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INTRODUZIONE ALLA METODOLOGIA OPERATIVA

Si tratta di un nuovo e diverso punto di vista del processo di insegnamento-apprendimento che fa


riferimento alla Scuola Operativa Italiana, la quale a mio parere riesce a coniugare in modo
efficace tutti i filoni che essenzialmente si richiamano al cognitivismo facendo compiere a tale
indirizzo un notevole passo in avanti in termini didattici ed educativi per le seguenti ragioni:
- rispetto ed attenzione per le teorie dell’apprendimento collaborativo e cooperativo;
- utilizzo di tutte le strategie attive che mettono al centro del processo di insegnamento colui che
apprende;
- perseguimento della strada dell'apprendimento significativo;
- educazione e valorizzazione della esperienza e sperimentazione individuali;
- adozione nella prassi educativa del modello della scoperta e della ricerca guidata.
Il tutto per arrivare ad apprendimenti consapevoli, flessibili ed intelligenti
Ora quando è che si verificano queste condizioni?
Si riscontrano ogni qualvolta, posto di fronte a quel tipo di problema io sono in grado, in questo
caso trattandosi di gioco di squadra, spesso insieme ai miei compagni, di trovare la soluzione.
Quale la differenza con il metodo tradizionale?
E' che con questa metodologia la soluzione del problema non è data aprioristicamente dall'allenatore
ma promossa e sollecitata attraverso l'educazione del cosiddetto processo di costruzione della
conoscenza, che tiene conto di come funziona ed opera la mente nei suoi aspetti percettivi,
attenzionali, motivazionali e di memoria.
In questa ottica l'allenamento viene organizzato attraverso modalità ed intervento del tutto nuove.
L'obiettivo è quello di mettere in campo una squadra organizzata(dove tutti e ciascuno sanno e sono
in grado di compiere scelte adeguate alla situazione, al contesto ed al tipo di avversario sempre
e comunque nelle due fasi di gioco), e con questa metodologia cambiano il processo e le modalità di
acquisizione dei cosiddetti automatismi che non vengono visti in maniera isolata ma organizzati in
modo gerarchico ( le categorie) facendo ossequio a quella visione totale della gara: cioè,interazione
dinamica e continua delle fasi di gioco, utilizzo e sviluppo dei relativi principi, ed infine, capacità di
far fronte, gestire e superare l'imprevisto.
E tale capacità sarà tanto più evoluta perchè nel processo di allenamento è stata continuamente
sollecitata e messa alla prova ( Accame ).
L'allenatore operando in questo modo viene ad assumere un ruolo molto significativo quello cioè, e
questo lo dico con cognizione di causa, di colui che alla luce delle sue competenze porta il
calciatore ed il gruppo in modo non autoritario e ripetitivo ad impadronirsi, attraverso lo stimolo, il
consiglio e l'incoraggiamento, di tutti i dettagli per affrontare la gara in modo cosciente
e consapevole.
La differenza con questa metodologia sta nel fatto che si sceglie un'altra strada:
quella della partecipazione attiva e costruttiva, e siccome questa idea spesso rimane solo a titolo di
affermazione,se vogliamo educare il calciatore ad essere protagonista, poichè è lui che decide cosa
fare e come fare, in base a quanto avverte, capisce e conosce ( Ferrari ) dobbiamo fare in modo che
questa capacità sia sempre sollecitata.
Ecco perciò si ritiene che il calciatore moderno debba mostrare quella flessibilità in relazione alle
variabili delle situazioni ed in base alle ipotesi previsionali dei soggetti coinvolti nell’azione stessa.
E questo lo si può ottenere se costui diventerà abile a cogliere le informazioni necessarie a sostenere
i suoi processi decisionali padroneggiando i costrutti di spazio e tempo:

- perché i tempi di gioco sono ritenuti premessa ed al tempo stesso essenza del gioco e quindi
secondo noi vanno educati sempre anche quando è prevalente nella esercitazione l’obiettivo
fisico;
- perché secondo la filosofia della metodologia operativa la prestazione calcistica è
un’interazione continua tra aspetti organico-funzionali, coordinativi, tecnico-strategici ed
emozionali;
- perché realizza una maggiore efficacia dell’allenamento in virtù di una sollecitazione
motivazionale superiore;
- perché così l’obiettivo tattico è sempre perseguito;
- perché si coniuga la combinazione di abilità specifiche e di capacità motorie;
- per la possibilità di poter gestire l’intensità del lavoro a seconda delle dimensioni del campo,
il numero dei partecipanti, le regole di gioco;
- per la sua specificità.

Quindi l’idea è:

- partire dal lavoro concreto e dalla sperimentazione attiva.


che tiene conto dell’individualità dei calciatori, per orientare le attività in modo da agire come
“guida al loro fianco” e rendere l’apprendimento un’impresa collaborativa in cui i calciatori si
aiutino reciprocamente, perseguendo la logica dell’interazione e della pariteticità educativa.
Questo tipo di didattica tiene conto di questi concetti nella sequenza insegnamento - apprendimento,
vale a dire promozione di un processo attivo, intenzionale, rivolto a soggetti che diventano ”curiosi”
perché coinvolti nell’azione di apprendimento come attori, che operano per costruire la loro
conoscenza e che non ricevono in modo trasmissivo un sapere codificato e predeterminato ma
attraverso un procedimento elaborativo-situazionale di contenuti di gioco in continua evoluzione
teso a stimolare l’apprendimento consapevole, per consentire al calciatore sia individualmente che
nel gruppo di acquisire competenze sempre più personalizzate (saper fare-giocare) attraverso
l’attivazione del processo a spirale “imparare per imparare”.

PRINCIPI DEL PROCESSO OPERATIVO:


- utilizzo di campi e luoghi di esercitazione sempre di forma rettangolare per sollecitare
continuamente i parametri spazio-temporali della gara;
- linea difensiva posta sempre alla distanza dei 22,23m dalla porta;
- privilegio delle attività di gruppo rispetto a quelle individuali;
- esercizi ed esercitazioni speciali eseguiti in forma globale;
- proposta di tipo complesso con graduale e necessario incremento delle difficoltà.

Questi gli aspetti caratteristici tra di loro connessi che costituiscono la filosofia operativa:

• carattere attivo del sapere, il calciatore elabora e non subisce quando è chiamato a
cimentarsi con situazioni problematiche da protagonista;
• carattere partecipativo della creazione, il calciatore risponde in modo non stereoripato
quando è in una situazione di autoapprendimento;
• carattere investigativo della creazione dei saperi, il calciatore matura nuovi saperi e non
riproduce saperi in forma ripetitiva quando è posto di fronte a questioni da risolvere;
• carattere rappresentativo della realtà nella creazione dei saperi, il calciatore perviene a
saperi inediti quando lavora attorno alla sua (individuale e/o di gruppo) rappresentazione
della realtà e non con saperi da essa disgiunti;
• carattere trasformativo della creazione dei saperi, il calciatore che modifica
arricchendola la sua rappresentazione della realtà personale e quella del gruppo in cui opera,
anziché chiudersi nella sua semplice conservazione.
Un processo così complesso, che è la risultante di molti fattori interagenti: elementi cognitivi,
affettivi, socioculturali, esperienziali, didattici, organizzativi, pone all’allenatore l’acquisizione di
una serie di competenze.

LE COMPETENZE
DELL’ALLENATORE

SAPER FARE L’allenatore deve assemblare


le conoscenze per agire

METODOLOGIE

D’INSEGNAMENTO DI ALLENAMENTO

IL RUOLO DELL’ALLENATORE IN QUESTO PERCORSO SARA’QUELLO DI PRESTARE


ATTENZIONE ALLO:

• Studio delle diverse metodologie e strategie;


• Studio della psicologia dell’allievo;
• Studio dell’organizzazione didattica.
Il tema dell’organizzazione didattica considerato che le abilità variano da calciatore a calciatore è di
notevole importanza.
Pertanto occorre che le attività siano:
• preordinate;
• organiche;
• graduali;
• logiche;
• pertinenti;
• correlate;
• trasferibili;
• su misura degli allievi.

INOLTRE,L’ALLENATORE SARA’ COLUI CHE

. non impone il proprio punto di vista;


. non suggerisce le soluzioni;
. non prospetta le decisioni;
. non si propone come il depositario della verità.

INVECE

• è un consulente di processo;
• sa ascoltare;
• permette a tutti di esprimersi;
• aiuta il singolo ed il gruppo a progredire;
• consente a tutti di prendere coscienza della situazione;
• concede al gruppo di chiarire il percorso utile al successo.

Raffaele Di Pasquale docente di ed.fisica e


Allenatore professionista di I categoria

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