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Questa teoria metarappresentazionale è stata proposta nel 1985 da Uta Frith, Leslie
e Baron-Cohen, i quali si sono basati sull’ipotesi che i sintomi caratteristici
dell’autismo come le incapacità comunicative e di gioco, derivino da un
malfunzionamento del Modulo Della Teoria della Mente, ovvero il meccanismo
mentale necessario a produrre metarappresentazioni. L’idea che i bambini autistici
siano psicoagnosici nasce da un confronto con i bambini normali, e da uno studio
sulle capacità di fingere o riconoscere la finzione dei bambini autistici. Si vide che tali
deficit nel riconoscere la finzione siano dovuti a deficit metarappresentativi poiché
per comprendere che un’altra persona stia fingendo il bambino deve sia disporre di
rappresentazioni primarie sul dato di fatto, sia di rappresentazioni secondarie
ovvero metarappresentazioni sullo stato mentale di chi sta fingendo. E tali capacità
sono scarse se non assenti nei bambini autistici, quindi riconducibili ad un ritardo
nello sviluppo di meta rappresentazioni.
Un altro compito di falsa credenza può essere quello degli Smarties in cui appunto vi
è questa scatoletta di Smarties e si chiede ai bambini cosa può contenervi e i
bambini ovviamente rispondono che vi può contenere Smarties o caramelle, invece
lo sperimentatore caccia dalla scatoletta una matita. Poi si mettono alla prova le
capacità metarappresentazionali dei bambini riponendo la matita nella scatoletta e
chiedendo ai bambini cosa avrebbe risposto un’altra persona alla stessa domanda
fatta loro, ovvero cosa c’è nella scatola degli Smarties. Si vide che su 23 bambini solo
4 risposero Smarties (risposta corretta) mentre la maggior parte avevano risposto
affermando il contenuto reale della scatola ovvero la matita e pochi risposero che
non lo sapevano. Quindi i bambini autistici sebbene ricordano l’errore che hanno
commesso affermando che nella scatola vi erano gli Smarties non sono in grado di
prevedere che un’altra persona possa fare il loro stesso errore, quindi non sono in
grado di costruirsi delle meta rappresentazioni (o lo è solo un minimo numero di
bambini autistici che comunque non sono paragonabili ai bambini con sviluppo
tipico). Alcuni studi inoltre hanno anche dimostrato deficit metarappresentazionali
anche in quei pochi soggetti autistici che superavano i compiti di falsa credenza.
Lo studio sui processi responsabili dell’acquisizione della teoria della mente o ToM
(Theory of Mind) non ha dato ancora risultati certi e conclusivi.
Sappiamo però che nei soggetti con sviluppo tipico le capacità della teoria della
mente appaiono intorno ai 3 anni, e la complessità a l’astrazione di queste
conoscenze già a 3 anni suggeriscono che esse non sono il frutto di cecità associative
o di condizionamento ma sono predisposizioni biologiche e avvengono grazie
all’azione di processi specializzati.
Si è visto come i bambini con autismo sanno anticipare come si sentirà una persona
se conoscono un suo desiderio. Quindi i bambini autistici hanno la capacità di
ragionare su ciò che provano le altre persone come in questo caso il desiderio, ma si
è visto che nonostante questa capacità i bambini autistici comunque non usano
teorie metarappresentazionali della mente , bensì utilizzano una strategia finalistica
o teleonomica secondo cui prendono in considerazione lo stato di Desiderio come la
tendenza a far cose per realizzare una certa situazione.
Quindi interpretano il desiderio come la causa scatenante che poi porta il soggetto
a compiere delle azioni in funzione del desiderio. Quindi questo ragionamento non
si basa su meta rappresentazioni, bensì è un tipo di ragionamento più semplice che
si ferma prima di poter ipotizzare una meta rappresentazione come fanno gli adulti.
Quindi tale teoria non è in contrasto con quella metarappresentazionale poiché
emozioni e desideri possono esser compresi in base a semplici relazioni con dati di
fatto, evitando un livello più complesso che includerebbe meta rappresentazioni e
che verrebbe raggiunto da persone normali.
I compiti di teoria della mente richiedono comunque altre abilità come quella
attentiva, infatti un’ipotesi è stata fatta riguardo al fatto che le difficoltà nei compiti
della teoria della mente potrebbero derivare dalla difficoltà di prestare attenzione al
contenuto di una rappresentazione quando questa non coincide con la realtà.
Per indagare questa spiegazione alternativa varie ricerche hanno messo a confronto
le capacità di comprensione di false credenze con quelle di false rappresentazione
esterne. Ad esempio veniva chiesto al bambino di scattare una foto con una
polaroid, lo sperimentatore prima di mostrare la foto al bambino cambiava o
rimuoveva un oggetto dall’ambiente e si vide che il bambino autistico riconosceva la
differenza tra la rappresentazione reale e quella invece modificata. Quindi i bambini
autistici non hanno difficoltà a dare la risposta giusta al compito di false
rappresentazioni esterne ma hanno difficoltà nel compito di false credenze e ciò
suggerisce che è possibile escludere che all’origine degli errori della teoria della
mente vi siano difficoltà di tipo attentivo o legate a deficit di ragionamento sulle
rappresentazioni.
Egocentrismo o deficit meta rappresentativi? Fin dagli anni ’20 Piaget aveva
sottolineato la difficoltà dei bambini in età prescolare di assumere la prospettiva di
un’altra persona, una difficoltà a cui aveva dato il nome di Egocentrismo. Invece poi
si è dimostrato che vi è differenza tra mancanza di teorie della mente ed
egocentrismo. La differenza principale è nel concetto di Specificità di dominio.
L’egocentrismo è una caratteristica del pensiero preoperatorio e si può manifestare
nel linguaggio nel ragionamento e in altri ambiti quindi secondo Piaget tale
caratteristica non è specifica per domino, e l’egocentrismo verrebbe superato grazie
al Decentramento nei ragionamenti che riguardano ad esempio sostanze fisiche
forme geometriche o insiemi di numeri. Mentre la toeria della mente al contrario è
un’insieme di conoscenze specifiche sugli stati mentali e sulle loro relazioni causali, e
quindi è dominio-specifica.
Un’altra differenza tra le due teorie riguarda l’origine delle conoscenze psicologiche.
Secondo Piaget gli stati mentali proprio vengono percepiti direttamente mentre
quelli altrui vengono inferiti dalle circostanze e dal comportamento osservato.
Mentre per i modelli della teoria della mente gli stati mentali propri non sono
percepiti direttamente ma sono inferiti e dedotti tramite ragionamento.
Per quanto riguarda invece le anomalie nella comunicazione non verbale come ad
esempio l’indicazione ostensiva ovvero un’indicazione senza forma richiestiva la
quale vuole semplicemente porre l’attenzione di un sogg verso un evento, è spiegata
dalle teorie della mente come un altro deficit autistico che si connette con la
mancanza di meta rappresentazioni, il bambino quindi non porge l’attenzione di
un’altra persona su qualche oggetto perché non rappresenta gli effetti mentali di
tale esperienza.
Vari studi neurologici però hanno indicato delle anomalie in alcune strutture neurali
delle persone autistiche, anche se queste anomalie non risultano propriamente
patologiche o comunque gravi rispetto alle persone normali.