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Grazie a Roberto

2
Della stessa autrice

Lulu.com
Congiura nella Grande Casa

Loescher Editore
(www.loescher.it)
Il fantasma del Capitano
e
Avventure di un’estate
Alessandra Bertocci

La mummia
dispettosa
© 2009 Alessandra Bertocci
www.letturacreativa.com
alessandrabertocci@yahoo.it
ISBN 978-1-4452-4442-6
La mano misteriosa

È notte nel museo egizio.


Walter, il guardiano, fa un giro
d'ispezione. Si muove silenzioso tra le
vetrine con antichi vasi e controlla
attentamente le grandi statue. Tutto
sembra a posto.
È appena entrato nella sala delle
mummie quando sente un lieve rumore.
Walter si guarda attorno. Gli sembra di
scorgere un'ombra furtiva che, per un
istante, fa capolino da dietro il principesco
sarcofago1 ricoperto d'iscrizioni dorate. È
impietrito dallo stupore.
Facendo molta attenzione, il guardiano
si aggira all'interno della sala e controlla
ogni angolo. Non vede niente di strano.
Convinto di aver solo immaginato l'ombra
misteriosa, esce dal locale e raggiunge il
suo ufficio.
Nella grande stanza tutto tace. La sala
delle mummie è rischiarata appena dal
tenue chiarore della luna. In lontananza i
rintocchi di un orologio: è la mezzanotte.
Una mano, avvolta da strette fasce di lino,
affiora dal sarcofago dorato.
1
SARCOFAGO: cassa di pietra o di legno che conteneva il corpo di una
persona defunta.

6
La gita

La maestra Cecilia sorride soddisfatta


osservando i bambini che ascoltano la
lezione. La visita al museo egizio è vicina e
la giovane donna desidera che i ragazzi
siano preparati per l'interessante gita che
li attende.
- Vedremo molte statue di pietra -
assicura l’insegnante. - Oggetti usati nella
vita di tutti i giorni e anche molte
mummie.
- Che cos'è una mummia? - chiede
Fabio dubbioso.
- La mummia è il corpo imbalsamato di
una persona defunta - risponde la
maestra.
- E'… un morto? - esclama Eleonora
inorridita.
- Esatto - risponde l'insegnante.
- Che vuol dire “imbalsamato”? - insiste
la bambina.
- Gli egizi, per conservare il corpo del
defunto, lo trattavano con sostanze
particolari e poi lo avvolgevano con
lunghissime bende di lino.
- E perché lo facevano? - domanda
Fabio.
- Perché pensavano che in questo modo

7
la persona morta avrebbe potuto
continuare a vivere in un altro mondo.
- E le statue, a che servivano? –
s’incuriosisce Eleonora. - Per abbellire le
case?
- Servivano anche a questo, ma il loro
scopo principale era quello religioso. La
maggior parte delle statue che vedremo
rappresentano gli dèi adorati dagli egizi.
- Ne avevano molti? - chiede Cinzia.
- Sì, ce n’erano moltissimi. Alcuni erano
più importanti di altri. C'era Ra, il dio sole,
che era considerato il creatore del mondo.
Poi c’era Anubi, il guardiano delle tombe,
che era raffigurato con il corpo umano e
con la testa e la coda di uno sciacallo.
- Che cos'è uno sciacallo? - chiede
Fabio.
- È un animale cattivo, vero maestra? -
risponde Lucrezia.
- È un mammifero simile ai cani, ma
non è cattivo - chiarisce la donna. - Ha una
pessima reputazione perché esce dalla sua
tana prevalentemente di notte e si nutre
dei resti di prede catturate da altri animali.
Lucrezia si sente rabbrividire.
- Ma esistevano veramente queste
creature? - chiede timorosa.
- No - la rassicura la maestra Cecilia. -

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Esistevano solo nell'immaginazione degli
antichi egizi.
- La mamma mi ha detto che quando
una persona moriva, nella tomba venivano
sepolti anche molti oggetti e addirittura
del cibo - esclama Fabio.
- E' vero - conferma l'insegnante. - Gli
egizi pensavano che nell'aldilà, vale a dire
nel mondo che li attendeva dopo la morte,
il defunto avrebbe continuato a vivere e
che avrebbe avuto bisogno dei suoi oggetti
personali e anche di cibo. Solo le persone
più ricche, però, potevano permettersi
l'imbalsamazione e magnifiche tombe,
poiché costavano molto.
- E chi non poteva permetterselo, come
faceva? - chiede Pasquale.
- Secondo le credenze di quel popolo la
gente povera non poteva entrare nel regno
dei morti.
- Non è giusto - si lamenta Cinzia che
ha uno spiccato senso della giustizia. -
Tutti dovrebbero avere gli stessi diritti!

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Colora il dio ANUBI

10
Colora il dio RA

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Una bambina annoiata

- Come facevano gli egiziani a vivere


bene se erano circondati dal deserto? -
domanda Lucrezia fissando l'enorme carta
geografica alle spalle della maestra.

La giovane insegnante sorride per


l'intelligente osservazione della bambina e
risponde: - Si può dire che l'Egitto è un
dono del fiume Nilo. Grazie alla presenza e
alle inondazioni2 di questo fiume, che
resero fertile il terreno lungo il suo corso,
la civiltà si è evoluta nonostante la
presenza del deserto. Infatti, gli egiziani
adoravano il Nilo come se fosse stato un
2
INONDAZIONE: fiume che esce dal suo corso e allaga campi e
centri abitati.

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dio.
- Io non capisco - protesta Fabio. - Se il
Nilo inondava l'Egitto, causava un sacco di
danni. E gli egiziani lo adoravano?
- Ricordo di aver visto in televisione un
paese sommerso dalle acque di un fiume -
concorda Cinzia. - Hanno detto che ci sono
stati tanti danni e qualche persona è
anche morta.
- È vero! - esclamano in coro i ragazzi.
- In Egitto le cose erano un po' diverse -
spiega la maestra. - Le inondazioni del Nilo
non erano improvvise e la gente sapeva
prevederle abbastanza bene. E poi il fiume
depositava uno strato di limo3 che rendeva
i campi fertilissimi, permettendo dei
raccolti molto abbondanti.
- E quanto guadagnavano i contadini? -
- Non esisteva il denaro allora - dice
semplicemente la maestra.
- Davvero? E come facevano a pagare
gli stipendi?
- Pagavano con vino, pane, tessuti. In
ogni modo i contadini egizi erano tutti
molto poveri.
Seduta nell'ultimo banco, con la testa
tra le mani e lo sguardo fisso nel vuoto,
Maia non ha posto nemmeno una
3
LIMO: terriccio molto fertile.

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domanda. Sembra annoiata e, più di una
volta, l'insegnante l'ha sorpresa a
sbadigliare.
Maia è una bambina vivace ma dal
carattere difficile. Litiga spesso con i
compagni e non passa giorno che non ne
combini una delle sue. È intelligente ma
non le piace studiare.

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Il museo

- Eccoci arrivati! - esclama la maestra


Cecilia sorridendo.
I ragazzi si guardano attorno sbalorditi.
È la prima volta che visitano un museo e
l'enorme sala piena di vetrine e statue
imponenti appare loro come un mondo
magico e misterioso.
- Come sono grandi! - esclama Cinzia
fissando intimorita le statue di pietra.
- Ma come facevano a scolpire delle
statue così grandi? - chiede Lucrezia
alzando lo sguardo per ammirare
l'immagine di un uomo con in testa uno
strano cappello.
- Gli artigiani egizi erano molto bravi -
dice l'insegnante - ma non conosciamo
tutti i loro segreti di lavoro. Per esempio,
ancora oggi, non sappiamo come abbiano
potuto costruire le famose ed enormi
piramidi.
- Venite a vedere questa statua -
esclama Fabio con entusiasmo. -
Quest'uomo ha un serpente che gli esce
dalla testa!
I ragazzi si avvicinano curiosi.
Sembrano molto impressionati dalla
grande figura maschile che fissa il vuoto.

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- Questa statua rappresenta un faraone
seduto sul trono - chiarisce la maestra.
- E perché ha un serpente sulla testa? -
insiste Fabio.
- E' un piccolo cobra. Naturalmente è
finto. È un simbolo: indica il potere che gli
dèi concedono al faraone per distruggere
tutti i nemici della terra d'Egitto.
- Che strano popolo - esclama Eleonora.
- E tu, cosa ne pensi Maia? - domanda
la maestra Cecilia alla bambina che se ne
sta in disparte. - Ti piace questa statua?
- A me sembra uguale a tutte le altre -
risponde Maia annoiata aggiustandosi lo
zaino in spalla.
La donna sospira rassegnata.
L'atteggiamento indisponente di Maia
la sta facendo innervosire e, per non
perdere la calma, decide di concentrarsi
sulla visita del museo.
Seguita dagli alunni si sposta nella sala
vicina dove, nel centro della stanza, un
sarcofago decorato di antichi disegni
dorati custodisce una piccola mummia. I
ragazzi guardano con una certa
inquietudine il corpo che si è conservato
per migliaia di anni.
- Questo è il corpo imbalsamato di un
giovanissimo principe egiziano di cui non

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conosciamo il nome - spiega la maestra. -
È questo il tipico aspetto delle mummie.
- Le mummie erano rinchiuse in queste
bare di legno? - domanda Fabio
osservando la cassa dipinta.
- Si chiama sarcofago - precisa la
maestra. - Generalmente il corpo
mummificato era deposto nel sarcofago di
legno che, a sua volta, era posto all'interno
di un sarcofago più grande di pietra, fatto
costruire all'interno della tomba.
- Ci voleva molto tempo per
imbalsamare il corpo? - domanda Lucrezia.
- Circa due mesi.
- Due mesi? - esclama Fabio incredulo. -
Dovevano aspettare tanto per fare il
funerale?
- Sì.
I bambini lanciano un'ultima occhiata al
piccolo principe e seguono la maestra
Cecilia in un'altra sala del museo.
Mentre i compagni si allontanano, Maia
rimane a fissare il sarcofago.
È stanca e annoiata da
quell'interminabile visita e continua a
chiedersi cosa ci trovano i suoi amici di
tanto interessante in quell'ammasso di
bende ingiallite.
A lei non importa nulla di vedere inutili

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oggetti appartenuti a un popolo scomparso
o conoscere la storia di divinità mai
esistite. Preferirebbe stare in un prato a
giocare con il suo cagnolino o girare per
strada in bicicletta. Invece è costretta a
sprecare una splendida giornata di sole in
quel triste museo pieno di cose ammuffite.
Maia si guarda attorno alla disperata
ricerca di un diversivo per quella mattina
noiosa. In un angolo della sala una porta
attira la sua attenzione. La bambina si
avvicina rapida alla porta, la apre e
s'introduce nella stanza buia. Tastando la
parete riesce a trovare l'interruttore della
luce. Nella stanza vi sono secchi, scope,
stracci e flaconi di detersivi.
Evidentemente è entrata nello stanzino
delle pulizie.
- Meglio i detersivi delle mummie -
esclama mettendosi a sedere per terra.
Prende dallo zaino il panino che la
mamma le ha preparato e lo addenta
affamata.
Dopo essersi ristorata, sente le
palpebre farsi pesanti.
- Farò un sonnellino prima di tornare
dai miei compagni - pensa sbadigliando
assonnata. - Speriamo che la maestra non
si accorga della mia assenza.

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Appoggia la testa su di un mucchio di
stracci per spolverare e chiude gli occhi
dolcemente.

19
LE DIFFERENZE
Le due immagini seguenti differiscono
per sei piccoli particolari. Trovali ed
elencali.

20
DIFFERENZE

1. 4.
2. 5.
3. 6.
Una triste scoperta

21
Dopo il riposino Maia decide di
raggiungere i compagni. Si alza e, dopo
essersi rimessa lo zaino in spalla, si
avvicina all'uscita.
Quando apre la porta, non riesce a
trattenere un grido di stupore: tutto il
museo è avvolto nel buio.
Maia si guarda attorno confusa. Dalle
immense sale non giunge alcun rumore.
Mentre i suoi occhi si abituano alla debole
luce delle lampade a parete, capisce che
l'edificio è deserto.
- Devo aver dormito troppo a lungo -
sospira guardandosi attorno disperata. -
Quando hanno chiuso il museo, non si
sono accorti che io ero nascosta nel
ripostiglio.
Maia pensa a come uscire da quella
situazione.
- Com'è possibile che la maestra non si
sia accorta della mia assenza? - riflette
irritata.
Un improvviso pensiero la fa sorridere.
- La mamma mi verrà a cercare quando
si accorgerà che sono scomparsa -
esclama felice prima di ripiombare nella
disperazione. - Ma come può sapere che
sono rinchiusa nel museo?
La bambina è sconsolata. Di notte quel

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posto assume un aspetto davvero sinistro.
- Non posso fare altro che aspettare la
riapertura del museo domani mattina -
sospira infine rassegnata.
Dopo aver riflettuto qualche minuto,
decide di esplorare l'edificio alla ricerca
dell'uscita. Poiché non ha voglia di tornare
nello stanzino delle scope, pensa di
trascorrere la notte nell’ingresso, dove
ricorda di aver visto delle comode poltrone
su cui sdraiarsi.
Ormai i suoi occhi si sono abituati alla
semioscurità e può tranquillamente
distinguere gli oggetti che le stanno
attorno.
Superato l'iniziale smarrimento,
consapevole che tutte quelle cose
inanimate4 non possono farle alcun male,
Maia si sente molto rassicurata e si
avventura spavalda nelle varie sale del
museo.
Quando oramai anche il più tenue
timore è scomparso, un debole mugolio in
lontananza la fa rabbrividire.
La bambina guarda smarrita le vetrine
in cui sono raccolti vasi, amuleti e papiri e
comprende che il rumore non proviene da
quella stanza ma da una sala vicina.
4
INANIMATE: prive di vita.

23
Si dirige con timore verso la zona da cui
arrivava il suono e, giunta sulla porta, non
può credere a quello che vede.
È appena entrata nella sala che ha
visitato al mattino con la maestra, quella
in cui è conservato il corpo del giovane
principe. Seduta per terra, con la testa tra
le mani, una piccola mummia piange
disperata.

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Il principe disperato

Improvvisamente la mummia smette di


piangere e alza lo sguardo verso la
bambina. Maia sente il cuore schizzarle in
gola e vorrebbe fuggire per lo spavento se
solo le gambe non rifiutassero di muoversi.
Tutto il corpo del ragazzo è avvolto da
splendenti bende bianche e sono visibili
solo gli occhi tristi e colmi di lacrime.
Quando Maia comprende che nello
sguardo del giovane principe non c'è
ostilità, si fa coraggio e si avvicina.
- Perché piangi? - chiede titubante.
La mummia la osserva per qualche
istante in silenzio e poi risponde: - Perché
il mio ankh è sparito.
- Che cos'è un ankh?
- È un amuleto chiamato anche "chiave
della vita" - risponde singhiozzando.
- Ed è una cosa tanto grave averlo
perso?
- Senza quell'amuleto non potrò più
rientrare nel regno dei morti, dove mi
aspettano i miei genitori.
Maia osserva l'esile corpo coperto di
bende e prova una profonda tristezza per il
povero principe.
- Forse posso aiutarti a ritrovare il tuo

25
amuleto - propone sorridendo.
La mummia la guarda con gli occhi
colmi di speranza.
- Dici sul serio?
- Certamente - assicura la bambina. -
Prima, però, è meglio presentarci. Io mi
chiamo Maia.
- Io mi chiamo Kai.
- È vero che eri un principe egiziano?
- Certamente - risponde fiero Kai. -
Purtroppo non sono mai salito al trono
perché una tremenda malattia ha
interrotto la mia vita.
- Mi dispiace...
- Non devi dispiacerti. Si vive bene nel
regno dei morti e poi, da molti anni, mi
hanno raggiunto i miei genitori e i miei
fratelli. Adesso viviamo tutti insieme.
- Sono felice per te - dice la bambina. -
Però, non ho ancora capito a cosa ti serve
l'amuleto che hai perso.
- Non l'ho perso - si risente Kai. - Me
l'hanno rubato. Poco fa sono andato a fare
un giro nei dintorni e ho lasciato l’amuleto
nel sarcofago. Quando sono tornato, l’ankh
era sparito.
- Se è un oggetto tanto importante,
perché l’hai lasciato incustodito?
- Perché me ne sono dimenticato -

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s’innervosisce il principe. - E poi perché
non credevo che qualcuno avrebbe osato
un simile affronto al figlio del faraone.
- D'accordo - cerca di calmarlo Maia. -
Non ti arrabbiare.
- Se non lo ritrovo prima dell'alba, non
potrò più fare ritorno nel regno dei morti e
sarò costretto a vagare per l'eternità in
quest’orribile posto avvolto da queste
lunghe bende.
- Perché non sei rimasto nel regno dei
defunti con i tuoi genitori, invece di
girovagare di notte nel museo?
- Perché, di notte, sono condannato a
vagare nel regno dei vivi - si rammarica
Kai. - Finché il mio corpo era custodito
nella piramide, in Egitto, mi divertivo
almeno ad aggirarmi per i cunicoli e le
camere segrete. Ma da quando mi hanno
trasferito qui, è una tortura trascorrere la
notte in queste stanze silenziose.
Maia comprende benissimo lo stato
d’animo di Kai.
- Chi è stato a condannarti a questa
pena? - chiede la bambina.
- Il dio Anubi.
- Ce ne ha parlato la maestra. Non è
quell’essere con la testa di sciacallo?
- Esatto. Anubi ha detto che in vita ero

27
stato un ragazzino dispettoso e
indisponente e che mi ero comportato
come un vero tiranno.
Maia sospira pensando al modo in cui si
comporta in classe. E se un giorno anche
lei fosse giudicata da Anubi?
- Anubi mi ha permesso di entrare nel
regno di Osiride condannandomi, però, a
ritornare ogni notte nel regno dei vivi. E
questo, fino a quando non mi pentirò di
tutte le mie marachelle.
- Che cos'è il regno di Osiride? -
domanda perplessa Maia.
- Il regno dei morti. Osiride è il dio che
ne è sovrano - chiarisce Kai. - All’alba
posso tornare nell’aldilà abbandonando
queste bende e riappropriandomi del mio
corpo. Per fare questo, però, ho bisogno
del mio ankh perché è la chiave che apre
la porta tra i due mondi. Se non lo trovo
prima del sorgere del sole non potrò più
rivedere la mia famiglia.
- Insieme riusciremo a trovare il tuo
amuleto - lo rassicura Maia.

L’ANKH

28
Prova a immaginare come può essere
fatto un ankh e disegnalo nella cornice
sottostante. Poi confronta il tuo disegno
con la figura che troverai tra le soluzioni a
fine libro.

29
Una mummia dispettosa

- Adesso riflettiamo - dice Maia. - Chi


potrebbe averti rubato l’ankh?
Kai pensa qualche minuto in silenzio e
poi dice: - Potrebbero averlo fatto in molti.
Sono in tanti ad avercela con me.
- E per quale motivo non ti sopportano?
- Non hanno senso dell’umorismo -
sghignazza la mummia.
Maia guarda severa il suo nuovo amico.
- Scommetto che sei dispettoso come
quando eri in vita!
- Qui dentro è una noia mortale - sbuffa
Kai. - Dovrò distrarmi in qualche modo...
- Ci sarà pure qualcuno che ha più
interesse degli altri a giocarti questo
scherzo - insiste Maia sicura del fatto suo.
- In effetti… qualcuno ci sarebbe…
- Chi è? Avanti, non farti pregare, parla!
- Mi vengono in mente tre individui che
potrebbero avermi rubato l’ankh: la gatta,
il sacerdote e lo scriba5.
- E dove si trovano? - chiede Maia.
- Sono qui, nelle varie stanze di questo
strano posto.
- Questo posto si chiama museo - lo
5
SCRIBA: prima che fosse inventata la stampa era colui che scriveva a
mano per lavoro.

30
informa la bambina.
- Poiché sembri sapere tante cose,
potresti spiegarmi a che serve questo
posto e perché qualcuno ha portato il mio
corpo qui dentro, invece di lasciarmi
riposare in pace nella mia tomba
maestosa?
Maia non è certa di essere in grado di
rispondere a tutte le domande del principe
ma fa uno sforzo per ricordare quello che
la maestra Cecilia ha spiegato in classe. Si
rammarica di non essere stata più attenta.
- Un museo è un edificio in cui sono
conservati antichi oggetti di grande valore.
Evidentemente il tuo corpo è stato
scoperto da qualche archeologo6 ed è
stato trasportato in questo edificio per
essere conservato, protetto e visto da
tante persone.
- Come hanno osato profanare7 la mia
tomba? - sbotta Kai.
- È un grande onore essere esposti in
un museo. Inoltre, la maestra ha detto che
in questo modo le mummie e gli oggetti
preziosi non rischiano di essere rubati o
distrutti dai ladruncoli che saccheggiano le
antiche tombe dei faraoni.

6
ARCHEOLOGO: chi studia antiche civiltà.
7
PROFANARE: entrare senza permesso in un luogo sacro.

31
- A difendere le tombe ci pensano i
sacerdoti e i soldati del faraone - urla il
principe sempre più furioso.
La bambina lo osserva incredula.
- Quali soldati? Il tuo popolo ormai non
esiste più da migliaia di anni.
La mummia è senza parole.
- Non è possibile… - balbetta.
- Invece è così - conferma Maia. - La
grande civiltà egizia è scomparsa.
Il giovane principe non avrebbe mai
immaginato che il grande regno d’Egitto,
un giorno, sarebbe scomparso.
- Ancora oggi la tua civiltà è famosa -
cerca di consolarlo la bambina intuendo la
grande delusione di Kai. - Ci sono musei
dedicati all’Egitto in tutto il mondo e tante
persone studiano la vostra cultura e la
vostra religione. Il tuo antico paese è
molto conosciuto e amato.
Nell’udire quelle parole Kai si sente
davvero orgoglioso.
- Adesso dobbiamo pensare al tuo
amuleto - lo esorta Maia. - Abbiamo molte
ricerche da fare e pochissimo tempo a
disposizione.
- Da dove cominciamo?
- Io suggerirei di parlare innanzi tutto
con i tre sospettati - propone la bambina. -

32
Sai dove trovarli?
- Certamente - assicura Kai. - Seguimi!

33
Il contadino
Attenzione! In questo capitolo mancano alcune
parole. Per completare il testo dovrai risolvere
l’anagramma della parola corrispondente che
troverai a pagina 39 e scrivere la soluzione sui
trattini. (Anagramma: parola ottenuta utilizzando
le stesse lettere di un’altra parola con significato
diverso. Esempio: RAMO = MORA)

- Dove stiamo andando? - domanda


Maia seguendo la giovane mummia che
passa da una sala all’altra del museo.
- Ti sto portando nella sala in cui si
trova la gatta. Non volevi farle qualche
domanda?
- Naturalmente. È sospettata del furto
del tuo (1) _ _ _ _ _ _ _ _ _ _!
Uno strano rumore proveniente dal
fondo della stanza fa sussultare la
bambina. Maia si volta ma non vede
niente di strano.
- Che cosa fai? - chiede Kai osservando
l’amica.
- Qualcuno ci sta seguendo - sussurra
Maia.
- Ne sei sicura?
- Sì. Me ne sono accorta quando
abbiamo attraversato la sala con i papiri.
- Io non vedo nessuno.

34
- È nascosto qui, da qualche parte -
dice Maia guardandosi attorno sospettosa.
- Allora dividiamoci e cerchiamolo -
propone il principe.
I due amici iniziano a perlustrare con
cautela la stanza. Mentre Maia controlla la
zona delle vetrine con i vasi, Kai intravede
uno strano movimento all’intorno della
statua del faraone Tutmosis. La mummia si
avvicina silenziosa e nota un individuo
chino dietro la statua. Riconosce
immediatamente in quel giovane furtivo
un (2) _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ che viveva in
Egitto ai tempi in cui era ancora in vita.
Kai scivola rapido e silenzioso alle
spalle del curioso e gli urla nell’orecchio: -
Bu!
Per lo spavento il povero ragazzo
schizza in piedi, urta con la testa il braccio
teso della statua e, perdendo l’equilibrio,
finisce a gambe all’aria.
Kai scoppia a ridere a crepapelle
mentre Maia sopraggiunge preoccupata.
- Che succede? - chiede la bambina
osservando prima il giovane sconosciuto
che si massaggia la testa e poi il principe
che non la finisce di ridere.
- Questo popolano ha avuto ciò che si
meritava - risponde la mummia.

35
- Ti sei fatto male? - chiede Maia rivolta
al ragazzo sconosciuto.
- No, ora sto bene - risponde questi
alzandosi in piedi.
- Perché ci seguivi? - gli chiede la
bambina.
- Perché ero curioso di capire dove
state andando.
Il ragazzo indossa un semplice
gonnellino bianco.
- Che affronto - si risente Kai. - Un
contadino non deve interessarsi di quello
che fa un principe.
- Potresti anche essere un po’ più
gentile - lo rimprovera Maia.
- Il giovane principe non conosce il
significato della parola gentilezza.
- Come ti permetti? - sbotta la
mummia. - Tu non sei degno nemmeno di
guardarmi in faccia.
- Quale faccia? Io vedo solo un mucchio
di bende.
- Questo insulto lo pagherai caro -
prende a inveire Kai.
- Adesso calmati - interviene Maia. - Sei
stato tu a iniziare la provocazione, ma
credo che da persone civili possiate anche
scusarvi a vicenda.
- Scusarmi con lui? - si adira la

36
mummia. - Un principe non chiede scusa a
un contadino.
- E un contadino stanco delle angherie8
di un giovane tiranno non chiede scusa a
un ammasso di bende che, a quanto pare,
ha perso il privilegio di poter entrare nel
regno di (3) _ _ _ _ _ _ _ _ _ - si risente il
giovane.
Maia intuisce che Kai è sopraffatto da
un’ira crescente.
- Non spreco le mie parole con un
popolano9 - dichiara infine la mummia
rivolta alla bambina. - Ti aspetto nella sala
vicina.
Quando il principe si allontana Maia
dice al ragazzo: - Non ti sembra di avere
esagerato?
- Può darsi. Ma è da troppo tempo che
sopporto le sue prepotenze.
- In effetti, non ha un carattere facile -
concorda la bambina.
- E quando era vivo era anche peggio -
insiste il contadino. - Prova a chiederlo allo
scriba.
Maia osserva attentamente il ragazzo.
Nonostante la giovane età, il suo viso
mostra i segni di una vita (4) _ _ _ _ _ _ _ _

8
ANGHERIE: prepotenze.
9
POPOLANO: persona del popolo, che non è nobile e ricca.

37
_ _ _ e difficile.
- Come mai ti aggiri per il museo? -
chiede la bambina. - Anche tu stai
scontando una punizione in attesa di poter
vivere nell’aldilà?
Il contadino la guarda sorridendo.
- La povera gente come me non può
permettersi l'imbalsamazione e quindi non
può vivere nel regno dei morti.
- Allora, che cosa succede dopo la
morte a chi non è imbalsamato?
- Siamo condannati ad aggirarci per
l’eternità nel regno dei vivi come anime in
pena. Nessuno può vederci, a parte
qualche rara eccezione come te.
- La tua vita dev’essere stata molto
difficile - si rattrista Maia.
- Purtroppo, nonostante il nostro (5) _ _
_ _ _ _ _ _ _ fosse il più importante per
l’economia dell’Egitto, eravamo gente
poverissima. Coltivavamo terre che non ci
appartenevano ricevendo in cambio solo
una piccola parte del raccolto. Gli schiavi,
in ogni modo, erano quelli che vivevano
peggio.
- C’erano molti schiavi?
- Sì, per la maggior parte erano
prigionieri di guerra che potevano essere
acquistati e venduti come qualsiasi altra

38
merce - racconta il giovane. - Quelli che
stavano peggio erano gli schiavi
condannati al lavoro nelle miniere.
Maia vorrebbe porre altre domande al
giovane ma il tempo è volato e, se vuole
aiutare Kai, non può perdersi in
chiacchiere.
- È stato un piacere conoscerti - dice la
bambina. - Purtroppo, però, ti devo
lasciare.
- Il piacere è stato mio - risponde il
giovane mentre Maia si allontana.

ANAGRAMMI
(1) EMULATO = _____________

(2) CONDONATI = _____________

(3) RISIEDO = _____________

(4) SFOCIATA = _____________

(5) ORLAVO = _____________

39
La dea gatta

- Non ti sembra di essere stato molto


scortese con quel ragazzo? - dice Maia
raggiungendo Kai.
- Non credo proprio - risponde il
principe altezzoso10.
- Io invece direi il contrario. Ti sei
comportato malissimo.
La giovane mummia fissa Maia con
sguardo deciso.
- Il figlio del faraone non ha niente a
che fare con un popolano - esclama offeso.
- Come sarebbe a dire?
- Il faraone è un dio vivente - spiega il
principe. - E come tale dev’essere adorato
e obbedito da chiunque. Ha potere di vita
o di morte su qualsiasi suddito, deve
governare tutto il potente regno egiziano e
comandare l’esercito. Non ha tempo da
perdere con un contadino.
La bambina è molto irritata dalla
superbia del giovane amico.
- Dovresti ricordarti che se l’Egitto è
diventato un paese tanto ricco e
importante è anche grazie al duro lavoro di
gente umile come quel ragazzo. Se non ci
fossero stati operai, contadini, allevatori e
10
ALTEZZOSO: superbo.

40
artigiani tu saresti stato il principe di un
bel nulla.
Kai sembra perplesso e, senza dire una
parola, s’incammina seguito da Maia.
Arrivati in una grande sala adorna di
statue gigantesche, la mummia indica una
bella scultura nera raffigurante un gatto
seduto sulle zampe posteriori.
- Ecco la gatta - dice.
Maia guarda incredula la figura.
- Ma è una statua - esclama delusa. -
Come posso interrogare una statua?
- Innanzi tutto questa non è una statua
qualunque - la corregge Kai. - Rappresenta
la dea Bastet. Devi sapere che in Egitto i
gatti erano considerati sacri e alcuni di
essi sono stati anche imbalsamati.
- Davvero? Comunque non capisco
come una statua possa aiutarci.
- Aiutarvi a fare cosa? - esclama una
voce sconosciuta.
Maia sussulta e si guarda attorno
preoccupata. Rimane senza parole quando
vede che la statua della gatta nera si è
animata e la fissa con solennità.
- Ma cosa… - balbetta la bambina.
- Le divinità possono liberamente
transitare tra il regno dei vivi e l’altro
mondo - le spiega Kai. - Quando un dio si

41
manifesta agli esseri umani lo fa
incarnandosi nella statua che lo
rappresenta.
- Capisco - dice Maia guardando la bella
gatta. - Grazie per essere venuta qui,
spero che potrai aiutarci.
- Cosa posso fare per voi? - domanda la
dea Bastet.
- Potresti aiutarci a capire chi ha rubato
l’ankh di Kai?
La gatta osserva la piccola mummia e
sul suo muso appare un sorriso
soddisfatto.
- Sembra che qualcuno abbia dato una
lezione al nostro principe dispettoso -
esclama infine.
- E magari sei stata proprio tu - l’accusa
Kai.
- Attento a come parli, giovanotto.
Potrei farti pentire di essere venuto al mio
cospetto.
La mummia prende sul serio le minacce
della gatta e non si permette di dire
un’altra parola.
- Mi pare di capire - interviene Maia. -
Che i vostri rapporti non sono dei migliori.
- Perché non chiedi al tuo amico il
motivo per cui sono tanto arrabbiata con
lui?

42
Poiché Kai non si decide a parlare, la
gatta prende la parola.
- Devi sapere che quando era in vita il
suo passatempo preferito era quello di
tormentare i poveri gatti di corte. Spesso
legava alla coda degli animali una
cordicella con dei campanellini e le povere
bestie correvano terrorizzate dal rumore
fino a quando non stramazzavano al suolo
sfinite dalla stanchezza. Oppure
mescolava al cibo una spezia molto
piccante che li faceva gemere per il
bruciore.
Kai sghignazza divertito finché incrocia
lo sguardo severo di Maia. La bambina
sembra davvero arrabbiata.
- Cosa ci trovi di tanto divertente?
Bisogna essere dei mostri per trattare in
questo modo dei poveri animali.
- Sono solo scherzi innocenti - si
giustifica il giovane principe. - Non ho mai
fatto del male a nessun gatto.
- Dopo tutti questi millenni non ti sei
ancora pentito del tuo comportamento - si
rammarica la dea.
- Credo che sia inutile chiederti se vuoi
aiutarci... - sussurra timidamente la
bambina.
- Non ho alcuna intenzione di aiutare

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questo delinquente - risponde la dea
Bastet fissando Kai. - Però, voglio darvi un
piccolo indizio. Non sono stata io a
prendere l’amuleto del principe, ma in
questo documento sono contenute delle
indicazioni che potrebbero esservi utili per
ritrovare l’ankh.
La gatta fa rotolare un papiro ai piedi
dei due giovani e, un istante dopo, la
statua è nuovamente immobile e
inanimata.

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