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Piena opposizione tra partito democristiano e partito comunista, momento cruciale, tempo di elezioni e un

uomo, militante dell’ultimo, si reca a far da scrutatore al seggio situato all’interno del Cottolengo, pronto
all’ostilità: deciso alla resistenza per impedire che il far votare minorati sia cosa troppo palese e sfacciata.
Per cui stoico si reca in questo segreto dominio della fazione opposta, saldamente in mano alla visione di
provvidenza, di amor cristiano-clericale, contro la religione atea e progressista dell’uomo libero di
determinare la propria sorte. Sarà una lunga giornata per quest’individuo dal nome parlante, evocativo di
Amerigo, approdato suo malgrado in un mondo per lui nuovo e sconvolgente, che il lettore vedrà
presentarsi attraverso il continuo punto di vista di lui solo e unico, ma ben lontano dall’essere granitico e
monolitico, protagonista. Anzi in lui le braci del dubbio prenderanno forma di fuoco da rovello, poiché vi
sono esperienze, possibilità di destino, di fronte a cui l’uomo si ritrova a un passo dall’essere inerme.
Disarmato di una qualsiasi ideologia, o forse fede, o ideale, che non sia quella d’ abbandono a una cieca
fiducia che un senso comunque vi sia, seppur ignoto. Ma è davvero questa l’unica risposta possibile?
Leggere per scoprire. E che aggiungere? Quando la densità, di concetto e senso, di profondità della
domanda, dell’interrogarsi si accompagna, ed è veicolata dal semplice, da una linearità comunicativa, allora
è impossibile non ammirare e non esserne coinvolti. Il caso è questo, con un romanzo breve, o racconto
lungo, dalla prosa estremamente scorrevole e da una progressione per nuclei abilmente incapsulati in
capitoli dal loro proprio significato, in un evolversi complessivo trattato con grande controllo della materia,
dove l’emblematico si fonde naturalmente con il realistico, senza stonature, solo qualche accento magari
un po’ più calcato. Il tono di per sé poi è piano, quasi pacato, vivido di guizzi d’arguzia, ma ben lontano da
qualsiasi effetto di ricercato patetico, o scabroso accennato, così che nello stile adottato trova riscontro il
rispettoso sguardo, affatto invadente, ma in sé centrato del protagonista, dinnanzi la realtà sensibile del
Cottolengo. Complessivamente in tal modo Italo Calvino dà alla luce un libro multidimensionale, ove
prestando attenzione è possibile scorgere almeno tre livelli di lettura critica accessibile a chi voglia un
confronto serio con l’opera e non una mera alternativa serale alla pornografia online. Un’ evidente enorme
capacità d’autore permette che questi tre piani di prospettiva siano fusi, ma distinguibili: giungendo ad
avere insieme l’evoluzione di un pensiero personale, una riflessione su due contrapposte ideologie e infine
un prendere di petto il senso di cosa debba significare essere umani. Questa sarà forse un’opera minore,
ma sono mai davvero tali quelle dei grandi scrittori? Non lo so, ma mi sento di valutare “La Giornata d’uno
scrutatore” come un piccolo capolavoro.

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