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Dai drammi
donchisciotteschi di Girolamo Gigli all’intermezzo di padre Martini
1
Per donchisciotte, donchisciottismo, donchisciottesco,
donchisciottescamente e donchisciottata, e per dongiovanni,
dongiovannismo, dongiovannesco e dongiovannistico, attestati
rispettivamente da Foscolo in poi e dal primo Novecento, cfr. S.
BATTAGLIA, Grande dizionario della lingua italiana, Torino 1961-
2002, s.v.; per don Quichotte e donquichottisme, e per don Juan,
donjuanisme e donjuanesque, in uso rispettivamente dagli anni '30 e
dagli anni '40 dell'Ottocento, cfr. Le grand Robert de la langue
française, Paris 1985, s.v.; per Quijote, quijotismo, quijotesco o
quijotil, quijotescamente, quijotada o quijotería, e per Tenorio,
comparsi nell'Ottocento, cfr. REAL ACADEMIA ESPAÑOLA, Diccionario
de la lengua española, Madrid 1970, s.v.
2
A. JURADO SANTOS, Materiales cervantinos en el teatro del XVII,
tesi di dottorato, Università di Pisa, a.a. 2000-2001.
dell'hidalgo mancego,3 come del resto capita al seduttore
andaluso, sarà prudente limitarsi a toccare alcuni punti,
confessando in tutta onestà che ci vuole un bel coraggio per
scrivere ancora sull'argomento di cui si parla all'incirca da
quattro secoli. Perciò l’esame dei primi drammi in cui canta
Chisciotte si propone semplicemente di contribuire in minima
parte non allo studio di Cervantes bensì alla storia
dell'intermezzo nel periodo intricato che va dalla fine del
Seicento al primo Settecento, passando per la fondazione
dell'Arcadia.
Chisciotte gorgheggia per la prima volta in lingua italiana a Venezia
con Sancio nel 1680, in un teatro a San Giobbe di proprietà del
patrizio Marco Morosini, oscuro librettista dilettante che lo aveva
inaugurato da poco per mettere in scena le proprie opere fra cui
Ermelinda nel 1679.4 Nella prefazione l'autore dichiara d'interessarsi
soltanto alla vanagloria del personaggio:
Mascherato col nome di Chissiot t'apresento [...] questo drama che di Chissiot
non contiene altro che la pretesa bravura, ricevilo per opera, per comedia, per
quello che ti piace.5
3
G. MORO, D. PINI, Cervantes in Italia. Contributo ad un saggio
bibliografico sul cervantismo italiano con un'appendice sulle
trasposizioni musicali, in Don Chisciotte a Padova, atti della prima
giornata cervantina a cura di D. Pini (Padova 1990), Padova 1992, pp.
149-268 ; B. BRUMANA, Figure di don Chisciotte nell'opera italiana
tra Seicento e Settecento, in Europäische Mythen der Neuzeit. Faust
und Don Juan, atti del convegno a cura di P. Csobádi, G. Gruber, J.
Kühnel, U. Müller, O. Panagl, F. V. Spechtler (Salzburg 1992),
Salzburg 1993, II, pp. 699-712.
4
N. MANGINI, I teatri di Venezia, Milano 1974, p. 86.
5
Amico lettore, in Il don Chissiot della Mancia, drama per musica da
rappresentarsi nel teatro di Canal Regio l’anno MDCLXXX,
consacrato a l'altezza serenissima di Ferdinando Carlo duca di
Mantova, Monferrato, Carlovilla, Guastalla ecc., Venezia, Francesco
Nicolini, 1680, p. 7; esemplare consultato: I-Vnm (altri in B-Bc, GB-
Lbm, I-Bc, I-Fm, I-Mb, I-MOe, I-Pc, I-Rc, I-Rgermanico, I-Rn, I-Rsc,
I-Rvat, I-Vcg, US-LAu, US-Wc); per i testi antichi si indica l'editore;
nei titoli si svolgono le abbreviazioni; le citazioni prive di nota
s'intendono ricavate dalla lista dei personaggi.
Per di più le sue avventure, peraltro a lui poco note visto che lo
ritiene catalano, sarebbero inadatte all'opera:
6
Argomento, in Il don Chissiot cit., p. 8; non c'è traccia della «scena
comica» in C. SARTORI, I libretti italiani a stampa dalle origini al
1800, Cuneo 1990-1994.
7
E. J. LUIN, La famiglia Fedeli, in «Rivista musicale italiana»,
XXXVIII, 1931, pp. 424-428.
8
www.oxfordmusiconline.com, s.v. Gigli.
Atalipa I-M01 Chisciotte
s.n.t.
Prologo I-B94
Chisciotte e
Galafrone I-R23
Scene I-CR26
L'albero, che non serve alla critica dei testi ma alla storia della loro
fortuna, comincia con tre libretti e una commedia in prosa che hanno
in comune, oltre alla presenza del nostro eroe, il fatto che Amaranto
contamina o controlla almeno in parte le ristampe fino al 1722.
Nel 1687 al collegio senese Tolomei va in scena Lodovico Pio, il
«terzo dramma»9 che gli studenti cantano su libretto di Gigli con le
note di Giuseppe Fabbrini, entrambi al debutto nel carnevale 1685 per
l'inaugurazione del teatro con La Geneviefa, seguita dalla Forza del
sangue e della pietà nel 1686. Anche se la vicenda si svolge nel IX
secolo ad Aquisgrana e riguarda la successione del figlio di Carlo
Magno coi nipoti Lotario I e Carlo II il Calvo, vissuti fra il 778 e
9
Lettore, in Lodovico Pio, dramma per musica al serenissimo
principe Giovan Gastone di Toscana, cantato per le vacanze del
carnevale nel 1687 nel nobile collegio Tolomei di Siena da quei
signori convittori, Siena, stamperia del Publico, 1687, [p. 6];
esemplare consultato: I-Vgc (altri in D-Mbs, GB-Lbm, I-Bc, I-Bu, I-
Fc, I-Fm, I-Mb, I-MOe, I-Nc, I-PEc, I-Rc, I-Vnm, US-Wc).
l'877, Chisciotte è già lì a contrastare con un altro personaggio che
raddoppia la presa in giro della tradizione cavalleresca
dall'Innamorato al Furioso perché si chiama Galafrone come il padre
di Angelica e di Argalia, ben noto all'autore, agli scolari e allo stesso
hidalgo che «usa talvolta versi presi o dal Tasso o dall'Ariosto [...] per
far nascer il ridicolo dal contraposto» piegando «una grande autorità»
al servizio di «una gran follia». 10 Semplice «soldato della guardia
regia e custode delle torri», in Lodovico Pio Galafrone parla un mezzo
tedesco, tanto più che l'interprete, Giuseppe Bonaventura Rovereti di
Freiberg definito «trentino», sarà stato germanofono. Coinvolti anche
nel dialogo con gli altri, i due recitano insieme alcune scene slegate
dall'argomento principale, storico-politico e dunque educativo per la
futura classe dirigente. L'opera, dedicata dall'autore a Gian Gastone de
Medici in data 3 febbraio, viene infatti eseguita dai rampolli di
famiglie illustri come il fiorentino Bernardo Rucellai, vestito da donna
nella parte dell'imperatrice Giuditta di Baviera. Secondo un repertorio,
peraltro autorevole, nel 1702 si sarebbe rappresentata una pièce di
Amaranto con questo titolo,11 introvabile in Allacci e in Sartori, dove
compare invece la sua Giuditta, un oratorio sull'eroina di Betulia.12
Forse l'equivoco nasce dall'omonimo dramma, cantato in pubblico nel
1713 con musica di Predieri ad Ancona e di Orlandini a Forlì, che
riprende L'innocenza giustificata di Silvani data a Venezia nel 1699
con la partitura di Vinaccesi, con gli stessi personaggi principali ma
con ruoli secondari diversi rispetto a Lodovico Pio, la cui diffusione si
limita invece all'ambiente accademico e scolastico. Infatti nel 1694
Rosolambri pubblica un'epitome in prosa, rimaneggiando l'Argomento
dell'originale e aggiungendo un prologo, cantato dal Tradimento e
dalla Gelosia sulle note del giovane bolognese Giuseppe
Aldrovandini:
Nel tradurre [dai versi alla prosa] avrò forse tradita l'intenzion dell'autore,
10
Lettore cit., [p. 8].
11
B. BRUNELLI, R. ALLORTO, Gigli, in Enciclopedia dello spettacolo,
V, Roma 1958, col. 1283.
12
La Giuditta, drama sacro di Amaranto Sciaditico pastore arcade,
dedicato all'illustrissime ed eccellentissime signore donna Maria
Lucrezia e donna Maria Candida Rospigliosi, Siena, stamperia del
Publico, 1693; esemplare consultato: I-Mb (altri in B-Bc, I-Rn, US-
AUS, US-Wc).
intrecciando nel drama il secondo personaggio feminile [Delmira], che prima
non v'era, mutando gli ultimi due nomi [Chisciotte e Galafrone in Martano e
Vuolfango] e minuendo od alterando in molti luoghi le parti.13
18
Scenario di don Chisciotte della Mancia, commedia da recitarsi nel
Seminario Romano nelle correnti vacanze del carnevale 1692 da’
signori convittori delle camere mezzane, Roma, Francesco de' Lazari,
1692, [p. 1]; esemplare consultato: I-Rc.
19
Scenario cit., [p. 4].
20
Scenario cit., III, 10; Lodovico cit., III, 2-3.
21
Scenario di don Chisciotte della Mancia, comedia da recitarsi nelle
correnti vacanze del carnevale 1698 da’ signori convittori del
Seminario Romano, Roma, Lazzari, 1698; esemplare consultato: I-Rc.
22
Un pazzo guarisce l'altro, opera serioridicola dell'Economico
Intronato, servita al divertimento del nobil collegio Tolomei e
dedicata all'illustrissimo ed eccellentissimo signor don Camillo de'
prencipi Doria, uno de' signori collegiali, Siena, s.n., 1698, I, 2;
esemplare consultato: F-Pn.
precedenti rappresentazioni romane:
23
Un pazzo cit., p. 3.
24
Un pazzo guarisce l'altro, opera serioridicola dell'Economico
Intronato, servita al divertimento del nobil collegio Tolomei, Siena,
Bonetti nella stamperia del Publico, Fantini e Gatti stampatori, 1704;
esemplare consultato: I-Sc (altro in US-Wc).
25
Un pazzo guarisce l'altro, opera serioridicola, in G. GIGLI, Opere
cit., pp. 251-358.
26
Un pazzo guarisce l’altro, opera seriocomica recitata nel collegio
del Beato Luigi dalla camerata dei filosofi l’anno 1713, I-Bu, ms.
3815.
27
Comoedia italica pedestri sermone scripta in tribus actibus cum
lemmata «Un pazzo guarisce l’altro», A-Wn, ms. 10124 [1491] (altro
in A-Wn, ms. 10181, senza titolo); Un pazzo guarisce l'altro,
commedia rappresentata in questa imperial corte, Vienna, Giovanni
van Ghelen, 1723; esemplare consultato: A-Wn (altro in YU-Ls);
«Wiener diarium», 23 gennaio 1723; E. MADDALENA, Uno scenario
inedito messo in luce, Wien 1901.
Andrea Cicognini, musicati da Luccio a Venezia nel 1651, nella Dori
di Apolloni, data a Innsbruck nel 1657 con la partitura di Cesti, e
soprattutto nella storia persiana. Così infatti si chiama l'onnipotente
ministro egiziano che avvelena Artaserse III Oco nel 338 a. C. e viene
ucciso a sua volta da Dario III Codomano. In questa disinvolta
confusione «s'introduce don Chisciotte della Mancia, famoso cavaliere
errante, che per un certo oracolo non ben inteso fu promosso al regno
del Perù».28 Nel curriculum di Amaranto L'Atalipa sta dopo Un pazzo
del 1692 e prima di Amore fra gl'impossibili del 1693. Gigli fornisce
al Tolomei una produzione all'anno intonata da Fabbrini, Armonico
fra i Rozzi, probabilmente gesuita e certamente maestro di cappella
nella famosa scuola senese. Ma siccome lascia sguarnito il 1692, si
può pensare che in quel carnevale i convittori abbiano cantato proprio
L'Atalipa, mentre i collegiali romani recitavano lo Scenario di don
Chisciotte ovvero Un pazzo. Come per gli altri due drammi, la
tradizione segretissima conta una sola ripresa a Milano, attestata dalla
stampa di un riassunto col Prologo per musica recitato da Perseo e
Andromeda nel 1701.29
L'hidalgo arriva a Corinto nel quarto e ultimo dramma
donchisciottesco di Gigli, Amore fra gl'impossibili, dedicato il 2
gennaio1693 e allestito nel teatro privato di Maria Camilla Pallavicini,
moglie di Giovanni Battista Rospigliosi e duchessa di Zagarolo:
30
Argomento della favola, in Amore fra gl'impossibili, dramma per
musica di Amaranto Sciaditico pastore arcade, dedicato
all'illustrissima ed eccellentissima signora duchessa di Zagarolo e da
lei fatto rappresentare nel suo teatro, Roma e Siena, stamperia del
Publico, 1693, [pp. 6-7]; esemplare consultato: I-Mb (altri in B-Bc, D-
Mbs, I-Bca, I-Fc, I-Lg, I-PAc, I-Rsc, US-AUS).
31
Amore fra gl'impossibili, dramma per musica di Amaranto
Sciaditico pastore arcade, Roma e Siena, Bonetti nella stamperia del
Publico, 1693, III, 8; esemplare consultato: I-Vgc (altri in D-Mbs, I-
Mb, I-Rvat, I-Vc, US-Wc); L. ALLACCI, Drammaturgia, Venezia,
Pasquali, 1755, col. 68.
32
Amore fra gl'impossibili, dramma per musica di Amaranto
Sciaditico pastore arcade, dedicato all'illustrissima ed eccellentissima
signora duchessa di Zagarolo e da lei fatto rappresentare nel suo
teatro, Roma, Giovanni Giacomo Komarek, 1693, III, 13; esemplare
consultato: I-Vgc (altri in F-Pn, GB-Lbm, I-Bu, I-Fm, I-MAC, I-Rc, I-
Rn, I-Rvat).
33
F. CORSETTI, Vita di Girolamo Gigli sanese, detto fra gli Arcadi
Amaranto Sciaditico, scritta da Oresbio Agieo pastore arcade,
Firenze, all'insegna d'Apollo, 1748, p. 48.
34
L. ALLACCI, Drammaturgia cit., col. 69; B. BRUNELLI, R. ALLORTO,
Gigli cit., col. 1283; M. G. ACCORSI, Gigli, in The new Grove
coproduzione fra Siena e Roma, sarebbe lecito supporre un intervento
di Fabbrini al posto dell'oscuro compositore che intona soltanto Teseo
in Atene di Aureli, dato a Piacenza nel 1717.35 Ristampato nelle
Poesie,36 Amore fra gl'impossibili raggiunge finalmente qualche luogo
pubblico dove compaiono i nomi degli interpreti professionisti che fin
qui mancavano del tutto o s'identificavano coi «giovanetti cavalieri»
spesso imparentati fra loro. La ripresa del 1697 a Modena, con
Margherita Salicoli Suini e Francesco De Grandis al servizio di
Rinaldo I d'Este, dipende dall'edizione romano-senese perché contiene
l'intero Argomento, riproduce le lezioni che nella Komarek sono
purgate e non accoglie qualche svista della Bonetti, benché riduca il
testo ed elimini i versi virgolati nella prima:
Per molte ragionevoli considerazioni, che qui sarebbe lungo il riferire, è poi
convenuto mettere le mani in questo dramma, mutando, aggiungendo e
lasciando da parte alcune cose, per le quali ora si rende alquanto diverso da
quello che fu composto dall'autore.37
47
Don Chisciotte della Mancia e Galafrone, intermezzi da recitarsi in
Seminario Romano nell'opera de' signori convittori delle camere
grandi nel carnevale del MDCCXXIII, musica del signor don
Girolamo Chiti, Roma, Gaetano Zenobi, 1723; esemplare consultato:
I-Vgc (altro in I-Bc); C. SARTORI, I libretti cit., Indice.
48
Lodovico cit., I, 4-5; L'Atalipa cit., I, 5.
49
Lodovico cit., III, 2-3; Amore cit., II, 2.
terzo sketch quando il cavaliere, imprigionato da Galafrone, non riesce
a sguainare la spada arrugginita, si giustappongono lacerti vari in
ordine sparso ma sempre saccheggiati da Lodovico Pio.50 Nell'ultimo
quadro Chisciotte, che in carcere si paragona a «Rugger forte e
costante / prigioniero d'Atlante», all'entrata di Galafrone si prepara
citando Tasso a una comica morte che sfocia nel duetto finale.51
Migrano i testi ma non le partiture perché al tutto si applica la musica
nuova composta dal senese Girolamo Chiti, maestro di cappella al
Tolomei nel 1715 e poi a San Giovanni in Laterano, corrispondente di
padre Martini e a quanto pare impegnato soltanto in due produzioni
romane degli anni '20.52 Anche se sarebbe comodo supporre che
l'ignoto impasticciatore avesse tra le mani un'edizione delle Poesie di
Gigli, in realtà i quattro intermezzi derivano dall'unica stampa
completa dell'Atalipa e da quella toscana di Lodovico Pio con cui
concordano alcune lezioni difficiliores: per esempio «disdosso» al
posto del banale «ridosso» e il raro «spergerete» invece del piatto
«spengerete» o «spegnerete» per indicare l'estinzione della
cavalleria.53 Non è facile stabilire da dove spunti il brandello di Amore
fra gl'impossibili, troppo breve e riportato in una versione castigata
che compare solo qui, ma escludendo le riprese in cui l'aria manca si
può supporre che derivi dal capostipite privilegiato romano-senese.
Ancora più complesso il caso di Don Chisciotte della Mancia e
Coriandolo speziale, rappresentato dagli studenti nel 1726 e inserito
fra i cinque atti della tragedia Bruto.54 Ripetendo i versi di Amore fra
50
Lodovico cit., III, 18; I, 9; I, 8; I, 10.
51
Lodovico cit., II, 14-15.
52
La gara de' segni celesti per l'acquisto della nobilissima stella
chisia, Siena, Bonetti, 1715, p. 20; Chiti, in Dizionario enciclopedico
della musica e dei musicisti, Torino 1985, Le biografie, II, pp. 218-
219; C. SARTORI, I libretti cit., Indice; G. ROSTIROLLA, La
corrispondenza fra Martini e Chiti, in Padre Martini. Musica e
cultura nel Settecento europeo, Firenze 1987, pp. 211-275.
53
Lodovico cit., II, 15; III, 2; Don Chisciotte e Galafrone cit., II, IV.
54
Don Chisciotte della Mancia e Coriandolo speziale, intermezzi da
recitarsi in Seminario Romano nell'opera de' signori convittori delle
camere grandi nel carnevale del MDCCXXVI, musica del signor
Francesco Feo, Roma, Girolamo Mainardi, 1726; esemplare
consultato: I-Vgc (altro in I-Fc); S. FRANCHI, Le impressioni sceniche,
Roma 1994, p. 477.
gl'impossibili in tutta la prima parte, sempre affamato malgrado
l'esempio di Orlando che sta a digiuno per seicento ottave e va a letto
senza cena, Chisciotte invoca Dulcinea quando sopraggiunge
Coriandolo «insanguinato, coprendosi il naso» che si è rotto cadendo
in un fosso. Dopo aver equivocato sull'uccisione di un drago
puzzolente, i due si sfidano indossando uno stivale a testa per godere
di pari opportunità cavalleresche, non prima di aver cantato Men
palazzi e più spedali tratta dalla Geneviefa.55 Nel secondo intermezzo
il monologo di Coriandolo, in parte ricavato italianizzando uno
sproloquio che Galafrone declamava nel 1723, si conclude con un
brano della Forza del sangue, Nella scherma non son destro. Entra
Chiscotte, poco trionfale e «imbrattato di fango», per recitare un'altra
scena di Amore fra gl'impossibili e la lunga tirata con l'eco, sempre
dalla Forza del sangue.56 Nel terzo entracte, quando l'hidalgo,
ammantato da una pelle d'asino, declama Achillini citando
Michelangelo, Ariosto e Tasso, è la volta dell'Atalipa cucito con due
brandelli di recitativo e con un'aria di Amore stiracchiata per farla
diventare un duetto.57 Nell'ultimo intermezzo si torna in territorio inca
dove Chisciotte, istituito l'ordine del Corno Tenero usando l'orecchio
del somaro, si riscuote dalla follia con lo stesso recitativo di Amore,
ricordandosi però di essere «mastro Antonio, / barbiere e pover'uomo
del Toboso» come in Un pazzo guarisce l'altro.58 Siccome i versi
virgolati sono ripresi, l'antecedente è costituito da un libretto, mentre
se fossero omessi potrebbe trattarsi di una partitura adattata. Difatti la
musica è nuova ed esplicitamente attribuita a Francesco Feo, nato nel
1691, iscritto al conservatorio nel 1704 e sulla breccia dal 1713. In
questo caso, oltre all'unica edizione dell'intero Atalipa, si usano le
Opere del 1704 e le Poesie del 1708, sia perché s'inseriscono brani
provenienti da drammi diversi con o senza Chisciotte, sia perché si
rilevano concordanze grafico-morfologiche, e dunque labili, ma anche
55
Amore cit., I, 5-6; La Geneviefa, drama per musica, III, 4, in Poesie
cit., pp. 11-78.
56
Don Chisciotte della Mancia e Galafrone cit., II; La forza del
sangue e della pietà, drama per musica, II, 7, in Poesie cit., pp. 155-
228; Amore cit., I, 12; La forza cit., III, 3-4.
57
L'Atalipa cit., I, 10; Amore cit., II, 6; III, 1; III, 13.
58
L'Atalipa cit., III, 20; Amore cit., III, 18; Un pazzo cit., III, 19:
«Chiamami maestro Antonio e dammi un po' di pane [...]. Ritorno ad
esser maestro Antonio barbiere».
dipendenze più solide: per esempio un verso di Amore fra
gl'impossibili, che nella prima recitava «vo a prender certo incenso»,
nella raccolta del 1700 diventa l'ipometro «vo a prender incenso» per
un errore corretto con «vado a prender incenso» in quella del 1708,
come qui dove si legge «vado a prender l’incenso».59 Rispetto alle
fonti, nell'adattamento si rimaneggia il recitativo per nominare
espressamente la nuova piazza, ossia la città eterna, e si tende a
regolare il metro dell'aria per adattarlo alle nuove convenzioni,
stabilite fra l'altro dall'Arcadia matura. Derivano da questo
inenarrabile pasticcio gli Intermezzi dati al Germanico nel 1737, con
l'aggiunta della pastorella Tisbe, qualche aria sostituita e la musica
nuova di Gaetano Carpani che lavorava abitualmente per il collegio.60
Vista la destinazione, non sarà un caso che compaiano in un'altra
stampa con traduzione tedesca a fronte e con testo quasi identico, a
parte qualche errore e l'assenza di alcune didascalie.61 Quest'ultima
edizione non databile, uscita per un imprecisato martedì grasso senza
le arie sostitutive che compaiono alla fine degli Intermezzi, secondo il
catalogo della biblioteca in cui è conservata risale alla seconda metà
degli anni '30. Sono invece contemporanee ma indipendenti da Don
Chisciotte della Mancia e Coriandolo speziale, benché vi agiscano gli
stessi personaggi nelle medesime situazioni con le note nuove di
Gonella, le Scene date al Seminario di Cremona che il pastore Tersio
Filolaio, ossia Giuseppe Carnevalini, ricava dall'edizione Komarek di
Amore fra gl'impossibili di cui conserva una lezione purgata.62
59
Amore cit., I, 6; Don Chisciotte della Mancia e Coriandolo cit., I.
60
Intermezzi in musica, da cantarsi nella tragedia latina intitolata
"L'Adonia", Roma, Antonio de' Rossi, 1737; esemplare consultato: I-
Rn; S. FRANCHI, Le impressioni cit., p. 23.
61
Don Chisciotte, scherzo per musica da rappresentarsi nel
carnevale. Don Quixot, in einem musicalischen Schertzgedicht zur
Fastnachts Zeit fürzustellen ins Teutsche übersetzt durch A[ugust]
W[ilhelm] H[einrich] Gleitsmann, s.n.t.; esemplare consultato: D-
BAs.
62
Scene [I, 5-6; I, 12; III 1; III 12-13] del drama «L'amore fra
gl'impossibili» del signor Girolamo Gigli, accomodate da un pastor
arcade della colonia cremonese, Tersio Filolaio, ad uso d’intermezzi
da cantarsi nella tragedia "Il Teodosio" che si recita nel venerabile
Seminario di Cremona l’anno MDCCXXVI sotto gli auspici
dell’illustrissimo e reverendissimo monsignor Alessandro Litta,
Fin qui il nostro eroe, spesso relegato in un boschetto suburbano,
partecipa a vicende intessute d'incantesimi e di follie, contrastando
con Galafrone in Lodovico Pio, in Un pazzo e nei collegi, con Bagoa
nell'Atalipa, con lo speziale Coriandolo in Amore fra gl'impossibili e
nei saggetti degli studenti più che nell'opera di mercato. A questi
antagonisti maschili si contrappongono i personaggi femminili di
molti entractes diversi che circolano pubblicamente, a partire da un
Don Chisciotte in tre sezioni, recitato da Antonio Ristorini e da Rosa
Ungarelli nei panni di Lilla con Sancio che non parla, databile post
1716 quando si forma il sodalizio fra i due.63 D'ora in poi una folla
d'hidalgos, compreso quello di Zeno, molti scudieri e alcune Dulcinee,
per cui non basterebbe un intero libro, invadono le scene dell'opera
settecentesca dove rispunta Galafrone col Don Chisciotte di Lorenzi e
Paisiello.64 Fra queste numerose pièces figura un intermezzo che val la
pena di prendere in considerazione, del tutto indipendente da Gigli ma
vagamente collegato al corpus dai nomi di Corrado e di Feo. Il primo,
interprete stanziale che per sua fortuna resta a Napoli impiegato alla
Cappella Reale, dopo averlo eseguito nel 1707 copre il ruolo
dell'hidalgo nelle scenette fra gli atti del Castello d'Atlante nel 1734.
Insieme a Corrado, il primo Uberto nella storia dell'opera, c'è sempre
Laura Monti che accanto a lui nel 1733 aveva dato vita alla brillante
protagonista della Serva padrona. Ormai gli entractes, strutturati nella
forma standard binaria, articolata con due arie e un duetto, a
differenza di quelli padovani sono emancipati dal testo che li
accompagna, editi insieme ma relegati in fondo al dramma e ignorati
dalla dedica dell'impresario Salvatore Notarnicola o dall'avviso del
librettista Tomaso Mariani intitolato L'autore a chi legge.65 Nella
68
Il don Chisciotte, intermezzi per musica a tre voci da rappresentarsi
in Firenze nel teatro di via del Cocomero nel carnevale dell’anno
1762, Firenze, Anton Giuseppe Pagani, s.d.; esemplare consultato: I-
Bc (altri in GB-Lbm, I-Rn).
69
Il don Chisciotte, intermezzo a due (alto, tenore) con strumenti,
1746, I-Bc, ms. HH 37, cc. 68-109; F. PARISINI, Della vita e delle
opere del padre Giovanni Battista Martini, Bologna 1887; L. BUSI, Il
padre Giovanni Battista Martini, Bologna 1891, p. 398; anastatica:
Bologna 1969; G. GASPARI, Catalogo della biblioteca musicale di
Giovanni Battista Martini, Bologna 1893, III, p. 315; anastatica:
Bologna 1961; F. VATIELLI, Le opere comiche di Giovanni Battista
Martini, in «Rivista musicale italiana», XL, 1946, pp. 450-476.
70
Gigli, in Dizionario cit., Torino 1986, Le biografie, III, p. 197.
71
A. SCHNOEBELEN, Padre Martini's collection of letters in the Civico
Museo Bibliografico Musicale in Bologna. An annotated index, New
York 1979.
Chisciotte e Coriandolo I-R26
(Feo)
Amore I-N07
(Corrado)
72
S. LORENZETTI, Musica e identità nobiliare nell'Italia del
Rinascimento. Educazione, mentalità, immaginario, Firenze 2003.
un altro per sbarcare il lunario, rimontando le scenette divise in due,
proponendole fra gli atti del serio da cui erano stati espulsi, portando
in giro testi e musiche a brandelli, magari aggregando un terzo
compagno di strada e comunque viaggiando sballottati su carri che
ancora non montavano le molle a balestra o percorrendo strade
sterrate perché soltanto dal 1798 Mac Adam sperimenta la massicciata
che porta il suo nome. Nell'uno e nell'altro caso però, fra i tanti modi
per costruire i testi, ricavandoli da libretti complessi, contaminandoli
con drammi in prosa, togliendo, aggiungendo o facendo cantare i
muti, l'unica figura che non si trova è proprio quella che sarebbe più
semplice immaginare: l'Autore con la maiuscola, delineato dalla
soggettività romantica e dalla filologia positivista, che legge
Cervantes, scrive una commedia, ne ricava un'opera e finalmente la
riduce alle proporzioni dell'intermezzo.
Quanto alla non facile attribuzione del Don Chisciotte intonato
nell'autografo martiniano, che non è di Gigli e difficilmente sarà di
Tomaso Mariani, autore del Castello d'Atlante, la questione si tiene in
serbo per i prossimi auguri al festeggiato.