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La Leggenda del Costume di Arlecchino

C'era una volta un bambino, chiamato Arlecchino, molto povero che


viveva con la sua mamma in una misera casetta.
Arlecchino andava a scuola e, per carnevale, la maestra organizzò
una bella festa e propose a tutti i bambini della scuola di vestirsi in
maschera.
I bambini accolsero l'idea con molto entusiasmo, parlavano dei loro
vestiti coloratissimi e bellissimi.         
Soltanto Arlecchino, solo, in disparte, non partecipava
all'entusiasmo generale; zitto, zitto, in un angolino, sapeva che la
sua mamma era povera e non avrebbe mai potuto comprargli un
costume per quell'occasione!
Ma agli altri bimbi dispiacque vedere Arlecchino tanto triste, così
ciascuno di loro decise di portare alla sua mamma un pezzetto di
stoffa avanzata dai loro costumi colorati. La mamma lavorò tutta la
notte, cucì fra loro tutti i pezzi diversi e ne fece un abito. Al mattino
Arlecchino trovò un bellissimo abito di tanti colori diversi. Cosi,
alla festa della scuola fu proprio lui la maschera più bella e più
festeggiata... e tutto questo grazie all'aiuto che i suoi compagni gli
avevano dato.
Così, la leggenda ci racconta, nacque il costume di Arlecchino .
                                                               

Brighella
Son Brighella, attaccabrighe.
Ho la casacca con le righe,
righe verdi ed alamari,
sempre le tasche senza denari.
Mangio molto, non spendo mai:
niente soldi e niente guai!

La canzone delle mascherine


Un saluto, a tutti voi; 
dite un po’ chi siamo noi?

Ci guardate e poi ridete?


Oh! mai più ci conoscete!

Siamo vispe mascherine,


Arlecchini e Colombine,

ma c’è anche Pantalone,


Meneghino, Balanzone, 

e Rosaura con Brighella


a braccetto a Pulcinella

Beppe Nappa sta in Sicilia,


a Varese il Pin ammalia

con i sacchi pieni zeppi


di coriandoli e confetti,

noi scherziam senza far male,


viva, viva il Carnevale!

di vestiti a fogge strane,


di lucenti durlindane,

di graziose cavatine,
di trovate birichine!

 
Tarantella tarantella tarantella di Pulcinella.
Pulcinella era povero in canna
e viveva in una capanna
senza porta e senza tetto
e la paglia era il suo letto.

In quel letto dormivano in otto:


cinque figli e la moglie e il suo gatto
e siccome era un po' stretto
tutte le notti scendeva dal letto;
 faceva due passi in riva del mare
e con la canna provava a pescare:
ma sempre guardava la splendida luna
e poi diceva: «Son senza fortuna!»
«Senza fortuna e senza cervello,»
diceva la moglie di Pulcinella.
«Sono sfinita, non ce la faccio,
non è un marito, questo è un pagliaccio:
già da tre dì siam senza mangiare
e mio marito si mette a ballare...»

Balla balla Pulcinella


con i suoi figli la tarantella.
Solo la moglie è piena di rabbia:
sembra una belva dentro la gabbia. 
«Se almeno un pesce,
non mi porti stanotte,
Pulcinella domani son botte!»

Giunge la notte, manca la luna


forse stavolta avrà più fortuna.
Sente uno stratto e in quel momento
appare dal mare un pesce d'argento
«Con questo pesce, se non c' è inganno
noi mangeremo per tutto l'anno!»

«Pulcinella, Pulcinella .
non mi friggere in padella; 
sono un pesce molto serio 
e se esprimi un desiderio
lo realizzo in tutta fretta
con la magica bacchetta.»
«Torna pur nel tuo reame,
ho soltanto una gran fame:
non ti chiedo dolci o frutta,
ma soltanto pasta asciutta». 

Per Santa Lucia, che bella magia!


Nel momento che il pesce dargento
si tuffa nel mare ecco spuntare
con un'ondata la pastasciutta,
gjà bella bella e pure condita
e Pulcinella... si lecca le dita.

Che festa che gioia, che tarantella


nella capanna di Pulcinella:
la pancia è piena, la vita è bella,
 i bimbi col gatto cantano in coro:
Viva la pasta col pomodoro!

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