevista (1,26-27; 6,15),
mentre non fa problema se giunge nella pienezza dei giorni. La morte è il mezzo estremo della retribuzione
divina, la sorte del saggio è diversa da quello dello stolto: il primo se ne va quando è giunta la sua ora, il
secondo è sradicato prima del tempo (1,32; 10,27) e non lascia traccia nella storia (10,7).
2
1
PROVERBI DI AMENÈMOPET (Egitto 13°-11° sec.)
(1) Guardati dal derubare gli afflitti,
dall'opprimere i deboli.
Non sollevare la mano contro un vecchio che si avvicina,
così come non oseresti rivolgere la parola ai grandi.
Non gridare contro colui che hai danneggiato,
e non dargli risposta a tua giustificazione.
Le sponde gettano nel fiume colui che compie il male,
e le sue stesse acque alluvionali lo trascinano via.
Il vento del nord cala e ne conclude il tempo;
esso si unisce alla tempesta.
La nuvola della tempesta tuona, e cattivi sono i coccodrilli!
O uomo caldo, come stai adesso?
Egli grida, e la sua voce si leva fino al cielo sopra;
O Dio-Luna, leva il suo crimine contro di lui!
4
MASSIME DI PTAHHOTEP (Egitto 25°-24° sec.)
Inizio delle massime del buon discorso,
dette dal Principe, Conte, Sacerdote di Dio,
l’Amato da Dio, il più Anziano Figlio Reale del Corpo del Re,
Protettore della Città, il Visir Ptahhotep
per portare l’ignorante alla conoscenza.
Inizio dell’elenco di saggezza
che è benefico a colui che Ascolta
e porta disgrazia a colui che lo rifiuta.
Così egli ha parlato a suo figlio:
Prima Massima
Non essere arrogante
riguardo alla tua sapienza,
né credi di essere uno che sa.
Chiedi consiglio all’ignorante
come al sapiente,
poiché i limiti dell’abilità non sono raggiunti
e nessun Artigiano possiede la perfezione.
Il Buon Discorso è più raro
della Pietra Verde,
tuttavia può essere trovato tra le serve che lavorano alla mola.
Seconda Massima
Se incontri un amante dei dibattiti in azione,
uno con autorità, superiore a te,
curva le braccia e piega la schiena.
Non afferrare il tuo cuore contro di lui,
Non sarà mai d’accordo con te
e ti sminuirà con il Male di ciò che dirà.
Non provare a opporti a lui nel suo momento,
poiché sarà chiamato un So-Niente
quando il tuo autocontrollo sarà paragonato alle sue pile (di parole).
Terza Massima
Se incontri un amante dei dibattiti in azione
che è un tuo eguale, un tuo pari,
la tua eccellenza lo sorpasserà tramite il tuo silenzio
mentre lui sta parlando erroneamente.
Ci sarà molto parlare tra gli ascoltatori,
e il tuo nome sarà ben stimato dai magistrati.
Quarta Massima
Se incontri un amante dei dibattiti in azione,
un uomo povero, non del tutto tuo eguale,
non opprimerlo a causa della sua debolezza.
Dagli terreno poiché lui confuterà se stesso.
Non rispondergli e il tuo cuore sarà contento.
Non rivelare te stesso a uno che è tuo nemico.
E’ una cosa spregevole ferire un uomo povero.
Uno vorrà fare ciò che il tuo cuore desidera.
Tu lo colpirai con il rimprovero dei magistrati.
5
Che delinquente io tengo sotto la mia sorveglianza...
io non sarei un uomo se non sorvegliassi mio figlio.
Ho interrogato i miei, confrontato gli individui,
ma non ho trovato tra essi nessuno come te.
Quel che sto per dirti trasforma il folle in saggio,
paralizza il serpente alla maniera degli incantesimi
e ti impedirà di prestar fede alle parole mendaci.
Di tutti i mestieri umani che esistono sulla terra e ai quali Enlil ha dato il nome,
nessuno ve né di più difficile di quello dello scriba.
Poiché se non ci fosse la canzone (la poesia)... simile alla riva del mare, la riva dei lontani canali,
cuore della canzone lontana...,
tu non presteresti ascolto ai miei consigli e io non ti ripeterei la saggezza di mio padre.
In conformità alle prescrizioni di Enlil,
il figlio deve succedere al proprio padre nel suo mestiere.