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LEZIONI N° 19, 20

INSTABILITÀ - METODO DI VERIFICA DELLE NORME ITALIANE

La verifica contro l’instabilità dell’asta sottoposta a solo sforzo normale consiste nel
controllare che esso, detto dalle N.I. N Ed e determinato secondo la opportuna combinazione
di carico, sia inferiore al carico critico, ridotto mediante l’appropriato coefficiente parziale di
sicurezza:
Ncr
N Ed
M1

con  M 1  1, 05 .
Lo sforzo normale critico può anche essere scritto come:
N cr cr A

Si può quindi scrivere:

cr A
N Ed

Dividendo ambo i membri per A fyk si ottiene:

N Ed cr
Afyk fyk

cr
Le norme italiane pongono
fyk

E’ evidente che il coefficiente rappresenti un punto della curva di instabilità e che esso sia
adimensionale e sempre minore dell’unità.
Per tener conto dei difetti delle aste reali il metodo di verifica regolamentare prevede
l’utilizzo di proprie curve di instabilità, un poco diverse da quella di Eulero, divise in 5
categorie, individuate dalle lettere a0, a, b, s, d. Esse sono espresse in termini di       , in

cui il coefficiente  è la cosiddetta snellezza meccanica, adimensionale, che è espressa dalle


relazioni:
A  f yk
 per le sezioni di classe 1, 2 e 3
N cr
Aeff  f yk
 per le sezioni di classe 4.
N cr

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Si fa notare che Ncr è il carico critico elastico dell’asta di Eulero.
Le curve di instabilità sono quindi date in forma analitica mediante la formula:
1
  1, 0
  2   2

dove   0,5 1      0, 2    2  ed  è il fattore di imperfezione, ricavato dalla Tab.

4.2.VI sulla base della tipologia dell’elemento compresso. La tabella è riportata nella pagina
seguente.
L’andamento del coefficiente  è riportato nel diagramma sottostante.
1,2

1,0 a0
a
0,8
b

0,6
c

0,4
d

0,2

0,0
0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0

La Normativa Italiana riconduce la verifica di stabilità ad una verifica formalmente analoga a


quella di resistenza nella maniera seguente. Ambo i membri della relazione di verifica:
N Ed cr
Afyk fyk

vengono divisi per , ottenendo:

N Ed
1
  A  f yk  M 1
Si perviene quindi alla formula di verifica regolamentare:
N Ed
1
N b,Rd

65
66
dove
N Ed è l’azione di compressione di calcolo,
N b,Rd è la resistenza all’instabilità nell’asta compressa, data da

A fyk
N b,Rd per le sezioni di classe 1, 2 e 3,
M1

Aeff fyk
N b,Rd per le sezioni di classe 4.
M1

La snellezza  (quella geometrica, definita come   0


) deve essere minore di 200 per le
i
membrature principali e di 250 per le membrature secondarie.
Nel caso in cui lo schema statico della colonna compressa non sia quello di trave appoggiata,
la lunghezza libera di inflessione 0 deve essere valutata mediante la: 0 , in cui è la

lunghezza effettiva dell’asta. Il valore di  dipende dallo schema statico.


Valori ricorrenti di  sono:
a) Mensola:  = 2
b) Incastro – incastro:  = 0,7
c) Incastro – cerniera:  = 0,8
Come abbiamo anticipato, la ragione per la quale esistono più curve  cr   o cr - ,
differenziate per la forma del profilato e la qualità del materiale, è che le imperfezioni
strutturali, inevitabili, sono rappresentate da esse. Quanto maggiori sono le imperfezioni
strutturali, tanto minore è la tensione al limite di proporzionalità nella prova di compressione
globale dell’intero profilato, rispetto a quella che si ottiene nella prova di trazione su singoli
provini.
Difatti, con riferimento alla figura a lato, in una
prova di trazione si ricava dal provino standard il
diagramma 0-1-2. Dal profilo intero, invece si
ottiene la curva 0-3-4-2.
Ciò è dovuto alla presenza delle autotensioni
(tensioni residue) indotte dal processo di
laminazione.
In particolare, con riferimento ad un profilo a
doppio T, l’anima, di piccolo spessore, si raffredda
prima delle ali, più spesse, e tende quindi ad

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accorciarsi di più rispetto alle ali. Peraltro la congruenza con le ali contrasta questo
accorciamento e di conseguenza l’anima risulta tesa, mentre le ali risultano compresse.

In realtà il fenomeno è più complesso, cosicché le ali risultano compresse solo verso i bordi
esterni, mentre sono tese nella zona interna, all’attacco con l’anima.
L’anima, a sua volta, è tesa solo ai bordi, dove è collegata alle ali, mentre risulta compressa
nella zona intermedia.

A causa delle tensioni residue di compressione nelle ali (che possono raggiungere il 40 % di
fy) la tensione di snervamento è raggiunta prematuramente nelle ali. Ciò comporta una
notevole riduzione del modulo elastico della colonna nel suo complesso, l’aumento della sua
deformabilità e la riduzione del carico critico.

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Riepilogo delle procedura di verifica all’instabilità delle aste compresse

1) Determinazione della lunghezza libera di inflessione mediante la: 0

J
2) Determinazione del raggio di inerzia i 
A
(Si fa presente che il valore di i è il minore tra i due relativi alle due direzioni di
inflessione dell’asta. Nel caso in cui la lunghezza libera di inflessione sia diversa nelle
due direzioni a causa della tipologia dei vincoli possono presentarsi due lunghezze
libere di inflessione diverse e può essere necessario condurre due verifiche complete ad
instabilità, ciascuna per una delle due direzioni)

3) Determinazione della snellezza geometrica mediante la:   0

i
 2 EJ
4) Determinazione del carico critico di Eulero mediante la: N cr 
l02

A  f yk
5) Determinazione della snellezza meccanica mediante la:  
N cr

6) Determinazione del fattore di imperfezione  , ricavato dalla Tab. 4.2.VI

7) Calcolo di   0,5 1      0, 2    2 

1
8) Calcolo di    1, 0
  2   2
A fyk
9) Determinazione di N b,Rd
M1

N Ed
10) Esecuzione della verifica regolamentare 1
N b,Rd

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ASTE SEMPLICI PRESSOINFLESSE

Quando l’asta compressa è soggetta ad una forza normale con eccentricità nota, oppure il suo
asse possiede una curvatura prestabilita, oppure l’asta, oltre ad essere compressa, è anche
soggetta ad azioni esterne trasversali, allora si deve adottare il modello di calcolo dell’asta
pressoinflessa.
Consideriamo una configurazione perturbata
curvilinea, che si trovi in condizioni di equilibrio
indifferente.
L’equilibrio tra momento esterno e momento interno
dà:
M int  M est

d2y
M int   EJ 2
dx
M est  N   e  y 

d2y
 EJ  N  e  y 
dx 2
d2y N N e
2
 y
dx EJ EJ
Si tratta di una equazione differenziale non omogenea
del 2° ordine, lineare, a coefficienti costanti.

Posto, per comodità:


N
2 
EJ
Si ottiene:
d2y
2
  2 y   2  e
dx

L’integrale generale dell’omogenea associata è, naturalmente, lo stesso dell’asta di Eulero:

y  C1 sin  x  C2 cos  x

Un’integrale particolare della non omogenea è certamente:


y  e

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L’integrale generale della non omogenea è quindi:
y  C1 sin  x  C2 cos  x  e

Determiniamo ora le costanti di integrazione mediante le condizioni al contorno.


Per y = 0 si deve avere:
y x 0  0

e quindi:
0  C1 sin  0  C2 cos  0  e

Si ottiene C2  e .
Per y = l0 si deve avere:
y x  0
0

e quindi:
0  C1 sin  0  e  cos  0 e

Dopo aver raccolto a fattor comune la e si può ricavare C1:


C1 sin  0  e 1  cos  0 
1  cos  
C1  e  0
 e  tg 0

sin  0 2
Sostituendo le espressioni delle due costanti C1 e C2 nell’integrale generale, si ottiene:
   
y  e  tg 0
sin  x  e  cos  x  e  e  tg 0 sin  x  cos  x  1
2  2 

La freccia massima, ymax, si ha, per ragioni di simmetria, per x  0


e vale:
2
  
ymax  e  tg 0 sin  0  cos  0  1 
 2 2 2 
e  2 0 2  0  0
  sin 2  cos 2  cos 2  
cos  0  
2
 
e   0  1   
 1  cos 2   e   1  e  sec  0  1
cos  0    cos  0   2 
2  2 

Il momento flettente massimo vale quindi:


  
M max  N  e  ymax   N e  e  sec  0  1   Ne  sec  0
  2  2

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Il prodotto N e rappresenta il momento flettente del 1° ordine, mentre il termine sec  0
è un
2
fattore amplificatore.
Passiamo ora a studiare il diagramma N = N(f) in cui f = e + ymax.
N
Ricordiamo innanzitutto la posizione  2  . Moltiplicando il numeratore ed il
EJ
denominatore per  2 20 . Si ottiene:

N N 2 2
2   0

EJ EJ  2 2
0

 2 EJ
Ricordando che il carico critico euleriano è: Ncr  N E  2
0
Si può scrivere:
N 2 2
2 N 2
2 N
2  0
 0

EJ  2 2
0
2
0 EJ  2 2
0 NE

 0 1
Per N = 0, si ha:    0  cos  0  cos 0  1; sec  0  1
0 NE 2 2 cos 0

Di conseguenza per N=0 si ha: f  e  ymax  e  sec  0


e
2
Per N = NE, si ha invece:

 NE   0  1
   cos  0  cos  cos  0;sec  0   
0 NE 0 2 0 2 2 2 0

Di conseguenza per N= NE si ha che f  ymax  e  e  sec  0



2
Pertanto il diagramma N(f) ha un andamento crescente con legge monotona all’aumentare di f
e questa tipologia di instabilità viene anche chiamata “instabilità per divergenza
dell’equilibrio”.

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Nella maggior parte delle normative tecniche (anche in quella italiana) il coefficiente di
 0 1
amplificazione sec viene approssimato con .
2 N
1
NE
La tensione massima al bordo della sezione vale allora:

Allo scopo di non creare una discontinuità con la formula di verifica che si utilizza nel caso di
compressione centrata (M = 0) è conveniente dividere il primo termine della somma a
secondo membro per il coefficiente  della colonna (il più piccolo tra quelli relativi alle due
direzioni principali):
N M fyk
max
A N M1
Wel 1
NE

eseguendo quindi una verifica al limite elastico (tensione di snervamento fattorizzata al lembo
della sezione).
La precedente relazione può essere resa adimensionale moltiplicando ambo i membri per

M1
. Si ottiene allora:
fyk

N M1 M M1
1
fyk A N
fykWel 1
NE

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In alternativa può essere eseguita un’analisi plastica utilizzando la relazione:
N Ed M1 M yeq ,Ed M1
1
min fyk A N Ed
fyk Wy 1
Ncr ,y

La formula può essere estesa al caso della pressione eccentrica deviata (2 momenti flettenti):
N Ed M1 M yeq,Ed M1 M zeq,Ed M1
1
min fyk A N Ed N Ed
fyk Wy 1 fyk Wz 1
Ncr ,y Ncr ,z

dove:

min è il minimo fattore χ relativo all’inflessione intorno agli assi principali di


inerzia;
Wy e Wz sono i moduli resistenti elastici per le sezioni di classe 3 e i moduli resistenti
plastici per le sezioni di classe 1 e 2,
Ncr,y e/o Ncr,z sono i carichi critici euleriani relativi all’inflessione intorno agli assi
principali di inerzia;
Myeq,Ed e Mzeq,Ed sono i valori equivalenti dei momenti flettenti da considerare nella verifica.

Se il momento flettente varia lungo l’asta, si assume, per ogni asse principale di inerzia,

Meq,Ed =1,3 Mm,Ed

essendo Mm,Ed il valor medio del momento flettente, con la limitazione

0,75 Mmax,Ed ≤ Meq,Ed ≤ Mmax,Ed

Nel caso di asta vincolata agli estremi, soggetta a momento flettente variabile linearmente tra i
valori di estremità Ma e Mb, |Ma|≥|Mb|, si può assumere per Meq,Ed il seguente valore

Meq,Ed = 0,6 Ma − 0,4 Mb  0,4Ma

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1 
Giustificazione della espressione in luogo di sec 0
N 2
1
NE

 1
Innanzitutto si può scrivere: sec 0

2  0
cos
2
 0
Quindi si sviluppa in serie il cos :
2

   1  0  1  0  1
2 4 6

cos  1  0 
0
     ......
2  2  2!  2  4!  2  6!
In favore di sicurezza si considerano soltanto i primi due termini dello sviluppo in serie:

   1  2 20
2
N 20
cos  1  0 
0
 1  1
2  2  2! 42 EJ 8
Ricordiamo però che:
 2 EJ 2
N cr  N E   EJ  N E 0
2
0  2

Quindi:
 N 20 N 2
cos 0
 1  1
2 EJ 8 NE 8
Si può porre, poi:
2
1
8
Di conseguenza:
 N
cos 0
 1 e
2 NE
 1
sec 0

2 N
1
NE

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