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Una domenica alle 5 terre

Non ci crederete ma le Cinque Terre non esistono più. Il Parco Nazionale delle Cinque Terre si è
dissolto. Non voglio pensare al danno economico per l’intero comprensorio e per tutto il sistema
delle aree protette della costa e della Val di Magra. Voglio invece raccontarvi una giornata
particolare, ma veramente particolare trascorsa domenica 23 gennaio alle Cinque Terre. Devo
premettere che dopo le festività natalizie ho iniziato con amici ed amiche a riprendere la bella
abitudine delle camminate domenicali. La nostra Lunigiana è un terreno ideale per camminare. La
velocità del camminare a piedi consente di ammirare e gioire del paesaggio che viaggiando in auto
non cogli. Aspettando le belle camminate organizzate dagli amici spezzini, come l’estate scorsa, ho
ripreso con altri appassionati (appassionate) a marciare la domenica pomeriggio lungo le strade
collinari. Due uscite sequenziali in Lunigiana nella zona di Bastia e Bigliolo, zona molto bella
paesaggisticamente parlando, tranquilla senza traffico a tal punto che è piacevole camminare sulla
strada veicolare.
Si scatta qualche di foto, una discussione sulle
erbe, qualche battuta, una citazione dotta sul
Fibonacci e così scivola piacevolmente il
pomeriggio festivo. Le brutte giornate delle
settimana passate pongono l’aspettativa del bel
tempo domenicale per l’ormai desiderata uscita
di “fuori porta”.
Si scatta qualche di foto, una discussione sulle
erbe, qualche battuta, una citazione dotta sul
Fibonacci e così scivola piacevolmente il
pomeriggio festivo. Le brutte giornate delle
settimana passate pongono l’aspettativa del bel
tempo domenicale per l’ormai desiderata uscita
di “fuori porta”. Promettendo un fine settimana all’insegna del sole abbiamo deciso di andare alle
Cinque Terre. Nonostante gli eventi giudiziari rimane sempre un territorio affascinante, denso di
storia, di tradizioni e cultura. E’ un privilegio abitare nella Lunigiana storica (quella del vescovo di
Luni con le sue 36 Pievi romaniche), dove in pochi chilometri si passa dal paesaggio montano
attraverso la collina, lungo valli fluviali fino al mare. Potrei inoltrarmi nel ricordare i parchi
presenti, nel descrivere il ruolo che storicamente questa terra divisa dal fiume Magra ha svolto fin
dall’epoca romana, nel rimarcare i danni fatti dallo sviluppo del dopoguerra ma non è di questo che
voglio parlare ma degli eventi della giornata.

Tabula Peutingeriana
Decidiamo, con alcuni amici di andare in macchina a La Spezia per prendere il treno per
Riomaggiore poichè dopo le 9,40 non ci sono più treni che da Aulla Lunigiana vanno verso La
Spezia in un tempo ragionevolmente decente. Tutti sappiamo che l’Italia è il paese delle automobili
e non del trasporto su rotaia. Per i trasporti ferroviari non siamo davvero la quinta potenza
economica del mondo. Arrivati a La Spezia dopo grande fatica per trovare un parcheggio in
prossimità della Stazione Centrale, prendiamo al volo un treno che ci conduce a Riomaggiore.
Giornata pregevole, sole, assenza di vento, orario di mezza giornata ideale per una camminata
almeno fino a Vernazza. Ci avviciniamo alla biglietteria acquistiamo il biglietto per la nostra
camminata partendo da Riomaggiore per Manarola attraverso la rinomatissima Via dell’Amore
intenzionati di andare oltre. Fin qui tutto
secondo i programmi.
Poca gente, mare calmo, sole è un vero
piacere camminare e chiaccherare, anche
perché la compagnia è di tutto riguardo.
Unico uomo (fortunato) con tre belle signore,
colte, intelligenti e piacevoli. Tutte le
condizioni per passare una bella giornata. Da
Riomaggiore a Manarola il tragitto, se pur
interessante, è abbastanza breve. Mentre
cammini ascoltando “il sapore del mare”, ti
assale una strana aria, quasi un
presentimento, una sensazione di un luogo
“che fu’”, di un territorio lasciato all’
abbandono.
Sarà per il periodo fuori stagione, ma il degrado ed il senso di cedimento è palpabile. La galleria
con le finestrature sul mare, col suo susseguirsi di immagini del paesaggio marino è banalizzata da
una sorta di murales strampalato di basso spessore e di pessimo gusto, realizzato dai turisti sulle
pareti interne. Si coglie la non risposta ad un bisogno di testimonianza per il passaggio da parte dei
giovani, come se il parco fosse solo una bottega in cui la gente entra e esce e dove è sufficiente far
pagare un biglietto.

Arrivati poi alla stazione di Manarola ci si trova in un luogo quasi surreale di strutture in c.a. a
protezione della caduta massi, con una torre per l’ascensore che dichiarare banale è un aggettivo
gradevole, senza considerare i vari edifici ferroviari e del parco di scarso valore nonché incoerenti
formalmente. Siamo all’interno del Parco Nazionale delle Cinque Terre, voglio richiamare ancora
alla memoria .

Voglio anche ricordare che il Parco delle Cinque Terre è uno


dei parchi più famoso al mondo. Per raggiungere l’abitato di
Manarola provenienti dalla stazione ferroviaria, si passa
all’interno di una galleria con la volta colorata di verdolino (e
che verdolino) con i pannelli laterali a zoccolo in lamiera
grecata che è una chicca kitch. Dovrebbe essere una mostra
sul parco, sugli itinerari, sui prodotti, sulle cose da vedere.
Decidiamo di proseguire per Vernazza ma i cartelli indicano
che la strada è interrotta. Proviamo comunque ad inoltrarci,
forse ci sono solo sassi caduti sul percorso ed hanno chiuso
per motivi precauzionali. Ma la situazione si mostra subito
più seria del previsto, con segni inequivocabili di abbandono,
che denotano un incuria di lungo periodo. Si continua tra
spezzoni di roccia caduti sul selciato, reti di contenimento stracciate e palizzate divelte da frane.
Infine la frana con la maiuscola, un tratto di venti metri completamente scivolato sul mare che si
portato via terrazzamenti e strada.
Con i terrazzamenti sovrastanti che gridano all’incuria e mostrano le cause delle frane.
Ritorniamo indietro decidendo di andare a Vernazza in treno.
Da un percorso impedito “saltiamo” ad un altro percorso impedito e scendiamo nuovamente a
Manarola dalla strada che costeggia il cimitero. Posto incantevole quello del cimitero che mostra
anch’esso i segni del tempo lasciato con le sue rughe. Meriterebbe alcune considerazioni questo
posto del riposo eterno, argomento che rimando ad un’altra occasione per discutere del tema:
“Ultima dimora il mare”. Sotto il cimitero troviamo un posto ristoro unito ad un piccolo parco
giochi, con tanto di bagni pubblici (finalmente bagni pubblici come in Francia- gestiti in questo
caso da un circolo di anziani).

Apriamo i nostri zaini e come per magia


bandiamo una tavola degna di un ristorante.
Torta d’erbe, uova sode, focaccina, dolci e
frutta e caffè. Che vista signori; Manarola
appare alla luce solare delle 14, nel gioco
delle ombre invernali, con una bellezza
mozzafiato, da quadro. Al termine del
pranzo decidiamo di recarci alla stazione e
di prendere il treno per Vernazza. Giunti
alla stazione ci informiamo presso gli uffici
del Parco sui percorsi aperti lungo la costa
fra Menarola e Monterosso. Tutti chiusi ci
dicono. Rimaniamo senza parole: il parco
dov’è finito?
Allora decidiamo di andare direttamente a
Monterosso. Cerchiamo la biglietteria: negativo; cerchiamo la biglietteria automatica: negativo. E’
vero alla stazione di Menarola, tappa nevralgica di uno dei parchi più famosi al mondo non si fanno
i biglietti ferroviari. I biglietti si fanno sul treno. Ci portiamo buoni buoni sulla banchina ad
aspettare il treno regionale.

Facciamo conoscenza con altri sconsolati


turisti piemontesi che come noi aspettano un
treno per proseguire oltre, perché solo col
treno ci si può spostare dato che i percorsi
sono impediti. Per condire la situazione alla
stazione di Manarola ci sono alcuni lavori
edili modello cantiere abbandonato, che
rendono ancora più triste l’attesa.

Al ritorno a La Spezia da
Monterosso, alla biglietteria di Monterosso
chiedo 4 biglietti per La Spezia. Premetto che non viaggiando più frequentemente in treno non sono
a conoscenza che occorre distinguere tra un treno regionale e un intercity. Comunque alla
biglietteria l’addetto non mi chiede nulla di specifico e mi consegna i biglietti. Inoltre, nessuna
spiegazione viene data ai microfoni in merito ai treni ed ai biglietti. Vengono date molte altre
informazioni come “treno in transito al binario 2” che poi arriva sull’uno (testimoni possono
confermarlo) ma informazioni inerenti all’uso del servizio, almeno in quella circostanza, non sono
state date.
Saliti sul treno dopo pochi minuti arriva un controllore ben felice di chiederci se anche noi avevamo
sbagliato. Tutti quelli che erano saliti a Monterosso avevano sbagliato. O siamo una massa di
incapaci rincoglioniti oppure c’è della malafede organizzata. Primo: l’addetto alla biglietteria non
ha specificato che tipo di biglietto volevo e per quale treno visto che c’è differenza; secondo: il
controllore era già prevenuto come se questo avvenisse regolarmente. Per avere un biglietto che mi
è stato fornito dalle Ferrovie senza chiedermi nulla, abbiamo dovuto pagare un altro biglietto di 12
Euro cadauno. La sorpresa è stata quando ci siamo ritrovati allo sportello per reclamare presso la
stazione della Spezia che vi erano persone che invece di 12,00 avevano pagato 8,00 Euro. Biglietto
a discrezione e a fantasia del controllore. Questi fra l’altro non ha voluto fornire le sue generalità e
nemmeno mostrare il suo tesserino dando un numero di matricola personale che spero sia vero. Se
l’addetto alla biglietteria forniva l’informazione della differenza dei biglietti avrei pagato per
l’intercity. Mi sono sentito truffato e offeso. Dal momento che abbiamo pagato un secondo biglietto
mi sembra giusto avere il rimborso di quello regionale che non abbiamo utilizzato.
Provo quindi a chiedere come devo procedere per un reclamo. Mi viene consegnato un
foglio che da com’è impostato è una presa per i fondelli. Burocrazia nient’altro che burocrazia.

Non siamo più persone ma numeri. Mi


viene alla mente il viaggio dell’anno scorso
in Inghilterra dove alla stazione di
Liverpool ho chiesto informazioni ad uno
degli addetti alla biglietteria ( che non sono
transennati dietro un vetro col microfono) e
che mi ha spiegato ogni cosa facendomi poi
il biglietto pagato con la carta di credito.
Un altro mondo. Comunque questo è il
racconto di una giornata alle Cinque Terre.
Devo dire che come avventura lo è stata, sia
per le disfunzioni che per il finale
tragicomico. Che ne sarà del Parco; che
contraccolpi produrrà questa situazione sul
turismo e sui parchi presenti nelle Province della Spezia e Massa Carrara? Credo che coloro che
hanno a cuore il nostro territorio, le nostre bellezze, e capiscono che dal territorio possiamo trarre
fonte di benessere e di lavoro, devono meditare, non stare a guardare e operare. Siamo tutti
coinvolti, nessuno si senta assolto cantava De Andrè.

Cinque Terre, 23/01/2011

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