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Settimanale di Preghiera Domenica 7 marzo 2021 3^ settimana di Quaresima Anno XXIII n. 980
Apostolato
della preghiera
O amore sapiente
Dammi, Signore, un cuore che ti pensi,
un’anima che ti ami, una mente che ti contempli,
un’intelletto che t’intenda, una ragione che sempre aderisca
fortemente a te, dolcissimo.
O vita per cui vivono tutte le cose,
Marzo vita che mi doni la vita,
Primo venerdì vita che sei la mia vita,
05/03 vita per la quale vivo,
senza la quale muoio,
vita per la quale sono risuscitato,
senza la quale sono perduto;
vita per la quale godo,
senza la quale sono tormentato;
vita vitale, dolce e amabile,
vita indimenticabile.
(preghiera di sant’Agostino)
Maestri di L’uomo non è una macchina ma rumore delle vicende e delle pas-
spiritualità una creatura che pensa, e opresto sioni umane.
o tardi questo bisogno impellente
Egli parla sempre sottovoce con-
di interiorità e di calma non può
me un sussurro di debole vento,
Non colui che denigra fare a meno di manifestarsi.
e a chi non è pronto ad afferrare
se stesso è umile, ma La vera grandezza dell’uomo è questa debole voce essa sfugfgfi-
colui che riceve con gio- nel suo intimo; non è quello che rà oper sempre.
ia le ingiurie, gli af- fa, o in quello che intende fare,
Il tempo della Quaresima è il
fronti e le critiche del ma in quello che egli per se stes-
tempo della salvezza nel quale
prossimo. so. La sua coscienza è il testimo-
Dio si avvicina maggiormente
ne più prezioso e più sicuro di
(dai Padri del deserto) all’anima e le fa sentire la sua pre-
questa grandezza intima, perché
senza confortatrice.
la coscienza è la voce di Dio. E
Dio non parla nel fracasso e nel (P. Callari, Quaresima, pp. 18-19)
Borgo di Nazaret, mala- non portano alla fede. Ge- late e tradite che riprendo-
to di campanilismo, come sù risusciterà perfino Laz- no a sorridere e ad amare,
se il mondo iniziasse e fi- zaro, ma proprio in di persone capaci di dare
nisse in quel fazzoletto di quell’occasione i farisei tutto per un familiare o per
terra che aveva visto cre- prenderanno la decisione uno sconosciuto. I miraco-
scere un giovane messia. di ucciderlo. li sono perfino troppi, per
In realtà, più che Dio, la A Nazaret come altrove, chi ha l’occhio puro. Lo
gente vuole miracoli. Vuo- l’abitudine ha spento lo stupore è l’inizio della sa-
le il cielo a portata di mano stupore. Basterebbero gli pienza.
per garantirsi salute e be- occhiali della fede, osser- Nazaret passa in fretta
nessere. Gesù ha affronta- vare come se fosse la pri- dalla fierezza per quel fi-
to la tentazione dei mira- ma volta ciò che si crede di glio straordinario che tor-
coli: “Buttati, un volo di conoscere bene, il quoti- na, ad un a sorta di furia
angeli ti salverà”. Ma egli diano ritorno alla luce, le omicida. Un atteggiamento
sa che con il pane e i mira- parole della preghiera che che rivela nei compaesani
coli non si liberano le per- si ripetono distratti, i riti di Gesù l’errore più dram-
sone. Piuttosto ci si appro- dell’amicizia e dell’amore. I matico che poteva loro
pria di loro. Dio, invece, miracoli accadono davve- capitare: si sono sbagliati
non si impadronisce di ro. su Dio. Anche oggi, come
nessuno. Non invade, Dio Il mondo è testimone di ai tempi di Nazaret, si ri-
si propone. E così non fa- genitori risorti dopo il schia di sperperare i propri
rà miracoli a Nazaret. La dramma atroce di un figlio profeti, di dissipare il mira-
storia racconterà che il morto, di famiglie capaci colo di profezia che lo Spi-
mondo è pieno di miracoli di perdono dopo una vio- rito Santo accende dentro
che non bastano mai. Essi lenza subita, di donne vio- e fuori dalla Chiesa.
La Chiesa che preferi- “Conversione” vuol dire stirlo con il vestito nuovo della
“ritorno”; ritorno dalla colpa grazia.
sce i miracoli alla Paro-
alla grazia, dal peccato a Dio.
la di Dio, che non dà La vita di ogni cristiano è sem-
Ritornare a Dio vuol dire uscire
spazio alla Parola, a pre un ritorno, perché egli si
definitivamente, decisamente,
volte scomoda, dei pro- trova sempre nell’occasione del
coraggiosamente dalla “regione
feti, diventa, prima o peccato.
lontana”, lasciare la terra della
poi, vuota di Gesù, co- tentazione e della schiavitù. La sua vita è u n camminare fa-
me la sinagoga di Na- ticoso ma fidente verso la casa
Ritornare a Dio che è Padre,
zaret. del Padre, la sua casa, dove fi-
che aspetta sempre vigile a brac-
nalmente il suo affannarsi di-
(don Angelo Casati, poeta cia aperte il figlio perduto per
e scrittore) venterà riposo.
rifargli l’abbraccio del perdono,
per accoglierlo nella sua casa, (P. Callari, Quaresima, pp. 23-25)
per nutrirlo e onorarlo, per ve-
Perdonare quante volte? quel servo malvagio che, giusti ed insieme spietati,
“Fino a settanta volte set- appena uscito, incontra un onesti e cattivi. Non è suf-
te”. E perché? Perché così altro sfortunato pari a lui ficiente essere giusti per
fa Dio. che gli doveva qualche essere veri uomini, tanto
spicciolo. Vive ancora im- meno per essere figli di
Dio ha soltanto figli e merso nella gioia inattesa Dio.
chiede loro di vivere da del condono, e che fa?
fratelli. L’unica misura del Il perdono e la pietà aiuta-
Prende per il collo il com-
perdono è perdonare sen- no ad acquisire il cuore
pagno di sventura e sta
za misura. Gesù lo spiega stesso di Dio, permettono
quasi per strangolarlo. Urla
narrando la parabola dei di immettere il suo “divino
e sbraita per avere indietro
due debitori. scompiglio” dentro
i suoi quattro soldi, lui ap-
l’equilibrio apparente del
pena perdonato di una ci-
C’è un modo regale di sta- mondo. Niente vale, infat-
fra iperbolica.
re nel mondo. Esso consi- ti, quanto una vita. Occor-
ste nelle magnanimità del Il servo perdonato non re, dunque, una dismisura,
cuore. Deve saper perdo- agisce contro il diritto o la un eccesso di pietà, e cioè
nare chi è più grande e più giustizia. E’ corretto, ma il perdono fino a settanta
forte. In opposizione al spietato. E’ onesto, ma al volte sette.
cuore regale c’è il cuore tempo stesso cattivo. E’
servile, esemplificabile in possibile essere talvolta
TQ
Il santo del giorno: san Simplicio
Parola di Dio Crollano le certezze, cedono i muri e i confini, la cultura,
in briciole il costume, le istituzioni mutano, gli imperi si sfaldano;
questa è la storia degli uomini. Ma al cuore del tempo
dell’umanità c’è un tesoro immutabile, una risorsa di spe-
ranza per ogni epoca, una medicina per ogni nostra ferita:
è il messaggio di Cristo Risorto. E fu proprio al cuore
Dio: una presenza perenne dell’Annuncio cristiano che ancorò il suo apostolato san
Simplicio, che fu Papa dal 468 al 483, proprio quando in
accanto a noi Occidente venivano spazzate via le ultime vestigia
Pagina curata da Don Luciano dell’Impero romano. Era l’anno 476, infatti, quando O-
“...quella sarà la vostra saggezza e la doacre depose l’ultimo imperatore, Romolo Augustolo.
vostra intelligenza.....” Simplicio era nato a Tivoli e durante il suo Pontificato si
preoccupò di lasciare in eredità un solido patrimonio di
(Dt 4,1.5-9)
fede, anche affrontando con decisione la diffusione delle
Dio è più vicino a noi delle eresie come il monofisismo, sostenuta dall’imperatore
persone che ci amano, delle d’Oriente Zenone. Si adoperò, inoltre, per restaurare al-
cose a cui teniamo, della no- cune chiese di Roma.
stra stessa anima. La cosa dav-
vero incredibile è che questa
presenza è perenne: Dio, cioè,
ha promesso la sua presenza Vangelo Mt 5,17-19
accanto a noi per sempre, sen-
za condizioni. Il punto, caso-
In quel tempo, Gesù disse ai
mai, è che siamo noi ad allon- suoi discepoli: «Non crediate
tanarci da lui. Per questo Mo- che io sia venuto ad abolire la
sè dice al popolo di guardarsi Legge o i Profeti; non sono
bene dal dimenticare questa venuto ad abolire, ma a dare
verità, di tenerla sempre pre- pieno compimento. In verità
sente nel cuore e nella mente:
io vi dico: finché non siano
è questa la vera garanzia per
poter essere fedeli all’alleanza passati il cielo e la terra, non
che il popolo ha stipulato con passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza
Dio sul monte Sinai. Questo che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di
vale anche per noi: mai dob- questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettan-
biamo dimenticare questa pre- to, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece
senza accanto a noi; rischie- li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel re-
remmo di sciupare la più
gno dei cieli».
grande opportunità della no-
stra vita.
Gesù non è venuto ad eli- cordia, il dare la vita per il quella fondata sull’amore.
minare la legge e i moniti nemico. E quando si ama, anche i
dei profeti. Il comando di La legge di Israele era particolari diventano de-
non rubare, non uccidere, composta da tanti precet- terminanti e, pertanto, co-
non dire il falso, non esse- ti, tutti da osservare fedel- me tali sono accolti e ab-
re avidi delle cose e dei mente. L’amore verso Dio bracciati. Le cose minime,
sentimenti degli altri, ri- era giudicato in base anzi, sono quasi in qual-
mane fermo ed immutabi- all’osservanza di quelle che modo da anteporre a
le. Se la legge e i profeti norme. Gesù riassumerà quelle basilari. Santa Tere-
hanno insegnato a uscire la legge data a Israele in sa di Calcutta diceva:
da quelle insidie che im- un unico comandamento: “Saremo giudicati
prigionano l’esistenza del “Amatevi come io vi ho sull’amore”. La parola
non-amore, Gesù con la amato” (Gv 13,34). Fissa, chiave, dunque, per essere
sua morte e risurrezione, dunque, tutto il suo Van- praticanti credibili è una
ha introdotto a vivere se- gelo sull’amore. Non c’è sola: Amore.
condo un amore più gran- relazione più importante,
de: il perdono, la miseri- più vera, più luminosa di
11
vescovo; beato Giovanni Righi da Fabriano,
religioso. Giovedì
“ Le preoccupazioni prosciugano ogni energia e
rimani in secca. Lasciati disincagliare dallo Spi- Marzo
Tempo di Quaresima
rito del Signore e navigherai sicuro.” (Giovanni
14,26)
TQ
“Qual è il primo di tutti i Gesù non possono separa- re e possedere, di fare vio-
comandamenti?” Insomma re Dio e l’uomo, come lenza e fuggire, senza gioia
cosa conta di più nella vi- non si possono staccare le e gratitudine. L’amore ver-
ta? Ad uno scriba pronto a radici dai rami dell’albero. so se stessi inaugura, così,
lasciarsi raggiungere del I due amori sono vincolati: una vera sinfonia.
dono della grazia, Gesù “Chi non ama il proprio fratel-
dirà: “Non sei lontano dal lo che vede, non può amare C’è spazio per Dio, per se
regno di Dio”. La domanda Dio che non vede” (1Gv 4,20). stessi, e per il prossimo.
di quel viandante dello spi- Non ci si può limitare ad Talvolta, la direzione del
rito racconta la storia di amare Dio. Lo facevano cammino è più importante
ogni pellegrino del cuore anche i farisei. Tuttavia, della meta stessa.
che si impegna a mettersi non si ama l’altro se non si Amare Dio con tutto il
in moto in una società di è imparato ad accogliere e cuore, con tutta la mente e
sedentari. Gesù risponde a voler bene a se stessi. con tutte le forze sradica
allacciando l’amore di Dio L’amore a se stessi è una dal narcisismo, e
all’amore al prossimo. sorta di terzo comanda- dall’illusione di potersi ac-
L’amore a Dio non esauri- mento dimenticato. Se non contentare. Non si finirà
sce l’amore, ma lo molti- si accoglie gioiosamente la mai di amare Dio, e non si
plica. I due comandamenti propria esistenza non si è finirà di trovare nuove
dell’amore sono in realtà capaci di amare nessuno. strade di amore per i fra-
uno solo. I discepoli di Si cercherà solo di prende- telli.
Maestri di Vi sono uomini che nella loro ale è per loro più importante
spiritualità vita si lasciano guidare solo dal che seguire passo dopo passo gli
senso, e altri che danno retta so- esempi di Gesù.
lo alla loro ragione. Ma né gli
“Se desideri che la gen- Amano quello che ama Gesù,
uni né gli altri possono conosce-
te pensi bene di te, non scelgono quello che ha scelto
re le profonde ricchezze della
parlare mai troppo Gesù: la povertà volontaria, la
vita cristiana: esse sono cono-
bene di te stesso.” sofferenza, la croce, le privazio-
sciute appieno solo da coloro
(Blaise Pascal, filosofo, ni, l’annientamento davanti al
che vivono di fede.
1623-1662) mondo: “Il giusto vive di fede”.
I frutti pratici di questa vita di (Rm 1,7)
fede viva sono manifestati in
(P. Callari, Quaresima, p, 78)
essi attraverso tutto il loro atteg-
giamento e le loro opere. Nes-
sun altro fine e nessun altro ide-
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sant'Eldrado di Novalesa, abate.
“La felicità è un frutto della mente, un sentimento del Sabato
cuore. Nasce in te, non al di fuori di te. Se vuoi essere
felice, devi scegliere di essere felice, come sta scritto: “Ciò Marzo
che l’uomo pensa di sé, nel suo cuore, questo è”. Tempo di Quaresima
(Proverbi 23,7)
Vangelo: Lc 18,9-14
I santi del giorno: san Leandro di Siviglia
In quel tempo, Gesù disse ancora
questa parabola per alcuni che La fede è un patrimonio del popolo, un tesoro prezioso
che rende salda una nazione. Ce lo ricorda la storia di san
avevano l’intima presunzione di Leandro di Siviglia, vescovo che riuscì a convertire un
essere giusti e disprezzavano gli intero popolo. Era nato a Cartagena in Spagna nel 540 e
altri: «Due uomini salirono al fu lui a crescere i fratelli Florentina, Fulgenzio e Isidoro,
tempio a pregare: uno era fariseo tutti e tre poi religiosi e santi. Fattosi monaco, attorno al
577 venne nominato vescovo di Siviglia. A quel tempo la
e l’altro pubblicano. Il fariseo, Spagna era governata dai Visigoti, di fede ariana. La pre-
stando in piedi, pregava così tra dicazione di Leandro, però, produsse molte conversioni,
sé: “O Dio, ti ringrazio perché tra cui anche quella il figlio del re, Ermenegildo, che poi
si ribellò al padre ma venne sconfitto e ucciso. Per questo
non sono come gli altri uomini,
Leandro dovette fuggire, vivendo in esilio a Costantino-
ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure poli. Nel 586 poté, infine, tornare a Siviglia e potè assiste-
come questo pubblicano. Digiu- re alla conversione all'ortodossia del nuovo sovrano e
no due volte alla settimana e pa- con lui di tutti i Visigoti. Morì tra il 599 e il 600; gli succe-
dette il fratello Isidoro. L’atteggiamento
go le decime di tutto quello che
possiedo”. Il pubblicano invece,
fermatosi a distanza, non osava
nemmeno alzare gli occhi al cie- Medita a cura di Don Luciano-Parroco di Bovegno
lo, ma si batteva il petto dicendo: I farisei erano un gruppo religioso importante all’epoca di Gesù.
Il termine significava “separati” e tali si consideravano rispetto
“O Dio, abbi pietà di me pecca- agli Ebrei perché osservavano scrupolosamente tutti i precetti
tore”. Io vi dico: questi, a diffe- della legge. Più che l’amore era una visione inflessibile della reli-
renza dell’altro, tornò a casa sua gione a guidarne il comportamento. I pubblicani invece erano gli
esattori delle tasse: essi potevano esigere dalla gente una percen-
giustificato, perché chiunque si tuale per il loro guadagno, che molto spesso andava al di là del
esalta sarà umiliato, chi invece si giusto, pertanto venivano considerati ladri e truffatori. Il testo di
Luca esprime chiaramente il modo diverso con cui i due uomini,
umilia sarà esaltato». rappresentanti delle due categorie pregavano. Il fariseo stava in
piedi vicino all’altare ed elencava a Dio i propri meriti. Il pubbli-
cano se ne stava a distanza. Chino e umile riconosceva la propria
condizione di peccatore e implorava la misericordia di Dio.
Entrambi dicevano il vero: il primo era un giusto secondo la
mentalità farisaica; il secondo si dichiarava di fronte a Dio per
quello che era in realtà: un pubblico peccatore. Gesù afferma che
soltanto il secondo se ne andò perdonato. Una vera e propria
bocciatura del modello farisaico di fede. Il pubblicano mostra
l’atteggiamento richiesto al credente: l’umiltà, il riconoscimento
del proprio peccato e la richiesta del perdono di Dio.
Inferno Canto I