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Trexenta Storica 

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Arxiu de Tradicions

Insula Noa

Temi di storia e cultura sarda


Quaderno num. 1, luglio 2020
Trexenta Storica 
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Arxiu de Tradicions

Insula Noa

Temi di storia e cultura sarda


Quaderno num. 1, luglio 2020
INSULA NOA, Temi di storia e cultura sarda. Anno I, num. 1, luglio 2020.

Insula Noa è un progetto associativo di «Trexenta Storica» e «Arxiu de Tradicions», inserito nel Censimento della
Terza missione dell’Insegnamento di Lingua e Letteratura Catalana (Filologia Romanza) del Dipartimento di Lettere,
Lingue e Beni Culturali dell’Università degli Studi di Cagliari (triennio 2020-2023).

Editore: Sergio Sailis

Redazione
Sergio Sailis (Trexenta Storica)
Salvatore Pinna (Arxiu de Tradicions)
Joan Armangué i Herrero (Arxiu de Tradicions)

© Arxiu de Tradicions
Reg. impresa: 221,861
CIF 22113080920

© degli autori

Prima edizione: 23 luglio 2020. Giornata del libro e della rosa – 2020.

Copertina
Il Mediterraneo occidentale, stralcio della mappa Supplément grec, 1094.
Bibliothèque Nationale de France, Département des manuscrits – Source gallica.bnf.fr / BnF

Quarta di copertina e logo interno


Profilo della Sardegna nelle mappe di Piri Reis,
Walters Art Museum’s Baltimora, manuscript W.658.226B.

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/InsulaNoa/


Sito web: https://insulanoa.blogspot.com/
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Insula Noa, num. 1/2020 Indice

INDICE

La Redazione Presentazione ......................................... 3

August Bover i Font Jordi Carbonell: Sardegna nel cuore .... 5

Salvatore Pinna Rendite feudali nella Sardegna centrale 11


di fine medioevo .....................................

Antonello V. Greco «E a dir di Sardegna ...». Esperienze 27


didattiche di consapevole riflessione
identitaria in chiave metaletteraria .......

August Bover i Font Lingua e letteratura catalana durante il 41


Rinascimento e il Barocco .....................

Joan Armangué i Herrero Sant Baldiri de Càller i els seus goigs 49


catalans en l'obra de Serafìn Esquirro
(1624) .....................................................

Antonio Forci Pietro Sella (1882-1971) e le Rationes 61


Decimarum della Sardegna ...................

Giampiero Vacca Gli stemmi sulla facciata della chiesa di 91


San Giorgio a Siliqua (SU) ....................

Sergio Sailis 1347. La battaglia di «su aidu de 105


turdu» .....................................................

Autori dei contributi............................... 127

1
Insula Noa, num. 1/2020 Indice

2
Insula Noa, num. 1/2020 Presentazione

PRESENTAZIONE

L'idea di raccogliere questi contributi nasce dall’esperienza del gruppo


Facebook “Sardegna Giudicale”, nel quale alla gratificazione data
dall’estrema vivacità e diversità dei temi trattati e dei commenti agli stessi,
si è constatato che i vati filoni di discussione, per quanto interessanti,
vengono superati in brevissimo tempo per far spazio a nuovi argomenti man
mano che questi vengono proposti da altri utenti.
Questo modo estremamente veloce di approcciarsi alla diffusione della
cultura storica ovviamente non consente, o rende difficoltoso, approfondire
adeguatamente argomenti meritevoli di maggior attenzione. Da qui
l’esigenza di analizzare con maggior dettaglio alcune tematiche particolari
ricercando adeguata bibliografia di riferimento.
Si è quindi deciso di mettere insieme il nostro entusiasmo e le
capacità individuali di ognuno di noi per raccogliere in una rivista on-line
alcuni contributi analizzati in maniera più scientifica di quanto possa essere
fatto su un social. In corso d’opera ci si è resi conto che l’iniziativa poteva
assumere un connotato più meritevole e abbracciare, oltre alle tematiche
prettamente storiche, anche altri argomenti che in un modo o nell’altro
hanno influenzato anche culturalmente la storia della Sardegna. In particolar
modo, ci si riferisce ai profondi legami con la penisola iberica, la cui origine
si colloca nel Medioevo giudicale che tanto ci appassiona.
Per questo motivo sono stati coinvolti ulteriori studiosi, ognuno
caratterizzato da uno specifico campo di ricerca, che hanno accettato con
entusiasmo di unirsi in questa avventura.
Per il futuro, prevediamo una serie di approfondimenti da realizzarsi
con cadenza periodica da distribuire, sempre in formato elettronico, su
diverse piattaforme.
Il tutto nella speranza di creare un interessamento alle tematiche di
storia sarda, coinvolgendo anche chi frequenta poco i social media.

La Redazione

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Insula Noa, num. 1/2020 Sergio Sailis

1347. LA BATTAGLIA DI «SU AIDU DE TURDU»

Sergio Sailis
(Trexenta Storica)

Il 27 agosto 1347 Pietro IV d’Aragona riceve la tragica e per lui sgradita


notizia della morte di Guillem de Cervelló, Governatore Generale e
Riformatore del Regno di Sardegna e Corsica, e della disfatta delle sue
truppe nella località di S’aidu de turdu 1 ad opera dei signori sardo-liguri
della famiglia Doria che da diversi mesi erano nuovamente in aperta
ribellione nei confronti dell’autorità regia.
Nonostante le prime avvisaglie dell’agitazione doriana fossero
evidenti già dall’inizio dell’anno e ben note a Corte, le svariate richieste di
aiuti militari da parte del Governatore 2 e della città di Sassari (che si trovava
direttamente minacciata) non potevano essere soddisfatte in quanto il
Sovrano era quasi contemporaneamente impegnato militarmente in terra
iberica.
Sin dal mese di aprile del 1347 infatti nei regni peninsulari della
Corona era in atto una grave rivolta di una parte della nobiltà aragonese (la
cosiddetta Seconda Unione di Aragona) e di quella valenzana capeggiata
(per motivi dinastici) dal fratello Jaume; a queste rivolte interne si
aggiunsero, dal mese di giugno dello stesso anno, le concomitanti incursioni
nel Rossiglione da parte di Giacomo re di Maiorca. La precaria situazione in
terra iberica pertanto impediva al Sovrano di reclutare armati da inviare in
Sardegna nonostante le pressanti richieste di soccorso provenienti dall’isola.
La situazione delle armi regie anzi, proprio dalla metà del mese di agosto, si
era fatta alquanto critica ed il Cerimonioso, praticamente segregato dai
nobili rivoltosi nel proprio palazzo di Saragozza, era stato costretto a

1
Maria Mercè COSTA I PARETAS, «El noble Jaume d’Aragó, fill bastard de Jaume II», in
Estudis d’història medieval, vol. 1, Barcellona 1969, p. 12.
2
Il Cervelló il 20 gennaio 1347 informava il sovrano della preoccupante situazione di
Sassari e dintorni. Analoghe missive vennero inviate ad altri vari esponenti a corte sia da
parte del governatore che da parte di altri ufficiali regi di stanza in Sardegna. Cfr. Laura
GALOPPINI, Ricchezza e potere nella Sassari aragonese, Pisa 1989, pp. 34 e ss.

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sottoscrivere i cosiddetti Privilegi dell’Unione ossia una serie di importanti


concessioni alla classe nobiliare e conseguenti limitazioni al potere regio. 3
Solo dopo aver riconquistato il controllo della situazione a seguito della
vittoriosa battaglia di Épila (nei pressi di Saragozza) del 21 luglio 1348, il
Cerimonioso riuscì a revocare queste concessioni e lo fece platealmente
dinnanzi alle Corts di Saragozza dello stesso anno 4 tagliando con il suo
pugnale il documento precedentemente sottoscritto il che gli valse in seguito
l’appellativo di Pere el del Punyalet.
Tornando alle vicende sarde, come noto già dalla fine del XII ma
soprattutto nel XIII sec. alcune importanti famiglie della penisola italiana
erano riuscite a ritagliarsi notevoli spazi di potere instaurando delle signorie
territoriali nei Giudicati sardi ormai sulla via di un lento e progressivo
dissolvimento.5
Una di queste potenti casate, quella dei genovesi Doria, aveva
rilevanti interessi nel nord Sardegna (in particolare nell’ex Giudicato del
Logudoro col tempo arrivarono a possedere le curatorìe di Nurra, Nulauro,
Ulumetu, Nurcara, Caputabbas, parte di Costavalle, Meilogu, parte di
Figulina e Anglona) dove erano riusciti ad imparentarsi con le famiglie
giudicali e altri potentati sia locali che peninsulari tra i quali i lunigianesi
marchesi di Malaspina anch’essi da tempo radicati nel nord dell’isola dove

3
Santiago SIMÓN BALLESTEROS, «El acuerdo secreto firmado entre el rey Pedro IV y el
noble aragones Lope de Luna durante la segunda Union (1347-1348)», in Aragón en la
Edad Media, n. XXII (2011), pp. 247-269. Cfr. Santiago SIMÓN BALLESTEROS, «Por no
caer en “captividat perpetua e vinamos a condicion d’esclavos”: la radicalización del
movimiento unionista en 1348», rivista online e-Spania, 14 (2012).
4
S.J. Hilario MARIN, «Un texto interesante del “Privilegium generale Aragonum”» in
Argensola: Revista de Ciencias Sociales del Instituto de Estudios Altoaragoneses, n. 5
(1951), p. 17.
5
Francesco Cesare CASULA, «La Sardegna dopo la Meloria», in AA.VV., Genova, Pisa
e il Mediterraneo tra Due e Trecento. Per il VII centenario della battaglia della Meloria,
Genova, 24-27 ottobre 1984, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, nuova serie,
XXIV/2 (1984), Genova 1984, pp. 501-514. Per quanto riguarda l’ex Giudicato di Torres o
Logudoro che qui ci interessa in modo particolare Cfr. da ultimo Franco G.R. CAMPUS,
«Incastellamento e poteri locali di origine ligure in Sardegna. L’area della Sardegna
settentrionale», in Genova. Una "porta" del Mediterraneo (a cura di L. GALLINARI),
Genova 2005, pp. 367-412.

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avevano ampi possedimenti nelle curatorìe di Coros, parte di Figulina,


Montes con il castello di Osilo. 6
Suddivisi in vari rami, spesso in lotta tra di loro, i Doria ancor prima
dell’invasione catalano-aragonese avevano accettato di sottomettersi agli
iberici. Infatti in previsione dell’intervento militare nell’isola Giacomo II
aveva predisposto una fitta ragnatela diplomatica al fine di isolare la potenza
pisana e pertanto già dal luglio 1308 aveva concordato un’alleanza con i
Doria e con gli altri potentati isolani oltreché con i principali avversari che il
Comune aveva nella penisola. In particolare uno dei rami della famiglia
doriana, quella capeggiata da Brancaleone e dal figlio Bernabò, in cambio
del loro appoggio ebbe riconosciuti i propri possedimenti sotto forma di
feudo con il merum e mixtum imperium secondo il Mos Cathalonie, ossia
secondo le ampie consuetudini catalane, e con l’impegno a fornire ben 100
cavalli armati per tre mesi l’anno. 7 Una volta iniziate le operazioni militari
per la materiale presa di possesso della Sardegna da parte degli iberici l’atto
di vassallaggio venne rinnovato in occasione dell’assedio di Iglesias
allorché nel confermare i precedenti accordi i due Doria prestarono omaggio
di vassallaggio all’infante Alfonso.

Después vinieron al real que tenía el infante sobre aquella villa Bernabé de
Oria, hijo de Brancaleón, y otros barones y señores de aquella casa de Oria, a

6
Francesco Cesare CASULA, «Profilo storico della Sardegna catalano-aragonese», in
Medioevo saggi e rassegne, n. 7, Pisa 1983, p. 10 e riproposto in Francesco Cesare
CASULA, Sardegna catalano aragonese - profilo storico, Roma 1984. Cfr. Francesco
Cesare CASULA, «I trattati diplomatici sardo-aragonesi del 1323-1326», in AA.VV.,
Sardegna, Mediterraneo e Atlantico tra medioevo e età moderna, Studi storici in onore di
Alberto Boscolo, La Sardegna, (a cura di Luisa D’ARIENZO), vol. I, Roma 1993, p. 207.
Cfr. Gian Giacomo ORTU, La Sardegna dei Giudici, Nuoro 2005, p. 251. Cfr. Alessandro
SODDU, «I Doria, signori di Monteleone», in Monteleone Rocca Doria, (a cura di Marco
MILANESE), Muros 2005, pp. 59-60. Cfr. Alessandro SODDU, «Corona d’Aragona e
Malaspina nella Sardegna del Trecento», in Sardegna catalana, (a cura di A. M. OLIVA e
O. SCHENA), Barcellona 2014, pp. 87-103.
7
Sandro PETRUCCI, Cagliari nel Trecento. Politica, istituzioni, economia e società.
Dalla conquista aragonese alla guerra tra Arborea ed Aragona (1323-1365), Tesi di
Dottorato, Università degli Studi di Sassari, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di
Teorie e Ricerche dei Sistemi culturali, Dottorato europeo di ricerca in antropologia, storia
medioevale, filologia e letterature del Mediterraneo occidentale in relazione alla Sardegna,
Ciclo XX, Sassari 2005-2006, p. 69. Cfr. Gian Giacomo ORTU, La Sardegna dei Giudici,
op.cit., p. 252. Cfr. Francesco Cesare CASULA, I trattati diplomatici sardo-aragonesi del
1323-1326, op.cit., p. 215. Cfr. Alessandro SODDU, I Doria, signori di Monteleone, op.cit.,
pp. 59-60.

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hacer reverencia al infante; y le prestaron homenaje por los lugares y castillos


que tenían en aquella isla. 8
Oltre al riconoscimento a titolo feudale dei propri possessi ebbero
inoltre la promessa di ulteriori accrescimenti territoriali 9 ma ben presto,
resisi conto che questi impegni non sarebbero stati mantenuti, già a partire
dal 1324 10 alternavano periodi di fragile tregua a periodi di aperta ribellione,
spesso con l’appoggio diretto o indiretto della Repubblica di Genova.
Alcuni dei feudi doriani in particolare erano situati in posizione
strategica rispetto alla strada che collegava Sassari a Cagliari e pertanto nei
momenti di crisi rendevano insicure le vie di collegamento dividendo di
fatto il Regno di Sardegna e Corsica in due tronconi. Intorno al 1331 infatti
Nicolò Doria aveva iniziato a costruire la fortezza di Roccaforte nei pressi
di Giave 11 (nella curatorìa di Cabuabbas) in una posizione dominante
rispetto al tracciato viario che portava da Cagliari a Sassari; la realizzazione
di questa fortezza fu però intrapresa senza la dovuta autorizzazione regia e
pertanto nel 1334 il Doria era stato costretto a smantellarla o perlomeno ad
interromperne la costruzione che in seguito, una volta occupata dai catalani,
venne ripristinata dal governatore Rambau de Corbera e, negli anni
successivi, diventerà causa di attrito con Mariano IV d’Arborea che ne
rivendicava il possesso. 12

8
Jeronimo ZURITA, Anales de Aragón, (edición de Ángel CANELLAS LÓPEZ. Edición
electrónica de José Javier ISO (coord.), María Isabel YAGÜE y Pilar RIVERO), Zaragoza
2003, vol. III, libro VI, cap. XLV.
9
Brancaleone e Bernabò Doria infatti nel sottomettersi al sovrano oltre che mantenere i
loro possedimenti nel Logudoro miravano ad ampliarli nonché a recuperare i castelli di
Goceano e Monteacuto passati in mano arborense. Cfr. Maria Eugenia CADEDDU, «I
privilegi reali nel Regno di Sardegna e Corsica all’epoca di Giacomo II e dell’Infante
Alfonso d’Aragona. Strategie politiche e militari», in Los cimentos del Estado en la Edad
Media, (a cura di Juan Antonio BARRIO BARRIO), Alicante 2004, p. 164.
10
A seguito di questa sommossa avvenuta a Sassari, Vinciguerra Doria venne fatto
giustiziare da Berenguer Carroç. Cfr. Angelo Aldo CASTELLACCIO, «Politica, economia e
società a Sassari nei primi anni della dominazione aragonese» in Aspetti di storia italo –
catalana, Sassari 1983, p. 79.
11
Giovanni DERIU, «Fonti per la storia della villa di Giave durante i sec. XII-XV», in
Salvatore CHESSA – Giovanni DERIU, Ricerche su Giave, Cargeghe 2008, pag. 68 e segg.
Cfr. Alberto DELLA MARMORA, Itinerario dell’isola di Sardegna, vol. III (ristampa
edizione 1860 a cura di Maria Grazia LONGHI), Nuoro 1997, p. 15. Cfr. Sandro PETRUCCI,
Cagliari nel Trecento …, op.cit., p. 1013.
12
Sandro PETRUCCI, Cagliari nel Trecento …, op.cit., p. 1155

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A seguito delle rivolte degli anni precedenti 13 per proteggere le vie


di collegamento gli iberici, su impulso dell’allora governatore Ramon de
Cardona, verso il 1333 14 realizzarono una fortificazione a Sorres capoluogo
della curatorìa doriana di Meilogu. Ovviamente i Doria, nella fattispecie
Damiano, se ne lamentarono dinnanzi al re sostenendo che erano state
oltretutto danneggiate cinque loro ville e pertanto nel 1336 il sovrano scrisse
al governatore ordinando di distruggere il fortilizio qualora fosse risultato
veritiero quanto affermato dal Doria; 15 successivamente il sovrano
comunicava la sua decisione anche al Doria tranquillizzandolo sul fatto che
avrebbe fatto giustizia tramite il Governatore. 16 Simile rimostranza venne

13
Sul clima di estrema insicurezza e pericolosità nelle campagne e nelle strade del nord
Sardegna negli anni precedenti l’episodio di “Su aidu de turdu” ed in particolare sulle
incursioni che i doriani facevano partendo dal castello di Roccaforte. Cfr. Angelo Aldo
CASTELLACCIO, Politica, economia e società a Sassari ..., op.cit., pp. 75-99.
14
In quell’anno la fortificazione doveva già essere stata realizzata o era in avanzata fase
di realizzazione in quanto il Cardona vi fece portare prigionieri Berenguer de Cruïlles e
Gombau de Ribelles perché coinvolti, assieme a Jaume de Carroç, in atti di
insubordinazione e oltraggio nei confronti del veguer di Sassari, Ramon de Montpaò, per il
quale venne istruito un processo a carico dello stesso Carroç. Cfr. Maria Mercé COSTA,
«Jaume Carròs i el Veguer de Sàsser», in Archivio Storico Sardo. n. XXXV (1986), p. 97.
Sull’episodio vedasi anche Maria Bonaria URBAN, «L’istituto del Veguer e l’
amministrazione della città di Cagliari. Alcune note preliminari» in El món urbà a la
Corona d’Aragó del 1137 als decrets de nova planta, XVII Congrés d’Història de la
Corona d’Aragó (coord. per Salvador CLARAMUNT RODRÍGUEZ) vol. 3, Barcellona 2003,
pag. 1042, n. 96. Il primo castellano o alcaide della bastida fu Bort Ça-Cirera che, nominato
dal governatore Ramon de Cardona, venne successivamente riconfermato da Pietro IV alla
carica di «alcaydi seu castellani castri sive loci de Sorra siti in insula Sardinie». Cfr.
Archivo de la Corona de Aragón, di seguito A.C.A., R.C., reg. 516, ff. 174v-175r. (1333
settembre 1, Lerida). Circa due mesi dopo al Ça-Cirera subentrò Ferdinando de Ruffis
vedasi A.C.A., R.C., reg. 516, ff. 221v-212r (1333 ottobre 27, Saragozza).
15
«Supplicatum extitit nobis pro parte nobilis Danyani de Auria quod cum nobilis
Raimundus de Cardona, quondam gubernator dicti regni, construxerit infra loca ipsius que
habere asserit in insula Sardinie quandam bastidam apud locum de Sorra, cuius occasione
quinque ville quas prefatus Danyanus asserit suas esse destructe existunt et que bastida est
nobis valde dampnosa dirui facere dignaremur eandem». A.C.A., R.C., reg. 1006, f. 113v
(1336 ottobre 15, Valenza). Cfr. Sandro PETRUCCI, Cagliari nel Trecento …, op.cit., p
1081. Nel documento non sono menzionate le ville distrutte ma da altre fonti sappiamo che
all’epoca Damiano Doria nella zona possedeva le ville di Ardena, Ruda, Vanare, Siligo,
Querquedo, Gonanor Mecdo, Gonanor Manno, Gruta, Turalba e Saylo tutte site nel
Meilogu. Cfr. Giuseppe MELONI, Insediamento umano nella Sardegna settentrionale.
Possedimenti dei Doria alla metà del XIV secolo, in La Corona d’Aragona in Italia
(secc.XIII-XVIII), Atti del XIV Congresso della Corona d’Aragona, Sassari-Alghero,
vol.II, tomo II, Sassari 1995, p. 578.
16
A.C.A., R.C., reg. 1007, f. 211v (1337 maggio 3, Saragozza).

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inviata anche da Fabiano Doria che nel 1339 ricevette anche lui risposta
analoga. 17 Pietro IV infatti tendeva a temporeggiare perché riteneva la
bastida utile per il controllo del territorio e nel frattempo aveva già dato
disposizioni ai suoi ufficiali di non procedere alla distruzione della
fortificazione revocando il precedente ordine. 18 Nonostante tutto quindi,
sebbene fosse una fortificazione a carattere provvisorio certo non
paragonabile ad altri castelli sardi ben più strutturati, alcune vestigia della
cosiddetta Bastida di Sorres (o meglio quanto ne restava) sopravvissero sin
quasi ai giorni nostri e, secondo Casula, venne finita di smantellare agli inizi
degli anni cinquanta del secolo scorso. 19
Causa della nuova rivolta doriana furono ancora una volta i contrasti
con gli ufficiali regi, l’insofferenza per le mancate promesse dei sovrani
iberici nonché, e forse soprattutto, le manovre di questi per incamerare alla
Corona le importanti piazzeforti doriane di Alghero e Castel Genovese (oggi
Castelsardo) non trascurando all’uopo di fomentare le sempre vive discordie
in seno ai vari rami della potente famiglia ligure.
In modo particolare la nuova agitazione dei Doria era dovuta alle
manovre della Corona volte a confiscare il castello di Monteleone (con
relative pertinenze) e le curatorìe di Cabuabbas e Nurcara motivandola con
il mancato rispetto degli obblighi feudali da parte dei Doria contro i quali
venne istruito un processo da parte del Governatore Cervelló, 20 il quale il 9
gennaio 1347 emana la sentenza contro i signori liguri; 21 probabilmente fu
quindi questa una delle principali cause scatenanti la nuova ribellione
doriana che, insofferenti dei soprusi perpetrati a loro danno dagli ufficiali
regi (il cui operato negativo è quasi una costante nelle insurrezioni sarde

17
A.C.A., R.C., reg. f. 274v (1339 marzo 15, Valenza).
18
A.C.A., R.C., reg. 1008, f. 55r-v (1338 gennaio 9, Gandia).
19
Lo storico in un suo volume riproduce una foto del 1951 nella quale sono ripresi
alcuni operai intenti a demolire quello che sembra un terrapieno o i resti di una costruzione
identificata come la bastida. Cfr. Francesco Cesare CASULA, La Sardegna aragonese, vol.
1, Sassari 1990, fig. IX.
20
In un primo momento era stata presa in considerazione l’idea di acquisire a titolo
oneroso il castello di Monteleone e la curatorìa di Nurcara ma successivamente questa
ipotesi venne accantonata optando per la confisca tout court di questi possedimenti
giudicata meno costosa. Cfr. Alessandro SODDU, Incastellamento in Sardegna. L’esempio
di Monteleone, Raleigh (USA) 2013, pp. 60-64.
21
Alessandro SODDU, I Malaspina e la Sardegna ..., op.cit., p. 312.

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emerse peraltro anche in occasione del Parlamento del 1355 e riconosciute


dallo stesso Pietro IV), 22 appianando momentaneamente le consuete rivalità
familiari reagirono unitariamente con incursioni armate in territorio
regnicolo.
La situazione in breve tempo si deteriora sempre più, il 25 marzo
1347 Guillem de Cervelló pertanto, in previsione di operazioni belliche di
una certa rilevanza e del pericolo incombente su Sassari proibisce di
esportare da questa città grano, orzo, farina e biscotto. 23 Infatti i Doria
stavano mobilitandosi raccogliendo somme da destinare al reclutamento,
sulla piazza di Milano, di 200 uomini a cavallo per quattro mesi. 24 In
previsione di un attacco quindi il successivo mese di aprile il Governatore
ordina che tutti gli uomini di età compresa tra i 14 ed i 60 anni di tenersi
pronti con le armi per i seguenti 15 giorni 25 e impone di lasciare la città a
coloro che risiedono a Sassari da oltre tre mesi senza che abbiano ancora
prestato giuramento; 26 è evidente l’intenzione del Governatore di garantire
all’interno della città esclusivamente la presenza persone di provata fedeltà.
Il 25 maggio ordina che tutti i fanti ed i cavalieri la prima domenica di
giugno si rechino a Sassari per la rassegna di armi e cavalli e nel contempo
proibisce l’esportazione di cavalli dal distretto cittadino. 27 Il 26 di giugno
ordina un’altra rassegna militare da tenersi sempre a Sassari nella piazza de
Cort de Regne. 28 Il 5 luglio obbliga gli abitanti del vicariato di Sassari e
della baronia di Osilo di conferire le granaglie in Sassari vietando loro di
vendere o immagazzinare orzo e grano pena una multa nonché il sequestro
dei carri e dei buoi utilizzati per il trasporto. 29
22
Giuseppe MELONI, Il Parlamento di Pietro IV d’Aragona (1355), collana: Acta
Curiarum Regni Sardiniae, vol. 2, Firenze 1993, pp. 242-249.
23
Archivio di Stato di Cagliari, di seguito A.S.C., Antico Archivio Regio, Editti ed
ordini, C1, c. 17r, (1347 marzo 25, Sassari).
24
Alessandro SODDU, Incastellamento in Sardegna ... op.cit., p. 63.
25
A.S.C., Antico Archivio Regio, Editti ed ordini, C1, c. 16r, (1347 aprile, Sassari).
26
A.S.C., Antico Archivio Regio, Editti ed ordini, C1, c. 16v, (1347 aprile, Sassari).
27
A.S.C., Antico Archivio Regio, Editti ed ordini, C1, c. 21r, (1347 maggio 25, Sassari)
e A.S.C., Antico Archivio Regio, Editti ed ordini, C1, cc. 21v-22r, (1347 maggio 25,
Sassari).
28
A.S.C., Antico Archivio Regio, Editti ed ordini, C1, c. 30r-30v, (1347 giugno 26,
Sassari).
29
A.S.C., Antico Archivio Regio, Editti ed ordini, C1, c. 26r-26v, (1347 luglio 05,
Sassari).

111
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Nel frattempo il Governatore aveva


anche inviato Berenguer de Rayadell
ambasciatore presso Mariano d’Arborea (da
pochissimo subentrato al trono giudicale a
seguito del decesso del fratello Pietro) al fine di
chiedere aiuti contro i genovesi che, secondo
alcune notizie circolate, stavano armando una
flotta di galere e preparando l’esercito per
attaccare il regno e il 10 luglio ricevette i
risultati dell’ambasceria. 30 Sempre nello stesso
periodo il suo luogotenente Jaume d’Aragó
inoltre ordina a tutti gli abitanti dell’isola di
Figura 1 Stemma della famiglia
prepararsi con le armi a combattere contro i Cervelló (B.N.E., Mss 1388, f. 280)
genovesi che hanno allestito una flotta di galere
ed un esercito di fanti e cavalieri. 31
Dalla relazione stilata dal de Rayadell emerse infatti che Tomaso
Malaspina si apprestava a comandare un esercito composto da 500 a 1.000
balestrieri, 2.000 empavesats e tra i 100 e i 400 cavalieri che avrebbero
dovuto dirigersi da Genova verso la Corsica e la Sardegna a bordo di 20-25
galee. 32 Una decina di giorni dopo, il 21 luglio, proibisce ancora una volta di
esportare dalla città di Sassari formaggio, carne salata e altri alimenti 33
mentre il giorno successivo ottiene rassicurazioni da Mariano d’Arborea
circa il suo impegno per la difesa comune contro i genovesi. 34
Nel frattempo il Cerimonioso, nonostante le citate difficoltà, riuscì
ad approntare qualche modesto rinforzo e il 23 di luglio, secondo il ben

30
A.S.C., Antico Archivio Regio, Editti ed ordini, C1, cc. 28r-29r, (1347 luglio 10,
Castello del Goceano, Burgos).
31
A.S.C., Antico Archivio Regio, Editti ed ordini, C1, c. 29r, (1347 luglio 10, Sassari).
32
Francesco LODDO CANEPA, «Alcuni nuovi documenti del secolo XIV sulla Sardegna
aragonese», in AA.VV., Atti del VI Congresso Internazionale di Studi Sardi (Cagliari 2-8
maggio 1955), vol. 1 - Storia, Cagliari 1962, pp. 279-281. Cfr. Alessandro SODDU, I
Malaspina e la Sardegna …, op.cit., p. 314, doc. 441.
33
A.S.C., Antico Archivio Regio, Editti ed ordini, C1, c. 27v, (1347 luglio 21, Sassari).
34
A.S.C., Antico Archivio Regio, Editti ed ordini, C1, c. 30r, (1347 luglio 22, Castello
del Goceano, Burgos).

112
Insula Noa, num. 1/2020 Sergio Sailis

informato Zurita, un contingente di armati guidati da Huguet de Cervelló,


nipote di Guillem, partì da Barcellona alla volta della Sardegna:

Y embarcáronse en la playa de Barcelona en cuatro naves que llamaban


cochas y en tres leños un sábado a 23 de julio deste año, y arribaron con buen
tiempo en Cerdeña. 35

Si trattava complessivamente di 72 cavalli armati, 36 era il massimo


che la Corona in quel momento poteva offrire e pertanto il 2 agosto il
Governatore proibisce a tutti gli abitanti di Sassari e dei suoi sobborghi di
uscire dal territorio della città o dalla baronia di Osilo senza la debita
licenza 37 mentre il 5 agosto ordina nuovamente a tutti gli abitanti dell’isola
di tenersi pronti con le armi al primo comando del sovrano; 38 con il
successivo ordine del 7 agosto ordina anche a tutti i corsi e sardi abitanti in
Sassari e sobborghi, tra i 15 e 60 anni, di tenere pronte le armi per seguire
l’indomani la bandiera del sovrano e lo stesso sono tenuti a fare tutti i
catalani, aragonesi, spagnoli e navarresi, 39 era insomma una sorta di
mobilitazione generale. Probabilmente in questo periodo i Doria avevano
già preso e distrutto la Bastida di Sorres. 40
35
Jeronimo ZURITA, Anales de d’Aragón …, op.cit., vol. IV- libro VIII, cap. XVI. cfr.
Francesco DE VICO, Historia general de la Isla y Reyno de Sardena 5 parte, (ristampa
edizione Barcellona 1639 a cura di Francesco MANCONI), Cagliari 2004, p. 181.
36
Angel CANELLA LÓPEZ, «Fuentes de Zurita: documentos de la alacena del cronista,
relativos a los años 1302-1478», in Cuadernos de historia Jerónimo Zurita, n. 23-24,
(1970-1971), pp. 278-279 e p. 331, doc. 6. Il quantitativo maggiore, 16 cavalli armati,
venne messo a disposizione da Huguet de Cervelló; seguivano poi 5 cavalli armati forniti
da Gombau de Ribelles; e 4 cavalli armati forniti da Jacme de Talarn e altrettanti da Romeu
de Corbera; fornirono poi 3 cavalli armati: Berengario Gonz Vicent, Dalmau d’ Avinyo,
Rambau d’Ezlor (che essendo malato inviò al proprio posto Jacme Torrella e Barcholomeu
Rogaras); 2 cavalli armati: Berenguer d’Erill, Bernard de Villardida, Bernat de Perpia,
Bertran de Canet fill d’en Ferran, Geraldo de Cleriana, Guillelmo d’Espuig, Ombert de Riu
de Foix, P. d’Ostalrich, Pedro de Ruffas; e 1 cavallo armato: Alfonso de Rando, Bemat
Guilera, Berenguer de Rajadell, Bernart Badia, Bernart Peres Puiadas, Borc pa Corc,
Francesch de Farnez, Garceran de Podios, Gerau de Adarro, Johan de Ferreres, Ombert
Zescorz, P. Baboc, Ramon de Pontons, Ramon de Timor, Ramon Gari, Romeu de Cleriana.
37
A.S.C., Antico Archivio Regio, Editti ed ordini, C1, c. 30v, (1347 agosto 02, Sassari).
38
A.S.C., Antico Archivio Regio, Editti ed ordini, C1, c. 31r, (1347 agosto 05, Sassari).
39
A.S.C., Antico Archivio Regio, Editti ed ordini, C1, c. 31r, (1347 agosto 07, Sassari).
Una sintesi dell’attività del Governatore in questi mesi del 1347 la si trova anche in
Francesco LODDO CANEPA, Alcuni nuovi documenti del secolo XIV ..., op.cit., pp. 268-271.
40
Da alcuni documenti successivi tra i quali uno riportante un elenco di feudatari infatti
si apprende che i Doria avevano preso e distrutto la bastida e ucciso il governatore; da
questi documenti tuttavia non è ben chiaro se tale distruzione sia avvenuta prima della

113
Insula Noa, num. 1/2020 Sergio Sailis

Frattanto conscio che le truppe a disposizione non erano comunque


sufficienti per fronteggiare i doriani il Cervelló aveva inviato il proprio
figlio Guerau a Cagliari per portare rinforzi dal meridione dell’isola; 41
Guerau sulla via del ritorno, avvertito della concentrazione di truppe doriane
in assetto di guerra, stazionò qualche tempo a Macomer, nel sicuro territorio
arborense, con la compagnia di 300 balestrieri prelevati dal capoluogo
sardo.

Y don Guerao se puso con ellos en una villa del estado del juez de Arborea
que se decía Mazumera sin recibir ningún daño de los contrarios, que hacían
ayuntamiento de sus gentes para no dejar pasar a don Guerao con aquella
compañía de ballesteros a juntarse con su padre. 42

Gullem de Cervelló ben conoscendo i movimenti delle truppe


doriane decise quindi di andare incontro al figlio con il quale si ricongiunse
a Bonorva anch’essa in territorio arborense (nella curatorìa di Costa de
Addes).

Pero luego que tuvo dello noticia Mariano juez de Arborea y conde de
Gociano -que era en aquella sazón fiel al rey y favorecía a sus oficiales-
envió a avisar a don Guerao, y aconsejóle que procurase de pasar cautamente,
de suerte que no recibiese daño, porque le tomaban los pasos y caminos.
Habida esta nueva, avisó dello don Guerao a su padre, y sin que lo entendiese
el juez de Arborea salió don Guillén de Cervellón de Sácer con las mejores
compañías de gente de caballo y de pie, y fuese a poner en una villa del juez
de Arborea que se decía Bonorba, a donde se juntaron los de Cáller con la
gente que iba de Sécer que el gobernador había mandado llamar. 43

battaglia di “Aidu de turdu” oppure successivamente. A.C.A., R.C., reg. 1016, f. 51v (1347
agosto 28, Saragozza). Cfr. Sandro PETRUCCI, Cagliari nel Trecento …, op.cit., p. 1133.
Molto probabilmente però i Doria avevano già distrutto la fortificazione in quanto durante
la fuga successiva alla battaglia il Cervelló si diresse nella direzione esattamente opposta.
41
Maria Mercè COSTA, «Oficials de la Corona d’Aragò a Sardenya (segle XIV)», in
Archivio Storico Sardo, vol. XXIX - anno 1964, Padova 1964, pp. 327-333. Cfr. Evandro
PUTZULU, Cervellón, Guglielmo de, in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 24
(1980).
42
Jeronimo ZURITA, Anales de Aragón …, op.cit., vol. IV- libro VIII, cap. XVI.
43
Jeronimo ZURITA, Anales de Aragón …, op.cit., vol. IV- libro VIII, cap. XVI. Una
breve relazione dello scontro la si può trovare anche in diversi documenti di cancelleria (dai
quali sicuramente ha attinto lo Zurita) in A.C.A., R.C., reg. 1016 fg. 48v-49r. Cfr. Manuel
SÁNCHEZ MARTÍNEZ, Pagar al rey en la Corona de Aragón durante el siglo XIV. Estudios
sobre fiscalidad y finanzas reales y urbanas, Barcellona 2003, p. 123.

114
Insula Noa, num. 1/2020 Sergio Sailis

Ai Doria vennero inviati dei messaggeri per consentire il pacifico


transito delle truppe catalano-aragonesi e questi acconsentirono a
condizione che non venissero danneggiati villaggi e la popolazione
avvertendo che comunque sarebbero rimasti nelle vicinanze per
eventualmente difendere i loro possedimenti. Mariano intuendo il pericolo
latente inviò in ogni caso un contingente di 300 cavalieri di supporto e
invitò il Governatore a non muoversi in attesa dell’arrivo di ulteriori rinforzi
che gli stava mandando. Incurante degli avvertimenti di Mariano e
soprattutto senza attendere l’arrivo degli armati da questi promessi, il
Cervelló, confidando in una tregua valida per tutto il mese di agosto, decise
comunque di rientrare a Sassari attraversando di conseguenza nuovamente i
territori doriani.
Tradizionalmente gli studiosi identificano con Aidu de turdu
(«locum vocatum sena dicu de turdu, terrarum baronum de Auria» nelle
fonti catalane citate nella nota precedente) una località in territorio di
Bonorva 44 nelle vicinanze dell’odierna S.S. 131 in località Ponte mulinu a
circa 3 km O-NO dal centro abitato. Sono invece di diverso avviso Casula
che lo localizza nell’attuale territorio di Torralba 45 e Belli il quale, nel
ricostruire il tracciato viario della romana Turris-Karales, sulla base di
alcuni miliari nonché di elementi topografici e documentali propone la
localizzazione a N-NE di Bonnanaro e Torralba e più precisamente tra
Poggio Tulde (ritenuto corruzione di «turdu») e il vicino M. Austidu. 46 Tale
tesi è stata recentemente accolta da Deriu-Chessa i quali, oltre a considerare
e approfondire gli elementi apportati dal Belli, analizzano la ripartizione

44
Meramente a titolo di esempio tra gli altri vedasi Vittorio ANGIUS, in Dizionario
geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna (a cura di
Goffredo CASALIS), vol. II, Torino 1834, pp. 441-442; Cfr. Giuseppe MELONI, «Il Periodo
aragonese» in La Provincia di Sassari: ambiente, storia, civiltà, Sassari 1987, p. 106 e
anche in Giuseppe MELONI, Il Parlamento di Pietro IV d’Aragona (1355), collana: Acta
Curiarum Regni Sardiniae, vol. 2, Firenze 1993, p. 41; Cfr. Francesco FLORIS, Storia della
Sardegna, 1999, p. 250; Cfr. Angelo Aldo CASTELLACCIO, L’amministrazione della
giustizia nella Sardegna aragonese, Sassari 2003, p. 61; Cfr. Antonello MATTONE, Mariano
d’Arborea, in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 70 (2007); Cfr. Sandro
PETRUCCI, Cagliari nel Trecento ..., op.cit., p. 1148.
45
Francesco Cesare CASULA, Profilo storico della Sardegna ..., op.cit., p. 27.
46
Emilio BELLI, «La viabilità romana nel Logudoro-Meilogu», in Il nuraghe S.Antine
nel Logudoro-Meilogu (a cura di A. MORAVETTI), Sassari 1988, pp. 335-337.

115
Insula Noa, num. 1/2020 Sergio Sailis

feudale del territorio all’epoca


dello scontro, e respingono
pertanto la vecchia ipotesi
bonorvese accogliendo quella
torralbese ritenuta più logica anche
perché, come abbiamo detto
precedentemente, nei documenti
viene specificato esplicitamente
che era in territorio dei Doria. 47
Tornando agli accadimenti,
arrivata al passo di Aidu de turdu
l’avanguardia iberica, composta da
più di 400 uomini sardi e
mercenari italiani, riuscì a passare indisturbata; a questo punto Guerau de
Cervelló, forse imbaldanzito dalla facilità con cui era transitata il primo
contingente o travisando l’atteggiamento apparentemente remissivo e poco
battagliero dei sardo-liguri, si lanciò su di essi con uno squadrone di
cavalleria seguito appresso dal fratello Monic (in realtà il vero nome era
Ramon Alemany) 48 con un altro squadrone. La reazione dei sardo-liguri fu
immediata con un fitto lancio di frecce e dardi e con l’abbattimento dei
cavalli per mezzo di lance –atto che, nella cavalleria medievale, era
considerato deprecabile e privo di onore– dopodiché i cavalieri, una volta
atterrati, venivano inesorabilmente uccisi dai fanti.

Pero siguiendo don Guerao de Cervellón hijo del gobernador con otro
escuadrón, pareciéndole que la gente de pie de los contrarios era muy vil, con
algunas compañías de caballo arremetió para ellos, y siguió tras él con otra
parte de la caballería otro hermano suyo que se llamaba Mónico de
Cervellón; y trabóse entre ellos muy recia batalla: y los contrarios arrojaban
tanta muchedumbre de astas y dardos y varas enastadas de que ellos usaban,
que hirieron los caballos y los rompieron, de manera que cayendo por tierra

47
Giovanni DERIU – Salvatore CHESSA, Meilogu - tomo II, Cargeghe 2014, pp. 133-
135.
48
Maria Mercè COSTA I PARETAS, Oficials de la Corona d’Aragó …, op.cit., p. 333.
Cfr. anche PROTO ARCA SARDO, De bello et interitu marchionis Oristanei (a cura di Maria
Teresa LANERI), Monastir 2003, p. LII e 12, il quale però confonde i figli di Guglielmo con
i nipoti del Cervelló.

116
Insula Noa, num. 1/2020 Sergio Sailis

los Caballeros los mataban muy fieramente; y luego se pusieron en huída los
sardos e italianos que iban en la avanguardia. 49

Nello scontro quindi oltre a vari esponenti di primo piano


dell’esercito iberico trovarono la morte anche l’irruento Guerau, il fratello
Monic, il cugino Huguet ed in seguito, probabilmente anche se non a causa
di ferite ma per il caldo e la sete patita durante la fuga, anche il padre
Guillem.

Et idem gubernator, quondam, cum aliis equitibus et peditibus retrocedens,


ad terras dicti iudicis redire e recurrere curavit et, dum in esidem maneret et
esset in nemore in quo aquam non poterat intervenire, idem gubernator,
propter calore set sitim, in minibus ali quorum scutifferorum suorum, ab hac
luce migravi. 50

L’avanguardia composta da sardi e italiani (probabilmente mercenari


al soldo del Giudice o degli stessi catalani) venne dunque messa in fuga e
gli altri superstiti dell’armata si rifugiarono in territorio arborense
attraversando, come sostiene Deriu, la zona oggi nota come Campo di Santa
Lucia per trovare rifugio nel castello del Goceano dove il Cervelló fu
seppellito per ordine di Mariano; i corpi dei caduti sul posto della battaglia
invece non poterono essere recuperati in quanto rimasti in territorio nemico:

Sepultan a don Guillén de Cervellón, y no se pueden haber los cuerpos de sus


hijos ni de otros ricos hombres y caballeros muertos en esta villa. El cual,
sabiendo el destrozo del ejército del rey, mandó ir por el cuerpo de don
Guillén y llevarlo al castillo de Gociano, a donde fue sepultado; y no pudo
cobrar los cuerpos de los hijos y de Hugueto de Cervellón sobrino de don
Guillén y de otros ricos hombres y caballeros que murieron en la batalla,
porque quedaron dentro en la tierra de los enemigos. 51

Purtroppo le fonti documentali non indicano la data precisa dello


scontro sappiamo però che il 20 agosto Pietro IV informava i consiglieri e
probiviri di Sassari che non poteva inviare i rinforzi richiesti e che pertanto
dovevano provvedere da soli alla difesa della città mentre già il 26-27
49
Jeronimo ZURITA, Anales de Aragón …, op.cit., vol. IV- libro VIII, cap. XVI.
50
Manuel SÁNCHEZ MARTÍNEZ, «Despues de Aidu de Turdu (1347): las repercusiones
de los sucesos de Cerdena en el patrimonio real», in Comunicación del XIV Congresso di
Storia della Corona d’Aragona [Sassari-Alghero, 1990], Cagliari 1995, Vol. II. p. 803
riproposto e ampliato in Manuel SÁNCHEZ MARTÍNEZ, Pagar al rey en la Corona de
Aragón ..., op.cit.
51
Jeronimo ZURITA, Anales de Aragón …, op.cit., vol. IV- libro VIII, cap. XVI.

117
Insula Noa, num. 1/2020 Sergio Sailis

agosto veniva informato della sconfitta subita dalle sue truppe. Da


confrontare però questa data con una lettera datata 28 agosto 1347 con la
quale Pietro IV scriveva al governatore Guillem de Cervelló in merito alle
proteste di Benedetto, abate di San Michele di Plaiano, che richiedeva la
restituzione dei beni del monastero che il Marchese di Malaspina aveva
indebitamente occupato tempo addietro e successivamente pervenute alla
curia regia 52 evidentemente la missiva era stata predisposta prima della
tragica notizia; nella stessa data infatti il sovrano scriveva agli uomini in
Sardegna di avere ricevuto la triste notizia e li esortava ad avere coraggio e
resistere ai rivoltosi. 53
Nonostante le successive accuse di tradimento e di connivenza con i
Doria, 54 in questa occasione emerge chiaramente come Mariano IV in più di
un’occasione sconsigliò il Cervelló dall’attraversare le terre doriane perché
era stato informato dei movimenti delle truppe e anche dopo la battaglia
fece raccogliere le spoglie dei Cervelló per tumularli nel castello del
Goceano che era di sua proprietà, come ci informa il Vico:

Cuando el Juez supo el desastrado suceso de esta guerra, envió por los
cuerpos del gobernador y de sus hijos, y solo pudo cobrar el del gobernador,
que le hizo llevar al castillo de Gociano, donde está enterrado. 55

Il resto dell’esercito scampato all’eccidio invece, al comando di


Gombau de Ribelles (tristemente noto in Trexenta per aver ucciso alcuni
abitanti del villaggio di Arili), 56 ormai in rotta, dopo qualche giorno si
rifugiò all’interno delle mura di Sassari collaborando alla sua difesa assieme
ad altri contingenti fatti arrivare via mare da Cagliari. 57

52
Alessandro SODDU, I Malaspina e la Sardegna …, op.cit., pp. 314-315.
53
Maria Mercè COSTA I PARETAS, «El noble Jaume d’ Aragó, fill bastard de Jaume II»,
in Estudis d’història medieval, vol. 1, Barcellona 1969, p. 12.
54
Sandro PETRUCCI, Cagliari nel Trecento …, op.cit., pp. 1155-1156.
55
Francesco DE VICO, Historia general …, op.cit., p. 183.
56
Gombau de Ribelles infatti assieme a Pere Martì de Sarassa, Matteu de Montpalau e
Francesc Carròs e altri era rimasto convolto nell’omicidio di alcuni sardi nella villa di Arilis
ed in quella di Samassay; per accertare le responsabilità dell’accaduto il veguer di Cagliari,
Bertran de Castellet, nel 1346 inviò in questi villaggi alcuni funzionari ed esperti in diritto.
Cfr. Sandro PETRUCCI, Cagliari nel Trecento …, op.cit., pp. 706, 1087 e 1136
57
Jeronimo ZURITA, Anales de Aragón …, op.cit., vol. IV- libro VIII, cap. XVI.

118
Insula Noa, num. 1/2020 Sergio Sailis

Il passato pericolo per la città di Sassari fu decretato solo il 12


settembre del 1347, 58 ma era un fatto temporaneo in quanto dopo lo scontro
di Su aidu de turdu anche le truppe doriane si diressero verso la città per
stringerla d’assedio come conferma lo stesso Pietro IV in una lettera alla
città di Tarragona; 59 solo nei primi nel gennaio del 1348, dopo cinque mesi
e mezzo, dovettero ritirarsi probabilmente a causa dell’arrivo della peste, del
risoluto intervento del nuovo governatore Riambau de Corbera in carica
dall’ottobre 1348, 60 e soprattutto degli Arborea schierati a fianco dei
catalano-aragonesi tant’è che il sovrano nell’aprile del 1348 con una lettera
ringraziava Mariano e Giovanni per l’aiuto prestato. 61
La liberazione della città ancora una volta era provvisoria perché la
guerra riprese e qualche mese dopo Sassari fu nuovamente assediata per altri
otto mesi sino a quando nel 1349, ancora una volta con la collaborazione
(non certamente disinteressata) 62 del giudice d’Arborea, vennero intavolate
nuove trattative di pace con i Doria e i Malaspina concernenti anche il
castello di Osilo 63 antico possedimento malaspiniano da qualche anno
passato in mano catalano-aragonese.
La guerra in atto in Sardegna e la cocente sconfitta subita ebbero
delle notevoli ripercussioni politiche, militari e patrimoniali sulla Corona
che dovette vendere rendite, diritti, etc. per far fronte alle spese militari
nell’isola. 64

58
A.S.C., Antico Archivio Regio, Editti ed ordini, C1, c. 32v, (1347 settembre 12,
Sassari).
59
Isabel COMPANYS I FARRERONS, Cataleg de la Collecciò de Pergamins de
l’Ajuntament de Terragona dipositats a l’Arxiu Historic de Terragona, Tarragona 2009, p.
115.
60
Sandro PETRUCCI, Cagliari nel Trecento …, op.cit., p. 1222.
61
A.C.A., R.C., reg. 1017, f. 150r (1348, aprile 11). Cfr. Sandro PETRUCCI, Cagliari nel
Trecento …, op.cit., pp. 1148-1149. Cfr. Katrine MELIS, I castelli litoranei del giudicato di
Gallura, riflessioni sulla territorialità, Scuola di Dottorato, Università degli Studi di
Sassari, Scienze dei sistemi culturali, Storia degli stati medioevali mediterranei,
Dipartimento di Storia, Ciclo XXII, Sassari 2009-2010, pp. 191-192.
62
Il Governatore infatti concesse a Mariano la curatorìa di Monteleone in cambio della
conquista di Alghero e delle altre terre doriane ma la concessione non concretizzò per
mancanza dell’autorizzazione regia. Cfr. Alessandro SODDU, Incastellamento in Sardegna
..., op.cit., p. 64.
63
Alessandro SODDU, I Malaspina e la Sardegna …, op.cit., p. 318 e ss. doc. 449- 452-
453-454-455-456-461.
64
Manuel SÁNCHEZ MARTÍNEZ, Despues de Aidu de Turdu ..., op.cit..

119
Insula Noa, num. 1/2020 Sergio Sailis

Come accennato in precedenza la notizia della disfatta delle armi


catalano-aragonesi raggiunse Pietro IV a Saragozza proprio durante lo
svolgimento delle Corts; il 27 di agosto il sovrano nominò immediatamente
una commissione di cinque persone incaricate di apprestare i soccorsi da
inviare in Sardegna 65 dandole nel contempo procura a vendere in perpetuo o
temporaneamente «villas, castra, feuda, censualia, iurisdicciones, potestates
vel alia iura spectancia» in qualsiasi modo con potere di definirne i prezzi,
autorizzava inoltre la contrazione di debiti in nome della Corona (e infatti
nel successivo mese di settembre venne contratto un prestito di 100.000
soldi barcellonesi), li autorizzava a negoziare la difesa dell’isola con coloro
che avevano possessi in Sardegna e infine li incaricava di reclutare
un’armata di fanti e cavalieri contrattandone gli stipendi (ammontanti
giornalmente a 6 soldi per i cavalli armati, 4 soldi per i cavalli alforrati e un
soldo per i fanti). 66 Verso la metà di ottobre fervevano i preparativi per la
spedizione anche perché Francesc de Santcliment, che era stato inviato
nell’isola, stimava che per soffocare la rivolta occorrevano circa trecento
cavalieri e 2.000 serventi. A questi si dovevano aggiungere altri 100 jinetes
(cavalieri) e 500 balestrieri reclutati da Riambau de Corbera (il quale aveva
peraltro anticipato 50.000 soldi per il pagamento degli stipendi) per una
spesa complessiva valutata in 15.000 o 20.000 libbre. 67
Procedette inoltre alla cessione di alcuni feudi in Sardegna e il 18
novembre ricevette dal barcellonese Ramon Desvall (o Ça Vall) 40.000
soldi barcellonesi per la vendita di Mandas, Escolca e Nurri (situate nella
storica curatorìa di Siurgus ma oggi da alcuni considerate parte della
Trexenta) che vennero utilizzati per pagare gli stipendi ai soldati; l’impegno
finanziario del Desvall non era indifferente in quanto è stato calcolato
corrispondente a circa il 20% delle somme occorrenti per l’intera campagna
militare. Il mese successivo inoltre la Corona cedeva a Ramon d’Ermenter
le ville di Baratuli, Baniargia e Sebellesi nella curatorìa del Sigerro per
2.000 soldi. Alla fine di dicembre vendeva anche le ville Sicci e Troodor
nella curatorìa di Bonavolia a Francesc de Santcliment per 10.000 s.b.

65
Ivi, p. 790.
66
Ivi, p. 804.
67
Ivi, p. 791.

120
Insula Noa, num. 1/2020 Sergio Sailis

Oltre alla cessione di villaggi in Sardegna il re procedette inoltre alla


vendita di alcuni castelli nel Principato e infatti a metà dicembre cede il
castello di Torelló a Pere de Melany al prezzo di 30.000 s.b. e qualche
giorno dopo il castello di Bages a Guillem de Cirera per 7.000 s.b. 68 Così
come il summenzionato Desvall ottenne anche le rendite di Besalú e parte di
quelle di Figueres. 69
La guerra con i Doria dunque necessitava di un considerevole
impegno finanziario per il quale non potevano bastare le sole entrate
ordinarie e pertanto le operazioni vennero in parte finanziate con il ricorso
al debito 70 oltre che con altri introiti di carattere straordinario. Una delle
misure prese da Pietro IV fu quindi quella di imporre a tutti i feudatari in
Sardegna una contribuzione straordinaria parametrata al 20% degli uomini
atti alle armi o in alternativa pagare 4 libre di alfonsini minuti per ogni
uomo che non partecipava materialmente alle operazioni militari. 71 Per
quanto riguarda la Trexenta nell’elenco è presente la sola villa di Barrali
(Baralla, all’epoca nella curatoria di Dolia) all’epoca infeudata a Pere de
Sitges il quale per 15 uomini atti alle armi conteggiati al 20% doveva
corrispondere 12 lire; il resto della curatorìa invece non è inserito
nell’elenco in quanto in mano a Pisa, la quale, in base agli accordi di pace
del 1326 non era tenuta a fornire armati. 72 Sono invece presenti altre ville
del circondario alcune attualmente considerate in Trexenta quali Mandas e
Nurri (in feudo a Francesch dez Corral) che per 125 uomini erano
accreditate di 100 lire, Gesico, Corongiu, Furtei e Baratuli per complessivi
140 uomini e quindi 112 lire che erano in feudo ai fratelli Ramon e Bertran
68
Ibid., op. cit., pp. 793-794.
69
Manuel SÁNCHEZ MARTÍNEZ, «Una aproximación a la estructura del dominio real en
Cataluña a mediados del siglo XV: el "capbreu o memorial de les rendes e drets reyals" de
1440-1444», in Estudios sobre renta, fiscalidad y finanzas en la Cataluña bajomedieval,
Volume 27 di Anuario de estudios medievales: Anejo, anno 1993, p. 398
70
A.C.A., R.P., M.R., reg. 2076, Cfr. Fabrizio ALIAS, Rendita e fiscalità nel Regno di
Sardegna (prima metà del Trecento), Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Sassari,
Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Teorie e Ricerche dei Sistemi Culturali,
Dottorato di Ricerca in Antropologia, Storia Medioevale, Filologia e Letterature del
Mediterraneo Occidentale in Relazione alla Sardegna. Ciclo XXI, Sassari 2008-2009, p.
191.
71
Ivi, p. 104-106.
72
Pasquale TOLA, Historiae patriae monumenta - tomo X: Codex diplomaticus
Sardiniae, tomo I, Torino 1861, doc. XXXII, pp. 677 e ss.

121
Insula Noa, num. 1/2020 Sergio Sailis

Desvall mentre al cugino Nicolau per Samassi e Baralla corrispondeva 48


lire per il 20% di 60 uomini. Francesch Resta per i villaggi di Donicaller,
Surgos, Resolli, Gerni, Suiroy, Plata, Arseni, Stobor, Colent e Turrui
corrispondeva 88 lire per 110 uomini. Contrariamente a quanto ipotizzato da
alcuni autori, nell’introduzione di questa misura non si deve intravedere una
diversa abilità alle armi da parte dell’elemento sardo ma una semplice tassa.
Infatti, anche dove i feudatari erano in grado di presentare i propri uomini la
Corona preferiva incassare le somme e spenderle come meglio preferiva
reclutando armati di professione specializzati. Anzi era questa una prassi
utilizzata anche in Catalogna come per esempio nel 1368 quando le Corts
autorizzarono le richieste del sovrano di convertire la mobilitazione generale
con il versamento di una determinata somma di denaro (2 soldi di diaria
giornaliera per coloro che erano tenuti a fornire 5 serventi o meno) nella
misura corrispondente a un combattente ogni 15 fuochi; questo perché il
sovrano in quella occasione preferiva utilizzare quanto ricavato
monetariamente per stipendiare uomini a cavallo ritenuti più efficaci e
qualitativamente superiori rispetto ad un esercito composto da uomini (a
volte mal equipaggiati) come quello che scaturiva da una mobilitazione
generale. 73
Per reperire risorse finanziarie da destinare a crociate o ad altri
impegni militari oppure a particolari situazioni di difficoltà economica la
Corona aragonese inoltre ricorreva spesso all’aiuto del pontefice al quale
chiedeva la concessione delle decime o l’esenzione dal pagamento del censo
o altre sovvenzioni. Anche nel caso della Sardegna i sovrani avevano
richiesto ripetutamente tali sostegni ad iniziare da Giacomo II. Lo studioso
spagnolo Sánchez Martínez ha a più riprese analizzato in modo
approfondito le finanze statali della Corona e in un suo contributo si è
soffermato su alcune di queste decime ossia quella biennale del 1349, la

73
Manuel SÁNCHEZ MARTÍNEZ, «La convocatoria del usatge Princeps namque en 1368
y sus repercusiones en la ciudad de Barcelona», in Barcelona quaderns d’història , N. 4
(2001), pp. 79-107. Cfr. Maria Teresa FERRER I MALLOL, «La organizaciòn militar en
Cataluña en la Edad Media», in Revista de Historia Militar, anno XLV, Conquistar y
defender. Los recursos militares en la Edad Media Hispanica, n. extra 2001, Madrid 2001,
pp. 159-160.

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Insula Noa, num. 1/2020 Sergio Sailis

triennale del 1351 e quella del 1354, anch’essa biennale, richieste da Pietro
IV proprio per la Sardegna e concesse da Clemente VI e da Innocenzo VI. 74
La prima di queste in particolare venne richiesta l’anno successivo
alla sconfitta di Aidu de turdu e dei fatti conseguenti compreso l’assedio di
Sassari; la situazione militare inoltre era fortemente aggravata dal
concomitante diffondersi di una grave epidemia, la famosa peste negra.
Pietro IV, tramite i propri inviati Galceran de Bellpuig e Lope de Gurrea,
chiese l’aiuto finanziario a papa Clemente VI; di tale ambasceria ci sono
pervenute le istruzioni fornite dal sovrano ai due procuratori nel novembre
1348 dove, per giustificare le sue richieste, mette in evidenza lo stato di
desolazione in cui versava l’isola a seguito di tali avvenimenti. 75 Il pontefice
il 4 giugno 1349 gli concede pertanto la
decima biennale in tutti i territori della
Corona nominando collettori per i
territori iberici l’arcivescovo di
Tarragona e i vescovi di Valencia e
Tortosa. La decima verrà quindi
riscossa in diverse rate il 24 giugno
1350, 2 febbraio 1351, 24 giugno 1351
e 2 febbraio 1352. 76 Negli archivi
barcellonesi si sono in parte conservati i
registri con annotate le riscossioni di
queste decime e, per quelle concesse nel
A.C.A., R.P., M.R., reg. 1778

74
Manuel SÁNCHEZ MARTÍNEZ, «Fiscalidad pontificia y finanzas reales en Cataluna a
mediados del s. XIV: Las decimas de 1349, 1351 y 1354», in Estudis castellonencs n. 6
1994-1995, pp. 1277-1296 riproposto anche in Pagar al rey en la Corona de Aragón
durante el siglo XIV: estudios sobre fiscalidad y finanzas reales y urbanas, Barcellona
2003.
75
A.C.A., R.C., reg. 1062 fg. 125r-126v. cfr. Amada LOPEZ DE MENESES, «Documentos
acerca la peste negra en lo dominios de la Corona de Aragon», in Estudios de Edad Media
de la Corona de Aragon, n. VI, Saragozza 1956, doc. 42 p. 326.
76
Manuel SÁNCHEZ MARTÍNEZ, Fiscalidad pontificia y finanzas reales ..., op.cit. pp.
1283-1285.

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1349, che qui ci interessano in modo particolare, abbiamo un certo dettaglio


relativamente alle diocesi di Barcellona, 77 Lerida, 78 Tarragona, 79 Urgell 80 e
Vic. 81
Per quanto riguarda invece il Regno di Sardegna e Corsica, collettore
per la raccolta delle decime nell’isola venne nominato l’arcivescovo di
Cagliari Pietro Çescomes. Della sua attività di raccolta fondi per questa
imposizione purtroppo non ci rimane molta documentazione; sicuramente
però durante il suo incarico come base per la riscossione delle decime
vennero utilizzati degli estimi noti in letteratura per via di un quinterno
intitolato Taxationis benefficiorum Regni Sardiniae nel quale vengono
elencati, distintamente per diocesi, i benefici da sottoporre a tassazione. 82
Alcuni documenti custoditi nell’Archivio di Stato di Pisa 83 trascritti
da Silvia Seruis sono riconducibili all’esazione di queste decime; 84 il 24
dicembre 1350 infatti viene riportato che Pietro Çescomes in qualità di
«archiepiscopus callaritanus, collettor decimarum papalium biennarum
convertendarum in subsidium domini nostri regis Aragonum deputatus ad
hec» dispone che l’opera di Santa Maria di Pisa versi 5 libbre, 18 soldi e 9
denari di alfonsini minuti per gli immobili posseduti nel castello di Cagliari
quale prima annualità della decima da versarsi entro il successivo mese di
febbraio. Negli altri due documenti (datati rispettivamente 10 e 12 marzo
77
A.C.A., R.P., M.R., reg. 1777 e 1778, registro di Jaime Santcliment e Berenguer
Despapiol.
78
A.C.A., R.P., M.R., reg. 1779 I/II, registro di Guillermo e Jaime de Soler.
79
A.C.A., R.P., M.R., reg. 1780, registro di Romeu e Guillem Sescomes.
80
A.C.A., R.P., M.R., reg. 1781, registro di Bernardo Candela e Gisperto Alberich.
81
A.C.A., R.P., M.R., reg. 1782, registro di Berenguer de Llers e Berenguer Despujol.
82
A.C.A., R.P., M.R., reg. 2100. Si tratta di un quinterno privo di data posto in fondo al
reg. 2100 riportante il rendiconto di Pere Veguer, amministratore regio del Capo di
Logudoro. Su questo documento da ultimo cfr. Antonio FORCI, «Le decime papali nella
Diocesi di Suelli da una fonte inedita del sec. XIV», in Studi Ogliastrini, n. 12, Dolianova
2015, pp. 91-100 nonché alcuni accenni nel suo contributo sulle Rationes decimarum in
questa rivista.
83
Archivio di Stato di Pisa, di seguito A.S.Pi, Diplomatico, Roncioni, pergg.
RON01092 (1350 dicembre 24, Cagliari ) e RON01089 (1351 marzo 10, Cagliari).
84
Pietro MARTINI, Storia Ecclesiastica di Sardegna, vol. II, Cagliari 1840, p. 176. Cfr.
Silvia SERUIS, «Le pergamene relative alla Sardegna nel Diplomatico Roncioni
dell’Archivio di Stato di Pisa», in Archivio Storico Sardo, vol. XXXXIV, Cagliari 2005, p.
62 nonché doc. LIX p. 232, doc. LX p. 234 e doc. LXI p. 235. Non rientrando forse
nell’ambito del loro studio entrambi gli autori però non collegano questi pagamenti al
documento “Taxationis benefficiorum Regni Sardiniae” in argomento.

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1351, il secondo dei quali oggi risulta scomparso e si si trova solo in copia a
Cagliari) il citato canonico Graziani «canonicus kallaritanus subcollettor
decimarum papalium biennarum» riscuoteva e quietanzava, per conto
dell’arcivescovo cagliaritano Pietro Çescomes, la prima annata della decima
(5 libbre) dovuta dall’Opera di Santa Maria di Pisa per i possessi
cagliaritani. In tutti e tre i documenti a rappresentare l’Opera per i beni
posseduti a Castro Calleri era il mercante Simone Manca che in quel
periodo operava stabilmente a Cagliari in rappresentanza dell’istituto
pisano. 85
Resta tuttavia da chiarire meglio il diverso importo da riscuotere
indicato sul documento del 1350 nonché l’incongruenza presente nei due
documenti del marzo 1351 in quanto entrambi attestano il pagamento di 5
libbre e sempre per il primo anno di esazione della decima. Facendo il
paragone con le scadenze delle decime iberiche dove il pagamento della
prima rata era prevista per il 2 febbraio del 1350 (versamento prorogato poi
al 24 giugno per meri motivi organizzativi) mentre le altre rate erano
previste per il 2 febbraio 1351, 24 giugno 1351 e 2 febbraio 1352, 86
sembrerebbe che la seconda di queste scadenze sia in linea con la data in cui
il Graziani attesta di aver riscosso gli importi da Simone Manca per conto
dell’Opera.

Quelle sopra elencate saranno solo alcune delle misure che nel 1355
porteranno Pietro il Cerimonioso alla riorganizzazione del Regno di
Sardegna e Corsica in seguito alla rivolta di Mariano IV d’Arborea che
rischiò di avere conseguenze ben più pericolose rispetto all’insurrezione
doriana.

85
Per una breve sintesi dell’attività del Manca quale conductor dell’Opera di Santa
Maria di Pisa a Cagliari cfr. Bianca FADDA, «Nuovi documenti sulla presenza dell’Opera di
Santa Maria di Pisa a Cagliari in epoca catalano-aragonese», in RiMe. Rivista dell’Istituto
di Storia dell’Europa Mediterranea, n. 4, giugno 2010, Cagliari 2010, pag. 138-139.
86
Manuel SÁNCHEZ MARTÍNEZ, «Fiscalidad pontificia y finanzas reales en Cataluna a
mediados del s. XIV: Las decimas de 1349, 1351 y 1354», in Estudis castellonencs, n. 6
1994-1995, p. 1284.

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Insula Noa, num. 1/2020 Sergio Sailis

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Insula Noa, num. 1/2020 Autori dei contributi

AUTORI DEI CONTRIBUTI

Hanno contribuito alla realizzazione di questo volume (in ordine alfabetico):

JOAN ARMANGUÉ I HERRERO (Barcellona, 1960) catalano stabilitosi in


Sardegna, è ricercatore di Filologia Romanza presso l'Università di Cagliari.
Si è specializzato nella storia della cultura catalana in Sardegna, con
particolare attenzione nei confronti della letteratura algherese.

AUGUST BOVER I FONT (Barcelona, 1949), professore emerito


dell’Università di Barcellona, membro di diverse Giunte Direttive
nell’ambito accademico e associativo, è l’erede dell’attivismo erudito del
prof. Jordi Carbonell, che dalla Cattedra di Lingua e Letteratura Catalana
dell’Università di Cagliari avviò gli studi sardo-catalani a partire dell’ultimo
quarto del secolo XX. Ha riunito nel volume Sardocatalana (2007)
l’insieme degli studi che l’hanno tenuto legato alla Sardegna dal 1984 fino
all’attualità.

ANTONIO FORCI (Grosseto, 1966), archeologo di formazione classica,


opera da circa venti anni presso il Museo Archeologico «Domu Nosta» di
Senorbì (MADN). Libero ricercatore di storia medievale sarda, è autore di
numerose pubblicazioni a carattere storico-archeologico.

ANTONELLO V. GRECO (Cagliari, 1971), dottore di ricerca e specialista


in Archeologia Classica, insegna Lettere a Cagliari; svolge attività didattica
anche nell'ambito dell'associazionismo culturale, fortemente convinto della
necessità di abbinare ricerca e divulgazione, specialmente in chiave di
promozione e valorizzazione identitaria del territorio locale.

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Insula Noa, num. 1/2020 Autori dei contributi

SALVATORE PINNA (Nuoro, 1980), dottore di ricerca in Ingegneria


ambientale. Libero ricercatore di storia moderna, ha pubblicato nel 2018 il
saggio «I Pirella. Origine e ascesa di una famiglia della Nuoro feudale» e
nel 2019 «Gavino Penducho Carta: ministro di Felipe IV». Ha inoltre
collaborato con diversi articoli alla rivista Sardegna Antica.

SERGIO SAILIS (Cagliari, 1963), impiegato e amministratore di aziende.


Libero ricercatore di storia medievale sarda, ha ideato e cura dal 2010 il sito
web http://trexentastorica.blogspot.it. Ha inoltre collaborato alla redazione
di diversi articoli su riviste specializzate e volumi di storia e cultura sarda.

GIAMPIERO VACCA (Calasetta, 1964), insegnante di Inglese. Già


ispettore onorario presso la Soprintendenza archeologica di Cagliari ed
Oristano e collaboratore esterno dei Dipartimenti di preistoria e paletnologia
delle Università di Cagliari e Sassari. Ha svolto principalmente ricerche e
scritto contributi sul primo popolamento dell'isola di Sant'Antioco e
attualmente si occupa di araldica pre-aragonese in Sardegna.

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Insula Noa
Temi di storia e cultura sarda

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