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Brevi note su Aulla

Aulla sorge in Toscana, nella zona conosciuta come Lunigiana, a


pochissimi chilometri dal confine con la Liguria. Il paese si trova in una
posizione strategica alla confluenza del torrente Aulella nel fiume Magra, dove
la vallata si restringe notevolmente, chiusa tra le colline circostanti. Per questi
motivi Aulla è un naturale crocevia tra le vie di comunicazione che conducono
ai passi della Cisa e del Cerreto, dall'antichità (il paese si trovava infatti sul
percorso della Via Francigena) sino ai giorni nostri, concentrando in poco
spazio il transito di un'autostrada (la A15), due strade statali (la SS 62 e la SS
63) e due linee ferroviarie (la Parma-La Spezia e la Aulla-Lucca).
Comune abitanti 10.164
superficie 59,79 Kmq
altitudine 24/665 m. s.l.m.
uscita autostradale A15 casello Aulla

Il Comune di Aulla, è il risultato dell'unificazione, avvenuta il secolo


scorso, di tre entità ben distinte: Aulla con la sua abbazia, Olivola e Pallerone
feudo dei Malaspina, Albiano e Caprigliola, già castelli del vescovo-conte di
Luni, che costituiranno in seguito una podesteria del granducato di Toscana.

La storia di Aulla può datarsi dalla nascita dell''abbazia di San Caprasio,


uno dei centri monastici più importanti della Lunigiana medioevale, fondato alla
confluenza del Magra con l'Aulella, nel 884 dal marchese di Toscana Adalberto
e dotato di un gran numero di beni che si estendevano da Albareto in Val di
Taro ad Albiano. Data l'origine laicale della sua fondazione, l'abbazia sarà
ostinatamente ribelle ai vescovi di Luni e contrasterà le loro mire
espansionistiche nella Lunigiana interna. Gran parte delle vicende storiche di
Aulla nel medioevo sono caratterizzate da queste lotte tra gli abati ed i vescovi
conti di Luni.

Per sedare queste rivalità più volte intervengono i romani pontefici,


finché Onorio III nel 1217 sottoporrà l'abbazia di Aulla all'episcopato lunense,
che si era già saldamente attestato ad Albiano e Caprigliola.
Il vescovo Enrico, indomito restauratore dei diritti comitali, farà di Caprigliola
un caposaldo del suo potere circondadola di possenti mura. La seconda metà
del trecento e gran parte del secolo successivo sono caratterizzati ad Aulla ed
in Lunigiana da una grande instabilità politica.

I due poteri eminenti dell'età di mezzo, i marchesi Malaspina ed il


vescovo di Luni, attraversano una profonda crisi. Altrove, invece, si
costituiscono stati a dimensione regionale: Firenze, Genova e Milano vogliono
assicurarsi dei capisaldi sull'importante via francigena, così Aulla nel corso del
quattrocento conoscerà il dominio della potente famiglia genovese dei
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Campofregoso, mentre Albiano e Caprigliola nel 1404 passeranno sotto il
diritto dominio della Repubblica di Firenze, infine il feudo di Olivola,
formalmente autonomo, per continuare la sua esistenza, deve allearsi con i
Visconti di Milano, vicari dell'imperatore in Italia.

Con l'età della riforma cattolica, le parrocchie, ormai istituite da secoli,


sono il fulcro intorno a cui ruota la religiosità popolare che si organizza in
confraternite ed altre pie istituzioni. I cospicui beni dell'abbazia di Aulla sono
acquistati dalla nobile famiglia genovese dei Centurione, che esercitano il
diritto di giuspatronato anche sulla chiesa abbaziale con la facoltà di nominare
il vice abate, e gli altri sacerdoti che dovranno prendersi cura della popolazione
locale, mentre il feudo viene venduto dai Malaspina agli stessi Centurione a cui
si deve il completamento della fortezza della Brunella che sovrasta dal colle
roccioso l'abitato di Aulla.

La via francigena che passa per Aulla non sembra portare grandi benefici
alla popolazione locale che vive soprattutto di agricoltura. L'Aulla del '500 è
pertanto un borgo rurale animato per la posizione geografica che occupa e per
una certa influenza della dominazione genovese, da iniziative commerciali ed
artigiani notevoli.

Ad Aulla non vi sono le condizioni perché si formi quel ceto nobiliare di


origine cavalleresca, che aveva fatto fortuna al servizio delle principali corti
italiane ed europee, nobili che, tornati in patria, investono i loro guadagni in
opere di prestigio e in imponenti palazzi che caratterizzano ancor oggi i centri
storici di Pontremoli, Fivizzano e Sarzana.

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