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• SEGNALAZIONI EDITORIALI 93
• RECENSIONI 106
HIRAM, 1/2005
Direttore: Gustavo Raffi
Direttore Scientifico: Antonio Panaino
Condirettori: Antonio Panaino, Vinicio Serino
Vicedirettore: Francesco Licchiello
Direttore Responsabile: Giovanni Lani
Comitato Dire t t i v o:Gustavo Raffi, Antonio Panaino, Morris Ghezzi, Giuseppe Schiavone, Vinicio Serino, Claudio Bon-
vecchio, Gianfranco De Santis
Comitato Scientifico:
Presidente: Orazio Catarsini (Univ. di Messina)
Giuseppe Abramo (Saggista) - Corrado Balacco Gabrieli (Univ. di Roma “La Sapienza”) - Pietro Battaglini (Univ. di Napoli) - Euge-
nio Boccardo (Univ. Pop. di Torino) - Eugenio Bonvicini (Saggista) - Enrico Bruschini (Accademia Romana) - Giuseppe Cacopardi
(Saggista) - Silvio Calzolari (Orientalista) - Giovanni Carli Ballola (Univ. di Lecce) - Paolo Chiozzi (Univ. di Firenze) - Augusto Com-
ba (Saggista) - Franco Cuomo (Giornalista) - Massimo Curini (Univ. di Perugia) - Eugenio D’Amico (LUISS di Roma) - Domenico
Devoti (Univ. di Torino) - Ernesto D’Ippolito (Giurista) - Santi Fedele (Univ. di Messina) - Bernardino Fioravanti (Bibliotecario del
G.O.I.) - Paolo Gastaldi (Univ. di Pavia) - Santo Giammanco (Univ. di Palermo) - Vittorio Gnocchini (Archi- vio del G.O.I.) - Giovanni
Greco (Univ. di Bologna) - Giovanni Guanti (Conservatorio Musicale di Alessandria) - Panaiotis Kantzas (Psicoanalista) - Giuseppe
Lombardo (Univ. di Messina) - Paolo Lucarelli (Saggista) - Pietro Mander (Univ. di Napoli L’Orientale) - Alessandro Meluzzi (Univ.
di Siena) - Claudio Modiano (Univ. di Firenze) - Giovanni Morandi (Giornalista) - Massimo Morigi (Univ. di Bologna) - Gianfranco
Morrone (Univ. di Bologna) - Moreno Neri (Saggista) - Maurizio Nicosia (Accademia di Belle Arti, Urbino) - Marco Novarino (Univ.
di Torino) - Mario Olivieri (Univ. per stranieri di Perugia) - Massimo Papi (Univ. di Firenze) - Carlo Paredi (Saggista) - Bent Parodi
(Giornalista) - Claudio Pietroletti (Medico dello sport) - Italo Piva (Univ. di Siena) - Gianni Puglisi (IULM) - Mauro Reginato (Univ.
di Torino) - Giancarlo Rinaldi (Univ. di Napoli L’Orientale) - Carmelo Romeo (Univ. di Messina) - Claudio Saporetti (Univ. di Pisa) -
Alfredo Scanzani (Giornalista) - Michele Schiavone (Univ. di Genova) - Giancarlo Seri (Saggista) - Nicola Sgrò (Musicologo) -
Giuseppe Spinetti (Psichiatra) - Gianni Tibaldi (Univ. di Padova f.r.) - Vittorio Vanni (Saggista)
Collaboratori esterni:
Giuseppe Cognetti (Univ. di Siena) - Domenico A. Conci (Univ. di Siena) - Fulvio Conti (Univ. di Firenze) - Carlo Cresti (Univ. di
Firenze) - Michele C. Del Re (Univ. di Camerino) - Rosario Esposito (Saggista) - Giorgio Galli (Univ. di Milano) - Umberto Gori
(Univ. di Firenze) - Giorgio Israel (Giorna- lista) - Ida Li Vigni (Saggista) - Michele Marsonet (Univ. di Genova) - Aldo A. Mola (Univ.
di Milano) - Sergio Moravia (Univ. di Firenze) - Paolo A. Rossi (Univ. di Genova) - Marina Maymone Siniscalchi (Univ. di Roma
“La Sapienza”) - Enrica Tedeschi (Univ. di Roma “La Sapienza”)
Corrispondenti esteri:
John Hamil (Inghilterra) - August C.’T. Hart (Olanda) - Claudiu Ionescu (Romania) - Marco Pasqualetti (Repubblica Ceca) - Rudolph Pohl
(Austria) - Orazio Shaub (Svizzera) - Wilem Van Der Heen (Olanda) - Tamas’s Vida (Ungheria) - Friedrich von Botticher (Germania)
Comitato di Redazione: Guglielmo Adilardi, Cristiano Bartolena, Giovanni Bartolini, Giovanni Cecconi, Guido D’Andrea, Ottavio
Gallego, Gonario Guaitini
Comitato dei Garanti: Giuseppe Capruzzi, Massimo Della Campa, Angelo Scrimieri, Pier Luigi Tenti
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di Gustavo Raffi
Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia
The Grand Master of the Grand Orient of Italy, Gustavo Raffi, proposes some gene-
ral considerations emerging from a deep reflection about the recent tragedy
occurred in South-East Asia; the Tsunami has presented us the most terrible face
of the Nature; in cases such these, we feel deeply depressed and a strong pessimistic
wave seems to obscure our vision of the existence. But, if it is true that human suf -
ferance, in particular when produced by natural disasters (but also for many other
reasons) cannot be completely avoided, as Freemasons we know that between an
exalted optimism and a radical pessimism, there is another path, that of the initia-
ted; through this way we should try to balance Consciousness and Reason: the Con -
sciousness of our human limits and of the inavoidableness of individual sufferance,
but also the Reason allowing us to avoid other disasters with the hope to be able of
building up a better world, as our rituals remind us. This means that any action
directed to improve a culture of prevention against natural disaster should be sup -
ported, because it can signify the difference between life and death. The Grand Mas -
ter has also underlined the direct engagement of the G.O.I. in favour of the Grand
Lodge of India, which is engaged in a strong action of support for the peoples
injured by the Tsunami.
come esseri di “materia tendenziforme sca- che in troppe occasioni gode di una felicità
gliati nell’universo”, come ci avrebbe defi- fittizia, come un gruppo di ubriachi su di un
nito Ernst Bloch, noi viviamo e giochiamo camion lanciato alla massima velocità su di
la nostra vita, scegliamo, talora subiamo, una strada di montagna.
amiamo e soffria- La felicità non
mo, ma non sia- sarà mai totale per
mo onnipotenti e il mondo, almeno
soprattutto siamo per questo mondo,
sempre accompa- ove storia e natura
gnati da sorella giocano le loro car-
morte; è quasi un te; è vero. siamo
paradosso che il esseri limitati, pos-
dono della vita ci siamo ammalarci,
appaia ancor più soffrire e dobbia-
grande, quando mo morire, ma
stiamo per perder- dinanzi all’inelimi-
la o quando essa nabilità di queste
si spegne vicino a verità, sappiamo
noi. Questa dolo- anche che molti
rosa verità implica mali del mondo e
molte cose, che, per noi Massoni, hanno un soprattutto che molte sciagure naturali pos-
senso alquanto profondo. Conosciamo la sono essere previste, evitate o almeno tem-
morte, o almeno ne abbiamo dovuto attra- perate nelle conseguenze. Qui le carte, se si
versare un suo simulacro, e quindi siamo può usare la metafora del giocatore, torna-
coscienti della nostra finitezza, perché no a noi ed alla nostra razionalità, che deve
abbiamo dovuto pensarci e, se non lo abbia- accompagnare i sentimenti ed il coraggio
mo fatto, vuol dire che di Massoneria non con cui viviamo di giorno in giorno. La
abbiamo ancora capito gran ché; per questo nostra Comunione ha, infatti, fini esoterici,
riteniamo di poter percorrere il nostro cam- ma non si è mai sottratta dall’esportare
mino nel Dasein come esseri liberi che, cer- come contributo critico e positivo quanto
cando la felicità, si ricordano della necessi- maturato in un contesto più spirituale e sim-
tà e della responsabilità di salvaguardarla o, bolico; a che cosa servirebbe una dimeniso-
dovunque sia possibile, di renderla possibi- ne etico-morale, esoterica, rituale e simbo-
le e non troppo provvisoria. Sciagure come lica se poi tutto ciò non facesse scaturire
questa più recente, dalla maggior parte di nella coscienza dei singoli e dell’Istituzione
noi vissuta attraverso i m e d i a, ma in alcuni stessa il bisogno di essere testimoni di que-
casi anche attraverso le vicende dirette di sta ricerca del bene e della felicità. Non è
amici, parenti, talora anche fratelli, costrin- possibile allora che non ci si interroghi
gono a soppesare la stupidità di un mondo ancora una volta sugli aspetti, in diversi
•6•
EDITORIALE
casi, amorali della globalizzazione, mentre del dolore e della morte, unite, d’altro can-
non si globalizza la sicurezza, soprattutto to, all’ottimismo della ragione, e non subor-
dinanzi alle catastrofi naturali che, in casi dinate ad uno stolto ed incosciente edoni-
come quello avvenuto, possono per certi smo, che ci porterebbe a godere di quanto
versi essere previste possediamo ed a
con grandissimi considerare non di
risultati dal punto di nostro interesse
vista della salvezza quel che potrebbe
di migliaia di per- capitare agli altri.
sone. Il diritto alla Come i fratelli
felicità torna, quin- sanno, il Grande
di, ad essere un Oriente d’Italia
tema su cui non ci intende sostenere
stancheremo di in modo reale le
insistere, perché popolazioni colpi-
esso implica il dirit- te dal cataclisma
to dei popoli, degli di dicembre, più
umili della terra, ma, come abbiamo visto, precisamente abbiamo raccolto l’appello
anche di coloro che si muovono partendo direttoci dalla Gran Loggia dell’India, alla
dal ricco e opulento Nord del mondo, di non quale vogliamo offrire un aiuto reale, parte-
morire inutilmente e di non subire lacera- cipando attivamente alla ricostruzione ed
zioni e perdite incolmabili per ignoranza o, all’opera di soccorso alle popolazioni colpi-
peggio, per quello sciagurato ottimismo di te. Ma questa è solo una parte del nostro
chi, pur di guadagnare, pensa che queste dovere. Da un punto di vista più generale,
cose non accadranno mai e che siano sem- noi dobbiamo testimoniare in tutte le sedi
plici invenzioni simulate dai ricercatori con pubbliche ed in tutti gli spazi di discussione
i loro computers ed i loro modelli fisico- una cultura che intenda la solidarietà non
matematici. come qualcosa indotta dall’emergenza, ma
È indispensabile una maggiore attenzio- come una scelta della ragione e del cuore.
ne verso la Natura, la sua forza, la sua capa- Raccogliere fondi dopo una sciagura è non-
cità anche di vendicarsi di eventuali errori ostante tutto anche facile; operare perché
umani, o più semplicemente di fare il suo Stati più poveri o meno sensibili si dotino di
inesorabile corso, incurante di questi suoi strumenti di prevenzione e di piani di inter-
figliastri, dei quali non sembrerebbe affatto vento o evaquazione all’altezza dei pericoli
curarsi. Che l’atteggiamento della Masso- naturali incombenti è tutt’altra. Se la Mas-
neria sia, però, intrinsecamente diverso da soneria fosse così potente come alcuni pen-
quello di un Leopardi è evidente dalla spe - sano, non ci saremmo certo dimenticati di
ranza che comunque coltiviamo e dall’ac- questi doveri. In ogni caso dobbiamo sotto-
cettazione, che abbiamo già messo in conto, linearne l’importanza.
•7•
Tra Pessimismo Cosmico e Sconsiderato Ottimismo, G. Raffi
Dalla morte nasce la vita, ma non Globalizzare questi valori e non solo i
sapremmo come dirlo a coloro che sono pacchetti turistici o la circolazione delle
morti o a coloro che hanno perso i loro cari. merci senza la circolazione di princìpi e di
Da queste morti nasce anche una grande norme di sicurezza e di rispetto per la vita
rabbia per la felicità spezzata e negata; la degli esseri umani. Certamente non basterà
Natura ha fatto il suo quanto è accadu-
corso, ma, lasciando to a convincere
perdere allora la chia- tutti che bisogna
mata in causa di Dio, cambiare rotta e
soluzione che in tanti che molti Stati
casi serve solo a giusti- devono accetta-
ficare gli ignavi ed i re norme di
colpevoli, dov’era la intervento nel
ragione umana, dov’e- contesto della
rano gli strumenti scien- protezione civile
tifici che potevano pre- che oggi non
vedere, dov’erano gli hanno ancora.
uomini, dov’era impe- Forse, soprattut-
gnata la loro mente, la to i più poveri,
loro Ragione. Se il sonno della Ragione vanno aiutati anche dai nostri più ricchi
genera mostri, possiamo aggiungere che, Paesi; ma prima ..., quando c’è tutto il tem-
senza dubbio, esso aiuta la stessa Natura ad po di agire con raziocinio. Dopo ..., dopo è
estrinsecare il suo aspetto più brutale; non troppo tardi, almeno per coloro che il caso
possiamo, peraltro, dimenticare che anche ha portato via, siano essi stati poveri o ric-
noi stessi siamo parte della Natura e che chi, locali o stranieri.
quanto noi facciamo o non facciamo, come La morte, come ricordava, usando un lin-
ricordano i nostri rituali, è il frutto di una guaggio esoterico, un altro iniziato alla
scelta, di un atto deliberato. Quando si dor- Massoneria, il Principe Antonio de Curtis,
me, quando si volta la testa dall’altra parte, alias Totò, è una “livella”. Se, oggi, un occi-
si è comunque scelto, perchè anche non fare dentale ed un orientale giacciono insieme,
nulla è una decisione, di cui ciascuno deve indistinti, in qualche abisso o in qualche
assumersi la propria responsabilità. fenditura della terra, conta meno del fatto
Non perdiamo la speranza, ma siamo che, almeno in parte, questa tragedia poteva
sconcertati e profondamente colpiti. Vo g l i a- essere limitata. Al di là delle differenze di
mo stringerci a coloro che hanno sofferto cultura, religiose e status sociale, nessun
per partecipare del loro dolore, ma anche morto si sentirà indignato dalla vicinanza
prendere un più marcato impegno a difesa e del fratello straniero. Come concludeva
tutela del diritto dei popoli ad essere tutela- Totò la sua celeberrima poesia, in vero ispi-
ti nella loro sicurezza. rata al Dialogo sopra la nobiltà del Parini,
•8•
EDITORIALE
altro poeta italiano nutritosi, almeno in par- alla vita dovremo batterci perché essa sia
te alle nuove idee dell’Illumi- protetta, nella felicità e nel-
nismo: la gioia a cui tutti i viventi
hanno diritto di aspirare,
sti ppagliacciat e’e ffanno nei limiti che la sorte indi-
sulo ’e vive: viduale e la natura permet-
nuje simmo serie ... apparte - teranno, ma anche nelle
nimmo â morte. potenzialità che la scienza
e la ragione hanno la
Noi aggiungiamo soltanto, potenzialità e l’effettività
a guisa di chiosa, che, fino a di garantire.
quando, però, apparterremo Intelligentibus pauca.
Miti e ideali
di Ernesto d’Ippolito
Giurista
The Author proposes a reflection upon the “immoral” behaviour of Odysseos, the
Greek hero, whose intelligence should not necessarely be considered an ideal model.
n fenomeno diffuso (in qualche griglie valutative maturate nei secoli. Come
misura, crescente) riguarda fatti, è valido in ogni microcosmo, anche quello
protagonisti, miti, della storia, iniziatico risente gli influssi delle “mode”
ed ancor più della leggenda, verso cui la appena ricordate.
gente mostra attenzione, interesse, sovente E (per restare proprio ad uno dei due eroi
entusiasmo. omerici appena detti, Odisseo) non è raro
Guardiamo per un istante ai due più noti che, esaminando figure mitologiche, arche-
e propagandati eroi omerici, Achille ed tipi, protagonisti in ambito iniziatico, o
Odisseo. Per oggettivamente rilevarne addirittura ascoltando Tavole in Loggia,
come, sempre più spesso, essi siano consi- venga fuori, con accenti fortemente positi-
derati (ammirati) quali modelli. vi, ammirati, la figura di Ulisse, del/nel
Certamente a ciò contribuisce lo stato – quale più d’uno individua non solo qualità
acuto – di crisi, in cui versa la società con- apprezzabili, ma addirittura virtù muratorie.
temporanea. Che è crisi di/per eventi (guer- Quando questo accade, io mi chiedo,
re, stragi etniche, terrorismo) non meno che perplesso, come e perché l’eroe greco goda
di uomini, esponenti, “capi”, nei quali è di così generose aperture di credito, addirit-
assai difficile vedere qualità mitizzabili, tura in senso massonico.
meriti di primato, virtù esemplari. Che Ulisse avesse di sé, della propria
Ed allora, più facile entusiasmarsi per volontà, scarsa opinione, mi pare addirittu-
miti del passato, senza adeguato spirito cri- ra “confessoria” la sua decisione di farsi
tico, senza il filtro delle concezioni e delle legare all’albero della nave, al momento di
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ascoltare il canto malioso (ammaliante?) dola, ancora una volta, con l’intrigo e con
delle Sirene (si sa debole, l’inganno. Fa scrivere ad un pri-
traviabile). Che avesse, gioniero troiano una lettera,
per i suoi compagni di indirizzata a Priamo, in cui
viaggio, per i suoi mari- Palamede si dichiarava pronto
nai, assai scarso spirito a tradire i greci; e fa in modo
“fraterno”, è dimostrato che venga in mano ad Agamen-
dall’avere egli usato due none. Palamede, consegnato ai
pesi e due misure, per sé Troiani, viene lapidato.
e per “loro” (cui turò le Che dire, poi, del suo com-
orecchie con la cera, sì portamento con Penelope?
ch’essi non sentissero il Aveva a lungo convissuto con
canto pericoloso, a diffe- Circe e con Calipso, da ambe-
renza di lui). due avendo figli; ma, tornato
Come, poi, considerare ad Itaca, si chiede se la moglie
le “molte astuzie” di gli è stata davvero fedele. E tar-
Odisseo. da a rivelare la propria identità
Intanto, è legittimo parlare solo di “astu- solo dopo avere ucciso i Proci.
zia”, per chi usò l’inganno, la menzogna, la Che Odisseo, si rammenti, al di là del
violazione dei giuramenti, come sistema vissuto appena richiamato, come eroe della
cronico, di vita e di condotta? conoscenza, protagonista di un viaggio,
Uno dei tanti esempi. È legittimo l’odio inteso anche come esperienza, esperienze,
eterno che porta a Palamede? Quale, la col- maturazioni e trasformazioni, è legittimo,
pa di costui? forse scontato.
Odisseo aveva giurato di partecipare alla Ma l’etica della condotta del Libero
spedizione contro Troia. Con la rapidità ed Muratore, i “buoni costumi” che si pretende
il cinismo che gli sono propri, cambia opi- siano alla base dei connotati (per i quali è
nione; e, per evitare la partenza, si finge stato accettato ed iniziato), e restino quale
pazzo. Menelao e Palamede vanno a cercar- costante del suo agire, devono sempre esse-
lo, ed egli si fa trovare nei campi, mentre re presenti a chi vada in cerca di simboli
semina sale. Palamede depone il piccolo archetipali precedenti.
Telemaco davanti all’aratro di Ulisse, che, Un uomo, non solo ipersuscettibile e ran-
così smascherato, è costretto a partire per coroso, ma la cui celebre metis è l’inganno,
Troia. Passano anni e Odisseo non dismette non può essere (né può apparire) al masso-
il proprio progetto di vendetta (assoluta- ne come eroe da imitare, virtuoso da segui-
mente ingiusta e immotivata), conseguen- re. Le “virtù” stanno altrove.
I misteri di Osiride
di Anna Maria Corradini
The Author traces the main lines of the myth of Osiris which is mainly testified by
the Greek writer Plutarch in his work De Iside et Osiride. Osiris was a fertile
deity, the god of civilization who could teach the growing’s tecniques and, at the
same time, he is considered the god of dead people and many rites were celebrated
in his honour. The cerimonies could be public, as a performance of a return to a non
sensorial life (the condition of death), or they could be reserved to a few people in
order to conquer transcendency and to find the right access to truth by means of
symbols.
i sacrifici egiziani e anche l’architettura l’arca da Tifone, e Iside lo depose nel sar-
stessa dei templi, che ora si alzano verso cofago. In ogni caso si fa riferimento alla
il cielo in passaggi aperti e luminosi, ora rielaborazione rituale del seppellimento del
invece si inabissano in sacrestie nascoste dio. Anche le bende di lino e
e piene di tenebre, simili a le libagioni sono collegate
tane o a celle funerarie. ai riti funerari.
Non è detto che queste
C’è qui il riferimento a cerimonie siano di esclu-
luoghi di culto aperti e sivo impiego nei misteri.
manifesti, rispetto a siti per Plutarco, Iside e Osiri -
rituali occulti, sempre in de, 77:
relazione alla tendenza a
ricercare la salvezza, o per Le vesti di Iside sono di
lo meno una continuità del- colore variegato: il suo
la vita. ambito, infatti, è quello
Per la conquista della tra- della materia, la quale si
scendenza, e per l’accesso alla verità, l’in- evolve in tutte le forme e a tutte le forme
si presta, luce e oscurità, giorno e notte,
dividuo deve essere iniziato attraverso riti e
fuoco e acqua, vita e morte, principio e
procedure non note a tutti. Il passo che
fine. La veste di Osiride, invece, non è
segue è una diretta testimonianza di rituali
né sfumata né screziata: il suo colore è
simbolici, che, come afferma Plutarco, sono
uno solo, quello della luce […] per que -
legati ai misteri. sto una sola volta viene usata la veste di
Plutarco, Iside e Osiride, 21: Osiride, e poi subito è riposta e custodi -
Voglio accennare ai riti che comportano ta come reliquia segreta e intoccabile.
il taglio di un tronco, la lacerazione di […] La comprensione dell’intellegibile,
una pezza di lino e lo spargimento di del puro, dell’incontaminato, invece,
libagioni, perché essi compaiono in mol - accende la nostra anima come il passare
te cerimonie misteriche. di un baleno, e una volta sola ci è dato di
toccarlo e di contemplarlo. È per questo
Il primo rituale trova conferma in un pas- che Platone e Aristotele chiamano
so di Firmico Materno De errore profana - “epoptica” tale settore della filosofia.
Alludendo cioè al fatto che quanti siano
rum religiorum, 27, 1:
riusciti a superare con la ragione il mon -
Nelle cerimonie sacre di Iside si taglia il do dell’opinabile, del composto, del mul -
tronco di un albero di pino, di questo tiforme, si slanciano verso quell’essere
viene scavata la parte mediana [ … ] e lì primo, semplice e immateriale; e se giun -
viene seppellito un simulacro di Osiride. gono a toccare in qualche modo la verità,
pura riguardo all’essere, questa è per
A quanto pare si tratta del rito legato alla loro la rivelazione ultima e perfetta del -
morte di Osiride, quando fu rinchiuso nel- la filosofia.
• 15 •
I misteri di Osiride, A.M. Corradini
La rivelazione ultima è dunque la verità renza di altri misteri, come quelli persiani,
che viene intuita in un baleno. Plutarco rivi- mesopotamici, greci dove gli scrittori man-
ve il mistero osiriaco rivisi- tengono il più assoluto
tandolo con i canoni della silenzio. Nel caso del-
filosofia greca e del senti- l’Egitto, pur trattando-
mento dell’uomo greco. si di una religione
Anche se nel brano complessa e varia, per
confluiscono il razionali- la grande quantità di
smo greco e la filosofia divinità presenti nel
con un atteggiamento pantheon divino, tutta-
mentale non egiziano, cosa via, nel libro dei morti
che appare spesso nell’opera di Plutarco, e nella grande quantità di raffigurazioni
tuttavia il riferimento ai misteri e alla loro parietali, di immagini della statuaria, si pos-
fase finale “l’illuminazione”, può essere sono ricostruire i misteri di Osiride e Iside.
interessante per alcuni particolari sugli usi Tutto è scritto, tutto è detto, bisogna solo
ritualistici. Il colore delle vesti di Iside ed saperlo leggere. I misteri dell’antica Grecia
Osiride è molto importante per cogliere non sono così manifesti, tutti gli scrittori e i
alcuni significati sull’accesso alla cono- poeti alludono, accennano. Qualcosa si
scenza suprema. La veste di Osiride viene apprende dai resti archeologici e dagli scrit-
conservata religiosamente e segretamente. tori cristiani che per sminuire la religione
La comprensione dell’intellegibile, afferma pagana, raccontano quello che essi stessi
appunto Plutarco, è rapida e incisiva, e solo sanno degli antichi misteri. La stessa Bib-
una volta questa viene conosciuta, come un bia, usa un linguaggio cifrato quando si
fulmine. È la rivelazione suprema, che si riferisce ai misteri divini.
coglie alla fine del cammino iniziatico, è la Plutarco, Iside e Osiride, 80:
luce del sacro, emanazione del dio stesso,
Il kyphi è una mistura composta dai
l’ultimo grado della conoscenza. E volendo
seguenti ingredienti: miele, vino, uva
fare un parallelismo con la filosofia greca,
passa, cipero, resina, mirra, aspalato,
si tratta dell’“epoptica” (Platone, Simposio, seseli, lentisco, bitume, stramonio e
209), cioè ciò che è stato visto e conosciuto lapezio; a questi si aggiungono due tipi
nei misteri. di ginepro, quello chiamato grosso e
Una fonte fondamentale dei misteri osi- quello piccolo, il cardamonio e la cannel -
riaci è il Libro dei morti che non è altro che la. Questa mescolanza non è fatta così
un cammino iniziatico verso la luce da par- come capita, ma eseguita dai profumieri
te del defunto, dove tutte le formule sono secondo le precise indicazioni delle sacre
palesemente trattate, dove forse sono rico- scritture. Quello che conta è il potere
struibili le cerimonie sacre e i vari passaggi aromatico della maggior parte degli
rituali nelle trasformazioni del morto che ingredienti che sprigionano un dolce
subisce delle metamorfosi evidenti. A diff e- vapore e una esalazione salutare; in que -
• 16 •
sto modo l’aria si ricambia e il corpo, perché le ricette del kyphi variano. Nell’ul-
dolcemente cullato da questo piacevole tima parte del passo si afferma che il kyphi
alito, acquista una disposizio - è una bevanda-unguento tipica-
ne favorevole al sonno, men - mente notturna, e un aspetto
tre le tristezze e la tensione di Osiride è quello di essere il
delle preoccupazioni quoti - dio dei morti, di regnare nel-
diane si allentano e si sciol - l’oscurità; inoltre il tragitto
gono come nodi; anche la del sole al tramonto avviene
facoltà immaginativa e oni - nel regno ultraterreno dell’o-
rica brilla come uno specchio scurità: è chiaro l’inserimento
e si fa più pura. […] Tra gli di spunti esoterico-misterici.
ingredienti del kyphi ve ne
Erodono, II, 44:
sono alcuni particolarmente
indicati per la notte e sono Non tutti gli Egiziani ado -
quelli che per loro natura rano gli stessi dei, tranne
vengono alimentati da venti Iside e Osiride, il quale
freddi, ombra, rugiada, umidi - sarebbe, a quanto affermano,
tà. La luce del giorno è semplice e uni - Dioniso: dei questi che sono adorati da
forme […] l’aria notturna invece è una tutti indifferentemente.
fusione di varie luci e di varie potenze,
che scorrono giù come semi da ogni stel - Il parallelo Osiride-Dioniso, concetto
la in un unico punto. È giusto quindi acquisito nell’ideologia religiosa greca, è un
bruciare resina e mirra durante il gior - dato importante per l’affermazione erodo-
no, in quanto sono sostanze semplici e tea. Il Dioniso che si conosce sbranato dai
derivate dal sole, e sul far della notte il Titani, è riconducibile ad Osiride; pur tutta-
kyphi, che deriva invece dalla mescolan - via restano delle differenze fondamentali
za di sostanze diverse. legate anche a due diverse culture, a loro
volta influenzate anche dalle condizioni cli-
Questo passo riveste una grande impor- matiche, geologiche e morfologiche dei ter-
tanza per comprendere alcuni punti oscuri ritori. Il Nilo è un elemento basilare per la
sui rituali misterici che si riferiscono ad formazione culturale del popolo egiziano, le
Osiride. Questa sostanza denominata kyphi cui peculiarità restano autonome ed uniche,
potrebbe essere anche una mistura assomi- così come unici sono gli aspetti della reli-
gliante quasi ad un allucinogeno che induce giosità greca.
al potenziamento di certe facoltà dell’indi- Affinità sono possibili tuttavia anche in
viduo. Sia le emozioni, sia le tensioni inte- considerazione del fatto che l’incontro tra
riori potevano così o essere lenite o esalta- culture diverse, in qualsiasi fase della loro
te. I componenti della bevanda sono tutti storia, determina influenze reciproche rin-
derivati da piante identificabili, il cui tracciabili nell’evoluzione stessa dei per-
miscuglio e dosaggio resta incerto, anche corsi religiosi e ideologici di un popolo.
• 17 •
I misteri di Osiride, A.M. Corradini
Bibliografia:
Chassinat, E. (1966) Le Mystère d’Osiris au mois de Khoiac, Voll. I-II. Il Cairo.
Donadoni, S.(1955) La religione dell’Egitto antico. Milano.
Eliade, M. (1979) Storia delle credenze e delle idee religiose, Voll. II-III. Firenze.
Otto-M E. Hirner, (1960) Osiris und Amun. Monaco.
Runle Clark, R.T. (1969) Mito e simbolo dell’antico Egitto. Milano.
Simbologia delle colonne del Tempio di Salomone
di Dario Banaudi
Architetto
The Author speaks about the symbolism of the two columns from the Medieval
architectural tradition to their use by Freemasonry. One of the main argument is
the connection to the text of the Bible and to the story of Hiram and the building of
the Solomon’s temple and accordingly quotations from the Book of the Kings and
Cronicles are reported. The Author considers the material which the columns are
built with, the bronze, their number, dimensions and proportions in order to try to
disclose the main concepts which are hidden under these “concrete” symbols.
e due colonne sono uno degli Per parlare delle colonne è necessario
emblemi fondamentali della riflettere sul significato che ha, nella cultu-
simbologia massonica, e, allo ra massonica, il riferimento alla Bibbia.
stesso tempo, sono un essenziale connotato I riti e la simbologia latomistica hanno
dell’architettura medioevale, architettura con il Libro una connessione notevole,
che vide all’opera gli uomini dai quali la almeno a livello dell’assunzione e rielabo-
Massoneria ha tratto linguaggio, simboli ed razione di alcuni simboli o racconti simbo-
emblemi. lici, che sono entrati a far parte della tradi-
La individuazione e descrizione di un zione e della cultura dell’Ordine.
simbolo è solo il primo passo verso il pro- Basti pensare alla leggenda di Hiram ed
cesso di conoscenza, che non si alimenta alla costruzione del Tempio di Salomone
con la sola interpretazione, ma che tuttavia, che, nelle stesse Costituzioni di Anderson,
su questa, fonda una base necessaria. assumono un ruolo fondamentale.
La parola non può bastare per penetrate La Bibbia è così simbolo essa stessa,
la complessità del processo attraverso il libro per eccellenza, summa di conoscenza,
quale il simbolo non passivamente subisce che contiene leggende, tradizioni, miti e
una impossibile quanto inutile spiegazione simboli delle culture antiche, naturalmente
razionale, ma attivamente agisce nell’inti- filtrate e rielaborate, ma che mantiene, nel
mo di chi lo avvicina.
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1 La traduzione può voler indicare anche fiordaliso o altro come il fior di papiro o di loto, simili
tra loro nelle decorazioni architettoniche antiche.
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Simbologia delle colonne del Tempio di Salomone , D. Banaudi
poi alzò la colonna di sinistra che chia - metri, il diametro è, per una circonferenza
mò con il nome di Boaz. (ora in cima ai di 12 cubiti, di 3,8 cubiti, ossia circa 1
capitelli c’era una sorta di metro e 90, e queste sono pro-
giglio) Così fu terminato il porzioni relativamente clas-
lavoro delle colonne. siche: le colonne del Parte-
none sono alte circa 9 metri
Gli elementi biblici sono e 62 (il fusto) ed il diametro
dunque: innanzitutto l’auto- 6 di circa 180 cm., quindi
re, il maestro Hiram, compe- quasi identiche a quelle
tente e abile in tutti i campi bibliche.
della tecnica architettonica e Il capitello sembra poi
dell’arte della fusione. composto di due parti, una
Il materiale, il bronzo, inferiore decorata a festoni
una lega di due metalli: ecco in sette spire e melagrane,
già qui la circolarità dei alta 5 cubiti (circa 2 metri e
significati, che si ritrovano 50) e una di coronamento, a
continuamente: due sono le forma di giglio (o un fiore
colonne, due i nomi, due gli ele- simile) alta 4 cubiti (ossia circa 2 metri).
menti del metallo. Si può notare che le tre misure di altezza
Il bronzo, dunque, è una lega di stagno o danno come somma 18+5+4 ossia 27, mul-
argento e di rame, e simboleggia l’unione, il tiplo di 3, o anche 3 al cubo, 27, si può leg-
matrimonio tra la luna e il sole, tra l’acqua gere anche 2+7 = 9, ossia 3 volte 3.
e il fuoco, tra freddo e caldo. Comunque, considerando anche la cir-
Il serpente di bronzo, issato sulla colon- conferenza, che è di 12 cubiti, risulta che il
na da Mosè, preserva dalla morte. modulo, il numero fondamentale è sempre
Bronzo, serpente, colonna: l’albero del- il 3.
la conoscenza del bene e del male, il ser- Il modulo è 3 e il numero delle colonne
pente che offre il frutto alla donna, ancora i è 2: l’1 più l’1 (uguali ma non identici, cifre
simboli si ritrovano nell’eterno ritorno. verticali, come verticali sono le colonne e
Il bronzo è considerato un metallo incor- gli alberi e l’asse del mondo), danno il 2,
ruttibile, immortale, e quindi giustamente somma delle unità e da loro diverso, terzo
associato alla salvezza dalla morte. fattore della sintesi binaria.
Il bronzo ha una risonanza eccezionale, Il simbolo è questo, è conciliazione-inte-
è la materia del gong e della campana , dei grazione degli opposti, è sintesi ambivalen-
suoni che risvegliano e richiamano, e anche, te, e per questo non può essere descritto
per la connotazione di immortalità, dei razionalmente, può solo essere percepito
monumenti. intuitivamente, ma oggettivamente incon-
Sono poi date, nel testo biblico, le cepibile, perché esprime la simultaneità di
dimensioni e quindi le proporzioni. L’ a l t e z- concetti diversi (il bene ed il male, il caldo
za delle colonne è di 18 cubiti, ossia circa 9 ed il freddo, l’oggi e il domani etc.).
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E così le colonne sono simbolo per quattro elementi, sommati, danno per totale
eccellenza, identiche, ma diverse, sono pro- dieci, numero che è appunto espresso in
totipo dei simboli. cifre romane con una X che, a sua volta, è
Sopra il fusto c’è una costituita da due V congiunte
decorazione del capitel- per i vertici, cioè da due cin-
lo, divisa, come abbiamo que. Ciò sta ad indicare che
detto, in due parti. il simbolo della X è anche la
Inferiormente una rappresentazione della dop-
sorta di trama a rete rive- pia quintessenza (così sugge-
ste il capitello in forma risce E. Langella in un libro
di festoni o di catenelle sulla Cappella San Severo).
che si avvolgono in 7 Fulcanelli, dopo aver
spire. ricordato che la cintura di
Non è difficile vedere Offerus, il portatore del fan-
in questo il simbolo del ciullo, quello che sarà il San
serpente che si avvolge in Cristoforo dei cristiani, ha una
spire sull’albero della conoscenza, l’asse trama incrociata, come una rete, fa notare
del mondo che si eleva dalla terra al cielo. che queste linee incrociate si trovano sul
Il 7 è la somma di 4 + 3. cosiddetto dolce dei Re Magi, che si consu-
Il 4 è il numero della terra. Il 3 quello ma, per tradizione, in Francia, all’Epifania,
del divino e del cielo. e sono simili a quelle che presenta la super-
La catena, poi, e la rete, si collegano ad ficie del solvente quando è canonicamente
altri significati, come quello del pavimento preparato.
a mosaico o della nappa a frastagli o nodi Tale è il segno, dice, che tutti i filosofi
d’amore. riconoscono, per marcare esteriormente la
La rete, in particolare, apre un discorso virtù, la perfezione, l’estrema purezza
che potrebbe farsi più esteso rammentando intrinseca della loro sostanza mercuriale.
figure come il Re Pescatore della leggenda Questo segno è anche detto il sigillo di
del Graal o la statua del Disinganno, avvol- Hermes: non ha forse Mercurio, come attri-
ta da una rete, nella Cappella San Severo a buto, i sandali di cuoio incrociato?
Napoli. In architettura, questa trama a rete è sta-
La lettera greca “chi” (X) diffusa dalla ta ripresa nei capitelli bizantini, che hanno
simbolica cristiana, segna l’inizio, la matri- talvolta la caratteristica forma a cesto di
ce della trama a rete. Questo simbolo uni- vimini incrociati. Lo stesso Vitruvio fa deri-
versale rappresenta anche il numero che è la vare la forma del capitello corinzio da una
somma dei primi quattro: la tetraktis, la leggenda legata all’osservazione di un cesto
serie la cui somma è dieci o, appunto, la X di fiori e Bramante, nell’incisione Preveda-
dei romani. ri, riprende, in memoria dell’antico, proprio
L’unità, le due nature, i tre princìpi ed i un capitello a cesto.
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Simbologia delle colonne del Tempio di Salomone , D. Banaudi
Sulla facciata esterna della sala del trono Nella Chiesa di San Donnino a Fidenza,
di Nabucodonosor, che due colonne senza funzione
possiamo ammirare nel di sostegno, sono addos-
suo stupendo rivesti- sate alla facciata.
mento di ceramica al Qui, in corrisponden-
Museo di Berlino, za della colonna a sud si
colonne in forma di trovano pannelli scolpiti
alberi, che terminano che rappresentano il Car-
con motivi vegetali a ro di Elia o Alessandro
calice stanno sopra a che con il carro ascende
figure di leoni. al cielo, entrambe le
Sono dette, nelle figure potendosi leggere
antiche mappe, Colonne secondo una simbologia
d’Ercole, (il tempio di cosmica della facciata.
Tiro con le due colonne citato da Erodoto Questo fa pensare che, tra le due colon-
era dedicato ad Ercole), quelle che stanno ne, appunto sulla soglia, sulla linea che
alla porta del Mediterraneo, del mondo segna il limite, quegli antichi maestri pones-
conosciuto, e al di là antichi scribi verg a v a- sero la porta stretta, il luogo di passaggio tra
no hic sunt leones, non plus ultra. il tempo umano e il Gran Tempo, il limite
Le colonne d’Ercole, dicevano gli anti- tra il tempo e il non-tempo, dove il presen-
chi, sostenevano il cielo, simbolo dell’asse te è attimo eterno, il confine tra lo spazio
del Mondo, che unisce la Terra al Cielo, profano e quello sacro, dove l’iniziato può
analoghe ai due alberi edenici, l’albero del- trovare la strada che unisce la terra al
la vita e l’albero della conoscenza del bene cosmo.
e del male. Due sono le torri che affiancano la Chie-
Al di qua delle colonne sta il mondo sa di Sant’Ambrogio a Milano e due sono
conosciuto, quello della realtà percepibile, sempre le torri che chiudono ai lati le Catte-
al di fuori del tempio, il mondo visibile; al drali Gotiche, e spesso, queste torri, come a
di là della porta, vegliata dai guardiani del- Chartres, sono ornate di elementi compen-
la soglia, rappresentati dai leoni, sta il luo- satori alla loro natura simbolica: la torre
go dello spirito, il mondo invisibile, il luo- nord, fredda, femminile e lunare è marcata
go del non conoscibile. da un sole che la riequilibra, o da un’imma-
Di fronte alle chiese romaniche, in par- gine di Adamo, maschile, come a Parigi,
ticolare quelle dei Maestri Comacini, tro- mentre la torre sud, calda, maschile e solare
viamo spesso un’edicola o un protiro, cioè è completata con una luna compensatrice, o
una costruzione che precede, segna e pro- Eva o la Vergine.
tegge l’ingresso, sostenuta da due colonne, Le due torri ricordano senz’altro l’im-
in genere appoggiate su leoni detti appunto magine del Tempio biblico, come lo fanno
stilofori. in maniera ancor più evidente le due enormi
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colonne tortili ai lati della facciata barocca Noti sono gli esempi della Cattedrale di
della Sankt Karl’s Kirche a Würzburg (due colonne che
Vienna costruita dal gran- portano incisi i nomi di
de architetto Fischer Von Yakin e Boaz) e, più
Erlach, quasi sicuramente vicino a noi, del Brolet-
massone, che ci ha lasciato to di Como o nel chio-
anche una stupenda serie stro di Chiaravalle della
di disegni interpretativi, Colomba, presso Pia-
appunto, del Tempio di cenza e in molti altri
Salomone. luoghi ove operarono i
Le colonne tortili, pre- Maestri Comacini, che
senti in genere nei portali ne fecero una loro figu-
di chiese romaniche e goti- ra caratteristica.
che, sono evidentemente La simbologia della
frutto della sintesi formale colonna annodata può
del concetto simbolico di tensione verso essere riferita sia a quella dei nodi d’amore
l’alto, di ascensione vorticosa che troviamo (Leonardo ne decorò un soffitto del Castel-
nell’asse attorno al quale è avvolto a spira- lo di Milano) che a quella del percorso ini-
le il serpente, simbolo di sapienza (il cadu- ziatico, percorso che si snoda in un grovi-
ceo ermetico – l’albero biblico della cono- glio di vie nel quale districarsi, prima di
scenza al quale è avvolto il serpente). poter proseguire, e che è ancora evocato sia
Questo simbolo, per associazione, ci fa dal labirinto che dal pavimento a mosaico
pensare, solo qui accennandolo, anche al bianco e nero, o ancora dalle spire del ser-
labirinto, altro elemento presente nell’ico- pente che si avvolgono attorno all’albero
nografia simbolica tradizionale, e che i della conoscenza, come i sette festoni che
maestri costruttori posero sovente al centro avvolgono le colonne del Tempio.
delle navate delle cattedrali. Altri due oggetti simbolici riporta la
Un’altra interpretazione del tema della Bibbia a coronamento delle due colonne: le
colonna, in particolare di quella abbinata, melagrane, intrecciate con i festoni a rete e
quindi riferita alle colonne del Tempio, nel il lavoro a forma di giglio che corona il
loro significato iniziatico, è quella della capitello.
colonna annodata, ossia di una colonna Le melagrane sono in numero di 200 e il
costituita di elementi cilindrici, stretti a numero è qui il 2, e quindi relativo ad una
fascio e cordiformi, che si annodano nella simbologia binaria, come le colonne stesse.
parte centrale, per proseguire, oltre questo Il significato più citato dagli autori, per
viluppo, ancora in linea retta verso l’alto. la melagrana, è quello che richiama la sim-
Anche questo tipo di colonna lo si trova bologia associativa, come per tutti i frutti
in genere in corrispondenza di portali o che hanno molti semi; quello del legame
aperture di chiese romaniche o gotiche. che unisce i grani numerosi di questo frutto,
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Simbologia delle colonne del Tempio di Salomone , D. Banaudi
numerosi come i massoni stretti nella loro scintilla di fuoco, rubata in favore degli
fratellanza. uomini per la civilizzazione della terra.
Altre associazioni sim- La melagrana evocava,
boliche portano anche ad nella Grecia classica il
altri significati (la mela- simbolo dei Misteri e,
grana è spesso rappresen- secondo Pausania, nella
tata con una fenditura che città di Argos la statua di
lascia intravedere i semi Giunone aveva in mano
rossi all’interno), come una melagrana ed affer-
quello sessuale legato mava (cito da Bonvicini,
alla fertilità. Esoterismo nella Masso -
Il frutto è tipico delle neria Antica): Il signifi -
regioni medio-orientali e cato del melograno è un
si trova stilizzato in deco- sacro segreto del quale
razioni mesopotamiche. non posso parlare qui.
È probabile che nella mitologia tradizio- Per questo si può intuire che la melagra-
nale esso sia confuso o sovrapposto con il na chiusa, non aperta, evochi appunto il
frutto analogo della mela, del pomo. mistero.
Il giardino delle Esperidi, con le mele Le pietre preziose che contiene sono il
d’oro, la mela che Paride deve consegnare tesoro che racchiude, noto solo a chi cono-
alla dea più bella, la stessa mela di Eva: sce già il frutto e ne ha gustato i chicchi.
come si vede il frutto è sempre in relazione Infine il giglio.
con 1’elemento femminile e potrebbe esse- Anche in questo caso la confusione
re in realtà una mela-grana. botanica ha portato a varie interpretazioni e
E lo è senz’altro nel mito di Persefone, rappresentazioni, ma un ritorno all’origina-
che è tratta agli inferi con l’offerta appunto le può essere utile.
di un chicco di questo frutto. Autori come Boucher o Bayard fanno
Il mito di Persefone o Proserpina, la notare che non del giglio bianco (assunto
discesa agli Inferi, fa parte della cultura poi dal Cristianesimo) si tratta qui, ma più
legata ai Misteri Eleusini (Eleusi è luogo di probabilmente del giglio di campo (o altri
questo mito e i sacerdoti di Eleusi, durante dicono, dell’anemone di colore rosso e che
i Grandi Misteri, si cingevano il capo di è detto tra l’altro Giglio di San Giovanni,
rami di melograno) e al simbolo del viaggio perchè fiorisce nel periodo di questa festa,
iniziatico, richiamato anche ritualmente dal- aggiungendo così un’ulteriore carica sim-
la discesa nel ventre della terra. Cerere, bolica) che è stato portato in Europa dall’A-
madre di Proserpina è la dea della terra, la sia Occidentale.
terra madre. Nella decorazione Mesopotamica, Feni-
Il chicco di melagrana che Persefone cia ed Egiziana (il crogiuolo artistico al
assaggia può anche essere il simbolo della quale attinge il costruttore del Tempio di
• 28 •
Salomone, che proviene appunto da Tiro, in I1 simbolo del giglio rosso a calice aper-
Fenicia) sulla scorta di noti studi, come to con grande pistillo centrale ha chiara-
quelli di Semper o di Riegl, si mente significato sessuale,
possono chiaramente distin- riassumendo in sé sia 1’ele-
guere decorazioni a forma di mento femminile, aperto, il
foglia di papiro o di loto ed calice, che quello falliforme,
altre che sono proprio simili il pistillo.
schematicamente al calice Siamo ancora di fronte ad
del giglio di campo con i una figura simbolica, binaria
petali ripiegati all’esterno ed e ambivalente, come le
un pistillo centrale che ter- colonne.
mina in una protuberanza E per andare avanti, ma
evidente. qui è meglio chiudere, per
Questa forma è senz’altro non abusare della pazienza
analoga alle successive e del lettore, si potrebbe osser-
classiche decorazioni a vare che il giglio rosso aper-
foglie di acanto, che trovia- to, con i suoi sei petali, ricor-
mo nell’ordine corinzio, ma anche già, da lo schema geometrico di due triangoli
anche se con astratta schematizzazione, nel- equilateri, sovrapposti e con i vertici uno in
le volute ioniche, che si ripiegano verso alto e l’altro in basso, oppure ad osservare
1’esterno su se stesse. che cosa succede tagliando una mela (i l
Troveremo lo schema a forma di giglio pomo della conoscenza) non come di solito
in capitelli e decorazioni ellenistici e bizan- secondo il meridiano, ma secondo il suo
tini, e poi ancora talvolta nella scultura equatore.
medioevale.
Pratica Sufi e iniziazione occidentale,
un binomio possibile
di Alberto Samonà
Giornalista
Sufism is the intention to go towards the Truth, by means of love. The practice of
sufism is called Tariqat: this is the spiritual way for searching Truth with interior
work. In this article there is a description about this way and about correspondences
with Masonic work and Western tradition. Sufism is a spiritual offshoot of Islam.
The Sufi is a lover of Truth, and this love is manifested with some and varied
expressions. One of these is the dance of dervishes: they are also known as the
Mevlevi Order. The Sufi way is a possibility for coming out from automatism of
mechanic life, just like Masonry, that teaches to know our movement, paying atten -
tion during the rites and during our life.
1 Julius Evola, La Torre. La frase “Foglio di espressioni varie e di Tradizione una” era riprodotta
come sottotitolo alla testata della rivista che venne fondata nel 1930 dallo stesso Evola.
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che compiranno davvero uno sforzo per ecco, dunque, che il fine “di lavorare per il
perseguire il cammino interiore, il “grande bene dell’umanità” trova un nuovo signifi-
sforzo”, al-Jihad al-Akbar, cato, più appropriato agli
così tanto frainteso da iniziati, perché si spoglia
molti occidentali e da non da implicazioni profane
pochi musulmani. (sia pure talvolta condi-
Il sufismo è la scuola visibili) e umanitarie,
iniziatica islamica che inse- assumendo il carattere di
gna a guardare dentro se un obiettivo da consegui-
stessi per proiettare il pro- re nel silenzio del proprio
prio sguardo verso Allah. Il lavoro interiore, in grado
sufi è il “cercatore di verità”, colui che di mutare se stessi e, conseguentemente, di
abbandona tutto per concentrarsi sul proprio mutare l’umanità, tracciando un quadro uni-
cammino, che è fatto di esperienza pratica versale di armonia, amore e legge.
reale, e non di mere speculazioni intellet- Il sufi che tende al ricongiungimento con
tuali. Il ragionamento, l’analisi, la logica il Principio comprende che non può restare
proprie del mondo occidentale sono estra- nella condizione attuale, di distrazione e
nee alla via, poiché la ricerca si compie chaos, ma occorre praticare l’attenzione
attraverso l’esperienza e la determinazione, necessaria verso di sé. Deve cambiare il
metodo iniziatico per eccellenza. La defini- proprio modo di pensare, in maniera –
zione del sufismo è composta, perciò, da direbbero gli alchimisti – da “trasmutare il
esperienza e realizzazione. La ragione, dun- veleno in farmaco”, ovvero i bassi istinti in
que, è uno stadio solo iniziale della propria comportamenti circolari e virtuosi. Tutto ciò
esperienza interiore, che si arricchisce lo si ottiene attraverso il conseguimento
mediante l’intuizione e la conoscenza ana- della “povertà”, che è premessa per l’armo-
logica e sintetica. nizzazione con la natura divina, nel ricordo
Il sufi non possiede la verità, ma è “pove- del Principio. D’altronde, l’etimologia più
ro” in spirito, perché ha come unico scopo diffusa del termine “sufi” fa proprio riferi-
quello di cercare la verità ed approssimarsi mento all’essenzialità della ricerca interio-
ad essa. Esattamente come l’iniziato occi- re, poiché il s u f è la lana, materiale povero
dentale, il massone, che non ha in sé le di cui erano composte le tuniche degli ini-
risposte, ma si pone le necessarie domande ziati che vivevano nel deserto. La tunica
(è un uomo di dubbio), non possiede la aveva cento toppe, tante quanti i nomi divi-
conoscenza assoluta, ma ha lo scopo di edi- ni, ed era la veste tipica dei dervisci medie-
ficare il proprio tempio interiore a maggior vali. La stessa parola dervish vuol dire
gloria del Disegno del Grande Architetto poverello, poiché i dervisci sono asceti
dell’Universo. E questo è possibile, poiché “poveri”, avendo appunto come solo scopo
la reintegrazione individuale procede di pari della vita la ricerca spirituale. La povertà,
passo con la reintegrazione universale: intesa come essenzialità, rappresenta la con-
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Pratica Sufi e iniziazione occidentale, un binomio possibile, A. Samonà
dizione interiore necessaria per iniziare il tinuerà a vivere nella società, nella folla e in
proprio cammino di perfezionamento. Così, mezzo agli altri uomini e donne. Il mantel-
come nella via iniziatica occidentale, i neo- lo sarà indice del silenzio, della pazienza e
fiti devono spogliarsi dei metalli e della costanza con cui si compie
restare nudi, perché la “nudità” il proprio lavoro interiore;
esprime l’abbandono di tutte le testimonierà il chiudersi entro
abitudini, le certezze, le ideolo- se stessi, nel laboratorio
gie, le ordinarie distrazioni della alchemico della propria natu-
vita profana. Esprime la condizio- ra umana, laddove si potrà
ne necessaria di chi entra nel lavorare con gli strumenti di
Tempio per intraprendere il cam- cui si dispone per raggiungere
mino di reintegrazione. la trasmutazione del proprio
Il derviscio (e il sufi in genera- stato, da plumbeo in aureo.
le) segue la Via spirituale, che è la Proprio il mantello consentirà al
Tariqah: Tarika sufiyya, è difatti “il sentie- ricercatore di trovare la necessaria tranquil-
ro dove ci sono gli ubriachi”2, nell’accezio- lità, per potere incominciare il difficoltoso
ne mistica di tale condizione interiore. lavoro che attende chi è animato da autenti-
Un importante riferimento esoterico è co desiderio. Ma al tempo stesso, il mantel-
rappresentato dal mantello del derviscio, il lo sarà anche strumento per distinguere la
Kherq e, che simbolizza la natura divina e i propria essenza dalle mille identificazioni
suoi attributi, poiché “è tessuto con l’ago che provengono dal mondo esterno, così da
della devozione e con il filo del ricordo per- liberarsene, riconoscendo soltanto il ri-
manente”, condizioni che implicano uno chiamo della propria più intima essenza
sforzo di attenzione verso il proprio centro che, fino ad ora, è stata sommersa dal chias-
interiore. A ben vedere, il mantello spiritua- so di altre mille voci, mille “io” che hanno
le dell’iniziato islamico ha una somiglianza impedito di ascoltare la voce del padrone.
non indifferente con il simbolo analogo del- Che hanno impedito di sentire la vibrazione
la tradizione martinista3. I filosofi incogniti dell’Io sono4.
del Martinismo affermano, infatti, che colui Allo stesso modo, nella Massoneria Uni-
che si è posto in una via di realizzazione versale, gli iniziati indossano un grembiule
indosserà un simbolico mantello (e una sim- (diverso a seconda del grado raggiunto),
bolica maschera): con questi strumenti, con- che li protegge dalle schegge della pietra,
nel corso del proprio paziente lavoro di – proprio la Turchia ha visto il fiorire di
sgrossamento e levigazione: lavoro che è, al un’interessante Massoneria laica ma di
tempo stesso, simbolico e pratico, influenza islamica, fatta ogget-
poiché i simboli indicano al mas- to, non molto tempo fa, di un
sone la necessità di cingersi, di vile attentato compiuto da
proteggersi da quelle impurità (le esponenti dell’integralismo
disattenzioni, le distrazioni, il fondamentalista.
chaos, le pulsioni profane), che Comunque sia, la parola ha
provengono dall’esterno e dal pro- grande significato nell’inizia-
prio interno, ostacolando la costru- zione sufi. Nella cerimonia del
zione del tempio, ossia il proprio samâ, il nay, il flauto di canna
intimo lavoro su se stessi. che accompagna il canto, suo-
La Via sufi ricorda, per certi na all’infinito, essendo esso
versi, alcune espressioni dell’ini- l’anima strappata alla propria
ziazione occidentale, perché fa uso origine divina, che si lamenta,
dei tre segni di riunione, che vengono uti- poiché – come insegnano gli gnostici – è
lizzati anche nella Via massonica: il sprofondata in questa dimensione, nell’o-
SEGNO, la PRESA e la PAROLA. Ce ne scurità, dove è smarrita e cerca la Via. E la
riferisce Rudolf Von Sebottendorff nel suo troverà proprio attraverso la parola, cantata
libro sull’antica Massoneria turca, nel qua- ritmicamente dagli iniziati, dai monaci der-
le rileva come non si tratti qui unicamente visci: lâ ilâha illâ-llâh, “non c’è altro dio se
di segni di riconoscimento; non sono nel non Dio”. Nel rito, hanno valore anche i
migliore dei casi semplicemente dei simboli, segni e le posture, poiché i sufi sono seduti
bensì degli atti magici destinati a captare le con le gambe incrociate e la mano destra
radiazioni più sottili delle forze elementari, resta immobile sul ginocchio sinistro, men-
ad integrarle nel corpo, e così, da rendere tre la mano sinistra si fissa sul polso destro.
questo corpo più spirituale e ad assicurare È la posizione della rinuncia, poiché mani e
allo spirito la preponderanza sulla materia5. gambe compongono il Lâ, l’abbandono del-
Sebbene non si possano non condividere le l’esistenza limitata, il distacco dell’indivi-
critiche poste dal professor Claudio Mutti duo, e procedono con un movimento che
nell’introduzione allo stesso libro circa la dall’ombelico giunge al collo dell’iniziato.
reale conoscenza che l’autore aveva dell’Is- Il sufi prosegue, quindi, con la posizione
lam, lo studio di Von Sebottendorff appare corrispondente a ilâha: inclinando il capo e
comunque utile, se non altro perché negli ruotandolo verso destra, a rappresentare la
ultimi decenni – e non crediamo sia un caso negazione delle false credenze, dell’effime-
5 Rudolf Von Sebottendorff, La pratica operativa dell’antica massoneria turc a. Arktos, Carma-
gnola, 1995.
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Pratica Sufi e iniziazione occidentale, un binomio possibile, A. Samonà
6 Alberto Samonà, Movimenti verso se stessi, l’essenza delle danze sacre, in Op. cit., Edizioni
Atanòr, Roma, 2003.
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edificare sopra la vita di ogni giorno, fatta modo simultaneo, svolgendo ciascuna par-
di ignoranza e disattenzione7. te il proprio compito. In tal caso l’attenzio-
La danza diventa dunque un atto iniziati- ne diviene massima, perché tutti i centri
co e il suo svolgersi altro dell’essere umano ne sono
non è se non il cammino di coinvolti allo stesso modo e
purificazione compiuto da nello stesso tempo. In que-
chi intende morire a questa sto modo il sufi muore alle
vita, per rinascere diverso, disattenzioni della vita pro-
differenziato. Durante la fana, alle associazioni men-
danza, i dervisci roteano tali, ai pensieri frivoli, alle
attorno a se stessi, ma non si paure, alle emozioni e alle
tratta di una frenetica circo- disarmonie ordinarie del
larità, bensì di un movimen- proprio corpo. Per tutte que-
to cosciente, compiuto attorno ste ragioni, la danza è un rito,
a un asse invisibile: è come se i monaci fos- esattamente come qualsiasi altro rito inizia-
sero immobili anelli di congiunzione di tico, poiché chi ne è partecipe deve essere
questo asse, che unisce la dimensione terre- consapevole di ciò che fa.
stre con quella celeste. Anche per questa Egli deve far vibrare le corde dell’anima,
ragione, nella loro danza una mano, la entrando in sintonia con l’eggregoro dei
destra, è rivolta verso l’alto, mentre la sini- propri compagni, dei propri fratelli, che nel
stra, verso la terra. Il sufi danzante, quindi, silenzio lavorano, ciascuno su se stesso, ma
è colui che raggiunge il centro, tra l’oriz- tutti insieme. Anche in questa espressione,
zontalità della materia e la verticalità dello il sufismo – la via mistica dell’Islam – e la
spirito. E questo insegnamento non attiene tradizione occidentale non differiscono,
soltanto ai dervisci mevlevi, ma è comune a avendo lo stesso scopo, che è quello di fare
ogni danza che possa essere definita sacra. in modo che i “cercatori di verità” aprano
I movimenti, nelle danze sacre, non sono gli occhi per uscire dalla meccanicità del
perciò il frutto della sola corporeità, ma non divenire profano. Esattamente, come avvie-
sono neppure il prodotto esclusivo di un ne nel tempio massonico, dove la deambu-
intenso e programmato lavoro mentale di lazione dell’iniziato avviene con attenzione,
attenzione. Nella danza sacra, e nei riti ini- avendo ogni movimento un suo precipuo
ziatici in generale, ogni movimento è significato e rappresentando un modo per
cosciente, poiché consente che il proprio concentrare le proprie energie, in modo da
corpo, le emozioni e la mente lavorino in ri-ordinare se stesso.
7 Massimo Jevolella, Rûmî e i dervisci ruotanti, in Sufi, la danza del cosmo. Red edizioni, Como
1997.
Gli Archetipi e la tradizione ermetica
di Roberto Ortoleva
Psichiatra-psicoanalista junghiano
cui Jung riuscì ad elaborare, nelle sue teorie junghiana, ma nello stesso tempo anche la
dell’inconscio collettivo nel 1916 e degli parte più feconda, perché pone tutta una
archetipi nel 1919, la presenza di un’altra serie di domande, di invarianti psichiche
modalità di espressione nella all’interno della grande
nostra esistenza, che è archetipica. idea del mistero.
Gli archetipi, in questo senso, Che cosa può rappre-
possono rappresentare alcune del- sentare all’interno della
le proposizioni più significative psiche tutto quello che
successive all’avvento che avven- accompagna la nostra esi-
ne prima con Plutarco e poi con stenza vuota a volte anche
Nietzsche nel momento in cui gli di senso e di significato, e
dei erano diventati malattie. se non viene ben orientata
Successivamente Mircea Elia- in questo mondo collettivo
de affermò che uno dei problemi si può vivere attraverso gli
di senso della nostra civiltà nasce archetipi una delle espe-
dal fatto che agli dei di un tempo rienze più drammatiche e
si sostituirono i cosiddetti “dei ozio- più significative che la vita
si” che non avevano più nessuna voglia di psichica può arrecare ad un individuo, che è
rappresentarsi nell’uomo, proprio perché la malattia mentale.
delusi dalle sue azioni. In un testo che il giovane Jung pubblicò
Noi possiamo dire che l’elemento più su L’Associazione verbale nel 1901, emerse
significativo degli archetipi è quello di con- quello che lui chiamò il “complesso della
siderarli come aspetti più presenti della stella”, nel senso che il problema della stel-
realtà, come manifestazioni della divinità; la, particolarmente significativo all’interno
quindi, gli archetipi hanno ruoli di organiz- della cultura esoterica anche per la sua equi-
zatori, che vengono attribuiti anche all’idea valenza con la croce (molto studiata anche
triangolare dell’Edipo che in questo caso è da Guénon), ha rappresentato una delle
una modalità di attualizzazione, fra le altre, metafore fondamentali per la ricerca del
degli archetipi. centro di Sé, delle fantasie e dei desideri più
La Libido in senso junghiano diventa un intimi per rappresentare l’esigenza di ritro-
aspetto della regressione e può portare ad vare al di fuori del cattolicesimo il signifi-
evidenti alterazioni nella dinamica psichica cato religioso dell’esistenza individuale, e
e quindi anche a situazioni di malattia che ogni iniziato attraverso la propria esperien-
Jung ben illustrò nei suoi testi, primo fra i za anche profana, lo ricercherà come sim-
quali Simboli della trasformazione del 1913. bolo fondamentale oltre che del trascenden-
Non è casuale che l’aspetto archetipico te anche della divinità.
sia quello che viene considerato da tutti Questa concezione religiosa rispetto ai
come la parte più debole, da un punto di grandi monoteismi, solleva soprattutto due
vista scientifico della psicologia analitica domande.
• 37 •
Gli Archetipi e la tradizione ermetica, R. Ortoleva
Innanzitutto, che la religione abbandona come egli avrebbe voluto essere compreso
una parte importante di sé quando diventa come il nostro prossimo; solo allora Dio si
questo tipo di esperienza interiore, e soprat- fa uomo dentro di noi.
tutto l’esperienza interiore met- Vediamo come questa espe-
te l’accento più sulla sincerità rienza si collega all’idea che un
a scapito della verità, il certum individuo possa sfuggire così
al posto del verum direbbe alle illusioni, e quindi a tutto
Vico, la funzione quindi del- quello che ne consegue rispetto
l’equilibrio psicofisico a spese all’idea della Maia che è la con-
dell’oggettività. fusione e peggio ancora la follia.
Poco importa il contenuto Ricordiamo, infatti, che
in sé del simbolo e del mito, quando in una famosa intervista
ma quello che conta è la capa- televisiva John Freeman, uno dei
cità di produrre un effetto più conosciuti giornalisti dell’e-
dotato di senso quando il sog- poca alla BBC, pose la domanda
getto spirituale non diviene cre- al grande studioso svizzero: Do
dente ex abrupto ma diviene credente per- you believe? “Crede in Dio?” lui rispose in
ché conosce l’esperienza fondamentale, modo enigmatico I don’t believe, I Know!,
quella religiosa, attraverso la sua conoscen- cioè “Io non credo, Io so”.
za personale. Ma cos’è che si può sapere di Dio? Ciò
Infatti, prendendo a paragone il mito di che si può sapere in realtà lo si deve consi-
Cristo, si può affermare che allora è a que- derare non come un aspetto venuto dall’al-
sto punto che come Cristo voi avrete com - to, ma come tutto ciò che uno apprende nel-
piuto il vostro esperimento. Cristo infatti in la vita e che piano piano porta l’individuo
quel momento vide che tutta la sua vita, alla convinzione dell’esistenza di Dio.
completamente dedicata alla verità, era sta- Si può credere soltanto in ciò che si sa
ta una terribile illusione, l’aveva vissuta per esperienza; questo mette fuori campo la
fino in fondo in assoluta sincerità, aveva fede, nel senso che non si crede all’esisten-
compiuto in tutta onestà il suo esperimento, za di Dio per fede, ma perché uno ne riesce
ma si trattava comunque di una compensa- a trovare il senso e la presenza.
zione; e allora sulla croce il senso della sua Ma chi è, quindi, dal punto di vista
missione l’abbandonò, ma poiché aveva archetipico questo Dio?
vissuto così pienamente e così devotamente Dio non è altro che quello che alcuni
la sua vita, ebbe il trionfo finale nella resur- chiamano istinto o intuizione; è la voce
rezione del corpo. interiore che ci dice quello che si deve e
Quando viviamo in questo modo noi non si deve fare, in altre parole la nostra
riconosciamo in Cristo un fratello, e allora coscienza morale. Il discorso è di far capi -
da vero Dio diventa uomo; sembra una ter- re agli individui che tutto ciò che accade
ribile bestemmia ma non lo è, perché solo contro la loro volontà viene da una forza
allora noi potremo comprendere Cristo superiore.
• 38 •
ATTRAVERSO LA PSYCHE
logici vitali e nel sistema di condizioni chi- tante, perché fa passare l’individuo dal vuo-
miche e fisiche l’ultravioletto psichico, cioè to al conflitto e perché gli pone soprattutto
l’archetipo. una serie di domande fondamen-
Questa parte non può esse- tali, oltre che sulla propria vita,
re considerata né psichica né anche sull’esistenza in genere.
fisiologica, ma in questo attra- Allora poniamoci queste
versamento, in questo ponte domande, che sono il tentativo
verso la materia, esiste una di mediazione fra la materia e
zona, che non è né l’una né lo spirito e che ci pongono
l’altra, in cui avvengono tutta sempre una conflittualità di
una serie di esperienze che metodo, ma che ritengo abbia-
hanno a che fare con lo spirito no un’enorme potenza energe-
umano. tica e di sintesi.
Ricordo che su questo siste- Ricordiamo innanzitutto
ma in natura non si possono come proprio noi dobbiamo
fare affermazioni dirette; ma Henry Corbin comportarci rispetto all’idea di liberazione,
lo definì mundus immaginalis e da questo della depressione e del vuoto, se questa
strato intermedio non visibile prese spunto energia che prende forma nei riti e nelle cre-
tutta la teoria della fenomenologia archetipi- denze deve essere riversata in un aspetto
ca moderna di James Hillman. unico, totalitario e quindi monoteistico, o se
Questo aspetto fondamentale della spiri- deve rappresentare una porzione della
tualità, che non può essere certamente con- nostra esperienza archetipica o ancor di più
siderato oggettivo, ci permette di poter rav- misterica e come integrare tale energia,
visare alcuni elementi e alcune esperienze come ritrovare la propria Anima.
di queste modalità dell’archetipo, attraver- Una delle espressioni è proprio il mito
so il concetto della sincronicità, un princi- personale, ciò che dà senso ad ogni indi-
pio credo conosciuto da tutti, un principio viduo.
straordinario, non ordinario, ma che in alcu- Ma il mito è una credenza individuale o
ni momenti segna il passo dell’esistenza di una compensazione?
ognuno di noi, ma anche dell’esperienza del Ha a che fare con la nostra opposizione
cambiamento e della trasformazione. all’idea del vuoto e del nulla, oppure rap-
Al di là di questo che potrebbe essere presenta in realtà una strada, non una verità
oggetto di una giornata di studi, penserei di ma una funzione dell’esperienza psichica?
porre all’attenzione di tutti quanti alcune E come possiamo richiamarci a questa
domande che l’archetipo in sé ci pone. illusione senza in qualche modo essere vit-
Innanzitutto, dobbiamo pensare che que- time di questo simbolo?
ste cose riguardano un’esperienza umana e Come poter sopportare questo conflitto
non solo divina e quindi nella pratica della e come poter vivere un’esperienza di questo
vita religiosa diventa sicuramente impor- tipo che è anche un’esperienza metafisica?
• 40 •
ATTRAVERSO LA PSYCHE
E credo che in questo senso non sia ma anche religioso può rappresentare un
necessario avere o ricorrere a del- esempio per se stessi, ma un esem-
le formule specifiche per pio anche per coloro che credono
rispondere alla domanda: che la prospettiva dell’Anima e
“Che cosa bisogna fare? E dell’iniziazione siano delle pro-
adesso che cosa facciamo?”. spettive possibili, se non le più
Io credo si senta diffusa- impegnative per poter sostenere
mente l’esigenza e si continui l’incontro col mondo collettivo,
ancora di più a desiderare un col mondo della realtà che porta
rinnovamento dell’idea inizia- con sé i modelli di adattamento
tica, ma non dal punto di vista che spesso aprono le porte solo
dell’iniziato ma dell’iniziazio- al vuoto e alla depressione senza
ne; una sorta di spiritus rec - via d’uscita e impediscono la
tor, potrei dire, come una vera realizzazione spirituale.
scintilla che può accendere l’a- Vorrei avviarmi alla conclusio-
nima sopita di questo inizio di secolo che ne di questo contributo attraverso le parole
stiamo percorrendo e questo incontro con il di uno dei più grandi studiosi di storia delle
numinoso, come diceva lo storico Rudolph religioni e quindi di esoterismo, recente-
Otto, potrebbe aprire anche la strada al mente scomparso in povertà, Elémire Zolla,
risveglio dell’estetica, quindi all’idea della che ci offre una possibilità di ritrovare una
bellezza che ha molto a che fare con il pas- funzione religiosa nel famoso Canto del -
saggio, con la trasformazione in senso eso- l’ebbro: Colui che un giorno insegnerà il
terico di un’energia negativa verso un’ener- volo agli uomini, avrà spostato tutte le pie -
gia che abbia, nella prospettiva dell’imma- tre di confine, esse voleranno tutte nell’aria
gine estetica, una sua evidenza, un suo per lui ed egli darà un nome nuovo alla ter -
modus vivendi. ra, battezzandola “la leggera”. Questo è
Queste mie riflessioni hanno quindi a come colui che si redime dalla volontà di
che fare con un percorso di Anima, che vendetta e non si oppone più al trascorrere
Jung definiva di “individuazione” e che del tempo perché ha accettato l’eterno ritor -
Guénon chiamerebbe realizzazione ascen- no dell’uguale. Questo essere di suprema
dente e discendente. sapienza, che ha escluso la fascinazione e la
Appare allora fondamentale che ognuno maledizione del cambiamento, tuttavia non
debba ritrovare all’interno di Sé la metafo- ci è ignoto ma è colui che nella tradizione
ra della propria esistenza, ma soprattutto induista è il liberato in vita.
debba portare fino in fondo il proprio mito La Liberazione nel mondo occidentale è
perché gli altri non debbano mai dimentica- lo stato non suddiviso, ignaro d’ogni scis -
re e quindi rimuovere nell’inconscio, diven- sione, nel quale sono assorbiti senza ombra
tando così un probabile elemento distrutti- di contrapposizione gli elementi (stoicheîa)
vo. Questo tema profondamente simbolico e i fatti (prágmata). La liberazione pervade e
• 42 •
ATTRAVERSO LA PSYCHE
ispira una vita dialogante con la luce, ne intellettuale per lo studio dei miti dell’Occi-
forma l’essenza […] La realtà è tempo rievo - dente e dell’Oriente e in alcuni momenti
cato, non si sa da chi, da della loro esistenza la loro totale dedizione.
un’essenza invisibile e Solo rarissimi casi di
imprendibile dell’uomo, coloro che sanno di avere
sua matrice e suo destino. in tasca la storia delle
Perché Zolla? Io credo stelle e di poter andare in
che, come Guénon egli direzione del futuro sol -
ha sempre fra Oriente e tanto guardando al pas -
Occidente cercato di sato, rimarrebbero come
recuperare la storia del testimonianza di questa
mito e della tradizione situazione della psicolo -
spirituale che è stata offu- gia collettiva.
scata a volte, se non cancel- Guénon è sicuramente
lata, dalle nostre scienze. E lui sottolineava uno degli autori più fecondi del simbolismo
così la sua sofferenza di fronte a questi e delle tradizioni nel Novecento italiano.
fenomeni demitologizzanti e, quindi, di Questa non è chiaramente solo la mia opi-
cancellazione della memoria del mito. nione personale, ma è data anche dalla sua
Noi sappiamo benissimo come tutto letteratura e dalla sua grande capacità di
questo abbia una particolare importanza scrittore tradotto in diverse lingue in tutto il
nella psicologia, nell’inconscio collettivo mondo.
così come Jung sottolineava, in quanto il Attraverso l’attento studio dei miti e dei
mito per definizione, quando viene cancel- loro relativi significanti archetipici si pos-
lato dalla memoria, si presenta sotto varie sono apprendere le famose “cognizioni”
forme spesso perverse della cultura che pos- necessarie per parlare, discorrere di psico-
sono generare distruzioni ed anche elemen- logia e leggere anche la fetta di storia del
ti degenerativi nella società. mondo, una storia certamente esoterica per
Questo motivo di ricerca, cura e partico- molti versi, ermetica secondo alcuni; però
lare attenzione al mito è uno dei compiti del quello che sicuramente aiuterebbe tutti è
lavoro degli studiosi esoterici dell’immagi- che non sempre la parola deve essere svela-
nale, dell’archetipale, proprio per impedire ta, quindi non sempre le parole devono ave-
che l’oscuramento della visione del mito re un loro percorso di coerenza logica e
possa rappresentare per il sociale una sorta cognitiva.
di cambiamento delle opinioni, una sorta di Il riferimento è anche a tutti gli studiosi
metanoia negativa di ripristino di modalità che, nel linguaggio e nella parola, hanno
collettive che possono turbare profonda- tratto anche una loro ragione di vita e dun-
mente il tessuto della nostra società. que sanno quanto sia importante non solo
A tal proposito Guénon come Zolla han- parlare e discorrere ma utilizzare la parola
no sempre profuso un particolare impegno al di là del messaggio verbale, ovvero in
• 43 •
Gli Archetipi e la tradizione ermetica, R. Ortoleva
Riferimenti bibliografici:
The symbolic category in the doctrine of Carl Gustav Jung is one of the most
important knot in order to understand the mental processes; the symbolism uni -
fies, ties and enlarges every reductive ideation, inserting human thought in a per -
spective conception. The symbol helps to see in transparency and not to take the
events literally.
cose) relativamente richiesta. [...] Finché cosa di ancora così primitivo da essere sicu-
è vivo, un simbolo è l’espressione di una ramente onnipresente.
cosa non meglio caratterizzabile. Ora, il Esistono prodotti psichici individuali
simbolo è vivo finché è pregno che hanno evidentemente un carat-
di significato. tere simbolico [...]. Però questi
[...] Per ogni interpretazio - prodotti non hanno mai un’origi-
ne esoterica il simbolo è ne esclusivamente conscia o
morto, perché essa – spes- esclusivamente inconscia, ma
so mediante ipotesi – lo nascono dall’armonica combina-
ha immesso in un’espres - zione di entrambe le entità. Tro-
sione migliore, per cui esso viamo allusioni ai fondamenti del
è diventato il semplice
processo di formazione del sim-
segno convenzionale di
bolo nelle rare e laconiche descri-
contesti meglio e più inte -
zioni dei periodi di iniziazione
gralmente conosciuti in
dei fondatori di religioni: Gesù e
altro modo. Il simbolo è
Satana, Buddha e Mara, Lutero e
vivo sempre solo per il pun -
to di vista esoterico. il Demonio.
[...] La qualità di un simbolo, meno di In Zarathustra verso la fine troviamo un
una cosa, dipende primariamente dal - esempio illuminante della regressione del-
l’atteggiamento della coscienza contem - l’antitesi nella figura dell’“uomo peggiore
plante. [...] Tuttavia esistono prodotti il di tutti”.
cui carattere simbolico [...] s’impone per Il simbolo va distinto dall’immagine.
virtù propria, è tale per l’effetto che crea. Jung specifica che l’immagine o imago
Sono quei prodotti che sono privi di è “fantastica” e che solo indirettamente si
qualsiasi significato, per cui possono rifà alla percezione dell’oggetto concreto.
avere solo un significato simbolico. Un L’immagine è cioè una “realtà interna”
triangolo che racchiude un occhio è così espressione, quindi, di contenuti inconsci.
privo in sé di significato che l’osservato - Nell’immagine e nel simbolo Jung scor-
re non può considerarlo che un disegno ge una complementarietà tra coscienza e
senza senso[ . . . ] un disegno siffatto [...] inconscio che esprimono la totalità psichica.
fa l’effetto di un simbolo. Ma, mentre, nel caso dell’immagine
C.G. Jung, Tipi psicologici questa costellazione è determinata da un
oggetto esteriore, nel caso del simbolo la
[...] I simboli che non fanno questo effet- costellazione nasce da un’attività spontanea
to sono morti – o perché sono stati supera- del soggetto, motivata da archetipi, ossia
ti da una formulazione migliore o perché la dalle immagini primigenie dell’inconscio
loro natura simbolica dipende esclusiva- collettivo.
mente dall’atteggiamento della coscienza È da sottolineare come i simboli non
contemplante. sono contenuti precostituiti, bensì unità fun-
Il simbolo deve essere pertanto un qual- zionali.
• 47 •
Il simbolo in Jung, S. Artale
L’idea di Dio, gli antichi miti, le conce- L’iniziato ai misteri eleusini lodava l’in-
zioni animistiche, i riti vengono spiegati da flusso che scendeva su di lui, compiangen-
Jung come rappresentazione dei do i comuni mortali che non posso-
percorsi, inevitabili, che l’ener- no attingerlo.
gia psichica deve affrontare Nell’uccisione, nello smem-
perché ogni uomo possa costi- bramento e poi nella resurrezione
tuirsi come essere autonomo. di Osiride l’iniziato intuisce il
Un’opera junghiana che permanere e il continuare della
esplica tale prospettiva è S i m - vita oltre tutte le forme.
boli della trasformazione dedi- Applicando il metodo dell’im-
cata quasi totalmente al mito maginazione attiva, Jung si accor-
dell’eroe solare. se che molti suoi pazienti produ-
Afferma Mircea Eliade che cevano spontaneamente disegni
per mezzo dell’iniziazione di forma rotonda o quadrata che
l’uomo diventa figlio dell’Es- si evolvevano secondo un egual
sere supremo, ridiventa tale in seguito alla ritmo della psicoterapia.
morte rituale seguita dalla sua risurrezione Tra il 1925 e il 1929 Jung conobbe il
in qualità di Sole. Il Sole diventa il prototi- simbolismo asiatico, il mandala; questi
po del “morto che resuscita ogni mattina”. sono intesi a rappresentare le relazioni tra i
Tutto il complesso di credenze sono colle- diversi piani della realtà.
gate alla valorizzazione del Sole quale dio I mandala sono altresì strumenti di
(eroe) che senza conoscere la morte, attra- meditazione che aiutano a visualizzare sim-
versa ogni notte il regno della morte e riap- bolicamente i rapporti intercorrenti tra i
pare l’indomani, uguale a se stesso. Il tra- diversi piani del reale e ad intuire la supre-
monto non è percepito come morte del sole ma realtà dell’universo.
(contrariamente ai tre giorni di oscurità del- Jung afferma che un simbolo è volto a
la luna), bensì come una discesa dell’astro esplicitare filosoficamente la natura della
nel regno dei morti. divinità.
Quindi l’eroe compie una discesa e una Secondo la psicologia di Jung i manda-
risalita, Jung accoglie i motivi solari come la non attingono a idee consapevoli e rive-
espressioni immaginose di una realtà psi- lano la condizione psicologica del disegna-
chica ispirata a una realtà obiettiva, ossia al tore; essi assumono il ruolo di rimettere
corso del sole. ordine nel caos, anche se il paziente può
Il dinamismo tipico della libido, secon- non rendersene conto; questi esprimono
do Jung, considera la regressione non un l’ordine, l’equilibrio e la totalità e riattiva-
evento negativo, bensì un momento neces- no l’inconscio.
sario della faticosa dialettica che conduce Jung rivela in essi l’importanza del sim-
l’uomo verso il progresso psichico. Morire bolismo quaternario, in cui questo prefigu-
non è la fine ma il fine. ra un processo d’integrazione nel quale si
• 49 •
Il simbolo in Jung, S. Artale
bensì i mutamenti della materia su cui ope- È da sottolineare che la pietra, come il
ra sono contemporaneamente, e in termini cerchio, la croce e la quaternità, è un sim-
diversi, quelli della sua psiche. bolo appropriato del Sé. Per la caratteristica
La pietra, che spesso alle- peculiare della pietra,
gorizza nell’immaginario ciò quella cioè di essere
che è freddo e privo di vita, oggetto totalmente privo
nell’alchimia simbolizza uno delle caratteristiche del-
stato spirituale superiore dif- l’Io (sentimenti, pensieri
ficilmente definibile. Ancora, e fantasie) può indicare
la pietra alchemica, nella sto- l’intatto centro del Sé.
riografia scientifica e nella C.G. Jung affermò
cultura occidentale, si è ridot- che soltanto uno straordi-
ta ad una pietra “magica”. nario impoverimento del
Il Sé, per Jung, è trascen- simbolismo ci ha per-
dente rispetto alla psiche ed messo di riscoprire gli deì
empiricamente appare nei sogni, nei miti, come fattori psichici, cioè come archetipi
nelle fiabe, in veste di re, profeta o salvato- dell’inconscio [...]. Il cielo è divenuto per
re, ma è anche simboleggiato da un anima- noi un luogo deserto, un bel ricordo di cose
le (per es. toro, cavallo, pesce o serpente) che furono. Ma il nostro cuore brucia, e una
perché rappresenta la relazione ideale tra i segreta inquietudine rode le radici del
nostri istinti e l’ambiente. nostro essere.
Bibliografia:
Alchemy, the ancient ars regia for understanding the deep strata of collective
unconscious, has always been for C.G. Jung a source of knowledge and study for
pointing out his thought’s structure based on the dynamics of opposites. Alchemy
becomes the leading Hermetic vessel, where the personal unconscious metaphori -
cally lives together with the collective one; the main repository of the transforma -
tion of matter and spirit.
simbolismo utilizzato per rivelare analo - fames, fino a vestire i panni del ciarlatano,
gamente il processo della “Realizzazione cortigiani al soldo di questo o quel potente.
spirituale”, in breve, che Oggi, all’inizio del ter-
l’uomo è la materia e zo millennio, dove i dif-
l’athanor dell’Opera, fusi sentimenti di perdita
che essi abbandonino. di identità collettiva per il
crepuscolo della civiltà
Esperienze di ricerca occidentale si oppongono
alchemica sono docu- radicalmente a quelli
mentate sia in Occidente d’ingenuo “acquariano”
che in Oriente, e da tempi ottimismo per l’avvento
remoti. E non è possibile della Nuova Era, un dis-
discriminare, alla luce delle attuali cono- corso sull’Alchimia rischia di rimanere
scenze, se si tratti di un’unica tradizione dif- impegolato in diatribe improduttive: da un
fusasi presso culture diverse, muovendo da lato l’adesione acritica, come spesso accade
un unico punto di partenza, o se si tratti, supportata dalla fascinazione che ogni sape-
piuttosto, di forme di pensiero affini ma re iniziatico (o supposto tale) comporta, dal-
autonome rispetto all’origine. Se quest’ulti- l’altro gli anatemi, svalorizzanti e apotro-
ma ipotesi, sul piano della storia e della sto- paici, del razionalismo e del materialismo
ria delle idee, è quella più attendibile, l’ipo- scientifico.
tesi dell’origine unica è certo altamente Anzi, per quanto paradossale possa
suggestiva. apparire, sembrerebbe che proprio l’esaspe-
E lo sarebbe ancor più se, seguendo l’i- razione e la diffusione della mentalità neo-
dea di James Hillman, si volesse identifica- positivista e riduzionista abbia finito per
re il primo Alchimista addirittura in Mosè favorire l’inflazione di modalità di sentire
(XIII secolo a.C.). L’episodio del vitello ed esperire la realtà umana, sicuramente
d’oro (Esodo, 32, 1-20) con Mosè che bru- lontane dal gelo della razionalità, ma non
cia l’idolo, lo riduce in polvere, sparge la per questo necessariamente vicine alla real-
polvere sull’acqua e poi ne offre da bere ai tà dell’anima e al mondo immaginale. Qua-
figli d’Israele ben si presta, infatti, a una si a dar ragione a chi ha affermato che da
interpretazione in termini di opus alchemico. quando gli uomini hanno smesso di credere
Per secoli, forse per millenni, in Occi- in Dio non è che abbiano smesso di credere
dente come in Oriente, molti uomini hanno in qualcosa, quanto piuttosto hanno comin-
dedicato la loro vita all’Alchimia: tra questi ciato a credere a tutto, indiscriminatamente.
ci sono stati uomini profondamente appas- L’Alchimia è stata, e continua ad essere,
sionati alla ricerca della verità e delle rispo- unM i s t e r o, non tanto per l’“ermetico” lin-
ste alle domande ultime sulla condizione guaggio usato dai suoi cultori o per il tiroci-
umana, ma anche – bisogna dirlo – uomini nio iniziatico richiesto ai suoi Adepti, ma
più interessati e condizionati dall’auri sacra soprattutto per essere il luogo dove un’ap-
• 53 •
Jung, l’alchimia e oltre, M. Nicolosi
parente pratica da protolaboratorio chimico trari avrebbe portato alla loro unione (hieros
rivela, e allo stesso tempo nasconde, dina- gamos, matrimonio sacro) e, quindi, alla
miche psicologiche, per- produzione di una nuova
corsi di vita e itinerari sostanza, derivata sì,
spirituali, ben più ma pure diversa da
complessi e articolati: quelle originarie: ripe-
gli alchimisti, infatti, tendo più volte i proce-
proiettavano i loro dimenti di combinazio-
processi interiori den- ne e rigenerazione for-
tro la loro attività di se la sostanza sarebbe
ricerca, e nel far que- alla fine emersa allo
sto facevano esperien- stato puro.
za di sentimenti intensi In tal maniera il ful-
e profondi, sul piano emozionale e, talvolta, cro dell’opus alchemico era la “trasmutazio-
di una vera ascesi su quello spirituale. ne dell’uomo”, spesso – anche se non
L’Alchimia, dunque, rivela e nasconde: costantemente – proiettata sulla “trasmuta-
misterium è infatti una realtà la cui com- zione della materia”. Impegno questo fati-
prensione non è immediata né univoca. Per coso, ambizioso, pericoloso anche; perico-
comprendere è certo necessario che si tra- loso, soprattutto, se appariva prossimo a
scendano la letteralizzazione e l’apparenza, rubare il monopolio del cambiamento del-
secondo le quali le cose non sono altro che l’uomo (m e t à n o i a)alle istituzioni religiose,
quello che sono e che appaiono ai nostri amministratrici gelose ed esclusive della
sensi; ma occorre trovare una chiave di let- Grazia divina, fattore comunque indispen-
tura, che non è necessariamente remota, o sabile ad ogni reale trasformazione.
arcana, o arcaica, ma, anzi, è offerta ai Per questo gli Alchimisti volevano e non
nostri sensi, al nostro intelletto e al nostro volevano dire, a un tempo: ad arte annun-
cuore. Solo che occorre avere occhi buoni, ciavano luce e provocavano oscurità, ad
mente libera e animo purificato. arte mescolavano immagini e discorsi in
Per quel che è dato conoscere, soprattut- una foresta intricata di simboli e di signifi-
to attraverso gli scritti del XV e del XVI cati, perché la loro parola poteva essere
secolo, gli Alchimisti avevano due scopi tra compresa se non era compresa subito e
loro collegati: quello di mutare la materia quindi ricondotta al “già noto”.
vile in qualcosa di più prezioso (l’oro, l’eli- L’Alchimia si presenta così come erma
sir universale, il lapis philosophorum) e bifronte. Un lato è dato dal suo configurar-
quello di trasformare la materia vile in Spi- si come disciplina esoterica che tende ad
rito. L’Alchimista soleva scegliere con cura unificare in uno stesso processo cosmologia
gli elementi con i quali lavorare in base a e spiritualità: l’Adepto, nell’attendere alla
uno schema organizzato secondo coppie di “Grande Opera”, si muove “religiosamen-
opposti, fiducioso che l’attrazione tra con- te” tra il Laboratorio e l’Oratorio, e la tra-
• 54 •
ATTRAVERSO LA PSYCHE
sformazione della materia prima che egli 1912 lo psicologo zurighese si fosse inte-
cerca di realizzare nel regno della natura ressato alla figura di Zosimo di Panopoli,
coincide con il cambiamento della coscien- ovvero del primo autore di materia alche-
za del rapporto tra Sé e l’Assoluto. mica storicamente accertato (III-
L’altro volto dell’Alchimia è IV secolo d.C.), e al quale, suc-
dato dal suo essere, in quanto cessivamente, avrebbe dedicato
Arte della Trasformazione, meta- più ampie trattazioni.
fora della crescita e dello svilup- Jung, leggendo in modo cri-
po psichico. tico i testi di Alchimia, e nei
Fu questo il volto che proba- manoscritti originali tutte le
bilmente affascinò Carl Gustav volte ciò fosse possibile, consi-
Jung quando, dopo essere stato derò l’Arte Regia come un
invitato dal sinologo Richard sistema filosofico eretto sulla
Wilhelm a commentare l’antico speranza di risolvere, attraverso
testo di alchimia cinese Il Segre - un particolare metodo di indagi-
to del Fiore d’Oro (1929), comin- ne e di elaborazione, quel
ciò a raccogliere e a leggere i testi mistero dell’esistenza, insondabi-
degli alchimisti occidentali, e scoprì, con le per la ragioneu n i - d i r e z i o n a t a,costituito
sorpresa, che essi possedevano già il con- dal rapporto tra bene e male, e dalla ricerca
cetto di “energia mentale” e avevano più di come gli aspetti vili e degradati della vita
volte messo in evidenza l’importanza degli potessero essere purificati e trasformati in
“opposti”: l’Alchimia e il suo complesso nobili e perfetti.
simbolismo sembravano così un completa- Jung affermava, così, che l’Alchimia
mento naturale per la ricerca interminata andava considerata in maniera “simbolica”
che segnava il progressivo definirsi della e non in maniera “scientifica”, facendone
Psicologia Analitica. non già l’antesignana della moderna Chimi-
Ma non era la prima volta che Jung si ca, bensì uno dei precursori culturali della
confrontava con l’Alchimia. moderna indagine dell’inconscio.
Sabine Spielrein è stato personaggio Con tale spessore dottrinale e con l’ac-
determinante non solo per la vita sentimen- cezione attribuitale, Jung affrancava l’Al-
tale ed emozionale di Jung, ma, con buona chimia dallo stigma di pseudoscienza (e di
pace di certe recenti letture cinematografi- protochimica), attribuendole piuttosto il
che, riduttive e pruriginose, è stata anche significato di un complesso movimento
importante per lo sviluppo della stessa Psi- finalizzato a liberare la Psiche, e con essa
cologia Analitica. A lei dobbiamo un’aff e r- l’intera natura: una sorta di stadio primor -
mazione, lasciata su un suo scritto sulla diale dell’analisi psicologica più che dell’a -
Schizofrenia, che ha consentito di retroda- nalisi chimica, come ha acutamente scritto
tare di quasi vent’anni il primo approccio di James Hillman, illustre epigono di Jung e
Jung all’Alchimia, attestando come già nel padre della Psicologia Archetipica, che par-
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Jung, l’alchimia e oltre, M. Nicolosi
zione iniziale, il risveglio nella dimensione in un abito più strettamente clinico in riferi-
della propria personale realtà separata tra i mento alla “personalità borderline” e allo
molteplici aspetti della real- studio della “identificazione
tà esterna, quindi la salita e proiettiva”, e così, più di
il ripristino dell’unità ori- recente, Augusto Vitale, che
ginaria di corpo, anima e riprende questo percorso
spirito. interminato e sviluppa gli
Secondo gli alchimisti, aspetti di Rubedo (Opera al
infatti, il processo di tra- Rosso) prefigurati dalle tavo-
sformazione dell’uomo le 11-17 del Rosarium.
aveva luogo attraverso tre Alla fine dell’Opera al
fasi fondamentali: l’Opera Bianco è stata conquistata la
al Nero, l’Opera al Bianco libertà, dopo la prigionia di
e l’Opera al Rosso. una identificazione serrata
Essenziale allo sviluppo con il corpo e con le sue voglie,
del processo e al conseguimento dell’ob- e con l’indomito desiderio di possesso del-
biettivo è la morte iniziale e la successiva le “cose”, oggetti necessari a quelle voglie.
putrefactio, simbolicamente espressa dal- Ma questa libertà apre una nuova ferita: la
l’immagine del seme che deve marcire nel- percezione del bello e del buono accende il
la terra affinché possa fruttificare. ricordo del cielo. È iniziato il cammino – o
Questa fase corrisponde alla nigredo, forse il ritorno – verso la pacificazione e
alla stagione invernale, alla terra appunto, l’unità, ma è un percorso che si accenna
alla notte, al regime di Saturno. doloroso, carico di n o s t a l g ì a,appunto: den-
Preceduta secondo alcuni autori di testi so di sofferenza per il limite e per l’esisten-
alchemici dalla cauda pavonis (i sette colo- za contraddittoria del male.
ri di Iride, messaggera di pace di Zeus), Per questo, verso la metà della serie, con
secondo altri preceduta dalla viriditas (la la figura 11, ricompaiono il Re e la Regina,
verde pianta che nasce sulla nera roccia), si ma sono alati e il loro amplesso non è più
definisce poi l’Opera al Bianco: fase animi- dentro uno spazio fisico definito, ma è
ca corrispondente all’elemento acqua, alla sospeso tra la terra e il cielo.
“luna”, alla “Regina”.
I valori desiderati – scrive Vitale – non
Nella sua lettura del testo alchemico
sono più nel mondo giuridico e storico
Jung si ferma al commento della decima
delle cose e delle persone fisiche, ma for -
tavola, e quindi al compimento dell’Opera mano lo spazio celeste, cioè impalpabile,
al Bianco (Albedo). trasparente e indeperibile dell’anima.
Sulla scorta di Jung, altri autori succes-
sivamente riprenderanno il commento delle L’imperativo Solve et Coagula è la cifra
Tavole del “Rosarium”. Così lo psicologo- che caratterizza e connota questa condizio-
analista americano Nathan Schwartz-Salant ne: dai corpo allo spirituale e spiritualizza il
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ATTRAVERSO LA PSYCHE
corporeo. Occorre infatti affrancarsi dalla Sembrerebbe, così, che l’illustratore tar-
rigida letteralità dell’esperienza (S o l v e) e do-rinascimentale abbia voluto rendere
nello stesso tempo radicare nell’esperienza omaggio e giustizia all’autore, con immagi-
le istanze superiori (Coagula). ni che mostrassero il tentativo,
Al culmine del processo di vero opus contra naturam e di
rubedo si presenta una sorprenden- sapore sfumatamente “protestan-
te immagine conclusiva: la figura te”, di far risorgere lo spirito o r i-
17, Tavola della Perfezione-Aenig - ginario del messaggio cristiano
ma Regis. L’immagine è piena di contro l’autoritarismo ottuso di un
grandi simboli, non difficili da papato degenerato. Operazione
interpretare, per lo meno su un pia- questa, non solo da portarsi sul
no collettivo: il Re vittorioso, i tre piano del rinnovamento spirituale
serpenti, l’Albero dei dodici soli, il individuale ma anche con il con-
pellicano che nutre i piccoli con il creto rinnovamento delle istitu-
proprio sangue. Un simbolo però, zioni religiose. Ancora una volta:
inquietante e inconsueto, cattura Solve et Coagula!
l’attenzione e fa riflettere: il Re In tal maniera il Re della tavo-
dispiega ali da pipistrello. Come la 17 ha ali di pipistrello come
mai? Siamo al climax della evolu- allusione alla potenza di chi è
zione dell’anima e compare un capace di volare nel buio, di chi
simbolo infernale. Perché? conosce e domina la regione
L’autore del Rosarium è coevo oscura.
di Dante, e il Poeta Sommo, sul
Forse il Rosarium – sono parole
finire della prima Cantica, parla di ali di
di Vitale – vuol dirci solo che la cono -
pipistrello: sono quelle di Lucifero, che l’A- scenza del male e della morte come desti -
lighieri chiama “re” o “imperatore”. no costringe la creatura ad andare oltre
Sempre Augusto Vitale guida alla com- se stessa e a riconoscere la sua essenza;
prensione dell’immagine, introducendone quelle ali allora potrebbero trasformarsi
una terza: quella del misterioso Baphomet, in strumento di liberazione, se il male e
figura emblematica dell’Ordine dei Tem- la morte, lo spazio oscuro e minaccioso
plari, caratterizzata da un viso barbuto, cor- che esse possono percorrere e dominare,
redato di corna, con sole e luna come acquistassero un senso.
occhi, e con ali di pipistrello. Le segrete
simmetrie sono, tutto sommato, evidenti: Portare avanti il discorso psicologico,
papa Clemente V, inesorabile alleato di dissertando di Alchimia, significa, inevita-
Filippo il Bello nella distruzione dell’Ordo bilmente, dar nome al vero protagonista,
Templi, non rese la vita facile neppure ad fino a questo momento attore protagonista
Arnaldo da Villanova, il supposto autore non nominato del processo “alchemico”: la
del R o s a r i u m. Libido, intesa come Energia Psichica.
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Jung, l’alchimia e oltre, M. Nicolosi
Questa, attraverso vari gradi di m e t à b a - concatenarsi dei links ben noti, e cari, ai
si, di trasformazione, l’Energia perviene navigatori del cyberspazio, si declina poten-
prima allo svincolamento dall’im- te e irresistibile il richiamo vor-
mediatezza concreta e dalla faci- ticoso al grande nulla.
le letteralizzazione del “qui ed Così l’uomo appare sempre
ora”, poi raggiunge l’esperienza meno capace di guardare alla
dell’identificazione e dell’identi- dimensione simbolica della
tà mediante un confronto con la realtà, dove il senso delle cose,
realtà che è “di fronte” ma che va per dirla con Tommaso d’Aqui-
guardata “attraverso”, e infine no, è sempre offerto per specu -
può traguardare il superiore livel- lum … in aenigmate.
lo del “già e non ancora”, dove lo Questa perdita di capacità di
sviluppo del senso estetico e del riconoscere segni e simboli, e
sentimento morale rendono pos- di orientarsi nella foresta dei
sibili la giustizia, la compassione, significanti e dei significati è
la solidarietà e la carità. forse il portato estremo della
Il Rosarium, infatti, dopo le svolta cartesiana, quella che ha
immagini relative alla rubedo, segnato l’inizio della moderni-
presenta ancora tre silografie, tà. Da Cartesio in avanti è sem-
l’ultima delle quali è quella di pre stato l’uomo a dire alla
Gesù Cristo, risorto e in gloria. realtà cosa essa fosse (Cogito,
Per l’alchimista Cristo non si è ergo sum).
incarnato appena per essere agnel- Non era così prima di tale
lo sacrificale, capro espiatorio, portatore dei cambiamento radicale del pensiero occi-
peccati del mondo, vittima sublime del dentale, quando l’uomo pensatore e ricerca-
riscatto, ma per indicare ai viventi la verità tore si avvicinava alla realtà per cogliere
e la via della santificazione. che cosa essa dicesse di se stessa.
Immagini, simboli, allegorie, significati, La ricerca alchemica può essere una
rimandi … esemplificazione di come questo processo
All’uomo contemporaneo non mancano può essere invertito. Ma c’è un pericolo,
immagini. Anzi egli è sommerso dalle ben presentito da un illustre studioso.
immagini preconfezionate e ipostatizzate Di Alchimia ha scritto anche Elémire
offerte dai m e d i a, ed è sempre di più irreti- Zolla, esperto di letteratura angloamericana,
to da modalità tecnologicamente determi- narratore, saggista, ma anche conoscitore
nate e sostitutive dell’esperienza. r a ffinato, critico e profondo delle strutture
Sotto le mentite spoglie dell’informazio- simboliche e delle discipline esoteriche.
ne “in tempo reale” (sì: ma quale tempo?) e Interessato al cosiddetto “sapere tradiziona-
dei continui, infiniti rimandi ad altre idee, le”, si era occupato più volte dell’A r t e
ad altre notizie, ad altri siti, nel pirotecnico Regia: si ricordi tra tutti, il bel libro Le
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ATTRAVERSO LA PSYCHE
Bibliografia:
The contacts with the East by Jung allowed to understand the necessity of integra -
tion between the rational and irrational dimension, not through an action of meta -
physical speculation soaked with mysticism, but mantaining the differences of every
culture.
’
interesse di Jung per la reli- Dovremmo conquistare anche l’occulti -
giosità orientale rappresenta smo. Partendo dalla teoria dellal i b i d o,
uno tra i più fecondi tenta- penso. Al momento mi do da fare con
tivi di dialogo tra Oriente e Occidente che la l’astrologia, la cui conoscenza sembra
cultura del secolo scorso ci abbia proposto indispensabile per capire la mitologia. In
e insieme la possibilità di ricostituire un questi oscuri paesi si trovano cose sor -
contatto e una continuità tra modi di sentire prendenti. Mi lasci sguazzare senza
e di pensare apparentemente scissi e incom- preoccupazioni, La prego, in queste infi -
mensurabili. nità. Ne riporterò ricche spoglie ai fini
Allo stesso tempo gli studi di Jung sulle della conoscenza dell’anima umana.
culture religiose dell’Oriente permettono di
cogliere la straordinaria estensione e la pro- A un’analoga affermazione di Ferenczi
fondità delle sue ricerche in ambito psicolo- che, in quello stesso periodo, si proponeva
gico, ma anche antropologico e spirituale. di approfondire l’occultismo, Freud aveva
L’8 Maggio 1911 in una lettera a Sig- scritto:
mund Freud, solo due anni prima della rot- È una spedizione pericolosa e io non
tura definitiva, Jung scriveva: posso accompagnarvi.
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ATTRAVERSO LA PSYCHE
Per contro Jung più di venti anni dopo, nevrotica dei fenomeni vitali; piuttosto egli
nel 1935, commentando il Libro tibetano tenta di gettare uno sguardo sugli aspetti
dei morti, osservava: profondi e complessi dello psichismo e sul-
la spinta naturale che ogni individuo avver-
Una anche troppo giustificata paura te e manifesta verso una comprensione e
metafisica ha impedito una realizzazione più
a Freud di fare irruzio - piena del proprio desti-
ne nella sfera “occul - no; indagando la pro-
ta”. […] Chi penetra spettiva religiosa all’in-
nell’inconscio con pre - terno della quale spesso
supposti biologici si realizza questo per-
rimane fermo nella sfe - corso individuativo,
ra sessuale, né può l’incontro del suo pen-
procedere verso l’ester - siero e della sua ricerca
no, ma continuare sol - con la religiosità del-
tanto a retrocedere
l’Oriente è pressoché
verso l’esistenza fisica.
inevitabile.
La premessa freudiana
Vale anche la pena di
non può perciò fare nien -
considerare come l’educazione e la costru-
te altro se non concludere con una valu -
tazione essenzialmente negativa dell’in -
zione dell’identità del giovane Jung avven-
conscio. Esso è “nient’altro che” […] nero in un ambiente culturale particolar-
mente connotato in senso religioso; il padre,
Il breve scambio di battute aiuta a chia- pastore protestante, contribuì infatti a susci-
rire l’esigenza di Jung di ampliare l’ambito tare in lui l’interesse per la fenomenologia
della ricerca psicologica e di spostare i con- religiosa che rappresentò una costante dei
fini della sua indagine sull’inconscio in suoi studi sulla vita psichica.
modo da ricomprendervi le immense e Inoltre, come vedremo più avanti, lo
variegate espressioni della spiritualità uma- straordinario e ricchissimo universo simbo-
na, prime tra tutte la mitologia, la storia del- lico e mitologico delle religioni orientali
le religioni, l’astrologia e l’esoterismo. offrì a Jung una quantità illimitata di mate-
Jung infatti, esploratore attento e appas- riale per l’esplorazione della dimensione
sionato della psiche individuale e collettiva, collettiva dell’inconscio e per lo studio dei
è da sempre affascinato dalle dimensioni suoi nuclei archetipici; tali aspetti, come è
interiori dell’esistenza le cui dinamiche non ampiamente noto, rappresentano una delle
ritiene risolvibili nei termini del gioco bio- sollecitazioni più interessanti della teoresi
logico di istinti e pulsioni; né sente di pote- junghiana e delle sue applicazioni alla clini-
re in alcun modo accettare la visione freu- ca psicologica.
diana che riduceva la fenomenologia dello Una rassegna sistematica ed una analisi
spirito ad una trasformazione difensiva o dei numerosi scritti di Jung sull’Oriente
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Carl Gustav Jung e la cultura religiosa dell’Oriente, D. La Barbera
Jung capì subito che il testo poteva sistenza umana. Nel mondo di dualità, anti-
offrirgli innumerevoli spunti a favore della tesi e contraddizioni che rappresentano la
sua teoria dell’inconscio col- struttura intrinseca del reale e
lettivo e sulla rilevanza dei della psiche conscia e in cui
suoi contenuti archetipici. la vita psichica è, per così
Leggendo il testo taoista dire, precipitata, risulta
come un manuale di psico- quindi indispensabile acce-
logia simbolica, lo psichia- dere all’esperienza del sim-
tra svizzero intravide delle bolo, nella quale, l’apparen-
corrispondenze tra il pro- te inconciliabilità degli
getto di trascendenza deli- opposti trova una possibili-
neato nel Fiore d’oro e il tà di unificazione e oltre-
percorso evolutivo di ogni passamento.
essere umano che egli Jung fu anche colpito
denominò processo di indi - dal particolare valore che le
viduazione;in questo infat- immagini interiori assume-
ti si determina un progres- vano nel testo taoista tro-
sivo spostamento del cen- vando in esso, come affer-
tro della coscienza dall’Io ma Luigi Aurigemma, la
al Sé, come realtà psichica verifica storica delle sue
sovraordinata di cui l’Io è ipotesi cliniche quanto ai
parte; il Sé esprime, per fenomeni affettivi e immagi -
Jung, la totalità psichica e la tensione verso nativi che talvolta accompagnano la guari -
di essa che porta alla realizzazione del pro- gione da turbe nevrotiche, e in particolare
prio personale progetto. Perché ciò possa tramite l’emergenza della pulsione d’ordine
determinarsi, afferma Jung, il conscio deve e di senso e delle immagini correlate […]
progressivamente aprirsi e rendersi permea- una comprensione che radica la coscienza in
bile ai contenuti dell’inconscio collettivo, i una fonte che le permette di sentirsi non più
cui nuclei archetipici rappresentano funzio- soltanto piena delle immagini delle cose, ma
ni potenziali della psiche, che si attivano in piuttosto di sentire di contenerle, puramen -
relazione a sollecitazioni esterne ed eventi te e semplicemente.
particolari dell’esistenza. Uscendo dalla I commenti psicologici scritti da Jung al
finitezza delle limitate rappresentazioni Libro tibetano dei morti, nel 1935 e poi rivi-
razionali prodotte da una coscienza troppo sto nel 1953, e al Libro tibetano della gran -
unilaterale, la psiche si apre a recuperare le de liberazione, nel 1939, rappresentano due
parti inconsce neglette e inascoltate e in tal altri importanti elementi del suo fitto rap-
modo si rende disponibile ad una dinamica porto con l’Oriente. Il Bardo Thodol, L i b r o
simbolica che delinea una possibilità di tibetano dei morti, come lo stesso Jung scri-
superamento dei conflitti ineludibili dell’e- ve nel suo Commento è un libro di istruzio -
• 65 •
Carl Gustav Jung e la cultura religiosa dell’Oriente, D. La Barbera
ni per la persona testé defunta, destinato a attraverso il Bardo Thodol appare come una
servirle da guida durante la sua esistenza- sorta di individuazione capovolta, dalla
bardo, stato inter - coscienza spirituale
medio di quaranta - dell’anima disincar-
nove giorni che nata sino alla pro-
intercorrono tra la gressiva e limitante
sua morte e la sua identificazione con
rinascita; il Libro il ristretto spazio
descrive quindi fisico di un nuovo
con lividezza di corpo, maschile o
immagini ciò che femminile.
l’anima sperimen- Jung ravvisa
ta nel periodo che dunque nel Libro
va dalla morte alla tibetano dei morti
successiva reincarna- una dimensione inizia-
zione. Jung mostrò di apprezzare somma- tica di grande valore euristico; in esso infat-
mente, sin dalla traduzione inglese nel ti è possibile seguire le direzioni di quella
1927, le illuminanti intuizioni “psicologi- pulsione spirituale che può determinare la
che” pur contenute in un testo di pregnante “morte” di una modalità di rappresentarsi la
significato metafisico, ma che si sforza di realtà del mondo per farne “nascere” un’al-
essere anche eminentemente “pratico”, tra; la morte è difatti, come emerge dalla
aspetto che lo differenzia, invece, dal Libro lettura del Bardo, il momento in cui, svin-
egiziano dei morti. Un primo aspetto che colandosi concretamente l’individuo dalle
nel Commento junghiano viene sottolineato leggi biologiche che lo “costringevano” sul
è la sollecitazione del Bardo a considerare piano materiale, si può drammaticamente
gli eventi che accadono all’uomo come in realizzare l’irruzione della consapevolezza
realtà prodotti dal suo interno; “il datore di del fondamento spirituale dell’esistenza; il
tutte le cose abita in noi” e le cose che ci Lama che assiste il morente e lo segue nel-
accadono in realtà sono ciò che noi faccia- le successive vicissitudini, cerca di pro-
mo. Con questa esplicazione Jung tenta poi muovere l’esperienza liberatrice e illumi-
di avvicinare la dottrina orientale del karma nante di tale natura spirituale prima che le
alla comprensione psicologica occidentale, illusioni e la forza oscurante del desiderio
attraverso un vertiginoso accostamento tra spingano l’anima a reincarnarsi nuovamen-
gli stati descritti dal Bardo e le fantasie edi- te. Così la dinamica “morte-rinascita” viene
piche e sessuali evidenziabili durante l’in- letta da Jung sia sul piano simbolico, sia su
dagine psicoanalitica. Egli viene profonda- quello esoterico come la premessa ineludi-
mente colpito dalla concordanza tra questi bile di ogni percorso iniziatico e anche il
dati, di provenienza così abissalmente dif- metodo analitico da lui proposto viene iden-
ferente, e nota in particolare che il viaggio tificato come “processo di iniziazione”, in
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ATTRAVERSO LA PSYCHE
quanto centrato sulla nascita di una nuova no coesistere aspetti personali e impersona-
consapevolezza di Sé e del mondo. li, l’individualità e la totalità.
Anche nel Commento psicologico al Recentemente sono state pubblicate in
Libro tibetano della Italia le quattro
grande liberazione, Conferenze sul
testo del Buddhi- Kundalini-yoga
smo tantrico dell’- che Jung tenne nel
VIII secolo d.C., 1932 a Zurigo
Jung compie un subito dopo un
interessante tentati- analogo ciclo di
vo di leggere i con- conferenze sullo
tenuti metafisici stesso tema del-
del testo in chiave l’indologo Wi l-
psicologica: il fon- helm Hauer. Seb-
datore della psico- bene Jung avesse
logia analitica infatti, scorge nella defini- cominciato a interessarsi alla religiosità del-
zione di Spirito Uno che il Libro propone, l’India già nel 1912, quando aveva inserito
una analogia con la dimensione fondante e nel testo che segnava la rottura con il pen-
atemporale dell’inconscio, “unico seme” e siero freudiano, Trasformazioni e simboli
“potenza della verità”. In questo scritto della libido, una lettura psicologica di brani
Jung sottolinea anche la differenza tra il delle Upanis≥ad e del R˘gVeda, è solo in que-
valore essenziale che viene attribuito all’Io ste conferenze che la sua analisi del signifi-
individuale nella psicologia occidentale, cato psicologico dello Yoga si compie in
come centro di ogni processo di consapevo- maniera più articolata e completa.
lezza, e il relativismo con cui, al contrario, Tra tutti gli approcci spirituali dell’O-
l’Io viene percepito nella mistica orientale. riente lo Yoga è senza alcun dubbio quello
che propone in modo più completo e siste-
Alla mente orientale non riesce difficile
matico una sorta di fisiologia energetica
immaginare una coscienza senza un Io.
spirituale che ha la sua chiave di lettura nei
La coscienza è ritenuta capace di tra -
scendere lo stato di Io; anzi l’Io scompa - cakra. Jung in queste conferenze non si
re completamente in quello stato più lascia sfuggire la possibilità di approfondi-
elevato. re il valore simbolico di tali centri e canali
Jung, 1954 e n e rgetici dando uno straordinario contri-
buto interpretativo che va dalla psicologia
D’altra parte, per la mente occidentale dei colori collegati ad ogni c a k r a,al signifi-
risulta un enigma comprendere e accettare cato profondo delle rappresentazioni man-
come negli stati più elevati di coscienza, daliche e alle loro corrispondenze cliniche –
come quelli ai quali è possibile pervenire osservabili ad esempio nei contenuti onirici
con la pratica meditativa dello yoga, possa- o nelle produzioni grafiche di soggetti psi-
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Carl Gustav Jung e la cultura religiosa dell’Oriente, D. La Barbera
si congedò dal suo compagno per immer - Queste immagini chiaramente oscene
gersi totalmente in quell’inebriante sta - sono qui proprio allo scopo di ricordare
to d’animo. agli uomini il proprio Dharma”.
Brome, 1978
I due concetti, quello di
O come quando assistette karma e quello di dharma,
a una notturna danza katha- hanno una certa rilevanza
kali con il suo concerto nell’impianto teorico jun-
incessante, ingegnoso, del ghiano. Dal primo, Jung
tamburo che riscuote l’asso - sembra essere stato solleci-
pito plesso solare dell’euro - tato alla messa a punto di
peo. Come scrive Brome, uno dei nodi della sua teo-
nella danza scorse un’infini- ria: l’archetipo. Come scri-
tà di sfumature diverse, dal ve Corward (1985):
sentimentale all’osceno, dal
Quella di archetipo fu
mostruoso all’agghiacciante,
un’idea che si sviluppò len -
che sarebbero diventate grottesche se non
tamente in lui, attraverso una costante
fosse stato per l’insistente crescere e calare interazione con la nozione indiana di
del suono dei tamburi che attingeva da for- “karman”.
ze misteriose facendo percepire nelle visce -
re una nuova realtà. Anche Clarke (1994) sembra far deriva-
Un’altra esperienza di forte impatto inte- re, almeno in parte, la formulazione della
riore che Jung fece in India riguarda la sua struttura archetipica dell’inconscio colletti-
visita al tempio di S¨rya (il Sole) nello sta- vo dall’idea del karma:
to di Orissa; Jung osserva pieno di stupore
le “sculture oscene di squisita fattura” che Non esistono prove esplicite della diret -
abbelliscono il luogo sacro: ta influenza esercitata dall’idea di kar -
man sulla concezione junghiana degli
Obbiettai – indicando un gruppo di gio - archetipi e dell’inconscio collettivo, ma è
vani contadini che stavano a bocca aper - evidente, da varie osservazioni contenu -
ta davanti al monumento, ammirandone te nei suoi scritti e nelle sue lezioni degli
la magnificenza – che quei giovani in anni Venti e Trenta, che egli trovava
quel momento stavano subendo tutt’al - congeniale la nozione indiana, lascian -
tro che un processo di spiritualizzazio - dola filtrare nel proprio pensiero. […]
ne, e che avevano piuttosto l’aria di esse - Quest’ultima rafforzava senza dubbio la
re tutti presi da fantasie sessuali. Repli - sua convinzione che la mente umana
cò il pandit che accompagnava Jung: dovesse essere compresa in termini mol -
“Ma proprio questo è il punto. Come to più generali di quelli comunemente
potrebbe realizzarsi in loro lo Spirito, se accettati in Occidente e che la coscienza
prima non soddisfacessero il loro karma? individuale fosse plasmata da fattori sto -
• 69 •
Carl Gustav Jung e la cultura religiosa dell’Oriente, D. La Barbera
rici più ampi e più profondi di quelli che Il karma quindi ha a che fare in ogni
si manifestano nel corso di una vita caso con l’esperienza passata che tende a
individuale. influenzare la condotta
presente, al contrario
È però anche necessario del dharma che espri-
segnalare le differenze, sot- merebbe le potenziali-
tolineate dallo stesso Jung, tà future, la parte spi-
tra il concetto di archetipo e rituale che l’individuo
quello di karma. deve sviluppare se
Matteo Karawatt (1990), vuole compiere il suo
uno psicologo analista jun- destino interiore, quel-
ghiano di origini indiane, lo che gli dei hanno
seguendo le Upanis≥ad d e f i- tracciato per lui.
nisce il karma come il risul- Risulta a questo
tato dei ricordi di vite precedenti depositati punto di un certo interesse l’osservazione
al momento della morte nel corpo sottile. Il che la psicoterapia junghiana tenta di recu-
corpo sottile non è né visibile né tangibile, perare un equilibrio tra questi due aspetti:
ma è costituito di sensi interni e serve come da una parte dà spazio e ascolto agli aspetti
nesso tra l’Atman e il corpo materiale. Alla retrospettivi e storico-personali ma, dall’al-
morte l’anima abbandona il corpo materia- tra, si sforza di promuovere una evoluzione
le ma trattiene il corpo sottile con l’impron- della personalità, favorendo lo sviluppo del-
ta di tutti gli atti. Il karma quindi, esprime- le possibilità inerenti a ogni individuo. Nel-
rebbe, secondo la tradizione indù, il princi- l’approccio junghiano alla clinica ed alla
pio della legge cosmica di causa-effetto ed terapia è dunque corretto affermare il punto
è perciò, come lo stesso Jung si esprime, di vista per cui l’uomo viene sicuramente
una specie di teoria psichica dell’ereditarie - influenzato dal suo passato, ma lo è altret-
tà, basata sull’ipotesi della reincarnazione. tanto, e forse più, dal suo futuro, cioè dalla
Il maestro zurighese, ovviamente, conside- sua capacità di mettersi in sintonia con il
ra indimostrabile la presenza di eredità suo progetto interno di sviluppo individua-
mnestiche prenatali individuali ed esprime tivi; questi due approcci che l’analista jun-
perplessità sui presupposti metafisici che la ghiano tende a integrare nel corso del tratta-
dottrina del karma implica; mentre tende a mento vengono definiti analitico-riduttivo,
considerare l’archetipo come eredità psi- o retrospettivo, e sintetico-costruttivo o pro-
chica generale e collettiva, accentuando il spettico.
suo valore espressivo di un patrimonio cul- Nell’ultima parte del suo viaggio in
turale-esperienziale che riguarda tutta l’u- India, di cui si accennava poc’anzi Jung, a
manità, in modo tale da orientare e canaliz- seguito di un attacco di dissenteria, mentre
zare il comportamento e la percezione del- già sentiva la fatica del ritmo incalzante di
la realtà. conferenze e cerimonie che si susseguivano
• 70 •
ATTRAVERSO LA PSYCHE
invita sempre ad una estrema cautela nel- sembrano le più adeguate a concludere que-
l’importazione di tecniche e meto- ste riflessioni:
di delle religioni orientali met- La saggezza e il
tendo in guardia nei confronti misticismo dell’O -
di un approccio sbrigativo e riente ci riguardano
ingenuamente acritico che non da vicino. […] Han -
rispetti la specificità del conte- no la funzione di
sto di appartenenza; l’ambien- ricordarci che anche
te culturale non è, o non è solo noi, nella nostra cul -
qualcosa che agisce in noi dal- tura, possediamo
l’esterno, ma è una dimensione qualcosa di simile,
profonda che agisce da dentro ormai dimenticato, e
di noi, sedimentata da secoli e hanno il compito di
dirigere la nostra
secoli; è per tale ragione che
attenzione al destino
Jung sottolinea più volte la dif-
dell’uomo interiore.
ficoltà per un uomo occidentale di eludere il
confronto con il cristianesimo.
Ma, nonostante queste affermazioni che Nell’approccio di Jung ai testi religiosi
parrebbero limitare il valore di un approccio dell’Oriente si disvelano quindi con grande
più radicale all’esperienza della religiosità intensità euristica e con profonde sugge-
dell’Oriente, Jung più volte, e in sintonia stioni poetiche e filosofiche la sua irresisti-
con la sua frequente e caratteristica man- bile propensione a indagare le radici pro-
canza di univocità, fonde della realtà psichica, la sua propen-
sosterrà anche la necessi- sione verso l’ignoto e le verità ultime sul-
tà imprescindibile, per l’uomo e il suo progetto, la sua ricerca di
l’uomo occidentale, di un senso, e, infine, l’irrimediabile conflitto tra
contatto autentico e diretto con la saggezza una psicologia che vuole proporsi come
dell’Oriente; e le sue parole in proposito scienza e la straordinaria fenomenologia
Bibliografia:
Jung, C.G. (1979) Commento al Libro tibetano della grande liberazione. O p e re, vol. 11.
Bollati Boringhieri, Torino.
Jung, C.G. (1979) Commento psicologico al Bardo Thodol, Il libro tibetano dei morti. Ope -
re, vol. 11. Bollati Boringhieri, Torino.
Jung, C.G. (1996) The psychology of Kundalini Yo g a. Notes of the Seminar Given in 1932.
Princeton University Press (trad. it. La psicologia del Kundalini Yo g a. Bollati Boringhie-
ri, Torino, 2004).
Jung, C.G. (1988) Commento al Segreto del fiore d’oro. Opere, vol. 13. Bollati Boringhie-
ri, Torino.
Karawatt, M. (1990) Il tema dell’autorealizzazione nelle Upanishad: una lettura junghiana.
Rivista di Psicologia analitica, 42, pp. 127-146.
L’attività immaginativa: una finestra per l’Anima
di Ferdinando Testa
Psicologo analista del Centro Italiano di Psicologia analitica di Roma
Imagination and symbolic dimension are the main characteristic of the doctrine of
C.G. Jung; images are the land of psyche, ingredients wich allow conscience to com -
municate with unconscious in a kind of dialectic confrontation favouring the ana -
logic and synchronic functions.
’
attività immaginativa rappre- po mercuriale del senso della vita, farsi
senta una sorta di grimaldel- attraversare in maniera compartecipata e
lo che apre le porte della dialogica dalle sue valenze evocatrici, per
conoscenza e della dimensione prospettica poi lavorare come uno scultore con un pez-
all’interno della quale sono calati i zo di marmo informe, estraendo l’invisibile
fenomeni interni ed esterni alla Psiche, inte- contenuto in ogni forma apparente. Dare
sa questa come totalità della coscienza e forma, presenza alle immagini, metaforica-
dell’inconscio; vero e proprio utensile con mente dipingendole, per distanziarle dal
cui mettersi all’Opera per vedere in proprio Sé e guardare come un dono che
trasparenza e leggere simbolicamente i mis- l’inconscio personale e collettivo offre in
teri dello sviluppo della coscienza personale maniera prospettica alla coscienza, un
e collettiva, sullo sfondo di una tela su cui si autentico messaggio simbolico che ha qual-
staglia l’inconscio collettivo. cosa da comunicare a proposito del passato,
Volgere lo sguardo alle immagini, collo- del presente e del futuro.
carle in trasparenza, negli spazi dell’Anima, Questo è il compito che spetta oggi
junghianamente intesa anche come A r c h e t i- all’uomo che ha fatto della conoscenza sim-
• 74 •
ATTRAVERSO LA PSYCHE
teicamente il mondo rimuovendo “la valle affonda più le sue radici nell’humus dei
del fare Anima” (Keats), come spazio psi- miti, ha girato lo sguardo verso il tramonto,
chico e geografico per sperimentare le il sol niger è comparso all’o-
vicissitudini delle relazioni rizzonte; la nigredo è
umane, le trame e gli seduta sul trono della
intrecci che accadono sul direzionalità dell’Anima
palcoscenico della vita. Mundi e la terra, come in
L’attività immaginativa un antico detto alchemi-
pertanto non è un contorno co, “nera più del nero”
estetico che abbellisce (Jung), non è più fecon-
poeticamente, come in un data dallo spirito immagi-
quadro di Kandinsky, le nale, mentre la colomba,
linee e gli intrecci geome- tertium oppositorum,
trici del pensiero, come simbolo dell’unione, è
una sorta di pennellata fol- rimasta a terra piuttosto
kloristica per tinteggiare di che librarsi nell’aria per
emozioni i rigidi astratti- congiungere ciò che il
smi dell’Io; né tanto meno divino ha sempre unito.
è un regredire nostalgicamente verso la
La spiga di Demetra-Kore è stata recisa,
dimensione malinconica di Saturno, in cui
addormentata e coperta dal manto di neve
le esperidi riempiono il giardino del vivere,
in una terra fredda e sterile; Demetra la
in cerca di un immaginale paradisiaco dove
madre terra è adirata e a lutto poiché la sua
la tensione degli opposti viene annullata in
parte giovane e verginale, Kore, è stata rapi-
una fantasia arcaica dell’uroboros.
ta ed il “sopra” ha perso i contatti con il
L’immaginazione invece è “il centro del-
“sotto”: c’è frattura e separazione. La cicli-
l’attività creatrice dello Spirito” (Eliade); è
cità come modello di pensiero, il rispetto
la disposizione dell’Anima “a vedere in tra-
del ritmo, la conoscenza del tempo del Kai -
sparenza” (Hillman), non letteralizzando gli
ros, rappresentano alcune delle matrici per
eventi ma dando valore metaforico e sim-
la comprensione della dimensione misteri-
bolico, collocando il tutto nella cornice epi-
ca e dell’inconscio collettivo; il rito, danza
stemologica in cui l’analogico, i riti, le
mitica per percorrere i sentieri del sacro,
similitudini e le connessioni psichiche
non ha più un temenos dove potersi manife-
diventano matrici primarie per leggere,
stare e la luce di Apollo cerca di penetrare
comprendere i fenomeni che accadono, dal
massivamente nelle azioni di Hermes: allo-
momento che “le immagini allargano il
ra tutto appare, si mostra virtualmente, aset-
cuore” (Corbin).
ticamente, tradendo la funzione dell’imma-
Il pensiero, elemento di differenziazione ginazione che si pone come uno spartiacque
nello sviluppo e nell’evoluzione della bordeline tra il noto e l’ignoto, il visibile e
coscienza, nell’attuale periodo storico, non l’invisibile, la parola e il silenzio.
• 76 •
ATTRAVERSO LA PSYCHE
ma ciò che è Senex, quest’ultimo vero che spesso sono, come accade nei sogni,
archetipo della struttura della coscienza, una sberla al narcisismo dell’Io: raddrizza-
nonché depositario degli sche- re il timone, gradualmente
mi prefissati e prestabiliti che seguire la rotta, secondo i
oppone resistenza al cambia- movimenti e le pieghe
mento e a nuove prospettive dell’inconscio, con la
che si affacciano sui davanzali consapevolezza di fare
delle finestre della nostra inte- parte di un ampio proces-
riorità e di quella del mondo. so circolare, essendo al
L’immaginazione, secondo tale timone, approdare in porti
prospettiva, dà un respiro pro- sicuri e ri-salpare per nuo-
fondo e cambia la visione di se ve acque.
stessi, permette l’incontro ed il
La strada dell’immagi-
confronto, come quando pun-
nazione però non è una
tualmente facciamo sogni nel-
via facile, priva di perico-
le braccia di Morfeo, con una
li ed insidie; lo sapevano
realtà altra da noi, sconosciuta,
bene gli alchimisti quando ammonivano gli
eppure che ci abita e attraversa le porte
uomini ad immaginare con la vera imagina -
ermetiche delle immagini notturne, poichè
tio il processo di trasformazione dei vili
“l’immaginazione non crea le immagini, ma
metalli nell’oro filosofico. Infatti una delle
le distorce” (Bachelard), apre una ferita nel-
ombre dell’immaginazione è l’i m i t a t i o,una
la forma, un varco in cui penetrare per cer-
specie di copia del modello ideale identifi-
care i misteri dell’eternità, la ferita del re, il
catosi con esso, acquisendo sicurezza e pro-
santo Graal.
tezione, poiché i sentieri sono già stati bat-
L’attività immaginativa si nutre del mon- tuti da altri e la via non è sconosciuta. Con
do notturno, popola i sogni, impedisce di l’imitatio si ha la certezza di aggrapparsi al
rimanere intrappolati negli aspetti emozio- già esistente piuttosto che sperimentare da
nali e istintivi e come in una tela di Chagall sè il viaggio dell’Anima. L’immaginazione
si creano figure e forme che si pongono invece apre la strada all’iniziazione che dal
all’attenzione del pensiero per elaborare, punto di vista psicologico:
riflettere, comprendere e trasformare la
comincia nella confusione e nell’arretra -
realtà interna ed esterna. In questo dialogo
mento, una oscurità caratterizzata dalla
dialettico tra il pensiero e l’immaginazione, perdita del modello e del potere. Essere
la coscienza non può procedere per salti, nudi, impotenti, sanguinanti, doloranti,
movimenti rapidi e bruschi, ma appoggian- soli, impreparati al compito che ci atten -
do i piedi nell’esperienza della materia, nel de e bisognosi degli anziani, sentirsi spa -
costante e faticoso lavorio su se stessi, col ventosamente giovani, sono queste le
confronto con le immagini che il sociale esperienze iniziatiche
pone e con quelle che ci visitano di notte Hillman
• 78 •
ATTRAVERSO LA PSYCHE
L’attività immaginativa richiede non una del giovane Parsifal che emette la domanda
contemplazione ascetica, ma genera caos, cruciale che era sfuggita a menti troppo let-
nel senso che destruttura gli teralizzate e poco imma-
schemi ipertrofici della ginative: dove è il Graal?
coscienza e le concezioni Ovvero: dove è il Cen -
note, immette l’individuo a tro? L’immaginazione, e
contatto eticamente con le questo lo sa bene chi la
luci e le ombre della propria utilizza come pratica di
interiorità e, come in un conoscenza di se stessi,
dipinto del Caravaggio, la porta al centro del feno-
penombra diventa il topos menico, lo commenta,
psichico con cui confrontar- amplifica, trova connes-
si. Il potere dell’immagina- sione, intrecci, analogie,
zione come ben evidenzia il metafore, per arrivare
Libro di Lambsring, presup- all’intima essenza, alla
pone la morte del re da parte del figlio come quinta essenza, ovvero a quello che gli psi-
condizione necessaria per un processo di canalisti junghiani chiamiamo il Sé, la meta
rinascita di entrambi, uniti dalla guida alata del processo di individuazione, “divieni ciò
di Mercurio: che sei” (Jung).
Il bagno di rinnovamento del vecchio re L’imaginatio, quella vera, implica l’atto
provoca la sua miracolosa rinascita nel del vedere con gli occhi dell’Anima, apre
figlio. Emergendo dalle acque unifican - una “pausa nella narrazione” (Bachelard),
ti della solutio padre e figlio sono sedu - stimola la coscienza a perdersi creativa-
ti sullo stesso trono con Mercurius. La mente nel labirinto di Cnosso per trovare
sua presenza completa l’identità di soluzioni inventive al blocco, allo scacco
padre e figlio all’interno di una struttu - matto in cui la vita e l’esistenza spesso con-
ra trinitaria. duce, a livello individuale e collettivo.
in Fabricius Come l’irrigazione nei campi, l’immagina-
zione è un contenitore della rugiada mattu-
In termini psicologici ciò significa che tina, stimola creativamente e accompagna
ogni coscienza schematica, rigida, preordi- con la freschezza dell’intuizione il pensiero
nata, deve essere metaforicamente uccisa razionale, esplorando le caverne buie dove
per dare spazio al rinnovamento e alla rina- alloggiano draghi e figure uroboriche e il
scita di una nuova acquisizione nata dalla cui risveglio a volte necessario mette a dura
capacità di poter integrare nella luce della prova la determinazione, la costanza del-
coscienza parti del mondo immaginale, del- l’individuo e del sociale. Percorrere i mean-
l’inconscio personale e collettivo. Tutto ciò dri di immagini bizzarre ed invalidanti è un
comporta la caduta del vecchio re, che pericolo che accompagna ogni viaggio per
lasciato da solo, con le sue ferite è in attesa la conquista della conoscenza sapienziale e
• 79 •
L’attività immaginativa: una finestra per l’Anima, F. Testa
rimento mi insegnò quanto possa essere lare che parte dall’autenticità del proprio
d’aiuto – da un punto di vista terapeuti - essere senza rimuovere le ombre, da quello
co – scoprire le particolari immagini che che ognuno è, per proiettarsi alla ricerca di
si nascondono dietro le emozioni. soluzioni che costantemente inducono a
Jung
guardare,r e g a r d e r, sporgersi con gli occhi
oltre il muro della
Gli enigmi della mente
propria ristretta e
affascinano; l’uomo primitivo
limitante visione.
e arcaico che è dentro ognuno
desidera essere portato sulle Lo sguardo del
spalle dall’uomo civile, in un pensiero ha bisogno
costante confronto dialogico di spingersi oltre il
evitando identificazioni mas- noto, non in una sor-
sime e inflazioni; l’immagi- ta di operazione spe-
nazione cambia lo sguardo, culativa e metafisica
spinge lo spettatore ad essere che allontana dalla
attore, munito di una respon- realtà e dalla mate-
sabilità etica per accogliere in ria, poiché l’immagi-
maniera ospitale lo sconosciuto, lo stranie- nazione, come ben sapevano gli alchimisti,
ro con cui arrivare a un patto, prospettando ha connessioni ed intrecci col corporeo, il
l’idea della continuità piuttosto che quella fenomenico, dal momento che l’alchimista
della segmentarietà tra il dentro e il fuori. operava agendo sulla materia, rintracciando
L’immaginazione ci ricorda che la ricerca in essa, dopo vari processi trasformativi la
dell’invisibile è una C e rca eterna e il com- quinta essenza, la pietra filosofale, il Sé. In
pito di cui ognuno secondo la propria storia ambito psicologico questo insegnamento,
è portatore, rappresenta il senso della vita secondo una prospettiva immaginale e non
mentre il lavorio con le immagini, i proces- nominalista, permette di evidenziare che la
si di riflessione e di elaborazione psichica realtà psichica ha una sua valenza troppo
della realtà e la Tradizione ermetica diven- spesso trascurata e che inoltre ogni proces-
tano lo sfondo a cui guardare quando le pro- so di conoscenza passa attraverso l’unione
ve diventano difficoltose, impervie e che in tra l’artifex e la materia.
fondo la complessità dell’esistenza è rac-
Così come avviene in ambito psicoanali-
chiusa in un granello di semplicità.
tico ogni processo creativo attiva il trans -
L’immaginazione intesa in tale senso, fert e il controtransfert, come nell’opus del-
sullo scenario della costruzione e dell’ac- lo scultore e di ogni artista esiste un reci-
quisizione della conoscenza si pone come la proco scambio e cambiamento tra l’io e il
chiave di Iside, che permette all’individuo e tu, dentro di noi e là fuori, in una sorta di
al collettivo di dare spazio ad un atteggia- contaminatio reciproca, superando il duali-
mento del pensiero sensibile, fluido, circo- smo degli opposti che la coscienza intrinse-
• 82 •
ATTRAVERSO LA PSYCHE
camente ha trovato sulla strada dell’evolu- come un vettore che potrebbe condurre l’A-
zione per acquisire metodiche e prospettive nima personale e quella del mondo a ripie-
che integrano, amplificano e allargano gli gare su se stessa, recuperando l’intima
orizzonti quotidiani. Pertanto immaginare essenza della conoscenza intesa come amo-
diventa un’azione che porta re per la riflessione conside-
a l l ’ i m m a g i n a r-si, che mette rata come “un istinto che
al centro del processo di tra- induce l’uomo a genufletter-
sformazione l’uomo stesso, si, ripiegarsi” (Jung) di fron-
colmando la scissione ope- te alla energia archetipica, in
rata dal pensiero cartesiano un momento storico dove le
tra materia e spirito, ponen- immagini sono diventate
dosi come un avvolgimento idoli, dogmi e portatrici di
sulla propria interiorità per lacerazioni e di morte, infla-
dare senso e significato ad zionando la comunicazione
una civiltà, che sempre di con apparizioni che ne tradi-
più oggi si è allontanata dal scono la complessità; le
divino inteso come forza immagini staccate e separa-
archetipica e numinosa, per te dai luoghi rituali si stanno
manipolarlo a proprio uso e consumo, prendendo la rivincita sul loro uso perverso
secondo progetti di supremazia e di repres- da parte dell’uomo, diventando maniacali,
sione della diversità dell’Altro. esplosive piuttosto che anche segrete ed ini-
ziatiche come nei “riti di passaggio” (Van
Se “l’uomo è fatto della stessa sostanza di
Gennepp).
cui sono stati fatti i sogni” (Shakespeare) ed
“è una figura tra le tante” (Rilke), allora fare Penso immaginalmente al racconto del-
germogliare la vitalità numinosa e archeti- la favola di “Eros e Psiche” di Apuleio dove
pica dell’immaginazione, incanalarla, con la giovane Psiche cerca di fare luce con una
l’ausilio di utensili adeguati (per esempio la fiamma di una candela nei misteri dell’u-
ricchezza del pensiero della Tradizione, la nione col divino, avvolta nella oscurità uro-
conoscenza dei processi creativi, gli stimoli borica dell’ignoto e del divieto di conosce-
della ricerca scientifica e psicoanalitica) in re. Psiche che ama penetrare, oltrepassa il
forme molteplici e variegate può contribui- limite imposto e guarda l’Altro, si sporge
re a far muovere emozioni e sentimenti con- per colpire il giovane amante ed allora sco-
tenuti nel crogiolo alchemico per far nasce- pre che in fondo il m o n s t r u m, non è niente
re una nuova ma antica consapevolezza, altro che Eros, il daimon che congiunge il
quella della unione degli archetipi Maschile pieno col vuoto, la povertà con la ricchezza,
e Femminile, dell’umano col divino. la terra col cielo. Questa coppia immagina-
Vorrei raccontare una immagine cara al le, Psiche/Eros, induce a riflettere sulla
capacità dell’inconscio collettivo di produr-
pensiero mitico e a quello psicoanalitico
re storie simboliche che ampliano la
• 83 •
L’attività immaginativa: una finestra per l’Anima, F. Testa
coscienza come si verifica ogni volta che quando il dio è addormentato, tradisce la
tentiamo di superare i confini imposti, per conoscenza iniziale di cui era portatrice ed
conoscere l’altro, l’invisibile apre il pensiero ad una nuova
e tale operazione deve avve- dimensione: quello della
nire con uno stile del tutto Cerca, del viaggio dell’ani-
particolare, ovvero attraver- ma personale nell’Anima
so la fiamma di una candela, mundi, attraverso il confron-
la luce fioca della coscien- to non più con la presenza
za, che non si impone con piena e nascosta ma con l’as-
forza erculea ma penetra senza, la mancanza derivan-
furtivamente, ermeticamen- te dall’essersi avvicinati,
te nella prospettiva dell’al- anche se per poco, alla visio-
tro, abbandonando inoltre ne dell’invisibile.
l’atteggiamento apollineo
Il contatto col divino, la
accecante. Tutto questo per
forza transpersonale ed
dire che la conoscenza del-
archetipica dell’E ros, accen-
l’ignoto e dell’invisibile
de in Psiche la fiaccola della
necessita una sorta di elogio della penombra
conoscenza esoterica ed iniziatica, colorata
e che la conoscenza autentica, profonda,
dalla consapevolezza che l’umano tende a
deve essere accompagnata da Eros come
sviluppare, integrare e ampliare la funzione
tensione verso il mistero, vero compito del-
religiosa intrinseca all’archetipo del Sè:
l’uomo esoterico. L’invisibile, il demonia-
co, appare qui nella veste di monstrum, Il vero rapporto dell’uomo con dio per
avvolto nelle fantasticherie sottili che l’om- essere completo, deve includere sia l’a -
bra invidiosa delle sorelle ha insinuato nel more, sia il timore. Se ci sono entrambi,
cuore della giovane fanciulla; l’ombra come possiamo essere certi che il nostro rap -
un manto di oscurità, accende la fiaccola porto con lui è adeguato: l’uno relativiz -
della curiosità nella interiorità di Psiche che za l’altro; nel timore possiamo sperare,
decide di uscire dalle sue certezze dorate, nell’amore diffidare. Queste due condi -
ma vuote, da stanze solitarie per immettersi zioni fanno appello entrambe alla nostra
nel talamo nuziale, oltrepassando i vincoli coscienza, alla nostra riflessione, alla
nostra ragione.
imposti dall’amore silente e tenebroso: la
rottura del patto, come condizione necessa- Jung
ria per la nascita e l’evoluzione della La bellezza a cui giunge questa cono-
coscienza si impone come evento religioso scenza è ricoperta dall’unione tra gli oppo-
e divino: intraprendere la strada dell’indivi- sti: il cielo e la terra, il maschile col femmi-
duazione all’interno della cornice relazio- nile, la presenza e l’assenza. È la bellezza di
nale con il daimon Eros. vedere l’inaspettato che sfugge alla cattura
Psiche, guardando nei misteri della notte permanente della mente della giovane fan-
• 84 •
ATTRAVERSO LA PSYCHE
ciulla, ma viene fermata invece dagli occhi Possiamo anche sottolineare come il
spaventati ed innamorati di Psiche. Sembra mortale quando guarda, apre, si insinua e
che solo l’imaginatio, possa penetra come l’acqua di un
permettere al pensiero di ruscello, nelle pieghe del
“pensare” l’invisibile, misterico, ne viene contagia-
accostarsi ed aprire un var- to, si brucia, in una sorta di
co, un contatto, per entrare inflazione psichica momen-
tanea: la disperazione di
in relazione. La meraviglia,
essere abbandonata, la per-
los t u p o r, sono emozioni e
dita dell’unione con l’altro,
stati d’animo che sempre di
spinge la Psiche ad essere
più andiamo smarrendo viandante, approdare per
relegandoli in qualche stan- picchi e valli non alla ricerca
za di museo; Psiche invita della nostalgia dell’uroboros
invece il pensiero a non vissuto, ma della potenza
perdere il gusto della mera- luminosa del daimon che
viglia e della sorpresa che unisce gli opposti.
l’umano sperimenta negli
La conoscenza che si crea
eventi incomprensibili. La
in Psiche quindi le permette di lasciare la
coscienza di Psiche tenta di aprirsi una feri- bellezza statuaria, marmorea, come in una
toia nei giardini rinascimentali dove la rela- scultura di Canova, a cui l’avevano sotto-
zione con l’altro diventa elemento privile- posta gli dei suscitando le ire di Venere, per
giato; è una coscienza che si avvale non del- recuperare una sua totalità completamente
la superbia del sapere come potere, ma con umana e che attraverso l’esperienza è possi-
una luce fioca rispetta i tempi di esplorazio- bile dare corso all’Opus del fare creazio-
ne e comprensione della totalità del miste- ne/distruzione.
ro; pertanto è una coscienza che affonda le
Psiche sa che quando si avvicina troppo
radici non nel potere ma in Eros; inoltre non alla bellezza eterna, vis à vis, le cose ritor-
è ammaliata dall’ubbidienza verso l’omolo- nano alla propria dimora, non in terra, ma
gazione di rimanere al proprio posto, perpe- nel cielo, attivando nell’umano il compito
tuando una sorta di adattamento nei con- della Cerca del mistero dell’unione del per-
fronti di una condizione uroborica. La vera sonale con l’archetipico, confrontandosi
imaginatio allarga il respiro della nascente con l’Anima, intesa come artifex duplex,
coscienza e conduce alla luce, la vicinanza archetipo mercuriale della vita, l’unione
con la scintilla plotinica come condizione degli opposti, condizione necessaria per il
aprioristica dal momento in cui, come acca- processo di individuazione. Psiche va oltre,
de nella favola di Aupleio, l’umano si ripo- conosce con passione erotica, risveglia la
sa e si addormenta accanto al divino. coscienza dalle anestesie quotidiane, evi-
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L’attività immaginativa: una finestra per l’Anima, F. Testa
denzia che il sapere nella sua trasmissione senza snaturare l’identità dell’archetipo del
deve essere accompagnato dal desiderio Femminile, rimanendo fedele al tema della
dell’Anima di incontrare bellezza come uno
l’altro, piuttosto che degli enigmi della
solipsisticamente rimane- mente umana, ma
re prigionieri nelle pro- soprattutto invita e
prie torri d’avorio. suggerisce di imma-
ginare esteticamente
La giovane fanciulla
i fenomeni che acca-
immette sul campo del
dono con gli occhi di
suo peregrinare la perce-
Afrodite, vero arche-
zione estetica dei sensi,
tipo dell’armonia del
accoppiando la ricerca
Cosmo.
dell’amore con quello della conoscenza
Bibliografia:
The beginning of psychoanalysis starts from a basic and necessary condition: the
existence of unconscious. In this context human life cannot be set apart from this
symbolic reality while the comprehension of the events can be read through the the -
matic of life and death.
Nella seconda topica il termine d’incon- ricorso alla sola regola della libera associa-
scio qualifica l’istanza zione per ottenere il materia-
dell’Es e si applica parzial- le dell’inconscio.
mente a quelle dell’Io e del Il procedimento delle
Super Io. “libere associazioni” è dun-
que costitutivo della tecnica
Per la psicanalisi contem -
psicanalitica: esso consiste
poranea, l’inconscio è il luogo
nell’esprimere senza discri -
d’un sapere costituito da un
materiale linguistico in se minazioni tutti i pensieri che
stesso sprovvisto di significa - vengono in mente sia a par -
zione che organizza la “jouis - tire da un elemento dato
sance” e che regola il fanta - (parola, numero, immagine
sma, la percezione, ed anche di un sogno, rappresentazio -
una grande parte dell’econo - ne qualsiasi), sia in modo
mia organica. Questo sapere spontaneo (Enciclopedia del -
ha per causa il fatto che il rap - la psicanalisi di Laplanche
porto sessuale non può essere compreso come Pontalis, Ed. Laterza, 1981).
un rapporto naturale, poiché non c’è uomo né Ma dire tutto quello che viene in mente
donna se non partendo dal linguaggio. non è cosa semplice.
Dictionnaire de la psychanalyse Questo processo permette al soggetto di
Larousse, 1993 rivelare il “movimento pulsionale” che lo
abita, aldilà di ogni razionalizzazione e con-
In questo senso Jacques Lacan affermava venienza sociale. In questo senso l’interpre-
in maniera lapidaria: l’inconscio è struttu - tazione dei sogni e dei lapsus costituisce il
rato come un linguaggio. E dava agli aspi- paradigma fondamentale dell’atto analitico,
ranti analisti la consegna di fare molti rebus che rivela “la libido” stessa del soggetto.
e cruciverba. Questo concetto fu alla base della sepa-
È così, nella parola, attraverso la libera razione tra Freud e Jung, attorno al 1910.
associazione, metodo della terapia analitica Per S. Freud la libido è l’energia costitui -
scoperta da Freud, che il soggetto si rivela a ta dalle trasformazioni della pulsione ses -
se stesso, attraversando i meandri dell’in- suale riguardo all’oggetto (spostamento
conscio. degli investimenti), alla meta (sublimazio-
Attraverso il percorso analitico, come in ne, per esempio), alla fonte dell’eccitazione
una metafora del cammino di Ulisse, cia- sessuale (diversità delle zone erogene).
scuno scopre se stesso, per mezzo dell’Al- In C.G. Jung la nozione di libido si è
tro, parte nascosta del Sé. ampliata sino a designare l’energia psichica
L’uso del termine “psicanalisi” ha stori- in generale, presente in tutto ciò che è t e n -
camente consacrato l’abbandono della denza verso. In definitiva essa è l’energia
catarsi sotto “ipnosi” della suggestione e il vitale.
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La psicanalisi di S. Freud , A.M. Buonincontro - F. Sinatra
Ora il termine “libido” significa in latino Questo segna le fasi dello sviluppo del-
“desiderio”. In questo senso, la sessualità è l’Io: fase orale, fase anale e fase genitale.
per Freud alla sorgente stessa del desiderio: Dall’Io all’Altro, il soggetto può “divenire”
desiderio dell’Altro. e trasformarsi.
D’altronde, uscire dal mon- La fonte della pul-
do dei “bisogni”, delle neces- sione è di origine
sità della vita ed entrare in interna, psichica: essa
quella dei “desideri” costitui- costituisce o il luogo
sce forse l’essenza stessa della in cui appare l’eccita-
cura, in cui il soggetto diventa zione (zona erogena,
artefice d’una parola e di un organo, apparato) o il
desiderio e diventa attore di un processo somatico
mondo che è il suo. che si attua in quella
Da un punto di vista qualita- parte del corpo che
tivo – sostengono giustamente viene percepito come
Laplanche e Pontalis – la libi- eccitazione.
do non è riducibile, come vor- In questo senso, la
rebbe Jung, a una energia mentale non spe- pulsione sessuale può essere concepita
cificata. Se essa può essere “desessualizza- come il prototipo o il paradigma di ogni
ta”, specie negli investimenti narcisistici, investimento pulsionale del soggetto.
ciò avviene solo secondariamente e in Altri concetti importanti, alla base della
seguito a una rinuncia alla meta specificata- psicanalisi freudiana, sono: Trauma, Inter-
mente sessuale. pretazione, Transfert e Controtransfert.
Inoltre, la libido non ricopre mai tutto il A partire dal trauma del paziente che si
campo pulsionale. Essa si situa al limite costituisce in soggetto d’analisi ed attraver-
somatico-psichico e non è che la manifesta- so l’interpretazione dell’analista, il proces-
zione dinamica nella vita psichica della pul- so della cura si svolge fondamentalmente in
sione sessuale. un movimento di va e vieni tra transfert
Nella prima edizione dei Tre saggi sulla (soggetto verso l’analista) e controtransfret
teoria della sessualità del 1905, Freud insi- (analista verso il soggetto) che è figura di
ste sul fatto che la libido – che sta all’amore un dialogo tra due inconsci, tra legame e
come l’istinto di nutrizione sta alla fame – separazione.
rimane affine al desiderio sessuale in cerca Trauma: evento della vita del soggetto
di soddisfacimento e consente di riconoscer - che è caratterizzato dalla sua intensità, dal-
ne le vicissitudini. l’incapacità del soggetto a rispondersi ade-
Così, la libido, secondo Freud, comince- guatamente, dalla viva agitazione (ansia) e
rebbe con l’investirsi nell’Io (narcisismo dagli effetti patogeni durevoli che esso pro-
primario) prima di essere inviata, a partire voca nell’organizzazione psichica; Trauma
dall’Io, su oggetti esterni. equivale a ferita.
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ATTRAVERSO LA PSYCHE
gioco simbolico del linguaggio (Lacan). La cura analitica è un’opera d’arte, per-
La psicanalisi è un’avventura, la più ché essa non è che la creazione stessa del
grande avventura: quella di far soggetto.
fronte e scoprire sé a se stesso. Gli artisti sono i nostri
La psicanalisi in definitiva veri maestri, diceva
opera una rottura con il sapere Freud stesso. L’arte ci
lineare della scienza. Essa stimola a vivere, come
costituisce una seconda rivo- l’amore. La psicanalisi è
luzione copernicana, in cui la forse la scienza dell’arte,
coscienza (come la terra) non un’esperienza profonda,
è più al centro di tutto. viva d’umanità.
Quante paure, quante dife- E poi la morte. Se la
se, per accedere alla libertà di sessualità fu un tabù del
orizzonti sconosciuti: come XX secolo, la morte, for-
Prometeo occorre rubare il se, è quello del XXI
fuoco degli dei, malgrado tutti secolo, in un pensiero
i rischi e i pericoli. magico che ci offre ogni
L’uomo, né angelo né bestia giorno la visione di un
– diceva Pascal – strano miscuglio dei due. mondo in cui domina un Eros insaziabile ed
L’amore e Psiche ed Eros e Thanatos. Cor- adolescente e quasi “immortale”: il culto
po ed anima. Tempo e ... dell’eterna giovinezza.
No l’eternità non è che dei bambini: Non siamo che paesaggio di quotidianità
eppure essa fa sognare, come l’Olimpo dei sognante, in trasformazione e metafora
Greci. (poesia).
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Segnalazioni editoriali
LUIGI POLO FRIZ
La Massoneria italiana nel decennio post-unitario. Lodovico
Frapolli.
FrancoAngeli Storia, Milano, 1998, pp. 368, 22,00
La Massoneria italiana, intesa come componente di una entità
politica unitaria, nacque nel 1859. A partire dal 1862 del suo
filone più ortodosso ed istituzionalizzante fu interprete assoluto
Lodovico Frapolli, che con Francesco De Luca ne resse le sorti,
alternandosi con lui alla Gran Maestranza o alla Presidenza del
Supremo Consiglio fino al settembre 1870. Quanto si è scritto
fino ad oggi su questo periodo è incompleto ed approssimato; è
oltretutto frutto di una letteratura di parte, massonica ed antimassonica. L’autore ha ricu-
perato le C a rte Frapolli, uno dei rarissimi casi, se non l’unico, in Italia, di conservazione
quasi completa di archivi sul tema. Grazie ad esse ha potuto ricostruire origine e svilup-
po dell’Istituzione nel nostro Paese ai suoi albori. Ha integrato questa fonte con i docu-
menti conservati nei principali archivi italiani ed ha condotto approfondite ricerche in
biblioteche estere, in particolare a Parigi e a Budapest.
Con un intenso lavoro di ricerca, gli autori di questo volume hanno ritrovato i documenti
di fondazione della Loggia. Solo la peculiare condizione dell’Officina, per sette anni dal-
la fondazione all’obbedienza del Grande Oriente di Francia, ha loro consentito di recu-
perare dalla Bibliothèque Nazionale di Parigi le Carte che ne comprovano la costituzione.
Ne illustrano inoltre l’attività fino al 1925 e ne ricostruiscono la rinascita dopo la seconda
guerra mondiale. Ancor più, sfruttando persino testimonianze orali, hanno saputo inop-
pugnabilmente dimostrare la continuità del lavoro iniziatico durante il ventennio fascista.
Considerata la particolare situazione dell’Italia in quel periodo, le distruzioni operate dal
Regime e gli occultamenti in condizioni precarie, per la più antica Loggia italiana tutto
questo ha del miracoloso.
Esprimiamo la nostra meraviglia nel vedere così estesamente sfruttati gli organi ufficiali
dell’Ordine, che solo da qualche anno sono utilizzati dagli storici. Eppure si può dire che
dal 1862 ad oggi il lavoro massonico è ampiamente riportato in riviste che con continuità
ne hanno riprodotto gli atti. Di fronte a così ricche fonti a stampa, facilmente consultabili
da tutti in alcune biblioteche profane di chiara fama, sentiamo l’obbligo di chiederci in che
cosa consistesse il famoso segreto massonico, tanto conclamato in passato dagli avversari
dell’Istituzione.
Possiamo oggi rispondere con maggiore serenità a questa domanda. All’interno delle
Logge sono il perfezionamento dell’individuo, la levigazione della pietra grezza che ven-
gono perseguiti e di tutto ciò vogliamo essere i gelosi custodi, considerato che la Mas-
soneria è comunque una società di iniziati, cioè di persone che per entrarvi hanno dovuto
affrontare delle prove.
Trionfo Ligure
Marco Amadei, ex Venerabile – Giampaolo Barbi Venerabile in carica
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SEGNALAZIONI EDITORIALI
mente legato ad una rigorosa filosofia della democrazia, consentono di delineare un oriz-
zonte complessivo che può essere di grande fascino per ripensare i fondamenti, le forme, le
pratiche della Repubblica democratica, anche e soprattutto negli odierni scenari globali.
Attraverso percorsi che si snodano tra movimenti politici e contesti storici e culturali (dal
R i s o rgimento alla Resistenza fino alla prefigurazione dell’Europa Unita), ma anche
geografici (le radici repubblicane del civismo nei comuni italiani e il confronto con i mo-
delli europei, a partire da quelli elaborati in Inghilterra), si affrontano concetti e categorie
centrali del lessico politico e istituzionale, come quelli di libertà, eguaglianza, federalismo,
diritti, cittadinanza, ma anche nozioni, spesso in ombra, come quelle di dovere, socialità,
dialogo pubblico, educazione democratica.
Ripensare le radici della Repubblica, a partire dal pensiero di uomini che si sono posti
all’incrocio tra culture politiche volte al rafforzamento e all’espansione della democrazia,
è esercizio utile anche per esaminare problematiche che attengono il presente, sia su un ver-
sante prioritariamente teorico-politico – le forme della libertà e i nessi tra questa, la
democrazia e l’eguaglianza –, con il rischio di torsioni autoritarie e illiberali, nonché la crisi
di quella “democrazia del dialogo” (su cui, calogerianamente, si impernia la democrazia
stessa) messa sotto attacco da tendenze come quella del video-potere.
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SEGNALAZIONI EDITORIALI
BARBARA CARUSO
Preludio a una dittatura. La legge fascista del 26 novembre 1925.
Atti Documenti, testimonianze.
Aracne Editrice, Roma, 2003. pp. 222 13,00
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SEGNALAZIONI EDITORIALI
Esso risulta invece, in tutta evidenza, dal dibattito parlamentare sul disegno di legge nel
quale la distanza tra gli oratori è tale da far pensare che essi si confrontino su due diversi
provvedimenti: da un lato, fatti e misfatti della Massoneria; dall’altro, il diritto di associa-
zione e i principi dell’ordinamento liberale.
In coloro ai quali non sfugge il reale intendimento della legge è piena la consapevolezza del-
la drammaticità dell’evento che sta per compiersi: la fine di un’epoca, di una concezione del
mondo e del diritto incapace di difendere il suo bene più prezioso: la libertà. È pur vero che
la lezione non andrà smarrita e gli uomini della Costituente sapranno, essi per primi, trarne
i frutti migliori e, a nostro avviso, non ancora superati. Resta tuttavia il disagio per una
memoria che scolora, per una storia che sembra non abbia più nulla da insegnare all’uomo
nuovo del terzo millennio, al cittadino del mondo. Ma lo spazio infinito e le infinite possi-
bilità possono distogliere, ma non risolvono quello che resta un problema antico: il rispet-
to, insieme alla propria, dell’altrui libertà.
FRANCO VALGATTARRI
Il rito di York in Italia (1962-1983)
Artemis, Reggio Calabria, 2004, 25,00
è oggetto del primo scritto. I rimedi più efficaci, e al contempo non improvvisati, che pos-
sono agevolare la buona sorte – amuleti, incantesimi e scongiuri – sono invece spiegati nel
secondo, composto sotto forma di un’erudita lettera di un padre al figlio. Lo stile dei due
scritti testimonia, in pieno XVIII secolo, la sopravvivenza di una tradizione esoterica di tipo
ermetico e magico, in forte contrasto con l’immagine di razionalismo radicale solitamente
associata all’età dell’Illuminismo.
FABIO TRIPALDI
L’ossessione dello Spirito
Mimesis, Milano, 2004, pp. 287, 16,00
FRANCESCO DI MARINO
Sophia. Il ritorno della gnosi.
Con un saggio introduttivo di Claudio Bonvecchio
Mimesis i cabiri, Milano, 2004, pp. 128, 10,00
MANLIO MARADEI
Nove Lune Altrove. Un cammino iniziatico.
Bastogi Editrice Italiana, Foggia, 2004, pp. 179, 12,00
In Nove Lune Altrove il girovago Orazio dice che “ogni libro ser-
ve a salirci, per avere due o tre centimetri in più sotto i piedi, fin-
ché arrivi a guardare oltre il muro che nasconde l’infinito”.
Anche Nove Lune Altrove ha l’ambizione di essere un piccolo
gradino per chi legge.
È la storia delle estreme avventure vissute da un misterioso vian-
dante dalla barba di rame che era diventato come un’antenna
orientata su altri mondi: per suo tramite particelle di sacro face-
vano irruzione su chi gli stava accanto, e scatenavano profonda commozione. Ma quali
erano i suoi veri poteri? E perché una setta malefica voleva ucciderlo?
EPICURO
Lettera a Meneceo (o della felicità)
Traduzione e commento a cura di Giulio Cesare Maggi
Prendendo le mosse dalla celebre Lettera a Meneceo di Epicuro,
limpidamente resa in italiano da Giulio Cesare Maggi, Past Presi-
dent del Rotary Club Milano Est, medico ed umanista, il pensiero
dell’antica felicità è qui analizzato nella sua evoluzione storica e
culturale.
È interessante osservare come il pensiero umano, partendo da quel-
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SEGNALAZIONI EDITORIALI
lo degli Antichi, sia andato evolvendo, talora aderendo, talaltra contrastando gli accadimenti
che hanno caratterizzato la storia dell’Uomo e l’ethos ad essa correlato.
Il commento che segue il testo epicureo analizza l’etica della felicità che la Costituzione
americana del 1776 e quella francese del 1789 riconobbero come uno dei diritti fondamen-
tali dell’Uomo.
Sono particolarmente lieta di presentare questa opera che l’autore, con il sostegno del
Rotary Club del Gruppo Milano 3 del Distretto 2040 del Rotary International, offre a favo-
re di quella importante Istituzione umanitaria che è la Fondazione Floriani per le cure ai
malati terminali: la Presidente della Fondazione donna Loredana Floriani è socia onoraria
del Rotary Club Milano Est.
Il volume merita quindi tutto il mio apprezzamento ed il mio plauso così come mi auguro
quello dei Lettori dato anche lo scopo umanitario dell’iniziativa.
Alessandra Faraone Lanza
GIOSUE CARDUCCI
Discorsi parlamentari
Con un saggio di Roberto Balzani
Senato della Repubblica, Roma, Archivio storico e Società
Editrice il Mulino , Bologna, 2004. pp. 190 15,00
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SEGNALAZIONI EDITORIALI
ANTONIO PANAINO
Rite, parole et pensée dans l’Avesta ancien et recent
Quatre leçons au Collège de France (Paris, 7, 14, 21, 28 mai
2001)
Österreichische Akademie der Wissenschaften
Queste quattro lezioni, tenute presso il Collège de France (maggio
2001), sono dedicate a quattro argomenti riuniti sotto il titolo Rito
Parola e Pensiero nell’Avesta Antico e Recente: 1) la questione e la
definizione della tradizione rituale zoroastriana e la cosiddetta
caratteristica anti-ritualistica della letteraturag˝ƒica con una dis-
cussione critica sui dibattiti recenti a proposito della cronologia e
della storicità di Zoroastro; 2) l’interiorizzazione del rituale con
particolare attenzione rivolta alla funzione delle pratiche rituali rispetto al testo sacro e al
potere del ma…ƒra-; 3) il concetto e la funzione di aπ≥a-tra rituale ed etica con uno sguardo
generale sul contesto indo-iranico, con particolare riguardo alle relazioni tra rtá-,druh- e
ánrta-; un altro paragrafo affronta la definizione del ruolo di Zoroastro nelle G˝ƒa e la sua
presunta dimensione “mitica” e “letteraria”; 4) l’ultima lezione è dedicata alla definizione
dell’orientamento religioso della letteratura antico avestica in confronto con i testi mazdai-
ci recenziori in avestico, antico persiano e pahlavi. La definizione dell’idea di scelta opera-
ta dai due Mainyu primordiali (Sp™n≥tae Aºra) è affrontata dopo alcuni passi g˝ƒicicon un’a-
nalisi del ruolo giocato dalle forze ahrimaniche nel sistema mazdaico. Il lettore troverà anche
alcune riflessioni sulla inferiorità ontologica dei demoni sviluppata alla luce dell’interpreta-
zione di E. Cassirer.
Il testo è dotato di indici utili per l’interesse degli studiosi che operano nel settore della lin-
guistica e della filologia indo-iranica così come per gli storici della religione.
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SEGNALAZIONI EDITORIALI
non è, di per sé, oggetto di questa scelta). Dei molti ambiti disciplinari coinvolti nel discorso
sulla guerra si documenta qui quello filosofico, in senso lato: accanto ai filosofi, infatti, sono
presenti pensatori politici, militari, giuristi; sono invece esclusi gli apporti delle scienze
umane e sociali e delle relazioni internazionali. La destinazione prevalentemente didattica
di questo lavoro (che ha indotto a premettere a ciascun brano un’analisi concettuale che ne
agevoli la comprensione, e che integra le finalità di questa Introduzione) e il taglio estre-
mamente selettivo (che ha portato – oltre che a esclusioni dolorose di autori e opere – a tra-
lasciare, nonché quella europea, la ricca produzione antica e medievale sulla guerra e l’in-
tera problematica delle nuove guerre e della guerra globale) non tolgono che si sia aspirato
ad attingere alcuni tratti di originalità: infatti, non solo si presentano, tra l’altro, le prime
traduzioni italiane moderne di parti del De iure belli ac pacis di Grozio diverse dai P role -
gomeni, nonché dei lavori di Vitoria, di Gentili, di Vattel; non solo viene recuperato un testo
scarsamente circolante come quello di Erasmo; ma soprattutto – attraverso la scelta degli
autori e dei brani – si aspira a fornire il profilo di una più generale ricostruzione teorica e
storica dei modi in cui è stato pensato, nel corso degli ultimi cinque secoli, il rapporto fra
guerra e politica.
ROGER PEYREFITTE
I Figli della Luce (Il Grande Oriente)
Raffaelli Editore, Rimini, 2005
pp. 387, 23
Esce in questi giorni il volume di Roger Peyrefitte I Figli della Luce (Il
Grande Oriente). Il libro, primo titolo di una collana esoterico-massoni-
ca, denominata TOIS SEBASTIKOIS, contiene due introduzioni paral-
lele, la prima di Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia,
e l’altra di Don Paolo Renner, docente di Teologia cattolica presso l’Isti-
tuto di Scienze Religiose di Bolzano. Pubblichiamo qui la prima nella sua
integrità.
Sulla Massoneria è insorta e si è diffusa, ormai da molti decenni, una vasta letteratura dal
diseguale valore che ha contribuito a chiarirne la storia, le idee e le finalità. Si tratta di testi
per lo più di facile reperibilità sul mercato editoriale e chiunque, pur animato da semplice
curiosità, volesse conoscere i rituali dei vari gradi non ha che da consultarli. Parallelamente
anche la storiografia scientifica si è andata via via affinando in questi ultimi anni con
notevoli contributi di parte accademica. E, fra tutti, va qui ricordato almeno il più recente e
magistrale saggio del prof. Fulvio Conti, Storia della massoneria italiana-Dal Risorgimen -
to al fascismo (Il Mulino, Bologna, 2003).
All’approfondimento della sua autentica natura è valsa altresì l’opera di rinnovamento del-
la stessa Libera Muratoria ben consapevole della necessità d’un franco e serio confronto con
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SEGNALAZIONI EDITORIALI
la società civile del nostro tempo. La trasparenza caratterizza il suo rapporto col mondo, la
riservatezza dei suoi lavori rituali quello dell’intimo affinamento interiore del massone
proteso al superamento delle sue scorie, retaggio di umana miseria. Questo sforzo, compiu-
to negli ultimi anni dal Grande Oriente di Palazzo Giustiniani, si concretizza in un numero
crescente di iniziative pubbliche che ha il suo culmine in questi mesi con le celebrazioni del
bicentenario della Massoneria italiana contrassegnata dal simbolo del GOI.
Tanto impegno, culturale e organizzativo, dovrebbe certamente preludere ad una più felice
stagione di reciproco rispetto con le istituzioni del nostro Paese, in passato spesso diffiden-
ti sulla reale natura delle attività massoniche. La via della conoscenza in realtà non ha alter-
native nell’odierna complessità delle dinamiche sociali.
E, tuttavia, curiosamente fra tanta saggistica si segnala ben poca narrativa; si direbbe che
gli autori italiani non abbiano mai considerato la Massoneria come tema interessante per un
romanzo. La lacuna viene ora colmata attingendo all’estero, con la riproposizione di un
classico quasi del tutto dimenticato. Si tratta de I Figli della Luce di Roger Peyrefitte, che
fu pubblicato in Francia nel 1961 e tradotto in italiano nell’anno successivo. L’opera, ormai
introvabile, riappare in libreria grazie all’ammirevole e meticoloso impegno del fratello
Moreno Neri; la sua nuova versione è particolarmente curata non solo nella fluidità della
traduzione quanto ancor più negli aspetti filologici e lessicali cosicché sono state corrette
diverse imprecisioni della terminologia massonica fin troppo evidenti nella prima
traduzione.
Per quanto datata – il romanzo fu scritto sul finire degli anni Cinquanta – l’opera mantiene
ancora una certa freschezza dell’impianto complessivo e non può quindi essere relegata al
genere dell’antiquariato. Tutt’altro, essa è una testimonianza di vita autenticamente vissu-
ta e getta uno squarcio di luce notevole sulla Massoneria, e non solo su quella francese,
nelle sue varie articolazioni di Obbedienze e riti. È a suo modo un piccolo capolavoro di
antropologia libero-muratoria, che descrive nelle varie fasi un’avventura spirituale.
Il protagonista del libro, dato alle stampe da Raffaelli Editore, è Georges, un giovane ex-
diplomatico (come lo stesso Peyrefitte, solo una coincidenza?). Un gesuita, padre de
Trennes, lo instrada in qualche modo a scegliere la via massonica come più pertinente al
particolare temperamento del postulante, personalità inquieta animata da grande curiosità
e vivacità intellettuale. Ancorché apprendista, Georges conoscerà della Massoneria tutte le
diverse Obbedienze sia francesi che italiane, riuscirà a conquistarsi fiducia e confidenze da
parte dei suoi capi, perpetuamente teso a sciogliere il suo personale filo d’Arianna. Indur-
rà finanche la compagna Francoise a condividere l’adesione al messaggio massonico.
Ma altro è il filo conduttore del romanzo di Peyrefitte, estremamente denso e ricco di par-
ticolari frutto di documentazione di prima mano. I rapporti tra la Massoneria e la Chiesa
costituiscono dalla prima all’ultima pagina il vero nodo gordiano della riflessione svolta da
Peyrefitte. Si tratta di un tema ancor oggi attualissimo seppur attenuato da una reciproca
miglior conoscenza che di fatto si traduce in reciproco rispetto che tien conto delle dis-
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SEGNALAZIONI EDITORIALI
tinzioni e delle diversità dei fini e dei ruoli, da intendersi come arricchimento e giammai
come immiserimento delle coscienze. Certo molta acqua è passata (e per fortuna) dal clima
preconciliare, dalle vicendevoli rigidità scaturite all’indomani del secondo conflitto mon-
diale. I Figli della Luce ne è lucida testimonianza e basterebbe qui ricordare la misteriosa e
inquietante attività dei sinarchi francesi, un movimento ben attivo negli anni Quaranta che
vagheggiava una rivoluzione invisibile dall’alto con la nascita d’un governo occulto.
Tutto ciò è radicalmente contrario alle autentiche finalità della Massoneria che insegna anzi-
tutto a coloro che frequentano le Logge a sottomettersi ad un lungo e paziente lavoro per il
perfezionamento di se stessi, fondato sul celebre adagio: conosci te stesso.
Come giustamente rileva Serge Hutin (Governi occulti e società segrete - Dietro le quinte
della storia, tr. it., Mediterranee, Roma, 2a edizione, 1996): Esiste una differenza radicale
tra quelle società segrete il cui fine è innanzitutto di condizionare i propri adepti e poi il
mondo intero, e quelle che, al contrario, perseguono il fine d’una liberazione interiore sem -
pre più completa. Qui sta il motivo per cui i regimi totalitari proibiscono le Logge mas -
soniche e le organizzazioni similari. Non possono perdonare loro d’insegnare i mezzi per
pensare e agire liberamente. È assolutamente incontestabile: la Massoneria indica ai pro-
pri adepti la via del raggiungimento del perfezionamento individuale, e di conseguenza poi
del gruppo, una concezione più chiara del proprio ruolo nei confronti degli altri onde con-
sentire agli iniziati di esercitare più attivamente come cittadini le loro funzioni professio-
nali, sociali o politiche.
Queste note non potrebbero concludersi senza un riconoscimento ai meriti ed alla persona-
lità dell’autore de I Figli della Luce. Roger Peyrefitte (1907-2000) è stato grande conosci-
tore ed amante dell’Italia, uno degli ultimi viaggiatori sull’orma di Goethe. Anticonformista
e spiririto libertario, si è nutrito alle fonti del pensiero liberale. Fatale e ineludibile doveva
perciò risultarne l’incontro con la Massoneria, di cui nel romanzo che presentiamo dimostra
assoluta conoscenza. Scrittore colto e raffinato, acuto polemista, dalla vena a tratti causti-
ca, Peyrefitte è stato un punto di riferimento per le intelligenze più deste del nostro tempo,
sempre pronto a battersi contro tutti gli integralismi e le incomprensioni ideologiche. Seppe
con grande anticipo sui tempi puntare il dito contro le intolleranze dominanti nei confronti
dei diversi (si veda il suo primo romanzo, Le amicizie particolari).
Nessun romanzo aveva mai affrontato con altrettanta lucidità e dovizia di particolari il tema
della Massoneria, arduo argomento per uno scrittore seppur di rara perizia. Ancor oggi dob-
biamo essergliene grati e, in un momento storico in cui la scuola italiana pare aver dimen-
ticato le sue antiche radici romane, dobbiamo rilevare con franchezza: desinunt ista non
pereunt.
Gustavo Raffi
Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia
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Recensioni
FULVIO CONTI
Storia della massoneria italiana. Dal Risorgimento al fascismo
Società editrice il Mulino, Collana Biblioteca storica.
Bologna, 2003. pp. 464, 24,00
di Giuseppe Giarrizzo
Di questo libro dirò subito che si tratta di un testo importante, rilevante soprattutto per
l’imponente apporto di conoscenze criticamente saggiate, sia riguardo la geografia di quel
complesso fenomeno sociale sia per le accurate statistiche sulla sua dinamica. L’Autore è
consapevole di muoversi su un terreno storiografico su cui hanno già fatto prove “utili” Aldo
Mola e Ferdinando Cordova: sa bene altresì di essere andato molto oltre e nel merito e nel
metodo (chi volesse può leggere utilmente le note che Conti ha scritto per Clio 1998). E non
ho dubbi che da quest’opera può e deve muovere quella moderna lettura storica della Mas-
soneria otto-novecentesca in Italia da più parti auspicata. Altri vorrà riprendere il tracciato
sicuro dell’ampia parabola, a me preme piuttosto indicare quel che reputo acquisito e il mol-
to che ci aspettiamo dall’Autore stesso o da altri ricercatori che volessero cimentarsi nel-
l’impegno storiografico sul tema.
Acquisita è, con grande sobrietà e chiarezza espositiva (molto comunque si legge nelle
ricche note), la dimensione politica della Massoneria in Italia, ricostruita su fonti archivisti-
che note e meno note: in particolare l’archivio, finalmente riordinato e accessibile, del Gran-
de Oriente d’Italia. Una storia a volte intricata, cui conferisce unità l’azione dei grandi mae-
stri – da Lemmi a Nathan a Ferrari, oggetto da tempo di monografie e di giudizi non sempre
adeguati, che nella esposizione di Conti trovano un assetto equilibrato e un disegno coeren-
te della loro personalità. Qui a dettar l’approccio non sono solo le fonti, ma l’assunzione del
ruolo in prevalenza politico dell’azione svolta dal centro, un centro che si identifica nella
sostanza col GOI, e l’invito a leggere la presenza “nazionale” della Massoneria italiana
come guidata e plasmata dalle scelte politiche dei suoi Gran Maestri. Ma una storia “politi-
ca” e “nazionale” della Massoneria italiana non è l a storia della Massoneria in Italia, che
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RECENSIONI
resta quindi il desiderato: ed è su questo che vorrei richiamare l’attenzione dell’Autore e dei
suoi lettori.
L’introduzione si apre con un quesito che muove dalla constatazione di un diverso status
tra la storiografia relativa al Settecento muratorio e la storia della Massoneria nell’Italia del-
l’Otto-Novecento: “Mentre la massoneria italiana del Settecento è entrata da tempo nel-
l’ambito degli interessi della storiografia accademica (basti pensare ai lontani studi di Car-
lo Francovich [1974, ma ancora 1991] o a quelli, più recenti, di Vincenzo Ferrone [1989],
Giuseppe Giarrizzo [1994], Gianmario Cazzaniga [anni ’80 e ’90], Antonio Trampus), altret-
tanto non può dirsi per le vicende del sodalizio liberomuratorio nel secondo Ottocento e nel
Novecento”. Donde questa diversità? Per Conti quel che ha fatto la differenza è stata la
diversa reputazione della Massoneria nei due periodi: positiva nel caso settecentesco, che
assume la Massoneria “come parte di quel vasto fermento sociale e culturale che sfociò nel-
la Rivoluzione francese e aprì le porte alla modernità”; non così per l’Ottocento, quando “le
obbedienze massoniche […] ebbero caratteristiche sociali assai diverse”, giacché si venne-
ro riempiendo di esponenti della media e piccola borghesia, soprattutto la borghesia delle
professioni e del pubblico impiego”. E “l’impegno nella vita politica e amministrativa a
livello locale e nazionale, il costante tentativo di esercitare un controllo su alcuni settori del-
le istituzioni e della società civile, la capacità di costruire reti di relazione anche di natura
clientelare” avrebbero prodotto un diffuso sentimento di sospetto e di ostilità, che ha porta-
to ad una interpretazione demonizzante di lunga durata – “che si è riverberata anche sul-
l’indagine storiografica, che ha finito per descrivere, retrospettivamente, la massoneria del-
l’Italia liberale come […] priva di fatto di un progetto ideale e politico che non si riducesse
a un vacuo anticlericalismo e la rendesse pertanto meritevole di particolare attenzione da
parte degli studiosi”. E però non si è potuta giovare dell’interesse recente per la storia delle
borghesie, sia per riprendere “la pur discutibile equazione gramsciana fra massoneria e par-
tito della borghesia”, sia per accogliere “la fondamentale lezione di Maurice Agulhon”.
Ho provato a riassumere con ampiezza queste pagine, poiché le reputo insoddisfacenti. Il
riferimento cumulativo agli studi sulla Massoneria settecentesca sembra ignorare differen-
ze vistose, e per la storiografia italiana le originarie motivazioni degli studiosi coinvolti: non
c’è relazione tra gli originali ma parziali contributi di Cazzaniga, dal Cercle social alle set-
te carbonare, e la sommaria sintesi di Trampus, tra la prospettiva europea di Francovich e
quella “napoletana” di Ferrone. E poiché sono chiamato in causa anch’io, debbo ricordare
che l’interesse originario nacque in me dal dissenso con Franco Venturi, nel cui Settecento
europeo la Massoneria era solo una presenza vistosa ed ingombrante, storiograficamente
emarginata ad un banale ruolo “umanitario”. E debbo ribadire che non solo per il ’700 ma
anche per l’Otto e Novecento (si veda la voce “Massoneria”, che scrissi dieci anni fa per
l’Enciclopedia delle scienze sociali) reputo sterile ogni approccio “nazionale” alla storia del-
la Massoneria, e deformante ogni storia meramente “politica” di essa. Perciò prendo le
distanze dal lavoro di Conti fin dal suo titolo, giacché avrei definito correttamente il suo
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obiettivo come una Storia politica della massoneria in Italia: “storia politica”, perché egli
ne esclude ogni profilo iniziatico e religioso (v’ha pure in quel secolo una religio laica !) ed
ignora la dimensione e u ro p e a, in quanto europea (e come …) è stata – con caratteri tutto
sommato poco originali – la vicenda liberomuratoria che si è consumata in Italia, e nell’I-
talia dei secoli XIX e XX. Si tratta quindi del libro di Conti di una “storia politica” della
Massoneria, in cui agli aspetti socio-culturali è data attenzione solo in quanto pertengono
alla storia politica (laicismo, liberalismo, radicalismo, “nazione armata” etc.): ma questa
stessa storia “politica”, mancando di profondità, accoglie la Massoneria come fatto della
politica, ma è lungi dal porlo come problema – dal momento che Conti non dà sviluppo alle
buone intenzioni espresse nell’introduzione in materia di nesso tra centro e periferia, e iden-
tifica le ragioni dell’adesione di singoli o gruppi al “segreto muratorio” con le motivazioni
del tradizionale ingresso in un partito o movimento politico, in cui si sta per convinzioni
ideologiche o per tutela degli interessi. Ma perché mai, nella scelta di un modello di socia-
bilità, un individuo abbia optato per il modello massonico accanto o in alternativa al parti-
to, quando non alla société de plaisir o alla Dante Alighieri o al Club Alpino o alla Società
del tiro a segno (ove stanno molti non massoni), Conti non dice, lasciando inevasa quella
che fu sin dall’origine la più seria obiezione alla proposta Agulhon della sociabilité: l’esi-
stenza e l’esperienza settaria, iniziatica, ritualistica può restare così un’inutile variante, un
pretesto appiccicato e indifferente – anche se, a livello storico e nel contesto mondiale, si
tratta del più forte segno distintivo che ha fatto e fa della società muratoria e del segreto di
cui si dichiara custode e che prende senso e sviluppo non solo dalla leggenda ma anche dal
vissuto (che l’adesione ai tratti mitici della stessa cumula per l’individuo come socio – che
tale è, l’iniziato, per un vincolo mistico-religioso), prende senso e sviluppo quel che è stato
ed è nei differenti contesti un fenomeno storico significativo per sé e per quanto vuole espri-
mere ed interpretare della società e della cultura.
Proverò a fare quindi alcune osservazioni sul merito, per sottolineare l’importanza di cor-
rezioni nel metodo. La geografia comparata delle logge: rappresenta, esemplata sulla geo-
grafia del partito politico, nella dinamica degli insediamenti, uno dei contributi più apprez-
zati della presente ricerca. Si parte dai dati del 1885, con opportune distinzioni tra logge di
rito simbolico e logge di rito scozzese (e loro eventuale coesistenza in una stessa struttura),
quando oltre due terzi delle logge si addensavano in sole quattro regioni: “il 30,8% in Tosca-
na, il 14 circa sia in Campania che in Sicilia, il 9,3 in Liguria” [p. 117]. E si rilevano i dif-
ferenti equilibri della fine del secolo: quando avanzano Molise e Calabria, cedono Toscana
e Liguria [pp. 138-139]. E le informazioni continuano accurate sino alla fine. Ma solo per
la tumultuosa crescita dell’età giolittiana, e per il caso estremo della Sicilia, Conti offre spie-
gazioni e cerca di dar conto di quella dinamica: discute la tesi di M. Saja che per la Sicilia
(orientale) l’attribuisce a fattori socio-culturali, e propone invece di spostare l’attenzione sul
successo dei “blocchi popolari”, a guida socialriformista, che in quegli anni conobbero (solo
in Sicilia?) successi nella conquista del potere locale. L’indicazione è chiara: ma può il con-
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corso elettorale, e il contributo (quando ci fu) al loro programma “democratico”, che fu sem-
mai un effetto dell’espansione muratoria, diventarne la causa? Si prenda in considerazione
il 1908: “in altre parole, alla fine del 1908, la massoneria restava un fenomeno essenzial-
mente urbano, anche e soprattutto per la tipologia delle figure sociali che essa era in grado
di reclutare, ma rivelava una crescente capacità di radicamento in piccoli centri e persino in
borghi con poche centinaia di abitanti, che della realtà urbana non avevano certo le dimen-
sioni, pur aspirando a replicarne gli stili di vita e le forme di socialità” [p. 198]. Ma a pro-
posito della Massoneria in Sicilia [p. 205]: “Essa dovette la sua affermazione anche alla
peculiare capacità di elaborare un progetto culturale e politico [solo in Sicilia?], che in que-
sto periodo riuscì ad attrarre vasti segmenti del ceto medio desiderosi di combinare l’esclu-
sivismo della struttura associativa e dei suoi rituali con un generico desiderio di progresso,
di modernità, di rinnovamento laico e democratico del tessuto civile del paese [di tutto il
paese? o della Sicilia?]”. Non starò qui a ripetere tesi e argomenti, prodotti e discussi nei
lavori di storici catanesi in cui ho avuto qualche parte, ed ai quali Conti rinvia, per notare
che il carattere urbano di un centro non è certo dato dalle dimensioni (territorio o popola-
zione?). E quanto al “progetto culturale e politico”, cosa induce a credere che la sua elabo-
razione pertenga al laboratorio massonico – di cui, tacendosi della individuale formazione
“muratoria” di eminenti o comuni iniziati, nulla apprendiamo. Non mi resta che ripetere quel
che ho detto, che una storia politica della Massoneria in Italia non ne esaurisce la portata e
la complessità, ed abbisogna di spiegazioni non tautologiche.
Non mi persuade, per gli stessi motivi, la ricerca della base sociale della Massoneria: i
dati che accrescono contributi già noti (Viallet 1978), e parziali analisi e indicazioni delle
“professioni” dei Fratelli, disegnano scenari fin troppo noti. Ci teniamo tra artigianato
medio-alto e professioni borghesi, constatiamo l’appartenenza e ne cerchiamo le ragioni nel-
le opzioni ideologiche: a queste rinvia costantemente l’identificazione dell’area politica del-
la Massoneria come di quella del “liberalismo”, moderato o radicale. Conforta “il ruolo di
spicco [che la Massoneria s’era ritagliata] in quel processo di costruzione del mito del Risor-
gimento e di elaborazione di una liturgia patriottica che tanta parte avrebbe avuto (specie
dopo l’avvento al potere della Sinistra) nel tentativo di legittimazione dello stato unitario e
di nazionalizzazione delle classi medie o popolari” [p. 106]. E ciò con il corteggio di signi-
ficative scelte “laiciste”: il matrimonio civile, il divorzio, la cremazione, la morte laica [p.
106; vd. Conti 1998 e Mengozzi 2001]; e scelte “umanitarie” in materia di legislazione
sociale o di tradizionali forme associative. Ma tutto ciò coglie e sottolinea il ruolop o l i t i c o
in termini di potere e di interessi: la curva storica è tracciata con le coordinate segnate dal-
la divisione dei liberali tra moderati e democratici, poi tra i democratici nella formazione di
partiti (repubblicano e radicale); la curva è segnata da uno spostamento prima da Lemmi-
Nathan, sinistra storica, a Ferrari “radicale”. Donde la rottura con Fera e “piazza del Gesù”:
il lettore è lasciato nel limbo non solo in materia di diversità di riti (scozzese, simbolico etc.)
quanto in materia di ragioni non politiche dell’adesione alla Massoneria. Non solo la storia
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esterna, ma anche la vita interna della Massoneria è tutta esaurita dall’impegno (e dal con-
flitto) su scelte politico-sociali: divorzio, esclusione dall’insegnamento religioso nelle scuo-
le (la elementare in particolare), solidarietà interclassista, creazione di piccola proprietà,
imposta di successione etc. I rapporti col PSI ed i repubblicani: ma “il vero potere della mas-
soneria risiedette nella sua capacità di mobilitare l’opinione pubblica intorno a determinate
issues politiche e sociali, capacità che fu resa possibile dalla capillare penetrazione di suoi
affiliati nel tessuto associativo delle città e in settori vitali della burocrazia e della pubblica
amministrazione” [p. 184]. E la natura delle fonti impone a Conti di privilegiare il centro
rispetto alla varia realtà del mondo liberomuratorio. Anche quando la Massoneria si modi-
fica, a suo dire, da struttura elitaria in “società di massa” – una proposta interpretativa, che
appiattisce ulteriormente il modello massonico sul modello partito, e impone una distorsio-
ne storiograficamente deformante.
Ripeto per concludere: quel che manca non è poco, a tratti è – a mio giudizio – il più. E
poiché confido nella esperienza e intelligenza dello storico è a Conti soprattutto che ne chie-
do la ripresa, con l’impegno a colmare la lacuna. Manca la dimensione internazionale, anche
sotto gli aspetti politici, quando è nondimeno determinante sotto il profilo strutturale dei riti,
nell’analisi dei modi in cui un “iniziato” vive la politica sul terreno politico e la propria reli-
gione (muratoria) sul terreno etico-sociale. La inadeguatezza dell’approccio “nazionale” è
patente: che senso ha suggerire una lettura europea della forma partito in Italia tra Otto e
Novecento, senza eccezione dai repubblicani ai socialisti ai cattolici, e confinare il gioco
interno della Massoneria in Italia ad un continuo palleggiamento con le vicende per lo più
esterne del potere? E il mutar dei contesti culturali, anche nello stile della politica e nella
ricerca di “religione”, non va colto ogni volta che si vuole dare conto dei cambiamenti nel-
l’indirizzo delle varie osservanze, o di conflitti interni variamente motivati? Voglio richia-
mare tra gli altri due casi ottocenteschi che ebbero echi in Italia, e nella cultura non solo
politica del nostro paese: il Kulturkampf e l’influenza dei suoi esponenti luterani sulla for-
mazione del nostro diritto ecclesiastico (Ruffini e in particolare Scaduto) per la Germania;
e l’affare Dreyfus per la Francia. E lascio fuori il caso siciliano di Salvatore Majorana Cala-
tabiano, che ottiene da Crispi l’associazione del figlio Giuseppe alla delegazione italiana ai
congressi di Berlino (sulla legislazione del lavoro) e di Madrid (sul lavoro dei minori).
La domanda ritorna insistente: si può fare una storia solo politica, e per di più solo nazio-
nale della Massoneria? Ho cercato di mostrare perché non si può, se si vogliono evitare ste-
rili conclusioni o rappresentazioni solo esteriori. Non vorrei però equivoci: storie politiche
e storie nazionali sono storiograficamente legittime, a condizione che non vengano presen-
tate come la storia di un fenomeno che continuamente e legittimamente rinvia ad altre
dimensioni, la mondiale e la religiosa, che sono e ne rimangono caratteri originari. Confido
nella disponibilità di Conti a dar respiro ad una storia che per quantità e qualità degli appor-
ti merita la gratitudine e degli storici della Massoneria e degli storici dell’Italia moderna.
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SCRITTO, DIRETTO E PRODOTTO DAL FR GINO BERTINI DELLA LOGGIA FRANCESCO BURLA-
MACCHI NR 1113 OR DI LUCCA
DOCUMENTARIO DVD
I TEMPLARI – MISTERI E LEGGENDE
durata di min. 40 15,00
a cura di Francesco Galeone
Il mistero che circonda i Templari è un labirinto fatto di miti, di segreti, di verità scomode
e nascoste, dove ogni risposta solleva nuovi interrogativi.
Le molteplici attività dei Cavalieri del Tempio, le accuse rivolte contro di loro e la loro
tragica fine, quali martiri della libertà che dimostrarono la loro sottomissione fino alla fine
a quella Chiesa che li stava uccidendo, fa parte della loro storia.
Ma dove finisce la storia, che ha lasciato molte tracce nella coscienza collettiva, comin-
ciano i misteri e le leggende.
E tutto questo è ben noto all’autore-regista Gino Bertini che, dopo aver affrontato il pun-
to di vista storico nel cortometraggio “I Templari – Monaci e Guerrieri”, si cimenta ora in
uno nuovo e affascinante: “I Templari – Misteri e Leggende”.
L’autore sa bene che, pur partendo da basi storiche, nel tempo si sono formati, diffusi e
deformati misteri, tradizioni e leggende sui Cavalieri Templari. Sa anche che spesso alcuni
aspetti, per svariate ragioni, non vengono considerati dalla storiografa ufficiale. Però è con-
vinto del fatto che lo storico non deve occuparsi solo del vero, ma anche del veritiero, di
quello che è stato creduto vero e deve interessarsi anche dell’immaginario e del sogno.
Le sequenze che il regista mette a disposizione dello spettatore mostrano tutti quei luoghi
che hanno testimoniato la storia e le vicissitudini dei Templari e hanno dato origine a misteri
e leggende.
Agli appassionati del templarismo, a chi ha visitato quei luoghi che continuano a testi-
moniare la presenza dei Cavalieri di Cristo, Gino Bertini fornisce le bellissime immagini
che la sua macchina da presa ha catturato durante una ulteriore “peregrinazione” tra i siti
europei tuttora esistenti.
Ci gratifica con le suggestive documentazioni visive delle principali cattedrali gotiche,
quei monumenti che verosimilmente rappresentano il collegamento temporale tra la fon-
dazione dell’Ordine del Tempio e l’affermarsi di una nuova ed originale tecnica di
costruzione di edifici imponenti, che si attestò in un breve intervallo temporale e che vide
il lavoro di un elevato numero di architetti, capomastri e costruttori. Non possiamo dis-
conoscere che chi dette il via a questo nuovo stile era certamente un custode geloso di
conoscenze di ingegneria, geometria, matematica e delle dimensioni del globo terrestre, fino
ad allora misconosciuti nell’Europa cristiana.
È anche verosimile che chi partecipò a queste costruzioni godette di un rapporto stretto
con i Cavalieri del Tempio e dei privilegi che ne derivavano, organizzandosi in una struttura
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gerarchica simile alle attuali logge massoniche. Da questo derivò che, con la soppressione
dell’Ordine, tutti quei privilegi vennero meno e questo determinò la diaspora dei costruttori.
L’autore si sofferma, poi, sul mistero della scomparsa della flotta templare dal porto di
La Rochelle e ci propone il nuovo rapporto che intercorse tra le nazioni che accolsero i
Templari che sfuggirono alla persecuzione di Filippo il Bello e le nuove scoperte geogra-
fiche del secolo XV.
Ampio spazio viene dedicato ai luoghi dove si pensa possa essere stato nascosto il tesoro:
il castello di Gisors, Rennes le Chateau, la Foresta d’Oriente, la Nuova Scozia.
Il documentario non tralascia di riprendere le immagini della Collegiata di San Matteo,
meglio conosciuta come la cappella di Rosslyn. Viene mostrata quella meraviglia architet-
tonica, tempio della spiritualità e del misticismo, monumento commemorativo dell’Ordine
del Tempio, ma anche parte di quel mistero che lo accomuna al Sacro Graal, che si suppone
essere nascosto in qualche meandro di questa cappella. Quest’ultimo aspetto viene affronta-
to e diventa il motivo per mostrare e descrivere il mito del Sacro Catino della Cattedrale di
San Lorenzo di Genova e il Sacro Calice in pietra di calcedonio che viene conservato in
Spagna nella Cattedrale di Valencia.
Le ricerche approfondite hanno permesso di redigere per il filmato un testo esaustivo,
ma allo stesso tempo semplice e comprensibile che, narrato dalla calda voce di Claudio
Capone, accompagna lo spettatore nell’itinerario alla scoperta dei misteri e delle leggende
dei Templari.
Anche la scelta di una colonna sonora di grande efficacia, in cui brani pieni di forza
trascinante si alternano a musiche dolci e struggenti, sottolinea in maniera armonica il
susseguirsi delle scene e delle immagini.
Ancora una volta Gino Bertini ci dà in visione atmosfere sospese e struggenti in grado di
evocare, specie in chi ne “riconosce” il giusto significato, il fascino inalterato dei Cavalieri
del Tempio.
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